venerdì 12 aprile 2019

Un'introduzione alla Scuola Austriaca e alla teoria Austriaca del ciclo economico (ABCT)





di Francesco Simoncelli


L'economia austriaca non ha nulla a che fare con l'Austria, è chiamata così perché i suoi padri fondatori sono tutti nati lì: Carl Menger, Eugen von Bohm-Bawerk, Ludwig von Mises, Friedrich A. Hayek (vincitore del premio Nobel nel 1974) e Joseph Schumpeter. Murray N. Rothbard e Israel Kirzner sono gli austriaci americani di più alto profilo. L'economia austriaca diverge in molti modi da quella mainstream, innanzitutto la scuola Austriaca appartiene al regno della logica, non è una scienza empirica. Per i neoclassici, positivisti logici, il fine di ogni scienza empirica corretta è rappresentato dalla falsificabilità e dalla testabilità. Tutte le affermazioni in economia sono solo ipotesi provvisorie, confutate o approvate se e solo se sono in grado di resistere ai test empirici. Anche se anche gli Austriaci considerano tali ipotesi, si occupano fondamentalmente delle leggi apodittiche, necessariamente vere. Non possono essere testate né falsificate, e tuttavia sono assolutamente certi.

Facciamo un esempio: ogni volta che si verifica uno scambio volontario, entrambe le parti ci guadagnano. X vende una mela a Y in cambio di un euro: al momento della transazione, X è interessato più al denaro che riceve rispetto al frutto a cui rinuncia. Y invece pone più valore al frutto che riceve rispetto al prezzo che deve pagare. Non abbiamo la minima idea del motivo per cui queste due persone vogliano operare uno scambio del genere, e in quanto economisti non dovrebbe interessarci (è qualcosa questo di cui dovrebbe occuparsi l'etica e di cui ha anche scritto Adam Smith nella Teoria dei sentimenti morali). Sappiamo che è innegabilmente vero che entrambe le parti ritengono che questa transazione andrà a vantaggio di ciascuna di esse. Un'altra affermazione a priori nel lessico Austriaco: all'equilibrio un salario minimo creerà disoccupazione per tutti coloro la cui produttività è inferiore al livello stabilito da una tale legge. Questo fenomeno non può essere testato, perché non siamo mai in pieno equilibrio e non lo sapremmo nemmeno se lo fossimo. In tutti questi casi, queste leggi sono logicamente innegabili e ci danno una conoscenza importante di come l'economia funzioni nell'effettivo.

Ma non tutte le ipotesi empiriche sono scartate dagli Austriaci, perché non tutto è legge apodittica. Ad esempio, se il prezzo delle banane sale del 10%, sappiamo che ne verranno acquistate meno, a parità di condizioni. Ma l'unico modo per determinarne l'elasticità (a quale percentuale scenderanno gli acquisti) sarà attraverso la ricerca econometrica empirica.

Senza aver approfondito per niente le tesi alla base della Scuola Austriaca, molti economisti mainstream considerano gli Austriaci un culto o una religione. Gli Austriaci e i loro cugini neoclassici divergono su tutta una serie di altre questioni, i primi infatti rifiutano le curve dell'indifferenza, la transitività, l'utilità cardinale (per gli Austriaci esiste solo la varietà ordinale), la curva di Phillips, ecc. La Scuola Austriaca respinge inoltre la dottrina dei fallimenti del mercato (monopolio e quindi leggi anti-trust, esternalità, beni pubblici, informazioni asimmetriche, ecc.), mentre i neoclassici avallano tutti questi concetti.

Forse l'elemento più importante di questa diversità intellettuale può essere individuato in relazione alla macroeconomia: denaro, inflazione, disoccupazione e ciclo economico. Per i keynesiani il libero mercato passa continuamente dalla disoccupazione all'inflazione e viceversa. Dal loro punto di vista il ciclo economico è endogeno al mercato; quest'ultimo causa il primo. Secondo la prospettiva Austriaca, invece, queste oscillazioni sono il risultato di una politica statale sconsiderata (anche perché non esiste una politica statale saggia), principalmente perpetuata dalla banca centrale.



LA TEORIA AUSTRIACA DEL CICLO ECONOMICO

I cicli economici, in poche parole, sono fluttuazioni della crescita economica lungo il trend di lungo termine dell'economia. Identificare i sintomi dei cicli economici è abbastanza semplice, ma identificare la loro causa è un compito molto più difficile. Infatti molte teorie c'hanno provato, ma non sono riuscite a fornire collegamenti causali convincenti. Molti economisti e politici sono persino arrivati ​​ad accettare i cicli economici come un tratto intrinsecamente malevolo del capitalismo. Invece con questo articolo cercherò di spiegare tali fenomeni attraverso l'approccio logico e solido della Scuola Austriaca: la teoria Austriaca del ciclo economico (ABCT). Questa teoria pone l'accento sul tasso d'interesse: quando viene impostato arbitrariamente dalle autorità monetarie, vi è un effetto negativo sulla struttura della produzione che funge da catalizzatore principale dietro i boom ed i temuti bust dei cicli economici.

Per vedere come funziona ABCT, avremo bisogno di una comprensione di quattro concetti principali:
  • Production Possibility Frontier (PPF)
  • Loanable Funds Market (LFM)
  • Struttura di Produzione
  • Stage Specific Labour Markets (SSLM)

Useremo questi quattro concetti all'unisono per dimostrare e differenziare tra crescita sostenibile coperta da risparmi e crescita insostenibile "coperta" da aumenti nell'offerta di moneta.

Production Possibilities Frontier (PPF)

La PPF nel contesto dell'ABCT illustra il necessario compromesso tra investimento e consumo (Figura 1). L'idea alla base è semplice: più si consuma, meno soldi si ha da investire e quindi meno si investe. Allo stesso modo più si investe e quindi meno si consuma. L'investimento in questo caso rappresenta un investimento lordo, che comprende il capitale sostitutivo (l'investimento utilizzato per sostituire il capitale usurato già in uso) e l'investimento netto (il nuovo capitale creato): capitale lordo = capitale sostitutivo + capitale netto.[1] Un punto chiave da notare è che secondo la teoria mainstream, il consumo e gli investimenti non richiedono tale compensazione,[2] un aumento della spesa per consumi non richiede una diminuzione della spesa per investimenti e viceversa.

Figura 1 – Solo i punti sulla PPF sono efficienti. Qualsiasi cosa all'interno della PPF è inefficiente in quanto più può essere consumato o investito al punto indicato, e qualsiasi cosa al di fuori della PPF è insostenibile in quanto l'economia non dispone di risorse sufficienti per sostenere un tale livello di consumo e investimento.

La crescita economica sostenibile è rappresentata da uno spostamento verso l'esterno della PPF, dal momento che sarebbe possibile raggiungere livelli più elevati di consumo e investimenti. Il tasso di questa crescita dipende da molti fattori. Supponiamo che cambino le preferenze degli individui per il risparmio ed essi diventino parsimoniosi, decidendo di risparmiare di più. Questo sarebbe un segnale indicante la loro volontà di consumare meno adesso e di più in futuro; ci sarà quindi un movimento verso il basso lungo l'attuale PPF man mano che il consumo diminuirà, portando ad un aumento degli investimenti e l'economia crescerà ad un ritmo più veloce in futuro (Figura 2). Bisogna notare che il tasso di crescita sarebbe superiore rispetto a quello in cui le preferenze delle persone per il risparmio non i fossero spostate consentendo un livello più alto di investimento.

Figura 2 - Se gli individui non avessero deciso di risparmiare, l'economia sarebbe cresciuta ad un ritmo più lento. Ciò è dovuto al fatto che una riduzione del consumo oggi consente un aumento degli investimenti, che in definitiva porta ad un aumento della produzione e del consumo in futuro.

Ma in che modo un aumento dei risparmi porta ad un aumento degli investimenti e perché questo porta ad un tasso di crescita economica più alto in futuro? Per spiegarlo, dobbiamo introdurre il concetto di market for loanable funds.

Market for Loanable Funds (MLF)

Il MLF comprende i risparmiatori ed i mutuatari di un'economia. Può essere rappresentato attraverso un semplice grafico tra domanda e offerta (Figura 3). Il risparmio comprende l'offerta di fondi mutuabili, mentre la disponibilità degli individui (imprenditori, imprese, ecc.) ad accendere prestiti e ad avviare progetti rappresenta la domanda per suddetti fondi. Secondo l'ABCT il tasso d'interesse nell'economia dovrebbe essere impostato laddove si intersecano domanda ed offerta. Il tasso d'interesse gioca un ruolo chiave nell'ABCT e poi vedremo cosa succede quando non viene impostato dal MLF.[3]

Figura 3

Tornando all'esempio precedente, se gli individui decidono di orientarsi più al futuro e risparmiare, allora l'offerta di fondi mutuabili aumenta (spostamento della curva di offerta a destra). Quando ciò accade, il tasso d'interesse diminuisce e l'investimento totale aumenta man mano che la comunità imprenditoriale approfitta del tasso d'interesse più basso (poiché il costo del denaro preso in prestito, noto anche come tasso d'interesse, è diminuito). Questa è considerata una crescita sostenibile, perché il calo del tasso d'interesse è determinato da un aumento dei risparmi.

La Figura 4 ci mostra come interagiscono tra di loro il MLF e la PPF.

Figura 4 - L'aumento dei risparmi porta ad una diminuzione del tasso d'interesse, cosa che a sua volta porta ad un aumento degli investimenti e ad una riduzione dei consumi.

Il concetto che un tasso d'interesse più basso, stimolato da un aumento dei risparmi, porterà ad una riduzione dei consumi e maggiori investimenti che alla fine porteranno ad un aumento dei consumi in futuro, è contrario alla credenza mainstream che una diminuzione della spesa per consumi comporterebbe un'eccedenza di inventari che alla fine porterebbero a tagli di produzione, licenziamenti e, in definitiva, a minori investimenti con conseguente recessione (il cosiddetto "Paradosso del risparmio"). Questa convinzione keynesiana non tiene conto del fatto che le scorte non sono rappresentative di tutti gli investimenti, ma solo di una parte degli investimenti, e che sebbene un tasso di interesse ridotto determinato da un aumento del risparmio sarà accompagnato da una riduzione degli investimenti nelle scorte, può generare un aumento di quelli che sono descritti come investimenti negli "stadi preliminari della produzione". Per comprendere questo concetto, dobbiamo introdurre la nozione di Struttura di Produzione.

La Sttruttura di Produzione

L'ABCT è unica nel fatto che disaggrega gli investimenti, o più precisamente la produzione, in varie fasi in base al tempo. Questa disaggregazione può essere rappresentata graficamente attraverso una figura chiamata "Triangolo di Hayek", che prende il nome dal suo concettualizzatore, F. A. Hayek (Figura 5).

Figura 5

Il triangolo hayekiano rappresenta la struttura della produzione. Può anche essere considerato come una linea temporale in cui hanno luogo gli investimenti.[4] La parte più a sinistra rappresenta gli investimenti nella fase iniziale, quelli più lontani dal consumatore. Sono investimenti che richiedono il maggior tempo possibile per giungere a buon fine, come la ricerca e sviluppo, l'estrazione mineraria, ecc. Mentre ci spostiamo ulteriormente a destra, ci imbattiamo in altri tipi di investimenti che possono essere realizzati in tempi relativamente brevi e sono quindi più vicini al consumatore. Ad esempio, nel mezzo del triangolo possiamo trovare attività d'investimento come la raffinazione e la distribuzione, mentre nella parte destra troviamo attività d'investimento come la vendita al dettaglio.

Il triangolo stesso può aumentare o diminuire di lunghezza in risposta alle preferenze del consumatore (vedi Figura 6). La lunghezza di ogni fase rappresenta la quantità di risorse assegnate a tale fase, mentre l'altezza è rappresentativa del valore della produzione consumabile generata nella fase finale. È importante notare che in qualsiasi momento tutte le fasi sono in movimento, tuttavia la quantità di risorse assegnate a ogni fase e l'output prodotto possono variare. Ad esempio, quando le persone decidono di risparmiare denaro, inviano due segnali apparentemente in conflitto.

Il primo segnale: il calo dei consumi si traduce in una corrispondente diminuzione della domanda per investimenti nella fase finale. Questo perché se gli individui hanno deciso di risparmiare di più, stanno segnalando di voler diminuire il consumo corrente; quindi gli investimenti nelle fasi finali, come gli inventari al dettaglio il cui scopo è il consumo immediato, non hanno senso. Il secondo segnale: il tasso d'interesse più basso derivante dall'aumento dei risparmi stimola la domanda per i beni d'investimento, in quanto gli individui più intraprendenti cercheranno di approfittare del tasso di finanziamento più basso. Inoltre, poiché una diminuzione del tasso d'interesse renderebbe i progetti a lungo termine (che producono flussi di cassa in futuro) più allettanti di quelli che generano flussi di cassa a breve termine,[5] saranno destinati maggiori investimenti nella fase iniziale del triangolo.

Questo coordinamento degli investimenti e delle preferenze dei consumatori è ciò che l'ABCT definisce la funzione più importante dei tassi d'interesse e il motivo per cui non dovrebbero essere influenzati artificialmente dalla banca centrale.

In base al modello aggregato dell'economia mainstream, questi due segnali sono apparentemente in conflitto poiché nel modello AD = C + I + G + (X-M), il termine di investimento "I" comprende tutti gli investimenti senza alcun riguardo allo stadio in cui sono posizionati. Pertanto un calo degli investimenti nelle fasi finali che andrebbe a ridurre la "I" e un aumento degli investimenti nella fase iniziale che aumenterebbe la "I", non possono essere adeguatamente compresi da un tale modello aggregato.

L'ABCT ci fa vedere che quando un aumento dei risparmi porta ad una diminuzione del tasso d'interesse, la struttura della produzione aumenta di lunghezza per riflettere l'afflusso di investimenti nelle prime fasi della produzione e diminuisce in altezza per riflettere la diminuzione della spesa per consumi (Figura 6).

Figura 6 - Una diminuzione dei tassi d'interesse, provocata da un aumento dei risparmi, porta all'allungamento della struttura produttiva , cosa che si riflette in aumenti degli investimenti nelle prime fasi della produzione (come la R&S) e nella diminuzione in altezza che rappresenta la riduzione della produzione corrente.

Un aumento dei risparmi nel presente porta ad una maggiore crescita in un periodo futuro. Con un aumento iniziale dei risparmi e una successiva riduzione dei consumi, la quantità di consumo scende al di sotto del consumo previsto nel presente. L'economia quindi si adegua e supera rapidamente la vecchia tendenza, in quanto i maggiori risparmi mettono a disposizione fondi per gli investimenti che alla fine si tradurranno in maggiore produzione e consumo nei periodi futuri, più di quanto sarebbe stato possibile se non fossero stati effettuati ulteriori investimenti (Figura 7).

Figura 7

Stage Specific Labour Markets (SSLM)

Inoltre la teoria mainstream impiega l'aggregazione anche nel mercato del lavoro e nei salari, in cui la quantità di lavoro impiegata e il salario medio pagato sono rappresentativi dell'intero mercato del lavoro. Come abbiamo visto con la produzione, la disaggregazione rivela diverse fasi della produzione e, a seguito di ciò, abbiamo anche mercati del lavoro diversi, o più precisi e specifici. Come dimostrato in precedenza, un aumento del risparmio diminuisce la domanda per gli investimenti nelle fasi avanzate e aumenta quella nelle fasi iniziali; dovremmo aspettarci di vedere una fluttuazione simile per la domanda di lavoro in ciascuna delle rispettive fasi di produzione. Questo è noto come "gradiente della retribuzione" (Figura 8).

Figura 8

L'afflusso di investimenti nelle fasi iniziali implica un aumento della domanda di lavoro per coloro che lavorano nelle industrie legate a tali fasi della produzione; più persone in questa fase sono impiegate ad un salario più alto. Viceversa, è vero il contrario per coloro impiegati nelle industrie legate alla produzione nelle fasi finali. La domanda per il loro lavoro diminuisce e quindi in questo stadio si impiegano meno persone ad un salario più basso.

La Figura 9 ci illustra come funzionano insieme tutti i concetti finora esposti.

Figura 9 - L'aumento dei risparmi porta ad un calo del tasso d'interesse, cosa che porta ad un aumento degli investimenti, cosa che si traduce nell'aumento della struttura della produzione causando fluttuazioni nei mercati del lavoro (specifici a quello stadio).

È importante sottolineare che quando il MLF determina il tasso d'interesse funziona come un coordinatore intertemporale. In sostanza, il tasso d'interesse coordina la preferenza temporale dei consumatori con le decisioni d'investimento prese dagli imprenditori. Quando gli individui risparmiano di più significa che vogliono rinviare il consumo ad un periodo futuro, questo, come abbiamo visto, porta a maggiori investimenti nelle prime fasi della produzione perché il flusso di cassa generato dagli investimenti a lungo termine diventa relativamente più elevato; e dal momento che tali investimenti diventeranno disponibili in futuro, esattamente quando gli individui vorranno consumare di più, il tasso d'interesse di mercato funge da coordinatore intertemporale. Allo stesso modo se le persone risparmiano meno, segnalando che vogliono consumare di più ora, i tassi d'interesse saliranno e gli imprenditori investiranno di più in investimenti nelle fasi finali come i beni al dettaglio disponibili per il consumo immediato.

Tuttavia quando un'autorità monetaria imposta artificialmente i tassi d'interesse, la funzione di coordinamento intertemporale del tasso d'interesse viene meno. Come accennato brevemente in precedenza, l'economia mainsetream è incentrata sull'aumento della domanda aggregata ( AD = C + I + G + (X-M) ). Quando la banca centrale decide di sopprimere il tasso d'interesse con l'intento di incrementare il prestito al consumo per stimolare l'attività economica e aumentare l'AD, lo fa aumentando l'offerta di moneta. Questo viene fatto attraverso un processo chiamato operazioni di mercato aperto, dove compra titoli di stato con denaro stampato ex novo. Questo denaro entra quindi nell'economia facendo percepire un aumento illusorio dei risparmi reali, e fa sì che la curva dell'offerta dei fondi mutabili si sposti verso destra come normalmente farebbe, ma questa volta il cambiamento non è supportato da un aumento dei risparmi reali e conseguentemente non rappresentativo di un cambiamento nelle preferenze dei consumatori (Figura 10).

Figura 10

L'intromissione della banca centrale nel libero mercato crea un divario tra investimenti e risparmi. La comunità imprenditoriale accende prestiti, approfittando del tasso d'interesse più basso, spostando la curva della domanda verso sinistra. Nel frattempo i consumatori rispondono al tasso d'interesse più basso risparmiando di meno e consumando di più, visto che l'incentivo al risparmio è indebolito.[6] Questa fase è nota come "boom". L'attività commerciale cresce, vengono effettuati più investimenti, in particolare nei progetti a lungo termine, gli investitori ottengono alti ritorni sui loro investimenti, i consumatori spendono di più e aumentano la domanda aggregata.

Ricordate, però, è il denaro creato ex novo e non risorse reali investibili che alimentano la discrepanza tra gli investimenti e il risparmio. Questo non è altro che l'antecedente del bust. Il tasso d'interesse più basso aumenta l'attività d'investimento, spingendo per un movimento verso destra della PPF, verso gli investimenti; i risparmiatori ora risparmiano meno, il che implica un movimento verso sinistra della PPF, verso il consumo. Questo "tiro alla fune", accelerato dall'espansione del credito, spinge l'economia verso un punto insostenibile al di fuori della PPF (Figura 11).

Figura 11

Il tasso d'interesse basso stimola gli investimenti nelle fasi iniziali della produzione (quello che l'ABCT definisce malinvestment) piuttosto che nelle fasi finali. Poiché i consumatori risparmiano meno e consumano di più, molti di questi investimenti non saranno mai redditizi. Inoltre, quando l'economia si "surriscalda" a causa del boom indotto dal credito e la banca centrale è costretta a lasciar salire i tassi d'interesse per ridurne l'inflazione, molti di questi investimenti a lungo termine risulteranno non redditizi, non solo perché non si accordano con le preferenze dei consumatori, ma perché l'aumento dei tassi d'interesse renderà i costi di finanziamento troppo gravosi rispetto alla diminuzione del valore dei flussi di cassa. Una volta che la banca centrale contrae l'offerta di credito, le imprese e i progetti d'investimento che una volta sembravano redditizi durante il periodo di boom andranno in bancarotta. L'occupazione diminuirà e così anche le spese, portando ad una contrazione della domanda aggregata e, in ultima analisi, del PIL, il tutto noto come il temuto "bust".

Quelli qui descritti sono i meccanismi del boom e del bust. Il consiglio di noi economisti Austriaci è quello di evitare il boom alimentato dal credito facile, in modo che non ci sarà un bust in seguito. Se il tasso d'interesse è impostato dal mercato, che per sua stessa natura "conosce" le preferenze di consumo e di risparmio di milioni e milioni di individui che lo compongono, allora l'economia potrà sperimentare una crescita sostenibile. È quando i banchieri centrali sopprimono il tasso d'interesse nel tentativo sconclusionato di stimolare l'attività economica che siamo testimoni di calamità e fluttuazioni economiche.


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Note

[1] Il capitale è definito come beni durevoli che possono essere usati nella produzione di altri beni come fabbriche, macchinari e altro strumentario.

[2] La teoria mainstream si concentra sull'aumento della Domanda Aggregata (AD) come mezzo per far salire il PIL di un Paese. L'AD è uguale alla spesa al consumo più l'investimento più la spesa pubblica più esportazioni meno importazioni ( AD = C+I+G+(X-M) ); di conseguenza un aumento di C non necessita di una riduzione di I, una nozione che l'ABCT definisce falsa.

[3] Oggi i tassi d'interesse non sono impostati dal mercato, ma dalle banche centrali ad un livello che ritengono appropriato. Li influenzano aumentando l'offerta di denaro. Attraverso questo strumento, il tasso d'interesse tende a scendere. È necessario sottolineare che un aumento dell'offerta di denaro non rappresenta un aumento dei risparmi. Secondo l'ABCT è esattamente questo fenomeno il colpevole dei cicli boom/bust.

[4] L'investimento deve necessariamente aver luogo in uno stadio o un altro del triangolo. Inoltre sono mostrati solo 5 stadi ma è solo a scopo di esemplificazione, un'economia moderna può avere centinaia di stadi diversi.

[5] Le imprese usano i modelli di discounted cash flow (DCF) quando devono vagliare le opportunità d'investimento. In presenza di tassi d'interesse bassi, i modelli DCF attribuiscono un valore più alto ai flussi di cassa futuri. Questo risultato potrebbe suggerire che i flussi di cassa futuri giustificheranno i costi di breve termine per finanziare un determinato progetto d'investimento, quindi è per questo motivo che vengono perseguiti investimenti di lungo termine.

[6] L'incentivo a risparmiare in questo caso è il rendimento che ricevono i risparmiatori sui loro risparmi (il tasso d'interesse), il quale è stato soppresso dalla banca centrale.

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