giovedì 20 novembre 2025

Confermato l'Accordo di Mar-a-Lago: Miran porta la ristrutturazione di Trump alla FED

Ci sono due forze concorrenti oggi sul panorama economico: disinflazionistiche (es. IA che spazza via lavori da colletti bianchi inutili, tagli alla spesa pubblica, ecc.) e inflazionistiche (es. metalli preziosi per espandere la base di capitale disponibile). Ma, in questo contesto, non bisogna dimenticarsi dei venti di recessione che spireranno, soprattutto dall'Europa. Qual è la mossa anticiclica che metterà in campo l'amministrazione Trump? Ricordate, lo scopo dei NY Boys è quello di costringere alle trattative e alla sottomissione le altre parti in gioco, soprattutto quelle che fanno riferimento alla cricca di Davos. Prosciugare di liquidità i vari strati di gestione che sono sotto il controllo di quest'ultima è il modo più efficiente per farle spendere i PROPRI di capitali e quindi arrivare al risultato desiderato. La cricca di Davos, tramite gli stimoli Buld Back Better e la ZIRP degli anni passati, ne ha accumulata tanta di liquidità (soprattutto tramite il mercato degli eurodollari). Blackrock, uno degli strati inferiori al di sotto di essa, ha fatto faville nel mercato residenziale americano annientando così la capacità della classe media di emergere. Ha praticamente giocato al rialzo insieme a Blackstone per far aumentare artificialmente il prezzo delle case e gli unici che potevano permettersi uno stipendio decente con cui accendere un mutuo erano proprio i colletti bianchi (soprattutto quelli nella macchina burocratica). Immaginate ora gran parte di questi che vengono licenziati, i mutui non pagati e un crollo dei prezzi delle case, che all'occhio profano potrebbe sembrare una tragedia, mentre invece sono un'opportunità affinché la classe produttiva d'America possa permettersi di nuovo una casa a prezzi accessibili e accendere un mutuo trentennale (puntellato dall'IPO di Fannie/Freddie). E nel frattempo player come Blackrock/Blasckstone ne escono con un haircut, come minimo del 60%, e la necessità di coprire i loro bilanci con... (rullo di tamburi)... asset tangibili: oro, argento e Bitcoin. Questo è il modo in cui si batte la cricca di Davos al suo stesso gioco.

______________________________________________________________________________________


di Lau Vegys

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/confermato-laccordo-di-mar-a-lago)

[Nota: questo pezzo è stato scritto prima che Trump licenziasse il governatore della FED, Lisa Cook, rafforzando ulteriormente i suoi nominati nel consiglio di amministrazione.]

La nomina di Stephen Miran alla Federal Reserve non è solo l'ennesima mossa che ricade nell'alveo “il personale rispecchia la linea di politica” (slogan degli anni di Reagan): è l'inserimento dell'architetto della riorganizzazione targata Trump all'interno dell'istituzione stessa che contribuirà a realizzare la riforma economica più ambiziosa degli Stati Uniti da generazioni.

Senza entrare troppo nei dettagli, Miran, la mente dietro quello che è stato soprannominato “Accordo di Mar-a-Lago” ha delineato un piano completo per trasformare lo status di riserva del dollaro da un semplice peso a una merce di scambio, in modo da trasformare l'enorme debito americano da un imbarazzo a una leva finanziaria e riorientare l'intera struttura economica globale a favore di Washington.

E naturalmente ciò che rende tutto questo particolarmente rilevante in questo momento, in particolare per chiunque abbia un'esposizione all'oro, è la tempistica.

Il metallo giallo ha seguito una marcia inarrestabile verso l'alto per tutto il 2025, raggiungendo diversi massimi storici e superando i $4000 l'oncia. Ora, con la nomina di Miran alla FED, stiamo capendo esattamente perché gli investitori più attenti hanno accumulato silenziosamente il metallo giallo per tutto l'anno.

Ma chiunque pensi che la nomina di Miran serva semplicemente a dare a Trump l'ennesimo voto accomodante a favore dei tagli dei tassi perde di vista il quadro più ampio. L'oro non sta salendo solo a causa dei previsti tagli dei tassi; sta salendo perché gli investitori informati hanno riconosciuto ciò che la strategia di Trump avrebbe alla fine richiesto: l'indebolimento sistematico del dominio del dollaro e una potenziale rivalutazione dell'oro.

Il risultato è che la nomina di Miran è solo l'ultima conferma che questo piano sta passando dalla teoria alla pratica. E una volta capito cosa questo implica sia per il dollaro che per l'oro, è più facile capire perché $4000 per l'oro potrebbero essere solo l'inizio.


La posizione di Miran alla FED cambia le carte in tavola

Non vorrei sembrare un disco rotto, ma non mi stancherò mai di ripeterlo.

Non si tratta solo di assicurarsi un altro voto accomodante per i tagli dei tassi – Trump avrebbe potuto scegliere qualsiasi yes-man per questo. Si tratta di insediare l'architetto del reset monetario americano direttamente all'interno della Federal Reserve.

La FED non stabilisce dazi, non negozia accordi commerciali, né firma patti di difesa, ma controlla la leva più importante della strategia di Trump: il costo e il flusso del denaro.

Dal suo incarico di governatore della FED, Miran avrà diritto di voto permanente nel Federal Open Market Committee (FOMC), il che gli consentirà di esercitare un'influenza diretta sui tassi di interesse, sulla massa monetaria e, soprattutto, sulle operazioni di bilancio della FED. Ma, cosa ancora più importante, sarà in grado di coordinare la politica monetaria con la strategia da lui ideata.

Riflettiamo su cosa questo significhi in termini pratici e dal punto di vista di Trump. La strategia prevede una svalutazione coordinata del dollaro, ma ciò richiede la partecipazione della FED. Non è possibile orchestrare un aggiustamento monetario in stile Accordi del Plaza (ne parleremo più avanti) se la banca centrale si oppone a ogni passo. Con Miran alla FED, Trump si ritrova con qualcuno che comprende sia la teoria macroeconomica alla base della svalutazione del dollaro, sia i meccanismi pratici di come attuarla attraverso la politica monetaria.

Nota: il dollaro si è già indebolito di oltre il 10% negli ultimi sei mesi. Per mettere le cose in prospettiva, l'ultima volta che il dollaro è sceso così tanto all'inizio dell'anno è stato nel 1973, subito dopo che gli Stati Uniti avevano finalizzato la loro separazione dall'oro e l'avvento della moneta fiat.

La nomina di Miran segnala anche qualcosa di ancora più significativo: la presa di controllo istituzionale della politica monetaria. Alla scadenza del mandato di Jerome Powell, a maggio 2026, i presidenti della FED vengono solitamente scelti tra i governatori in carica. Insediando Miran, Trump ha posizionato il suo architetto monetario strategico a capo dell'intero sistema della Federal Reserve.

In breve, Trump sta facendo in modo che la FED stessa diventi lo strumento principale per attuare la sua riorganizzazione. E c'è una ragione ben precisa per questo fatto.


La strategia di Trump ha bisogno della FED dalla sua parte 

Ho menzionato prima gli Accordi del Plaza perché è il precedente storico più vicino a quello che chiamiamo Accordo di Mar-a-Lago.

Probabilmente ne avrete sentito parlare.

Il 22 settembre 1985 i ministri delle finanze delle maggiori economie mondiali si riunirono al Plaza Hotel di New York per coordinare una svalutazione del dollaro, innaturalmente forte.

Al di fuori degli Stati Uniti nessuno voleva un dollaro più debole: avrebbe reso le esportazioni più costose per gli acquirenti americani, ma, proprio come oggi, Washington esercitò pressioni con dazi, sovrapprezzi sulle importazioni, quote e accuse di “commercio sleale”.

E indovinate un po'? Funzionò. La Germania Ovest e il Giappone, le potenze economiche dell'epoca, cedettero.

Ma ecco cosa fece funzionare gli Accordi del Plaza: la Federal Reserve era pienamente a bordo. L'allora Presidente della FED, Paul Volcker, si coordinò a stretto contatto con il Segretario al Tesoro, James Baker, per garantire che la politica monetaria sostenesse la strategia di svalutazione del dollaro. Tagliò i tassi di interesse da circa il 12% al 6% tra la fine del 1984 e la fine del 1986, creando le condizioni per la discesa del dollaro. Senza quella cooperazione gli Accordi del Plaza sarebbero probabilmente rimasti solo l'ennesimo pezzo di carta.

Ecco perché la nomina di Miran è cruciale. Trump ha imparato dal copione di Reagan: per attuare una svalutazione monetaria coordinata, è meglio assicurarsi che la banca centrale remi nella stessa direzione. Insediando il suo uomo all'interno della FED, Trump garantisce che la politica monetaria si allinei alla sua strategia economica più ampia, anziché indebolirla.

E che fine fece l'oro in seguito agli Accordi del Plaza?

Salì vertiginosamente. Date un'occhiata al grafico qui sotto.

Dopo gli Accordi del Plaza del 1985, il prezzo dell'oro balzò da circa $320 l'oncia a oltre $370 tra settembre 1985 e marzo 1986... in soli sei mesi.

Considerando i prezzi odierni, sarebbe come vedere l'oro balzare a circa $5.000 l'oncia.

Ma ecco il punto: se la riorganizzazione di Trump si svolgerà nel modo in cui credo, non sarà solo una ripetizione degli Accordi del Plaza, ma sarà più verticale.

Nell'attuale economia globalizzata e sovraindebitata, gli effetti a catena potrebbero essere enormi. Non mi sorprenderebbe vedere l'oro salire a $6.000 o $8.000 l'oncia, mentre i mercati si affrettano ad adattarsi.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una mancia in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


Nessun commento:

Posta un commento