venerdì 10 ottobre 2025

Un labirinto di aggiustamenti: interni ed esterni

 

 

di Francesco Simoncelli

(Versione audio dell'articolo disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/un-labirinto-di-aggiustamenti-interni)

Uno dei migliori insegnamenti che Hayek avrebbe lasciato in eredità era quello legato alla conoscenza di mercato. Quest'ultimo ha al suo interno una così grande mole di informazioni che è impossibile per un solo individuo, o un gruppo di essi, riuscire a padroneggiarla interamente. Nel bellissimo saggio, The Use of Knowledge in Society, questa lezione viene ribadita aggiungendo a corredo un altro aspetto: quello che gli individui possono fare è creare un filo coerente tra i pezzi di informazione che trovano sparsi e utilizzarli per fare impresa. Quando, poi, questi fili si intrecciano con quelli intessuti da altri, ecco che si viene a creare una rete che dà vita al famoso ordine spontaneo di cui lo stesso Hayek aveva approfondito l'esistenza aggiungendoci la teoria del capitale di Bawerk. Questa rete è replicabile e visibile in altri ambiti, non solo quello economico: Bitcoin, ad esempio. Anche in quello della divulgazione vale lo stesso principio e raccogliere informazioni intriganti/interessanti nel mare magnum delle idee è un compito alquanto arduo; i flutti presenti in questo oceano sono in gran parte confusionari e non permettono l'accesso a qualcosa di utile. La combinazione di idee, molto spesso, conduce a un vicolo cieco.

Occorre un lavoro di scandagliamento approfondito e un processo di trial/error altrettanto accurato. Quando avete letto nel mio ultimo libro, Il Grande Default, di come la cricca di Davos si fosse infiltrata a più livelli nelle stanze dei bottoni americane, avete avuto una chiave di lettura completa della situazione. Ne avete una parziale quando Trump parla in modo vago di “nemici interni”. Anche JP Morgan, ad esempio, aveva uffici in Europa, ma questo non impediva alle 17 banche europee di impostare il LIBOR e svuotare della ricchezza reale gli USA tramite il mercato dell'eurodollaro. Questo concetto è ancora sconosciuto ai più, anche a molti della Scuola Austriaca e seguaci della stessa, ed è grazie al mio manoscritto e al mio blog se in Italia è possibile approfondire questo tema. Non lo troverete trattato da nessun altra parte.

Fatto sta che una istituzione non è monolitica, così come non lo è uno stato. Entrambi sono costituiti da persone, che possono essere trasformati in asset... infiltrati. I confini nazionali servono solo a giustificare davanti agli occhi dei contribuenti il fatto che essi debbano essere spremuti per sostenere la nazione; esistono in realtà famiglie, interessi e gruppi di pressione che si spartiscono il diritto di governare un territorio. Negli USA sta prevalendo uno in particolare, che per amore di semplificazione chiameremo NY Boys, facendo valere le proprie ragioni anche all'estero avendo rimpatriato il controllo del dollaro offshore. Qui non esistono buoni o cattivi, ma solo interessi e alleanze/tradimenti. Per la gente comune, invece, solo occasioni per trarre vantaggio dalla corretta lettura di queste dinamiche.

Addirittura anche all'interno dell'FOMC esistono queste divisioni e sono state evidenti sin dal 2017, per chi sapeva dove guardare, quando Powell ha avviato il processo di riorganizzazione della nazione. Lui era uno di quelli contrari all'obiettivo del 2% d'inflazione come impostato da Bernanke e poi seguito dalla Yellen. Infatti è stato grazie a questo escamotage che entrambi sono stati in grado di applicare con relativa facilità la ZIRP e, quindi, permettere l'ipertrofia del mercato dei dollari offshore. Powell era dell'idea di seguire la linea di Singapore ad esempio: mirare alla banda di un tasso di cambio, non a quella dell'inflazione o del mercato del lavoro. A Jackson Hole, lo scorso agosto, ha praticamente cestinato la regola del “2% d'inflazione come obiettivo” (flexible targeting). Ciò avvalora ancora di più la tesi secondo cui la FED e l'amministrazione Trump, nonostante le scaramucce di facciata da dare in pasto alla stampa generalista per sviarla, stanno lavorando insieme per riformare la FED stessa. A tal proposito, a essere licenziata è stata Lisa Cook, non Powell.

L'obiettivo è cambiare il modo in cui la FED interagisce con l'economia e un primo passo in questa direzione è tornare a un'istituzione antecedente al 1935, anno i cui Roosevelt la trasformò nella realtà attivamente interventista di oggi. Non più un ente centralizzatore, ma uno con un ruolo sempre più marginale per ciò che concerne politica monetaria e fiscale. Mi spiego meglio. Con l'approvazione del GENIUS e STABLE Act gli Stati Uniti avranno un dollaro “interno” che avrà un certo prezzo e un dollaro “esterno” che ne avrà un altro di prezzo (superiore al primo, data la presenza di una commissione per il privilegio di usarlo). In questo modo l'economia interna sarà distaccata, o perlomeno di gran lunga meno influenzata, da ciò che accade esternamente. Il SOFR imposta i tassi d'interesse in base agli andamenti dei mercati del debito/credito statunitensi, non più internazionali. Lo stress finanziario, che in precedenza partiva dall'Europa e dal Regno Unito tramite il LIBOR, ha meno capacità di influenzare il resto del mondo e forzare una linea di politica coordinata a livello di banche centrali.

I salti mortali per conciliare l'economia interna con quella esterna possono essere abbandonati e concentrarsi sulla ricostruzione della classe media americana, fatta a pezzi dalla ZIRP e dalla progressiva finanziarizzazione dell'economia. La correzione di Wall Street sarà assorbita da Main Street ed ecco perché Trump ha solleticato i mercati con la retorica dell'abbassamento dei tassi: prima che potesse accadere questi ultimi dovevano essere convinti che ci fossero prove, che l'attuale amministrazione avesse davvero intenzione di rimettere a posto l'equazione fiscale della nazione. L'approvazione della Big Beautiful Bill è stato un passo in questa direzione, la politica commerciale un altro e la deregolamentazione/snellimento burocratico un altro ancora. I risultati non si sono fatti attendere, con buona pace di chi sventolava il feticcio della bancarotta.

Con tassi lievemente più bassi, ora, è possibile mettere una pezza a uno dei mercati più importanti per la classe media americana: quello immobiliare. “Aggiustare” i prezzi delle case in modo da rapportarli agli stipendi pagati, affinché i giovani possano uscire dalle case dei genitori, creare nuovi nuclei famigliari e infine ricostruire il “sogno americano”. Ecco perché sarà fondamentale la IPO riguardante Fannie Mae e Freddie Mac, questo li porterà entrambi fuori dalla conservatorship e li farà tornare entrambi in profitto rivitalizzando il mercato dei mutui trentennali americano. Fannie e Freddie sono la nona compagnia più profittevole al mondo, solo l'anno scorso hanno fatto registrare $29 miliardi in commissioni e Obama le usava per finanziare l'Obamacare: immaginate ora cosa potrebbero fare se portate fuori dall'alveo pubblico e liberalizzate, soprattutto se fondi pensione e agenzie di assicurazione possono investire e tirarci fuori rendimenti decenti. Se ci aggiungiamo anche la rimozione della Supplemental Leverage Ratio e la liberazione del capitale bancario immobilizzato (parliamo di circa $5.500 miliardi in riserve in eccesso) che doveva essere detenuto nei loro bilanci come ulteriore garanzia a supporto dei titoli di stato americani (l'asset più liquido e affidabile al mondo dal 2022), le banche americane ottengono un vantaggio non indifferente rispetto alle controparti europee e la concessione di prestiti diventerà più facile.

Per quanto JP Morgan e Solomon Bank siano state le voci più forti nel sostenere questa causa, non significa che vogliano tornare a giocare d'azzardo sui mercati e far perdere le tracce di un qualsiasi confine tra investment banking e reserve banking. Significa principalmente tornare ad avere un margine netto d'interesse attraverso la loro attività principale: concedere prestiti. Gli strati aggiuntivi di burocrazia applicati dal Dodd-Frank Act hanno costretto le banche americane a concentrarsi fondamentalmente sul settore finanziario, incapaci di fare soldi col margine netto d'interesse. È questo che le banche dovrebbero fare: prestare soldi al 6%, dare il 3% d'interesse ai depositanti e trattenere per loro il restante 3%. Invece di analizzare il gradiente di rischio di un'azienda a cui concedere un mutuo, sono state indirizzate lungo la strada dell'ingegneria finanziaria e della finanziarizzazione dei loro bilanci (e indirettamente a quella di Main Street). Senza contare che anche le regole di Basilea 3 hanno rappresentato dei legacci importati alla profittabilità delle banche americane, mantenendo competitive le loro controparti europee. La zombificazione degli istituti di credito americani ha rappresentato un costante drenaggio di risorse, tramite la burocrazia, oltreoceano. Così come la raffica di norme di conformità a livello commerciale ha costretto il resto del mondo ad adattarsi agli standard normativi europei (assurdi), allo stesso modo ha funzionato la normativa bancaria; e non scordiamoci i tentativi multipli di trascinare in una guerra cinetica gli USA in Medio Oriente o in Ucraina. Cos'è che non fa notizia sui media generalisti, però? La crescita dei salari, i quali rispetto all'anno precedente mostrano, sebbene timidi, segni di ripresa. Ma per avere un quadro completo della situazione bisogna aggiungere anche un grosso cambiamento che sta avvenendo a livello di movimenti nei posti di lavoro. In sintesi, i colletti bianchi, i cui lavori sono scoppiati grazie agli strati di burocrazia posti sulla nazione, hanno esercitato una sorta di effetto crowding out nei confronti dei colletti blu: spostare un foglio sarebbe diventato più profittevole di creare un bene di consumo. E carriere del genere hanno significato mutui, bonus e tutta una serie di agi garantiti da un lavoro che non aggiungeva niente alla ricchezza reale, anzi col tempo l'ha sottratta. Un processo del genere non poteva far altro che “appaltare” al resto del mondo la manifattura, il settore secondario, a fronte di un progressivo affogare nel debito. Dollari uscivano ed entrava ciarpame di qualità progressivamente inferiore, ma i debiti rimanevano. È così che l'ipertrofia del mercato dell'eurodollaro ha tenuto in piedi la City di Londra e, come sottoprodotto, anche Bruxelles a scapito di Washington.

L'inversione di questa tendenza deve avvenire con gradualità e in modo organico, nonostante Trump volesse (apparentemente) forzare la mano a Powell. I numeri della disoccupazione non sono allarmanti perché è in atto un mutamento delle condizioni professionali negli USA, coadiuvato dalla R&S nel campo dell'IA, il quale permetterà di ricreare una sostenibilità effettiva nel mondo del lavoro. Parallelamente a ciò corre il binario degli investimenti esteri, la cui barriera all'ingresso sarà il possesso di titoli del Tesoro americani: oltre a far pagare al resto del mondo gli eccessi che ha contribuito a creare negli USA in passato, l'acquisto di titoli sovrani americani rappresenterà il biglietto d'ingresso al mercato più liquido, affidabile e profittevole del mondo. La cosiddetta “idraulica” del sistema finanziario americano viene così resa un asset nel bilancio della nazione. Ma non finisce qui, perché la tokenizzazione di questa classe di asset permetterà agli investitori non solo di scommettere sulla riorganizzazione del Paese ma anche su singoli progetti (industriali, ad esempio) in modo da ottenere un doppio rendimento.

Di conseguenza anche se Powell è “lento” nell'abbassare i tassi di riferimento, la progressione di questi eventi puntellerà il settore immobiliare mentre la classe media cercherà di uscire dal pantano di stagnazione creato ad hoc da una classe dirigente del passato intenzionata a svuotare la nazione piuttosto che a farla prosperare. Pensateci: se il vostro scopo è quello di saccheggiare un posto per mandare i proventi altrove, ciò non riuscirà a conciliarsi con una crescita sostenibile, nel tempo, di suddetto posto. Perché? Legge dei rendimenti marginali decrescenti. Se invece il vostro scopo è quello di spartire il bottino della nazione tra gli “amici degli amici” in patria e voi stessi, sarà decisamente più facile lasciare qualcosa anche al resto della popolazione. La felicità, relativa, di quest'ultima la incentiverà a chiudere un occhio sul resto delle scorribande ai piani alti. Perché? Legge dei rendimenti marginali acceleranti. Se prima del 2022 i partner commerciali degli USA erano tali solo per prenderne un pezzo, adesso è finalmente un rapporto paritario. Infatti quello che non capiscono gran parte degli Austriaci è che una volta tolto di mezzo lo strato di normative scritto dai nemici degli Stati Uniti e applicato da un Congresso di traditori, il mondo cambia letteralmente e diventa irriconoscibile.


IL CENTRO DEL LABIRINTO

Aggiustamento interno e poi aggiustamento esterno. Nel primo caso si tratta di ridare “speranza” a un'intera generazione, forse due, di americani che durante l'amministrazione Biden sono stati letteralmente privati di una qualsiasi preferenza temporale orientata al futuro. Guerre all'estero, inflazione e disoccupazione sono stati gli elementi principali del declino della classe media; l'amministrazione Trump “è stata chiamata” a risolvere soprattutto questi temi riducendo gli sprechi all'estero e aumentando gli impegni d'investimento internamente. Qualsiasi correzione non avviene senza dolore economico: può essere attenuato, ma non può essere cancellato. Questo a sua volta significa che la riorganizzazione del mondo lavoro non ci sarà senza scossoni iniziali che dovranno trovare successivamente un nuovo equilibrio; i numeri grigi che abbiamo letto di recente sono influenzati non solo da questa tendenza, ma anche dalla regolazione dei flussi migratori. L'effetto di ciò si sta già sentendo a livello immobiliare, dove gli affitti hanno smesso di correre ad esempio. Secondo le ultime stime ce ne sono altri 18 milioni circa in circolazione entrati nel Paese illegalmente grazie alle politiche migratorie lasche dell'amministrazione Biden e, inutile dirlo, l'effetto deflazionistico che avrà questa tendenza (espulsioni o incentivi monetari per andarsene) andrà a contrastare quelli inflazionistici ancora derivanti dallo stimolo fiscale del Build Back Better della precedente amministrazione.

Parallelamente al mondo del lavoro corre la politica commerciale, dove i dazi non solo non stati inflazionistici mentre invece hanno portato vitalità nelle casse del Dipartimento del Tesoro. Infatti hanno un effetto temporaneo su prodotti specifici, sempre che non sia il produttore/distributore a volerne assorbire l'impatto, ma soprattutto generano un gettito interessante per il governo americano. Questo significa che se Trump dovesse essere avvicendato da una presidenza democratica nel 2028, difficilmente verrebbero aboliti (così come la precedente amministrazione Biden non ha abolito i dazi sui prodotti cinesi). Se ci aggiungiamo anche che la Big Beautiful Bill avrà un effetto positivo sul bilancio federale, allora abbiamo di fronte un sentimento popolare/elettorale tutto sommato positivo nei confronti dell'attuale amministrazione.

Gli aggiustamenti esterni sono quelli più problematici, invece. Gli europei non possono permettersi di perdere la guerra in Ucraina perché significherebbe una caduta libera per il progetto UE e l'euro, visto che verrebbe a mancare la disponibilità di materie prime/risorse finanziarie (es. asset finanziari congelati nelle banche europee) che sono attualmente in Russia e che sono estremamente importanti per sostenere la credibilità del sistema bancario dell'Eurozona. Devono per forza andare avanti, quindi, ma non hanno affatto i mezzi per farlo se non attraverso gli Stati Uniti che però non vogliono affatto essere coinvolti in una guerra cinetica. Uno degli ultimi messaggi dati da Trump a tal proposito è possibile parafrasarlo in questo modo: “Volete che questa guerra continui a tutti i costi? Bene, allora li pagherete VOI questi costi. Se la NATO si vuole muovere verso un conflitto diretto allora noi vi venderemo le armi, ma ce le pagherete in anticipo”.

La domanda è: con cosa le pagheranno? Dal punto di vista energetico l'UE è in grossi guai: il petrolio al largo della Gran Bretagna è praticamente impossibile da estrarre causa burocrazia e tasse, e la Norvegia è sostanzialmente un circuito a sé stante. Dal punto di vista finanziario l'UE è in grossi guai: la fonte da cui accedeva a finanziamenti facili, il mercato dell'eurodollaro, viene prosciugata dalla FED; dopo l'entrata a pieno regime del SOFR, o si comprano titoli del Tesoro americani per accedere alla liquidità in dollari oppure si chiede una linea di credito (swap) alla FED... ma solo se si è ritenuti “degni”, come l'Argentina ad esempio. Infatti le politiche commerciali servono anche a questo: determinare chi è “amico” e chi non lo è. In questo modo l'accesso alla liquidità in dollari non sarà negato, ma arriverà con clausole come ad esempio una commissione d'accesso per usare la valuta più affidabile, credibile e necessaria al mondo. Questo scenario per l'Europa significa doversi preparare a sostenere dei costi, sia per la difesa sia per il comparto bancario/monetario/economico, che sottoporranno a forti pressioni al ribasso la moneta unica e accentueranno ancora di più la fuga di capitali verso gli Stati Uniti da parte di risparmi europei destinati al macello se resteranno nell'UE.

Prima di una crisi del debito sovrana, la valuta che successivamente imploderà sale nel mercato dei cambi. Infatti l'Europa ha bisogno di liquidità in euro sia per pagare i salari, sia di liquidità in dollari per tenere in piedi tutti i suoi carry trade. Come ricordato in tempi non sospetti, il mondo si ri-dollarizza quando il DXY scende dato che la pressione di acquisto/vendita del dollaro viene di poco superata da quella d'acquisto dell'euro ad esempio.

È una giostra che può andare avanti fin quando esistono riserve in dollari da cui attingere, fino a quando qualcosa si rompe come a Hong Kong o a Singapore. Questi due hub sono da sempre stati una fonte non indifferente di dollari offshore, ma difendere ancoraggi del genere è diventato arduo da quando non esiste più il LIBOR. L'Autorità monetaria di Hong Kong, ad esempio, mantiene un differenziale di 25 punti base sul suo tasso di riferimento rispetto a quello della FED, il che significa che è stato impostato un carry trade da sfruttare. A sua volta stiamo parlando di un differenziale di 50-60 punti base tra i T-bill americani a 30 giorni e i loro omologhi di Hong Kong. L'HIBOR, la versione di Hong Kong del LIBOR, è stato appiattito fino allo 0,5% a maggio e da allora è rimasto lì: qualcuno sta vendendo dollari a sconto a Hong Kong. E visto che stiamo parlando di una colonia inglese da tempo immemore, tutti i sospetti ricadono sulla City di Londra.


CONCLUSIONE

È passato un anno da quando ho pubblicato il mio ultimo libro, Il Grande Default, e uno dei temi trattati in esso era il motivo per cui Stati Uniti ed Europa sono ai ferri corti. Tutto ciò che avete trovato nel mio manoscritto ha rappresentato una narrazione prevalentemente in linea con quanto osservato finora. Lo studio del sistema dell'eurodollaro, le sue criticità nel passato e l'origine del suo controllo, mi hanno permesso di avere una proverbiale “finestra sul futuro”. Quest'ultima affaccia su un presente, adesso, in cui l'UE viene costantemente costretta ad accettare il ritiro sulle proprie sponde da parte degli USA; qualunque deviazione da questa linea di politica verrà accolta da un'azione uguale e contraria fatta di power politics.

La consensus politics era solamente una scusa per permettere all'UE di insinuarsi nell'ordine mondiale e diventarne il punto di riferimento, sacrificando nel contempo gli Stati Uniti. I New York Boys hanno preso in mano le redini della situazione americana e hanno fatto ricorso a tutta la loro influenza territoriale per arginare questo assalto e con l'elezione di Trump è partito il contrattacco.

Le principali pedine geopolitiche sono state schierate: Giappone in Asia, Israele/Arabia Saudita/Azerbaijan/Armenia in Medio Oriente, Polonia/Italia/Grecia/Turchia in Europa. Alla Gran Bretagna, invece, verrà dato l'onore delle armi in cambio del ritiro/neutralità dalle sue zone d'influenza attualmente caratterizzate da conflitti e la resa di qualsiasi pretesa sul Canada. Chi viene estromesso dal rimodellamento del mondo di fronte al gigantesco cambiamento di rotta di Washington è il “nucleo” dell'Europa: Francia, Germania e Belgio/Olanda principalmente. Ecco perché sono propenso a pensare che l'UE si frammenterà lungo questi confini e si verranno a creare 2 (o forse più) Eurosistemi. Già adesso la BCE è praticamente un pro-forma, dato che le singole banche centrali nazionali non hanno mai smesso realmente di impostare/influenzare la politica monetaria delle rispettive nazioni attraverso i pronti contro termine.

Alla fine della fiera sono 3 i centri di potere nel mondo: Washington, City di Londra e Vaticano. Bruxelles, Francoforte, Parigi, ecc. non sono pervenute.


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giovedì 9 ottobre 2025

Rosso, bianco e Bitcoin

Tutto rimandato all'anno prossimo... forse. Fanno ridere poi queste inchieste della stampa generalista, proprio perché mancano consapevolmente il punto. Qual è? Non sanno come fare. Come ho già detto in tempi non sospetti, l'approvazione negli USA del GENIUS e STABLE Act hanno reso in un singolo istante obsoleto qualunque sogno autoritario europeo tramite la valuta unica digitale. Già adesso Tether raggiunge in modo capillare ogni angolo del mondo e lo fa a costi irrisori; un euro digitale non potrà mai competere (senza contare che la versione digitale dell'euro è stata offerta anche da Tether stesso, ma nessuno l'ha voluta/usata). I mercati dei capitali, soprattutto, hanno capito qual è il destino dell'UE: frammentazione. Il mio orizzonte temporale è da 2 a 5 anni. E questo lo sta capendo anche la classe dirigente europea, passo dopo passo, stretta mortale dopo stretta mortale da parte delle nuove linee di politica americane. Infatti le due leggi sopraccitate sono un veicolo perfetto non solo per internazionalizzare il dollaro sotto l'egida esclusiva degli USA (non più condivisa con l'estero come invece accadeva col LIBOR), ma per creare una domanda aggiuntiva di titoli di stato americani e stabilizzarne le finanze interne. Dove sono finiti i “profeti di sventura” che si flagellavano in pubblica piazza parlando di bancarotta degli USA a fronte dei $7000 miliardi di debiti americani da rinnovare? Scomparsi, così come le loro chiacchiere inutili... utili idioti della propaganda inglese/europea di queste sciocchezze. Per quanto l'UE abbia provato con un'unione fiscale e obbligazionaria tramite i bond SURE, rimarrà un'utopia ormai. L'inevitabile spaccatura in due tronconi (come minimo) segnerà la fine di questo esperimento “turbo-socialista”, ma questo non significa che nel frattempo non ci sarà ulteriore temporeggiare per ritardare suddetto esito. Infatti, per quanto il progetto dell'euro digitale sia stato sospeso per il momento (e chissà se davvero il test pilota verrà messo in atto l'anno prossimo), è in fase di gestazione l'idea di “tokenizzare” il risparmio europeo per creare “rivendicazioni digitali” e quindi emettere dal nulla garanzie collaterali con cui sostenere Stati sociali fuori controllo, spese militari sempre più asfissianti e costi energetici alle stelle. Collaterale sintetico ovviamente, proprio perché l'Europa manca di qualsiasi garanzia credibile sui mercati (talmente disperata da continuare a fare “ammuina” sugli asset russi congelati perché altrimenti creerebbero giganteschi e nuovi buchi di bilancio negli istituti finanziari europei). Di conseguenza, quando sentirete la grancassa della propaganda europea spingere di nuovo sull'acceleratore riguardo i “russi cattivi” e la necessità di “riarmarsi”, perché questa narrativa fraudolenta sarà intensificata, sappiate che sono gli eurocrati che vi vogliono mettere furbescamente le mani nel portafoglio. All'angolo, sempre più schiacciata, c'è l'URSSE.

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di Logan Beirne

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/rosso-bianco-e-bitcoin)

Bitcoin può sembrare futuristico, ma una volta rimossa la sua patina digitale, è solo l'ultimo capitolo di una lunga storia di 2.600 anni fatta di valore, fiducia e ingegno umano. Dopo aver raggiunto livelli record, Bitcoin ha fatto notizia mentre le nazioni dichiaravano di avere riserve strategiche e le aziende americane abbracciavano questa nuova classe di asset. Perché proprio ora?

La risposta risiede in un modello antico quanto la civiltà stessa: quando gli stati corrompono una valuta, le persone cercano di innovare per ottenere qualcosa di meglio.

Come dice il proverbio: “La storia non si ripete, ma spesso fa rima”. Quando la prima moneta apparve nel 600 a.C., non era semplicemente una lega d'oro e d'argento con impresso il volto del re lidio. Fu una rivoluzione finanziaria. Per la prima volta le persone potevano superare le inefficienze del baratto e utilizzare invece un mezzo di scambio per commerciare, ma questo valore non risiedeva nel luccichio bensì nella consapevolezza collettiva degli individui che queste monete avevano valore.

L'integrità di quel sistema ha avuto alti e bassi nel corso dei millenni successivi, tipicamente a causa delle politiche di spesa governative. I denari romani con il dorso in argento permisero all'impero di prosperare, ma quando i successivi imperatori ne diluirono il valore – riducendo il contenuto d'argento per finanziare guerre e costruire grandi palazzi – i cittadini persero fiducia nella loro moneta. Quando l'imperatore Nerone ridusse il contenuto d'argento dal 98% all'83% nel 64 d.C., i Romani iniziarono ad accumulare vecchie monete e a rifiutare quelle nuove. Nel 260 d.C. il denario conteneva solo il 5% d'argento. L'inflazione aumentò vertiginosamente e il commercio crollò, contribuendo alla caduta finale dell'impero.

Gli Stati Uniti hanno combattuto crisi monetarie fin dalla nascita della nazione, ma a differenza di Roma, l'America ha costantemente innovato e trovato soluzioni lungo il percorso. Dopo aver dichiarato l'indipendenza dalla Gran Bretagna, il Congresso Continentale stampò la prima moneta cartacea della nazione. Chiamata “Continental”, non era coperta né da oro né da argento, solo dalla fiducia nel suo valore. Mentre l'oro e l'argento sono metalli relativamente scarsi con l'offerta limitata, la carta può essere stampata ed è esattamente ciò che fece il primo governo degli Stati Uniti.

Nel disperato tentativo di pagare le truppe e acquistare i rifornimenti necessari per combattere la Guerra d'Indipendenza, il Congresso si dedicò alla produzione di altre banconote. Esse inondarono il mercato, facendone crollare il valore, mentre gli americani si chiedevano se la nuova nazione avrebbe potuto mantenere le sue promesse. Nel 1777 un patriota si lamentò con suo padre dell'aumento dell'inflazione stimato al 200%, scrivendo: “L'America ha molto più da temere dagli effetti di grandi quantità di cartamoneta che dalle operazioni dei generali britannici”.

I prezzi salirono così rapidamente che lo stesso George Washington finì per rifiutare i Continental come pagamento. Divenne infatti comune descrivere qualcosa di scarso valore come “non degno di un Continental”. La valuta divenne così ridicola che i marinai la cucivano sui vestiti e sfilavano per la città per schernirla. Ma anziché crollare come l'Impero Romano, gli Stati Uniti innovarono: questa crisi monetaria fu la forza trainante che spinse i Padri Fondatori ad abolire il governo americano con gli Articoli della Confederazione e a redigere l'attuale Costituzione.

Questo cambiamento rappresentò più di una semplice riforma politica: fu un progresso monetario, con il passaggio da una moneta discrezionale a una basata su regole. Il nuovo governo degli Stati Uniti adottò un sistema bimetallico nel 1792, che legava il valore del dollaro sia all'oro che all'argento. Il Paese alla fine semplificò il suo approccio passando di fatto a un gold standard nel 1834, il quale durò fino al 1971, quando il presidente Nixon lo abbandonò a favore della moneta fiat. Come i Paesi continentali prima di esso, il dollaro è stato da allora coperto dalla fiducia nel suo valore: “full faith and credit” del governo degli Stati Uniti.

E poi arrivò la crisi finanziaria del 2008. Lehman Brothers crollò, le banche vacillarono... e la popolazione? Cominciò a chiedersi: “Cos'è il denaro?” Fu allora, dalle ombre digitali, che una figura anonima – Satoshi Nakamoto – lasciò cadere un white paper come un patriota che lancia un volantino alla vigilia della Guerra d'Indipendenza: Bitcoin, un sistema di moneta elettronica peer-to-peer. Niente imperatori, niente banche; solo matematica, crittografia e un record indistruttibile chiamato blockchain. Nacque un nuovo tipo di fiducia: non in un sovrano, ma in un codice informatico.

Quella che inizialmente era considerata un'interessante idea è stata rapidamente messa in pratica nel mondo reale. Gli utenti generano altri utenti, la fiducia cresce, gli imprenditori sognano. È una vera e propria saga storica che si svolge in tempo reale.

Bitcoin si è distinto dalle altre crittovalute che ha ispirato, in gran parte grazie alla sua scarsità: un imperatore non potrebbe più aggiungere rame a basso costo a monete d'argento, o il Congresso stampare altra carta, perché è codificato che esisteranno solo 21 milioni di bitcoin. Inoltre tutte le transazioni Bitcoin sono verificate da una rete decentralizzata di circa 20.000 computer in tutto il mondo che si controllano a vicenda al di là del volere dei politici. In un'epoca di spesa pubblica incontrollata, gli investitori si sono rivolti a Bitcoin che nessun governo può diluire. Un sistema decentralizzato che protegge i cittadini dal dominio dello stato: quanto è americano!

Non è un caso che il Bitcoin sia schizzato a una valutazione di $2.000 miliardi proprio mentre il debito pubblico degli Stati Uniti ha raggiunto livelli record. I ricercatori dibattono sulla durata media delle valute fiat nel corso della storia, con alcuni che collocano il momento della loro morte tra i 27 e i 35 anni. Poiché gli Stati Uniti sono fuori dal gold standard da oltre 50 anni, la storia suggerisce che il dollaro è destinato alla sostituzione.

Le persone si pongono l'annosa domanda: cos'è davvero il denaro? Mentre la fiducia nella moneta cartacea viene scossa dall'inflazione e dall'aumento della spesa federale, molti si stanno rivolgendo all'innovazione. Persino le nazioni stesse hanno iniziato a costituire riserve strategiche. Di fatto gli Stati Uniti sono il maggiore detentore di Bitcoin, posizionando ancora una volta l'America all'avanguardia nell'evoluzione monetaria.

Come consigliò John Adams nel 1787: “Tutte le perplessità, la confusione e l'angoscia in America non derivano dai difetti della Costituzione, né dalla mancanza di onore o virtù, quanto piuttosto dalla totale ignoranza della natura della moneta, del credito e della loro circolazione”. È dovere degli americani armarsi di conoscenza e impegnarsi nell'antica tradizione americana di sfidare i sistemi corrotti con idee migliori nel perseguimento della libertà.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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mercoledì 8 ottobre 2025

La resa dei conti della Francia: il secondo gigante dell'Eurozona sarà il prossimo in linea?

Il cappio al collo dell'UE continua a essere stretto, soprattutto dal punto di vista energetico. È un ricatto mafioso quello degli USA quando la vogliono costringere, pena dazi, ad acquistare il loro GNL... ma questa è power politics. Tutti fanno parte di una cupola mafiosa, solo che adesso gli USA si sono stancati di essere fregati dagli intrallazzi europei/inglesi. O scendono a più miti consigli accettando le condizioni di un nuovo assetto mondiale in cui gli USA dettano per davvero le regole (senza infiltrati esteri... inglesi... nelle loro stanze dei bottoni), oppure pagano le conseguenze fino in fondo della loro narrativa (in questo caso essersi tagliati fuori da una fonte energetica a basso costo come quella russa per trascinare in guerra gli stessi USA). Le recenti ondate di “terrorismo mediatico” su sconfinamenti russi o potenziali attacchi degli stessi in territorio europeo servono principalmente a far ingoiare il boccone amaro ai contribuenti europei: “Siete voi la nostra garanzia collaterale e pagherete per la nostra testardaggine, perché altrimenti verremo spazzati via come classe dirigente”. Questa tesi è supportata anche dalle recenti dichiarazioni del Pentagono in ambito “assistenza militare” nei confronti dei Paesi Baltici. Nel frattempo, come ricordato anche altre volte, gli Stati Uniti si apprestano a spostare l'asse commerciale del mondo verso l'Artico, costituendo un polo di scambi tra Russia e Cina. La notizia del WSJ riguardo la Exxon è un ulteriore segnale in tale direzione.

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di Thomas Kolbe

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-resa-dei-conti-della-francia-il)

La Francia è intrappolata in una spirale di debito e ora il presidente della Corte dei conti francese mette in guardia dalle conseguenze dell'inazione politica.

Pierre Moscovici è presidente della Corte dei conti francese da cinque anni, la quale supervisiona le revisioni periodiche delle finanze pubbliche del Paese. Dal 2012 al 2014 è stato Ministro delle finanze francese e poi ha ricoperto per cinque anni la carica di Commissario europeo per gli Affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane. Un uomo che sa come gestire le casse vuote.

Di recente Moscovici ha invitato il Primo ministro, François Bayrou, ad adottare misure urgenti per consolidare le finanze pubbliche. La situazione di bilancio della Francia, ha affermato, è sfuggita di mano, soprattutto nel 2023 e nel 2024. Se non si raggiungerà presto un'inversione di tendenza, i mercati dei capitali la imporranno. “Possiamo ancora agire volontariamente”, ha avvertito il governo, “ma domani i mercati potrebbero imporre misure di austerità”.


Per ora regna la calma nei mercati obbligazionari

Una volta che le tessere del domino iniziano a cadere, la situazione precipita: gli investitori si liberano in massa dei titoli di stato francesi, i rendimenti aumentano, i prezzi crollano e rifinanziare l'enorme debito pubblico del Paese diventa ancora più costoso. Già oggi il pagamento degli interessi assorbe il 10,6% del bilancio statale francese, all'incirca la stessa cifra destinata all'istruzione. Con l'aumento del debito, il margine di manovra fiscale si riduce.

Con un debito sovrano al 114% del PIL, la trappola potrebbe scattare inaspettatamente. Per ora i funzionari europei continuano a puntare il dito contro gli Stati Uniti, i cui indici di indebitamento sono simili, ma nessuno può dire per quanto tempo questa tattica di sviamento funzionerà. Il rischio di credito si materializza all'improvviso, di solito senza preavviso.


Punto di non ritorno

Ciò che sappiamo è questo: un rapporto debito/PIL superiore al 100% è già considerato critico. A quel punto anche ambiziosi sforzi di riforma raramente bastano a uscire dalla situazione critica e a meno che il Paese indebitato non emetta la valuta di riserva mondiale, saranno i mercati dei capitali a emettere il loro verdetto, come abbiamo visto durante la crisi del debito dell'Eurozona quindici anni fa.

Ciò che segue è familiare: l'intervento della banca centrale per mantenere liquide le finanze pubbliche, azionando la stampante monetaria e trasferendo il conto ai cittadini attraverso l'inflazione.

La Francia non è mai stata nota per il suo conservatorismo fiscale. Anni di stallo politico, maggioranze mutevoli e coalizioni instabili hanno spinto i deficit annuali ben oltre la soglia del 3% di Maastricht. Nel 2024 il deficit ha raggiunto il 5,8% del PIL. Anche con le prime misure di risanamento, si prevede che quest'anno rimarrà al 5,5%, ben al di sopra dell'obiettivo.


Nessuna ripresa economica in vista

Se i policymaker francesi contano su una ripresa della crescita economica, potrebbero rimanere delusi. A maggio l'indice dei direttori degli acquisti (indice PMI) per il settore manifatturiero si è attestato a 48,1 e per i servizi a 49,6, entrambi in territorio di contrazione. I PMI riflettono il sentiment delle imprese, valori superiori a 50 indicano crescita e inferiori, invece, una contrazione. Sono considerati indicatori precoci delle tendenze economiche e industriali.

In altre parole: nonostante – o forse proprio a causa – dell’ingente spesa pubblica, l’economia francese è bloccata in recessione.


Rischio di contagio

La crisi fiscale che si sta profilando in Francia è più di una semplice tragedia nazionale. Insieme a Germania e Italia, la Francia è sottoposta a un attento esame da parte di analisti e investitori di tutto il mondo. Parigi riuscirà a portare a termine il consolidamento fiscale? La fiducia nell'affidabilità creditizia della Francia è instabile da anni. Nel 2023 Moody's è stata l'ultima grande agenzia di rating a declassare la Francia dal rating AAA, assegnandole un outlook negativo.

Se i mercati dei capitali dovessero ulteriormente declassare il debito francese, le conseguenze si estenderebbero all'intera Eurozona. Qui vale la vecchia regola: o si resta uniti, o si muore divisi. I mercati obbligazionari tendono a passare da un anello debole all'altro, rivalutando rigorosamente l'affidabilità creditizia in situazioni di crisi. Chi vacilla paga interessi più alti, o perde del tutto l'accesso al mercato. Moscovici lo sa bene.

La pressione sui governi nazionali sta aumentando: o si vara una riforma di bilancio drastica, o si aumenta il carico fiscale sui cittadini.


L'eccezione francese

La Francia è un caso speciale. Con un rapporto spesa pubblica/PIL pari al 57,3%, il suo Stato sociale si colloca tra quelli più pesanti al mondo. Di conseguenza la pressione fiscale complessiva è salita al 45,6%, ben al di sopra della media UE di circa il 40%. I cittadini stanno già rinunciando a quasi metà del loro reddito per mantenere le illusioni assistenziali di Parigi.

La pace sociale viene comprata con denaro che non esiste più, finanziata dal debito e sostenuta dall'illusione della sovranità fiscale. Quando persino il massimo revisore dei conti del Paese chiede un consolidamento, una cosa è chiara: la situazione sta per farsi seria. L'equilibrio sociale stesso, fondamento del patto politico ombra che tiene a bada i disordini nelle banlieue, è in gioco.

La storia ce lo insegna: quando i governi tagliano i programmi sociali in Francia, la pace sociale crolla e le periferie – da Parigi a Marsiglia a Lione – vanno a fuoco.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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martedì 7 ottobre 2025

Lo smantellamento di un gruppo di lavoro segreto nello Stato profondo americano accresce le speranze di pace con la Russia

Come si ferma una guerra che rischia di diventare mondiale? Si impedisce che le tensioni arrivino al punto di attivazione dell' esplosione di energia. Dalla guerra in Ucraina sino alla carneficina del 7 ottobre in Israele, passando anche per altri conflitti settari in tutto il mondo, la pressione è montata progressivamente. Lo zampino degli inglesi è ovunque: dal fondamentalismo politico israeliano al fondamentalismo religioso islamico, la regione è stata caricata di così tanta “dinamite” sociale che basta una leggera pressione affinché scoppi (così come fecero nel primo novecento con l'Impero Ottomano per impedire che esso e Germania creassero legami commerciali tramite la ferrovia verso Baghdad). Non scordiamoci che è stata la falange qatarina di Hamas a innescare gli eventi che hanno portato ai fatti dell'ottobre 2023 e non senza aiuto dell'MI6 (il recente attacco a Doha da parte di Israele era un messaggio mafioso recapitato per conto USA). Israele, Palestina, Turchia, India, Pakistan, ecc. hanno tutti legami nel “sottobosco” statale che giungono fino a Londra. Le nazioni del mondo non sono monolitiche: al loro interno hanno correnti e fazioni, i confini statali servono solo come giustificazione affinché i contribuenti paghino le tasse. Ma come si disinnesca un conflitto religioso e dogmatico? Si cambia paradigma, soprattutto economico: ecco perché Trump parla di sviluppo immobiliare nella striscia di Gaza. Ecco perché ad esempio gli accordi di Camp David del '78 fallirono: non ebbe seguito un piano di sviluppo economico. Il primo viaggio di Trump in Medio Oriente è stato in Arabia Saudita, chiedendo loro di tagliare i ponti coi fondamentalisti islamici; l'attacco chirurgico in Iran è servito a mandare un messaggio che gli USA non si fanno impantanare in guerre altrui. Non fatevi fregare, quindi, non cedete alle divisioni e alla violenza. Chiedetevi sempre: “Cui prodest?” A chi giova inzeppare una regione con fondamentalisti di ogni risma? A chi ha come scopo il colonialismo, l'imperialismo, dominazione, guerra eterna. Agli inglesi non interessa niente di coloro con cui fanno accordi: sono solo asset in rapido deprezzamento da essere usati per i propri scopi.

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di Andrew Korybko

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/lo-smantellamento-di-un-gruppo-di)

A metà giugno la Reuters ha riferito che l'amministrazione Trump aveva sciolto un gruppo di lavoro segreto inter-agenzia supervisionato da membri del Consiglio di sicurezza nazionale, ora dimessi, incaricato di formulare strategie per costringere la Russia a fare concessioni all'Ucraina.

Secondo le tre fonti ufficiali statunitensi rimaste anonime, il rifiuto finora espresso da Trump di intensificare il coinvolgimento americano nel conflitto ha fatto sì che questa iniziativa perdesse slancio, anche se in futuro potrebbe ancora potenzialmente fare marcia indietro.

In ogni caso l'aspetto più significativo dell'articolo della Reuters è che conferma che un gruppo segreto di funzionari delle burocrazie militari, di intelligence e diplomatiche degli Stati Uniti (ovvero lo Stato profondo americano) è stato creato per manipolare Trump e spingerlo a fare pressione sulla Russia, il che avrebbe potuto peggiorare le tensioni se avesse avuto successo. Altrettanto significativo è stato il suo fallimento finora. Ciononostante i piani da loro ideati potrebbero ancora essere attuati da elementi sovversivi dello Stato profondo americano, e qui sta il problema.

Secondo la Reuters: “Le idee spaziavano da accordi economici mirati a isolare alcuni Paesi nell'orbita geopolitica russa a operazioni segrete”; il primo scenario includeva una proposta per “incentivare” il Kazakistan a reprimere l'evasione russa delle sanzioni occidentali. Quel Paese si sta già spostando verso ovest da un po' di tempo, il che potrebbe rappresentare una sfida per Russia e Cina, come spiegato nell'estate del 2023, ma non sembra che da questo schema sia emerso nulla.

Il secondo scenario potrebbe essere stato collegato agli attacchi strategici con droni dell'Ucraina contro la Russia all'inizio di giugno. Nessuno può dire con certezza se Trump ne fosse a conoscenza in anticipo, ma la rivelazione della Reuters sull'esistenza di questo gruppo di lavoro nello Stato profondo americano dà credito a coloro che sostenevano il contrario. Dopotutto è del tutto possibile che l'operazione sia stata orchestrata da loro a sua insaputa, cosa che potrebbe aver detto a Putin.

C'è anche la possibilità che questi “sforzi di operazioni speciali segrete” includessero i  due complotti nel Mar Baltico, di cui ha messo in guardia il Servizio di intelligence estero russo.

Sebbene abbiano affermato che si trattava di sforzi congiunti britannico-ucraini, non si può escludere che i suddetti elementi sovversivi dello Stato profondo americano possano aver avuto un ruolo nella loro pianificazione e/o possano aver avuto pronto un piano dettagliato per fare pressione su Trump affinché intensificasse gli attacchi contro la Russia.

Lo smantellamento di questo gruppo di lavoro inter-agenzia nello Stato profondo americano alimenta quindi speranze di pace con la Russia e potrebbe in parte spiegare il recente pragmatismo dell'amministrazione Trump nei suoi confronti.

Il Segretario alla Difesa ha di recente annunciato che gli aiuti all'Ucraina saranno tagliati nel prossimo bilancio, mentre il Segretario al Tesoro ha messo in guardia contro nuove sanzioni anti-russe. Trump si è poi opposto a ulteriori sanzioni di questo tipo al G7, ha bloccato i tentativi di abbassare il tetto massimo al prezzo del petrolio russo e ha attaccato Zelensky.

Sebbene sia prematuro celebrare, dato che Trump potrebbe sempre cambiare idea o essere manipolato per indurlo a intensificare la sua linea d'azione, si tratta comunque di sviluppi positivi per la pace.

Resta da vedere se manterrà la barra dritta, ma ciò che conta è che sia tornato al suo approccio pragmatico, che era stato brevemente interrotto da una serie di post arrabbiati su Putin.

Lo scenario migliore è che egli sfidi con orgoglio lo Stato profondo americano costringendo finalmente l'Ucraina ad accettare le concessioni di pace richieste dalla Russia.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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lunedì 6 ottobre 2025

La BCE interrompe il ciclo di allentamento, ma la crisi dell'Eurozona è appena iniziata

Da 3 anni a questa parte il lavoro della FED è tornato a essere quello di proteggere il sistema bancario americano e il mercato dei titoli sovrani americani. Questo è il suo vero doppio mandato. L'agenda della cricca di Davos è quella di rimuovere dalla scacchiera le singole banche e avere un unico polo di riferimento a livello mondiale. In sintesi, la rimozione del settore bancario commerciale e, soprattutto, il suo interesse netto a livello commerciale. Non è un caso che sul suolo statunitense non ci sarà mai una CBDC del tipo immaginato dalla Lagarde: programmabile, a tempo, censurabile. In questo contesto, ricordate che la FED non è tra i “buoni”; bisogna vedere per chi lavora e cosa vogliono difendere. L'agenda del WEF è un anatema per Wall Street e il settore bancario commerciale. La prima amministrazione Trump, già allora, era la prima iterazione dei NY Boys che cercavano di mettere paletti alle infiltrazioni della cricca di Davos nelle stanze dei bottoni americane e limitare i danni. Cambiare il sistema monetario, il modo in cui il tasso di riferimento interconnette i vari mercati, non è qualcosa che si può fare dalla sera alla mattina, o in sei mesi. Passare dal LIBOR al SOFR in tal lasso di tempo sarebbe risultato in un fallimento, i mercati l'avrebbero rigettato. Doveva avvenire lentamente, nel modo appropriato per permettere al sistema finanziario ed economico americano di essere indicizzato al SOFR. Ci sono voluti 5 anni... e cosa è arrivato alla fine del primo mandato di Trump? La “pandemia”. Oltre a un attacco diretto al SOFR quando ancora era in fase di prova. La crisi dei pronti contro termine del 2019, trasformatasi poi nella crisi del marzo del 2020, costrinse la FED a intervenire e a inchiodarsi allo zero bound per togliere dai guai i titoli sovrani americani diventati bidless. La cricca di Davos ha riprovato lo stesso attacco nel 2023, ma la FED nel bel mezzo di una “crisi bancaria” rialzò i tassi di 25 punti base; c'ha riprovato anche ad aprile di quest'anno ma ha fallito. Il risultato è una base da cui imbastire, per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, un'indipendenza monetaria visto che in passato sono sempre stati legati all'Europa a causa dei flussi commerciali e del sistema bancario centrale. Tutta la storia del deficit commerciale degli USA nei confronti dell'Europa e del singolo tasso di riferimento, usato per muovere capitali in California a scapito del resto della nazione, rappresenta uno sforzo politico, burocratico e monetario di risucchiare la ricchezza americana e trasferirla nelle casse della cricca di Davos. Fu questo, oltre alla prima crisi nel mercato degli eurodollari, che spinse la nazione nel 1971 ad abbandonare il gold standard. Il processo di riforma della FED è in atto e gli spasmi sono avvertiti principalmente da UE/UK, i principali benenficiari del sistema dell'eurodollaro.

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di Thomas Kolbe

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-bce-interrompe-il-ciclo-di-allentamento)

La Banca Centrale Europea ha raggiunto la fine del suo ciclo di tassi, intrappolandosi proprio in quei problemi che aveva contribuito a creare. A Sintra tutto questo era praticamente nascosto dietro una facciata di chiacchiere.

La conferenza annuale, appena a ovest di Lisbona, è utile alla BCE tanto quanto Jackson Hole lo è per la Federal Reserve. È un momento per fare il punto della situazione, guardare al futuro e collegare la politica monetaria dell'anno precedente a una narrazione più ampia. Per la presidente della BCE, Christine Lagarde, questa narrazione è facilmente riassumibile: dopo otto tagli i tassi ora si attestano al 2%, l'inflazione si aggira intorno all'obiettivo del 2%, l'occupazione nell'Eurozona rimane stabile e una nuova crisi del debito non è all'orizzonte.

Questa è stata l'essenza del discorso della Lagarde a Sintra, concepito per trasmettere un messaggio unico: tutto è sotto controllo. Persino incertezze come la volatilità commerciale dell'era Trump, gli sconvolgimenti geopolitici, o il crollo dell'industria tedesca non dovrebbero far deragliare la rotta prefissata dalla BCE. Dopo lo sconquasso durante i lockdown, la situazione è ora considerata normale: i mercati “oscillano” attorno al loro equilibrio. Nel gergo delle banche centrali: hanno trovato il “tasso neutrale”.


La chimera di un tasso neutrale

Il “tasso neutrale” è il Santo Graal del misticismo delle banche centrali. Quando i policymaker si sentono sicuri e le campagne mediatiche mascherano con successo l'erosione della moneta fiat, diventa un mantra. In questa visione del mondo, il tasso di riferimento della BCE e alcuni tassi di mercato teorici e consolidati si allineano, non per caso, ma intenzionalmente. Ancor prima delle osservazioni conclusive della Lagarde, i membri del Comitato esecutivo della BCE, Joachim Nagel e Philip Lane, avevano gettato le basi per tutto giugno trasmettendo ripetutamente il messaggio del “tasso neutrale”.

Il messaggio? Che avevano bilanciato le forze inflazionistiche e deflazionistiche e riportato l'Eurozona su una traiettoria di crescita. Tralasciamo i dibattiti sulle statistiche manipolate riguardo l'inflazione e sui dati sulla disoccupazione drasticamente sottostimati. Queste narrazioni sui tassi neutrali non sono altro che favole: comunicati stampa preconfezionati volti a evocare controllo. I ​​processi economici non si riducono a schemi così semplicistici, ma non è proprio questo il punto: la storia dei tassi neutrali è un sedativo, sia per gli stati che per i mercati.


Il peccato originale fiscale

La storia della BCE come custode della stabilità monetaria è una reliquia dei tempi della Bundesbank. Quell'epoca è ormai lontana. Le banche centrali di tutto il mondo, coinvolte in intricati intrecci politico-fiscali durante l'ultima crisi del debito di 15 anni fa, ne sono diventate dipendenti. Solo durante i lockdown, il PEPP della BCE ha assorbito €1.850 miliardi in debito sovrano dell'Eurozona e oggi detiene ancora circa un terzo di quella montagna di obbligazioni.

Oggi l'unico obiettivo della BCE è quello di mantenere liquidi questi debiti sovrani, acquistando obbligazioni scansate dal mercato per mantenere l'illusione che debito pubblico, Stati sociali generosi e interventismo keynesiano siano tutti elementi conciliabili.

I governi dell'Eurozona hanno a lungo fatto affidamento sulla liquidità esterna. Con un debito pubblico medio pari al 100% del PIL, molti stati membri sarebbero insolventi senza il sostegno della BCE. Ciò avrebbe conseguenze non solo per i mercati, ma anche per la coesione sociale, la stabilità interna e l'immagine di un'Unione Europea costruita su motori di welfare sovradimensionati che offrono ai cittadini un falso senso di sicurezza e sottovalutano pericolosamente la capacità pubblica.

Un ritiro della BCE da questo nesso di irresponsabilità fiscale, sostegno monetario ed eccesso politico è quindi impensabile. La banca centrale non è più solo un guardiano della moneta, ma lo stabilizzatore di un modello sociale in erosione. Attraverso mezzi indiretti e canali secondari, sta finanziando pensioni, bilanci previdenziali, ingranaggi burocratici e oscurando al contempo la fragilità dell'intero edificio.

La BCE è l'ultimo pilastro che tiene insieme questa struttura in rovina. Rimuovendola, il castello di carte crollerà all'istante. Ecco perché la Lagarde e i suoi collaboratori devono preservare l'illusione di un'Eurozona governabile.


I fatti raccontano una storia diversa

Al di là della patina di Sintra, nel mondo reale dei dati l'Eurozona è in grave crisi. L'industria continua a contrarsi e l'edilizia è in profonda recessione. Oltre il 50% delle aziende lamenta ordini insufficienti. Dal 2021 la sola industria tedesca ha tagliato 217.000 posti di lavoro ed entro la fine dell'anno ne perderà altri 100.000. La deindustrializzazione avanza, la produzione viene trasferita all'estero, i capitali fuggono e la produttività è ferma da otto anni consecutivi.

Il risultato: le basi imponibili dei Paesi si stanno erodendo. Le entrate diminuiscono e i costi del welfare aumentano, facendo aumentare il peso del debito. Senza riforme concrete, l'Eurozona rischia una crisi del debito che costringerà ancora una volta la BCE a fungere da prestatore di ultima istanza.

Anni di tassi di interesse pari a zero hanno immerso l'Eurozona nel dolce veleno del credito a basso costo. Ora le aziende dipendenti dai sussidi stanno crollando sotto i tassi reali positivi. Questa è “economia zombi”. E l'ultima vittima della pianificazione industriale verde – Northvolt – è solo l'ennesima a chiudere i battenti, conseguenza di una politica economica gestita centralmente.


La FED tiene duro

A peggiorare la situazione, dall'altra parte dell'Atlantico, la Federal Reserve mantiene ferma la sua strategia di consolidamento, mantenendo i tassi al 4,5%, ben al di sopra di quelli delle altre principali banche centrali. Gli Stati Uniti sono chiaramente disposti ad accettare un tasso di mercato positivo, dando alla loro economia lo spazio per eliminare gli elementi improduttivi. Ciò consente al capitale produttivo di riposizionarsi e alimentare un nuovo ciclo di investimenti. Con tagli fiscali, deregolamentazione energetica e ridimensionamento dei programmi verdi, gli Stati Uniti stanno diventando una calamita per i capitali, che le economie europee non possono che invidiare.

A Washington la visione è chiara: un periodo di sofferenza porta grandi ricompense. Mentre gli Stati Uniti si attrezzano amministrativamente, tecnicamente e innovativamente per l'era digitale, l'UE inscena una competizione su piani di welfare in continua espansione: limiti agli affitti, sussidi sociali, sussidi verdi, consumi decretati e regolamentati per sostituire i meccanismi produttivi della creazione di reddito.

L'Europa è diventata dipendente dalle sovvenzioni dello Stato sociale, aggrappandosi a un modello iperstatalista per rinviare le sofferenze sociali ed economiche. E sempre in agguato ci sono la BCE e la sua fatale pressione monetaria. Quanto durerà tutto questo solo il tempo ce lo dirà, ma le tensioni sui mercati stanno aumentando. Il giorno in cui queste tensioni innescheranno un terremoto, scuotendo le placche tettoniche dell'economia per un nuovo riallineamento, si avvicina sempre di più.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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venerdì 3 ottobre 2025

Gesti vuoti

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

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di Joshua Stylman

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/gesti-vuoti)

L'ingegneria della realtà richiede tre componenti: il potere istituzionale per creare la narrazione, la pressione sociale per imporla e la persecuzione deliberata di chiunque la metta in discussione. L'era del COVID ha fornito il caso di studio perfetto sul funzionamento di questo meccanismo e ha rivelato come l'attivismo in sintonia con le narrative ufficiali ne sia il meccanismo di imposizione più potente.

Ogni elemento importante della narrazione ufficiale sul COVID si è rivelato falso: le origini del virus, la validità dei test PCR, la soppressione dei trattamenti precoci, la negazione dell'immunità naturale, la cosiddetta “sicurezza ed efficacia” dei vaccini e l'utilità delle mascherine, dei lockdown e dei green pass. Ciononostante coloro che ne hanno messo in discussione anche solo una parte hanno dovuto affrontare un ostracismo e una persecuzione senza precedenti.

Il panico creato ad arte ha ignorato la realtà: il COVID rappresentava un rischio minimo per le persone sane sotto i 70 anni, ma era significativamente più pericoloso per gli anziani e gli immunodepressi. Invece di concentrare le risorse sulla protezione di coloro vulnerabili, abbiamo distrutto economie, rubato infanzia e imposto misure prive di senso epidemiologico. Non si trattava solo di controllo: si trattava di un colpo di stato economico orchestrato, il più grande consolidamento finanziario del potere nella storia moderna. Mentre le piccole imprese venivano chiuse forzatamente, i profitti di Amazon salivano alle stelle; mentre i quartieri operai erano in difficoltà, Wall Street celebrava guadagni record. La classe operaia pubblicava post del tipo “siamo tutti sulla stessa barca” dalle proprie case, mentre i lavoratori essenziali erano costretti a consegnare la spesa in condizioni descritte come pericolose. Le stesse aziende che decantavano il loro impegno per l'“equità” attraverso i criteri DEI stavano distruggendo la mobilità economica per le stesse comunità che affermavano di sostenere.

Pochi mesi prima del COVID, il Johns Hopkins Center for Health Security, in collaborazione con il World Economic Forum e la Bill and Melinda Gates Foundation, ha ospitato l'Event 201, un'esercitazione pandemica di alto livello, il 18 ottobre 2019 a New York. Un'analisi dell'evento rivela che la priorità dell'esercizio non era incentrata sui protocolli di trattamento, o sulla protezione dei vulnerabili, bensì su come il controllo delle informazioni potesse essere utilizzato per indurre l'adesione di massa.

Quando è arrivata la vera crisi, questa strategia ha trovato complici volontari in una cultura già predisposta all'attivismo in sintonia con le narrative ufficiali. Il culmine di questa ipocrisia si è manifestato durante la pandemia, smascherando non solo gesti di virtù vuoti, ma anche la partecipazione attiva a una delle più eclatanti violazioni dei diritti civili nella storia recente. Mentre milioni di persone cambiavano le loro foto profilo e pubblicavano simboli di solidarietà per la giustizia sociale, queste stesse voci sono rimaste in silenzio o, peggio ancora, hanno partecipato attivamente alla persecuzione di due gruppi distinti: i non vaccinati e i danneggiati dai vaccini.


L'esibizione del potere

La devastazione economica si è abbattuta più duramente su chi era meno in grado di sopportarla. Mentre i colletti bianchi partecipavano alle riunioni Zoom in pigiama, i lavoratori nel settore dei servizi si sono trovati di fronte a una scelta impossibile: presentarsi in quello che veniva pubblicizzato come un ambiente mortale, o perdere il proprio sostentamento. I dati raccontano la storia:

Le imprese di proprietà di neri sono diminuite del 41% durante i primi mesi di lockdown;

• La disoccupazione tra i latinoamericani ha raggiunto il 18,9%, il livello più alto tra tutti i gruppi demografici;

• Le donne hanno lasciato il lavoro in numeri senza precedenti, cancellando decenni di guadagni;

• Le piccole imprese, la principale via per la stabilità della classe media nelle comunità minoritarie, hanno chiuso a un ritmo triplo rispetto alle aziende concorrenti.

Era chiaro chi fossero i beneficiari finanziari:

• Il valore di mercato di Amazon è aumentato di $570 miliardi;

• Le azioni di Zoom sono salite del 396%;

• I dirigenti di Moderna sono diventati miliardari da un giorno all'altro;

• Pfizer ha fatto registrare profitti record per $100 miliardi;

• BlackRock ha acquisito il 34% delle case unifamiliari nei principali mercati.

Durante il lockdown, messo in atto per “proteggere i vulnerabili” solo all'apparenza, le piccole imprese vulnerabili hanno perso $4.600 miliardi in valore: le imprese di proprietà di minoranze hanno rappresentato il 41% delle chiusure, nonostante fossero solo il 20% del totale delle imprese. Non si trattava solo di ipocrisia, ma di un consolidamento del potere calcolato sotto le mentite spoglie della salute pubblica.

Il doppiopesismo riguardo le aziende è stato particolarmente evidente nello stesso periodo in cui l'America stava facendo i conti con la giustizia razziale dopo l'omicidio di George Floyd. Nike proclamò di “opporsi al razzismo” mentre licenziava i dipendenti appartenenti a minoranze che non si erano conformati alle disposizioni antiscientifiche sui vaccini anti-COVID. BlackRock pubblicò relazioni sull'“equità sul posto di lavoro” mentre creava un sistema di uffici segregati. Google celebrava l'“inclusione”, mentre le sue linee di politica obbligatorie escludevano in modo sproporzionato i lavoratori appartenenti a minoranze che avevano ragioni storiche per diffidare delle autorità sanitarie.

Queste stesse aziende, che affiggevano simboli di solidarietà, costringevano i loro lavoratori meno pagati a scegliere tra iniezioni sperimentali o il sostentamento delle loro famiglie. I loro comitati DEI (Diversità, Uguaglianza e Inclusione) rilasciavano dichiarazioni sull'“inclusione”, escludendo chiunque mettesse in discussione la narrazione ufficiale. Celebravano la “diversità” in messaggi pubblici attentamente curati, mentre i loro obblighi avevano un impatto sproporzionato sulle comunità minoritarie, le stesse persone che le loro iniziative DEI erano apparentemente progettate per proteggere.

Questa ipocrisia era essenzialmente una guerra economica mascherata da virtuose banalità. L'empatia di facciata dei colletti bianchi ha permesso il più grande trasferimento di ricchezza e opportunità verso l'alto nella storia moderna. Il loro attivismo sui social media ha fornito una copertura a politiche che hanno devastato la classe operaia, in particolare nelle comunità minoritarie. Mentre cambiavano le loro immagini del profilo per ostentare virtù, hanno modificato il panorama economico per imporre la dipendenza.

L'ipocrisia ha raggiunto il suo apice durante la controversia Roe contro Wade. Le stesse voci che difendevano con passione l'autonomia corporea nei diritti riproduttivi sostenevano con entusiasmo le procedure mediche imposte dallo stato, spesso negli stessi feed sui social media.

Un giorno ho visto chiaramente questa contraddizione e ho condiviso un meme che la catturava perfettamente: una donna con un cartello “Il mio corpo, la mia scelta” mentre indossava una maglietta con la scritta “Obbligo di vaccinazione subito!”. L'ironia era ovvia, o almeno così pensavo. Ma invece di affrontare la questione, un'amica da 20 anni mi ha risposto: “Il diritto all'aborto è in gioco e, a differenza dell'obbligo di vaccinazione, rimane una scelta (concessa con un peso notevole in termini di occupazione per chi sceglie di non farlo)... Paragonare le due questioni fa sicuramente incazzare le donne, ma non credo che faccia molto per promuovere la tua di causa”.

La sua risposta definiva l'obbligo di vaccinazione come una “scelta con un peso notevole”, riferendosi ad esso come alla “mia causa”, come se l'autonomia corporea fosse una posizione di parte piuttosto che un principio universale. La cosa più significativa è ciò che sarebbe successo dopo: quando ho condiviso dati di sperimentazioni e studi peer-reviewed sui problemi di fertilità, non ho ricevuto risposta. La conversazione si è semplicemente conclusa. Questo schema si è ripetuto in innumerevoli relazioni: il desiderio di mantenere una realtà costruita si è dimostrato più forte di decenni di amicizia, o persino di prove scientifiche che avrebbero potuto proteggere i propri cari.

Una semplice osservazione, che avrebbe dovuto essere di buon senso, è stata trattata come un tradimento ideologico, persino con una buona amica. È stato in quel momento che mi sono reso conto di quanto le persone avessero interiorizzato la realtà artificiale, dove sottolineare le contraddizioni era di per sé un crimine.

Mentre i colletti bianchi si facevano portavoce della virtù di facciata da casa, i lavoratori essenziali si trovavano di fronte a scelte impossibili. Coloro che avevano costruito una carriera sostenendo le comunità emarginate improvvisamente celebravano la privazione dei diritti fondamentali dei loro vicini. È stato profondamente illuminante osservare coloro che si dichiaravano appassionati nella lotta alla discriminazione celebrare le persone che perdevano il lavoro per aver fatto scelte mediche personali. La loro empatia si estendeva esattamente quanto i loro portafogli azionari farmaceutici e/o la loro incrollabile fede nell'autorità statale – marciando contro la discriminazione finché non diventava sconveniente per i loro interessi tribali, mobilitandosi contro la coercizione medica finché non potevano applicarla loro stessi.


L'industria dell'odio

La demonizzazione di chi non rispettava le regole era sistematica e sconfinava in un territorio che sarebbe stato considerato incitamento all'odio se fosse stato rivolto a qualsiasi altro gruppo. I principali media facevano a gara per esprimere la condanna più feroce dei non vaccinati. Il New York Times ha pubblicato titoli come “Sono furioso contro i non vaccinati”, mentre il Washington Post ha dichiarato che “essere non vaccinati in pubblico dovrebbe essere considerato grave quanto guidare in stato di ebbrezza”.

Non si trattava solo di retorica mediatica: ha direttamente influenzato la percezione pubblica e normalizzato opinioni estreme. Un sondaggio Rasmussen del gennaio 2022 rivelava che quasi la metà degli elettori democratici era a favore non solo di multare i non vaccinati, ma anche di confinarli nelle proprie case, mandarli in campi di quarantena e persino portar via i loro figli. I funzionari della sanità pubblica hanno coltivato e poi amplificato questa ostilità, parlando di una “pandemia dei non vaccinati”, creando una narrativa di colpa che sarebbe stata utilizzata per giustificare una discriminazione su una scala senza precedenti nell'America moderna.

La retorica dei personaggi dello spettacolo è stata particolarmente rivelatrice. Gene Simmons ha dichiarato: “Se siete disposti a camminare tra noi senza vaccinarvi, siete il nemico”. Sean Penn ha portato questa mentalità oltre, affermando: “Mi sembra criminale... se qualcuno sceglie di non vaccinarsi dovrebbe scegliere di rimanere a casa, non andare al lavoro, non avere un lavoro... Finché paghiamo tutti per queste strade, dobbiamo percorrerle in sicurezza”. La sua inquadratura catturava perfettamente la prospettiva privilegiata della classe benestante, paragonando i diritti fondamentali del lavoro a un privilegio che poteva essere revocato in caso di inosservanza. Don Lemon sosteneva la completa esclusione sociale: “Se non hai il vaccino, non puoi andare al supermercato... Non puoi andare alla partita... Non puoi andare al lavoro... Niente maglietta, niente scarpe, niente servizio!” Piers Morgan celebrava la discriminazione: “Adoro l'idea di passaporti COVID per ogni dove: voli, club, palestre, negozi. È ora che i pazzi anti-vaccinisti e negazionisti del COVID vedano smascherate le loro sciocchezze”.

La disumanizzazione ha raggiunto nuove vette quando Jimmy Kimmel prese in giro i non vaccinati in cerca di cure mediche: “Vaccinati, fatevi avanti. Non vaccinati che hanno ingoiato melma di cavallo... Riposate in pace, sfigati”. Howard Stern chiedeva la vaccinazione obbligatoria, maledicendo la libertà stessa: “Quando la smetteremo di sopportare gli idioti in questo Paese e diremo che è obbligatorio vaccinarsi? Fanculo loro, fanculo la loro libertà”. Persino Arnold Schwarzenegger, che un tempo difendeva i diritti individuali, ha dichiarato “Al diavolo la vostra libertà!”.

Non si trattava di voci marginali: erano artisti mainstream con milioni di follower, a dimostrazione di quanto rapidamente l'intrattenimento “progressista” potesse normalizzare la discriminazione e celebrare la privazione dei diritti umani fondamentali. Il loro pubblico, che in genere si vanta di difendere gli emarginati, applaudiva le richieste di persecuzione quando queste si allineavano alla loro identità tribale e ne rafforzavano il capitale sociale.

L'assurdità era evidente a chiunque osasse pensare in modo critico. Gli artefici di questo inganno ora ammettono apertamente ciò che i critici hanno sempre sostenuto. Janine Small ha testimoniato davanti al Parlamento europeo: “No, non sapevamo se il vaccino bloccasse la trasmissione prima di distribuirlo”, giustificandosi dicendo che dovevano “muoversi alla velocità della scienza”.

Queste ammissioni si stanno moltiplicando. Il direttore del CDC, Walensky, ora riconosce che era “troppo tardi” per riconoscere l'immunità naturale. I funzionari della FDA ammettono che i rischi di miocardite erano noti da prima che venissero scoperti dalla gente comune. Ogni rivelazione conferma non solo ciò da cui i critici avevano messo in guardia, ma anche ciò che i dati avevano mostrato fin dall'inizio.

La cosa più significativa è che la Dott.ssa Deborah Birx, ex-Coordinatrice della Risposta al Coronavirus della Casa Bianca e una delle principali artefici delle politiche americane contro il COVID, ha finalmente ammesso: “Quello che abbiamo sbagliato in sanità pubblica è che non abbiamo spiegato che i vaccini contro il COVID non erano per niente simili ai vaccini normali [...]. Non è questo lo scopo per cui è stato progettato il vaccino contro il COVID. Non era stato progettato contro l'infezione”.

Eppure queste ammissioni arrivano solo dopo che il danno è già stato fatto, dopo che vite umane sono state sconvolte, carriere distrutte e diritti fondamentali violati per coloro che si sono limitati a indicare prove che contraddicevano la narrazione ufficiale.

Per quasi cinque anni chiunque sottolineasse i dati e i fatti ora rivelati con noncuranza dai funzionari della sanità pubblica ha dovuto affrontare l'esilio sociale e professionale. L'intera giustificazione per obblighi, green pass e licenziamenti di massa si basava su affermazioni che i funzionari pubblici e la popolazione compiacente non si erano mai preoccupati di verificare, o avevano attivamente represso, prima di costringere milioni di persone a conformarsi.

Se i vaccini proteggevano davvero i vaccinati, perché le scelte mediche di chiunque altro avrebbero dovuto avere importanza? La risposta rivela l'obiettivo più profondo: non si è mai trattato di salute, ma di far rispettare la coercizione sociale. Come ha documentato Matt Orfalea in una delle sue compilation di video, i media più influenti cantavano roboticamente “nessuno è al sicuro se non lo sono tutti”, mentre una società civile sprofondava in una psicosi tribale.

Questa psicosi di massa non era casuale: era il prodotto di una sofisticata ingegneria della realtà. Gli stessi sistemi che avevano prodotto il consenso per guerre infinite venivano ora impiegati per far rispettare le norme mediche e sociali. Ma questa volta disponevano di nuovi strumenti: algoritmi dei social media, moderazione dei contenuti tramite intelligenza artificiale e controllo della narrazione in tempo reale. E a tutti i livelli l'inganno è stato coordinato dall'alto verso il basso:

• Dr. Fauci: “Quando le persone sono vaccinate non si infettano”;

• Presidente Biden: “Non si contrae il COVID se si fanno queste vaccinazioni”;

• Direttore del CDC, Walensky: “Le persone vaccinate non sono portatrici del virus e non si ammalano”;

• Rachel Maddow: “Ora sappiamo che i vaccini funzionano abbastanza bene da fermare il virus”;

• Bourla, amministratore delegato di Pfizer: “Non esiste una variante che sfugga alla protezione dei nostri vaccini”;

• Bill Gates: “Chiunque si vaccini non protegge solo sé stesso, ma riduce anche la propria trasmissione”.

I fact-checker di oggi affermeranno che queste dichiarazioni sono state “estrapolate dal contesto”, ma la verità è più semplice: non si trattava di errori, o fraintendimenti, ma di inganni deliberati progettati per indurre il rispetto delle norme. Anche se i dati interni contraddicevano queste affermazioni assolute, il messaggio è rimasto incrollabile.


La fabbricazione dei dati

L'inganno è andato ben oltre la mera retorica. L'analisi statistica del 2021 del professor Norman Fenton ha rivelato come i dati degli studi clinici siano stati manipolati attraverso una classificazione ingannevole dei decessi, avvertimenti sistematicamente ignorati da coloro che ora ammettono di aver commesso “errori” nella copertura mediatica. Fenton, insieme al professor Martin Neil, ha proseguito la sua analisi, scoprendo prove sempre più schiaccianti di manipolazione statistica. I loro articoli hanno documentato come le autorità sanitarie abbiano sistematicamente classificato erroneamente i decessi, manipolato i tempi dei test e oscurato dati chiave per mantenere viva la narrativa “sicura ed efficace”.

La gola profonda, Brook Jackson, direttore regionale del Ventavia Research Group, ha denunciato violazioni dei protocolli di integrità dei dati presso i siti di sperimentazione Pfizer, tra cui dati falsificati, l'inappropriata apertura del cieco dei partecipanti e la deliberata soppressione delle segnalazioni di eventi avversi. Le sue rivelazioni, che avrebbero dovuto interrompere immediatamente gli studi, sono state ignorate sia dalla FDA che dai principali media.

Un'analisi forense dei dati degli studi clinici Pfizer rivela una manipolazione preoccupante. Un articolo del settembre 2023 intitolato, “Forensic Analysis of the 38 Subject Deaths in the 6-Month Interim Report of the Pfizer/BioNTech BNT162b2 mRNA Vaccine Clinical Trial”, ha documentato un soggetto originariamente nel gruppo placebo, ma che ha ricevuto un'iniezione di Moderna il 23 dicembre 2020. Questo soggetto è stato successivamente ricoverato in ospedale per COVID il 31 dicembre, è deceduto l'11 gennaio 2021 ed è stato comunque classificato come “morte non vaccinato” nonostante l'avesse ricevuto. Questa deliberata ed errata classificazione ha distorto i dati sulla mortalità a favore della vaccinazione. Senza questa manipolazione, i dati avrebbero mostrato che i vaccinati avevano il 31% di probabilità in più di morire.

Non si è trattato di un caso isolato. Secondo il Post-Marketing Experience Report di Pfizer, pubblicato ai sensi del FOIA, sono state presentate 42.086 segnalazioni di effetti avversi nei soli primi 90 giorni dalla pubblicazione, inclusi 1.223 decessi. Nonostante questi segnali allarmanti – che avrebbero dovuto indurre a una revisione immediata – alla popolazione è stata ripetutamente assicurata la sicurezza del prodotto, mentre coloro che sollevavano preoccupazioni sono stati sistematicamente messi a tacere. “Sicuro ed efficace” potrebbe benissimo essere la menzogna più grave della nostra epoca.

Infatti la FDA ha tentato di nascondere i dati dello studio per 75 anni: un'ammissione sbalorditiva di ciò che sperava di nascondere. È soprattutto grazie all'incessante contenzioso FOIA dell'avvocato Aaron Siri che la popolazione ha potuto accedere a questi documenti. Quando alla fine sono stati costretti a pubblicarli, i documenti hanno rivelato nove pagine di effetti collaterali precedentemente nascosti. Autori come Ed Dowd e Naomi Wolf hanno meticolosamente documentato questi inganni.

La manipolazione è continuata a ogni livello. Città come Chicago hanno utilizzato “definizioni vili” per oscurare dati reali durante l'ondata Delta. Ma la verità sarebbe poi emersa attraverso istituzioni troppo prestigiose per essere ignorate. Uno studio rivoluzionario della Cleveland Clinic su 51.000 dipendenti ha rilevato che più dosi venivano somministrate, maggiore era la probabilità di contrarre il COVID-19. Per usare le parole sorprendenti degli autori: “Le analisi multivariate hanno rilevato che [...] maggiore era il numero di dosi di vaccino precedentemente somministrate, maggiore era il rischio di COVID-19”.

Oltre all'inefficacia, sono aumentati i problemi di sicurezza. Uno studio peer-reviewed del febbraio 2023 pubblicato sull'European Heart Journal ha valutato 8,9 milioni di giovani adulti provenienti da Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia, scoprendo che “la dose di richiamo è associata a un aumento del rischio di miocardite negli adolescenti e nei giovani adulti”. Tra i maschi, una terza dose del vaccino Pfizer o Moderna è stata associata a un “aumento del tasso di incidenza di miocardite” entro 28 giorni dall'inoculazione. Studi condotti in Thailandia e Svizzera hanno mostrato effetti cardiovascolari simili. In un mondo sano e giusto, questi prodotti non sarebbero stati approvati in primo luogo, né tantomeno imposti o difesi a tutti i costi.

Questi dati contraddicevano direttamente ogni giustificazione utilizzata per perseguitare i non vaccinati. I rapporti di sorveglianza di inizio 2022 dell'Agenzia per la Sicurezza Sanitaria del Regno Unito hanno confermato questi risultati, mostrando tassi di infezione più elevati ogni 100.000 abitanti in molte fasce d'età tra i vaccinati, tre volte di più rispetto ai non vaccinati. Negli anni successivi decine di studi sottoposti a revisione paritaria da parte di istituzioni di tutto il mondo hanno costantemente convalidato queste osservazioni, formando una schiacciante mole di prove: le affermazioni originali sulla prevenzione della trasmissione erano false. Eppure, a quel punto, carriere erano state distrutte, famiglie divise e vite sconvolte sulla base di una bugia. Ma la manipolazione dei dati era solo una componente di un sistema molto più ampio progettato per proteggere la narrazione a tutti i costi.


L'architettura del controllo

I social media hanno trasformato questa realtà ingegnerizzata in un sistema automatizzato. Gli “aggiustamenti” delle piattaforme hanno ridotto del 95% l'interazione sui post che mettevano in discussione i vaccini: mettere in ombra i critici isolati amplificando al contempo le narrazioni approvate, creando un consenso artificiale. La moderazione dei contenuti tramite intelligenza artificiale ha garantito che solo le prospettive favorevoli al settore farmaceutico raggiungessero un vasto pubblico.

L'intreccio finanziario tra media e industria farmaceutica ha completato il ciclo di influenza:

• Le aziende farmaceutiche sono diventate collettivamente il secondo maggior investitore pubblicitario negli Stati Uniti nel 2021, superando le aziende tecnologiche, grazie all'impennata della spesa per promozioni digitali e televisive.

• Durante la pandemia di COVID-19 la pubblicità farmaceutica è aumentata significativamente sulle principali reti, con le aziende farmaceutiche che si sono affermate come inserzionisti dominanti nei notiziari in prima serata.

• A metà del 2021 le aziende farmaceutiche rappresentavano una quota dominante delle entrate pubblicitarie sulle principali reti di informazione, superando quasi tutti gli altri settori.

Non si trattava solo di pregiudizio, ma di un ecosistema attentamente strutturato di interessi personali. Lo stesso sistema che aveva arricchito Halliburton attraverso guerre infinite, ora arricchiva Pfizer attraverso infiniti incentivi. Il complesso militare-industriale aveva trovato la sua controparte medica. Le aziende che vendevano vaccini controllavano i canali che ne riportavano la sicurezza, creando un perfetto circuito chiuso di propaganda: dai comunicati stampa aziendali ai titoli delle notizie, dalla condivisione sui social media alla verifica dei fact-checker, fino alle politiche pubbliche.

L'amplificazione selettiva delle narrazioni non è un caso: è parte integrante dell'ingegneria della realtà. Considerate questo: il West Texas ha registrato 58 casi di morbillo, alcuni tra i vaccinati, e la cosa fa notizia a livello nazionale. Nel frattempo il VAERS segnala 2.659.050 reazioni avverse ai vaccini COVID (inclusi 38.398 decessi) e viene ignorato. I media trattano l'una come una crisi e l'altra come una teoria del complotto.

Sebbene il VAERS sia concepito come un sistema di allerta precoce piuttosto che come uno strumento di valutazione definitivo, il netto contrasto nel modo in cui questi segnali di sicurezza sono stati trattati rispetto ad altri vaccini rivela un preoccupante doppio standard nel monitoraggio della sicurezza. E questo senza considerare il fatto che il VAERS è notoriamente sottostimato.

Questo messaggio coordinato non è stato casuale. Una ben documentata porta girevole tra autorità di regolamentazione e aziende farmaceutiche ha consolidato il loro predominio sulle narrazioni riguardo la salute pubblica.

• Mark McClellan: da commissario della FDA che regolamenta Johnson & Johnson a membro del suo Consiglio di Amministrazione;

• Scott Gottlieb: da commissario della FDA che regolamenta Pfizer a membro del suo Consiglio di Amministrazione;

• Stephen Hahn: da commissario della FDA che regolamenta Moderna a CMO del loro finanziatore di capitale di rischio;

• James C. Smith: da amministratore delegato della Reuters che “informa” sui vaccini a membro del Consiglio di Amministrazione di Pfizer.

Questo sistema circolare si è esteso alla copertura mediatica stessa. La popolazione avrebbe continuato ad avere fede nella “narrazione ufficiale” se avesse capito che i giornalisti “imparziali” venivano pagati dalla pubblicità farmaceutica? Solo Pfizer ha speso $2,4 miliardi in pubblicità televisiva nel 2021. Ogni segmento di “ultime notizie” sulla pandemia è stato di fatto “offerto da Pfizer” – la stessa azienda che ha tratto profitto dalle soluzioni pubblicizzate. Non si è trattato di mera parzialità, si è trattato di un conflitto di interessi che ha trasformato i notiziari in canali di marketing farmaceutico con una parvenza di credibilità giornalistica.

Il quadro giuridico stesso ha smascherato l'inganno. Non si trattava di prodotti medicali soggetti ai normali protocolli di sicurezza: si trattava di contromisure militari che consentivano ai produttori di aggirare le normative, godendo al contempo di una completa tutela in termini di responsabilità. Il 4 febbraio 2020, con meno di una dozzina di casi confermati di COVID e zero decessi, il Dipartimento della Difesa lo dichiarò una “minaccia alla sicurezza nazionale” e attivò i poteri di emergenza previsti per le armi di distruzione di massa. La scienza passò in secondo piano rispetto ai protocolli militari, con dichiarazioni di emergenza senza precedenti che si susseguirono a ritmo serrato in tutti i Paesi.

Persino il linguaggio stesso è stato manipolato per adattarsi a questi nuovi prodotti. Il CDC ha cambiato silenziosamente la definizione di “vaccinazione” più volte: da “l'atto di introdurre un vaccino nell'organismo per produrre immunità a una specifica malattia” a “produrre protezione” – un cambiamento sottile ma cruciale che ha abbassato l'asticella dall'immunità effettiva alla mera “protezione”. Non si trattava di cavilli semantici, ma di una riformulazione deliberata per adattare la definizione a prodotti che non potevano soddisfare lo standard tradizionale. Cambiando il significato stesso di “vaccino”, avrebbero potuto affermare che questi prodotti di terapia genica appartenevano alla stessa categoria dei vaccini tradizionali, nonostante i loro meccanismi e risultati fondamentalmente diversi.

L'implementazione di questa architettura di controllo non è stata improvvisata, ma ha seguito un dettagliato manuale stabilito prima della crisi. Le raccomandazioni dell'Event 201 andavano ben oltre le discussioni teoriche sulla “disinformazione”. La simulazione delineava esplicitamente le tattiche che sarebbero state successivamente implementate:

• “Inondare la zona” con messaggi approvati per sopraffare le informazioni contrarie;

• Utilizzare “voci attendibili” (celebrità e influencer) per plasmare l'opinione pubblica;

• Sviluppare strumenti di sorveglianza per identificare il dissenso prima che si diffonda;

• Creare strategie di pre-bunking per screditare in anticipo le critiche;

• Istituire meccanismi per sopprimere le testimonianze personali che avrebbero contraddetto le narrazioni ufficiali.

La cosa più inquietante è stata la precisione con cui queste tattiche sono state impiegate contro i danneggiati dai vaccini. Proprio come previsto dalla simulazione, coloro che segnalavano effetti avversi sono stati sistematicamente etichettati come diffusori di “disinformazione”, esattamente come prescritto dal progetto.

La risposta mondiale sincronizzata ha dimostrato un coordinamento senza precedenti, al di là dei confini politici e geografici. I leader mondiali hanno adottato simultaneamente frasi identiche come “Ricostruire meglio”, implementando al contempo linee di politica sorprendentemente simili, indipendentemente dal loro orientamento politico o dalle circostanze specifiche dei loro Paesi. Questo perfetto allineamento di messaggi e politiche ha rappresentato un livello di coordinamento internazionale mai visto prima, il che suggerisce o una straordinaria coincidenza o un'orchestrazione deliberata che va oltre gli interessi nazionali. Come può una politica sanitaria pubblica stabilita democraticamente manifestarsi in modo identico in decine di nazioni culturalmente e politicamente diverse? La risposta sta nella pianificazione pre-crisi attraverso organizzazioni non governative e istituzioni globali non elette.

Non si è trattato di un caso, è stata una costruzione deliberata. La realtà stessa è diventata un prodotto artificiale, plasmato e rafforzato dagli algoritmi dei social media, dalle narrazioni nei media generalisti e dall'infrastruttura della censura. Non si trattava più di singoli fatti, ma dell'intero contesto in cui quei fatti esistevano.

La parte terrificante è che una volta bloccati in una di queste linee temporali, uscirne sembra impossibile. Non perché le persone siano incapaci di pensiero critico, ma perché vengono forniti loro solo i pezzi del puzzle che si adattano a una realtà precostruita. Se l'intero ambiente mediatico vi dice che i passaporti sanitari erano necessari per salvare vite umane, allora chiunque si opponesse doveva essere un egoista o un pericoloso. Se la vostra realtà vi dice che i danni da vaccino sono un'anomalia rara, allora chi sollevava preoccupazioni doveva essere un pazzo scatenato. Una volta che il contesto viene predisposto, le persone non hanno bisogno di essere ingannate attivamente: devono semplicemente non vedere mai le informazioni che contraddicono la loro versione della realtà.

E la parte più spaventosa? Non si trattava solo del COVID. Questo è ormai il modello per plasmare la percezione pubblica su ogni questione. Non viviamo solo in un'era di disinformazione, viviamo in un'epoca in cui intere realtà vengono costruite e assegnateci, e uscirne ha un costo personale e sociale. Non è solo che le persone sono state manipolate, è che sono state inserite in una linea temporale completamente diversa, in cui il dissenso stesso è impensabile.


L'esperimento senza consenso

Forse la cosa più agghiacciante è stata la totale assenza di consenso informato. La crisi ha rivelato la rapidità con cui abbiamo abbandonato le nostre più sacre protezioni. Il Primo Emendamento non è stato solo messo in discussione, ma sistematicamente smantellato. La libertà di parola, concepita per proteggere il flusso di informazioni e consentire alle persone di ascoltare tutte le parti, è stata sostituita da una censura coordinata. Le stesse voci che un tempo difendevano il principio di “dire la verità al potere” ora avrebbero chiamato in causa il potere per mettere a tacere il dissenso.

Queste azioni hanno violato non solo l'etica, ma anche i principi fondamentali stabiliti dopo la Seconda guerra mondiale per prevenire esattamente questo tipo di coercizione. Le stesse protezioni create per impedire la sperimentazione medica senza consenso sono state a loro volta violate.

Alla popolazione non è mai stato detto che stava partecipando a quello che equivale al più grande esperimento medico della storia umana. La formula che ha ricevuto l'approvazione della FDA non è mai stata somministrata: un escamotage che sarebbe criminale in qualsiasi altro contesto. Manchiamo ancora di dati adeguati sui test, con la popolazione generale che funge da soggetto inconsapevole.

L'assenza di consenso informato è stata particolarmente grave per le donne incinte e per quelle in età fertile. I documenti di Pfizer del dicembre 2020, pubblicati dal governo del Regno Unito, sconsigliavano la somministrazione di queste iniezioni a donne in gravidanza e in allattamento. I documenti sul consenso informato relativi allo studio affermavano esplicitamente:

Fonte: Documenti dello studio Pfizer, pagina 12

Ciononostante i funzionari nella sanità pubblica hanno promosso aggressivamente questi prodotti alle donne in gravidanza e alle ragazze senza divulgare tali avvertenze.

L'American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG) e la Society for Maternal-Fetal Medicine (SMFM) hanno invertito decenni di protocolli prudenti, raccomandando questi prodotti alle donne in gravidanza nel luglio 2021, nonostante l'assenza di studi clinici completati su questa fetta della popolazione. Questo scostamento senza precedenti dalle procedure di sicurezza consolidate ha esposto un'intera generazione di madri e i loro nascituri a un esperimento incontrollato.

Coloro che hanno sollevato preoccupazioni sulla somministrazione di farmaci sperimentali alle future mamme sono stati etichettati come pericolosi divulgatori di disinformazione. La cosa più scioccante è che gli “studi” utilizzati per giustificare la sicurezza in gravidanza non sono stati condotti su donne incinte, ma solo sui topi. L'establishment medico, che un tempo aderiva al principio di precauzione “prima di tutto non nuocere”, ora avrebbe abbracciato un esperimento senza precedenti sulla salute riproduttiva di un'intera generazione.

Le segnalazioni di aborti spontanei e nati morti nel VAERS sono aumentate del 450% nel 2022 rispetto al decennio precedente. Sebbene altri vaccini non abbiano mostrato alcun segnale simile, le autorità hanno respinto queste segnalazioni senza indagare. Le stesse voci che avevano promosso il “credere alle donne” avrebbero improvvisamente trovato infinite ragioni per dubitare delle esperienze delle donne quando queste contraddicevano gli interessi farmaceutici, proprio come la mia amica aveva respinto la contraddizione tra procedure mediche forzate e autonomia corporea.

Mentre il CDC e i funzionari della sanità pubblica continuavano a rassicurare la popolazione che l'mRNA rimaneva isolato al sito di iniezione, la proposta di Moderna a Wall Street raccontava una storia molto diversa. In una presentazione agli investitori (successivamente rimossa dal loro sito web ma archiviata tramite Wayback Machine), Moderna si vantava apertamente della capacità della propria tecnologia di veicolare mRNA al midollo osseo, portando alla “trasfezione di cellule staminali ematopoietiche (HSPC) e alla modulazione a lungo termine di tutte le linee emopoietiche”. Le loro slide mostravano con orgoglio come diverse formulazioni di LNP (nanoparticelle lipidiche) e il dosaggio ripetuto potessero “migliorare la trasfezione” in vari sistemi, tra cui midollo osseo e cellule staminali ematopoietiche (HSPC) umane (cellule progenitrici e staminali ematopoietiche) in “sistemi modello topo-essere umano”.

E i documenti depositati da BioNTech alla SEC erano altrettanto rivelatori. L'azienda metteva in guardia gli investitori dalla “modifica irreversibile del DNA in una cellula” e dalla necessità di “ulteriori test per gli effetti collaterali a lungo termine”.

Come avrebbe poi ammesso il direttore farmaceutico di Bayer, Stefan Oelrich, si trattava effettivamente di prodotti per la terapia genica, esattamente ciò per cui i critici venivano ostracizzati.

Il dibattito semantico sulla terminologia serviva principalmente a nascondere alla popolazione il nuovo meccanismo d'azione.

La duplicità è sbalorditiva. Una narrazione per la popolazione, un'altra per gli investitori. Una storia sulla sicurezza per il consumo di massa, un'altra sui rischi e l'impatto biologico per coloro che finanziano l'operazione. Alla popolazione non solo è stato negato il consenso informato, ma è stata anche attivamente disinformata sulla natura di ciò che veniva iniettato nei loro corpi.


Il costo umano

Ho assistito a queste storie in prima persona mentre lavoravo con la regista Jennifer Sharp al suo documentario Anecdotals. Il film offre una prospettiva umana sulle esperienze dei danneggiati dai vaccini, individui che si sono fidati del sistema e hanno pagato un prezzo devastante. Non si tratta solo di statistiche remote, o “casi rari” facilmente liquidati dalle aziende farmaceutiche; sono persone reali le cui vite sono state stravolte, prima dai danni e poi da un sistema che s'è rifiutato di ammettere la loro esistenza.

La forza del film sta nel dare voce a coloro che sono stati sistematicamente messi a tacere. Nonostante i tentativi di screditare le loro esperienze come “semplici aneddoti”, queste storie rivelano un modello che non può più essere ignorato.

Recentemente persino prestigiose istituzioni sono state costrette a riconoscere la realtà dei danni persistenti da vaccino. Diverse iniziative di ricerca, tra cui uno studio dell'Università di Yale, hanno iniziato a documentare ciò che in precedenza era stato ignorato: la persistenza della proteina spike dopo la vaccinazione, l'infiammazione cronica, la compromissione del sistema immunitario e la riattivazione di virus dormienti.

Nonostante le prove si accumulino, la verità viene spesso confezionata e monetizzata dalle stesse istituzioni che inizialmente l'hanno negata. La ricerca che convalida i danni da vaccino diventa una merce, con i pazienti trattati come dati piuttosto che come persone necessitanti di cure. Alcuni partecipanti si sono persino ritirati da questi studi, sostenendo che i ricercatori sembrano più interessati a gestire la narrazione che a soddisfare le loro esigenze mediche.

Per persone come Lyndsey, un'infermiera qualificata e “gola profonda” che ha documentato la produzione continua di proteina spike per oltre 1.500 giorni dalla sua vaccinazione nel dicembre 2020, queste attenzioni ufficiali arrivano troppo tardi e offrono troppo poco. I suoi risultati di laboratorio mostrano disfunzioni del sistema immunitario e marcatori infiammatori in linea con i risultati della ricerca emergente, eppure un trattamento completo rimane sancora assente.

Non si tratta solo di statistiche o persone distanti: sono i nostri vicini, amici e familiari che hanno avuto fiducia nel sistema e hanno pagato un prezzo impensabile. Non hanno bisogno di compassione virtuale o di gesti empatici di facciata; hanno bisogno di ricerca medica sui trattamenti, hanno bisogno di sostegno finanziario per le cure e, soprattutto, hanno bisogno che tutto ciò non accada mai più.

Eppure, invece di ricevere sostegno, coloro che hanno parlato hanno invece subito persecuzioni. Il meccanismo che ha messo a tacere i feriti ha preso di mira anche chiunque mettesse in discussione la narrazione prevalente.

Ho sperimentato questa mentalità di massa sulla mia pelle. Nel 2022 ho pubblicato quello che ritenevo un thread ponderato: metteva a confronto i passaporti sanitari con modelli storici di discriminazione. Come discendente di sopravvissuti all'Olocausto, ho notato che non stavo paragonando gli eventi attuali alla Germania del 1943, bensì stavo mettendo in guardia su come le società normalizzino la discriminazione attraverso passaggi graduali, esattamente lo stesso processo iniziato nel 1933.

La risposta ha dimostrato perfettamente la mia tesi. Il New York Times ha pubblicato un articolo che ometteva il contesto storico della mia spiegazione. Si era formata una folla che chiedeva le mie dimissioni dal birrificio che avevo costruito in un decennio. Ci sono migliaia di messaggi su Internet che descrivono quanto io sia una persona orribile. Dopo una brillante carriera ventennale nel settore tecnologico e poi con il birrificio, se cercate il mio nome su Google, la maggior parte dei contenuti descrive una persona che non riconosco. Non si è trattato di una semplice cancellazione, ma di una diffamazione a livello digitale. Alcuni amici non mi hanno più rivolto la parola. Il mio crimine non è stato paragonare gli eventi attuali agli orrori dell'Olocausto (non l'ho mai invocato), bensì osare sottolineare come nascono le “società del checkpoint”: con la normalizzazione della discriminazione nei confronti di un gruppo, come ad esempio una minaccia per la salute pubblica.

I parallelismi storici erano impossibili da ignorare, ma la cosa più inquietante era quanto poche persone li riconoscessero. Una generazione cresciuta senza comprendere la storia, il pensiero critico, o i principi scientifici di base, non riusciva a vedere gli schemi ripetersi davanti ai propri occhi. La propaganda nazista aveva dipinto gli ebrei come diffusori di tifo; i media generalisti hanno dipinto i non vaccinati come diffusori di COVID, nonostante le chiare prove che lo stato vaccinale non avesse alcun impatto sulla trasmissione. In entrambi i casi affermazioni pseudoscientifiche sulla salute pubblica venivano utilizzate per giustificare la privazione dei diritti fondamentali di un gruppo preso di mira.

Non si trattava di un episodio isolato. In tutto il Paese i professionisti che hanno sollevato dubbi, hanno dovuto affrontare campagne intimidatorie simili:

• I medici che hanno segnalato danni da vaccino hanno subito minacce alla loro licenza;

• Gli scienziati che hanno messo in dubbio i dati hanno subito censure accademiche;

• Gli imprenditori che si sono opposti agli obblighi hanno dovuto affrontare boicottaggi coordinati;

• I giornalisti che hanno indagato sui conflitti di interesse nel settore farmaceutico sono stati emarginati.

Lo schema è sempre stato lo stesso: prima la distorsione mediatica, poi la folla, poi la pressione istituzionale. È un mondo pericoloso in cui non possiamo dire ciò che crediamo sia giusto per paura di perdere tutto ciò per cui abbiamo lavorato duramente.

La realtà era qualcosa che condividevamo. Non più. Negli ultimi anni abbiamo assistito a qualcosa di senza precedenti: la deliberata frammentazione della realtà in linee temporali separate e incompatibili. Non basate sulla geografia o sulla cultura, bensì sui flussi di informazioni.

In una linea temporale gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un eroico sforzo globale per fermare una pandemia mortale. Gli stati hanno agito tempestivamente, i vaccini erano una soluzione miracolosa che ha salvato vite umane e coloro che li rifiutavano rappresentavano minacce alla sicurezza pubblica. In un'altra linea temporale lo stesso periodo è stato teatro di un'operazione psicologica di massa e coordinata, che ha giustificato l'autoritarismo, riscritto il contratto sociale e mistificato i feriti, convogliando al contempo migliaia di miliardi di dollari verso le aziende. Questa frattura temporale rappresenta il massimo risultato dell'ingegneria della realtà: non solo il controllo delle informazioni, ma la creazione di mondi percettivi completamente separati in cui gli stessi eventi hanno significati fondamentalmente diversi. Quando la realtà stessa diventa un prodotto artificiale, i concetti tradizionali di verità e prova non funzionano più come ancore sociali. A seconda della linea temporale in cui ci si trovava, l'intera comprensione del mondo – chi era buono, chi era cattivo, cosa era vero – era predeterminata.

Lo capisco, perché anch'io sono stato ingannato. Ci ho creduto. Sono stato così stupido da farmi “vaccinare” senza mettere in discussione (o, in realtà, nemmeno guardare) i dati. Solo giorni dopo, dopo che un amico mi ha spinto ad approfondire, mi sono reso conto di essermi iniettato qualcosa senza una reale comprensione di cosa fosse. E quando ho esaminato le prove, mi sono sentito tradito. La differenza è che io ero disposto ad ammettere di aver sbagliato; altri ancora non ci riescono, perché significherebbe riconoscere di aver partecipato a qualcosa di imperdonabile.

Non si tratta solo di ego, si tratta di identità. Ammettere di aver sbagliato significa affrontare il fatto di aver imposto un sistema di persecuzione contro i propri amici, familiari e vicini. Quindi si raddoppiano gli sforzi nella direzione sbagliata e si mente a sé stessi. Come vittime di una sindrome di Stoccolma, sono diventati ardenti difensori del sistema che li ha danneggiati. Anche dopo essere stati ingannati, costretti e, in molti casi, feriti, non sono riusciti a liberarsi dalla loro prigionia psicologica. Perché una volta che si contribuisce a imporre l'ingiustizia, ammettere la verità significa affrontare la propria complicità nella discriminazione di massa.

Alcune relazioni sono irrimediabilmente perdute. Non perché siamo cambiati, ma perché riconoscere la verità richiederebbe di smantellare la loro intera visione del mondo. Sono intrappolati in una realtà che non possiamo più condividere.


La fabbricazione della verità

La strada verso la giustizia richiede lo smantellamento sia dei meccanismi dell'ingegneria della realtà, sia dei suoi meccanismi di imposizione sociale. Dobbiamo riconoscere non solo la realtà dei danni da vaccino – ora convalidati da importanti istituti di ricerca – ma anche il sistema più ampio che ha reso possibile la loro persecuzione. Ciò significa creare spazi in cui le esperienze represse possano essere condivise senza paura, sfidando il sistematico gaslighting delle vittime e chiedendo conto sia agli artefici di questo inganno, sia a coloro che lo hanno imposto attraverso l'obbedienza.

Una vera resistenza richiede di denunciare i conflitti di interesse che guidano l'ingegneria della realtà, dai profitti farmaceutici alle agende militari. Soprattutto dobbiamo stabilire misure di salvaguardia contro l'uso del consenso sociale come arma per la coercizione medica. Questo include i modi in cui le istituzioni cooptano e controllano persino il riconoscimento dei propri illeciti. Quando prestigiose università finalmente convalidano ciò che i danneggiati affermano da anni, ciò fa emergere anche: monetizzazione dei dati, controllo attivo delle narrazioni, attenta limitazione della portata delle notizie dissidenti. La vera giustizia non riguarda solo il riconoscimento, ma anche la piena divulgazione e l'effettiva cura dei danneggiati.


Un appello per una vera giustizia

A coloro che ora pubblicano post sulla prossima causa di tendenza, fingendo che gli ultimi anni non siano mai accaduti: il vostro attivismo di facciata è stato smascherato per quello che è sempre stato, ovvero un accessorio di moda sociale, scartato nel momento in cui è stato richiesto vero coraggio. Avete perso ogni credibilità nel parlare di inclusione, giustizia, o diritti umani. Non vi siete limitati a osservare la discriminazione, l'avete celebrata; non vi siete limitati a ignorare la coercizione medica, l'avete richiesta; non vi siete limitati a assistere al silenzio dei feriti, vi avete partecipato attivamente.

La pandemia ha rivelato una verità sull'attivismo moderno: coloro che predicano la virtù più a gran voce spesso favoriscono il danno con più entusiasmo. Le stesse voci che cambiano i loro profili social per ogni causa di tendenza si sono rivelati partecipanti entusiasti alla discriminazione vera e propria quando questa era in linea con i loro interessi tribali. Il loro impegno per i diritti umani si è esteso esattamente quanto la loro posizione sociale percepita e i loro parametri di coinvolgimento.

Non si è trattato solo di ipocrisia, ma di un completo collasso morale mascherato da un teatrino algoritmico. L'instagrammazione della protesta, la riduzione della resistenza agli hashtag, la sostituzione dei principi con le cornici delle foto del profilo: tutto ciò ha contribuito a creare l'illusione di giustizia, permettendo l'opposto. La vera resistenza non riguarda gesti sui social media, o perdoni di comodo: si tratta di resistere con fermezza all'oppressione, anche quando – soprattutto quando – tale oppressione viene mascherata dal linguaggio del bene pubblico.

I non vaccinati e i danneggiati dai vaccini rappresentano i gruppi più brutalmente emarginati nella recente storia americana. La portata di questa esclusione sistematica non ha precedenti:

• Oltre 7 milioni di americani hanno perso il lavoro a causa di obblighi arbitrari;

• 22.000 militari congedati;

• Oltre 50.000 operatori sanitari licenziati;

• Innumerevoli famiglie a cui è stato negato l'accesso ai servizi di base;

• Bambini esclusi da scuole e attività;

• Ai feriti sono state sistematicamente negate cure mediche e indennità di invalidità.

Nessun altro gruppo sociale nella storia recente ha dovuto affrontare un esilio così totale dalla società: esclusi da luoghi di lavoro, istruzione, viaggi, intrattenimento e persino dall'assistenza medica di base, il tutto mentre venivano pubblicamente demonizzati dai media generalisti e da personaggi dello spettacolo.

La loro storia non era di tendenza; la loro bandiera non era di moda; la loro causa non faceva guadagnare like. Ma ignorarli non cancella ciò che è successo. Le stesse persone che hanno sbandierato pubblicamente la loro virtù con i selfie dopo il vaccino, ora fingono che gli ultimi cinque anni non siano mai accaduti. Ma noi ricordiamo e non permetteremo loro di riscrivere la storia.

Oggi molti di quegli stessi esecutori sono passati alle loro prossime cause: qualunque cosa generi il massimo coinvolgimento, qualunque cosa permetta loro di sfoggiare virtù di facciata senza rischiare nulla di concreto. Ma non si può andare avanti senza riconciliazione. Il meccanismo di coercizione sociale che hanno azionato con tanta passione è esposto, le loro virtù morali di facciata sono in rovina. La prossima volta che cambieranno la loro immagine del profilo per qualche causa alla moda, ricordate: ci hanno già mostrato chi sono veramente quando l'ostracismo dei dissidenti era di moda. Non è finita. Il sistema che ha messo i vicini gli uni contro gli altri rimane al suo posto, in attesa della prossima crisi che trasformi l'empatia in un'arma per l'acquiescenza. Dobbiamo agire ora per prevenire la prossima crisi creata ad arte: ciò significa esigere la completa trasparenza dalle istituzioni sanitarie pubbliche, sostenere la ricerca indipendente sui trattamenti per i danneggiati dai vaccini, creare tutele legali per l'autonomia medica e costruire reti di informazione resistenti alla censura. Soprattutto significa chiamare a rispondere delle proprie azioni coloro che hanno consapevolmente ingannato la popolazione, non per vendetta, ma attraverso un processo di verità e riconciliazione che garantisca che un danno così diffuso non si ripeta mai più. L'unica domanda è: la prossima volta, vi renderete conto che sta succedendo? E se obbedirete di nuovo, cosa rimarrà della vostra umanità quando sarà finita?

La vera solidarietà non si misura con le foto del profilo o gli hashtag, ma con la volontà di opporsi all'ingiustizia quando costa qualcosa. Durante il COVID, i veri alleati non avrebbero pubblicato selfie con gli aghi nel braccio, ma avrebbero chiesto trasparenza quando i feriti venivano messi a tacere, messo in discussione gli impatti sproporzionati sulle comunità emarginate e rifiutato di partecipare alla segregazione sociale, anche a costo della propria posizione sociale; avrebbero riconosciuto che i diritti umani non sono lussi che si applicano solo ai gruppi favoriti, ma principi universali che contano di più quando sono scomodi; avrebbero capito che la discriminazione mascherata dalla scusa della salute pubblica è pur sempre discriminazione. Invece la maggior parte degli autoproclamati attivisti ha fallito il test sui diritti civili più significativo della nostra generazione, rivelando che il loro impegno per la giustizia si estendeva esattamente quanto le loro metriche di coinvolgimento sui social media. La prossima volta che emergerà una crisi e vi verrà detto chi temere, chi escludere e quali domande non porre, ricordate: il coraggio non sta nell'unirsi al coro dei comodi, ma nel dire la verità quando le conseguenze sono reali. La storia ricorderà non solo chi ha commesso l'ingiustizia, ma anche chi è rimasto in silenzio mentre accadeva.

Il danno a lungo termine si estende oltre le vittime immediate. Le istituzioni sanitarie pubbliche hanno distrutto decenni di fiducia accumulata attraverso la loro volontaria partecipazione all'inganno. La prossima vera crisi sanitaria incontrerà il giustificato scetticismo di milioni di persone che hanno assistito a questo tradimento. Le autorità sanitarie hanno barattato la credibilità a lungo termine con l'adesione alle norme a breve termine, creando un vuoto pericoloso in cui ogni raccomandazione sanitaria verrà ora messa in discussione, indipendentemente dal merito. Ricostruire questa fiducia richiederà non solo una nuova leadership, ma anche trasparenza istituzionale, responsabilità per le azioni passate e il ripristino di principi come il consenso informato e l'integrità dei dati come fondamenti non negoziabili della salute pubblica.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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