domenica 8 luglio 2012

L'Anatomia della Deflazione

"La Federal Reserve può riaccendere l'inflazione monetaria in qualsiasi momento ponendo sulle banche una tassa per le riserve in eccesso presso la FED.
Chi prevede un'inevitabile deflazione nei prezzi non capisce che lo scenario attuale è il prodotto di banchieri legittimamente spaventati e del Consiglio dei Governatori della Federal Reserve. In qualsiasi momento, la FED può fare in modo che tutti i soldi delle banche vengano prestati. Ma la FED sa che questo raddoppierà l'offerta di moneta in poche settimane. Questo creerà un'inflazione nei prezzi di massa.
Questo è il fatto centrale nel dibattito inflazione vs. deflazione. Finché i deflazionisti rispondono con una sola voce, rimarranno, come i loro predecessori sono rimasti, persone senza una tesi teorica e pratica per la loro posizione.
Così, la FED attende. Nel frattempo, la porzione dell'economia ricoperta dal governo Federale aumenta inesorabilmente a causa dei deficit. Questo non cambierà nei prossimi anni.
Stiamo assistendo all'ultima resistenza del Keynesismo. Quando fallirà, la FED costringerà le banche a concedere prestiti. Poi vedremo un'inflazione di massa.
Una deflazione di massa? Potete scordarvela." -- Gary North

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di George Reisman


I timori per la deflazione, visibile un mese o due fà, stanno ora rapidamente affievolendosi, e presto potrebbero scomparire del tutto. Tuttavia, la deflazione è ancora un argomento sul quale è importante avere una corretta comprensione.

La deflazione è generalmente considerata come sinonimo di calo dei prezzi. Non ci poteva essere errore più grave in tutta l'economia. Chiamare calo dei prezzi la "deflazione" si traduce in una profonda confusione tra prosperità e depressione. Questo perché la principale causa del calo dei prezzi è il progresso economico, la cui caratteristica essenziale è un aumento della produzione ed offerta di beni e servizi, che, naturalmente, opera per far calare i prezzi.

Eppure il termine deflazione è anche strettamente connesso con i fenomeni di crollo dei profitti aziendali ed una difficoltà improvvisamente molto più elevata nel rimborsare i debiti, con la conseguenza di diffuse insolvenze e fallimenti. La caduta dei profitti ed il forte aumento improvviso del peso del debito sono, naturalmente, i sintomi principali di una depressione.

Quindi, la causa prossima della prosperità, vale a dire, un aumento della produzione e dell'offerta, viene confusa con la depressione e l'impoverimento diffuso che accompagna le depressioni. Ciò, ovviamente, è strettamente legato alle assurdità della dottrina della sovrapproduzione, che sostiene che siamo poveri perché siamo ricchi.

Ciò che deve essere compreso è che ci sono due distinte cause per un calo generale dei prezzi. Una è l'aumento della produzione e dell'offerta, che non dovrebbero mai e poi mai essere confusi con la deflazione, la depressione, o la povertà. L'altra è una diminuzione della quantità di denaro e/o il volume della spesa nel sistema economico. Il calo dei prezzi è l'unico effetto che hanno in comune. Differiscono profondamente rispetto ai loro altri effetti.[1]

Le cose essenziali che devono essere capite è che un calo dei prezzi causato da aumento della produzione non serve a ridurre il tasso generale o medio di profitto nel sistema economico e non rende più difficile il rimborso del debito. Infatti, nella misura in cui tale calo dei prezzi ha luogo rispetto ad una quantità crescente di denaro e un volume crescente di spesa, e risulta solo dal fatto che l'aumento della produzione e dell'offerta superano l'aumento del denaro e della spesa, è accompagnato da un aumento positivo del tasso di profitto ed una maggiore facilità nel rimborsare i debiti.

Proprio questo sarebbe il caso sotto il gold standard, in quanto l'offerta d'oro cresce modestamente di anno in anno come risultato di operazioni d'estrazione d'oro continue ed ampliate, ed il volume della spesa in termini di oro cresce proporzionalmente. In tali circostanze, il venditore medio nel sistema economico sarebbe nella posizione di vendere a prezzi inferiori ed allo stesso tempo avere un'offerta di beni da vendere a quei prezzi più bassi che sarebbe più grande rispetto a quando i prezzi erano più bassi.

Ad esempio, se il calo dei prezzi deriva dal fatto che, mentre la quantità di denaro ed il volume della spesa nel sistema economico stanno aumentando ad un tasso del due per cento annuo, la produzione e l'offerta stanno aumentando ad un tasso del tre per cento annuo, il venditore medio nel sistema economico si trova nella posizione di avere il tre per cento dei prodotti in più per venderli a prezzi che sono solo l'un per cento più bassi. I suoi ricavi dalle vendite saranno del due per cento superiori, e questo è ciò che conta per i suoi profitti nominali e la sua capacità di ripagare i debiti. I suoi profitti saranno superiori e la sua capacità di ripagare il debito sarà maggiore. Ci sono prezzi più bassi qui, ma assolutamente nessuna deflazione.

Quello che spazza via i profitti e rende più difficile il rimborso del debito non è la caduta dei prezzi, ma la contrazione della base monetaria, cioè la riduzione della quantità di moneta e/o il volume della spesa nel sistema economico. Questo è ciò che riduce i ricavi delle vendite, e, a fronte di costi determinati sulla base dei precedenti esborsi di denaro, determina una corrispondente riduzione dei profitti. E' anche ciò che rende più difficile il pagamento del debito, nel senso che c'è semplicemente meno denaro disponibile da guadagnare e quindi disponibile per essere utilizzato per il rimborso dei debiti. E' la contrazione monetaria, e la contrazione monetaria solamente, che dovrebbe essere chiamata deflazione.

Inoltre, a fronte di una data contrazione monetaria, la riduzione dei profitti e l'aumento del peso del debito non verrebbero in alcun modo ridotti se i prezzi non calassero. Infatti, questi fenomeni non verrebbero alleviati se i prezzi aumentassero. I prezzi non calerebbero se la produzione e l'offerta scendessero nella stessa misura in cui denaro e spesa calerebbero. Salirebbero se la produzione e l'offerta scendessero in misura maggiore rispetto alla quantità di denaro ed al volume della spesa. Ma indipendentemente da ciò che potrebbe accadere alla produzione, all'offerta ed ai prezzi, la contrazione monetaria stessa causerebbe la riduzione nei ricavi delle vendite e, a fronte dei precedenti esborsi di denaro che vengono rappresentati come costi, la riduzione dei profitti. Ed inoltre causerebbe l'aumento dell'onere del rimborso del debito.

Il punto è che la caduta dei prezzi non è semplicemente la causa di un calo dei profitti ed un aumento del peso del debito. Al massimo può accompagnare queste cose, quando tutti e tre sono il risultato di una contrazione monetaria. Ma non dovrebbe nemmeno essere così. Poiché i fenomeni del calo dei profitti e dell'aumento degli oneri sul debito, come ho appena dimostrato, possono anche essere accompagnati dall'aumento dei prezzi — nella misura in cui una riduzione nella produzione e nell'offerta dovesse superare la riduzione del denaro e della spesa.

Ciò che merita un'attenzione particolare è il fatto che anche quando una caduta dei prezzi è il risultato di una contrazione monetaria, piuttosto che di un aumento della produzione e dell'offerta, ed è accompagnata da reali difficoltà economiche, piuttosto che dalla prosperità generale, il suo contributo specifico alla situazione non ricopre il ruolo di causa, ma di rimedio. I prezzi in calo in risposta alla contrazione monetaria sono precisamente ciò che consente ad una quantità di denaro e ad un volume di spesa ridotti di acquistare tanti beni e di impiegare tanti lavoratori quanti ne acquistavano e ne impeigavano in precedenza quando la quantità di denaro ed il volume della spesa erano maggiori. Impedire la caduta dei prezzi, incluso un calo dei saggi salariali, serve solo ad impedire il ripristino della produzione e dell'occupazione.

Mettiamola in questo modo. La deflazione non è calo dei prezzi. E' contrazione monetaria. I prezzi in calo sono necessari come risposta alla deflazione, che viene prima, e che esiste se i prezzi scendono o no, e può esistere anche se i prezzi aumentano. I prezzi in calo in risposta alla deflazione sono economicamente vantaggiosi, in quanto consentono ad una quantità di denaro e ad un volume di spesa ridotti  di acquistare tanto quanto le quantità precedentemente maggiori di denaro e di volume della spesa acquistavano.

In altre parole, l'effetto del calo dei prezzi è sempre positivo. Non va confuso con la deflazione e la depressione, e non è certamente la loro causa. Al contrario, come abbiamo visto, è un rimedio per gli effetti della deflazione. E questo è vero anche per i debitori. Non è il livello dei prezzi che rende difficile ripagare un debito, ma la quantità di denaro che si può guadagnare in relazione alla dimensione dei debiti che si devono pagare. Se il membro medio di un sistema economico non è più in grado di guadagnare tanti soldi come era solito, e quindi trova più difficoltà a rimborsare qualsiasi data quantità di debito, allora il fatto che i prezzi scendano ancora non gli fa guadagnare meno. Piuttosto consente al suo potere di spesa ridotto di comprare di più. Il suo problema è nel rapporto tra la quantità di denaro che può guadagnare e la quantità di denaro che deve rimborsare. Il suo problema non è causato da un maggior potere d'acquisto di quei soldi.

(E qui si può vedere l'assurdità della situazione macroeconomica dei provvedimenti del New Deal nella Grande Depressione per raggiungere la ripresa costringendo la combustione di patate, l'aratura del cotone, e la macellazione dei suini. Tali misure non avevano il potere di aumentare i ricavi delle vendite e dei profitti, o la capacità di ripagare il debito nel sistema economico. Al massimo, avrebbero potuto aumentare i ricavi delle vendite di determinati gruppi, nella misura in cui la domanda per i loro specifici prodotti era anelastica, ed equivalentemente avrebbero potuto ridurre i ricavi delle vendite in altre parti del sistema economico. Il loro effetto sui ricavi delle vendite era paragonabile a quella del cosiddetto "shock petrolifero" dei primi anni '70, in cui aumentarono i ricavi delle vendite del petrolio e degli altri produttori di energia, ma a scapito dei ricavi delle vendite del resto del sistema economico, che di conseguenza ne soffrì. In generale non ebbero un effetto sui ricavi delle vendite, sui profitti, o sulla capacità di ripagare i debiti. Tutto quello che queste misure servirono a raggiungere furono prezzi più elevati ed una riduzione del potere d'acquisto dei fondi disponibili — in altre parole, resero la vita più difficile.)

Né la prospettiva di un calo dei prezzi in sé e per sé dovrebbe essere considerata come la causa di un aumento del desiderio di risparmiare, e ancor meno di un aumento della domanda di possesso di moneta e quindi di una contrazione monetaria. Nella misura in cui il calo dei prezzi accompagna una maggiore prosperità, la prospettiva di un calo dei prezzi è accompagnata dalla prospettiva di una maggiore prosperità. La prospettiva di una maggiore prosperità per il futuro prevede un incentivo ad un maggiore consumo nel presente.

Si dovrebbe pensare al consumo presente come se si stesse per ricevere un'eredità. Ciò significa che il futuro di una persona sarà più rifornito, e che quindi può permettersi di aumentare il proprio consumo e divertimento nel presente. Questo compensa il fatto che ogni dollaro trattenuto dal consumo attuale avrà maggior potere d'acquisto in futuro. In altre parole, l'effetto del calo dei prezzi causato da una produzione aumentata dovrebbe essere considerato neutrale per quanto concerne il livello del risparmio e del rifornimento per il futuro, perché la prospettiva di un maggiore potere d'acquisto futuro dell'unità monetaria è compensata dalla prospettiva di una maggiore prosperità futura. In tali circostanze, la prospettiva di prezzi in calo non fornisce una base per un aumento della domanda di possesso di moneta.

Il caso è diverso quando la necessità di un calo dei prezzi è causata dalla contrazione monetaria. In questo caso, il fallimento del calo dei prezzi, a fronte della previsione che sarebbero calati nella misura necessaria per ripulire il mercato da beni invenduti e dal lavoro, conduce ad un rinvio speculativo degli acquisti, che aumenta la pressione sui prezzi affinché scendano.[2] Una volta che i prezzi diminuiscono nella misura necessaria, ciò rappresenta la fine della contrazione. Infatti, data l'esistenza di un'astensione speculativa dagli acquisti in previsione della diminuzione dei prezzi e dei salari ad un livello necessario, una volta che tale livello viene raggiunto, l'astensione speculativa dagli acquisti volge al termine e c'è un aumento del volume della spesa. In altre parole, la risposta alla diminuzione necessaria dei prezzi e dei salari è la ripresa economica.

A condizione che la quantità di moneta nel sistema economico non diminuisca, un aumento della domanda di moneta per il possesso può avere l'effetto benefico di aumentare il livello di liquidità finanziaria nel sistema economico, un punto prezioso che Rothbard evidenziò.[3] Serve a migliorare misure vitali della salute finanziaria come i saldi di cassa delle imprese rispetto alle loro passività correnti. Si comprende ciò nella misura in cui c'è bisogno di ridurre i saggi salariali ed i prezzi e quindi l'ammontare delle passività correnti, che diminuiscono in conseguenza di minori spese e quindi meno conti da pagare.

Più alto è il livello di tale liquidità finanziaria, minore sarà il pericolo di insolvenze e fallimenti, e quindi maggiore sarà la sicurezza rispetto ad ogni necessità di ulteriori aumenti nel possesso di contanti. L'implicazione di ciò è che gli aumenti nella domanda di moneta per il possesso sono auto-limitanti, e che tale domanda di moneta per il possesso tende a stabilizzarsi ad un livello superiore. Non vi è alcun processo riguardante la sua auto-alimentazione e continuo aumento.[4]

Infatti, ciò che crea la necessità di un improvviso e sostanziale aumento della domanda di moneta per il possesso è la precedente diminuzione artificiale della domanda di moneta per il possesso causata dall'espansione del credito. L'espansione del credito porta gli imprenditori a credere che possono sostituire all'attuale propensione di accumulare di denaro la prospettiva di prendere in prestito, facilmente e proficuamente, i fondi che potrebbero richiedere. L'espansione del credito incoraggia anche una riduzione della domanda di moneta per il possesso mediante l'apparente facilità con cui le scorte possono essere vendute con profitto a fronte di ricavi crescenti delle loro vendite, poiché sembra opportuno accumulare più scorte e meno denaro. L'aumento dei tassi di interesse che genera l'espansione del credito nel corso della sua progressione, mentre l'aumento dei ricavi dalle vendite accresce i profitti nominali e la conseguente richiesta di fondi mutuabili, serve anche a ridurre la domanda di moneta per il possesso. Questo perché i tassi di interesse elevati servono per prestare somme disponibili in brevi periodi di tempo, cosa che non sarebbe accaduta a tassi di interesse più bassi. A questi fattori va aggiunta l'influenza di ogni prospettiva di aumento dei prezzi che l'espansione del credito può creare. E infine, la perdita di capitale che genera l'espansione del credito, come conseguenza dei grandi investimenti improduttivi che provoca, serve a rendere disponibile meno credito e quindi a creare un'ulteriore domanda di moneta per il possesso.[5]

Evitate l'inflazione e l'espansione del credito, lasciate che la domanda di moneta per il possesso sia alta, lasciate che i prezzi ed i salari vengano regolati da questo fatto, e successivamente il sistema economico sarà al sicuro da improvvisi aumenti nella domanda di moneta per il possesso.

Allo stesso modo, la ragione migliore a favore di una diminuzione effettiva della quantità di moneta è che soffrirne può servire ad evitare un calo più grave in seguito. Questo sarebbe il caso sotto un gold standard a riserva frazionaria che non si fosse distaccato troppo radicalmente da una riserva al 100% d'oro. In tali circostanze, una riduzione della quantità di denaro in termini di mezzi fiduciari[6] potrebbe diminuire la quantità di denaro fino all'offerta attuale di oro monetario, conservando così il gold standard ed evitando la necessità di una riduzione della quantità di denaro più grave e potenzialmente catastrofica in seguito, il tipo di riduzione verificatisi dal 1929 al 1933, dopo decenni di aumenti dell'offerta dei mezzi fiduciari in relazione all'offerta di oro.

La deflazione, che non può essere ripetuta troppo spesso, significa contrazione monetaria, non calo dei prezzi, e si può inserire nella categoria di un dolore da sopportare solo al fine di evitarne uno maggiore più tardi. Non dovrebbe mai essere, e praticamente non lo è mai, considerata come una cosa positiva di per sé. In effetti, l'opposizione all'espansione del credito, ed alla riserva frazionaria del sistema bancario che rende possibile l'espansione del credito, si basa soprattutto sul fatto che è responsabile per la deflazione, che non esisterebbe in sua assenza.

Il punto più importante che ho presentato, e cioè, che un calo dei prezzi causato da aumento della produzione non è deflazione e non dovrebbe mai essere confuso con la deflazione, è illustrato nella tabella seguente, che può essere considerata come una sintesi di questo articolo.





[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Ciò è qualcosa che ho spiegato a lungo nel mio libro Capitalism: A Treatise on Economics, pp. 544–46, 557–59, 573–80, 809–20 e in un articolo "The Goal of Monetary Reform," The Quarterly Journal of Austrian Economics, Autunno 2000, vol. 3, no. 3, pp. 3–18.

[2] Riguardo a questo punto, consultare Ludwig von Mises, Human Action 3rd ed. rev.  (Chicago: Henry Regnery Company, 1966),  pp. 568–70; Murray N. Rothbard,  Man, Economy, and State (Princeton, New Jersey: D. Van Nostrand Company, Inc., 1962), pp. 112–14, 673–75.

[3] Murray N. Rothbard, What Has Government Done to Our Money? (Novato, California: Libertarian Publishers, 1964), pp. 14–16.

[4] Consultare Rothbard, Man, Economy, and State, p. 675.

[5] Su questo punto, consultare Mises, op. cit., pp. 550–66, p. 568.

[6] I mezzi fiduciari sono diritti trasferibili del denaro standard, in questo caso l'oro, che sono pagabili a vista dall'emettitore ed accettati nel commercio come l'equivalente del denaro standard, ma per i quali non esiste in realtà denaro standard.

[7] Questa tabella è presa dal mio articolo "The Goal of Monetary Reform," The Quarterly Journal of Austrian Economics, Autunno 2000, vol. 3., no. 3, p. 14.

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