giovedì 1 maggio 2025

Scatenare un Bitcoin standard

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

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da Bitcoin Magazine

(Versione aiudio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/scatenare-un-bitcoin-standard)

La transizione dagli standard fiat allo standard Bitcoin, sebbene altamente auspicabile, non è inevitabile né necessariamente imminente. I tempi e l'avvenimento di questi cambiamenti dipendono dalle scelte di adozione effettuate da individui, organizzazioni ed enti pubblici. Queste decisioni sono influenzate non solo da considerazioni razionali, ma anche da fattori emotivi e irrazionali (avidità e paura soprattutto). La volontà collettiva, formata dalle intenzioni di una massa critica dotata di capitale e capacità di azione sufficienti, gioca un ruolo cruciale nel soppiantare le banche centrali e le strutture di potere consolidate a favore di un nuovo sistema incentrato su Bitcoin. Nonostante l'evidente superiorità tecnica, economica ed etica di Bitcoin rispetto ad altre forme di denaro, questa lotta sarà senza dubbio ardua, con un esito tutt'altro che scontato.

Ciononostante è fondamentale riflettere sulle conseguenze che questa potenziale rivoluzione, se realizzata (come tutti auspichiamo), potrebbe avere su ogni aspetto dell'esistenza sociale. Queste implicazioni spaziano dalla natura degli stati e delle relazioni internazionali al funzionamento dei sistemi economici, ai sistemi di valori prevalenti e persino al mercato energetico e all'innovazione tecnologica. In questo articolo, senza la pretesa di essere esaustivi, intendiamo esplorare brevemente alcuni di questi aspetti e suggerire possibili traiettorie.


Bitcoin e sistema bancario a riserva frazionaria

Come correttamente previsto da Hal Finney, un ipotetico Bitcoin standard sarebbe incompatibile con le banche centrali, ma non necessariamente con un sistema bancario a riserva frazionaria. I limiti algoritmici al numero di transazioni per blocco impediranno certamente al Layer 1 di fungere da sistema di pagamento al dettaglio. Col tempo, verranno eseguite meno transazioni, e queste saranno di valore molto elevato (in pratica, solo le balene o le grandi istituzioni pubbliche e private, dati gli elevati costi, potranno permettersele).

Una qualche forma di free banking 2.0 su Layer 2 sarebbe quindi inevitabile nel medio-lungo termine per un sistema monetario basato su Bitcoin. In assenza di una banca centrale come prestatore di ultima istanza e con una verificabilità delle riserve molto più semplice rispetto all'oro, questo sistema di riserva frazionaria Layer 2/Layer 3 sarà molto più fragile dell'attuale sistema a riserva frazionaria, supportato da moneta a corso legale, banca centrale e da una sostanziale indistinguibilità tra base monetaria e offerta di moneta più ampia. Ciò non farà che rafforzare l'importanza del Layer 1 come solido fondamento del sistema monetario, analogamente al ruolo svolto dall'oro nei millenni passati.


Implicazioni macroeconomiche

Ceteris paribus, nel medio termine l'adozione di un ipotetico Bitcoin standard dovrebbe attenuare significativamente le fluttuazioni del ciclo economico, prevenendo un indebitamento eccessivo, investimenti improduttivi e bolle nel settore privato, le quali portano a crisi sistemiche. La repressione monetaria si tradurrebbe inoltre in tassi di crescita reale delle economie molto più lenti, ma costanti nel medio-lungo termine. In assenza del motore dell'espansione monetaria e creditizia, ovvero le politiche inflazionistiche delle banche centrali, la crescita nominale della produzione all'interno di un Bitcoin standard sarà modesta, ma la crescita reale rimarrà significativa. In altre parole, qualsiasi aumento della produttività multifattoriale si tradurrà in un calo dei prezzi al consumo misurati in satoshi piuttosto che in un aumento della produzione nominale. In questo contesto, anche nel breve termine, la crescita economica dipenderà da fattori demografici, ecologici ed economici piuttosto che da fattori monetari o creditizi.

A questo proposito, con il Bitcoin standard si assisterà a un graduale spostamento di ricchezza dal settore finanziario, oggi divenuto vorace, all'economia reale e produttiva. Ciò in conseguenza al significativo ridimensionamento dei mercati obbligazionari e monetari (riduzione del livello di indebitamento delle economie) e, successivamente, dei profitti dell'intero settore.

Tra le attività che subiranno il ridimensionamento maggiore ci sono i sistemi centralizzati di pagamento e compensazione, gli istituti di credito tradizionali, gli agenti fiduciari come i notai (sostituiti da smart contract su Layer 2 e 3 di Bitcoin) e coloro che si occupano di intermediazione finanziaria, immobiliare e assicurativa.

Al contrario, tutto ciò che sfrutterà il potenziale dei Layer di Bitcoin (per gli smart contract) e della DeFi vivrà un vero e proprio boom.


Implicazioni (geo)politiche

Per quanto riguarda l'immutabilità della base monetaria, essa costringerebbe gli stati a una rigorosa disciplina fiscale, poiché verrebbe meno l'opzione di monetizzare deficit o debito come forma di finanziamento della spesa pubblica. Ciò influenzerà profondamente la capacità degli stati di fornire assistenza sociale o di condurre guerre. In assenza di una stampante monetaria e, quindi, dell'insidiosa tassa chiamata inflazione, la pressione fiscale e l'allocazione della spesa pubblica diventeranno oggetto di serie negoziazioni e controversie politiche, poiché incideranno direttamente sulle tasche dei cittadini/sudditi/contribuenti.

Da un lato, ciò potrebbe incoraggiare forme di democrazia più dirette (facilitate dalla diffusione di blockchain e DAO) per dare ai cittadini maggiore voce in capitolo nelle decisioni fiscali e di spesa. Dall'altro, un mondo basato sul Bitcoin standard potrebbe portare a un panorama geopolitico molto più frammentato e apolare, data l'intrinseca insostenibilità del mantenimento di apparati statali ampi e inefficienti, più simili al feudalesimo medievale. Invece dell'aristocrazia spada/sangue/toga, le balene Bitcoin diventerebbero la classe sociale dominante, dove i no-coiner costituirebbero una sorta di nuova servitù della gleba. I primi, individui, famiglie e istituzioni con ingenti depositi in Bitcoin (creati nelle prime fasi di adozione di questa tecnologia, ovvero nei primi due decenni della sua esistenza), sarebbero in grado di fornire welfare, lavoro e protezione ai cittadini/sudditi in cambio di lealtà, servizi e obbedienza al loro dominio “feudale”. La stragrande maggioranza della popolazione i cui antenati sono arrivati ​​troppo tardi per adottare e convertire il proprio capitale fiat in Bitcoin (per varie ragioni ideologiche o pratiche, inclusi vincoli economici), si troverà alla base della piramide e sarebbe costretta a guadagnarsi da vivere con il sudore della fronte o (più probabilmente, dati i progressi tecnologici) grazie alla generosità, più o meno interessata, di balene filantropiche. Questa dinamica si applicherebbe anche a livello internazionale: ci sarebbero regioni o nazioni pioniere che, avendo adottato Bitcoin per prime come moneta a corso legale, godrebbero di un significativo vantaggio in termini di ricchezza relativa che sarebbe difficile da eguagliare per i “ritardatari”.

Queste non sarebbero necessariamente le nazioni attualmente dominanti; infatti alcune potrebbero addirittura non esistere più in futuro. Il risultato finale sarebbe un sistema internazionale molto più frammentato di quello attuale, costituito da un mix di città-stato democratiche, socialiste o oligarchiche, feudi cripto-aristocratici incentrati su singole famiglie e vaste regioni anarchiche. Tutte queste entità sarebbero in competizione/cooperazione tra loro, formando un panorama geopolitico-ideologico completamente nuovo e in continua evoluzione. Le vecchie affiliazioni identitarie (nazionali, ideologiche e religiose) si sovrapporrebbero e si mescolerebbero con nuove identità basate sull'interpretazione della rivoluzione Bitcoin. Dati i presupposti tecnologici e i fondamenti ideologici della cultura Bitcoin, potrebbe emergere una religione “coiner”, legata ad alcuni aspetti rituali e di fede già intravisti tra i suoi convinti sostenitori (es. immacolata concezione, decentralizzazione, adorazione di Satoshi, infallibilità algoritmica). In ogni caso, il Bitcoin standard imporrebbe alle società che lo adottano alcune norme economiche che influenzano da vicino la moralità pubblica. Tra queste il senso del limite, l'etica del risparmio, la prudenza negli investimenti, la visione a lungo termine, l'onestà nelle transazioni commerciali, la responsabilità individuale, la disciplina fiscale e, naturalmente, l'indipendenza e l'incorruttibilità della moneta dai poteri statali.


Nodi, mining e geopolitica

I nodi sono il cuore della rete Bitcoin e, pertanto, riceverebbero un'attenzione significativa da parte dei poteri politici. Il controllo dei nodi completi (e quindi dei potenziali miner) all'interno di un territorio specifico da parte delle autorità pubbliche sarebbe estremamente importante per rivendicare la sovranità interna e influenzare la scena internazionale. Naturalmente, date altre variabili, le nazioni in grado di produrre energia a costi inferiori, o su scala maggiore, avrebbero un vantaggio nell'allocazione e quindi nel controllo di quote significative dell'hashrate globale di Bitcoin. Un'eterna lotta per il controllo dell'hashrate globale sarà il nuovo centro delle controversie geoeconomiche. Detto questo, non è affatto garantito che la maggior parte delle entità politiche territoriali sarà in grado di esercitare questo controllo, ed è incerto come lo faranno.

Sebbene la legittima coercizione fisica possa sembrare la scelta ovvia, data la natura specifica degli stati, potrebbe non essere necessariamente l'approccio più efficace in un panorama geopolitico più frammentato e competitivo di quello attuale. Grazie all'elevata mobilità di Bitcoin e ai vincoli fiscali imposti agli stati tradizionali da questo sistema monetario, miner e balene potrebbero facilmente scegliere di trasferirsi altrove se i loro diritti di proprietà e la loro libertà imprenditoriale finissero in pericolo, trovando rifugio in giurisdizioni più libertarie. D'altro canto uno scenario diverso potrebbe aprirsi per quelle nuove entità statali “neo-aristocratiche” costruite attorno a una o più balene; in questo caso il monopolio sull'attività di mining e sulle risorse energetiche necessarie potrebbe essere più pronunciato, dato l'immenso potere economico detenuto dai loro organi di governo.


Implicazioni sul mercato energetico

Bitcoin non è una valuta merce, ma una valuta energetica. Il potere che racchiude è l'energia consumata per crearlo e trasferirlo. In quanto linfa vitale del nuovo paradigma monetario, quindi, l'energia sarà ancora più al centro del sistema economico rispetto a oggi. Ciò influenzerà radicalmente il progresso nel settore energetico, generando una corsa all'innovazione tecnologica sia dal punto di vista dell'estrazione che del risparmio energetico. Un'intera gamma di fonti energetiche precedentemente trascurate perché antieconomiche potrebbero diventare convenienti e accessibili grazie al loro utilizzo per l'attività di mining. Si pensi al sole nei deserti africani e asiatici, ai giacimenti di metano e gas naturale in località remote, all'energia geotermica proveniente da vulcani e geyser, o persino ad alcuni sistemi basati sul moto ondoso e sulle differenze di temperatura nelle profondità degli oceani.

Con una domanda di energia in continua crescita, ci sarà un crescente incentivo a generare più energia e a farlo in modo più efficiente, in un circolo virtuoso che potrebbe portare a una grande rivoluzione energetica, avvicinando potenzialmente l'umanità a una civiltà di livello 2 sulla scala di Kardashev, contribuendo a elettrificare il pianeta anche nei luoghi più remoti. Un'altra probabile conseguenza di un Bitcoin standard sarà l'inversione dei ruoli tra produttori e consumatori di energia. I maggiori consumatori di energia (le mining farm) diventeranno col tempo i principali produttori di energia, in un'integrazione verticale di asset e infrastrutture energetiche che, partendo dal basso, assimilerà l'intero settore energetico. Resta da vedere se questo porterà a una maggiore o minore concentrazione rispetto alla decentralizzazione dei produttori di energia, ma dipenderà certamente dalle dinamiche commerciali del settore del mining.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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