lunedì 2 ottobre 2023

Si avvicina la resa dei conti per il mercato obbligazionario

 

 

di Tom Luongo

La stampa finanziaria generalista mi chiede abbastanza regolarmente la mia opinione su ciò che sta accadendo. Non sempre vengo pubblicato, né rispondo a tutti; è dura avere a che fare con queste cose, quindi non gli attribuisco nessuna malizia. Alcune storie diventano semplicemente stantie. L'altro giorno mi è stato chiesto di parlare di due argomenti: l'eventuale fine degli aiuti all'Ucraina e la riunione del FOMC più recente. Ho scritto i miei commenti e li ho inviati.

Anche se non sono stati pubblicati, questi due problemi sono inestricabilmente legati in modi che vanno oltre l'ovvio: il denaro.

Le dispute sul bilancio e la politica monetaria non riguardano solo il denaro, però. Il modo in cui esso circola è l’essenza del processo politico.

Sulla potenziale fine degli aiuti da parte del governo americano, ho scritto:

Anche se ho una visione molto negativa riguardo alla maggior parte dei democratici e dell’amministrazione Biden in particolare, non riservo (quasi) alcuna fiducia nemmeno nei repubblicani. La spinta per una fine degli aiuti viene dalla cosiddetta ala Liberty Caucus del GOP guidata dal deputato Matt Gaetz (R-FL). La questione non è se la fine degli aiuti impatterà sull’Ucraina, ma se tutto questo discorso sia solo un posizionamento pre-primarie a fini di raccolta fondi.

Spero che non sia così, ma considerando il track record dei “buoni” repubblicani e la loro capacità di avere la meglio strategicamente sull'establishment repubblicano, penso che la mia speranza sia fugace. Il portavoce Kevin McCarthy ha dato ai democratici quello che volevano per ottenere la carica e poi, a giugno, per porre fine alla situazione di stallo sull'innalzamento del tetto del debito.

Quindi se c'è un accordo da raggiungere in cui McCarthy può neutralizzare Gaetz et al. lo stringerà, giocando nel frattempo per far sembrare che stia prendendo sul serio i tagli alla spesa.

Per amor di discussione, se Gaetz riuscirà a sfidare McCarthy e a forzare effettivamente il cambiamento, significherà che il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina si esaurirà temporaneamente. Biden dovrà aggirare il problema attraverso i budget e gli stanziamenti esistenti. Ciò implicherebbe anche che il terreno si sta muovendo sotto i piedi di McCarthy e che sta perdendo il controllo sull’agenda della cricca di Davos a Capitol Hill.

Questo è il motivo per cui il partito repubblicano e i media stanno incessantemente amplificando le opinioni di neoconservatori come Nikki Haley e Mike Pence in veste di sfidanti di Donald Trump. Stanno organizzando un’altra elezione fasulla, ma se Wall Street e il MIC non vogliono più una guerra contro la Russia, e preferiscono proteggere la “sacralità” dei loro giocattoli, allora l’Ucraina si trasformerà in un albatross per i democratici all’inizio del 2024.

Questa visione negativa di McCarthy e della sua disponibilità a corteggiare i davosiani democratici affinché venga mantenuto in vigore lo status quo politico è stata confermata dal seguente articolo su Zerohedge.

Politico ha riferito di colloqui segreti e urgenti tra i due partiti: “Piccoli gruppi di democratici centristi stanno tenendo colloqui segreti con molti degli stretti alleati repubblicani di McCarthy su un accordo disperato per finanziare il governo federale, è questo quanto riferiscono più di una mezza dozzina di persone con familiarità con tali discussioni”.

La Camera ha votato 212-216 contro lo spostamento del disegno di legge sul finanziamento alla votazione finale: Axios

Venerdì scorso il truffatore ucraino Volodymyr Zelensky ha lasciato Washington quasi a mani vuote, con soli $384 milioni contro i $24 miliardi che stava cercando. A questo punto, data la situazione sul campo in Ucraina, un tale ammontare di denaro gettato in quel pozzo nero non è destinato a prolungare davvero la guerra.

Deve servire a uno scopo diverso. Naturalmente quando si parla della cricca di Davos si tratta di mantenere la spesa americana ben al di sopra delle proprie possibilità e accelerare la fine del Paese. Altri $24 miliardi rappresentano un salasso per l'economia privata che non possiamo permetterci, soprattutto con tassi di risparmio reali negativi, come spiegato in questo eccellente discorso tra Danielle Dimartino Booth e Lacey Hunt su Hedgeye.

Ma quella somma di denaro dev'essere raccolta anche sui mercati obbligazionari e attraverso il sistema fiscale. Qui negli Stati Uniti, dal punto di vista economico, stiamo già camminando sul filo del rasoio a livello economico. Non c'è speranza da parte di nessun altro, quindi i dottrinari keynesiani hanno raggiunto il limite della loro cassetta degli attrezzi.

Non c’è spazio per fare altro che tagliare la spesa, ma questa è l’ultima cosa che chiunque a Capitol Hill voglia fare. Tutti quelli che avete visto scattare una foto con “lo sciattone” Zelensky sono coloro intimamente connessi ai soldi delle tasse che fluiscono nelle loro tasche e in quelle dei loro benefattori nel MIC, nel settore del private equity, ecc.

Sono i tafani come Gaetz che sono disposti a denunciarla questa situazione, ma ancora una volta, se non hanno potere però, allora l'intera faccenda è solo una facciata per un altro obbiettivo: raccolta fondi pre-primarie.

I $384 milioni sono soldi simbolici; non serviranno a nulla per arginare l’emorragia in Ucraina. Ovunque ci sono segnali che il Progetto Ucraina stia finendo e tutto ciò che resta ora è spremere le ultime gocce di sangue dalla rapa rappresentata dai contribuenti statunitensi.


Andare per la propria strada

Questo mi porta ai miei commenti post-FOMC su Jerome Powell e sulla reazione dei mercati nei suoi confronti.

Ho scritto molto a riguardo, quindi dividerò i commenti in parti e inserirò alcuni dettagli man mano che procedo.

Powell ha fatto esattamente quello che mi aspettavo che facesse: non ha rialzato i tassi e non l'ha fatto perché non era necessario. Gli annunciati tagli alla produzione petrolifera da parte di Russia e Arabia Saudita hanno creato un grande rally dei prezzi del petrolio, cosa che ci assicura che ci sarà un altro ciclo di inflazione in Occidente fuori dal controllo della FED.

Quindi l’OPEC+ ha fatto il lavoro di Powell al posto suo. L’inflazione tornerà a sostenere la sua posizione “più rialzi più a lungo”. Il dot plot dei membri del FOMC è stato costretto a far fronte a questa realtà, scioccando i trader obbligazionari per il loro compiacimento. Solo un gruppo selezionato di commentatori e io stesso credevamo che Powell potesse arrivare fino al 2024 e possibilmente oltre con tassi superiori al 5%.

Ora i mercati obbligazionari ci credono. Ciò significa un’ulteriore normalizzazione della curva dei rendimenti, esercitando un’enorme pressione sulla BCE e sulle altre banche centrali estere che sperano in una tregua sulla scia del calo dell’inflazione complessiva.

Powell ha trascorso tutto il suo tempo nella conferenza stampa attenendosi al suo mantra del "Doppio Mandato", usandolo per nascondersi dietro ciò che sta realmente facendo: riportare il controllo sulla politica monetaria statunitense nelle mani della Federal Reserve. Le domande poste dalla maggior parte dei media allineati alla cricca di DavosNY Times, WaPo, Financial Times – sono state poste da millennial ancora attaccati al morente modello keynesiano che rialzare i tassi in una recessione è sbagliato. Credevano di mettere nel sacco Powell, il quale invece continuava a ripetere che il FOMC osserverà i dati, che sanno di essere in ritardo e cercherà di non prolungare troppo la stretta monetaria.

La curva dei rendimenti statunitense invertita è ciò che emerge in questo momento, ma si sta normalizzando, anche se lentamente. Janet Yellen dal Ministero del Tesoro statunitense, Christine Lagarde dalla BCE, Bailey dalla Banca d'Inghilterra e Joachim Nagel alla Bundesbank la combattono in ogni momento.

Poiché Powell era solo, i bond vigilantes non erano pienamente convinti della sua forza d'animo. Credo che lo siano adesso e lo confermano i movimenti dei rendimenti nella fascia da sei mesi a due anni.

La risposta recessiva all'atteggiamento di Powell ha visto il Brent correggere sotto i $93 al barile. Eppure, questa settimana, insieme all’oro, ha registrato un rally verso la chiusura.

Se si tratta di una candela "profit taking" nel Brent, allora “Bruxelles abbiamo un problema!”.

A causa dei movimenti del petrolio, del rialzo dei tassi da parte di Christine Lagarde dettati dal panico e dei dati sull’occupazione, Powell sapeva che avrebbe potuto trascorrere l’intera conferenza stampa attenendosi al suo mantra di servire il duplice mandato della FED (“piena occupazione e prezzi stabili”). Nel linguaggio della FED “prezzi stabili” equivale a un obiettivo d'inflazione del 2%.

Powell sa che non può davvero influenzare i prezzi del petrolio con strumenti dal lato della domanda. Lo ha detto direttamente in conferenza stampa. Quindi, per questo motivo e per il fatto che l’economia americana è in una forma migliore di quanto lui stesso si aspettasse a questo punto, resta aperto a ulteriori rialzi dei tassi per frenare la domanda di credito e forzare una riorganizzazione interna del capitale dalla classe finanziaria a quella industriale.

Infatti continuava a dire ai ragazzi del private equity “2 and 20 carry interest” che non ci sono dollari a buon mercato per loro. Li volete? Andate a trovare progetti che valgano il 6% di rendimento.

Altrimenti il denaro tornerà a Main St. attraverso il reinvestimento in risparmi a tassi più elevati per aumentare il loro potere d’acquisto.


La Yellen in modalità ritardata totale

Poiché Powell sta incoraggiando il risparmio e la domanda di titoli del Tesoro a breve termine, sta sostenendo la sua linea di politica “tassi più alti più a lungo”. Dalla risoluzione del tetto del debito di giugno, la curva dei rendimenti statunitensi si è normalizzata. Il segmento lungo è rimasto soppresso, ma le inversioni si stanno restringendo.

Ciò che sta facendo è costringere i suoi avversari a mosse ancora più dettate dal panico. E proprio come previsto, Bloomberg ha fatto uscire il gatto dal sacco venerdì mattina:

Qui la Yellen ha annunciato che sta avviando un nuovo ciclo di controllo della curva dei rendimenti. E non li riacquisterà alla pari, sarà per fornire liquidità ed evitare che il mercato rimanga senza offerta.

Dall'articolo di Bloomberg:

Il Dipartimento intende essere più “sensibile al prezzo” in quanto sceglierà le offerte di riacquisto da accettare – e quindi potrebbe finire per acquistare “materialmente” meno del massimo, ha detto.

“I riacquisti possono contribuire a migliorare la liquidità nel mercato dei titoli del Tesoro fornendo un'opportunità regolare di rivendere al Tesoro USA stesso quei titoli off-the-run lungo la curva dei rendimenti”, ha affermato. “Ciò dovrebbe migliorare la volontà degli investitori e degli intermediari di negoziare e fornire liquidità in questo mercato, a parità di altre condizioni, sapendo che esiste un potenziale sbocco per vendere alcune delle loro partecipazioni off-the-run”.

Tutto ciò fa emergere la seguente domanda: con quali soldi la Yellen interverrà nel mercato obbligazionario? Beh, certo, con i soldi che raccoglierà quest'autunno per coprire l'enorme deficit di bilancio, ma solo se ci saranno alcune concessioni a Gaetz sulla spesa.

Riacquisterà titoli del Tesoro USA sommersi con tagli del 40-50% affinché possa emettere nuove obbligazioni con rendimenti più elevati di quelli che sta acquistando.

Ma cosa sta realmente facendo la Yellen?

Beh, gente, si chiama Controllo della curva di rendimenti.

Qui lo spiega il mio amico Vince Lanci:

Sta riacquistando a poco prezzo, il che ha senso, ma lo sta facendo per vendere obbligazioni che il mercato si aspetta vadano a prezzi ancora più bassi (rendimenti più alti). Se il mercato non si aspettasse questo esito, non avrebbe scaricato le sue schifezze a 2-3 punti in meno (presumibilmente un'offerta troppo cara per la Yellen) rispetto a quanto avrebbe acquistato i nuovi titoli del Tesoro USA a cedole più alte.

Passeranno dal pagamento di una cedola dell'1-2% a una del 4-5% per 10 anni.

Tutto ciò che sta realmente facendo è annunciare che vuole "gestire" il rialzo del segmento a lungo termine della curva dei rendimenti. Non acquisterà obbligazioni a breve scadenza; sono già state ri-emesse a tassi più alti.

No, come sempre si tratta dei segmenti 7, 10, 20 e 30 anni che sono profondamente sommersi, dove le inversioni della curva dei rendimenti sono le peggiori.

Ed è per questo che il dot plot più recente ha spaventato così tanto i mercati: Powell ha convinto anche le colombe pro-Obama/cricca di Davos messe sul tabellone da gioco per mettergli i bastoni tra le ruote che nel 2024 andrà più in alto di quanto i mercati si aspettassero.

Quanto ritenete che sarà efficace (o, soprattutto, costoso) il tentativo di Controllo della curva dei rendimenti da parte della Yellen questo autunno?

Questo mi riporta all'inizio di questo articolo e alla battaglia Gaetz contro McCarthy sulla spesa pubblica.

Il principale ostacolo [di Powell] a questa [normalizzazione della politica monetaria] è la spesa pubblica in deficit. Nulla è cambiato su questo fronte. Biden e il resto dei vandali a Washington che hanno i propri interessi e/o gli interessi della cricca di Davos di distruggere gli Stati Uniti attraverso imbrogli fiscali e giuridici, sono impegnati ad aumentare il conto il più possibile.

Gran parte del partito repubblicano è complice di questo piano ed è quello che tizi come Matt Gaetz stanno cercando di fermare.

So che sembra un sogno irrealizzabile che smettano di spendere a Washington. So anche che sembra inutile parlare di queste cose, perché nulla sembra cambiare mai. Ma qualcosa alla fin fine sta cambiando per davvero, lentamente. Questo è un problema di inerzia più che un problema di intenzioni.

Perché pensate che la Banca d’Inghilterra abbia mantenuto i tassi dov'erano e abbia lasciato che la sterlina venisse schiacciata la scorsa settimana? Perché pensate che gli svizzeri abbiano fatto la stessa cosa? Perché pensate che McCarthy stia lasciando che le cose vengano di nuovo risolte all’ultimo minuto a causa del temuto “blocco del governo federale”?

Tutto questo serve a spaventare i mercati dei capitali, a continuare a far andare avanti l'illusione che la Cina stia crollando insieme agli Stati Uniti ma che in qualche modo l'Europa si salverà nonostante il petrolio sia a $94 al barile. McCarthy e i democratici vogliono raggiungere un accordo per neutralizzare Gaetz, tagliarlo fuori e concludere l’accordo prima dell’inizio del quarto trimestre. Questa è MOPE – Management of Perspective Economics – sotto steroidi.

Ma ciò alimenterebbe anche la percezione che Washington sia alla frutta e costringerebbe i tassi a salire. D’altro canto potrebbero lanciare un osso a Gaetz, abbandonare una volta per tutte la cricca di Davos, provocare una rivolta politica e iniziare a fare pulizia.

In entrambi i casi il rendimento dei titoli a lungo termine salirà. Nel peggiore dei casi, il governo federale risucchierà tutto il denaro dall’economia, il capitale cercherà di fuggire, Powell manterrà la linea e il rischio di default arriverà alle stelle.

In quest’ultimo caso più denaro finirà per fluire nell’economia privata, stabilizzando sia il mercato del lavoro che quello del credito, aumentando anche le prospettive di un atterraggio morbido, e gli investitori smetteranno di avere paura di una svolta da parte della FED.

Se fossi nell’establishment repubblicano, penso che l’opzione n°2 sia buona in vista della stagione elettorale.

Powell non riceverà alcun aiuto dagli economisti dello staff della FED o dalla maggior parte dei membri del FOMC o del Consiglio dei Governatori. Sono tutti keynesiani dottrinari o traditori. Questo aiuto dovrà arrivare dai mercati.

Dovrà arrivare dai bond vigilantes che devono tornare ora e scoprire il bluff di tutti: McCarthy, la Yellen, la Lagarde e Udea (BoJ). E se alla fine arrivassero al quarto trimestre perché non ci sono più mercati emergenti da punire che valga la pena punire, allora a chi dovrebbero guardare?

Ciao, ciao Chrissy!

[Powell] ha fatto il duro lavoro quest'estate. Rialzando i tassi d'interesse a luglio, si è lasciato l'opzionalità a settembre. Era chiaro che si aspettava un ulteriore aumento quest’anno ed è ancora aperto a un altro nel primo trimestre del 2024.

Il rallentamento dei rialzi dei tassi in questo caso dà alle banche un po’ più di tempo per risanare i loro bilanci e costringerle a liberarsi dei prestiti immobiliari sommersi. Powell continua a schiacciare il private equity.

Sta anche costringendo il Congresso ad affrontare la situazione relativa alle sue spese eclatanti. Il segreto più sporco di Washington è che potremmo tagliare il bilancio tra il 25% e il 40%, riducendo gli sprechi, le frodi e, francamente, il welfare per i burocrati inutili e nessuno vedrebbe un calo della funzionalità e dell’efficienza.

Lo sanno tutti. Powell non può dire nulla di tutto ciò, ma è esattamente ciò a cui mira.

L’aumento dei prezzi dell’energia, ormai un fenomeno che dura da 3 mesi, dovrebbe produrre un aumento dell’inflazione questo autunno, dando a Powell la copertura di cui ha bisogno per stringere le viti sui mercati offshore del dollaro e dare ai depositanti ancora più incentivi a ripagare il debito, risparmiare a tassi più alti e costringere il Congresso ad affrontare la sua mancanza di riflessione allo specchio.

Stiamo fissando il buco nero e stiamo per attraversare l'orizzonte degli eventi per entrare in un periodo, nella migliore delle ipotesi, di stagflazione e, nella peggiore delle ipotesi, di vera e propria deflazione. Qualunque cosa accada, non sarà iperinflazione. L’USDX è molto chiaro su questo punto, gente.

Sapete chi vince quando i prezzi scendono? Noi gente comune. Sapete chi perde? Quelli che vi hanno rubato il futuro col denaro gratis.

Sì, la FED ha creato questo problema durante il periodo COVID, su questo punto sono completamente d’accordo sia con Hunt che con Booth (vedete intervista citata sopra). Ma allo stesso tempo, se il pensiero di Powell fosse di portare tutti sull'orlo dell'abisso e vedere chi salta, anche questo non sarebbe poi così male.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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venerdì 29 settembre 2023

L'ultimo argine prima della recessione: l'effetto ritardo

 

 

di Francesco Simoncelli

Questo spazio divulgativo è nato, tra le altre cose, per offrire una visione tecnica, dettagliata e approfondita riguardo un campo specifico, spesso fuorviato e bistrattato dalla stampa finanziaria generalista: le dinamiche economiche alla base della società. La lettura degli eventi attraverso gli insegnamenti della Scuola Austriaca e, per estensione, del metodo prasseologico rappresentano quella marcia in più che mi permettono di unire i proverbiali puntini tra i vari livelli (es. politico, economico, geopolitico), in modo da analizzare e trovare chiavi di lettura meno sciatte e superficiali di quelle che si possono leggere invece sul mainstream. Se infatti si segue solamente la stampa finanziaria generalista, avrete un’idea molto distorta di ciò che sta realmente accadendo dato che essa è più propensa a diffondere idee sbagliate piuttosto che a eliminarle. Lo scudo classico a difesa di questa linea di condotta è che essa è tenuta a "riportare" le notizie e non criticarle, di conseguenza la cattiva economia vince su quella sostenibile, sana e onesta e i pianificatori centrali ottengono un free ride con cui continuare la loro opera di deformazione. Pensate, ad esempio, alla faccenda del superbonus: quando gli stimoli fiscali inevitabilmente falliscono, le entrate scendono al di sotto delle stime, la crescita si deteriora e il debito aumenta vertiginosamente, i neo-keynesiani diranno che è necessario non deprimere "troppo" la spesa pubblica. Oppure pensate al trimestre "anti inflazione": esso sarà inevitabilmente seguito dal trimestre "doppia inflazione", visto che i consumatori dovranno poi ripagare le sovvenzioni promesse dal governo all'industria coinvolta. Oppure pensate al solito piagnucolare dei capitalisti clientelari: il rialzo dei tassi ha messo fine all'azzardo morale dell'ingegneria finanziaria che ha permesso alle grandi aziende di sfruttare la NIRP e truccare i bilanci.

Più nello specifico, pensate alle recenti esternazioni di Tajani che hanno trovato alto riverbero sulla stampa finanziaria mainstream riguardo il rialzo dei tassi e la probabilità di una recessione (come se non ci fossimo già). Per quanto riguarda quest'ultima, quello che non capiscono i keynesiani, data la loro negazione della Legge di Say, è che la recessione non rappresenta una spirale deflazionistica a causa del denaro fiat. Contrazione del credito e contrazione dell'offerta di beni non faranno scendere né i tassi d'interesse (es. spostamento dalle maturità a lungo a quelle a breve), né l'inflazione dei prezzi (es. denaro a pioggia dello stato sociale, stretta monetaria blanda, inventari scoperti, logistica sconquassata) nel futuro prossimo. Infatti più continuano a essere pressanti le forze interventiste, tanto più si farà stringente la morsa della recessione affinché vengano corretti gli errori economici del passato. Ma ciò che viene convenientemente ignorato è il tema dei tassi d'interesse, accusando che essi siano stati rialzati troppo e troppo in fretta. Senza scomodare la storia di Paul Volcker, nessuno punta il dito sull'unico fatto che conta davvero: i tassi d'interesse sono stati portati al livello più basso degli ultimi 5.000 anni. La chiave per comprendere il debito è rendersi conto che i tassi ultra-bassi (per gentile concessione della BCE) hanno indotto i mutuatari ad assumere più debito di quello che potessero sostenere e nel momento in cui sono tornati a livelli più normali, cosa che sicuramente continuerà ad accadere, i problemi si moltiplicheranno.

Fino a due anni fa l'Italia finanziava l'emissione di debito pubblico a 10 anni a un tasso straordinariamente basso, quasi allo 0%. Ora siamo andati oltre il 4% e il Ministero del Tesoro dovrà rifinanziare miliardi di vecchio debito, più quello nuovo, nei prossimi 12 mesi. Questa abbuffata di prestiti da parte dello stato italiano continuerà a tenere alti i tassi d' interesse, anche se l’inflazione dei prezzi dovesse scendere. Non solo ma garantisce inoltre che il capitale d'investimento andrà allo stato piuttosto che alle imprese private che creano ricchezza. Il tempo, il lavoro, l'energia e il capitale disponibile sotto tutte le sue varie forme è una risorsa finita: se viene utilizzato per costruire fabbriche e aggiungere servizi, aumenta la nostra ricchezza; ma se viene consumato o sprecato in “investimenti senza sbocchi” è semplicemente perso.

Gli “investimenti senza sbocchi” sono ciò che i pianificatori centrali fanno meglio di chiunque altro: guerre, armi, spionaggio, lotta alla povertà e alla droga, incoraggiare le persone a non lavorare, agenzie per questo, dipartimenti per quello, ecc. Le risorse vengono sprecate, i tassi di crescita diminuiscono e ci sono meno prodotti e servizi da acquistare, mentre la loro domanda sale. Risultato: inflazione dei prezzi. Sì, cari lettori, i prezzi possono salire in entrambi i modi: aumento della domanda o calo dell’offerta. E i pianificatori centrali si stanno impegnando affinché si verifichino entrambi.


RIPULIRE GLI ERRORI

Questa in realtà è una questione che va letta in maniera duplice: in modo teorico e in modo pratico. Prendiamo in considerazione dapprima il modo teorico: il sistema bancario centrale è la radice di tutte le distorsioni economiche ne richiedono una correzione quanto più veloce possibile. A tal proposito, ciò che è accaduto prima del 2017 in particolar modo, rappresenta un ammasso informe di errori economici che devono essere inevitabilmente corretti. Le manipolazioni e la "gestione attiva" da parte della FED sono interventi che non dovrebbero esistere in un'economia di mercato genuina e sostenibile. I vari giri di QE infatti incarnano l'essenza di suddetta deformazione, ma si potrebbe tornare indietro fino agli anni '30.

Passando al modo pratico, abbiamo di fronte un mondo in cui bande criminali si contendono il privilegio di sfruttare, a livello fisico ed energetico, la classe sottostante. L'assuefazione di quest'ultima ai pasti gratis rappresenta il guinzaglio che garantisce, a ogni tornata elettorale ad esempio, di misurare il grado di dipendenza dall'oppio dei popoli: lo stato sociale. Sventolando questo feticcio le persone cedono volontariamente la loro energia e i loro sforzi, nonché i loro risparmi, a mantenere in piedi questo tipo di lotta a livello di élite. Capita anche che alcune bande si alleino con altre per minimizzare i conflitti e dividere il bottino, ma anche che ci siano inganni dietro questi patti. In sostanza è quello che accaduto dal 2020 in poi, dove la fazione "europea" (a timbro WEF) voleva fare le scarpe a quella statunitense. Perché? Perché, come hanno dimostrato gli anni Obama in particolar modo, gli USA erano diventati il salvadanaio del mondo e ogni casino socioeconomico veniva usato per tirare la giacchetta dell'Eccles Building affinché salvasse capre e cavoli nonostante i guai non avessero origine strettamente negli USA. I vari giri di QE, dopo il primo, avevano questo scopo (soprattutto il secondo). Ora, dato il livello di assuefazione da parte della popolazione nei confronti dell'autorità statale e i piani distopici delle bande criminali europee, l'unica entità in grado di contrastare questo delirio è solo un membro paritario di queste bande criminali: la FED. Anch'essa è nel business dell'estrazione di risorse fisiche ed energetiche alla popolazione statunitense, come ogni banca centrale, ma, con la bonifica del mercato degli eurodollari, è il modo migliore per impedire un futuro peggiore di quello attuale.

Parafrasando Herbert Stein, quando qualcosa non può più andare avanti, tende a fermarsi. I mercati dei capitali sono stati talmente distorti che non rendono più segnali economici genuini. Il business s'era sostanzialmente concentrato nell'ingegneria finanziaria e il risultato era ricchezza nominale non reale. Il risultato, questo, di "decostruttori" alla stregue di Bernanke e Yellen il cui compito era esattamente quello di portare gli USA a non essere più un riferimento mondiali per i mercati finanziari a vantaggio, invece, dell'Europa. Invertire questa tendenza era necessario, soprattutto per il sistema bancario commerciale statunitense, il quale detiene ancora una certa capillarità e influenza a livello territoriale (altrimenti Trump sarebbe finito da tempo) ed è il motivo per cui negli USA non ci sarà mai una CBDC. FedNow, infatti, è tutt'altro che un'infrastruttura per una CBDC. Se le grandi banche statunitensi non si fossero frapposte tra gli USA e i piani del Grande Reset per essi, a quest'ora avremmo visto una distopia più strabordante di quanto accaduto finora. L'effetto collaterale, se così vogliamo chiamarlo, di questa strategia ha arginato questa deriva totale di comando/controllo anche in Europa, perché manca la leva attraverso la quale finanziare progetti talmente centralizzati e artificiali. In passato questa leva era il mercato degli eurodollari, al quale si poteva attingere senza riserve e creare dollari ombra che non avevano controparte (numerica) negli Stati Uniti. Sostanzialmente la FED si trovava più dollari in circolazione mondiale di quelli che aveva creato effettivamente; questa era, detta in parole povere, Bretton Woods 2: analoga alla prima solo che il petrodollaro rappresentava la cinghia di trasmissione piuttosto che l'oro. Ed ecco perché adesso si parla di una terza versione con le varie giurisdizioni mondiali che cercano la loro soluzione a questo cambiamento epocale nel sistema monetario. Come ha anche sottolineato due anni fa Zoltan Pozsar, la "fine" del petrodollaro non significa la fine del dollaro. È in atto una trasformazione, così come è sempre stato; così come la recessione non significa la "fine di tutto", perché c'è vita dopo il default, allo stesso modo lo scacchiere mondiale di sta riposizionando in base a nuovi equilibri di potere.

Questo a sua volta significa che bisognerà passare attraverso le forche caudine di una recessione ripulente, data la quantità di errori economici accumulati soprattutto negli ultimi 15 anni. E Powell, sin dallo scorso anno a Jackson Hole, è stato chiaro su questo punto: i mercati dei capitali devono essere ricostruiti e sarà necessario passare attraverso una crisi. La sta cercando attivamente. Questo significa che ci sarà dolore economico per la popolazione statunitense; è inevitabile che sia così. Allo stesso tempo, però, cercherà di attutirla a spese di qualcun altro: il cosiddetto atterraggio morbido, infatti, è a spese dell'Europa dalla quale sta risucchiando capitale finanziario. E, come ci conferma anche Bloomberg, per il momento ci sta riuscendo.


EFFETTO RITARDO

Uno dei temi più cari alla Scuola Austriaca, e che la rende un corpus teorico superiore a tutte le altre scuole di pensiero economico, è lo studio del tempo. O per meglio dire, l'inserimento di questa variabile all'interno delle analisi proposte. Visto che il punto di partenza rimane l'azione umana, essa si svolge in una funzione in cui la componente rappresentata dal tempo è cruciale. Perché? Perché è tanto il capitale più scarso che esiste al mondo quanto la variabile più difficile da calcolare. Ecco perché le altre scuole di pensiero economiche scartano la componente tempo dai loro calcoli: altrimenti dovrebbero ammettere che tutti calcoli matematici su cui basano la presunta scientificità delle loro tesi sono un esercizio di onanismo intellettuale. Non fraintendetemi, la matematica è uno strumento utile all'interno dello studio catallattico dei vari fenomeni economici, ma non è fondamentale; non è la protagonista. Infatti se si studia il tempo attraverso una concezione matematica ci si perde in una serie infinita di probabilità che anche lo studioso più tenace etichetterebbe come esercizio inutile. Un vicolo cieco, insomma; di conseguenza si fa riferimento alle probabilità, un escamotage statistico per tenere fuori dalla porta il fattore tempo. Se invece si studia quest'ultimo attraverso l'analisi prasseologica, ovvero attraverso l'alveo dell'azione umana, ecco che i risultati sono più chiari, precisi e coerenti.

Prendiamo ad esempio la situazione economica attuale: nonostante il rialzo dei tassi d'interesse l’attività economica pare non essere debole, o ci sono poche difficoltà tra i mutuatari. Può sembrare strano che tassi più alti non si stiano rivelando problematici per un’economia con un livello di indebitamento molto alto. Infatti spesso si verifica un ritardo tra il rialzo dei tassi d'interesse e la debolezza economica. Le variazioni dei tassi d'interesse hanno un impatto solo sui nuovi mutuatari, compresi quelli con debito in scadenza che devono rinnovarlo, di conseguenza tassi più alti non influiscono su coloro che hanno un debito a tasso fisso non in scadenza. L’effetto ritardo si verifica a causa del tempo necessario affinché la nuova emissione di debito abbia un peso sufficiente sull’economia da rallentarla. Visto che la letteratura statistica riguardo la BCE è poca data la sua nascita alquanto recente, meglio prendere come riferimento il tasso d'interesse di riferimento negli Stati Uniti. Il ritardo medio tra l’aumento finale di quest'ultimo e le recessioni è stato di circa 11 mesi. L’ultimo rialzo della FED è avvenuto a luglio 2023 e supponendo che si tratti dell’ultimo per questo ciclo, potrebbe essere necessario aspettare fino a giugno 2024 prima che si verifichi (ufficialmente) una recessione.

Questo cosiddetto effetto ritardo è ancora più pronunciato quando i tassi sono rimasti molto bassi per periodi prolungati prima dei successivi rialzi dei tassi. Esaminiamo debito aziendale e debito dei consumatori per apprezzare l’attuale effetto ritardo e valutare meglio quando farà capolino (sarà escluso da questa analisi il debito pubblico, perché, data la sua natura antitetica al calcolo economico, coloro che lo gestiscono non sono sensibili ai segnali di mercato). In generale, i tassi d'interesse più alti stanno aiutando i mutuatari aziendali. Come mostra il grafico seguente, i pagamenti netti di interessi per le società statunitensi sono diminuiti mentre il tasso di riferimento della FED è salito in modo significativo. Dato che negli anni precedenti molte aziende hanno acceso ingenti prestiti a tassi molto bassi e i proventi rimangono nei conti di deposito guadagnando più degli interessi sul debito, al tetto questi ultimi risultano ridotti.

Il grafico seguente mostra che tale circostanza è comune quando la FED rialza i tassi. I cerchi rossi evidenziano quattro casi in cui i costi degli interessi in percentuale dei profitti sono diminuiti mentre la FED stava rialzando i tassi. I cerchi gialli mostrano, inoltre, che le spese per interessi sono rimaste indietro ma sono aumentate dopo che la FED ha concluso il suo ciclo di rialzo dei tassi.

Questo è l'effetto ritardo. La maggior parte delle aziende distribuisce il proprio debito, quindi solo una piccola somma matura ogni anno; pertanto potrebbe volerci del tempo prima che il debito più costoso sostituisca il debito in scadenza ancora più economico. Il tweet qui sotto mostra che questo momento si sta avvicinando rapidamente.

Il grafico seguente mostra cosa accadrà alle spese per interessi aziendali nel tempo se i tassi rimarranno, eventualmente, ai livelli attuali: triplicheranno!

Per quanto riguarda gli individui, poi, l'impatto è simile a quello delle aziende. Gli acquisti marginali a credito comportano l'inclusione nei calcoli di tassi d'interesse più alti. Attualmente i tassi ipotecari sono ben oltre il 7%, circa il 4% in più rispetto ai minimi visti nel 2022, e solo coloro che acquistano nuove case sono interessati dai nuovi tassi ipotecari, e non sono molti tali acquirenti. Infatti le vendite di case sono a livelli visti l’ultima volta durante la fase più profonda della crisi finanziaria. A differenza delle case, le automobili non hanno una durata di conservazione così lunga. Secondo uno studio condotto da ISH Markit, la durata media del possesso di un’auto è di circa 79 mesi, o poco più di 6,5 anni, pertanto circa il 15% dei proprietari di automobili dovrà pagare in contanti o prendere in prestito a tassi d'interesse più alti. I tassi di interesse sulle carte di credito variano mensilmente, pertanto i titolari che non pagano l'intero saldo mensile sono immediatamente colpiti da tassi più alti. Il tasso d'interesse medio delle carte di credito è del 21%, in aumento di oltre il 6% da quando la FED ha iniziato a rialzare i tassi.

Ed è giusto aggiungere che le prospettive per gli individui sono più fosche di quel che sembra e devono lavorare di più per arrivare a fine mese, dato che la tassa nascosta dell'inflazione dei prezzi erode i loro risparmi e i loro salari. Naturalmente la scusa è dire che senza la spesa pubblica le cose sarebbero state ben peggiori, ma questa è una tipica sciocchezza controfattuale: per quanto media generalisti e funzionari statali si siano sbracciati per affermare che gli stimoli fiscali erano tutti orientati a rafforzare la crescita economica, la realtà è che la (presunta) ripresa è più debole rispetto al trend storico, la crescita dei salari reali è negativa e il debito complessivo è molto più elevato. In termini di rendimento del capitale investito, la sequenza di stimoli fiscali ha avuto un effetto iniziale stimolante solo per poi sbiadire nel giro di una manciata di mesi o settimane. Lo stesso vale per gli stimoli monetari. Questa è la natura della Legge dei rendimenti decrescenti: per quanto si possa stimolare centralmente un'economia, i risultati incoraggianti iniziali finiscono, col tempo, per essere soverchiati dai costi legati al crowding out delle risorse economiche scarse. Per capire in modo semplice, ecco un esempio numerico esplicativo: per ogni (diciamo) 10 in stimoli, se ne pagheranno successivamente 30 di ritorno. Per quanto si possano aggirare le leggi economiche, non si sfugge da esse. E adesso, per quanto stati e banche centrali possano presentarsi nuovamente come "la soluzione", questa volta la capacità di aumentare i deficit non c’è.

È evidente, infatti, che si sia raggiunto il punto di saturazione del debito, in cui i nuovi pacchetti di stimolo non generano alcun effetto moltiplicatore ma impoveriscono le persone finché il successivo pacchetto di stimolo non peggiora ulteriormente le cose. Inutile ricordare che il progresso deriva dal risparmio e dagli investimenti prudenti, non dalla spesa pubblica e dal conseguente debito.

Nel contesto aziendale e individuale, quindi, quando i tassi d'interesse vengono mantenuti bassi per lunghi periodi, il tasso medio ponderato per ogni tipo di prestito viene abbassato. Quanto più a lungo perdura questa situazione, tanto più i mutuatari ne beneficiano. Inoltre meno mutuatari saranno immediatamente colpiti dall’aumento dei tassi d'interesse. I tassi ipotecari ridicolmente bassi nel 2020 e nel 2021 e i tassi magri prima della crisi sanitaria hanno consentito alla grande maggioranza dei mutuatari di estendere il proprio debito ed evitare, per un certo periodo di tempo, l’effetto correttivo dei tassi d'interesse più alti. Con il passare del tempo, però, il debito societario e quello al consumo maturano, le persone hanno bisogno di nuove automobili o case, e si manifesta la dura realtà di tassi d'interesse più alti. L’effetto ritardo è sostanzialmente una bomba a orologeria: ogni giorno che passa un altro mutuatario avverte l’impatto di tassi d'interesse più alti. L’impatto finanziario è lento ma in costante aumento.


L'AZIONE UMANA È IL CROGIOLO DEI FENOMENI ECONOMICI

Le persone fanno "cose": costruiscono le case, scelgono la propria musica, inventano, innovano, trovano i propri compagni. Spesso hanno poca consapevolezza di quel che fanno, o del perché lo stanno facendo, e attraverso la combinazione e la ricombinazione le cose si uniscono; non secondo un disegno, ma per caso. Alcune cose sopravvivono, altre no. In entrambi i casi, le persone non hanno bisogno della guida dei pianificatori centrali. Il principio secondo cui le cose si evolvono, per azione umana ma non per progettazione umana, descrive il denaro, la tecnologia, la cultura, i geni e persino la moralità. Sono tutti il prodotto di un mix fatto dagli “uomini”, ma nessuna mente umana li controlla o li comprende.

Se la schiavitù fosse ancora redditizia, non sarebbe affatto sparita. È stata la rivoluzione industriale a disfarla, non Lincoln, Harriet Beecher Stowe, o William T. Sherman. Immaginate per un momento che la schiavitù fosse ancora di moda. Uno potrebbe imbrigliare una squadra di schiavi su un carro e farsi trasportare verso la meta desiderata. In realtà ci sarebbe bisogno di diversi carri, molti dei quali solo per fornire cibo, acqua e vestiti agli schiavi. Con una tale disposizione, e aiutati da una frusta, uno potrebbe attraversare montagne, pianure e valli nella propria portantina, issata sulle spalle degli schiavi. Oppure, approfittando della rivoluzione industriale, uno potrebbe salire sulla proprio autovettura e arrivare a destinazione in molto poco tempo godendo di un viaggio confortevole. Chi bisogna ringraziare per questo meraviglioso miglioramento? Chi ha progettato la rivoluzione industriale? Henry Ford? Andrew Carnegie? O Thomas Newcomen?

Newcomen è considerato il primo ad aver convertito il calore in energia cinetica utile, ma lui stava semplicemente cercando un modo per alimentare una pompa e tenere l'acqua fuori dalle miniere. Valvole, pistoni, benzina... ma chi ha inventato il ferro da lui utilizzato? La ruota? Chi ha scoperto il fuoco? L'evoluzione ci ha dato il nostro mondo, ma non è un mondo che qualcuno ha progettato o creato. Invece tutti noi aggiungiamo (o sottraiamo) cose; poco a poco, e poi con improvvise e occasionali esplosioni tecnologiche.

Gli imprenditori trovano un modello redditizio, o falliscono nel cercarlo. Gli investitori collocano attentamente i propri soldi, sperando di ottenere un rendimento decente, e continuano a investire i propri soldi finché non sono esauriti. Politici e pianificatori centrali, invece, con le loro macchinazioni dietro le quinte inciampano in bugie ed errori, costringendo o incitando le persone a fare cose che non dovrebbero fare, distorcendo il presente e ritardando il progresso. Per quanto s'impegnino con le loro trame, esse non saranno mai superiore all'azione umana, la quale troverà sempre il percorso di minor resistenza per permettere agli individui d'emanciparsi dal fardello sempiterno dell'insoddisfazione cronica. Il desiderio è l'elemento motore che spinge le persone ad agire e sempre sarà così finché esisterà l'essere umano, facendo quindi emergere soluzioni a situazioni insopportabili e soprattutto insostenibili. L'incentivo economico rimane la chiave di volta per capire l'azione umana e con essa il motivo per cui il mondo in cui viviamo è un gioco di specchi: percezioni non realtà fattuale. L'azione umana, in quanto fenomeno apodittico, è impossibile da imbrigliare a livello centralizzato: essa spingerà contro i muri che la costringono man mano che i desideri insoddisfatti cresceranno di magnitudine. È questo sostanzialmente il motivo per cui l'apparato statale, per quanta burocrazia possa assoldare, non sarà mai in grado di operare un calcolo economico in accordo con i segnali di mercato. Questo a sua volta si tradurrà in allocazione errata delle risorse economiche scarse e un loro spreco. Esaurirne il bacino equivale a un margine d'azione da parte dei pianificatori centrali sempre più ristretto fino ad arrivare a un punto critico in cui something gotta give: oggi questo punto è incarnato egregiamente dal dilemma Inflate or die.

Come descritto in precedenza, la cosiddetta race to the bottom in cui sono concorrenti le varie banche centrali del mondo (gareggiando a nome delle bande criminali che rappresentano), vedrà vincitore chi arriverà ultimo. Gli Stati Uniti sono meglio posizionati a oggi e molto probabilmente saranno loro a sbaragliare gli avversari, mentre la Cina cercherà di aggirare i propri guai finanziari espandendo il suo raggio d'azione all'Europa in quel famigerato desiderio che è l'Eurasia. Insomma, come in ogni schema Ponzi che si rispetti, aggiungere più membri al proprio schema piramidale affinché possa andare avanti ancora un giorno in più. Chi rischia davvero di arrivare primo nella gara sopraccitata, e quindi perdere, è esattamente l'Unione Europea e il comparto bancario alla deriva; non è un caso, infatti, che il principe Mohammed Bin Salman abbia dichiarato di recente che l'Arabia Saudita è destinata a diventare la nuova Europa. Nel frattempo l'azione umana fa il suo corso, lasciandosi alle spalle i poteri dietro le quinte e ribellandosi ai modelli di prigionia imposti coattamente: in tal senso, Bitcoin rappresenta la quintessenza di questa verità prasseologica.


CONCLUSIONE

Ci vuole tempo affinché l’aumento dei costi del credito e del capitale abbia un impatto sull’economia nel suo complesso. Infatti l’effetto economico dell’aumento degli oneri finanziari si materializzerà gradualmente nel tempo, a piccoli passi. I mutuatari hanno un determinato profilo di scadenza del debito e ciò significa che non tutto il loro totale sarà dovuto nello stesso momento, con scadenze scaglionate nel corso degli anni. Di conseguenza solo una parte del portafoglio prestiti di un’impresa dovrà essere rifinanziato a tassi d'interesse più elevati nel 2023. Nel corso del tempo, tuttavia, i costi del credito aumentano, poiché una parte crescente del debito dev'essere rifinanziata a tassi d'interesse più alti. Nel corso di questa evoluzione iniziano i problemi e le cose cominciano a diventare complicate: i costi del credito maggiorati riducono i profitti delle imprese, mentre l’aumento dei tassi d' interesse frena la domanda di beni e servizi. Condizioni tipiche, queste, in cui l’economia rallenta... a livello ufficiale, perché ufficiosamente i guai economici sono cominciati ben prima.

In uno scenario del genere gli stati potrebbero aumentare il proprio deficit e cercare di respingere la recessione stimolando la domanda complessiva. Inutile dire che si tratta di un’impresa più rischiosa di quanto accaduto in passato, dato che il debito pubblico è già molto elevato in parecchie giurisdizioni e i costi di finanziamento relativi sono elevati. Gli investitori potrebbero facilmente mettere in discussione l’efficacia di una tale manovra e preoccuparsi dell’affidabilità creditizia degli stati, con conseguenze potenzialmente disastrose. Anche se sembra prematuro per i "profeti di sventura" prevedere una recessione e una correzione severa del mercato azionario, dovrebbe essere come minimo chiaro che “non sta andando tutto bene”.

Gli Stati Uniti, essendosi emancipati dalla coordinated central banking policy e dall'impostazione di un tasso d'interesse congiunto col mercato europeo, si trovano in una posizione di vantaggio rispetto al resto del mondo per mettere una pezza su un mercato interno martoriato da anni di tassi artificialmente bassi e conseguenti mercati dei capitali disfunzionali. La loro preparazione alla recessione prevede risucchiare capitale finanziario all'estero, soprattutto dall'Europa, per deviare l'attenzione dai loro guai economici e finanziari. Molto probabilmente avranno successo in ciò e questo rappresenterà la fine dell'Unione Europea così come la conosciamo. Ma per quanto gli USA possano guadagnare tempo, però, hanno di fronte un gigantesco elefante nella stanza che ci ricorda il motivo per cui l'azione umana vince sempre alla fine di tutti i giochi: le incombenti passività non finanziate nei programmi di previdenza sociale, Medicare e Medicaid. Nonostante le cifre spaventose e le proiezioni del Congressional Budget Office, questi problemi di bilancio e di finanziamento dei diritti sociali vengono ampiamente ignorati. Infatti il fondo fiduciario della previdenza sociale è dato per insolvente entro il 2033 e il fondo fiduciario del Medicare è dato per insolvente entro il 2031. Senza contare che gli interessi sul debito federale aumenteranno da circa il 15% delle entrate federali totali nel 2023 al 20% nel 2033 e al 40% nel 2053.

La "fine" del dollaro, quindi, è una certezza. Ma badate bene, cari lettori, con fine non bisogna intendere il nulla, bensì la trasformazione dell'attuale strumento scoperto in qualcosa di diverso. Un ritorno alla copertura o attraverso cedole dei titoli di stato parzialmente redimibili in oro, oppure con Bitcoin. La de-dollarizzazione di cui tanto si parla oggigiorno non è altro che un tentativo (maldestro a giudizio del sottoscritto) al fotofinish nella sopraccitata race to the bottom affinché i concorrenti dello zio Sam possano in qualche modo avvantaggiarsi in questa fase di transizione.


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.

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giovedì 28 settembre 2023

Il percorso intrapreso dalla Federal Reserve potrebbe spingerla ad adottare Bitcoin

 


da Bitcoin Magazine

Nelle prime ore del mattino di venerdì 23 settembre 2022, i mercati hanno visto i rendimenti delle obbligazioni statunitensi a 10 anni (ticker: US10Y) salire di oltre il 3,751% (massimi non visti dal 2010), scioccando un mercato timoroso di vedere il superamento dei 4 % e una corsa dei rendimenti poiché l’incertezza economica e geopolitica ha continuato a guadagnare slancio.

Fonte: TradingView

I rendimenti sarebbero lentamente diminuiti durante il fine settimana e intorno alle 7:00 ora centrale di mercoledì 28 settembre, la soglia temuta del 4% sull'US10Y è stata superata. Ciò che seguì, circa tre ore dopo, intorno alle 10:00 di mercoledì 28 settembre, fu una precipitosa cascata di rendimenti, che alle 19:00 di quel giorno scesero dal 4,010% al 3,698%.

Fonte: TradingView

Ciò potrebbe non sembrare motivo di preoccupazione per coloro che non hanno familiarità con questi strumenti finanziari, ma è importante capire che quando si stima che il mercato obbligazionario statunitense ha una profondità di circa $46.000 miliardi (distribuiti in tutte le varie forme che possono assumere le “obbligazioni”), come riportato da SIFMA, e prendendo in considerazione la legge dei grandi numeri, allora smuovere un mercato profondo quanto quello del decennale statunitense richiede rapidamente molta “forza” finanziaria – tanto per usare un termine improprio.

Fonte: TradingView

È anche importante notare che l'aumento dei rendimenti sull'US10Y denota un'uscita dalle posizioni: la vendita di obbligazioni a 10 anni mentre i rendimenti in calo ne segnalano l’acquisto. È importante anche presentare un altro punto: "Ma se il calo dei rendimenti significa acquistare, allora tutto va bene!" Certo, potrebbe essere considerato una cosa positiva, normalmente, tuttavia ciò che sta accadendo ora non è un’attività di mercato sana e sostenibile; vale a dire, i rendimenti attualmente in calo non sono una rappresentazione del fatto che i partecipanti al mercato acquistano titoli US10Y perché credono che siano un buon investimento, o per coprire le posizioni; li stanno comprando perché le circostanze li costringono a comprare. Questa è una strategia che è diventata nota come “controllo della curva dei rendimenti” (YCC).

“Con il controllo della curva dei rendimenti (YCC), la FED prenderebbe di mira un tasso a lungo termine e si impegnerebbe ad acquistare abbastanza obbligazioni a lungo termine per evitare che il tasso salga al di sopra del suo obiettivo. Questo sarebbe un modo per la FED di stimolare l’economia qualora portare i tassi a breve termine a zero non fosse sufficiente”. 

~ Sage Belz e David Wessel, Brookings

Questa è a tutti gli effetti una manipolazione del mercato: impedire loro di svendere come farebbero in modo organico. La giustificazione di ciò è che la svendita di obbligazioni tende ad avere un impatto su entità come aziende più grandi, fondi assicurativi, fondi pensione, hedge fund, ecc. poiché i titoli del Tesoro vengono utilizzati nelle strategie di diversificazione per la conservazione della ricchezza (cosa che descrivo brevemente qui). E, a seguito delle manipolazioni del mercato dalla Grande Crisi Finanziaria, le quali hanno visto il sostegno dei mercati con i bail-out, lo stato attuale dei mercati finanziari è notevolmente fragile. Il mercato finanziario più ampio (che comprende azioni, obbligazioni, immobili, ecc.) non può più resistere a una svendita in nessuno di questi campi, poiché tutti sono strettamente intrecciati con gli altri; probabilmente ne seguirebbe una svendita a cascata, altrimenti nota come “contagio”.


IN BREVE

Quello che segue è un breve resoconto (con elaborazione e input da parte mia) di una discussione su Twitter Spaces condotta da Demetri Kofinas, conduttore del "Podcast Hidden Forces", e i cui ospiti erano Evan Lorenz, Jim Bianco, Michael Green, Michael Howell, Michael Kao. Questo articolo è inteso esclusivamente a scopo educativo e d'intrattenimento, nulla di quanto affermato qui deve essere considerato come un consiglio o una raccomandazione finanziaria.

Ciò a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi è che le banche centrali di tutto il mondo sono state costrette a ricorrere alla YCC nel tentativo di difendere le proprie valute fiat dall’obliterazione da parte del dollaro sulla scia del rialzo aggressivo dei tassi d'interesse da parte degli Stati Uniti.

Un ulteriore problema legato al rialzo dei tassi d'interesse da parte degli Stati Uniti è che, mentre la Federal Reserve li lascia salire, ciò fa aumentare anche i tassi d'interesse che dobbiamo sul nostro debito; aumentando tale costo finiamo in un “circolo vizioso” che richiede ulteriori vendite di debito per ripagare i conti degli interessi in funzione dell’aumento del costo dei suddetti interessi. Ed è per questo che viene implementata la YCC, nel tentativo di porre un tetto ai rendimenti aumentando al contempo il costo del debito per tutti gli altri.

Nel frattempo la FED sta anche tentando di attuare una stretta quantitativa (QT) lasciando che i titoli garantiti da ipoteca (MBS) raggiungano la scadenza e vengano cancellati dai suoi bilanci: se il QT sia “davvero” in atto è oggetto di dibattito. Ciò che conta davvero è che tutto ciò porta il dollaro a produrre un vuoto di potere finanziario ed economico, con la conseguenza che il mondo perde potere d’acquisto nelle sue valute native a favore del dollaro.

Questo è importante da capire perché ogni Paese che ha la propria valuta ha anche il potenziale per mantenere una sorta di controllo sull’egemonia del dollaro. Se una potenza straniera è in grado di fornire valore al mercato mondiale (ad esempio fornendo petrolio/gas/carbone), la sua valuta può acquisire potere rispetto al dollaro e non essere completamente vincolati alla politica e alle decisioni degli Stati Uniti. Cancellando le valute fiat estere, gli Stati Uniti acquisiscono un potere significativo nel guidare il commercio mondiale e il processo decisionale, paralizzando sostanzialmente le capacità commerciali di corpi stranieri; alleato o meno.

Questa relazione di svuotamento del potere d’acquisto a favore del dollaro si sta traducendo anche in una carenza mondiale di biglietti verdi; questo è ciò che molti di voi probabilmente hanno sentito come “stretta liquidità”, un altro punto di fragilità nelle condizioni economiche, oltre a quella discussa nell’introduzione, che aumenta la probabilità che “qualcosa si rompa”.


LA BANCA D'INGHILTERRA

Questo ci porta agli eventi nel Regno Unito e alla Banca d’Inghilterra (BoE). Ciò che è accaduto al di là dell’Atlantico è stato qualcosa di sconvolgente. Secondo i relatori di Kofinas' Spaces (perché non ho esperienza in queste questioni), il settore pensionistico del Regno Unito impiega ciò che Howell definisce "duration overlay" e che, secondo quanto riferito, possono comportare una leva finanziaria fino a venti volte, il che significa che la volatilità è un fattore di rischio; un gioco pericoloso considerando la volatilità che i mercati obbligazionari hanno sperimentato quest’anno e in particolare negli ultimi mesi.

Quando la volatilità colpisce e i mercati vanno contro le operazioni coinvolte in questi tipi di strategie di copertura, allora coloro le cui operazioni stanno perdendo denaro verranno chiamati a depositare contanti o garanzie collaterali al fine di soddisfare i requisiti di margine se vogliono mantenere in piedi ancora le loro operazioni; altrimenti nota come “richiesta di margine”. Quando vengono effettuate le richieste di margine e se non vengono fornite garanzie o contanti, si ottiene quella che è nota come “liquidazione forzata”, dove l'operazione è andata talmente contro il detentore della posizione che l'exchange/intermediario impone un'uscita dalla posizione per proteggersi dall'entrare in un saldo negativo — che ha il potenziale per andare molto, molto in negativo.

Questo è qualcosa che i lettori potrebbero ricordare dall'evento Gamestop/Robinhood del 2020, in cui un utente si è suicidato a causa di una situazione identica.

Ciò che si dice sia accaduto è che un soggetto privato fosse coinvolto in una (o più) di queste strategie, il mercato gli sia andato contro ponendolo in una posizione di perdita ed è molto probabile che siano state inviate richieste di margine. Considerando il potenziale di una pericolosa cascata di liquidazioni, la BoE ha deciso d'intervenire e utilizzare la YCC per evitare tale cascata di liquidazioni.

Per approfondire ulteriormente la profondità di questo problema, esaminiamo le strategie implementate negli Stati Uniti con la gestione delle pensioni. Negli Stati Uniti ci sono situazioni in cui le pensioni sono sottofinanziate (cosa di cui ho brevemente parlato qui). Per porre rimedio al delta, le pensioni sono tenute a fornire liquidità o garanzie per coprire la differenza, oppure ad adottare strategie di copertura a leva per soddisfare i rendimenti promessi agli elettori delle pensioni. Considerando che detenere liquidità nel bilancio aziendale non è una strategia tanto popolare (a causa dell’inflazione che comporta una consistente perdita di potere d’acquisto), molti preferiscono implementare la strategia di sovrapposizione della leva; ciò richiede l'allocazione di capitale per la negoziazione di margini su asset finanziari in modo da produrre rendimenti per coprire il delta della posizione sottofinanziata. Ciò significa che le pensioni sono costrette dalle circostanze ad avventurarsi sempre più sulla curva di rischio per far fronte ai propri obblighi.

Fonte

Come ha descritto Bianco, la mossa della BoE non ha rappresentato la soluzione del problema. Si trattava di un cerotto, di una strategia di sollievo temporaneo. Il rischio per i mercati finanziari è ancora la minaccia di un dollaro più forte sulla scia dell’aumento dei tassi d'interesse da parte della FED.

Howell ha sollevato un interessante punto di discussione sugli stati e per estensione sulle banche centrali, in quanto essi in genere non prevedono le recessioni (o si preparano a esse), normalmente vi reagiscono.

Una dinamica molto importante, come sottolineato da Kao, è che mentre tanti Paesi stanno ricorrendo all’intervento in tutto il mondo, tutti sembrano aspettarsi che questo possa esercitare pressione sulla FED affinché inverta la rotta. C'è la probabilità che questo contesto incentivi le strategie individuali affinché agiscano nel proprio interesse, alludendo al fatto che la FED stia distruggendo il potere d'acquisto del resto del mondo per preservare l'egemonia del dollaro.


PETROLIO

Andando oltre, Kao ha anche sottolineato la sua posizione secondo cui l’inflazione dei prezzi del petrolio è un grande elefante nella stanza. Il prezzo del barile è in calo poiché le aspettative sulla domanda continuano a scivolare insieme alle riserve petrolifere strategiche degli Stati Uniti, le quali inondano i mercati di petrolio quando l'offerta supera la domanda (o, in questo caso, la previsione della domanda). Quindi l’economia di base impone che i prezzi scendano. È importante capire che quando il prezzo del barile di petrolio scende, gli incentivi a produrre di più diminuiscono, portando a un rallentamento degli investimenti nelle infrastrutture di produzione del petrolio. E ciò che Kao continua a suggerire è che se la FED dovesse cambiare direzione, ciò comporterebbe un ritorno della domanda sui mercati e la sua ascesa di prezzo ci riporterebbe esattamente al punto in cui questo problema è iniziato.

Sono d'accordo con le posizioni di Kao.

Quest'ultimo ha continuato a spiegare come questi interventi da parte delle banche centrali siano in definitiva inutili perché, mentre la FED continua a rialzare i tassi d'interesse, le banche centrali estere riescono solo a bruciare le riserve svalutando allo stesso tempo le loro valute locali. Kao ha anche accennato brevemente alla preoccupazione per i livelli significativi di debito societario in tutto il mondo.


CINA

Lorenz è intervenuto aggiungendo che Stati Uniti e Danimarca sono in realtà le uniche giurisdizioni che hanno accesso a mutui a tasso fisso a 30 anni, mentre il resto del mondo tende a impiegare mutui a tasso variabile, o strumenti che istituiscono tassi fissi per un breve periodo per poi essere ripristinati al tasso di mercato.

Lorenz ha continuato dicendo che “[...] con l'aumento dei tassi stiamo effettivamente limitando la spesa in tutto il mondo”.

E poi ha proseguito affermando che “anche il mercato immobiliare è un grosso problema in Cina in questo momento [...] ma questa è una specie di punta dell'iceberg dei suoi problemi”.

Ha citato un rapporto di Anne Stevenson-Yang di J Capital, in cui afferma che i 65 maggiori promotori immobiliari in Cina hanno debiti per circa 6.300 miliardi di yuan (circa $885,5 miliardi). Tuttavia la situazione peggiora se si considerano i governi locali: hanno un debito di 34.800 miliardi di yuan (circa $4.779 miliardi) per un totale di $40.000+ miliardi di yuan ($5.622 miliardi) racchiusi in “veicoli finanziari locali”. Ciò sta portando i governi locali a essere schiacciati dal crollo dei mercati immobiliari cinesi, mentre vedono riduzioni dei tassi di produzione a causa della politica “Zero Covid”.


RISERVE BANCARIE

Contribuendo a questo rapporto molto complesso, Lorenz è rientrato nel discorso sollevando la questione delle riserve bancarie. In seguito agli eventi della crisi finanziaria mondiale del 2008, alle banche statunitensi è stato richiesto di mantenere riserve più elevate allo scopo di proteggere la solvibilità bancaria, ma anche d'impedire che tali fondi circolassero all’interno dell’economia reale, compresi gli investimenti. Si potrebbe sostenere che ciò avrebbe dovuto contribuire a mantenere l’inflazione contenuta. Secondo Bianco, i depositi bancari hanno visto riallocazioni verso i fondi del mercato monetario per ottenere rendimenti decenti, come i contratti dei riacquisti inversi (RRP) che avevano rendimenti superiori dello 0,55% rispetto a quelli dei bond del Tesoro. Ciò alla fine si è tradotto in un drenaggio delle riserve bancarie ed è probabile un ulteriore peggioramento della crisi di liquidità del dollaro, il che significa che esso continua a risucchiare potere d’acquisto – ricordate che la carenza di offerta si traduce in aumenti di prezzo.


CONCLUSIONE

Tutto ciò si aggiunge sostanzialmente al fatto che il dollaro guadagna forza contro quasi tutte le altre valute FIAT (tranne forse il rublo russo), con conseguente distruzione dei mercati esteri, disincentivando allo stesso tempo gli investimenti in quasi tutti gli altri veicoli o asset finanziari.


COMMENTI PERSONALI

Spero fortemente di sbagliarmi e di ricordare male (o interpretare male) ciò a cui ho assistito negli ultimi due anni, ma personalmente sono rimasto sorpreso nel non sentire alcuna discussione sulla teoria dei giochi tra la FED e la Banca Centrale Europea (BCE), quest'ultima in collaborazione con il World Economic Forum (WEF), affinché la prima stampasse dollari per salvare il resto del mondo.

Sappiamo cosa è successo sin da allora, ma la teoria dei giochi rimane ancora: le decisioni della BCE hanno portato ad un significativo indebolimento dell'Unione Europea, portando alla debolezza dell'euro, così come all'indebolimento delle relazioni tra le nazioni europee. A mio parere la BCE e il WEF hanno segnalato un sostegno e un desiderio per lo sviluppo delle valute digitali delle banche centrali (CBDC), nonché per misure politiche di comando/controllo più autoritarie per i loro elettori (passaporti vaccinali e tentativi d'impossessarsi delle terre detenute dagli agricoltori, tanto per cominciare). Negli ultimi due anni credo che Jerome Powell abbia opposto una strenue resistenza allo sviluppo di una CBDC da parte degli Stati Uniti, mentre la Casa Bianca e Janet Yellen hanno aumentato le pressioni sulla FED affinché lavorasse alla creazione di una CBDC.

Per me è logico che la FED sia riluttante a sviluppare una CBDC, dato che le principali banche commerciali degli Stati Uniti condividono la proprietà del Federal Reserve System; una CBDC distruggerebbe completamente la funzione svolta dalle banche commerciali nel fornire un cuscinetto tra la politica fiscale e monetaria e l’attività economica del cittadino medio e delle imprese. Questo è esattamente il motivo per cui, a mio modesto parere, la Yellen vuole una CBDC: al fine di ottenere il controllo sull'attività economica da cima a fondo, nonché per acquisire la capacità di violare il diritto alla privacy di ogni cittadino. Ovviamente gli enti governativi possono comunque acquisire queste informazioni, tuttavia la burocrazia può ancora fungere da punto di attrito per l’acquisizione, fornendo un velo di protezione per il cittadino americano (anche se un velo potenzialmente debole).

Due sono i punti importanti qui: 1) un ulteriore avanzamento della guerra monetaria che è iniziata dall’inizio della pandemia, in gran parte sottovalutata poiché il mondo è stato distratto dalla guerra in Ucraina; 2) un tentativo di ulteriore distruzione dei diritti e delle libertà individuali all'interno e all'esterno degli Stati Uniti. La Cina è il Paese più avanti al mondo per quanto riguarda lo sviluppo delle CBDC e una sua implementazione è molto più semplice da quelle parti: il sistema di punteggio del credito sociale (SCS) è attivo ormai da diversi anni, rendendo molto più semplice l’integrazione di un sogno proibito così autoritario, poiché l’invasione della privacy e la manipolazione della popolazione tramite il credito sociale è il cavallo di Troia ideale.

La ragione per cui sono sorpreso di non averlo sentito mettere in discussione è che ciò aggiunge una dinamica molto, molto importante alla teoria dei giochi nel processo decisionale dietro la FED e Powell. Se quest'ultimo comprende l’importanza di mantenere la separazione tra banche centrali e commerciali (cosa che credo che capisca), e se capisce l’importanza di mantenere l’egemonia del dollaro per quanto riguarda il potere degli Stati Uniti sull’influenza estera (cosa che credo che capisca), e se comprende il desiderio dei malintenzionati di avere un controllo perverso sulle scelte della popolazione e sull'attività economica tramite una CBDC (cosa che credo che capisca), allora comprende anche quanto sia importante per la FED non solo resistere all'implementazione di una CBDC ma, per proteggere la libertà (sia all'interno che all'estero), esserne contrari a prescindere.

È anche importante capire che gli Stati Uniti non sono necessariamente preoccupati che il dollaro acquisisca troppo potere, perché importiamo la maggior parte dei nostri beni: esportiamo dollari. A mio parere gli Stati Uniti sfrutteranno il crescendo di questo vuoto di potere nel tentativo di fagocitare e consolidare le risorse del globo e costruire le infrastrutture necessarie per espandere le nostre capacità, riportando gli Stati Uniti a essere di nuovo produttori di beni di alta qualità.


QUI È DOVE POTREI PERDERVI

Ciò apre quindi una reale opportunità per gli Stati Uniti di rafforzare il proprio potere… con l’adozione ufficiale di Bitcoin. Pochissimi ne discutono, e ancora meno ricordano, ma la FDIC è andata in giro a cercare informazioni e commenti nella sua esplorazione di come le banche potrebbero detenere “criptovalute” nei loro bilanci. Quando queste istituzioni dicono "criptovalute", il più delle volte intendono Bitcoin: il problema è che l'ignoranza della popolazione in generale riguardo Bitcoin la porta a vederlo come "rischioso". La cosa ancora più interessante è che da allora non ne abbiamo più sentito parlare... portandomi a credere che la mia tesi potrebbe avere più probabilità di essere giusta piuttosto che sbagliata.

Se la mia lettura della situazione di Powell è corretta, e tutto ciò dovesse verificarsi, gli Stati Uniti si troverebbero in una posizione molto potente. Essi sono incentivati ​​a seguire questa strategia poiché le nostre riserve auree sono state esaurite sin dalla seconda guerra mondiale, con Cina e Russia che detengono importanti riserve del metallo giallo. Poi c'è il fatto che Bitcoin è ancora nelle fasi iniziali della sua adozione per quanto riguarda l'uso in tutto il mondo e l'interesse istituzionale è ancora nelle fasi embrionali.

Se gli Stati Uniti vogliono evitare di finire nei libri di storia come l'ennesimo Impero Romano, sarebbe doveroso prendere queste cose molto, molto sul serio. Ma, e questo è l’aspetto più importante da considerare, vi assicuro che probabilmente lo sanno anche loro.


FONTI ADDIZIONALI 

• “Introduction To Treasury Securities”, Investopedia

• “Bond Traders Relish Idea Of Fed Rates Above 4%”, Yahoo! Finance

• “10-Year Treasury Note And How It Works”, The Balance

• “Bond Market”, Wikipedia

• “Fixed Income — Insurance And Trading, First Quarter 2021”, SIFMA

• “How Much Liquidity Is In The US Treasury Market”, Zero Hedge

• “What Is Yield Curve Control?”, Brookings

• “Using Derivative Overlays To Hedge Pension Duration”, ResearchGate


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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mercoledì 27 settembre 2023

La bancarotta dei tre più grandi programmi di assistenza sociale è inevitabile

Uno dei temi a me più cari, e che in un certo senso ho ereditato dal compianto Gary North, è quello del Grande Default. Considerando ciò che è accaduto negli ultimi 3 anni in particolare, i tempi erano maturi per presentare il mio terzo libro e l'argomento definitivo non poteva essere che quello del Grande Default. Un'opera che non solo illustra il fenomeno per eccellenza che metterà fine all'apparato statale così come lo conosciamo, ma che prende in consegna il lascito di North e dei suoi insegnamenti. Cos'è quindi il Grande Default? La bancarotta economica della pletora dei programmi pensionistici attualmente esistenti e quella sociale derivante dalla necessità di allungarne artificialmente i tempi attraverso il denaro facile. Per capire la portata di questo fenomeno che tutti temono e di cui pochi parlano, prendiamo un attimo in considerazione gli Stati Uniti. Ormai il debito pubblico è già proiettato verso i $50.000 miliardi all’inizio della prossima decade e supererà i $100.000 miliardi entro il 2050. Allo stesso tempo i baby boomer si stanno riversando sulle liste dei pensionati, dove raccoglieranno sontuosi benefici che non sono mai stati guadagnati in senso assicurativo, ma semplicemente concessi per decreto legislativo come trasferimento dai lavoratori futuri ai pensionati di oggi. Il numero di baby boomer di età superiore ai 65 anni aumenterà dai 21 milioni nel 2016 a quasi 78 milioni entro il 2030. Si tratta di quasi 50 milioni di pensionati in più in soli 15 anni: una straordinaria testimonianza del continuo cambiamento dei dati demografici della nazione. Inutile dire che avranno un enorme impatto sull’economia… Nel complesso le cifre dei pensionati negli Stati Uniti stanno salendo inesorabilmente più in alto e salirà più velocemente dopo il 2030: a 82 milioni entro il 2040 e quasi 100 milioni entro il 2060. Unito al calo demografico, il calo del numero di lavoratori rappresenterà un macigno incredibile che schiaccerà di tasse i salari rimanenti e che saranno necessarie per mantenere la previdenza sociale, l’assistenza sanitaria statale e il resto del complesso pensionistico. Quello che era stato un rapporto 5:1 tra lavoratori e pensionati all’inizio del secolo, scenderà ad appena 2,5:1 entro il 2040, in base a ipotesi ottimistiche sulla forza lavoro, e continuerà a diminuire. E questo per non parlare delle tasse sul reddito e delle altre tasse che saranno necessarie per pagare interessi annuali nell'ordine delle migliaia di miliardi sul debito pubblico e per finanziare i costi crescenti dello stato sociale. O questo, oppure ci sarà una colossale carneficina politica se gli attuali tagli previsti del 30% ai benefici sociali verranno attivati quando i fondi fiduciari dell’OASDHI diventeranno insolventi all’inizio del prossimo decennio. Inoltre occorre anche comprendere che l'aumento del carico fiscale è devastante per la produttività, l'altra colonna, oltre alla demografia, che sorregge lo schema Ponzi della previdenza sociale. Il trend storico di crescita della produttività è stato del 2,80% annuo tra il 1954 e il 1973 e del 2,11% durante il mezzo secolo fino al 2000. Ora crollato è ad appena l’1,05% sin dal primo trimestre del 2012. La ragione per cui la produttività è in picchiata è il sistema bancario centrale, il quale ha arrecato un danno alla crescita della produttività che è quasi oltre misura. Infatti ha incentivato immensi livelli d'investimenti improduttivi e di speculazione scriteriata che non si sarebbero mai verificati in un mercato libero che operasse con denaro sano/onesto. Allo stesso modo il costo reale negativo del debito a lungo termine ha causato un’impennata dei rapporti prezzi/profitti, incentivando così i vertici aziendali a cercare ricchezza in azioni tramite ingegneria finanziaria piuttosto che investimenti vecchio stile.

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di Sthephen Anderson

I programmi americani di assistenza sociale, come Medicare, Medicaid e previdenza sociale, rischiano tutti il fallimento nei prossimi anni. Medicare e Medicaid furono creati nel 1965 come parte della legislazione della Great Society del presidente Lyndon Johnson. La previdenza sociale fu creata nel 1935 per fornire un reddito pensionistico agli americani che raggiungevano i sessantacinque anni. Questi tre programmi sociali consumano circa cinquanta centesimi di ogni dollaro del bilancio federale, ovvero $2.700 miliardi nell’anno fiscale 2023.

Il Medicare è un programma federale di assicurazione sanitaria e assistenza sanitaria a cui è possibile iscriversi quando una persona raggiunge l'età di sessantacinque anni. Un americano che ha lavorato per un minimo di dieci anni ha diritto a iscriversi; dipendenti e datori di lavoro pagano ciascuno un'imposta Medicare minima dell'1,45% in base al salario. Una volta iscritti al programma, si paga un premio assicurativo mensile che cambia ogni anno. Sessantacinque milioni di persone saranno iscritte nel 2022 ed è prevista una penalità per l'iscrizione tardiva. La quantità di persone che beneficiano del Medicare è all’incirca uguale alla popolazione stimata degli stati di Florida, New York, Pennsylvania e Illinois messi insieme.

Il Medicare ha versato benefici netti per $689 miliardi nel 2021 e rappresentava il 20% della spesa sanitaria nazionale, e il 12% del bilancio federale, nel 2020. Copre circa l’80% delle spese mediche, ma le procedure dentistiche e oculistiche non sono coperte.

Il Medicaid è un programma federale e statale congiunto che, insieme al Children's Health Insurance Program (CHIP), fornisce copertura sanitaria a oltre 72,5 milioni di americani, inclusi bambini, donne incinte, genitori, anziani e persone con disabilità. Il Medicaid è la principale fonte di copertura sanitaria negli Stati Uniti. La maggior parte dei partecipanti ha meno di sessantacinque anni e il numero di persone che ne beneficiano è più o meno uguale alla popolazione stimata degli stati della California e del Texas messi insieme.

Affinché uno stato possa partecipare al Medicaid, la legge federale richiede che tale stato copra determinati gruppi d'individui. Esempi di gruppi con ammissibilità obbligatoria sono le famiglie a basso reddito, i bambini, le donne incinte e gli individui che ricevono un reddito previdenziale supplementare (SSI). L’Affordable Care Act del marzo 2010 (Obamacare) ha creato l’opportunità per gli stati di espandere il Medicaid per coprire quasi tutti gli americani a basso reddito di età inferiore ai sessantacinque anni. Dopo il 2010 si sono iscritte circa dodici milioni di persone.

I costi del Medicaid stanno inondando i bilanci statali, passando dal 9% nel 1989 al 20% di oggi. La maggior parte dei finanziamenti proviene da tutti i contribuenti americani, mentre una minoranza proviene dai contribuenti di ciascuno stato partecipante. I pagamenti del Medicaid ammontavano a $117 miliardi nel 2000 e a $589 miliardi nel 2023; si prevede che ammonteranno a $879 miliardi nel 2033.

La previdenza sociale è uno dei più grandi programmi governativi al mondo, la quale versa centinaia di miliardi di dollari ogni anno. Nel 2021 179 milioni di persone hanno versato le tasse alla previdenza sociale e l'attuale aliquota fiscale per la previdenza sociale è del 6,2% rispettivamente per il datore di lavoro e per il dipendente, ovvero il 12,4% totale sulla retribuzione del dipendente.

Sessantasette milioni di americani riceveranno le prestazioni della previdenza sociale nel 2023. La popolazione stimata combinata degli stati americani di Ohio, Georgia, Carolina del Nord, Michigan, New Jersey e Virginia sarà equivalente al numero di americani che usufruiranno della previdenza sociale quest'anno. La previdenza sociale fornisce prestazioni pensionistiche e reddito di invalidità a persone qualificate e ai loro coniugi, figli e superstiti. I lavoratori devono avere almeno sessantadue anni e aver pagato le tasse alla previdenza sociale per un minimo di dieci anni per poterne beneficiare.

La durata della vita adulta era di circa cinquantotto anni nel 1930 e di settantanove anni nel 2020. Il numero di lavoratori che pagava le imposte sui salari era di circa cinque per ciascun beneficiario nel 1960 rispetto a circa 2,7 per ciascun beneficiario nel 2023. La popolazione americana sta invecchiando e le famiglie hanno meno figli; ciò rappresenta un grande problema per il finanziamento della previdenza sociale.

Alcuni americani ricevono contemporaneamente i benefici di Medicare e previdenza sociale: come diciamo in America, piuttosto che lasciare raddoppiano.


Realtà fallimentare

Una relazione del Government Accountability Office (GAO) del 2015 ha rivelato che $60 miliardi del budget di Medicare sono andati persi nel 2014 a causa degli sprechi. Ha anche scoperto 23.400 indirizzi falsi o errati nell'elenco dei fornitori del Medicare.

Quest'ultimo ha ripetutamente marcato enormi superamenti dei costi, è stato riformato innumerevoli volte e ha imposto una serie infinita di controlli sui prezzi a medici e ospedali. Il controllo dei prezzi riduce la concorrenza del libero mercato, portando a una minore efficienza e a prezzi più alti.

Il consiglio di amministrazione del Medicare prevede che le riserve del fondo fiduciario dell'assicurazione ospedaliera (HI), le quali finanziano il Medicare Parte A, si esauriranno nel 2031. Successivamente le entrate del programma saranno in grado di coprire l'89% dei benefici previsti. Come faranno gli ospedali e i medici a gestire un deficit dell’11% nei pagamenti dei rimborsi Medicare?

La letteratura pubblica sul futuro fallimento del programma Medicaid è quasi nulla, quindi non è possibile prevedere una data. Il consiglio di amministrazione della previdenza sociale, nella sua relazione del 2023, prevede che le riserve del fondo fiduciario dell’assicurazione per la vecchiaia e i superstiti (OASI) si esauriranno nel 2033. Le entrate fiscali correnti saranno sufficienti a pagare il 77% dei benefici previsti dopo tale data. I beneficiari in quell'anno vedranno il loro pagamento mensile ridotto del 23%. Molti pensionati americani oggi fanno affidamento esclusivamente sulla previdenza sociale per pagare generi alimentari, premi assicurativi sulla casa e utenze. Potrebbero sopravvivere a una riduzione del 23% del loro reddito anno dopo anno?


Possibili soluzioni

I programmi di assistenza sociale in America non andranno in bancarotta da un giorno all’altro, ma nel corso di molti decenni. Le riforme non risolveranno rapidamente questo problema, ma rappresenterebbero un passo avanti verso una situazione più sostenibile. Alcune possibili riforme di Medicare e previdenza sociale consistono nel consentire ai contribuenti di età inferiore ai quarantacinque anni di rinunciare a benefici futuri senza alcun impatto fiscale e di vivere con i loro conti 401(k), Roth IRA o altri redditi, considerando perduti tutti i soldi pagati in tasse per suddetti programmi. Un’altra opzione è quella di consentire a queste persone di rinunciare ai loro benefici e di reindirizzare i loro futuri pagamenti fiscali verso conti sanitari e pensionistici separati dai 401(k). I beneficiari attuali e futuri di Medicare e previdenza sociale potrebbero anche scegliere di ricevere benefici ridotti in base alle realtà finanziarie prima o dopo i fallimenti di questi programmi.

Ryan McMaken, redattore esecutivo del Mises Institute, ha scritto un articolo a gennaio 2023 intitolato “Innalzare l’età della previdenza sociale a (almeno) 75 anni”, proponendo possibili idee di riforme. George Reisman ha scritto un lungo articolo nell’aprile 2011 intitolato “Come eliminare previdenza sociale e assistenza sanitaria statale” con soluzioni più dettagliate.

Le riforme del Medicaid che affrontano la frode sono perseguite da molti stati e dal governo federale. Alcuni metodi di frode si trovano nella lista di controllo antifrode dei Centers for Medicaid e Medicare Services. L'elenco aggiornato delle persone soggette ad azioni esecutive federali è disponibile sul sito web dell'Ufficio dell'ispettore generale. Le azioni esecutive indicate hanno fruttato sanzioni legate a una condanna per frode.

Una riforma unica e valida per tutti e tre questi programmi sociali non è possibile. Alcuni dicono di abolire ogni programma adesso e lasciare che il libero mercato fornisca una guida per uscire dal caos, ma la logistica della cura di un membro della famiglia anziano e malato non è facile, anche quando la famiglia è preparata finanziariamente, fisicamente e spiritualmente. La riforma dei diritti sociali è inevitabile e la gente comune dovrà sopportare il peso di un loro fallimento.


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