venerdì 30 ottobre 2020

La distruzione dell'euro

 

 

di Alasdair Macleod

L'Eurozona è in bancarotta. Il deterioramento degli squilibri nel sistema TARGET2 non è stato ancora notato, ma negli ultimi mesi è stato allarmante. Nonostante le smentite ufficiali nel corso degli anni che sia motivo di preoccupazione, è sempre più evidente che le banche nazionali di Italia, Spagna e altre nazioni con crediti inesigibili in crescita, li nascondono all'interno del sistema TARGET2. La prima ondata di Covid-19, che sta portando a bancarotte in tutta la zona Euro, è ora seguita da una seconda ondata, che quasi certamente eliminerà un certo numero di banche importanti, nel qual caso imploderà anche il sistema euro transfrontaliero.


Introduzione

Semmai sia esistito un costrutto politico il cui obiettivo non dichiarato è quello di rendere schiava la sua popolazione, questa è l'Unione Europea: governi nazionali che, con l'eccezione della Germania e di pochi altri stati del nord, hanno trascinato o stanno trascinando al fallimento il resto della nave europea. Gli obiettivi dell'UE sono sostenere politiche fallimentari che sequestrano la ricchezza accumulata dalle nazioni di maggior successo e la dirottano per finanziare stati socialisti falliti, in modo da garantire che tutto il potere risieda nelle mani degli statalisti a Bruxelles.

È la visione di Ayn Rand dello stato socializzante e saccheggiatore. Tutti i grandi business sopravvissuti sono allineati con esso: quelli che si rifiutano di giocare scompaiono. I dirigenti senior con ampi budget per le attività di lobbying non si preoccupano più dei consumatori e hanno sbaragliato i loro concorrenti più piccoli. Hanno optato per la via più facile: cercare favori dai saccheggiatori a Bruxelles.

È un super-stato corrotto che si è evoluto dalla politica americana nel dopoguerra: il figlio del Comitato americano dell'Europa unita. Finanziato e gestito dalla CIA nel 1948, gli obiettivi del Comitato erano di garantire che i Paesi europei entrassero in una NATO controllata dagli Stati Uniti, in modo da fermare l'espansione verso ovest di Stalin in base ai confini del dopoguerra. Questa era la versione ufficiale, ma è degno di nota il modo in cui si è formato un modello per il successivo controllo americano di altri stati stranieri. È l'azione della vespa del deserto che trasforma uno scarafaggio in uno zombi, in modo che la sua larva possa successivamente nutrirsi di esso.

Questo scarafaggio europeo è ora nelle fasi finali della sua esistenza zombificata. Al di fuori della serra di Bruxelles e delle capitali dell'UE è difficile discernere un sostegno ad un sistema politico in fallimento, oltre a mantenere in piedi la baracca. La popolazione tedesca si lamenta poiché si continua a concedere prestiti col loro denaro a stati falliti, ma come accade ad ogni creditore, egli rimarrà cieco di fronte al problema sistemico più profondo per paura del suo collasso. All'estremo opposto ci sono i socialisti greci che affermano che la Germania deve loro un risarcimento per la brutalità e distruzione di settantacinque anni fa. È un patto faustiano tra creditori e debitori ignorare la realtà delle rispettive posizioni. È il metodo dell'imperialismo; ma invece di essere applicata ad altre nazioni, Bruxelles applica la soppressione imperiale ai propri stati membri. E ora che sono stati svuotati, non c'è più niente a sostegno di Bruxelles.

Questa è la destinazione a cui siamo arrivati ​​oggi. Bruxelles e il suo Parlamento europeo si stanno avvicinando alla fine della loro strada, ridicolmente costosa e inutile. Ormai non ci sono più posti da derubare, visto che hanno mandato in bancarotta un intero continente. I creditori e i debitori non hanno più nulla di materiale: il denaro nel bilancio di tutti verrà cancellato a causa di un collasso monetario ed economico. È il processo e la destinazione che dobbiamo analizzare.

Il sistema bancario dell'Eurozona è ad un passo dal crollo, come risulterà evidente in questo articolo. Ci sono due elementi fondamentali coinvolti: le banche commerciali con crediti inesigibili irrecuperabili ed il sistema di settlement a livello di Eurozona, TARGET2, sempre più utilizzato per nascondere le sofferenze accumulate a livello nazionale.

Prima di guardare alla posizione delle banche commerciali, per capire quanto sia diventata tossica l'Eurozona cominceremo esponendo i pericoli nascosti nel sistema di settlement.

 

TARGET2: quando i nodi vengono al pettine

Gli squilibri tra la BCE e le banche centrali nazionali nel sistema di settlement TARGET2 dell'Eurozona sono indicativi della situazione attuale.

La Germania (azzurra) è ora “in credito” di €1.150 miliardi, un importo che è aumentato del 27% tra gennaio e settembre. Allo stesso tempo i debitori più grandi, Italia, Spagna e la stessa BCE, hanno aumentato i loro debiti complessivi di €275 miliardi, portandoli a €1.300 miliardi. Ma il peggioramento più rapido per le sue dimensioni è nel saldo negativo della Grecia, in aumento di €45,6 miliardi tra gennaio e agosto.

La Bundesbank non è preoccupata per le crescenti quantità di euro che le sono dovute in un sistema che è sempre stato destinato a pareggiare? Certamente. Si lamenterà pubblicamente o chiederà in privato che vengano saldati? Quasi certamente no, perché i sistemi statalisti come l'UE dipendono interamente dall'obbedienza totale verso un obiettivo comune. Tutti i dissidenti sono puniti, in questo caso dalle ondate di distruzione che verrebbero scatenate da qualsiasi stato che si rifiutasse di continuare a sostenere i PIIGS. Il sistema TARGET2 è un patto col diavolo e romperlo non è nell'interesse di nessuno.

Gli squilibri sono tutti garantiti dalla BCE. In teoria, non dovrebbero esistere. Essi riflettono in parte gli squilibri commerciali accumulati tra gli stati membri senza flussi di pagamento e bilanciamento nell'altro senso. Inoltre si verificano squilibri quando la BCE ordina ad una banca centrale nazionale di acquistare obbligazioni emesse dal proprio governo e da altre entità aziendali locali. Con l'aumento degli squilibri tra le banche nazionali, la BCE ha smesso di pagare per alcuni dei suoi acquisti di obbligazioni, portando ad un deficit TARGET2 di €297 miliardi. I crediti corrispondenti nascondono la reale entità dei deficit nei libri contabili delle banche centrali nazionali PIIGS. Ad esempio, in base agli acquisti non pagati di debito italiano da parte della BCE, la Banca d'Italia deve alle altre banche nazionali più di quanto suggerisca l'importo nominale di €546 miliardi.

 

All'interno del funzionamento del sistema TARGET2

Il modo in cui funziona il sistema TARGET2, in teoria comunque, è il seguente: un produttore tedesco vende merci ad un'azienda italiana, poi l'azienda italiana paga tramite bonifico bancario mediato dalla banca centrale italiana attraverso il sistema TARGET2, accreditando il denaro alla banca tedesca del produttore tedesco tramite la banca centrale tedesca.

L'equilibrio viene ripristinato coi deficit commerciali: in Italia, ad esempio, vengono compensati da afflussi di capitali poiché i residenti altrove nell'Eurozona acquistano obbligazioni italiane, investono in Italia e il commercio turistico raccoglie entrate nette di cassa. Come si può vedere dal grafico, prima del 2008 le cose andavano più o meno così. Parte del problema è dovuto al prosciugamento dei flussi d'investimento nel settore privato.

Poi c'è la questione della “fuga di capitali”, che non è fuga in quanto tale. Il problema non è che i residenti in Italia e Spagna stanno aprendo conti bancari in Germania e trasferendo i loro depositi da banche nazionali. È che le banche centrali nazionali, che sono fortemente esposte a potenziali crediti inesigibili nella loro economia domestica, sanno che le loro perdite, se materializzate in una crisi bancaria generale, finiranno per essere condivise in tutto il sistema bancario centrale se vengono trasferiti nel sistema di settlement TARGET2.

Se una banca centrale nazionale ha un deficit TARGET2 con le altre banche centrali, è quasi certamente perché ha prestato denaro alle sue banche commerciali per coprirne i pagamenti invece di farli avanzare attraverso il sistema di settlement. Quei prestiti appaiono come un attivo nel bilancio della banca centrale nazionale, compensato da una passività nei confronti della BCE attraverso il sistema TARGET2. Ma secondo le regole, se qualcosa va storto con il sistema TARGET2, i costi vengono ripartiti in base alla formula del capitale chiave preimpostata.

È quindi nell'interesse di una banca centrale nazionale avere un deficit maggiore in relazione al suo capitale chiave, sostenendo le banche commerciali insolventi nella sua giurisdizione. Il capitale chiave fa riferimento alla partecipazione azionaria delle banche centrali nazionali nella BCE, che per la Germania, ad esempio, è il 26,38%.[1] Se il sistema TARGET2 crolla, la Bundesbank, nella misura in cui i crediti inesigibili nell'Eurosistema sono condivisi, perderebbe i €1000+ miliardi ad essa dovuti dalle altre banche centrali nazionali, e invece dovrà pagare fino a €400 miliardi in perdite nette, sulla base degli squilibri correnti.

Per capire come e perché si pone il problema, dobbiamo tornare alla precedente crisi bancaria europea a seguito di quella della Lehman. Se l'autorità di regolamentazione bancaria nazionale ritiene che i prestiti siano in sofferenza, le perdite diventano un problema nazionale. In alternativa, se l'autorità di regolamentazione li ritiene performanti, sono idonei per le operazioni di rifinanziamento della banca centrale nazionale. Una banca commerciale può quindi utilizzare i prestiti discutibili come garanzia, prendendo in prestito dalla banca centrale nazionale, la quale poi ripartisce il rischio di prestito su tutte le altre banche centrali nazionali in conformità con il loro capitale chiave. I prestiti insolventi vengono quindi rimossi dai sistemi bancari nazionali dei PIIGS e scaricati sull'Eurosistema.

Nel caso dell'Italia, il livello molto elevato di prestiti in sofferenza ha raggiunto il picco del 17,1% nel settembre 2015, ma a metà del 2019 era stato ridotto al 6,9%. Dati gli incentivi per l'autorità di regolamentazione a deviare il problema dei crediti deteriorati dall'economia domestica all'Eurosistema, sarebbe un miracolo se una qualsiasi delle riduzioni degli NPL fosse autentica. E con tutti i blocchi Covid-19, gli NPL italiani torneranno alle stelle.

Negli stati membri con saldi TARGET2 negativi come l'Italia si sono verificate tendenze a problemi di liquidità per le industrie storiche, rendendole insolventi. Con il regolatore bancario incentivato a rimuovere il problema dall'economia nazionale, i prestiti a queste società insolventi sono stati continuamente rinnovati e incrementati. La conseguenza è che le nuove imprese sono state affamate di credito bancario, perché quest'ultimo è sempre più legato a sostenere il governo e le imprese che sarebbero dovute andare in bancarotta molto tempo fa. La pressione aggiuntiva sul fallimento delle imprese italiane da parte del Covid-19 si riflette ora nel crescente deficit TARGET2 della Banca d'Italia. Il sistema è una trappola che azzopperà ulteriormente l'economia italiana nel lungo termine.

Ufficialmente, non ci sono problemi, perché la BCE e tutte le posizioni TARGET2 della banca centrale nazionale si azzerano e la contabilità reciproca tra le banche centrali nazionali si suppone sia in equilibrio. Per i suoi architetti, un fallimento sistemico del TARGET2 è inconcepibile. Ma poiché alcune banche centrali nazionali finiscono per utilizzare il sistema TARGET2 come fonte di finanziamento per i propri bilanci, che a loro volta finanziano le loro banche commerciali utilizzando i prestiti in sofferenza come garanzia, si ritrovano per le mani crescenti passività potenziali.

Il membro dell'Eurosistema con il problema maggiore è la Bundesbank tedesca, che ora è in credito di €1000+ miliardi tramite il sistema TARGET2. Il rischio di perdite sta ora accelerando rapidamente come conseguenza del primo ciclo di lockdown, come si può vedere nel grafico TARGET2 sopra. Il secondo ciclo di infezioni sta portando ad un'ulteriore distruzione economica, che deve ancora riflettersi nei saldi TARGET2, i quali aumenteranno di nuovo. La Bundesbank dovrebbe essere molto preoccupata.[2]

Gli attuali squilibri nel sistema ammontano a oltre €1.500 miliardi. Secondo il capitale chiave, in un fallimento sistemico gli attivi della Bundesbank a €1.115 miliardi sarebbero sostituiti da passività fino a €400 miliardi, il resto delle perdite ripartite tra le altre banche centrali nazionali. Nessuno sa come andrebbe a finire, perché il fallimento del sistema di settlement non è mai stato contemplato; ma molte, se non tutte, le banche centrali nazionali dovranno essere salvate in caso di fallimento del sistema TARGET2, presumibilmente dalla BCE essendo il garante del sistema. Ma con solo €7,66 miliardi di euro di capitale sottoscritto, il bilancio della BCE è minuscolo rispetto alle perdite coinvolte, ed i suoi azionisti stessi cercheranno un piano di salvataggio per salvare la BCE. Un fallimento del sistema TARGET2 richiederà alla BCE di espandere ulteriormente i suoi programmi di QE per ricapitalizzare sé stessa e l'intero sistema bancario centrale della zona Euro.

Questa sarebbe davvero una crisi mai vista prima, in cui una banca centrale stampa denaro solo per salvare sé stessa ed i suoi agenti regionali.

 

Anche le banche commerciali sono in gravi difficoltà

Il deterioramento degli squilibri nel sistema TARGET2 non può essere ignorato da coloro che hanno legami con l'Eurozona. Sebbene il Regno Unito non sia nell'euro o nel sistema di settlement TARGET2, la Banca d'Inghilterra è un azionista del 14% della BCE e ha in ballo somme significative in caso di crisi sistemica dell'Eurozona. Inoltre, poiché la City di Londra è il centro finanziario internazionale per l'Europa, il sistema bancario britannico presenta notevoli rischi di controparte con le banche della zona Euro e altre banche europee.

Oltre il 50% dell'ETF iShares STOXX Europe 600 Banks è investito in banche dell'Eurozona: il 28% è investito in banche britanniche, il 13% in banche svedesi e il resto in banche danesi e svizzere. Il suo peso a favore dell'Eurozona e del Regno Unito lo rende un ragionevole punto di riferimento per il rating di mercato delle principali banche con sede nel fuso orario europeo. Il seguente grafico mostra la performance di questo ETF rispetto all'indice S&P500, preso come punto di riferimento per i mercati azionari mondiali.

Dalla crisi Lehman nel 2008, l'indice S&P500 è stato in un mercato rialzista continuo fino a febbraio di quest'anno. Allo stesso tempo, i prezzi delle azioni delle banche europee rappresentate nell'ETF erano in un mercato ribassista. Prima della mossa reflazionistica della FED il 23 marzo, da metà febbraio sia l'S&P 500 che l'ETF delle banche europee sono crollati, ma l'S&P è poi salito a nuovi massimi. Dopo il più breve dei recuperi, l'ETF è sceso a nuovi minimi.

Data la forte reazione dei mercati azionari dopo i minimi di marzo, la performance abissale delle azioni delle banche è inquietante. Infatti la contraddizione è così grande che il messaggio dai mercati azionari sembra essere che la FED e le altre banche centrali si assicureranno, per quanto possibile, che lo stimolo raggiungerà le imprese in misura sufficiente affinché si riprendano dalla pausa Covid-19, indipendentemente della sopravvivenza delle banche. È un messaggio contraddittorio che suggerisce che le aziende possono sopravvivere e prosperare, ma le banche no.

Oltre all'enorme fiducia implicita tra gli investitori riposta nella capacità delle banche centrali di mantenere vispa la bolla nel mercato azionario, le banche vengono trascurate o sono in gravi difficoltà. Essendo più sottocapitalizzate rispetto alle principali banche commerciali di qualsiasi altra regione, molte banche dell'Eurozona presentano seri rischi sistemici e non dovrebbero affatto rimanere aperte. La seguente tabella mostra l'indebitamento delle banche europee di importanza mondiale: le cosiddette G-SIB, comprese quelle dell'UE, del Regno Unito e della Svizzera.

Solo due di loro, le banche svizzere, hanno un rapporto prezzo/valore contabile superiore al 50%. Oltre a queste G-SIB ci sono molte altre banche commerciali in Europa con rapporti prezzo/valore contabile altrettanto terrificanti e rapporti di leva finanziaria tra bilancio e capitale di mercato. Non vedendo le implicazioni delle capitalizzazioni di mercato, le autorità di regolamentazione non guardano oltre la relazione tra il totale degli attivi ed il patrimonio netto di bilancio. Ma quando i mercati fissano un prezzo per la valutazione contabile notevolmente inferiore al 100% su qualsiasi impresa, ci dicono che essa non solo è insolvente, ma che in caso di liquidazione è improbabile che gli azionisti recuperino i loro fondi. Quando osserviamo che Société Generale, la principale banca francese, ha un rapporto prezzo/valore contabile di solo il 16,4%, senza un'importante iniezione di capitale è quasi certamente in bancarotta perché il prezzo delle sue azioni è poco più che un'opzione sulla sua futura sopravvivenza.

Il prezzo per i valori contabili di tutte queste G-SIB è leggermente migliorato nelle ultime settimane, trascinato da un rimbalzo del cosiddetto gatto morto. Anche così, però, le azioni bancarie rimangono vicine ai loro minimi di lungo termine quando indici azionari come l'indice S&P500 hanno sfoggiato nuovi massimi. Questa contraddizione suggerisce anche che gli investitori non hanno preso decisioni razionali e che, ad eccezione delle banche, i mercati azionari sono alimentati da una combinazione di espansione monetaria scriteriata e follia delle folle.

Le imprese europee stanno ora fallendo a causa di una seconda ondata del Covid-19. Le bancarotte della prima non hanno ancora impattato completamente sul sistema finanziario e ora saranno aggravate da una seconda ondata. Niente può impedire che i prestiti in sofferenza aumentino e indeboliscano le banche commerciali in difficoltà. Il gioco degli squilibri TARGET2 continuerà fino a quando non si bloccherà. Dal momento che pochi capiscono il sistema TARGET2 e quelli che lo capiscono sono tanto spaventati da tacere, saranno le valutazioni di mercato delle singole banche ed il loro crollo ad innescare una crisi sistemica diffusa nell'Eurozona.

 

La valutazione dell'euro

Per il momento l'euro sale rispetto al dollaro, incoraggiando la BCE ad esplorare tassi d'interesse negativi più profondi. Ma vale la pena ricordare le dinamiche monetarie alla base del tasso incrociato euro-dollaro.

Fino a settembre 2019, i grandi hedge fund giocavano sul mercato degli swap Forex. Infatti attraverso le loro banche prendevano in prestito euro, li vendevano per dollari e guadagnavano il differenziale d'interesse. Questo è stato uno dei motivi della crisi repo dello scorso settembre a New York, quando le principali banche hanno chiuso i bilanci per finanziare sia gli swap Forex, sia altre attività di credito e derivati. La crisi dei pronti contro termine si è conclusa con la FED che ha tagliato il tasso di riferimento dal 2% all'1,5%, e poi all'1%, il che ha tolto gran parte del vapore al movimento incrociato euro-dollaro. Con quelle posizioni ora chiuse, l'euro è più influenzato dai flussi commerciali. E qui, l'UE gestisce un surplus commerciale di circa €150 miliardi nei confronti degli Stati Uniti; e dato che il deficit di bilancio degli Stati Uniti è aumentato in modo sostanziale, suddetto surplus sembra destinato ad aumentare ulteriormente a meno che gli americani non adottino improvvisamente l'abitudine al risparmio.

Anche la posizione patrimoniale è favorevole all'euro, visto che a giugno 2019 i titoli finanziari statunitensi detenuti da residenti dell'UE ammontavano a $9.631 miliardi[3]; mentre la proprietà dei residenti statunitensi di titoli dell'area Euro ammontava a $2.952 miliardi a fine 2019[4], un divario di $6.679 miliardi. Pertanto, in una crisi bancaria, quando gli investimenti esteri vengono venduti, è probabile che vi sia un sostanziale acquisto netto dell'euro contro il dollaro.

L'euro ha il potenziale per salire ulteriormente rispetto al dollaro prima e forse anche durante una crisi bancaria sistemica. Dopo una tale crisi, tutte le scommesse verranno annullate. Tutto quello che sappiamo è che il marciume del sistema monetario dell'area Euro porterà quasi certamente alla sua distruzione e molto probabilmente alla fine dell'euro stesso. L'immediatezza del problema ci consente di ignorare i discorsi sui reset e sulle valute digitali emesse dalle banche centrali, le quali vengono promosse dai saccheggiatori monetari nella BCE per evitare una crisi. Il discorso sullo stimolo monetario con tassi d'interesse negativi ancora più profondi ne fa parte, visto che la speranza è che una nuova valuta digitale aggiri un sistema bancario ormai rotto.

Ma ora che le banche commerciali sono fallite, stiamo per assistere ad un'implosione monetaria che può solo portare alla distruzione dell'euro.

 

Una fenice sorgerà dalle ceneri, alla fine

Non sono state le persone, ma i governi che sono stati ingannati quando hanno scelto di partecipare al progetto europeo, i quali dovranno assumersi la responsabilità del crollo dell'Unione Europea. Le grandi corporazioni che sono state corrotte per sostenere gli ideali socialisti invece di servire i loro clienti, hanno avuto il loro ruolo nel saccheggio. Tutto questo sarà distrutto. Ci saranno gravi difficoltà quando il sistema marcio crollerà, ma così sia.

Si spera che i conflitti civili e l'evoluzione verso una forma più solida di denaro e sistema monetario saranno limitati nel tempo, ma ciò dipenderà da quanto impiegheranno gli eventi a sfrattare i saccheggiatori. Il meglio che i residenti di Eurolandia possono sperare in questo frangente è che il crollo del denaro acceleri la loro fine.

Il destino dell'euro sarà condiviso con la maggioranza delle altre valute fiat. La ripresa dalle ceneri dell'incompetenza dello stato può essere rapida, una questione di un anno o due, a patto che i governi successivi imparino rapidamente che per il ripristino del progresso economico sono necessari mercati liberi, sound money e un'interferenza minima da parte delle autorità nei processi di mercato. Inoltre tutte le politiche socialiste devono essere dismesse, mentre devono essere abbracciati il motivo del profitto e la creazione di ricchezza individuale.

Ciò richiederà la distruzione totale delle burocrazie statali, cosa che accadrà quando l'euro crollerà. E non devono essere sostituite da nuove burocrazie oltre il minimo indispensabile per l'amministrazione della legge e dell'ordine. I politici devono imparare che il potere burocratico è uno strumento dannoso disonesto, e che una nazione può diventare grande solo grazie agli sforzi della sua gente che persegue profitti fornendo ciò che i consumatori vogliono.

I consumatori sono i re che devono essere adorati dai produttori alla ricerca di profitti; ed i consumatori hanno una responsabilità verso sé stessi, giudicando ciò che è meglio per loro e non fare affidamento sulla regolamentazione burocratica affinché dedica al posto loro. Negli affari non c'è spazio per i lussi del perbenismo: deve cessare la pratica di assumere persone in base al loro sesso, razza, disabilità e altri costumi. La base di qualsiasi impiego deve essere puramente su capacità, abilità e idoneità. Tutti i regolamenti sulla produzione devono essere abbandonati. Le imprese che hanno cenato con il diavolo a Bruxelles non dovranno mai più riguadagnare i vantaggi attraverso la loro influenza politica. Se non crollano con l'euro, queste multinazionali dovranno imparare a sopravvivere da sole di fronte alla concorrenza dei nuovi sfidanti.

Il concetto di superstato europeo deve essere scartato e ogni tentativo di reinventarlo fermamente bloccato. Le nazioni europee devono sostenere i successi e gli insuccessi delle loro capacità nazionali per creare ricchezza, permettendo alle rispettive popolazioni di conservarla per sé. La concorrenza fiscale tra le giurisdizioni contribuirà a garantire che la crescita dello stato sia contenuta.

La sottoscrizione di una nuova Europa deve essere uno stato minimo, mercati liberi e sound money. Come la Germania ha scoperto in seguito ad entrambe le guerre mondiali, il sound money è il presupposto per il progresso economico. Fortunatamente ci sono ancora individui che la pensano così nelle banche centrali di Germania, Paesi Bassi e, che ci crediate o no, Francia e Italia (lo dimostrano le loro riserve auree e, nel caso dei primi due, il rimpatrio dai caveau esteri). Devono stabilire i propri sostituti dell'oro ed essere direttamente esposti alle conseguenze della manipolazione monetaria, qualora i futuri governi fossero tentati di corrompere di nuovo il denaro.

Il concetto di affidare gli affari monetari ad un superstato verrà confutato dal crollo dell'euro e non dovrà essere tentato di nuovo. Per un futuro di successo, i cittadini europei devono decidere personalmente i loro bisogni e desideri, individualmente.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Note

[1] Il capitale chiave della BCE nella zona Euro ammonta al 69,6176% del totale, mentre quello della Germania è al 18,367%. La cifra calcolata nel testo presuppone che in caso di fallimento del sistema TARGET2 le perdite saranno limitate in primo luogo alle banche nazionali dell'area Euro. Tra le banche nazionali non euro c'è la Bank of England, con il 14,3374%, e la BoE ha una passività nel caso in cui le perdite non possano essere contenute nell'area Euro.

[2] Si veda "Evergreening in the euro area; Steinkamp, Tornell e Westermann, working paper n. 113 luglio 2018", che descrive come le aziende zombi vengono tenute a galla ed i loro prestiti finiscono come garanzia nel sistema TARGET2.

[3] Si veda Exhibit 14, Foreign Portfolio Holdings of US Securities as of June 28, 2019.

[4] Si veda TIC data: Market value of US Portfolio Holdings of Foreign Securities by Country and Type of Security, as of December 31, 2019.

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giovedì 29 ottobre 2020

Logan approfondisce temi come la guerra e la pianifazione demografica

 

 

di Daniel J. Sanchez 

Quando vediamo Hugh Jackman all'inizio del film Logan, il suo personaggio è sbronzo e zoppicante: un'ombra scialba del suo ex-sé, il supereroe che Jackman ha impersonato in sette film per diciassette anni. Il Wolverine che abbiamo conosciuto era vigoroso e invincibile, ora invece è stanco e distrutto dal dolore. I suoi artigli sono malfunzionanti, i suoi poteri di guarigione stanno svanendo e la tossicità del suo scheletro in metallo lo sta lentamente uccidendo.

Il vecchio Logan si è ritirato dal business degli eroi. Invece sta lavorando come autista di limousine, cercando di procurarsi abbastanza soldi da comprare medicine per il suo mentore malato Charles Xavier, interpretato da Patrick Stewart.

Anche Xavier è una figura caduta. Una volta era il "Professor X", il carismatico fondatore degli X-Men. Nonostante la sua paraplegia, un tempo era il leader morale del movimento per i diritti dei mutanti ed un genio a livello mondiale con poteri mentali simili a quelli di un dio. Ora è un nonagenario fragile, abbattuto, afflitto da una malattia degenerativa del cervello che causa attacchi letali a chiunque altro entro un raggio di dieci miglia.

L'anno è il 2029 e il mondo è al di là della redenzione. I bigotti hanno vinto, i mutanti si sono quasi estinti e l'unica ambizione di Logan è di comprare una barca così lui e la sua figura paterna adottiva possano andare alla deriva ed entrambi morire in pace.

Avviso: spoiler di seguito.

 

Guerriero ferito

Logan non vuole più essere un eroe, ma è costretto a farlo quando una dodicenne in pericolo di nome Laura entra nella sua vita. Dopo aver esibito poteri simili ai suoi, Logan scopre che in un certo senso lei è sua figlia. La ragazza desidera ardentemente un padre e Xavier lo spinge a provare il "calore della famiglia" finché è ancora in grado di farlo. Ciononostante Logan si rifiuta categoricamente di lasciarla entrare nel suo cuore. "Le cose brutte accadono alle persone a cui tengo", insiste.

Logan non è in grado di reintegrarsi nella vita civile, come molti veterani di guerra affetti da PTSD. E Logan è un veterano di molte guerre: tutti i principali conflitti statunitensi dalla guerra civile al Vietnam, un intero secolo di ordini e uccisioni per lo stato.

Poi un programma di governo dei black ops l'ha trasformato nella cosiddetta "Weapon X" (si veda X-Men Origins: Wolverine), quando nel suo scheletro è stato infuso l'indistruttibile adamantio, un processo a cui è potuto sopravvivere solo grazie ai suoi poteri rigenerativi. Successivamente gli cancellano la memoria, strappando via la sua umanità per trasformarlo in un'arma vivente perfetta: un obbediente cane da presa mutante, privo di coscienza. Ciò era particolarmente necessario perché in passato Logan aveva esitato nell'uccidere innocenti quando serviva nel "Team X", una forza d'attacco mutante segreta.

Cercare di plasmare gli esseri umani in assassini non dissidenti non è solo un tema del cinema dei supereroi. Dopo la seconda guerra mondiale, il ricercatore dell'esercito S.L.A. Marshall ha dimostrato che la maggior parte dei soldati non sparava poiché riluttante ad uccidere i loro simili. Come Wikipedia ci informa: "Sulla base degli studi di Marshall, l'esercito ha istituito misure di addestramento per abbattere questa resistenza e ha aumentato i tassi di fuoco dei soldati di oltre il 90% durante la guerra del Vietnam". Questi temi sono stati di recente esaminati nel libro On Killing: The Psychological Cost of Learning to Kill in War and Society di Dave Grossman.

Logan è riuscito a fuggire prima di essere sottoposto al lavaggio del cervello. Tuttavia i produttori di armi umane non si sono arresi. Weapon X stava per "Arma 10", quindi avrebbero creato un'Arma XI, un'Arma XII, ecc.

 

Bambini usati come armi

Infatti la stessa Laura è il prodotto di un programma militare chiamato X-23, gestito dalla società biotech Transigen. Mentre Logan è stato trasformato in un'arma, Laura è stata cresciuta per essere un'arma a tutti gli effetti. Transigen ha inseminato varie donne utilizzando campioni di DNA di vari mutanti per ottenere bambini mutanti. Le madri venivano poi uccise ed i bambini venivano isolati dal mondo e trattati come cavie, addestrati e condizionati psicologicamente per diventare assassini senza scrupoli.

Anche se non altrettanto severe, le scuole moderne hanno alcune caratteristiche in comune con il programma X-23. Le scuole dell'obbligo nel mondo reale cercano essenzialmente di controllare e condizionare gli studenti. E la prima politica scolastica obbligatoria universale è stata adottata al fine di coltivare soldati futuri, disposti ad uccidere ed essere uccisi per la nazione. Come ha scritto John Taylor Gatto nel suo Underground History of American Education:

L'utopia con cui gli americani hanno abbellitto il concetto di scuola era originariamente prussiana. Il seme che è diventato poi la scuola americana, è stato piantato nel 1806 quando i soldati di Napoleone sconfissero i soldati della Prussia nella battaglia di Jena. [...]

La reazione immediata a Jena fu il "Discorso alla nazione tedesca" del filosofo [Johann] Fichte; uno dei documenti più influenti nella storia moderna che avrebbe portato direttamente alle prime scuole obbligatorie in Occidente. Altre volte, altre terre parlavano di scolarizzazione, ma tutte fallirono. La formazione forzata per brevi intervalli e per scopi ristretti era la migliore che fosse mai stata ordita. Questa volta sarebbe stato diverso.

Senza mezzi termini, Fichte disse alla Prussia che la festa era finita. I bambini dovevano essere disciplinati attraverso una nuova forma di condizionamento universale. Non potevano più essere affidati ai loro genitori. Attraverso la scuola forzata, tutti avrebbero appreso che "il lavoro rende liberi" e lavorare per lo stato, persino dare la vita ai suoi comandi, era la più grande libertà di tutte.

Per ulteriori informazioni su questo argomento, vedere il mio saggio "How Schooling Leads to War".

Un netto contrasto con il programma X-23 era l'accademia mutante fondata dal Professor X, la scuola per giovani dotati di Xavier. In questa accademia privata, i mutanti imparavano a controllare i loro poteri: l'autocontrollo invece dell'obbedienza. I laureati, invece di diventare coscritti e assassini, diventavano volontariamente eroi che si sforzavano di proteggere, e mai togliere, la vita degli innocenti.

Nonostante Transigen avesse il controllo completo sui bambini X-23 fin dalla nascita, essi avevano lo stesso sviluppato uno spirito ribelle. Quindi Transigen prova un approccio diverso: crea un clone diretto e praticamente identico di Logan, con i suoi poteri e la sua disposizione verso la rabbia, ma geneticamente modificato affinché non ne avesse la coscienza.

Con questo "X-24", il complesso industriale/militare possiede ciò che stava cercando di creare con il progetto Weapon-X: il soldato perfetto. Letale, inarrestabile, amorale, selvaggio e perfettamente obbediente. I bambini indisciplinati del progetto X-23 sarebbero stati quindi considerati obsoleti e avrebbero dovuto essere "addormentati", ma le infermiere li aiutano a fuggire. Transigen invia i suoi mercenari paramilitari, chiamati Reavers, e alla fine X-24, per riprendere i soggetti fuggiti.

Un giorno avremmo anche noi un X-24? Con rapidi progressi nell'ingegneria genetica, non è inimmaginabile. E con gli stati che sono già disposti ad ingabbiare, torturare e bombardare innumerevoli esseri umani, fornireste loro anche soldati perfetti?

 

Panico demografico

Nei film degli X-Men la motivazione principale per questi programmi è la paura dei mutanti. In tutti i vari programmi X, i mutanti vengono usati per cacciare altri mutanti. Sia il Team X che Weapon X sono stati fondati da William Stryker. Decenni dopo, come capo del Dipartimento di Sicurezza e Difesa, Stryker usa i poteri di controllo mentale del proprio figlio per asservire e dare la caccia ad altri mutanti: fino al punto di tentare un genocidio (si veda il film X-Men 2).

Stryker ha iniziato la sua carriera come assistente speciale di uno scienziato di nome Bolivar Trask, il quale ha condotto esperimenti sui mutanti (torturandone e uccidendone molti) per sviluppare le sue sentinelle: giganteschi robot costruiti per i governi da usare per cacciare i mutanti e contrastare i loro poteri (si veda X-Men: Days of Future Past). Trask era motivato dalla paura che i mutanti avrebbero spinto gli umani all'estinzione. Infatti diceva:

La minaccia mutante è il problema che definisce il nostro tempo. Possiamo scegliere di arginare l'imminente estinzione o possiamo restare passivi e attendere qualsiasi destino attenda la nostra specie.

Il panico demografico ha avuto un ruolo enorme e decisivo in tutta la storia politica. Tornando alla questione delle scuole pubbliche, una delle principali motivazioni per l'istituzione della scuola pubblica obbligatoria in America è stata quella di far integrare forzatamente i figli degli immigrati.

Il panico demografico, e in particolare la paura di mescolare le razze, ha anche motivato le leggi di Jim Crow (oltre alle licenze di matrimonio, alle restrizioni sull'immigrazione e alle normative sul lavoro). Oggi vediamo la stessa ansia sessuale nei confronti delle razze non bianche, dove il pregiudizio vuole che siano in qualche modo predisposte allo stupro.

Un aspetto del panico demografico è il capro espiatorio addossato su intere popolazioni per i problemi economici. Come con i mutanti, gli immigranti nella vita reale ed i lavoratori stranieri sono visti male per le loro "abilità speciali": la loro straordinaria capacità di superare la forza lavoro autoctona. Dal punto di vista storico questa è stata una motivazione primaria per politiche quali il protezionismo, il salario minimo e la licenza occupazionale.

E oggi la retorica demografica di Trask riecheggia nelle ossessioni dell'estrema destra con "inverno demografico" e "suicidio della razza".

 

Persecuzione preventiva

Dopo che Trask viene assassinato da un mutante, Stryker continua la sua missione. La retorica anti-mutante di Stryker si sposta più verso la sicurezza che sul razzismo, ma le sue politiche hanno lo stesso risultato. Una volta ha opinato:

Mutanti, non li odio. So solo cosa possono fare. Non te ne rendi conto, ma siamo in guerra. Ho fatto un giuramento: proteggere questo Paese. Mi chiamo William Stryker e non sono un mostro. Sono semplicemente un patriota.

"Siamo in guerra" è un ritornello comune di nazionalisti come il consigliere di Trump, Steve Bannon, il quale predica un inevitabile scontro di civiltà tra l'Occidente e l'Oriente musulmano.

Nel film X-Men, un "Mutant Registration Act" viene presentato da un senatore americano di nome Robert Kelly. Kelly insiste sul fatto che i mutanti debbano essere identificati e registrati, in modo che qualsiasi minaccia possano rappresentare venga neutralizzata.

Tutto ciò rispecchia la predilezione della destra nel mondo reale quando invoca politiche pre-crimine: la volontà di perseguitare coloro che sono ritenuti pericolosi, di limitare la libertà per motivi di sicurezza, di violare i diritti in nome della protezione dei diritti in base a possibili violazioni future.

Sentiamo molto spesso frasi come le seguenti:

"L'Islam ha tendenze violente e tiranniche. Pertanto i musulmani devono essere sorvegliati, limitati, persino registrati".

"Certe razze hanno tendenze violente innate, e quindi la brutalità della polizia, il profilo razziale e l'incarcerazione di massa sono giustificate".

"Alcuni immigrati potrebbero avere tendenze criminali o, peggio ancora, potrebbero votare democratico e quindi dobbiamo emarginarli".

"I tossicodipendenti potrebbero commettere rapine per pagarsi la loro prossima dose, e in generale feriscono la morale pubblica, quindi abbiamo bisogno di una guerra alla droga".

"Anche una probabilità dell'1% che l'Iraq di Saddam Hussein possa acquisire armi di distruzione di massa deve essere considerata una certezza, e quindi dobbiamo prevenire la potenziale minaccia con una guerra preventiva".

 

Il collettivismo in guerra

Anche la politica anti-mutante è in linea con la dottrina della punizione collettiva nel mondo reale: la convinzione che varie "guerre" su intere popolazioni siano giustificate per contrastare la minaccia posta da alcuni individui all'interno di tali popolazioni.

La persecuzione inerente a tali politiche radicalizza inevitabilmente alcuni all'interno della popolazione presa di mira. Poi questi individui radicalizzati si vendicano e tale ritorsione può comportare la punizione collettiva di civili innocenti.

Nel mondo reale gli interventi militari occidentali nei Paesi musulmani uccidono i civili. Ciò provoca attacchi terroristici di ritorsione, i quali uccidono i civili. Ciò provoca l'Occidente a condurre guerre ancora più vaste nel Medio Oriente, cosa che fa proliferare ulteriormente il terrorismo, ecc.

Questo ciclo di violenza può essere visto anche nei film sugli X-Men. La guerra ai mutanti scatenata da persone come Trask e Stryker radicalizza Magneto ed i suoi seguaci, i quali dichiararono guerra all'intera razza umana non mutante: ancora una volta, fino al punto di causare un genocidio.

Gli X-Men, come i liberali classici del mondo reale, sono presi nel mezzo, combattendo eroicamente per disinnescare la guerra e per difendere con la parola e con i fatti i diritti universali di ogni individuo, indipendentemente dalla demografia; denunciando le politiche di pre-crimine e punizione collettiva, e insistendo sulla possibilità dell'armonia sociale.

 

Dissoluzione finale

Gli X-Men hanno perso questa lotta nel mondo di Logan. I mutanti sono stati portati al punto di estinzione. La "soluzione finale" di Transigen per il "problema mutante" è orribilmente semplice: alterare lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio (onnipresente nel 2029 come oggi) con un farmaco che impedisce di concepire i mutanti. Questo ricorda la massiccia sterilizzazione forzata nei regimi eugenetici come la Germania nazista e l'era progressista in America.

Avendo già sterminato i mutanti, ci si potrebbe chiedere perché Transigen sia intenzionata a produrne altri. Zander Rice, capo scienziato di Transigen, spiega che i poteri mutanti sono buoni, purché il loro uso sia sotto il controllo dell'autorità. Ciò è caratteristico nella mentalità di una pianificazione centrale, che, come ha scritto Ludwig von Mises, mira a:

[...] abolire il laissez-faire non solo nella produzione di beni materiali, ma anche nella produzione di uomini.

 

Il destino di Logan

Tuttavia il genocidio non è stato completamente realizzato. A quanto pare esiste un rifugio per mutanti in Canada e Logan riesce ad aiutare Laura e gli altri bambini mutanti a fuggire da Transigen e dallo stato di polizia anti-mutante.

Ma il più grande trionfo di Logan è l'ultima sfida contro coloro che hanno cercato di ridurlo ad un'arma, ad un animale al servizio dello stato (il suo ex-ufficiale comandante Stryker una volta lo schernì: "La gente non cambia, Wolverine, tu eri un animale e ora sei un animale. Ti ho solo dato degli artigli".)

Prima della fine, prende la mano di Laura e la lascia entrare nel suo cuore, dicendo: "Allora è così che ci si sente". Asserisce la sua umanità, la sua vita privata e la sua libertà dallo stato che ha chiesto la sua servitù. Non è un animale, non è un'arma, nemmeno un soldato. Alla fine, è un uomo, un figlio, un padre, un eroe.

 

[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


mercoledì 28 ottobre 2020

No, il mercato azionario non è un “indicatore di riferimento” per la prosperità economica

 

 

di Chris Calton

L'uso del mercato azionario da parte dei politici come indicatore economico di riferimento non è affatto insolito. Ai democratici piace pubblicizzare la performance del mercato azionario sotto la presidenza Obama come contrappunto al vanto di Trump. Questo tipo di pensiero, che equipara la performance del mercato azionario alla salute economica, è molto diffuso. È anche piuttosto comprensibile: nel ventesimo secolo il possesso di azioni da parte della classe media era diventata la strategia standard per risparmiare ed investire, dando alla maggior parte dei cittadini un interesse personale nell'attività di mercato. Quando il mercato sale, gli investitori ne traggono vantaggio e questo rende l'attività di mercato una potente questione politica.

Tuttavia, come metrica della salute generale dell'economia, la performance del mercato azionario è, nella migliore delle ipotesi, un indicatore fuorviante e inaffidabile. A rigor di termini, i prezzi delle azioni non indicano altro che il prezzo che le persone sono disposte a pagare per rivendicare una proprietà parziale in determinate imprese. Con un'offerta di denaro stabile, i guadagni nel mercato azionario rifletterebbero livelli in crescita di risparmio e produttività, e sarebbero effettivamente indicativi di crescita economica.

 

Perché i prezzi delle azioni in un'economia inflazionistica sono diversi

Ma per le economie inflazionistiche, che sono diventate la norma a livello mondiale, il denaro di nuova creazione fa aumentare questi prezzi, senza risparmi effettivi. In un certo senso, questo non è diverso dall'effetto che ha l'inflazione dell'offerta di denaro su ogni altro bene, e l'errore di considerare gli aumenti dei prezzi alimentati dall'inflazione come economicamente desiderabili non è così assurdo come potrebbe sembrare di primo acchito. Negli anni '30 fu proprio questa linea di pensiero a guidare i politici verso il New Deal. Pensando che l'aumento dei prezzi potesse in qualche modo spingere l'economia verso nuovi livelli, i New Dealer tagliarono la produzione, bruciarono i raccolti e macellarono il bestiame per sostenere i prezzi agricoli come soluzione alla Grande Depressione, anche mentre milioni di americani avevano difficoltà a sfamare le proprie famiglie.

Al giorno d'oggi, i pianificatori centrali non cercano aumenti dei prezzi riducendo la produzione, ma aumentano invece l'offerta di denaro attraverso la banca centrale e le sue operazioni nel mercato aperto (tra le altre strategie). La FED sta ora acquistando un'ampia varietà di asset, cosa che richiede la creazione di nuova moneta. Ed è probabile che amplierà questi sforzi in futuro. Almeno per il momento la Federal Reserve non acquista azioni direttamente, sebbene di recente abbia iniziato ad acquistare obbligazioni societarie per la prima volta nella sua storia, suggerendo che all'orizzonte sono probabili acquisti diretti di azioni.

Ma come si relaziona tutto ciò ai prezzi delle azioni? Il problema principale che collega l'espansione del credito e il mercato azionario è l'allocazione errata delle risorse alimentata da un tasso d'interesse artificialmente basso. 

Comprendere le conseguenze della politica inflazionistica è uno dei tanti motivi per cui lo studio dell'economia Austriaca, e in particolare della teoria Austriaca del ciclo economico, è davvero importante. Man mano che le banche centrali immettono nuovo denaro nell'economia, allo scopo apparente di stimolare i consumi, sebbene in realtà per finanziare i disavanzi pubblici attraverso l'acquisto di titoli del Tesoro, l'offerta di fondi mutuabili si espande, producendo tassi d'interesse più bassi per i mutuatari.

Con un'offerta di moneta non fiat (ad esempio, metalli preziosi o criptovalute) i tassi d'interesse riflettono il tasso generale di risparmio e il risparmio richiede un consumo posticipato. Ma l'espansione del credito (cioè la creazione di denaro dal "nulla") distorce questo segnale e facilita il prestito anche se le persone consumano di più nel presente. Le aziende investono in linee di produzione ampliate, competendo con i consumatori per le risorse. Nel breve periodo l'economia gode di bassi tassi di disoccupazione, consumi indulgenti e, naturalmente, un mercato azionario in crescita.

 

Conseguenze negative nel lungo termine

Alla fine, però, i prezzi si aggiustano alla nuova offerta di moneta, lasciando alle imprese costi di produzione più elevati di quanto originariamente previsto, e le merci prodotte trovano mercati limitati; senza un consumo posticipato, c'è meno consumo futuro, ma il tasso d'interesse non è riuscito a riflettere questo processo. Il crollo del mercato azionario che segue non è la causa di una cattiva economia, ma piuttosto la conseguenza di una crescita artificiale e di risorse allocate male.

Il rapporto tra mercato azionario e abitudini di consumo è facilmente identificabile da decisioni finanziarie comuni che la maggior parte delle persone deve affrontare ad un certo punto della propria vita. Pensate alla decisione di acquistare una casa, che per la maggior parte delle persone rappresenta la decisione di consumo più significativa della propria vita. Quando la Federal Reserve imposta un tasso d'interesse basso, il che significa che intende aumentare l'offerta di moneta per raggiungere tale obiettivo, anche le persone che richiedono un mutuo godono di tassi più bassi. Gli acquirenti di case con risparmi detenuti in fondi comuni d'investimento o qualcosa di simile spesso confrontano il tasso di rendimento annuo con i tassi ipotecari bassi e decidono che ha più senso accendere un prestito, piuttosto che ritirare i propri risparmi dal mercato azionario per ripagare parte o tutta la casa.

 

Il denaro facile porta più soldi nelle azioni

Questa, infatti, è una raccomandazione standard dei consulenti finanziari e presa singolarmente è valida, almeno sulla carta. Nel complesso decisioni come questa riflettono il modo in cui tassi d'interesse artificialmente bassi facilitano l'aumento simultaneo dei consumi e degli investimenti in borsa. Con le persone che scelgono di prendere in prestito denaro invece di incassare le azioni, le aziende espandono i consumi come se suddetti acquirenti di case non avessero un mutuo da pagare ogni mese. Il tasso d'interesse distorto, quindi, porta a decisioni finanziarie che creano false aspettative sul reddito discrezionale futuro. Considerata nell'aggregato, questa logica individuale, insieme alla serie di decisioni personali e aziendali simili che pesano il prestito rispetto ai rendimenti previsti sugli investimenti, rende chiara la relazione tra politica fiscale inflazionistica, crescita del mercato azionario e crisi economiche.

È importante ricordare che l'espansione del credito per abbassare i tassi d'interesse è stata la politica standard della FED da molto prima che Trump si insediasse. Ciò non significa che sia privo di colpe per le conseguenze economiche che inevitabilmente seguono i boom inflazionistici. Non più tardi di maggio, il presidente ha chiesto un tasso d'interesse di riferimento negativo, indicando una politica fiscale ancora più espansiva rispetto al suo predecessore. Con la necessità di finanziare deficit record, invece di un bilancio in pareggio, la sua richiesta di denaro gratis non è una sorpresa. Gli unici guadagni che possono derivare dalle politiche fiscali sono temporanei e sono accompagnati dall'allocazione errata delle risorse prima del bust correttivo. Nella misura in cui il mercato azionario riflette questa crescita artificiale, non può servire come metrica accurata della salute economica.

 

[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


martedì 27 ottobre 2020

Abbiamo assolutamente bisogno di riforme di mercato e ne abbiamo bisogno adesso

 

 

di Daniel Lacalle

L'Indice del sentimento economico della Commissione europea mostra che già ad agosto stava svanendo la ripresa dell'economia europea. Non solo il ritmo della ripresa è notevolmente rallentato, ma i dati per la Spagna riflettono l'evidenza che essa è l'unica economia dell'area Euro in cui l'indice è sceso addirittura rispetto a luglio. Se poi guardiamo all'indicatore principale dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), l'evoluzione è ancora più preoccupante. 60 Bloomberg monitora anche l'attività quotidiana nella maggior parte delle economie e l'evidenza indica una decelerazione ad agosto nella maggior parte delle economie sviluppate ed emergenti. Solo gli Stati Uniti sembrano moderatamente migliori in confronto, sebbene sia evidente anche lì il rallentamento del processo di ripresa.

Molti potrebbero dire che è normale vedere una decelerazione nella ripresa dopo un rimbalzo così rapido a giugno e luglio, ma quando la maggior parte dei risultati delle economie rimane dal 10 al 20% al di sotto dei livelli di febbraio, dobbiamo essere preoccupati. Dobbiamo anche sottolineare come la rapida ripresa del PIL (prodotto interno lordo) derivi principalmente da massicci aumenti del debito e della spesa pubblica. La realtà è che per la maggior parte delle imprese e delle famiglie l'economia rimane lontana dai livelli del 2019.

 

Perché un cambiamento di tendenza così rapido?

La prima analisi, sbagliata, è solitamente quella di attribuire la colpa del rallentamento ad una brutta stagione turistica che colpisce il settore ricreativo e dei viaggi. Certo, è un fattore importante, ma molte altre parti dell'economia stanno mostrando un brusco cambiamento di tendenza. Inoltre il peggioramento degli indicatori si riflette chiaramente nella fiducia dell'industria e dei consumatori, con gli indici dei responsabili degli acquisti manifatturieri (PMI) che rallentano nella zona Euro e addirittura entrano in contrazione in Spagna.

La chiusura forzata dell'economia per decreto statale e la mancanza di fiducia nel futuro hanno un profondo impatto a medio termine sull'economia.

Le chiusure per decreto statale hanno creato un problema di solvibilità con gravi ramificazioni a lungo termine in gran parte del tessuto aziendale. Una società su cinque nel Regno Unito è considerata "zombi", quasi il 12% negli Stati Uniti e oltre il 15% nella zona Euro. La Banca di Spagna avverte che il 25% delle società spagnole si trova in una situazione di fallimento tecnico e chiusura dell'attività.

Gli stati hanno ignorato per anni la fragilità del settore privato, mentre il debito societario e il rapporto di solvibilità hanno raggiunto nuovi massimi storici. Tuttavia ciò che è più importante è che gli stati non hanno prestato alcuna attenzione alla debolezza del tessuto delle piccole imprese: milioni di aziende con uno o due dipendenti che sono riuscite a barcamenarsi giorno dopo giorno senza affogare nei debiti e sono state distrutte dal lockdown inefficace, non perché i loro proprietari abbiano utilizzato strategie sbagliate.

L'eccesso di capacità costruito nel periodo di crescita falsa 2017-19 è evidente anche nella debole ripresa. La morte delle piccole imprese e la cosiddetta zombificazione dei settori strategici attraverso tassi bassi e alta liquidità sono il danno collaterale dell'eterno stimolo che abbiamo visto nel periodo successivo al 2008, in particolare nell'Unione Europea, dove gli stati considerano le grandi aziende come sistemi di previdenza sociale nascosti e in numerosi casi si comportano quasi come imprese di proprietà statale. L'indice manifatturiero composito nella zona Euro mostra questo allentamento già ad agosto: è peggiorato da 54,9 a luglio a 51,6 ad agosto. Un crollo enorme in un solo mese. Secondo gli indici di attività quotidiana pubblicati da Bloomberg Economics, l'attività economica nell'area Euro è ancora del 10% al di sotto dei livelli di febbraio e la ripresa è rallentata dopo la riapertura.

Il problema principale è che tutto ciò avviene nel mezzo della più grande catena di stimoli dalla creazione della zona Euro. Il bilancio della Banca Centrale Europea è salito dal 39% del PIL della zona Euro all'inizio dell'anno al 55% ad agosto, molto più grande del bilancio della Federal Reserve (33% del PIL degli Stati Uniti) o della Banca d'Inghilterra (32%), sebbene ancora lontana dalla follia monetaria della Banca del Giappone (120%). Tassi d'interesse negativi, una Banca Centrale Europea che ha acquistato più del 20% del debito della maggior parte dei Paesi membri, iniezioni di liquidità nel sistema finanziario tramite operazioni di rifinanziamento mirate a lungo termine (OMRLT) e uno stimolo fiscale di quasi il 10% del PIL, ma l'economia della zona Euro non è nemmeno vicina ai livelli di febbraio.

Questi stimoli non risolvono un problema di solvibilità e calo delle vendite. La maggior parte delle imprese che stanno chiudendo non lo fanno per mancanza di accesso al credito, o perché i tassi d'interesse sono alti (praticamente l'opposto), o per mancanza di spesa pubblica. Chiudono perché le vendite dopo la riapertura non sono neanche lontanamente vicine ai livelli necessari per coprire le crescenti spese e tasse. Una morte per capitale circolante, potremmo dire.

L'Europa e il resto del mondo devono capire che un enorme stimolo monetario può solo mascherare il rischio di Paesi fortemente indebitati con gravi problemi di solvibilità, ma non lo risolve.

Ad un certo punto dobbiamo metterci in testa una volta per tutte che periodi come quello attuale sono proprio i più pericolosi. Con la scusa di affrontare una crisi, gli squilibri strutturali aumentano mentre il settore produttivo viene ammazzato.

Quando leggiamo del "sostegno alle imprese" in questi pacchetti di stimolo, la maggior parte sta solo dando alle aziende l'opportunità di prendere in prestito di più ora per pagare le tasse in futuro.

Questa catena di stimoli e la spesa pubblica non rafforzeranno l'economia. Nella migliore delle ipotesi zombificherà i settori che avevano già problemi di crescita, produttività e debito prima dell'epidemia. C'è comunque qualche speranza. Paesi come la Francia stanno riconoscendo per la prima volta che le misure che devono prendere se vogliono uscire da questa crisi sono riforme che liberalizzano l'economia: un serio cuneo fiscale e riforme amministrative che attraggono investimenti, occupazione e migliorano la competitività. Devono inoltre esserci riduzioni della pressione fiscale sui settori produttivi, eliminazione degli ostacoli burocratici, riduzione dei cosiddetti oneri sociali e dei costi di assunzione, revoca di inutili vincoli normativi, incentivazione dei settori ad alta produttività anziché sovvenzionamento di quelli a bassa produttività, eccetera.

Le riforme strutturali sono urgenti, ma la zona Euro e il Giappone sono passate dall'utilizzo della politica monetaria per guadagnare tempo in modo da attuare suddette riforme strutturali all'utilizzo dello stimolo monetario come scusa per non attuarle.

La maggior parte delle economie sviluppate si trova ad affrontare un pericoloso dilemma: scegliere di seguire il percorso della stagnazione o rafforzare l'economia per uscire dalla crisi in modo più rapido. Purtroppo la prima alternativa va a vantaggio di un settore politico che rifiuta di adeguarsi, anche se nel medio termine lo distrugge rendendo insostenibili debiti e deficit.

 

[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


lunedì 26 ottobre 2020

L'iperinflazione è già qui

 

 

di Alasdair Macleod

Definizione: l'iperinflazione è la condizione in base alla quale le autorità monetarie accelerano l'espansione della quantità di moneta al punto in cui risulta impossibile per loro riprenderne il controllo.

Finisce quando la valuta fiat è infine priva di valore. È una crisi in evoluzione, non solo un evento culminante.

Questo articolo definisce l'iperinflazione in termini semplici, chiarendo che la maggior parte, se non tutti gli stati, hanno già fatto imboccare alle loro valute fiat la via verso la distruzione mediante l'iperinflazione. Le prove stanno ora diventando chiare.

Il fenomeno è alimentato dall'eccesso di spesa pubblica rispetto alle entrate fiscali, che è già fuori controllo negli Stati Uniti e altrove. Il primo round di coronavirus è servito solo a rendere più evidente il problema a chi aveva già capito che la fase espansiva del ciclo del credito stava volgendo al termine, e unendosi alle conseguenze economiche della guerra dei dazi tra Cina e USA, siamo condannati a ripetere le condizioni che portarono al crollo di Wall Street nel 1929-1932.

Per gli storici economici queste dovrebbero essere affermazioni ovvie. Il fatto è che la base imponibile, quantificata dal PIL, misurata dal tasso reale di perdita del potere d'acquisto del dollaro e confermata dal tasso accelerato di aumento della moneta in senso lato negli ultimi dieci anni, è diminuita drasticamente in termini reali mentre gli impegni di spesa pubblica sono saliti.

In questo articolo viene proposta un'analisi per il dollaro, ma le stesse dinamiche iperinflazionistiche interessano quasi tutte le altre valute fiat.


Introduzione

Negli ultimi dieci anni ho condotto due crociate per attirare l'attenzione su questioni che credo siano di interesse pubblico. Dal 2011 ho scritto una serie di articoli sulla politica cinese riguardo l'oro, la quale ha accumulato oro fisico sin dal 1983. Il meme che l'oro si stava spostando da ovest a est è stato ampiamente compreso e adesso è quasi un cliché. La seconda crociata è stata quella di informare il pubblico che il ciclo economico, o commerciale, era solo il sintomo di un ciclo del credito bancario, che inevitabilmente si conclude con una crisi di contrazione del credito.

È giunto il momento per una nuova campagna, su un argomento di cui ho scritto negli ultimi mesi, e cioè informare il pubblico che i loro stati e le loro valute fiat sono ora in uno stato di iperinflazione. Non è uno sviluppo lontano nel tempo come molti potrebbero pensare; è già qui.

 

Cos'è l'iperinflazione?

Capire perché l'iperinflazione è già qui significa sapere da cosa è costituita. Non è un aumento dei prezzi, o una condizione che esiste quando i prezzi aumentano al di sopra di un tasso predeterminato: l'aumento dei prezzi è la conseguenza sia dell'inflazione che dell'iperinflazione. Come ha affermato Milton Friedman, l'inflazione è sempre un fenomeno monetario, sebbene abbia rovinato la definizione aggiungendo: "[...] nel senso che è e può essere prodotta solo da un aumento più rapido della quantità di moneta rispetto alla produzione". Aveva torto su quest'ultima parte, fondendo l'effetto dei prezzi con l'aumento della quantità di denaro. Quando anche i cosiddetti monetaristi sono imprecisi sull'inflazione, per non parlare dell'iperinflazione, non sorprende se la confusione nel pubblico in generale sia ampiamente diffusa.

Può esserci solo una definizione di iperinflazione ed è quella indicata sopra, che tra l'altro non troverete in nessun libro di testo. Non c'è nemmeno una definizione nel libro Azione umana di von Mises, solo di inflazione, ed è più una descrizione che una definizione. E poiché è un fenomeno relativamente recente legato a valute fiat scoperte, l'iperinflazione non è mai stata definita separatamente dalla definizione di inflazione data dagli economisti classici. Nemmeno la differenza tra inflazione e iperinflazione può essere distinta per grado.

Date un'occhiata a M1 degli Stati Uniti mostrata nel seguente grafico.

La progressione dell'inflazione monetaria annua da meno del 6% prima della crisi Lehman al 9,6% fino a marzo di quest'anno, e al 65% nelle trenta settimane successive, è assolutamente chiara. Se le autorità monetarie avessero la conoscenza, il mandato, l'autorità, la capacità e il desiderio di smettere di inflazionare la valuta, non descriveremmo il fenomeno come iperinflazione, ritenendolo invece nient'altro che un breve periodo di inflazione eccezionale prima di un ritorno a politiche monetarie più sensate.

Ma il sound money fu scartato nel 1971, quando l'accordo di Bretton Woods del dopoguerra fu definitivamente abbandonato; non che il sistema monetario in quel momento fosse in alcun modo solido, così come la foglia di fico di Adamo non era un capo di abbigliamento. Il fatto è che il sound money in America è stato abbandonato molto tempo prima, con la fondazione della FED a Jekyll Island prima della prima guerra mondiale.

Come mezzo per finanziare i deficit pubblici, l'inflazione può essere fermata tagliando la spesa pubblica e/o aumentando le tasse. Ma ora, un aumento una tantum del 65% di M1 deve essere seguito da un'altra massiccia espansione già dietro le quinte. La speranza è che ciò sia sufficiente, così come si sperava che l'originale aumento del 65% di M1 fosse sufficiente per garantire che una recessione a V sarebbe stata seguita da un ritorno alla normalità.

Le prime fasi di un'iperinflazione sono sempre viste dalle autorità monetarie come l'unica politica da perseguire. Si convincono che non ci sono conseguenze, o che possono essere controllate. Un esempio del genere è un articolo di Michael T. Kiley, un economista senior della FED. Ad agosto ha concluso che la mancanza di ulteriore spazio per tagliare i tassi d'interesse e affrontare la crisi sanitaria, richiederebbe un quantitative easing per un totale del 30% del PIL, o $6.500 miliardi, in modo da compensare la mancanza di spazio di manovra sui tassi d'interesse. Kiley scrive che circa $3.000 miliardi erano stati emessi tra la fine di febbraio e la fine di giugno, lasciando altri $3.500 miliardi ancora da emettere. Se ipotizziamo che lo stimolo completo da $6.500 miliardi venga completato entro il prossimo febbraio, l'aumento riflesso in M1 ristretto potrebbe essere più del doppio.

Kiley ha scritto il suo articolo prima dell'inizio della seconda ondata di coronavirus. Stava modellando una contrazione economica misurata in PIL reale di appena il 10% nel secondo trimestre (in realtà il 9,5%, da non confondere con il tasso annuo al 32,9%). Ma, come ho sottolineato nell'articolo della scorsa settimana, con l'inflazione monetaria ad un tale tasso, un dollaro dello scorso febbraio non è la stessa cosa di un dollaro inflazionato del prossimo febbraio, essendo stato diluito in base alle cifre di Kiley. Le conseguenze sono cambiamenti intertemporali estremamente dannosi, come descritto dall'Effetto Cantillon, per cui alla fine sia i lavoratori produttivi che i più poveri nella società perdono risparmi, stipendi e benefici previdenziali a causa della perdita del potere d'acquisto del dollaro a beneficio invece dello stato e dei suoi clientes.

Nel suo modello economico, Kiley appiattisce la Curva di Phillips nel tentativo di cercare un risultato preferito. La Curva di Phillips ha lo scopo di replicare graficamente la relazione tra inflazione e disoccupazione, l'idea è che un aumento dell'inflazione dei prezzi vada di pari passo con una riduzione della disoccupazione. Appiattirla equivale a presumere che ad un livello ritenuto di piena occupazione, i prezzi non aumenteranno tanto quanto modellato in precedenza. Ma una cosa è prevedere una tale relazione quando lo "stimolo" dell'inflazione è nell'ordine di pochi punti percentuali, un'altra è quando l'impennata è quella che abbiamo sotto gli occhi oggi.

Dobbiamo resistere alla tentazione di accettare una relazione matematica tra i prezzi di beni/servizi e il tasso di occupazione, come previsto dalla Curva di Phillips. Qualunque sia il livello di occupazione, la produzione si aggiusta grazie alla divisione del lavoro. Nel rigettare la Legge di Say, gli economisti moderni non riescono a rendersi conto che la produzione e il consumo in generale marciano o si contraggono insieme. A parte il fatto che coloro che utilizzano la valuta fiat vengono temporaneamente truffati dagli effetti iniziali dello stimolo monetario, non esiste una relazione duratura tra la quantità di denaro e l'occupazione.

Gli errori introdotti dagli economisti matematici attraverso artifici come la Curva di Phillips nascondono le conseguenze delle politiche basate sulle loro previsioni iniziali. Di conseguenza le raccomandazioni degli economisti senior della FED che utilizzano modelli economici basati su ipotesi macroeconomiche, danno un falso conforto a coloro che consigliano. Inoltre il tasso annuo del disavanzo di bilancio da marzo è stato di circa $4.400 miliardi, finanziato interamente attraverso l'espansione monetaria e notevolmente superiore a quello coperto dal calo delle entrate fiscali.

Se queste condizioni persistono nel nuovo anno fiscale, il che sembra sempre più certo, il calcolo di Kiley dell'ulteriore stimolo di $3.500 miliardi sottovaluta il problema. Secondo un editoriale di Allister Heath sul Daily Telegraph di oggi, Larry Summers, l'economista e arci-inflazionista statunitense, ritiene che il costo del Covid-19 raggiungerà il 90% del PIL degli Stati Uniti, sostanzialmente più della stima di Kiley (30%). Possiamo quindi prevedere che il prossimo pacchetto di stimoli, e poi senza dubbio quello che ne seguirà, ripristinerà la normalità e rimetterà in carreggiata il deficit di bilancio? Se la risposta è no, allora abbiamo già l'iperinflazione.

 

Fare a meno dei presupposti degli economisti matematici

L'errore della Curva di Phillips è stato quello di non capire perché c'è un punto nel corso dell'inflazione in cui chi utilizza la valuta sospetta che i prezzi continueranno a salire e che ne consegue uno spostamento dalla liquidità personale e dal risparmio a favore della spesa al consumo. Il fatto che sia destinato ad accadere oltre un certo punto non significa che il punto e il conseguente effetto sul livello generale dei prezzi possano essere previsti; dovuto invece all'azione umana, la risposta imprevedibile dei singoli attori alle loro mutevoli circostanze.

La Curva di Phillips non è l'unico errore quando si tratta di comprendere gli effetti dell'inflazione monetaria. Presupponendo che variasse il rapporto tra l'espansione della moneta e l'effetto sul suo potere d'acquisto, gli economisti matematici hanno introdotto un fattore variabile per garantire che l'equazione rimanesse sempre in equilibrio. L'equazione monetaria è la seguente:

Ma l'introduzione di un fattore variabile V per garantire che l'equazione sia sempre in equilibrio, squalifica l'utilità dell'equazione stessa: qualsiasi cosa con due lati disuguali può essere trasformata in un'equazione da questo artificio. Chiamandola "velocità del denaro" si crea un'immagine della circolazione del denaro e da qui diventa facile presumere che se il denaro è sottoutilizzato, la velocità di circolazione diminuisce e l'economia è dichiarata stagnante, mentre se la sua velocità di circolazione aumenta, si dice che circoli in modo più efficace. La velocità in calo è quindi associata a prezzi in calo per i quali il PIL nominale è il proxy (P x T nell'equazione), mentre la velocità in aumento è associata a prezzi in aumento e PIL in aumento. Questo concetto è altamente difettoso, ma spiega i precetti fondamentali alla base dell'attuale politica monetaria.


Le conseguenze dei cambiamenti nelle preferenze relative

Il PIL nominale non è solo l'altra faccia dell'equazione monetaria. C'è anche la produzione totale, e l'altra faccia della produzione totale è la somma del consumo e del consumo posticipato. Il modo corretto di considerare il denaro non è attraverso l'equazione monetaria e il presunto ruolo della velocità, ma guardare al PIL nominale sia come il totale delle entrate e dei profitti di tutti, sia come somma delle loro spese e dei risparmi netti. Solo così possiamo considerare l'impatto sui prezzi da parte dei cambiamenti nella quantità di moneta.

Il denaro è semplicemente una forma di intermediazione tra la produzione e il consumo di beni. Le persone detengono un certo grado di liquidità personale, che quando il denaro è stabile non varia di molto nel complesso. Questa liquidità non deve essere confusa con il risparmio, che essendo un consumo posticipato, non viene detenuto principalmente per la sua liquidità ma per rendimenti anticipati. La liquidità personale è detenuta come riserva per consumi personali.

Il livello generale di liquidità personale è il risultato di esperienze personali in termini di beni/denaro ed aspettative per una qualsiasi variazione del valore relativo dei beni futuri. Pertanto, se le persone pensano che il prezzo di un bene possa aumentare, tenderanno ad acquistarlo prima di quanto farebbero altrimenti; mentre se si aspettano che scenda, tenderanno a ritardarne l'acquisto. In condizioni monetarie generalmente stabili, questo è il motivo per cui alcuni prezzi salgono e altri diminuiscono.

Il guaio arriva se per qualsiasi motivo le persone nel loro insieme prevedono un aumento del livello generale dei prezzi. In tal caso altereranno la relazione tra la loro liquidità monetaria ed i beni a favore di questi ultimi, facendo scendere il potere d'acquisto del denaro e facendo salire il livello generale dei prezzi.

L'effetto dei cambiamenti nel livello generale di liquidità personale è potenzialmente un'influenza più importante sul livello dei prezzi rispetto alla quantità di denaro stessa. Dovrebbe essere evidente che se la maggiore quantità di moneta in circolazione viene semplicemente accumulata, non ci sarà alcun effetto sul livello generale dei prezzi. In alternativa, se la popolazione in generale decide di abbandonare una valuta emessa dallo stato, indipendentemente dalla quantità in circolazione, perderà tutto il suo potere d'acquisto.

L'abbandono di una valuta emessa dallo stato da parte della popolazione in generale pone fine a tutte le iperinflazioni e una volta avviato il processo tende ad essere rapido. Nella Germania di Weimar si diceva che questo processo iniziò nel maggio 1923 e durò fino a metà novembre. Nelle altre nazioni europee, che hanno subito crolli delle loro valute all'inizio degli anni '20, il processo finale fu altrettanto rapido.

 

La forma odierna del crollo monetario

La prima cosa da prendere in considerazione è l'attuale rapporto tra la quantità di denaro e l'economia. L'offerta di moneta M3 in dollari USA, la definizione più ampia di moneta, è aumentata insieme al PIL statunitense: M3 era pari a $18.327 miliardi lo scorso luglio, mentre il PIL del secondo trimestre è stato stimato a $19.520 miliardi. La vicinanza della relazione tra queste due cifre è spiegata dal fatto che il totale del PIL nominale viene gonfiato dall'aumento della quantità di moneta. L'abbinamento non è mai perfetto, perché c'è sempre una spesa per consumi soggetta a stime, revisioni future, o semplicemente non catturata dal PIL. A questi possiamo aggiungere l'errore statistico.

Il grado di perdita del potere d'acquisto del dollaro è deliberatamente sottostimato nelle statistiche ufficiali. Inizialmente la politica era quella di ridurre il costo per gli Stati Uniti e altri governi con l'indicizzazione introdotta dopo il decennio dell'inflazione dei prezzi negli anni '70. È notevole che la soppressione statistica delle variazioni del livello generale dei prezzi, ora adottata in tutte le economie avanzate, sia raramente messa in discussione. Di conseguenza l'entità del calo del potere d'acquisto delle valute fiat è stata ignorata con alcune importanti conseguenze, almeno per gli stati e le loro banche centrali, che nascondono le prove dei loro fallimenti in materia di politiche monetarie ed economiche.

Il seguente grafico confronta l'aumento cumulativo del livello generale dei prezzi misurato dall'IPC e  dal Chapwood Index, il quale comprende "i primi 500 articoli per i quali gli americani spendono i loro dollari al netto delle tasse nelle 50 città più grandi della nazione". I numeri dell'inflazione dei prezzi nel Chapwood Index sono la media aritmetica delle prime cinquanta città, gli ultimi dati sono a fine giugno 2020. Inoltre è inclusa la crescita dell'offerta di moneta M3.

Dovrebbe essere chiaro che i cambiamenti nel livello generale dei prezzi sono un concetto teorico che non può essere misurato, perché è diverso per ogni individuo. Una media non è quindi altro che un'indicazione, anche presumendo che le prove non siano manipolate da interessi particolari. Ciò notato, negli ultimi dieci anni l'effetto cumulativo sui prezzi dell'IPC nelle città più grandi è stato un aumento solo del 19% rispetto al Chapwood Index che invece è salito del 159%, un aumento di circa il 10% annuo. A conferma che le cifre del Chapwood Index sono più vicine alla verità, vediamo che M3 ha diluito il valore del dollaro salendo del 109% in suddetto periodo.

Il minore aumento di M3 rispetto a quello del Chapwood Index suggerisce che, oltre alla diluizione del potere di spesa del dollaro in senso generale, le disponibilità di denaro sono state ridotte anche rispetto ai beni comunemente acquistati nello stesso indice. In altre parole, i consumatori sembrano mostrare una preferenza relativa nella loro spesa per i loro acquisti comuni rispetto ai loro acquisti meno comuni. Ciò potrebbe essere considerata una prova delle prime fasi di una riduzione dei saldi monetari a favore degli acquisti quotidiani. Non è coerente con la versione ufficiale su cui si basa la politica monetaria, secondo la quale le autorità monetarie ed i loro epigoni si illudono che l'inflazione dei prezzi sia contenuta dall'obiettivo del due per cento annuo; alcuni di loro addirittura affermano che l'inflazione dei prezzi sia stata bandita per sempre.

Il grafico che segue illustra ulteriormente l'inefficacia della politica monetaria esprimendo il PIL nei prezzi 2010 aggiustati all'IPC (la versione statale del PIL reale), al Chapwood Index e infine all'offerta di moneta M3.

Le autorità monetarie affermano che prima della crisi del coronavirus avevano stabilizzato l'economia statunitense in seguito alla crisi Lehman. Misurata in termini dell'IPC, alla fine del 2019 l'economia era cresciuta di quasi il 22% in nove anni "in termini reali". Ma poiché l'IPC è una misura dell'inflazione dei prezzi fortemente soppressa, la verità è un'altra. Il Chapwood Index ed M3 ci dicono che se aggiustato a queste misure, il PIL si è più che dimezzato: da $15.241 miliardi a $6.818 e $ 7.309 miliardi rispettivamente, misurati su una base di dollari 2010.

Per essere chiari, il PIL è semplicemente un totale in denaro di tutte le transazioni registrate. Non ci dice nulla sulla loro qualità, né indica il grado di progresso economico o la mancanza di esso. Come sempre, ci sono stati vincitori e vinti. Possiamo solo concludere in termini più generali che la contrazione dei valori reali ha messo in luce il fallimento delle politiche monetarie ed economiche.

Lo stato non può ridurre la sua spesa e i deficit di bilancio salgono a causa della riluttanza ad aumentare le tasse per compensare suddetta spesa. A prima vista è la prova di una iperinflazione in via di sviluppo, in quanto il calo del potere d'acquisto della moneta sta alimentando il calo del valore reale delle entrate fiscali, mentre allo stesso tempo ci si rende conto che aumentare le tasse sarebbe dannoso per produzione, consumi e quindi finanze pubbliche.

Poi è arrivato il coronavirus, un colpo inaspettato al PIL nominale, da cui dipende il gettito fiscale dello stato. E ora abbiamo una seconda ondata di Covid-19, le cui conseguenze economiche possono solo essere stimate approssimativamente. Non dimentichiamo che prima che tutto questo accadesse, lo scorso settembre si è verificata una crisi di liquidità nel mercato repo, indicando, con ogni probabilità, la fine dell'espansione del credito bancario. E dovremmo anche ricordare che la guerra dei dazi tra le due maggiori economie mondiali ha determinato un improvviso arresto della crescita del commercio internazionale.

Chiunque abbia un occhio per le conseguenze economiche di tutti questi sviluppi può solo concludere che oltre al già crescente divario tra spesa pubblica ed entrate fiscali, gli stati non devono solo salvare le loro basi imponibili, ma ulteriori cicli di espansioni inflazionistiche seguiranno ad un ritmo crescente. In termini di quantità del denaro, l'iperinflazione è già ben radicata per il dollaro USA e per tutte le altre valute fiat soggette alle stesse dinamiche politiche e fattuali.

 

Quando la popolazione si sveglia...

Pochissimi sono consapevoli che l'iperinflazione è già qui, la maggior parte delle persone se ne accorgerà solo quando le conseguenze sui prezzi diventeranno evidenti. E come notato sopra, non è un processo lineare, dove: M x V = P x T.

V, o velocità del denaro, deve essere sostituita dal fattore umano, in cui le preferenze cambiano tra detenere una riserva di liquidità monetaria e acquistare beni. La preferenza finale per i beni è un processo rapido, che una volta avviato è impossibile da fermare. Abbiamo visto che la relazione tra l'aumento dei prezzi misurato dal Chapwood Index e l'aumento di M3 suggerisce che le prime fasi di una preferenza per il possesso di denaro stanno finendo a favore dei beni comunemente acquistati.

Gli scettici dell'ipotesi dell'iperinflazione potrebbero sostenere che il Tesoro degli Stati Uniti possiede oltre 8.000 tonnellate di oro e potrebbe fermare il marciume in qualsiasi momento tornando ad un gold standard. Si spera di sì, ma non c'è alcun segno che qualcuno in carica abbia la più pallida idea della vera situazione. Inoltre, avendo scartato l'oro come copertura del dollaro quarantanove anni fa, è inconcepibile che la FED e il Tesoro USA rimandino indietro le lancette dell'orologio. Inoltre, se ho ragione sul fatto che la Cina non solo controlla i mercati dell'oro fisico, ma ha un sostanziale deposito di lingotti non dichiarati, il ripristino del ruolo monetario dell'oro dovrebbe conferire un enorme potere ai nemici dell'America. Fintanto che rimane prezzato in dollari, è probabile che gli stranieri li scambieranno con l'oro del Tesoro degli Stati Uniti.

E questo prima che i macroeconomisti neo-keynesiani capiscano i loro errori e smettano di commetterli. No, è più probabile che la nave marcia del dollaro affondi.

Nel frattempo il 23 marzo la FED ha annunciato un'inflazione monetaria illimitata. Poco dopo, la Cina ha iniziato ad accelerare le vendite di dollari a favore dell'accumulo di materie prime, mostrando il cambiamento di comportamento che possiamo aspettarci dalla popolazione americana quando si renderà conto che sono i soldi che scendono di valore e non i prezzi a salire. Il 23 marzo scorso, quando la Cina avrebbe iniziato a scaricare dollari ad un ritmo maggiore in favore delle materie prime, ha segnato l'inizio della fuga finale verso i beni?

È certamente possibile, nel qual caso l'iperinflazione del dollaro e della maggior parte delle altre valute cartacee finirà probabilmente in un crollo finale e inaspettato del potere d'acquisto nel giro di pochi tempo.

 

[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


venerdì 23 ottobre 2020

Due esempi di come l'azzardo morale corrompe i mercati: Italia e Stati Uniti

 

 

di Francesco Simoncelli

Circa quattro anni fa scrivevo questo articolo mettendo in guardia dalla Banca Popolare di Bari. Adesso leggiamo quanto segue su Milano Finanza: "Sì al salvataggio della Popolare di Bari".

La teoria Austriaca non è divinazione, bensì è uno strumento metodologico con cui si possono descrivere i processi in cui viene incanalato il mercato a causa di interventi a livello centrale. L'utilità del sapere il "quando" è relativa, mentre invece è fondamentale sapere dove. Un passo alla volta, ma l'esito di ogni pianificazione centrale è sempre lo stesso. Una volta che si inizia a dipendere dalla stampante monetaria, presto non se ne potrà più fare a meno. Quindi sarà necessario stampare sempre di più solo per evitare di scivolare un poco all'indietro.

Non c'è esempio nella storia in cui il denaro fiat abbia effettivamente migliorato un'economia. Nessuno. Né ha mai reso la gente più ricca di un centesimo. Al contrario, porta sempre a povertà, caos, inflazione di massa, sconvolgimenti sociali e corruzione. Il periodo attuale non fa eccezione e ne abbiamo prova ancora una volta. Infatti la grancassa mediatica ha trasformato una presunta emergenza sanitaria in una opportunità per lo stato di acquisire una presa di potere sempre più pressante sulla società, nel frangete storico in cui è destinato a cadere e il sistema bancario centrale ad affrontare il redde rationem per tutte le distorsioni sedimentate nell'ambiente economico negli ultimi 100 anni.

C'era chi si sorprendeva in passato quando sottolineavo la criticità di azioni come il QE, a cosa avrebbero portato, a cosa avrebbe portato finanziare un welfare state crescente. Non è una catastrofe economica e sociale quella che stiamo vivendo oggigiorno? Il virus c'entra poco, è un attore marginale. È una questione principalmente economica e successivamente politica, e lo è sempre stata.

La cosa che ancora riesce a sorprendermi è come si soprassiede la natura degli eventi politici ed economici in corso. L'avevo già sottolineato in un altro post, ma val la pena di ribadirlo: per diverso tempo è stato spiegato come il caos economico causato dagli interventi centrali non farà altro che portare ad un redde rationem doloroso, quindi cosa credete che sia l'attuale catastrofe a livello politico/sociale/economico? Un'emergenza sanitaria dovrebbe essere risolta in tale ambito e non testare eventuali criticità nell'idea di libertà personale. Invece abbiamo assistito ad un assalto progressivo nei confronti della sfera individuale degli individui, andando a circoscrivere sempre di più le sue scelte. Come vedete dai seguenti grafici, la situazione richiede un controllo capillare da parte dei pianificatori centrali affinché la popolazione mondiale non dia di matto. Debito totale, inflazione dei prezzi, aziende zombi e risorse di capitale sprecate: tutti questi grafici incarnano l'essenza di una situazione insostenibile che gridava allarme rosso nel passato.

Ma più denaro fiat viene stampato per permettere al sistema di tirare a campare, più danni fa. Aggiunge debito, riduce la produzione e aumenta i costi in tutto il sistema. E mentre i beneficiari dell'Effetto Cantillon vanno bene, grazie al modo in cui il sistema porta la ricchezza verso l'alto, milioni di vite sono già state devastate: scomparsa dei lavori ad alto salario, decadenza delle vecchie città produttrici di beni, spostamento di risorse economiche scarse nei centri finanziari, soppressione dei tassi d'interesse.

Ma all'orizzonte c'è il più grande crollo di tutti. Inutile girarci intorno, solo negli Stati Uniti esistono $210.000 miliardi di passività non finanziate. Chi glielo dice ai lavoratori che andranno in pensione che questo gigantesco schema Ponzi sta andando lentamente, ma inesorabilmente, in bancarotta? Molti credono che sia una cosa sicura, pensano che ci sia un "fondo fiduciario" con i soldi per pagarli; ma non esiste niente di tutto ciò, né risparmi, né soldi da nessuna parte. Chi pagherà quindi? Beh, nessuno e tutti. Politicamente, welfare e pensioni devono essere pagati, ma finanziariamente non possono essere pagati, non senza qualche illusione del sistema bancario centrale (che renderà i pagamenti molto meno preziosi).

E no, il sistema non può essere "riformato" e "salvato". Politicamente, i diritti sono inamovibili; matematicamente sono impagabili.

Risultato: uno scontro frontale con un muro di mattoni.

 

UNA PRECISAZIONE

Prima di proseguire con il tema dell'articolo, vorrei un momento offrire una spiegazione più ampia dell'ultimo grafico riportato sopra. La maggior parte della ripresa nei posti di lavoro nel 2008 era fondamentalmente nel part-time ed i pochi redditi da capofamiglia erano concentrati nelle aziende che più hanno avuto accesso al credito facile. Da un lato questo ha spinto i giovani e neolaureati verso settori lavorativi precari per cercare, tra le altre cose, di ripagare un debito studentesco soverchiante, oltre a cercare di vivere. Ciò li ha anche costretti a continuare, o tornare, a vivere coi genitori, incapaci di costruirsi una famiglia e soprattutto di accedere alla prima casa. Dall'altro lato coloro che hanno beneficiato di redditi da capofamiglia l'hanno fatto a scapito del resto della società, concentrando i loro sforzi in società e produttività con scarso o nullo apporto alla prosperità generale. Infatti la maggior parte di queste società ha preferito gozzovigliare con l'ingegneria finanziaria per mostrare una pseudo-crescita, piuttosto che investire in settori come la R&S. Non solo, ma diretta conseguenza di questo azzardo morale è la pervasività delle cosiddette aziende zombi (penultimo grafico qui sopra), incapaci di restare in piedi senza sostegno del credito facile e la cui redditività dipende dalla possibilità di accendere prestiti per ripagare quelli precedenti.

Dapprima lo stato distrugge il capitalismo, poi lo sostituisce con una versione clientelare. Tutti sono alterati da una nuova realtà, soprattutto quando essa viene distorta da tassi d'interesse bassissimi. Un esempio a tal proposito è quello di Alitalia, dolina economica che non fa altro che consumare risorse economiche. E ora, a corto di capitale proprio, continua a guardare allo stato per un salvataggio, utilizzando come scudo i suoi dipendenti se non arrivano i soldi. Ma perché i contribuenti dovrebbero pagare per più dipendenti di quanti ne ha bisogno l'industria?

Se si paga qualcuno per fare qualcosa senza valore reale, ad esempio, gestire un programma di povertà, fare una guerra, fornire servizi di pubbliche relazioni ad un politico, partecipare a un simposio sul cambiamento climatico, distribuire prestiti per salvare settori "critici", inutile dirlo ma potreste ritrovarvi a buttare via i soldi. E sebbene il denaro fiat sia sostanzialmente merce contraffatta, può essere usato per comprare cose. Nel contesto attuale, il denaro è solo la misura di ciò che state perdendo. La vera perdita è il tempo, il cibo, il carburante, i parcheggi, i macchinari e tutte le altre cose che vengono consumate dalle doline economiche. Sono reali e non potranno mai essere recuperate. Il tempo passa e non torna indietro.

Supponiamo che un lavoratore X lavori per il Ministero dello sviluppo economico, o per un'azienda come Uber che perde denaro anno dopo anno. Va in macchina al lavoro, parcheggia, si siede ad una scrivania, usa l'elettricità, pranza, partecipa ad una riunione e infine ritorna a casa. Tutto ciò che fa, tutto ciò che tocca, tutte le persone con cui parla, tutto ciò rende il mondo un posto più povero. Il denaro ci dice solo "quanto".

Come misura di "stimolo", questa è una frode totale. Tutto ciò che realmente stimolerà sarà le attività degli speculatori finanziari e l'inflazione dei prezzi. Ma il denaro fasullo, consegnato sotto falsi pretesti, può dare agli elettori un falso senso di prosperità. E poi gli economisti guarderanno alla spesa che inevitabilmente ne seguirà e diranno: "Wow... che ripresa!" Ma se davvero poteste "stimolare" la crescita facendo cadere i soldi dagli elicotteri, i cieli ne sarebbero pieni.

 

SULLA STESSA BARCA

E non commettete l'errore di pensare che questa situazione sia esclusiva agli Stati Uniti. L'Europa versa in condizioni peggiori, visto che le aziende zombi europee si stanno moltiplicando come non mai. In Germania, una delle poche economie europee che ha resistito abbastanza bene alla crisi sanitaria, si stima che circa 550.000 aziende (circa un sesto del totale) sono già classificate come "zombi", secondo una ricerca dell'agenzia di credito Creditreform. Stessa storia anche in Svizzera.

Giusto per ripeterlo, le aziende zombi sono società con una leva finanziaria eccessiva e ad alto rischio con un modello di business che non è neanche lontanamente autosufficiente, poiché devono raccogliere costantemente denaro fresco da nuovi creditori per pagare quelli precedenti. Secondo la definizione della Banca dei regolamenti internazionali, non sono in grado di coprire i costi del servizio del debito con il loro EBIT (guadagni al netto degli interessi e delle tasse) per un periodo prolungato. Il numero di società zombi è aumentato in tutta Europa e nell'intera Anglosfera a causa di due fattori principali:

  • Le politiche del credito facile delle banche centrali, che hanno portato i tassi d'interesse a livelli così bassi che anche le aziende praticamente insolventi sono state in grado di continuare ad emettere debito. Anche molte grandi aziende di zombi sono state salvate, in alcuni casi più di una volta. Il gigante spagnolo dell'energia verde, Abengoa, è stato salvato tre volte negli ultimi cinque anni.
  • La tendenza delle banche scarsamente capitalizzate a rinnovare o ristrutturare continuamente i crediti inesigibili. Ciò è particolarmente diffuso in parti dell'Eurozona dove le banche sono particolarmente deboli, come l'Italia.

Una recente relazione della Bank of America dimostra come il Regno Unito sia la patria di circa un terzo di tutte le società zombi in Europa. Sono il 20% di tutte le aziende nel Regno Unito, in aumento di quattro punti percentuali da marzo, secondo un nuovo documento di Onward. Nei settori più colpiti (servizi di ristorazione, intrattenimento e ricreazione, oltre a musei, settore dell'arte e immobiliare) la percentuale di imprese zombi è aumentata rispettivamente di 9 e 11 punti percentuali, al 23% e al 26%.

Il numero di aziende zombi è aumentato vertiginosamente in quanto le aziende hanno assunto enormi volumi di nuovi debiti solo per resistere alla crisi sanitaria e, in molti casi, generando molte meno entrate. In tutto il mondo le società non investment grade hanno emesso $322 miliardi nei primi otto mesi di quest'anno, più che nell'intero 2019, secondo i dati della BRI. Nel frattempo le aziende che erano già zombi, invece di andare in bancarotta e vedere i loro debiti ristrutturati, sono state salvate dal governo e/o dalla banca centrale.

Poi ci sono anche le società più piccole, le quali hanno anch'esse assunto più prestiti bancari, in gran parte o completamente garantiti dallo stato. Molte aziende, in particolare nei settori più colpiti dalla crisi, hanno ricavi inferiori e flussi di cassa più deboli. Di conseguenza il denaro preso in prestito si esaurisce rapidamente ma il debito rimane. Se non erano zombi prima della pandemia, lo diventeranno presto. Ci sono molte ragioni per cui riempire l'economia con un numero sempre maggiore di aziende zombi non è una buona idea. Tanto per cominciare, le aziende zombi sono meno produttive ed escludono gli investimenti in aziende più produttive. La BRI ha sottolineato che ogni aumento di un punto percentuale nella prevalenza delle imprese zombi significa 0,25 punti percentuali in meno nella crescita dell'occupazione e un calo del 17% nel tasso d'investimento di capitale.

Consentire alle aziende zombi di proliferare al fine di proteggere le banche dalle conseguenze delle loro cattive pratiche di prestito e gli investitori dalle conseguenze delle loro cattive scelte d'investimento non si limita solo a premiare, e per estensione incentivare, cattive azioni e decisioni; aggrava problemi già esistenti e ne crea di nuovi.

Su queste pagine, ormai, è stato ripetuto fino alla nausea come il problema sia sempre stato dal lato dell'offerta e dalla disconnessione della struttura del capitale dalle preferenze temporali degli attori di mercati a causa della manipolazione dei tassi d'interesse a stampo banche centrali. Quindi aspettarsi che politiche dal lato della domanda aiutino a stabilizzare o, miracolo dei miracoli, risolvere tutti i problemi economici finora accumulati, è da pazzi. E questo discorso è particolarmente applicabile all'Italia dove si aspetta il Recovery fund come la panacea di tutti i mali. Pochissimi avvertono dell'enorme rischio di investimenti errati e debito eccessivo che potrebbe derivare da questo denaro a pioggia e dal massiccio disavanzo di spesa derivante dall'Eurozona. Su quali basi? Non solo teoriche visto che abbiamo l'evidenza empirica del Piano per la crescita e l'occupazione del 2009, il piano Juncker e l'enorme aumento della spesa in deficit tra il 2009 e il 2011 tra molte nazioni europee.

L'Italia ha mantenuto un livello di spesa in deficit e spesa pubblica che ha fatto schizzare alle stelle il debito pubblico, perché i governi si abituano a spendere di più in tempi di boom e ancora di più in periodi di recessione. Ora ci si aspetta magicamente dal governo italiano un livello di disciplina e prudenza fiscale che solo Germania e Olanda hanno implementato finora. Come vediamo dai grafici qui sotto, dove spesa, debito e deficit salgono senza controllo, l'idea che il governo italiano spenderà i soldi in modo saggio e produttivo non è solo un pio desiderio, ma è negato dall'evidenza del passato.

Debito pubblico italiano

Spesa pubblica italiana totale

L'onere del debito creato dalle politiche fiscali in tempi di recessione non solo rimane e cresce, ma porta successivamente all'aumento delle tasse per "ridurre il deficit", cosa che a sua volta ostacola la crescita e la creazione di posti di lavoro. L'Italia soffre già di un cuneo fiscale non competitivo e la spesa in deficit improduttiva seguita da tasse sugli investimenti e sulla creazione di posti di lavoro è diventata la triste normalità. La crescita dell'Italia non è stata più lenta e con una disoccupazione più alta rispetto al resto della zona Euro a causa della sfortuna o del caso, ma a causa del costante allontanamento della ricchezza e della capacità produttiva da parte dello stato.

Pressione fiscale totale italiana

Deficit di bilancio italiano

Anche i più tonti, dopo anni di stimoli, dovrebbero aver capito che gli stati non “favoriscono la crescita sostenibile e aumentano la competitività a lungo termine”. I commentatori mainstream non vedono, o fingono di non vedere, la connessione tra la bassa produttività e il ruolo crescente della spesa pubblica e della politica monetaria: incentivano la bassa produttività tramite tassi negativi e intervento pubblico. Gli investimenti pubblici non possono aumentare la crescita e la competitività tanto da coprire l'enorme fardello del debito, perché lo stato non ha incentivo alcuno ad essere produttivo e generare investimenti sostenibili. L'incentivo ad investire male e perpetuare la sovraccapacità è enorme, perché lo stato non subisce le conseguenze degli investimenti improduttivi, come invece accade per contribuenti ed imprenditori.

L'impossibilità di un calcolo economico in accordo coi segnali di mercato da parte dello stato ci mostra che, in tempi di debolezza, i pianificatori centrali non dovrebbero decidere di soppiantare il settore privato. Lo stato non ha affatto informazioni migliori o superiori del settore privato e ha invece tutti gli incentivi ad investire male e spendere in eccesso, perché la BCE continua a sostenere il governo italiano, ad esempio, acquistando obbligazioni sovrane e tagliando i tassi. L'evidenza dell'aumento del debito, della scarsa produttività e della disoccupazione più elevata rispetto ai suoi pari della zona Euro dovrebbe essere un segnale di avvertimento sufficiente.

Il che porta a porci una domanda: se tutti gli "investimenti" sbandierati dal governo italiano sulla scia del Recovery fund sono redditizi, produttivi e promuoveranno la crescita e l'occupazione a lungo termine, perché nessuno di essi è stato attuato nel periodo 2014-2019 nonostante tassi infimi, alta liquidità e il piano Juncker? Perché la stragrande maggioranza di ciò che la maggior parte dei Paesi della zona Euro, inclusa l'Italia, metterà nel piano di ripresa non sono progetti produttivi, redditizi o orientati alla crescita economica.

Non dimentichiamoci, infatti, che L'Italia ha fatto affidamento sulla politica monetaria per mascherare i suoi problemi strutturali e che la politica monetaria è passata dall'essere uno strumento per guadagnare tempo ad uno strumento per evitare le riforme strutturali. Il bilancio della BCE è ora al 57% del PIL europeo e da anni imperversano i tassi negativi: il risultato è stato una crescita deludente nei periodi positivi ed una crisi mordace nei periodi difficili. Il ruolo crescente dello stato nell'economia non è una coincidenza, è una delle principali cause della debolezza della zona Euro nel suo insieme, soprattutto quando sono arrivati a consumare più del 40% del PIL annuo. La politica monetaria non convenzionale non è stata implementata affinché gli stati europei spendessero poco, ma affinché spendessero di più grazie alle distorsioni del QE visto che non esiste più un mercato obbligazionario per i titoli di stato. La BCE si ritroverà a dover camuffare ancora di più l'insolvenza dell'Italia, e dell'Europa in generale, quando il virus C smetterà di essere una scusa.


DISCONNESSIONE

Il vero perdente in questo contesto è solo uno: Main Street, dal quale vengono estratte progressivamente tutte quelle risorse necessarie a far andare avanti il baraccone statale. Questo decadimento è stato mascherato dall'iper-finanziarizzazione e dalla spesa alimentata dal debito da parte dei consumatori che si sono abituati a colmare il divario crescente tra il loro reddito (stagnante) ed i costi del loro stile di vita (in aumento), mentre inseguivano il proverbiale 1% che invece ha tratto vantaggio dalla finanziarizzazione. Non lo ripeterò mai abbastanza: il debito crea l'illusione della ricchezza, ma ad un costo, ovvero, non si finirà mai di pagarlo mentre reddito e profitti possono benissimo scivolare fino a zero.

Veniamo ora alla dinamica chiave di questa era: la psicosi socioeconomica, poiché la maggior parte delle persone non è in grado di dare un senso ai messaggi contraddittori forniti dallo status quo. Il risultato successivo è la follia, poiché ogni tentativo di conciliare i messaggi contraddittori si allontana dalla realtà. L'implacabile ascesa di Wall Street è costantemente presentata come "prova" che lo status quo sta "creando ricchezza". È impossibile conciliare questa affermazione con il decadimento e il collasso visibili a Main Street, e così le persone si scagliano contro qualunque cosa possano identificare come la causa prossima della loro sofferenza e delle loro scarse prospettive.

Ponetevi queste domande: che tipo di sistema avremmo se la stragrande maggioranza delle migliaia di miliardi creati dal nulla dalle banche centrali andasse a grandi speculatori e grandi società? Che tipo di sistema avremmo se queste figure utilizzassero parte di questo denaro fasullo per acquistare influenza politica? Che tipo di sistema avremmo se questa gente continua ad avere accesso privilegiato al denaro fasullo con cui finanziano giochi finanziari e che non generano beni o servizi utili, nessun lavoro e nessuna produttività? Che tipo di sistema avremmo se la bolla del mercato azionario venisse pubblicizzata come "prova" che il sistema sta andando alla grande e la ricchezza sta traboccando senza limiti grazie alla stampante monetaria?

La risposta è un sistema è folle e condannato a perire sotto le sue contraddizioni interne. Le banche centrali possono creare denaro fiat dal nulla e consegnarlo ai privilegiati, ma non possono creare posti di lavoro, petrolio, strumenti, garanzie collaterali o produttività dal nulla. L'abisso tra l'illusione del sistema bancario centrale di una ricchezza fantasma per Wall Street e il crollo di Main Street è senza fondo, e la nostra discesa sta accelerando.

Circa 50 anni fa i costi per le cose essenziali erano bassi e gli oneri normativi per le piccole imprese erano modesti. Ora i costi e gli oneri normativi sono saliti a livelli schiaccianti. Questo gioca perfettamente a vantaggio delle burocrazie, che hanno il monopolio del potere di aumentare tasse, sanzioni, ecc., e dei clientelisti, la cui spinta principale è eliminare qualsiasi concorrenza. Le persone comuni si sentono ignorate perché vengono ignorate. Le persone comuni si sentono intrappolate perché sono intrappolate. Le persone comuni si sentono impoverite perché vengono impoverite. La gente si arrabbia con l'establishment perché ha scoperto (inconsciamente) l'inganno della democrazia. Possiamo essere onesti per un momento ed ammettere che il nostro è un sistema in cui vengono favoriti coloro che sono più ammanicati e persone farsi beffe delle regole scritte? Non è ovvio che abbiamo bisogno di un sistema alternativo che non sia gestito a beneficio dell'establishment e dei clientelisti?

Ovviamente dovrebbe essere volontario: nessuno sarebbe costretto a parteciparvi. In secondo luogo dovrebbe essere decentralizzato, il che significa l'assenza di un organo dirigente che possa essere corrotto. Inoltre le operazioni in tal sistema dovrebbero essere automatizzate, in modo che i pregiudizi umani avrebbero poche opportunità di ritagliarsi privilegi non guadagnati. Questi sono punti basilari, ma che ci indirizzano verso qualcosa che già esiste: Bitcoin. Infatti esso è un esempio del mondo reale di un sistema volontario, decentralizzato e automatizzato. Non c'è nessuno al vertice che possa essere corrotta ed è distribuito. Non solo, ma oltre il layer 1 dove esiste solo il mezzo di scambio, ce ne possono essere altri visto che Bitcoin si prefigge d'essere soprattutto una piattaforma di sviluppo.

Perché tolleriamo un sistema così corrotto, antidemocratico e sfruttatore? Perché non abbiamo altra scelta? No, ce l'abbiamo una scelta ma bisogna prenderla. Se non siamo disposti ad apportare modifiche sistematiche alla nostra vita, allora siamo veramente intrappolati; non da altri (chiunque possano essere) ma dalla nostra stessa riluttanza ad accettare che il cambiamento di paradigma è ora necessario se vogliamo avere un futuro che sia vantaggioso per tutti.


CONCLUSIONE

La spiralizzazione negativa della situazione economica e l'attuale caos altro non sono che quel fenomeno drastico a lungo descritto su queste pagine. La nazione in Europa che più necessita di "controllo" è l'Italia, a causa del suo retaggio sconsiderato in ambito fiscale. Le bombe ad orologeria finanziaria si trovano perlopiù nel nostro Paese rispetto al resto della zona Euro e, nonostante l'aiuto della BCE negli ultimi 10 anni, il loro ticchettio s'è fatto più rumoroso. Il seguente grafico riassume egregiamente come l'intervento centrale da parte del sistema bancario centrale non fa altro che incentivare un azzardo morale vorace e progressivo.

Poi c'è lo Zio Sam, in debito per $27.000 miliardi che non può ripagare. Gli USA nel loro insieme, compreso il settore privato, sono in debito per $80.000 miliardi che non può ripagare. E il governo USA ha promesso ai 76 milioni di pensionati e altri percettori di servizi previdenziali $210.000 miliardi in "diritti" non finanziati... e nemmeno questi possono essere pagati. Piuttosto che tagliare le spese, questi debiti impagabili sono stati "coperti" stampando denaro, una scelta che porta sempre a bancarotte, povertà, depressione e inflazione, nonché caos sociale e politico.

La stampa di denaro viene promossa come una misura di “stimolo”, ma nella lunga e triste storia delle economie gestite dallo stato non c'è traccia di una che sia stata effettivamente migliorata dal denaro fasullo. "Distorsione" sarebbe una parola migliore. Ci sono tante cose che si possono stimolare, ma le economie no: sono reti, ragnatele, complesse ed intricate. Fate vibrare un'estremità e piegherete l'intera rete. Si possono stimolare i risparmiatori lasciando salire i tassi d'interesse (cosa che fece Paul Volcker nel 1980), oppure si possono stimolare i mutuatari (cosa che ha fatto la Federal Reserve soprattutto negli ultimi 20 anni abbassando ferocemente i tassi d'interesse). Ma se si stimolano i risparmiatori, i mutuatari resteranno a bocca asciutta e viceversa. Quello che non si può fare è stimolare entrambi allo stesso tempo.

È impossibile dare un vantaggio ad un gruppo (più denaro, tassi d'interesse più bassi, prezzi delle azioni più alti) senza dare uno svantaggio ad un altro gruppo. I prezzi più alti possono essere ottimi per chi vende, ma per chi compra? Tassi d'interesse più elevati possono essere ottimi per chi risparmia, ma per quanto riguarda il mutuatario?

Per farla breve, il denaro fasullo distorce le cose, non può migliorarle. E più i banchieri centrali fingono di stimolare l'economia con la stampante monetaria, più generano caos. Le distorsioni riducono l'efficienza, gli investimenti reali e la ricchezza; e al loro posto introducono crescita lenta, fanno sì che le persone commettano errori e le fa sentire derubate.

E poi, più si distorce l'economia, più bisogna distorcerla, o l'intero processo esploderà in faccia a chi è talmente presuntuoso da credere di avere in tasca tutta la conoscenza di questo mondo.