Il GENIUS Act così come la Big Beautiful Bill non sono leggi perfette, ma il loro scopo è quello di fermare il sanguinamento affinché poi si possa davvero intervenire con l'intervento chirurgico vero e proprio. Ecco perché in questo frangente storico ritengo che criticare sia appropriato, ma lo sia di più costruire. L'evoluzione di Tether a tal proposito è quanto di meglio ci si potesse auspicare per ottenere un cambiamento a livello di denaro e sistema bancario centrale: collateralizzazione delle proprie emissioni + decentralizzazione delle operazioni di mercato aperto. L'architettura che sta costruendo Tether è una in cui se si vuole accedere al mercato statunitense (consumo, investimenti, finanziamenti) bisognerà avere un “biglietto d'ingresso” (titoli di stato americani) e solo dopo si otterranno i dollari digitali al pari. Chi invece viene etichettato come “nemico” (a questo serve, sostanzialmente, la politica dei dazi), otterrà lo stesso i dollari di cui HA BISOGNO ma al di sopra della parità: pagherà una commissione (5%?) per avere il privilegio di usare il biglietto verde. Il ruolo della FED, in futuro, sarà di arbitro di chi dovrà pagare questa “commissione”, oltre a badare esclusivamente al commercial paper market americano e non più nel mercato dei titoli sovrani americani. Ruolo interno, non più esterno. Inoltre al primo sintomo di incertezza il decennale americano si dimostra nuovamente scelta privilegiata dagli investitori mondiali. Non quelli europei ovviamente. Il decennale tedesco, rispetto al mese scorso, è salito di 10 punti base, quello americano è sceso di 10 punti base. Questo a sua volta aiuta a spiegare come mai l'asticella del debito americano è stata alzata: oltre a dover tenere ancora in conto la legge di bilancio della precedente amministrazione, gli USA si stanno preparando ad accogliere grandi quantità di capitali. Non è una questione di spesa in deficit, è una questione di domanda estera che si appresta a essere rilasciata sul suolo americano e poi impiegata nell'industria americana. Una scommessa azzardata, vero, ma finora interpretata correttamente in base ai numeri del mercato obbligazionario americano. Quindi, sì, come con la teoria quantitativa della moneta, l'offerta conta, ma conta anche la domanda. Un conto sarebbe se la FED inondasse i mercati americani di liquidità che finirebbe per essere rigettata dai mercati stessi poiché foriera di distorsioni della struttura del capitale e di malinvestment; un altro è un ambiente in cui la FED prosciuga il mondo di dollari offshore man mano che strumenti denominati in dollari a livello internazionale raggiungono la data di scadenza e devono essere saldati. Il lato dell'equazione della domanda dei titoli di stato americani sta cambiando ed è qualcosa che gli USA non avevano mai sperimentato finora in questi termini.
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di Thomas Kolbe
(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/gli-europei-lamentosi-si-lagnano)
Lo shock si trasforma in indignazione. Gli europei si sentono ingannati da Donald Trump, ma l'accordo commerciale non fa che mettere a nudo la crescente perdita di potere dell'UE.
Chiunque abbia familiarità con la politica tedesca sa da tempo che Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, non è un peso massimo della politica. Il suo curriculum come Ministro della Famiglia e della Difesa tedesco parla da solo: le mancano le capacità intellettuali e strategiche per orientarsi o riformare sistemi complessi.
Sì, è stata surclassata da Trump durante i negoziati commerciali, come previsto, ma questo non coglie il punto. Ciò che gli europei lamentano a gran voce non è solo un cattivo accordo, ma l'espressione della loro debolezza geopolitica. La Von der Leyen è andata in Scozia a mani vuote e non ha avuto altra scelta che andarsene a mani vuote.
L'ora della lamentela in Europa
È tempo di postumi da sbornia nel mondo fantasioso europeo. Accuse di sottomissione, negoziati disastrosi e catastrofe economica dominano i titoli dei giornali. L'ex-cancelliere tedesco Scholz mette in guardia dalle enormi sfide che attendono l'economia tedesca.
Guy Verhofstadt, ex-Primo Ministro belga e beniamino dei media generalisti, lo definisce un negoziato scandaloso e una catastrofe per l'Europa. Il Primo Ministro francese, François Bayrou, lo descrive come un giorno buio, un giorno in cui un'unione di popoli liberi ha scelto la sottomissione.
L'Europa è sbalordita dalle dure tattiche negoziali di Trump e dal modo spietato in cui gli Stati Uniti cercano di risolvere il deficit commerciale e il problema della deindustrializzazione.
Benvenuti nel mondo della realpolitik
In questo mondo non ci sono amici, solo interessi strategici. E nessuno continuerà a sottomettersi ai mandati climatici dell'Europa, ora che gli Stati Uniti, attraverso questo accordo commerciale, hanno di fatto dichiarato una seconda indipendenza da Bruxelles.
Ciò che è accaduto in Scozia è stato esattamente questo: l'emancipazione dell'America dal controllo eurocratico.
La drammatica reazione dell'UE rivela che finalmente la verità è chiara ed è giunto il momento di dissipare alcune illusioni di vecchia data sulle relazioni transatlantiche.
Due idee sbagliate
Primo: l'idea che l'America abbia a lungo dominato l'Europa attraverso politiche imperialiste. Al contrario, le amministrazioni statunitensi Biden e Obama hanno seguito un'agenda globalista in salsa europea.
Insieme ai loro alleati a Bruxelles, Londra e Davos, hanno attuato programmi climatici distruttivi, hanno perseguito una politica monetaria inflazionistica e hanno creato Stati sociali modellati sull'Europa.
Le radici di tutto questo risalgono a 100 anni fa, al New Deal di Roosevelt. L'America non è mai stata completamente libera dall'influenza europea.
Secondo: la convinzione che l'UE sia un progetto di libertà legato ai principi di mercato e alla proprietà privata. L'UE è stata fondata come baluardo contro l'impero sovietico, ma fin dall'inizio ha avuto una natura statalista, soprattutto sotto la guida franco-tedesca.
Le critiche alla sua traiettoria socialista sono ancora bollate come teorie del complotto, ma i fatti parlano chiaro: indici di spesa pubblica superiori al 50%, la guerra di Bruxelles alla libertà di parola, la nazionalizzazione del settore energetico, una regolamentazione soffocante; l'Europa sta correndo verso un nuovo socialismo.
Il motivo per cui questo fenomeno non è ampiamente riconosciuto? I media generalisti hanno fatto un lavoro magistrale nel nasconderlo.
Agiscono come sostenitori dell'agenda socialista-climatica verde, mascherando il collasso dell'Europa con pennellate idealistiche.
L'America prende una strada diversa
Eleggendo Donald Trump, gli Stati Uniti hanno scelto un'altra strada. Ciò è particolarmente evidente nella tanto discussa Big Beautiful Bill, un pacchetto di deregolamentazione e tagli fiscali.
I media europei si sono avventati come un branco di lupi ubriachi sulle critiche di Elon Musk secondo cui non avrebbe effettuato tagli significativi alla spesa.
Ma questo non coglie il punto. Il disegno di legge fa molto di più: dalla sicurezza delle frontiere alla deregolamentazione energetica, rimodella la politica statunitense per gli anni a venire.
I tagli al bilancio saranno visibili a partire da ottobre, con il nuovo anno fiscale. La spesa sociale sta già diminuendo in modo significativo.
Con una crescita economica del 3%, le entrate fiscali si stanno stabilizzando. Con grande costernazione dei funzionari dell'UE, la narrazione del collasso fiscale degli Stati Uniti non reggerà.
Gli Stati Uniti non sono in bancarotta. La domanda di titoli del Tesoro rimane forte. Bruxelles, Berlino e Londra avranno bisogno di una nuova scusa per le loro crisi del debito. Il default degli Stati Uniti non le salverà.
Un mercato dei capitali indipendente
Mentre la Germania sprofonda sempre più nel debito, gli Stati Uniti stanno creando un mercato di capitali sovrani.
Mentre l'Europa si aggrappa al suo euro digitale per arginare la fuga dei capitali, gli Stati Uniti vanno avanti con stablecoin private, un sistema di tassi rigoroso e un mercato interbancario collateralizzato (SOFR).
Il credito in dollari ha ora un prezzo definito dagli Stati Uniti. Il mercato dell'eurodollaro, un tempo utilizzato per abbassare artificialmente i costi del credito, è ormai tramontato.
Questo cambiamento darà i suoi frutti in caso di crisi. La FED detiene tutte le leve: fissa i prezzi delle linee di swap e usa il dollaro come arma geopolitica. Tassi di interesse pari a zero, QE e denaro a basso costo per capricci politici sono storia passata. Così come il Green Deal.
Il Green Deal è morto
Il direttore dell'EPA, Lee Zeldin, ha appena annunciato che la CO2 verrà rimossa dall'elenco degli inquinanti pericolosi, sfatando la narrativa del “cambiamento climatico provocato dall'essere umano” e aprendo spazio al dibattito.
Come prevedibile, i fanatici del clima in Europa hanno avuto un crollo, ma la mossa di Zeldin apre la strada a una massiccia deregolamentazione e a investimenti nel settore energetico, annullando i danni degli anni Obama-Biden.
Gli Stati Uniti, già il maggiore esportatore mondiale di petrolio, diventano una superpotenza energetica, spingendo l'Europa, che ne è dipendente, ancora più in difficoltà. L'uranio africano della Francia, i legami dell'Europa con il Medio Oriente: tutto questo sta svanendo.
Un colpo alla macchina mediatica
Poi è arrivata un'altra bomba: l'amministrazione Trump ha tagliato i finanziamenti pubblici alla USAID, lo sponsor globale dei media di sinistra e delle ONG.
Bruxelles sa cosa è in gioco: perdere il sostegno dei media statunitensi e perdere il controllo della narrazione.
L'America sta tornando al suo tradizionale ruolo di paladina della libertà di parola.
Questa è una buona notizia per i cittadini dell'UE che si oppongono alla macchina della censura di Bruxelles. Con il Digital Services Act e le misure repressive del Regno Unito, la libertà di espressione è sotto assedio. Ogni aiuto è benvenuto.
Crepe nell'edificio europeo
Il firewall multimediale è ancora in piedi, ma si stanno formando delle crepe.
L'Eurozona perde ogni anno €110 miliardi in investimenti diretti che invece volano negli Stati Uniti.
E mentre Francia, Germania e l'Europa meridionale si indebitano sempre di più, centinaia di migliaia di giovani europei fuggono. La Germania, un tempo fulcro dei mercati dei capitali dell'UE, ora sta annegando nei debiti.
Si tratta di qualcosa di più di un fallimento interno: è una minaccia all'intera struttura di finanziamento del debito dell'UE.
Incolpare gli Stati Uniti per il declino dell'Europa è disonesto. È un diversivo e non dobbiamo lasciargliela passare liscia.
È tempo di una vera riforma.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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gran bell'articolo dirimente la questione UE USA
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