venerdì 31 agosto 2012

Ballare sulla Tomba del Sistema Keynesiano





di Gary North


La migliore notizia della mia vita è arrivata con il crollo dell’Unione Sovietica nel dicembre del 1991. Il mostro era morto. Non era solo l’Unione Sovietica ad essere fallita. L’intera mitologia della violenza rivoluzionaria come metodo di rigenerazione sociale, promossa a partire dalla Rivoluzione Francese, era fallita con essa. Come ho scritto nel mio libro del 1968, il Marxismo è stato una religione della rivoluzione, e il Marxismo morì istituzionalmente nell’ultimo mese del 1991.

Tuttavia non possiamo dimostrare in modo conclusivo che fu “l’Occidente” a sconfiggere l’Unione Sovietica. Ciò che sconfisse l’Unione Sovietica fu la pianificazione economica socialista. L’Unione Sovietica si basava sul socialismo, e il calcolo economico socialista è irrazionale. Ludwig von Mises nel 1920 ne argomentò le ragioni nel suo articolo, “Economic Calculation in the Socialist Commonwealth.“ Mostrò in teoria quello che c’era esattamente di sbagliato in tutta la pianificazione socialista. Rese ben chiari i motivi per cui il socialismo non avrebbe mai potuto competere con il libero mercato. Senza alcun mercato dei beni capitali, i pianificatori economici non possono allocare il capitale in base alle priorità, in termini di importanza e di preferenza, della popolazione.

La tesi di Mises non fu presa sul serio dalla comunità accademica. Nel 1920 il socialismo era così popolare tra gli accademici che non risposero a Mises per oltre 15 anni. Quando finalmente un economista rinomato, che in realtà non era un economista importante, ma un semplice comunista polacco, replicò a Mises, la risonanza fu enorme. Il suo nome era Oscar Lange. Era uno scribacchino. Insegnava presso l’Università di Chicago. Non aveva nessuna teoria economica. Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, ritornò in Polonia, rinunciò alla sua cittadinanza Americana, e divenne un burocrate importante del governo Polacco. Fu il primo ambasciatore Polacco di Stalin negli Stati Uniti. Era un Marxista ed un Comunista. Era un politico da strapazzo. Trascorse la sua carriera con il dito al vento, cercando di capire da che parte soffiasse. In quanto alla sua critica su Mises, la Polonia non adottò mai la sua pragmatica risposta organizzativa, né lo fece altra nazione appartenente al Commonwealth Socialista.

Quindi, l’unica presunta confutazione accademica di Mises venne fatta da un politico da strapazzo che passò al Comunismo quando ottenne un’offerta migliore. Eppure era considerato un brillante economista, perché diceva di aver confutato Mises. Il mondo accademico non ha mai ammesso la vera natura di Lange, quella di essere un Comunista da strapazzo. Non ha mai ammesso il fatto che nessuna nazione socialista attuò la sua presunta alternativa al sistema del libero mercato. Il mondo accademico per oltre 50 anni si aggrappò alla sua alternativa completamente ipotetica all’allocazione del capitale del libero mercato. Il mondo accademico non conosce la verità.

Infine, quando al termine degli anni ’80 divenne chiaro che l’economia Sovietica si trovava in condizioni di bancarotta, un professore socialista miliardario di nome Robert Heilbroner scrisse un articolo dal titolo “After Communism” sul New Yorker (10 Set. 1990), una rivista non accademica, in cui ammetteva come per tutta la sua carriera avesse sempre creduto a quello che gli era stato insegnato nella scuola di specializzazione, vale a dire che aveva ragione Lange e Mises era nel torto. Quindi, scrisse le seguenti parole: “Mises aveva ragione“. Heilbroner scrisse poi il libro di testo più popolare nella storia del pensiero economico, The Worldly Philosophers. Divenne multimilionario sui diritti d’autore legati a questo libro. In quel libro, non menzionò affatto Mises. Anche lui era uno scribacchino – un lucido scribacchino (anche se non Polacco), ma pur sempre uno scribacchino. Eppure era molto rispettato nel mondo accademico e il mondo accademico lo rese ricco.

La comunità accademica è intellettualmente corrotta. Và con le mode, non ricerca la verità. Anzi la sopprime. L’ho capito molto presto nel corso della mia carriera, molto tempo prima di conseguire un dottorato di ricerca. Il corporativismo in ogni dipartimento universitario opera come tale, nelle questioni controverse non ricerca la verità, aspetta solo di capire quale fazione riesce ad aggiudicarsi la lotta per il potere. Quando percepisce che un lato gode del potere, come lo erano i Comunisti nel periodo compreso tra il 1917 e il 1991, la comunità accademica piega la testa e si adatta al regime. Il mondo accademico discusse di questo o di quell’altro aspetto del sistema Sovietico che veniva considerato sbagliato, ed in genere si trattava sempre di temi relativi alla libertà di espressione. Tuttavia, per quanto riguarda l’operatività alla base del sistema di pianificazione economica Comunista, non ci fu mai una critica globale, mai nessuno all’interno della comunità accademica evidenziò i punti deboli del Comunismo discussi da Mises nel suo articolo del 1920.

L’Unione Sovietica è sempre stata economicamente in bancarotta. Venne colpita dalla povertà nel 1991. Era, secondo la magnifica espressione del giornalista conservatore Richard Grenier, il Bangladesh con i missili. Al di fuori di Mosca, nel 1990 i Russi vivevano in condizioni di povertà paragonabili a quelle presenti in America nella metà del XIX secolo e con molta meno libertà. Ciò non venne mai raccontato agli studenti durante gli anni in cui andavo a scuola io, ovvero nel 1960. Alcuni economisti ne parlavano, ma ebbero poca risonanza, non erano famosi, ed i loro libri non erano libri di testo assegnati alle aule universitarie. L’approccio tradizionale della comunità accademica era quello di presentare l’Unione Sovietica come un’economia funzionante: un degno concorrente del capitalismo.

Paul Samuelson è stato l’economista accademico più influente della seconda metà del XX secolo. Ha scritto il libro di testo introduttivo all’economia più venduto nelle università. Nel 1989, mentre l’economia dell’URSS stava crollando, affermò proprio in tale volume che la pianificazione centralizzata potesse funzionare e che l’economia sovietica ne fosse la dimostrazione. Mark Skousen lo inchiodò nel suo libro Economics on Trial del 1990. David Henderson lo ricordò ai lettori del Wall Street Journal nel 2009.

Samuelson aveva un orecchio incredibilmente sensibile al comunismo. Già nel 1960, l’economista G. Warren Nutter presso l’Università della Virginia aveva compiuto alcuni lavori empirici che mostravano come la tanto decantata crescita economica dell’Unione Sovietica fosse in realtà un mito. Samuelson tuttavia non prestò ad essi alcuna attenzione. Nell’edizione del 1989 del suo libro di testo, Samuelson e William Nordhaus scrissero, “l’economia Sovietica è la prova che, contrariamente a quanto molti scettici hanno creduto in precedenza, l’economia socialista basata su ordini e comandi possa funzionare ed anche prosperare”.

Il creatore della cosiddetta sintesi Keynesiana nonché primo vincitore americano di un premio Nobel per l’economia, di fronte al fallimento economico più importante del mondo moderno si era rivelato essere cieco come una talpa. Due anni dopo, l’URSS era letteralmente a pezzi, come fosse stata un’azienda in bancarotta. Samuelson tutto ciò non l’aveva neanche visto arrivare. Le persone che sono concettualmente cieche non vedono mai neanche la più clamora evidenza.



L'ERA KEYNESIANA STA VOLGENDO AL TERMINE

Dico tutto questo per darvi speranza. I Keynesiani ancora oggi sembrano avere il predominio assoluto. Sono dominanti perché sono stati inseriti nella gerarchia del potere politico. Ricoprono la funzione che avevano i profeti di corte presso i Babilonesi, poco prima che i Medo-Persiani conquistassero la nazione.

I keynesiani sono alla guida delle principali istituzioni accademiche. Sono i principali consiglieri del governo federale. Costituiscono la fazione dominante all’interno della Federal Reserve. I loro unici avversari istituzionali sono i monetaristi che, nei riguardi del denaro fiat, creato dal nulla, condividono le stesse posizioni: odiano l’idea di un gold coin standard. Odiano l’idea di una istituzione monetaria prodotta dal mercato.

Non c’è stata alcuna seria indignazione tra gli economisti della Federal Reserve quando Ben Bernanke e il Federal Open Market Committee hanno aumentato la base monetaria da $900,000,000,000 a $1.7 miliardi alla fine del 2008, per poi ri-aumentarla a $2.7 miliardi a metà 2011. Questa espansione dell’offerta di moneta non ha alcun fondamento in nessuna teoria economica. E’ stata una decisione presa totalmente ad hoc. Si è trattato di un tentativo disperato del FOMC di impedire al sistema di collassare, o quantomeno furono i membri del comitato a pensare che stesse per crollare. L’evidenza di ciò rimane discutibile. In ogni caso, hanno aumentato mostruosamente la base monetaria e nessuno nell’ambito della comunità accademica, tranne una manciata di Austriaci, si è lamentato del fatto che si trattava di un tradimento completo del sistema monetario e di un disallineamento da qualsiasi teoria economica.

I Keynesiani finiranno con il subire ciò che i Marxisti hanno patito dal 1991 in poi. Letteralmente, pochi mesi dopo il crollo dell’Unione Sovietica, quando i membri del Partito Comunista sparirono portandosi via il denaro che era presente nelle casse del Partito Comunista, il rispetto per il Marxismo all’interno del mondo accademico si vaporizzò del tutto. I marxisti si ridussero ad essere degli zimbelli. Nessuno, tranne qualche professore inglese, una manciata di vecchi scienziati politici di ruolo, ed una manciata di economisti dell’Unione degli Economisti Politici Radicali (URPE), erano ancora disposti ad ammettere alla fine del 1992 di essere sostenitori del Marxismo e a favore della pianificazione economica sovietica. Nell’ambito della comunità accademica divennero improvvisamente dei lebbrosi. Questo perché il mondo accademico, allora come oggi, è strettamente legato col potere. Se qualcuno sembra avere in mano il potere, verrà lodato dal mondo accademico, ma quando lo perderà, sarà gettato in quella che Trotsky chiamò la pattumiera della storia.

Tutto ciò sta per accadere ai Keynesiani nella stesso modo in cui si è verificato per i Marxisti. I Keynesiani fondamentalmente hanno goduto di pasti gratis per oltre 60 anni. Il loro sistema è illogico. E’ incoerente. Gli studenti che frequentano i corsi di laurea in economia non ricordano mai le categorie economiche. Questo perché sono categorie illogiche. Si basano tutte sull’idea che la spesa pubblica possa dare una spinta all’economia, ma non sono in grado di spiegare come il governo possa mettere le proprie mani sui soldi necessari a stimolare l’economia, via spesa pubblica, senza allo stesso tempo ridurre le spese del settore privato. Il governo per poter rilanciare l’economia deve sottrarre quel denaro a qualcun altro, ma ciò significa che il denaro sottratto al settore privato viene rimosso come fonte di crescita economica.

Il sistema economico Keynesiano non ha senso. Ma, decennio dopo decennio, i Keynesiani se la sono sempre cavata dicendo sciocchezze assolute. Nessuno dei loro coetanei potrà mai chiamarli per farsi spiegare le loro stupidaggini. Percorrono allegramente la strada dell’economia mista, come se quella strada un giorno non sfociasse in una distruzione economica. Sono proprio come gli economisti Marxisti e gli accademici presenti nel 1960, 1970 e 1980. Sono ignari del fatto che le economie occidentali piene di debiti stiano oltrepassando la soglia del precipizio. In nome della teoria Keynesiana difendono il sistema bancario a riserva frazionaria, non sostenibile né in teoria né in pratica.

Il problema che ad un certo punto affronteremo, come nazione e di fatto come civiltà, è questo: non c’è una teoria economica ben sviluppata all’interno dei palazzi del potere in grado di spiegare agli amministratori di un sistema fallito ciò che dovrebbero fare dopo il collasso del sistema. Questo si verificò anche nel blocco orientale nel 1991. Non c’era nessun piano d’azione, nessun programma di riforma istituzionale. Questo si verificherà nel settore bancario, così come nel sistema politico. Ed in ogni aspetto della stato sociale-militare. Le persone in alto stanno per assistere ad un completo disastro e non saranno in grado di ammettere a sé stesse o a chiunque altro che sia stato proprio il loro sistema a produrre il disastro. Quindi, non faranno cambiamenti fondamentali. Non ristruttureranno il sistema, decentrando il potere, e riducendo drasticamente la spesa pubblica. Eventualmente saranno costretti a decentrare a causa del collasso dei mercati dei capitali.

Quando l’Unione Sovietica crollò, il mondo accademico occidentale non fu in grado di spiegarne le ragioni. Non riuscivano a spiegare che cosa portà al completo collasso l’economia Sovietica, né potevano spiegare perché nessuno avesse visto sopraggiungere tali eventi. Judy Shelton se ne rese conto ma molto tardi: nel 1989. Nessun altro li anticipò, e il motivo fu che il mondo accademico non-Austriaco aveva rigettato la teoria di Mises sul calcolo economico socialista. Tutto il loro sistema era immunizzato contro le verità delle critiche avanzate da Mises, il quale era stato altrettanto critico nei confronti delle banche centrali, dell’economia Keynesiana, e dello stato sociale. Non potevano accettare la sua critica del Comunismo proprio perché usò gli stessi argomenti anche contro di loro.

L’occidente non ha potuto approfittare del crollo dell’Unione Sovietica proprio perché aveva adottato il Keynesismo invece dell’Austrismo. L’occidente aveva accettato il compromesso con la pianificazione economica mista Keynesiana, tanto nella teoria che nella pratica, così come i Sovietici avevano accettato il compromesso con Marx. Quindi, ci fu un grande elogio del welfare occidentale e della democrazia come sistema vincente, quando invece si sarebbe dovute tessere lodi solo nei confronti della teoria economica Austriaca. Non emerse alcuna consapevolezza che l’economia occidentale fondata sul denaro fiat stesse percorrendo la stessa strada accidentata che portò al crollo dell’Unione Sovietica.

L’occidente non spuntò alcuna vittoria fino a quando Reagan non ampliò la spesa militare ed i sovietici cercarono stupidamente di competere con gli americani. Fu ciò a “fare saltare il banco” nell’Unione Sovietica. Il paese era così povero che non aveva riserve di capitale altrettanto efficienti per contrastare gli Stati Uniti. Quando l’Iraq venne sconfitto nella guerra del 1991, la fiducia all’interno dell’esercito Sovietico crollò definitivamente. Ciò seguì di un paio d’anni la devastante sconfitta psicologica del 1989 subita quando l’Unione Sovietica si ritirò dall’Afghanistan. Queste due sconfitte, insieme alla bancarotta economica del paese, portarono alla disgregazione dell’Unione Sovietica.

Il valore attuale delle passività senza alcuna copertura finanziaria dello stato sociale americano ammonta ad un totale di oltre 200 miliardi di dollari e mostra chiaramente dove sia diretto il governo Keynesiano di questa nazione: verso il default. E’ anche intrappolato nel pantano dell’Afghanistan dal quale il governo si ritirerà ad un certo punto nel corso di questa decade. Ciò non avrà lo stesso effetto psicologico che ebbe sull’URSS, perché non siamo uno stato totalmente militare. Ma rappresenterà pur tuttavia una sconfitta e la stupidità di tutta l’operazione sarà ben chiara a tutti. L’unico politico che otterrà un certo beneficio da tutto ciò sarà Ron Paul. E’ stato abbastanza saggio da opporsi all’intera operazione nel 2001, ed è stato tra i pochi a farlo. Ci sono stati altri che hanno votato contro, ma nessuno ha ottenuto la stessa risonanza che ha ottenuto lui. Nessun altro aveva una concezione della politica estera che giustificasse l’inopportunità di attaccare l’Afghanistan. La sua opposizione non era una questione pragmatica; era filosofica.

Lo stato sociale-militare, l’economia Keynesiana, e il Council on Foreign Relations patiranno grandi sconfitte quando il sistema economico alla fine finirà in bancarotta. Il sistema andrà in bancarotta. Non è chiaro che cosa premerà il grilletto, ma è ovvio che il sistema bancario è fragile e l’unica cosa in grado di salvarlo dal default tout court è il denaro fiat. La produttività della nazione si sta indebolendo in quanto gli acquisti di debito da parte della Federal Reserve si appropriano della produttività e del capitale del settore privato dirottandoli verso i settori sovvenzionati dal governo federale.


DOPO IL CRASH

Ci sarà una grande corsa ideologica tra gli economisti ed i teorici sociali sulle ragioni che hanno portato il sistema alla bancarotta e su ciò che dovrebbe sostituirlo. Nei campus universitari non ci saranno risposte coerenti di alcuna sorta. Nelle università la soppressione della verità è andata avanti in modo sistematico per mezzo secolo, come risulta ben chiaro dalle lodi universali elargite nei confronti della Federal Reserve, e per tale motivo la loro reputazione risulterà definitivamente compromessa. Al punto che non dovrebbe più riprendersi. L’intera comunità accademica si è schierata a favore dello stato sociale-militare, quindi non sopravvivrà al crollo di questo sistema. Si trasformerà in un nuovo zimbello.

Non è chiaro chi ne uscirà vincitore. Potrebbe volerci una generazione perché si arrivi a capirlo. Ci saranno molti pretendenti, tutti con le loro soluzioni, insistendo sul fatto che tutti hanno visto arrivare la crisi. Ma ciò sarà difficile a dimostrarsi, tranne che per gli Austriaci. Questo è il motivo per cui è importante che la gente capisca ciò che c’è di sbagliato nel sistema dominante e che lo dica pubblicamente.

È per questo che le chiese Cristiane non avranno molta voce in capitolo in tutto questo, perché le chiese, e il Cristianesimo in generale, non hanno avuto niente di indipendente da dire sullo sviluppo della stato sociale-militare.

Gli analisti con i migliori argomenti sono gli Austriaci. La questione problematica è capire se essi saranno in grado di moltiplicarsi abbastanza velocemente, di reclutare studenti abbastanza velocemente, di formarli abbastanza velocemente, di modo che giungano fino alle posizioni di comando. Tuttavia sappiamo questo: nel corso degli ultimi 70 anni non vi è stata alcuna critica sistematica della teoria Keynesiana e delle sue politiche se non da parte degli Austriaci. Solo i Marxisti hanno fornito una critica comparabile, e la loro nave è affondata nel 1991.

I Keynesiani parlano tra di loro. Non cercano proseliti. Non pensano di averne bisogno. Gli Austriaci, essendo una piccola minoranza, cercano di convincere i non-Austriaci. Gli economisti Keynesiani diventano di ruolo per il solo fatto di scrivere libri senza senso nei quali includono formule prive di significato che sono lontane anni luce dalla realtà. Gli Austriaci iniziano con la realtà: l’azione umana individuale. I Keynesiani, quando scrivono per il pubblico, offrono conclusioni, non offrono spiegazioni. Gli Austriaci cercano di spiegare la loro posizione, in quanto sanno che il pubblico non ha familiarità con i fondamenti dell’economia Austriaca.

Nel momento del crollo, gli Austriaci spiegheranno perché è successo ed incolperanno i Keynesiani: “Il loro sistema è fallito. Ne hanno avuto il controllo sin dal 1940″. I Keynesiani incolperanno i Keynesiani che non sono andati abbastanza oltre fornendo “dosi sempre maggiori della stessa medicina”. Lo abbiamo già visto in Krugman vs. Bernanke. A quale versione il pubblico è pronto a credere in una crisi? Alla fine degli anni ’30, l’abbiamo scoperto: a quella dei Keynesiani che accusarono il libero mercato, non gli economisti neoclassici. “L’attuale sistema è fondamentalmente OK. Abbiamo solo bisogno di più tempo”. I Keynesiani diranno questo: “Il sistema attuale è fondamentalmente OK. Abbiamo solo bisogno di più tempo”.



ECONOMISTI AUSTRIACI ADDOMESTICATI

La battaglia sarà combattuta e vinta al di fuori del mondo accademico. Qui è dove gli Austriaci devono imparare a dare battaglia.

All’interno del mondo accademico, per diventare di ruolo, ogni assistente deve operare movimenti di genuflessione davanti all’altare Keynesiano. Dopo essere diventati di ruolo, la maggior parte degli anti-Keynesiani non può rompere l’abitudine. Rivestono di zucchero le loro critiche al Keynesismo. Svolgono il ruolo di avversari leali. Questo include anche alcuni Austriaci — coloro che sono spaventati dall’approccio del Mises Institute e di Lew Rockwell.com. Sono addomesticati.

Ricordo un economista accademico Austriaco che mi accusò di essere troppo sdegnoso del Keynesismo, e troppo sprezzante nella mia retorica. “Non puoi dire cose semplicemente del genere!” mi disse, non afferrando il suo errore grammaticale. Gli risposi: “Posso e lo faccio”. Era il 1992. Lui non è cambiato e nemmeno io.

Abbiamo diversi tipi di pubblico. Lui insegna a 130 studenti, tre giorni alla settimana, otto mesi all’anno, in una piccola università finanziata dal governo senza peso all’interno della corporazione di economia. Io ho 120,000 persone sulle mie mailing list, 70,000 delle quali cinque giorni alla settimana, più i lettori su Lew Rockwell.com due giorni alla settimana, 52 settimane all’anno. Posso giocare duro con i Keynesiani. Egli deve badare alle sue parole in modo da ingraziarsi coloro le cui opinioni contano nel mondo accademico. Ha trascorso la sua carriera a guardarsi le spalle dai Keynesiani, i quali esercitano il potere in tutte le corporazioni sociali della scienza accademica, e con le cui regole deve giocare da outsider poiché a malapena tollerato. Io ho passato la mia carriera dicendo alla folla che il re è nudo, e che i suoi sarti sono per lo più Keynesiani, con alcuni monetaristi che fingono di orlarne i capi invisibili. Non rispetto le regole retoriche — “gentile, sii gentile” — che gli accademici Keynesiani impongono ai loro critici all’interno del mondo accademico: “Siediti in un angolo ed aspetta il tuo turno. Otterrai i tuoi 15 minuti. Sii educato quando arriva il tuo turno”. Questo non è il mio stile.



CONCLUSIONE

Offro questa valutazione ottimista: i cattivi perderanno. Le loro politiche stataliste porteranno ad una distruzione che non saranno in grado di spiegare. La loro richiesta verrà respinta. “Dateci più tempo. Abbiamo solo bisogno di un po’ più di tempo. Saremo in grado di risolvere questo problema se ci lasciate affondare le mani più in profondità nei vostri portafogli“.

Nel lunghissimo periodo, i buoni vinceranno, ma nel frattempo, ci sarà un sacco di concorrenza per vedere quale gruppo arriverà a ballare sulla tomba del sistema Keynesiano.

Tirate fuori le scarpe da ballo. Tiratele a lucido. Il nostro momento sta arrivando.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


giovedì 30 agosto 2012

Una Replica ad Aziz sulla Metodologia

Ieri, un utente Anonimo nei commenti all'articolo "Più QE nel prossimo futuro – Le banche centrali si stanno scavando una buca più profonda," portava alla mia attenzione una critica di John Aziz alla scuola Austriaca dopo i recenti botta e risposta tra Max Keiser e Tom Woods. Nel suo pezzo Aziz dimostra di essere fondamentalmente un empirista, ma a causa della variabilità dell'azione umana non possiamo formare delle leggi senza la prasseologia. E non possiamo nemmeno interpretare l'azione umana senza la prasseologia. La ragione per cui le scienze naturali sono legate all'empirismo è che esse hanno le stesse proprietà, e quindi quando messe nelle stesse condizioni agiranno allo stesso modo. La stessa cosa non si può dire per gli uomini poiché essi sono intrinsecamente diversi a causa dell'esperienza passata e della costruzione fisiologica (intelligenza, acutezza dei sensi, ecc.), ed inoltre la stessa situazione non si ripresenterà due volte. Ad esempio, se io uso A, B, C, e D per mostrare in laboratorio che E = mc², voi dovreste essere in grado di ricreare la stessa situazione con gli stessi dati e raggiungere gli stessi risultati. Domanda: Come è possibile ricreare gli stessi eventi che hanno portato alla Grande Depressione degli anni '30 e alla Seconda Guerra Mondiale? Risposta: E' impossibile. Detto questo, penso che l'empirismo e la storia (quando analizzati prasseologicamente e logicamente) possano darci delle tendenze generali, ma solo questo ed esclusivamente in determinate situazioni, in ogni caso non formano leggi. Per ulteriori approfondimenti consiglio la lettura di questo saggio di Hoppe, Economic Science and the Austrian Method.
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di Daniel J. Sanchez


John Aziz ha pubblicato "Una Critica della Metodologia di Mises e Rothbard."

Ha denunciato la dichiarazione:

Le nostre dichiarazioni e proposte non derivano dall'esperienza. Non sono soggette a verifica o falsificazione sul terreno dell'esperienze e dei fatti.

affermando:

Ciò è completamente errato. Tutto il pensiero umano e l'azione è frutto dell'esperienza, le idee di Mises sono state filtrate dalla sua vita, filtrate dalla sua esperienza. Questo è un fatto empirico perché Mises è vissuto, Mises ha respirato, Mises ha sperimentato, Mises ha pensato. Niente di quello che Mises o i suoi colleghi prasseologi hanno scritto può essere indipendente da tutto ciò era tutto, in ultima analisi, derivato ​​dall'esperienza umana.

Qui Aziz fonde "deriva da" con "risulta da." Le proposizioni certamente risultano dal pensiero; e il pensiero può essere caratterizzato come esperienza. Ma le proposizioni derivano da quello che presumibilmente le convalida.

Nessuno dice, "X è vero perché ho avuto l'esperienza di pensare Y." Invece, si dice semplicemente "X è vero, a causa di Y." Y, in questo caso, può essere rappresentato da determinate premesse (come nel caso della matematica e della economia), o può essere l'esperienza (come nel caso delle scienze naturali), o una combinazione di entrambe le cose (come nel caso della storia economica). Ma anche quando Y è di per sé esperienza, è Y che è derivato da X, e non "l'esperienza di pensare all'esperienza."

Ad esempio, uno studente può trarre esperienza dalla lettura di un libro di testo di geometria, e come risultato di questa esperienza, può essere in grado di indicare il teorema di Pitagora. Questo non significa che il teorema di Pitagora è stato derivato dall'esperienza. E' stato ricavato attraverso l'esperienza del pensiero, ma non è stato derivato dall'esperienza di pensare. Piuttosto, è stato derivato dalle premesse da cui segue logicamente.

Aziz poi contesta il rifiuto Austriaco dei dati in economia:

Se, come spesso faccio, produco una ipotesi deduttiva per esempio, che la fine di Bretton Woods potrebbe produrre un'impennata di disparità di reddito è essenziale che faccia riferimento a dati per visualizzare se la mia ipotesi è corretta o meno. Se faccio una previsione deduttiva per il futuro, è essenziale che faccia riferimento a dati per determinare se la mia previsione è risultata corretta. (...)

Questa è roba elementare. La deduzione è importante anzi, è una parte fondamentale per formare una ipotesi ma le deduzioni sono confermate e non negate dalla logica, ma dalla forma degli elementi di prova.

Naturalmente, mentre gli Austriaci rifiutano l'uso di dati nel derivare o provare le leggi economiche (vale a dire, nella teoria economica), abbracciano i dati considerandoli necessari quando studiano la storia economica. Così la tesi implicita da Aziz, secondo cui gli Austriaci non utilizzerebbero i dati per prevedere l'effetto della fine di Bretton Woods, è del tutto fuori bersaglio.

Aziz poi riconosce tardivamente questa distinzione cruciale quando dice:

I prasseologi sostengono che la prasseologia non fa previsioni sul futuro, e che le previsioni effettuate dai prasseologi non sono previsioni prasseologiche, ma invece vengono fatte secondo la capacità di un prasseologo come storico economico.

Anche se questa distinzione cruciale cancella la sua tesi contro la metodologia Austriaca, Aziz afferma che è "discutibile" perché:

tutte le previsioni per il futuro sono deduttive. A meno che le previsioni non vengano effettuate utilizzando una struttura differente (ad esempio, un modello neoclassico o Keynesiano) che altro usa il prasseologo se non la metodologia verbale e deduttiva della prasseologia?

Questa affermazione dimostra che Aziz ha scarsa familiarità con la metodologia Austriaca nel campo della storia e della previsione. Se è interessato a conoscerla, potrebbe leggere Teoria e Storia di Mises, in particolare le parti che parlano di "timologia" e "comprensione specifica."


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


mercoledì 29 agosto 2012

Più QE nel prossimo futuro – Le banche centrali si stanno scavando una buca più profonda

Come abbiamo visto l'altro ieri, l'ulteriore allentamento monetario favorisce determinati settori dell'economia a scapito di altri, ma infine costringe l'intero sistema ad una liquidazione forzata degli invesitmenti improduttivi attraverso un dolore maggiore. La FED non lo permetterà, e calcerà il barattolo il più a lungo possibile. Infatti, ad un giorno dalla conferenza annuale di Jackson Hole dello zio Ben, il mercato subodora già aria di QE3 che nel breve termine doverbbe prendere la forma di un'iniezione di denaro da $400 miliardi. Ormai, le cartucce dello zio Ben si stanno esaurendo e dal cappello non usciranno conigli. Il governo USA deve far fronte ad un deficit di $1.2 bilioni l'anno e passività non finanziate enormi, nonché una crescente assenza di investitori esteri desiderosi di credere alle promesse dello zio Sam a tassi ridicoli. La FED continuerà semplicemente a gonfiare bolle per salvaguardare gli interessi privilegiati e lo status quo. Iperinflazione o Grande Depressione 2, non esiste una strategia d'uscita; queste sono le due uniche opzioni. Poi abbiamo la bolla immobiliare Cinese alimentata da prestiti bancari alimentati a loro volta da un'espansioen artificale del credito. Guardate queste immagini giusto per farvi un'idea del botto che farà la bolla Cinese; l'altra carattersitica della bolla sono i lavori fatti di fretta e di scarsa qualità. Le banche Cinesi saranno sepolte da questi prestiti bancari non performanti, nonché i risparmiatori che hanno incanalato i propri risparmi in questo settore in bolla. Anche qui il QE sarà all'ordine del giorno per mantenere in vita lo status quo. Stesso discorso per l'Europa. Ci stiamo avvicinando inesorabilmente verso il finale di partita, state pronti a fare le vostre scommesse.
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di Detlev Schlichter


Dove siamo

Il mese scorso siamo entrati nel sesto anno di questa crisi, anche se parte dei media sembrano determinati a chiamarla "ripresa." Pia illusione. Siamo stati in crisi per mezzo decennio. Le dosi di Valium e Prozac – chiamate QE tra i banchieri centrali – hanno calmato i nervi di tanto in tanto e dato la falsa impressione di guarigione.

Il QE, o "quantitative easing," è, naturalmente, la creazione di enormi quantità di nuove unità monetarie e la loro iniezione mirata nei mercati finanziari allo scopo di manipolare i prezzi degli asset ed i tassi di interesse, e di inondare le banche con più riserve gratuite. Il QE è una droga pericolosa. E' un allucinogeno. Può farti sentire meglio per un po', ma non cura la malattia. In realtà, fa male. L'economia globale soffre di gravi distorsioni che sono il risultato di anni e decenni di credito artificialmente deprezzato: banche eccessivamente indebitate, troppo debito, prezzi degli asset gonfiati, errata allocazione del capitale. Deprezzare ulteriormente il credito – e manipolare ulteriormente i prezzi degli asset – è, tuttavia, il Modus Operandi del QE. Il QE incoraggia prestiti supplementari e l'ulteriore espansione dei bilanci.

Il QE – ed i tassi di interesse a zero – è l'equivalente della cocaina. Dà dipendenza. Non vi è fine.

Mi sono ricordato di ciò quando Giovedi scorso ho aperto i giornali per la prima volta in quasi un mese, e ho appreso che la FED potrebbe essere sul punto di lanciare un altro giro di QE.

"La FED segnala una probabile azione," titolava il Wall Street Journal, "La FED mostra un forte consenso per l'azione," il Financial Times.

Ogni volta che l'élite politica promette più azione bisogna essere molto preoccupati.



QE – ad oltranza

Rispetto ai loro coetanei nell'oligopolio mondiale degli stampatori di denaro dello stato, la burocrazia della FED ha passato un periodo piuttosto tranquillo nel corso degli ultimi 12 mesi. La FED ha condotto esclusivamente alcune manipolazioni dei prezzi obbligazionari a bilancio neutro ("Operazione Twist"), rinunciando ad una qualsiasi stampa di denaro degna di nota. Da quando è iniziata la crisi nel Luglio del 2007, quando è crollata la terra da sotto il mercato Statunitense dei subprime, la FED ha, ovviamente, creato $1,900 miliardi in nuovi fondi sotto forma di riserve bancarie. Il suo bilancio è più che triplicato. Ma la maggior parte di questo denaro è stato creato durante il QE1 – dopo il crollo della Lehman nel 2008, quando la FED ha salvato il sistema bancario degli Stati Uniti attraverso l'acquisizione di oltre $1,000 miliardi di sue esposizioni a mutui – e poi durante il QE2 – quando la FED ha creato altri $600 miliardi per manipolare i prezzi dei titoli del Tesoro USA. Ma nel quinto anno della crisi – dal Luglio 2011 al Luglio 2012 – la base monetaria è rimasto invariata, per la prima volta dal Luglio 2007.

Tale impassibilità non diventerà un'abitudine della banca centrale più potente del mondo, in particolare quando la Banca d'Inghilterra è già in QE3, e la BCE ha appena ampliato il proprio bilancio di oltre il 50%. (Per inciso, la BCE, la pantomima del cattivo tra gli appassionati internazionali del QE a causa della sua presunta affiliazione alla linea hard money della Bundesbank, ha creato più soldi, almeno secondo l'aggiustamento al tasso di cambio, rispetto alla FED a partire dal 2007: €1,800 miliardi. Come continuo a dire, quando guardo le principali banche centrali del mondo, vedo uguaglianze, non divergenze.)

I burocrati non possono, naturalmente, stare fermi a lungo. La gente potrebbe pensare che sono inutili e che non ne hanno bisogno, o, Dio non voglia, che il loro lavoro è anche dannoso. Il burocrate non può permettere che emergano queste preoccupazioni. Attraverso "l'azione" deve ricordare al pubblico la sua vitale importanza per la società. Al contrario, le imprese private sono imprese che sono controllate in ultima analisi dalla domanda dei consumatori, e sono in genere limitate nel tempo. Emergono, crescono e prosperono, declinano e muoiono quando i gusti del consumatore cambiano o entrano in scena più concorrenti. Non è così per la burocrazia statale monopolistica. E' costruita per l'eternità. Indipendentemente da quanto dirompenti, dannose e distorsive sono state nel corso degli anni e decenni le iniezioni di denaro e le politiche di credito a buon mercato delle banche centrali, e quanto colpevole sia stata la FED (tra gli altri) nel creare e mantenere grandi squilibri, il burocrate della banca centrale deve andare avanti con il suo lavoro. Non può mettere in dubbio la sua missione senza mettere in discussione la propria esistenza.

Parte della missione ufficiale della FED è, come è noto, rilanciare l'occupazione. L'idea alla base di questo compito – cioè, l'occupazione nel settore privato può essere migliorata attraverso iniezioni di denaro costanti e manipolazioni dei tassi di interesse – è economicamente senza senso. Tuttavia, è la ragion d'essere della FED stessa. Questa è la sua linea e vi si attiene.

Che sarebbe arrivato un QE3 era chiaro dal momento in cui si concluse il QE2. Era solo una questione di tempo. Eppure, dal punto di vista del banchiere centrale, sarebbe un errore riprendere semplicemente il QE senza prima orchestrare un lungo dibattito interno e ben pubblicizzato. In caso contrario, il pubblico potrebbe pensare che il moderno settore bancario centrale è semplicemente una questione che ruota attorno alla "stampa di denaro," piuttosto che un affare difficile, complicato e complesso che richiede innumerevoli analisi economiche ed attente messa a punto.

Le attuali deliberazioni della FED sembrano più o meno queste: C'è una "ripresa" là fuori, ma non sembra abbastanza "sostanziale e sostenibile." Un paio di prezzi degli asset più elevati, tassi di interesse più bassi, premi al rischio più stretti, o riserve delle banche più generose – preferibilmente, tutte le cose appena elencate – potrebbero aiutare l'economia e fare in modo che il "rafforzamento" sia "sostanziale e sostenibile." Stampiamo più soldi!



Che cosa aspettarsi

Non ho idea di quello che farà la FED, e, francamente, considero le discussioni degli analisti sulla CNBC o altrove leggermente degradanti e grottesche, come se dovessi guardare un episodio di "Io sono una celebrità, fammi uscire da qui." Questi esperti si rendono conto di quanto ci siamo allontanati dal capitalismo? Questi analisti finanziari spesso si definiscono "economisti," quando invece quello che stanno facendo assomiglia molto di più al lavoro degli osservatori del Cremlino nell'era Sovietica che cercavano di leggere tra le righe delle dichiarazioni politiche del Politburo.

Per quello che vale, la mia ipotesi è che la FED dovrà fare di più dei semplici $600 miliardi dell'ultima volta. E ad un certo punto dovrà anche smettere di pagare gli interessi sulle enormi riserve in eccesso per spingere più denaro nell'economia.

Quali saranno le conseguenze? Sarà questa la goccia che farà traboccare il vaso? Spingerà il sistema finanziario oltre il bordo? Indebolirà infine la fiducia nel sistema? Questo innescherà la svendita dei bond del governo e la distruzione della valuta? – Ne dubito. Non ancora. Potrebbe essere necessario attendere un altro po' per questo esito. Ma senza dubbio aggiungerà ulteriori distorsioni al nostro sistema finanziario. Gli asset scelti della FED riceveranno una spinta temporanea, alcune imprese finanziarie ben collegate faranno profitti eccezionali, ed alcuni dei dati economici potrebbero migliorare un po'. Penso anche che i deflazionisti là fuori, che si aspettano un restringimento dei bilanci ed un calo dei prezzi degli asset, resteranno nuovamente delusi. Un'altra dose di Valium probabilmente sosterrà i prezzi degli asset, spingendo in su i prezzi al consumo e alla produzione. Tutto questo nuovo denaro deve andare da qualche parte. La svalutazione della cartamoneta continuerà. L'oro potrebbe performare bene.

Naturalmente, niente di ciò questo porrà fine alla crisi. Di certo non darà il via ad un "circolo virtuoso" di crescita e prosperità, come Bernanke stupidamente ha promesso nel 2010, quando ha lanciato l'ultimo QE. Che questo possa essere lo "stimolo" che porterà finalmente l'economia verso una crescita indipendente, quel "rafforzamento sostanziale e sostenibile" che invoca la FED, è semplicemente grottesco e ridicolo. Questa politica cementerà semplicemente le dislocazioni e aggiungerà più debito alle nostre economie. Potrebbe gonfiare ulteriormente la bolla dei titoli di stato – la più pericolosa di tutte le bolle – e lasciare che il governo degli Stati Uniti abbia deficit ancora più grandi ancora più a lungo (anche se, certamente, la bolla obbligazionaria ha continuato a gonfiarsi anche in assenza del QE a causa dei cosiddetti flussi "rifugio sicuro" del settore privato, sebbene la bolla sia stata sostenuta continuamente attraverso i tassi di interesse a zero e le ampie riserve bancarie, entrambe le cose fornite dalla FED). Il sistema finanziario, sul margine, diventerà ancora più dipendente dal continuo sostegno della FED e dai tassi ufficiali ultra bassi. In questo modo sarà impossibile per la FED invertire il suo corso.

L'idea che tutta questa follia monetaria sia solo temporanea, solo per aiutarci ad uscire dalla crisi, e che le banche centrali abbiano una "strategia d'uscita" – un termine che non ho mai sentito o visto in qualsiasi discussione della politica della banca centrale sin dalla primavera del 2011! – è sempre meno sostenibile di giorno in giorno. Non esiste una strategia d'uscita. Non negli Stati Uniti, non nel Regno Unito, non nella Zona Euro.

In Gran Bretagna, gli ex-banchieri centrale Blanchflower e Posen chiedono che la Banca d'Inghilterra, il campione globale del QE, molli la sua "angosciosa etica religiosa" nei confronti del QE e compri finalmente una più ampia gamma di asset finanziari, e non solo titoli di stato. La rivista Tedesca Spiegel di questo mese ha riferito che la BCE potrebbe stabilire tetti ai rendimenti degli spread dei titoli di stato non-Tedeschi e poi difenderli attraverso il proprio acquisto di bond nel mercato aperto. Ovunque si guardi, è la stessa storia: più denaro deve essere stampato in modo che la burocrazia della banca centrale possa influenzare, distorcere e manipolare una gamma sempre più ampia di prezzi degli asset.

Un giorno una porzione abbastanza grande del popolo si renderà conto che la banca centrale e il governo non hanno alternative alla stampa di denaro e al maggiore debito. L'unico modo che conoscono per "stimolare" l'economia è attraverso il deprezzamnto del credito e l'incoraggiamento di maggiori prestiti. Ad un certo punto, la fiducia evaporerà, la gente si sposterà dai bond e dalla cartamoneta, l'inflazione salirà (poiché il denaro diventerà una patata bollente) ed i tassi di interesse reali cresceranno ancora più velocemente (poiché anche i bond diventeranno patate bollenti). Nessuno sa quando ciò avverrà. Ma sappiamo una cosa: la burocrazia rimane implacabile nei suoi sforzi per diffondere le distorsioni dei prezzi, un'errata allocazione del capitale ed un peso travolgente del debito. Altri interventi e manipolazioni di mercato sono in arrivo. Sono stati progettati per scoraggiare la liquidazione degli squilibri e favorire invece l'accumulo di ulteriore debito. L'obiettivo sembra essere quello di rendere il finale di partita il più catastrofico possibile.

Questa è l'unica cosa in cui avranno successo i burocrati delle banche centrali ed i politici.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


martedì 28 agosto 2012

Quali Interessi Proteggerà Sempre la FED

«Non solo la Federal Reserve, ma anche l'UE collettivamente ed i suoi membri presi singolarmente stanno gonfiando un'altra bolla con tassi di interesse artificialmente repressi che inducono una fuga verso le azioni. Non può apparire come una bolla perché i valori salgono in modo lento e incerto, ma ciò è solo un indicatore della debolezza strutturale e dell'esaurimento del petro-capitalismo. In termini di termodinamica, il motore è troppo grande per funzionare con lo stesso carburante senza una seria riconversione.
Il debito delle bolle degli ultimi tre decenni -- finanziaria, dot-com, immobiliare -- è ancora in gran parte non ripagato, e non lo sarà mai. Oltre al suo livello di nefandezza, l'attuale regime di ammortamento, in quanto focalizzato sulla santità del contratto, prevede di impedire agli obbligazionisti di incappare in perdite (nonostante l'haircut Greco). L'economia moderna è tutta una questione di fiducia, quindi se i contratti non sono più affidabili, allora tutto il sistema -- che dipende al 100% dal credito -- funziona con un'efficienza minore e con costi maggiori. Inizia a sembrare medievale.
La speranza degli stati è che possano titolare queste perdite sulla popolazione in generale, dove saranno diluite e assorbite come l'inquinamento. Ma, come per il cambiamento climatico, abbiamo semplicemente raggiunto il punto di saturazione. Il mondo non può più essere un pozzo di drenaggio, economico o atmosferico.

[...] Diffondere insolvenza tra i contrbuenti non crea magicamente solvenza, distribuisce solamente insolvenza in ogni angolo dell'economia.
Tutto il debito rimane paurosamente reale; è la garanzia collaterale che è illusoria


~ Spreading Insolvency Around Does Not Create Solvency, Charles Hugh Smith, Of Two Minds, 23 Agosto 2012.
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di Gary North


Alcune previsioni sono facili da fare. Ecco la mia: "Il governo degli Stati Uniti andrà in default per la maggior parte dei suoi debiti, che sono principalmente debiti del Medicare, e, in misura molto minore, della Previdenza Sociale e del sistema pensionistico federale."

Questa previsione è facile da fare quando abbiamo il Professor Lawrence Kotlikoff della Boston University che fa ricerche per voi. . . gratuitamente.

Lui e l'editorialista finanziario di lunga data Scott Burns hanno recentemente scritto un articolo sulle passività non finanziate del governo degli Stati Uniti. L'articolo si basa sui dati forniti dal Congressional Budget Office. Ecco la loro valutazione. Negli ultimi dodici mesi, il debito del governo degli Stati Uniti è aumentato da $211 bilioni a $222 bilioni. Questo è il fiscal gap.

Il fiscal gap è la differenza tra il valore attuale della spesa futura proiettata e delle entrate. Comprende tutte le passività del governo, che si tratti di obblighi ufficiali per ripagare i buoni del Tesoro o impegni non ufficiali, come ad esempio il pagamento per l'acquisto di buoni pasto o droni.

Ciò ha portato alla loro analisi politica.

Colmare il divario con le tasse richiede un immediato e permanente aumento del 64% di tutte le tasse federali. In alternativa, gli Stati Uniti devono tagliare, immediatamente e permanentemente, tutti gli acquisti federali ed i trasferimenti di pagamento, compresi i sussidi di Previdenza Sociale e Medicare, del 40%.

Suona bene, ma nessuna delle due cose funzionerà. Penso che lo sanno.

La soluzione #1 è politicamente impossibile. Anche se fosse possibile, si creerebbe una depressione economica. Questa non sarebbe una scogliera fiscale. Sarebbe un Grand Canyon fiscale. Ciò taglierebbe tutte le entrate federali. In un Congresso dominato dai Keynesiani, il governo avrebbe un deficit enorme. Quindi, un aumento delle tasse di questa portata è auto-distruttivo. La soluzione #2 creerebbe un nuovo Congresso e Casa Bianca dopo le prossime elezioni. Riuscite ad immaginare i membri del Congresso presiedere ai consigli comunali dopo un taglio del 40% nel Medicare e nella Previdenza Sociale? Dovrebbero affrontare un mare di persone armate di mazze e bastoni.

Gli autori hanno iniziato il loro articolo con questa osservazione.

I Repubblicani ed i Democratici hanno trascorso la scorsa estate a combattere sul modo migliore per risparmiare $2.1 bilioni nei prossimi dieci anni. Stanno spendendo questa estate combattendo sul modo migliore per non risparmiare $2.1 bilioni nei prossimi dieci anni.

I politici non hanno raggiunto alcun accordo nel 2011, se non calciare il barattolo fino al primo Gennaio 2013. Poi arriveranno i tagli: un totale di $2.1 bilioni per oltre un decennio. Questo presuppone che il Congresso non revochi i tagli, cosa che probabilmente farà. Siamo di fronte ad una recessione, con la scadenza dei tagli fiscali di Bush – se non vengono estesi, cosa che probabilmente accadrà. In una fase di recessione, il deficit federale ufficiale salirà.

Il Prof. Kotlikoff e Mr. Burns ci hanno dimostrato che l'incendio del debito federale sta bruciando molto più brillantemente rispetto a quanto voglia ammetere il Congresso. In secondo luogo, hanno offerto soluzioni che sanno, come attenti osservatori della politica del Congresso, che non hanno possibilità di essere adottate dal tea party..

E ora?

Default.

Ma non ancora.



CALCIARE IL BARATTOLO

Il Congresso calcerà il barattolo del deficit fino a quando non sarà troppo grande e pesante da calciare. Poi il Congresso dovrà affrontare il giorno della resa dei conti.

Il Congresso sarà in grado di vendere abbastanza buoni del Tesoro da coprire le passività per $222 bilioni? Naturalmente, ciò verrà esteso lungo il periodo dei 75 anni. Ma, ad un certo punto, non si riusciranno a coprire i costi dell'anno fiscale. Sia la Previdenza Sociale che il Medicare stanno già attingendo dal fondo generale per effettuare i pagamenti. Il fondo generale ha un deficit da $1.2 bilioni. Cosa succede quando raddoppierà?

Il Congresso può far buon viso a cattivo gioco per qualche anno in più. Ma quando il pubblico alla fine dirà "basta così – non più un decimo di punto percentuale all'anno per i buoni del Tesoro," i tassi di interesse saliranno. Il deficit crescerà, perché la componente del tasso di interesse aumenterà. Ogni anno.

Il Congresso può attendere che la Federal Reserve inflazioni al fine di tenere i tassi verso il basso. Penso che la FED lo farà per un po'. Poi, arriverà l'inflazione nei prezzi: 5%, poi 10%, poi 20%. Per quanto tempo? Fino al giorno in cui il Federal Open Market Committee dirà "Basta così."

Possiamo ottenere ed otterremo un'inflazione di massa: bassa, a due cifre. L'inflazione di massa non è iperinflazione.

Perché la FED dovrebbe smettere di comprare debito del Tesoro? Perché il FOMC, che è controllato dai presidenti delle 12 banche regionali Federal Reserve di proprietà privata, comprenderà che ulteriori allentamenti causeranno iperinflazione. L'iperinflazione è un male per le banche commerciali. L'iperinflazione permette ai mutuatari di rimborsare i prestiti con denaro senza valore. Questo è male – molto male – per i banchieri.

È per questo che non c'è mai stata iperinflazione in qualsiasi grande nazione dell'emisfero industriale settentrionale, a meno che non avesse perso una grande guerra. Germania ed Austria nel 1918 persero la guerra. L'iperinflazione arrivò nel 1921-23. Poi finì. Le valute vennero riformate immediatamente. Non c'era Medicare. Non c'era nulla come la Previdenza Sociale di oggi. C'erano risarcimenti ai vincitori. Le nazioni contrassero prestiti per soddisfare tali pagamenti. Poi venne Hitler e la Seconda Guerra Mondiale.

Solo una nazione ha avuto iperinflazione nell'emisfero settentrionale in tempo di pace: lo stato di Israele, 1983-85. Nel 1985, la politica venne invertita. L'inflazione nei prezzi passò dal 445% nel 1984 al 18% alla fine degli anni '80 e all'1% nel 2000.

In Israele, i titoli di stato vennero indicizzati secondo l'indice dei prezzi al consumo. Così, il governo avrebbe finito per pagare un conto salato. In secondo luogo, non essendo stupidi in materia finanziaria, gli Israeliani cominciarono a trsferire il conto salato alle banche. In un articolo pubblicato nel 1986 dalla St. Louis Federal Reserve Bank, l'autore descrisse ciò che accadde quando l'inflazione salì alle stelle. Le persone presero in prestito dalle loro banche (conti correnti), e poi le ripagarono con moneta deprezzata alla fine del periodo di tempo richiesto.

Mentre l'inflazione aumentava il costo del possesso di denaro, la gente iniziò a risparmiare il proprio denaro in modo prevedibile. Cambiò i propri modelli di pagamento facendo corrispondere il denaro strettamente ai propri incassi ed ai pagamenti; fece sempre più ricorso all'uso di metodi scoperti e di asset fruttiferi, piuttosto che usare il denaro, come dimora temporanea del potere d'acquisto (p. 26).

I banchieri ricevettero il messaggio. Anche il governo. La banca centrale smise di inflazionare nel 1985.

I bond del governo erano ancora sui libri contabili. I debiti del governo rimasero intatti. I creditori continuarono ad essere pagati.

Il governo non sfuggì ai suoi debiti. Ciò includeva i pagamenti delle pensioni.

Ricordate, questa è stata l'unica eccezione alla regola: "I banchieri centrali delle nazioni industriali in tempo di pace nell'emisfero settentrionale non adottano politiche che producono iperinflazione." Finora, i legislatori non hanno costretto le banche centrali ad adottare tali politiche.

Ciò è coerente con la mia ipotesi:

Le banche centrali adottano politiche favorevoli alle grandi banche commerciali. Sacrificano gli interessi dei politici ogni volta che gli obiettivi dei politici minacciano gravemente gli obiettivi delle grandi banche commerciali.



SCHIZOFRENIA INTELLETTUALE

Il movimento hard money negli Stati Uniti sta attualmente vivendo una sorta di schizofrenia intellettuale. In primo luogo, ha a lungo insegnato che i banchieri centrali favoriscono gli obiettivi delle grandi banche commerciali. In secondo luogo, ha anche insegnato che i governi alla fine accumuleranno debiti così grandi che solo l'iperinflazione potrà salvare la pelle dei politici dagli elettori, celando la realtà del default del governo con l'iperinflazione.

Quindi, la tesi è composta da due parti:
  1. le banche centrali favoriscono le grandi banche commerciali;
  2. le banche centrali favoriscono i politici.

Questa tesi in due parti risale a tre secoli prima dell'origine del settore bancario centrale: la creazione della Banca d'Inghilterra nel 1694. La Banca era di proprietà privata. I suoi proprietari erano i principali banchieri commerciali, prevalentemente con sede a Londra. Volevano il controllo sull'emissione del denaro fiat a riserva frazionaria. Volevano sbaragliare le banche concorrenti. Così, fecero un accordo con il Parlamento: "Concedeteci questo monopolio, e saremo noi ad acquistare i titoli di Stato a tassi inferiori a quello che il governo avrebbe dovuto pagare in un mercato libero." La banca sarebbe divenuta il prestatore di ultima istanza.

La Banca mantenne la sua promessa al Parlamento. E' sempre stata il prestatore di ultima istanza. Ma non ha mai permesso l'iperinflazione.

Il problema di oggi è questo: i governi hanno fatto promesse politiche che semplicemente non possono essere mantenute. Non c'è ricchezza sufficiente da confiscare ai contribuenti. Così, i governi dovranno inevitabilmente affrontare il default.

La versione tradizionale della storia dell'iperinflazione è che il governo riuscirà a convincere la banca centrale ad inflazionare. Ma, a causa della natura dei debiti principali del governo, che sono fuori budget, questi debiti si estenderanno per almeno 75 anni in un qualsiasi anno fiscale. L'iperinflazione non può ripagare la maggior parte di questi debiti. Eppure produrrà enormi perdite per le grandi banche commerciali per diversi anni. I debitori effettueranno i pagamenti con moneta deprezzata.

Perché la Federal Reserve inflazionerà? In caso contrario, il Congresso dovrà trovare il modo di tagliare i pagamenti al Medicare. Darà una stretta a medici ed ospedali. Questo è evidente. Verranno adottate quindi verifiche dei redditi per i vecchi. I ricchi saranno tagliati fuori. Verrà infine alzata l'età per il pensionamento ed i requisiti del Medicare. Sarà un default graduale. È pur sempre un default.



LE DIECI AFFERMAZIONI DEGLI IPERINFLAZIONISTI

La tesi dell'iperinflazione si è sempre basata su dieci ipotesi, anche se non sono mai state elencate in un unico luogo da qualsiasi analista che l'ha prevista. Le esporrò per la vostra considerazione.

  1. La banca centrale della nazione salverà il governo nazionale acquistando i suoi IOU.
  2. La banca centrale dovrà ricorrere all'iperinflazione per fare la seguente cosa: coprire enormi deficit.
  3. I debiti del governo saranno ripagati al 100% nel periodo dell'iperinflazione.
  4. Le grandi banche commerciali non saranno spazzate via dall'iperinflazione.
  5. Gli interessi delle grandi banche commerciali e del governo nazionale sono in fondo la stessa cosa.
  6. L'iperinflazione mantiene aperte le porte delle grandi banche commerciali e del governo nazionale.
  7. L'iperinflazione deve finire ad un certo punto: distruzione della valuta.
  8. Ci sarà quindi una riforma monetaria da parte della banca centrale.
  9. I debiti del governo scompariranno.
  10. I bilanci delle grandi banche si svuoteranno, proprio come i bilanci dei governi, ma le banche saranno ancora in attività.

L'osso duro è la #10. Se l'iperinflazione toglie il governo (debitore) dai guai per i suoi finanziatori, come può essere che le banche saranno ancora solvibili? Se il governo ricomincia da zero, lasciando i creditori in rovina, perché anche i mutuatari delle banche non dovrebbero ricominciare da zero, lasciando le banche in rovina?

Non è una domanda a trabocchetto. Questo è il cuore del lungo dibattito sulla questione di chi ha realmente il potere: i politici o le grandi banche commerciali ed i loro proprietari?

Quelli di noi che favoriscono una visione cospirativa della moderna storia politica sostengono che ciò che è buono per le grandi banche è quello che verrà imposto agli elettori da parte del governo. Pensiamo che il cartello bancario sia il blocco di potere centrale negli Stati Uniti e nell'Occidente in generale. Pensiamo che la democrazia sia la forma del governo civile, ma un'oligarchia bancaria ha politicamente l'ultima parola.

Pensiamo che quando arrivano i nodi economici al pettine, le grandi banche saranno gli operatori dominanti nel processo decisionale: in primo luogo all'interno della banca centrale, poi all'interno del Congresso, e, infine, all'interno del ramo esecutivo.

Vi è ora una divisione nel campo dell'hard money. Non vi è più accordo sulla #5: "Gli interessi delle grandi banche commerciali e del governo nazionale sono in fondo la stessa cosa." Di solito, questo è vero. Ma passività non finanziate per $222 bilioni puntano ad un bivio inevitabile sulla strada della politica. Il FOMC dovrà decidere:
  1. comprare il debito del Tesoro con denaro fiat per tutto quello che il governo deve pagare ai vecchi;
  2. tenere abbastanza denaro fiat che scorre nelle cinque grandi banche commerciali per preservare la loro solvibilità e redditività.

Questa è la vecchia questione politica: Chi vince? Chi perde?

Ho detto che il Congresso può nazionalizzare la FED. In tal caso, è probabile un'iperinflazione. Ma se stiamo parlando della politica monetaria della Federal Reserve, come determinata dal FOMC, che rappresenta le grandi banche in ognuno dei 12 distretti, non credo che la decisione sarà di iperinflazionare.



SALVARE IL SETTORE BANCARIO PRIVATO

In questo scenario, il problema principale sarà questo: La FED dovrà adottare l'iperinflazione al fine di mantenere le più grandi banche commerciali nel mondo degli affari? Penso di sì. Il problema secondario sarà questo: L'aumento della base monetaria della FED sarà accompagnato da un aumento di M1 ed un significativo aumento del moltiplicatore monetario M1? Penso di no.

Se un iperinflazionista sostiene che l'iperinflazione arriverà attraverso un salvataggio delle grandi banche commerciali, e che questo rovinerà le grandi banche commerciali, questa è la tesi della salvezza a breve termine in cambio di una dannazione a lungo termine. Le grandi banche commerciali moriranno. Non ho visto alcun iperinflazionista fare riferimento a questo problema. Si basa sul presupposto che le grandi banche commerciali non possono andare in default selettivamente senza subire forti pressioni. Pertanto, invocheranno il FOMC affinché fornisca così tanti soldi che i mutuatari delle banche rimborseranno quest'ultime con denaro senza valore.

Ci sarà ancora una riforma monetaria ad un certo punto. Poi le banche ricominceranno. Dovranno riniziare a prestare. Da dove prenderanno i soldi per ricominciare. Gli iperinflazionisti devono affrontare questo problema. Chi ricapitalizzerà le grandi banche? Con che cosa? Accumulato dove?

In uno scenario di riforma monetaria, il governo dovrà ancora andare in default. L'iperinflazione non risolverà il problema delle passività non finanziate a 75 anni per le promesse ai vecchietti.

È chiaro che ci sarà un default in entrambi i casi. E' anche chiaro che i vecchi saranno spazzati via. E' meglio per loro se non vi sarà iperinflazione. L'iperinflazione non li salverà. Hanno un reddito fisso. Gli adeguamenti al costo della vita della Previdenza Sociale saranno rimandati fino all'anno fiscale successivo. Troppo tardi!



CONCLUSIONE

Il compito primario della Federal Reserve è stato lo stesso sin dal 1913: tutelare gli interessi delle grandi banche commerciali. Lo ha fatto fedelmente. Ogni volta che ad una grande banca è stato permesso di andare in bancarotta, i suoi asset sono stati trasferiti ad una banca ancora più grande.

Nessuna grande banca commerciale è andata in bancarotta durante la Grande Depressione. Ma sono state lasciate fallire 9,000 piccole banche fino a quando non venne creato il FDIC nel Giugno del 1933. Quando le banche fallirono, i giudici fallimentari consentirono alle grandi banche di acquistare gli attivi delle banche insolventi ad uno sconto.

Il pesce grande mangia i pesci più piccoli. Il più grande pesce gestisce il Federal Reserve System.

La Federal Reserve si servirà della sua autorità legale di creare denaro digitale per garantire la sopravvivenza dei proprietari dei suoi rami regionali: le grandi banche commerciali.

La FED di New York, unica tra le 12 banche regionali, ha un voto permanente nel FOMC. Possiamo dedurre quali banche saranno sempre protette: le grandi banche commerciali che si trovano all'interno del distretto della FED di New York.

La Federal Reserve inflazionerà abbastanza da mantenere solventi le grandi banche. Non inflazionerà ogni qual volta che la minaccia dell'iperinflazione consentirà ai mutuatari delle grandi banche di rimborsare i loro prestiti con denaro senza valore. Allora smetterà di inflazionare.

A quel punto non comprerà debito del Tesoro.

Vedremo, quindi, se il Congresso nazionalizzerà la FED.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


lunedì 27 agosto 2012

Crescita economica e il bacino dei finanziamenti

Per qualcuno che riconosce i pericoli che si nascondono dietro la pianificazione centrale dell'economia attraverso la politica monetaria, c'è qualcun altro che ignora allegramente suddetti pericoli ed agisce come se non ci fosse un domani. Puro Keynesismo, potremmo dire. Il Presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, in un'intervista allo Spiegel ha detto che, il finanziamento del deficit attraverso la banca centrale, e così monetizzando esplicitamente il debito, "può rendere assuefatti come una droga."
Il Presidente della Bundesbank Jens Weidmann ha fortemente criticato i piani della Banca Centrale Europea di lanciare un nuovo programma per l'acquisto di titoli di stato. "Anche per me una tale politica ricorda il finanziamento pubblico attraverso la stampante," avverte in un'intervista allo Spiegel. "Nelle democrazie sono i parlamenti che dovrebbero decidere su una tale mossa rischiosa, e non le banche centrali."
Se si comprano i titoli di stato dei singoli paesi, "le carte finiscono nel bilancio dell'Eurosistema," avverte Weidmann: "In definitiva, pagano i contribuenti di tutti gli altri paesi." I problemi di base non si risolvono in questo modo, al contrario: "La benedizione delle banche centrali solleverebbe richieste di monetizzazione persistenti," ha detto Weidmann allo SPIEGEL. "Non dobbiamo sottovalutare il rischio che il finanziamento della banca centrale può essere un dipendenza come quella di una droga."
 Gli Stati Uniti non sono immuni a questa droga. Nemmeno l'Inghilterra.
Il 10% delle famiglie più ricche in Gran Bretagna ha visto aumentare il valore dei propri asset ad un massimo di £322,000 per effetto dei tentativi della Banca d'Inghilterra di utilizzare la creazione di moneta elettronica per risollevare l'economia dalla sua più profonda recessione del dopoguerra.
Threadneedle Street ha detto che le famiglie benestanti erano state le maggiori beneficiarie del suo programma di quantitativa-easing (QE) da £375 miliardi, in base al quale ha acquistato titoli di stato in cambio di contanti sin dall'inizio del 2009.
La Banca d'Inghilterra ha calcolato che il valore delle azioni e dei bond è aumentato del 26% -- o di £600 miliardi -- a causa di tale politica, pari a £10,000 per ogni famiglia nel Regno Unito. Ha aggiunto, tuttavia, che il 40% dei guadagni è andato al 5% delle famiglie più ricche.
Il cosiddetto effetto Cantillon favorisce coloro a stretto contatto con i painificatori centrali: banche e gruppi connessi all'establishment. Ma è una strategia a doppio taglio poiché si deteriora lentamente il potere d'acquisto della moneta scatenando effetti indesiderati in tutta l'economia, effetti che potrebbero ritorcersi contro i pianificatori centrali stessi poiché incapaci di manovrare ogni aspetto del tessuto economico. Effetti causati dal loro compito primario di salvaguardare il settore bancario, e con esso il governo; poiché quando l'inflazione di massa non sarà più uno spauracchio da poter nascondere, i tassi di interesse dovranno essere aumentati ed allora ci sarà da ridere guardando quale monnezza si portano dietro le varie banche centrali. Considerando che le principali banche centrali del mondo devono liberarsi di circa $20 bilioni in asset tossici, potremmo dire addio allo status quo. Fate le vostre scommesse.
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di Frank Shostak


Il cuore della crescita economica è la disponibilità dei mezzi di sostentamento per sostenere il mantenimento e il miglioramento delle infrastrutture di un'economia. I mezzi di sussistenza sono beni e servizi finali che sono necessari per sostenere la vita degli individui e il loro benessere.

La dimensione del bacino dei mezzi di sostentamento, che etichettiamo come bacino dei finanziamenti, determina la qualità e la quantità dei vari strumenti che possono essere creati. Se il bacino dei mezzi di sostentamento o dei finanziamenti è solo sufficiente a sostenere una giornata di lavoro, allora la realizzazione di uno strumento che richiede due giorni di lavoro non può essere soddisfatta. In breve, la dimensione del bacino dei finanziamenti imposta il limite dei progetti che possono essere realizzati.

Di regola, più è grande il bacino dei finanziamenti che possono essere generati con l'aiuto delle infrastrutture, più possono essere allocati verso un ulteriore miglioramento delle infrastrutture e maggiore sarà il livello di vita che potrà essere garantito.

Da notare che i mezzi di sostentamento sono generati per essere consumati dalle persone – per promuovere la vita delle persone ed il loro benessere. Da notare inoltre che un bacino dei finanziamenti supporta sia le attività produttive che quelle non produttive.

Quando i mezzi di sostentamento sono utilizzati per l'espansione della capacità di un'economia affinché generi ricchezza, ciò viene chiamato consumo produttivo.

Etichettiamo la parte del bacino dei finanziamenti che viene assegnata al mantenimento e all'espansione delle infrastrutture come risparmi reali.

Quando i mezzi di sostentamento sono utilizzati per attività non produttive ciò viene chiamato consumo non produttivo. (Da notare ancora una volta che la parte del bacino dei finanziamenti che viene destinata alla realizzazione delle attività che non espandono la capacità dell'economia di generare più ricchezza reale, è definita come consumo non produttivo Osserviamo quando i risparmi reali sono impiegati in consumo non produttivo).



Il bacino dei finanziamenti e il denaro

L'introduzione della moneta non altera l'essenza di ciò che è il bacino dei finanziamenti. Il denaro può essere visto come un permesso per accedere al bacino dei finanziamenti, o possiamo anche dire che il denaro è un credito nei confronti delle merci nel bacino dei finanziamenti.

Vari produttori che hanno scambiato i loro prodotti per denaro possono ora accedere al bacino dei finanziamenti ogni volta che lo ritengano necessario. Se un panettiere ha scambiato 10 pagnotte di pane per 10 unità di moneta, significa che ha ricevuto un credito nei beni finali che valgono 10 unità di denaro.

Inoltre, quando un individuo scambia i suoi soldi per le merci, tutto ciò che abbiamo è un atto di scambio e non un atto di pagamento – il denaro è solo il mezzo di scambio.

Il pagamento è sempre eseguito per mezzo di vari prodotti e servizi. Per esempio, un panettiere paga per le calzature mediante il pane che ha prodotto, mentre il calzolaio paga per il pane attraverso le scarpe che ha fatto. (Le calzature ed il pane fanno parte del bacino dei finanziamenti in quanto sono beni finali). Quando il fornaio scambia i suoi soldi per le scarpe, ha già pagato per le scarpe, per così dire, con il pane che ha prodotto prima di questo scambio.

Fino a quando viene conservato il flusso di produzione, il panettiere può sempre cambiare il suo denaro per i beni di consumo finali che ritiene necessari (cioè può sempre esercitare il suo credito sui beni e servizi finali). Ovviamente, se per qualche motivo il flusso di produzione viene interrotto, il fornaio non sarà in grado di esercitare pienamente il suo credito.



L'espansione monetaria e il bacino dei finanziamenti

Quando il denaro viene creato "dal nulla" causa un indebolimento del bacino dei finanziamenti. Perché? Il denaro di nuova creazione non è coperto da nulla per quanto riguarda la produzione di beni – è infatti apparso "dal nulla". Il titolare del denaro appena creato può usarlo per ritirare beni di consumo finali dal bacino dei finanziamenti, senza alcun contributo precedente al bacino stesso. Quindi, questo atto di consumo, o consumo non produttivo, mette sotto pressione il bacino dei finanziamenti. (L'individuo consuma beni senza alcun contributo al bacino dei finanziamenti).

Da ciò possiamo dedurre che quando il denaro viene creato "dal nulla" devia i mezzi di sostentamento dai produttori di ricchezza che hanno contribuito al bacino dei finanziamenti ai detentori del denaro appena creato.

Per un dato bacino dei finanziamenti, questo implica che i produttori di ricchezza scopriranno che il potere d'acquisto del loro denaro è diminuito dato che ci sono ora meno beni nel bacino – non possono esercitare pienamente il loro credito nei confronti dei prodotti finali dal momento che questi prodotti non ci sono.

Mentre il ritmo di creazione del denaro "dal nulla" si intensifica, esso mette maggiore pressione al bacino dei finanziamenti. Questo a sua volta rende molto più difficile implementare vari progetti per quanto riguarda il mantenimento ed il miglioramento delle infrastrutture. Di conseguenza, il flusso di produzione dei vari beni di consumo finali si indebolisce, cosa che a sua volta rende molto più difficile risparmiare. Tutto questo a sua volta indebolisce ulteriormente l'infrastruttura ed indebolisce così il flusso della produzione di beni di consumo finali.

Possiamo quindi concludere che, contrariamente a modi di pensare comuni, la crescita monetaria non può produrre un'espansione generale dell'attività economica – etichettata anche come crescita economica. Al contrario, deviando i mezzi di sostentamento da quelle attività generatrici di ricchezza verso quelle attività non generatrici di ricchezza l'espansione monetaria indebolisce solamente la crescita economica.

Fino a quando il bacino dei finanziamenti è in espansione, le politiche monetarie della banca centrale sembrano funzionare. Per esempio, utilizzando le cosiddette politiche anticicliche la banca centrale sembra essere in grado di "far andare avanti" l'economia. Tuttavia, tutto questo è solo un'illusione. Per mezzo delle politiche monetarie allentate la banca centrale può creare solo attività non generatrici di ricchezza. Ma non appena emergono i vari effetti collaterali spiacevoli di questa politica monetaria allentata – come ad esempio un'inflazione nei prezzi in aumento – la banca centrale inverte la sua posizione allentata. L'inversione della posizione indebolisce le varie attività che sono emerse grazie alla precedente posizione monetaria allentata e questo a sua volta porta ad un bust economico.

Dopo un certo periodo di "ripensamento" la banca centrale riattiva la sua posizione allentata. Questo fa rinascere le varie "forme artificiali di vita", e il cosiddetto boom economico emerge di nuovo.

Bisogna capire però che la crescita economica che accompagna il boom avviene a causa del fatto che il bacino dei finanziamenti è ancora in espansione. In altre parole, il bacino dei finanziamenti riesce ancora a sostenere non solo i produttori di ricchezza, ma anche le varie attività non generatrici di ricchezza.

Se, tuttavia, il bacino dei finanziamenti si impoverisce e cessa di crescere, o addirittura declina, allora l'economia cade in un "buco nero". Una volta che questo accade, la banca centrale può stampare tanto denaro quanto desidera, ma scopre che ciò non può "far rivivere" l'economia.

Al contrario, indebolisce ulteriormente il bacino dei finanziamenti e ritarda solamente la data di una ripresa economica significativa. Un bacino dei finanziamenti stagnante o in calo infrange quindi il mito che le politiche delle banche centrali possono far crescere l'economia.



Sintesi e conclusioni

La maggior parte delle persone nel mondo occidentale darebbe per scontata l'ampia disponibilità di beni e servizi. In effetti, la complessa struttura della produzione dà l'impressione che ciò che è necessario è semplicemente l'esistenza della domanda e tutto il resto seguirà ad essa.

E' molto meno apprezzato il fatto che la struttura sofisticata della produzione, che genera beni e servizi apparentemente illimitati, non abbia vita propria – richiede un ingrediente fondamentale, che è il bacino dei finanziamenti. E' il bacino dei finanziamenti che non solo mantiene la struttura di produzione, ma la migliora e favorisce in tal modo la nostra vita e il nostro benessere.

Vi è, tuttavia, una minaccia crescente per questo bacino e per gli standard di vita elevati a cui ci siamo abituati. Questa minaccia viene sollevata dal punto di vista secondo cui non c'è bisogno di preoccuparsi per la fornitura di beni, e che ciò che conta è solo la domanda. Queste idee, che vennero diffuse da John Maynard Keynes, dominano il pensiero degli economisti occidentali di oggi.

Data l'ipotesi che le merci saranno sempre lì, la maggior parte degli economisti si preoccupa di come la domanda di beni e servizi possa essere stimolata. Alla domanda su come la domanda verrà finanziata, la maggior parte degli economisti risponde: per mezzo del pompaggio monetario e di politiche di bassi tassi di interessi da parte della banca centrale. Per loro il finanziamento è qualcosa che può essere creato "dal nulla." Le politiche monetarie e fiscali, mascherate da politiche che mirano a far crescere l'economia, ottengono infatti l'esatto contrario.

L'unica ragione per cui le economie sono ancora in crescita non è a causa delle politiche della banca centrale e del governo, ma a dispetto di queste politiche. Fino a quando il bacino dei finanziamenti sarà ancora abbastanza grande da sostenere varie attività economiche, la banca centrale e il governo possono dare la falsa impressione che siano state le loro politiche ad aver reso possibile la crescita economica. Tuttavia, una volta che il bacino dei finanziamenti diventa stagnante o comincia a restringersi, la crescita economica seguirà lo stesso destino e il mito che le politiche del governo e della banca centrale possono far crescere l'economia andrà in frantumi.

Sin dalla fine del 2007 il bacino dei finanziamenti degli Stati Uniti è stato sottoposto all'attacco feroce derivato dalla riduzione aggressiva dei tassi di interesse e dal pompaggio monetario. Eppure, nonostante tutto il pompaggio monetario e la riduzione aggressiva dei tassi di interesse, l'economia ha continuato a lottare. Il fatto che l'economia non sia riuscita a rispondersi, come in passato a seguito di politiche monetarie e fiscali allentate, deve essere visto come un'indicazione che il bacino dei finanziamenti è in guai seri. Ciò a sua volta vuol dire che tutta l'aggressività sprigionata contro questo bacino deve essere interrotta il più presto possibile per evitare spiacevoli effetti collaterali economici che sono gli inevitabili risultati.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


domenica 26 agosto 2012

Come la Cannabis Può Rivoluzionare la Nostra Economia: Intervista a Doug Fine





di Francesco Simoncelli


«Tutte le nostre libertà – la libertà di religione e di riunione, la libertà di parola, il diritto di portare armi, il diritto di essere liberi da inutili ricerche di governo e dalla confisca – derivano dal precetto che siete voi i possessori ed i responsabili delle vostre scelte . Le leggi sul Proibizionismo negano il possesso di sé stessi e sono un affronto assoluto ai principi di libertà. Non sono d'accordo con l'uso ricreativo della droga, ma al tempo stesso, se le persone sono solo libere di prendere le decisioni giuste, non sono veramente libere. In ogni caso, gli stati dovrebbero decidere autonomamente come gestire questi problemi e il governo federale dovrebbe rispettare le loro scelte.»

~ Ron Paul

"Come è possibile avere il 56% degli Americani a sostegno della fine della guerra alla droga, e lo 0% dei senatori che appoggiano tale scelta?" si chiede Doug Fine, giornalista investigativo ed autore del nuovo libro, Too High To Fail.

Fine ha rilasciato questa intervista a Tracy Oppenheimer di Reason TV in cui discute del suo tempo trascorso nella capitale della cannabis in California, Mendocino County, e perché pensa che questa sostanza possa aiutare a salvare l'economia Americana. E non si tratta solo di raccogliere tasse.

"Un giorno, gli usi industriali potrebbero superare quelli psicoattivi. Se iniziassimo ad utilizzarla per la fermentazione dei nostri bisogni energetici, potremmo produrre enormi quantità di biocarburanti," dice Fine, "la cannabis viene già utilizzata per fare i paraurti delle Viper Dodge."

Ma, ahimé, a qualcuno il fascismo piace; quindi spunterà sempre il pinco pallino di turno pronto a regolamentare "per il nostro bene" la prossima cosa che leda determinati interessi privilegiati. Nel nostro caso, proteggere il monopolio delle narco-mafie e fare gli interessi delle case farmaceutiche censurando qualunque associazione tra cannabis e medicinale, principalmente. Soprattutto quando spuntano notizie sorprendenti come questa.

C'è differenza fra le sostanze stupefacenti. Ci sono quelle più pericolose e quelle meno. La cannabis è fra le più innocue. Per esempio fa meno male della nicotina. Fra quelle più pericolose in assoluto c'è l'alcool. Causa più dipendenza fisica e causa molti più danni di qualsiasi oppiaceo. Per esempio, un individuo assuefatto all'eroina che cerca di disintossicarsi può avere episodi sporadici di delirium tremens (anche se non è detto che li possa avere), un alcolista li sperimenta molto più spesso e di maggiore durata. Inoltre, per approssimazione, la dose mortale di marjiuana era stimata intorno a 20 kg. Mentre l'intossicazione d'abuso di cannabinoidi si può ottenere solo con dosaggi che l'uomo non può e non potrà mai raggiungere. Diciamo che ci sono modi di suicidarsi molto meno complicati. La cannabis, infine, non produce dipendenza fisica di rilievo. Dal punto fisico è una cosa estremamente blanda; dal punto di vista psicologico è una compulsione come qualunque altra.

DIPENDENZA - Non è dimostrata con l'uso di cannabis una vera e propria dipendenza fisica. Sul problema si è così pronunciata l'O.M.S. nel 1965:

"[...] assenza di dipendenza fisica, così che non esiste una definita e caratteristica sindrome dì astinenza" (W.H.O., 1965)."

La questione della dipendenza psichica è stata così riassunta dalla Commissione Canadese del 1972:

"...Molti consumatori trovano evidentemente la cannabis desiderabile e piacevole, e spesso escono per acquistarla, a rischio di severi provvedimenti legali ...tuttavia, non sembra si sviluppino l'insaziabilità e l'urgenza della dipendenza da oppiacei, barbiturici, alcool e tabacco..." (Canad. Comm.1972,p.124)."

Se dovessimo elencare l'assuefazione da tic nervosi dell'uomo potremmo srotolare un papiro.

Prendiamone atto: ancora oggi quello che viene detto sulla cannabis è composto da emerite cazzate. Si millanta una pericolosità inesistente. Prendiamo ad esempio la presunta tossicità.

La tossicità complessiva della cannabis è una delle più basse fra le sostanze medicinali e non: "Nonostante la lunga storia del suo uso e il numero eccezionalmente alto di consumatori, non esistono reperti medici credibili da cui risulta che t'uso della cannabis abbia provocato un solo caso di morte. Al Contrario, una medicina di uso comune come l'aspirina determina ogni anno centinaia di morti" (D.E.A. 1988, p.57).

Tessuti cerebrali. Le ipotesi di danni permanenti al tessuto cerebrale (si è parlato sulla stampa addirittura di "atrofia cerebrale") sono state rifiutate dai Rapporti nazionali USA e Canadese, (1972), dal Rapporto della N.A.S. e da quello dell'A.C.M.D. (1982). Analoghe conclusioni sono state tratte circa la psicosi da cannabis, intesa come malattia mentale permanente.

A titolo di curiosità, va segnalata una ricerca eseguita in USA nel 1986 molto citata dalle autorità come "prova" della intrinseca nocività della cannabis sui tessuti cerebrali. Due gruppi di topi sono stati sottoposti a forti dosaggi di THC, equivalenti (per il I gruppo) al consumo di 54 spinelli al giorno per 30-40 anni e (per il II) a 136 spinelli al giorno; danni cerebrali sono stati riscontrati soltanto nel II gruppo, ma non nel I, che pure era stato sottoposto a un dosaggio equivalente a consumi praticamente irrealizzabili negli umani (cit. da Hìgh Times, Jan 1987).

Si invocano interventi mirati e punitivi per gli utilizzatori di cannabis. Controlli periodici per evitare la pericolosità dei fumatori di oppiacei. Ma guarda caso, ogni volta che guardo un telegiornale sento parlare, per esempio, di vittime di pirati della strada uccise da gente ubriaca o impasticcata. Di cannabis neanche l'ombra.





Da sbellicarsi dalle risate quando i giornalisti, per dimostrare la tossicità della cannabis, citano documenti che ne spiegano i meccanismi di effetto. Tante grazie al cazzo che ha effetto! Però mi piacerebbe vedere ogni tanto qualcuno che citi i meccanismi di effetto dello Xanax, tanto per dirne una, visto che oltretutto dà una dipendenza peggiore.

Si dice che tutti i drogati hanno iniziato la loro "carriera" con la marijuana. Può anche essere vero, ma ciò non significa nulla, e in particolar modo non significa che chiunque fumi, beva, mangi, inspiri marjiuana debba per forza di cose passare a roba più pesante. Anzi, questo passaggio è molto raro.

Cazzate, quindi. Cazzate col botto.

Ogni tanto lo stato interviene per "proteggerci da noi stessi." Se si entra nell'ottica che lo stato fa bene a "proteggerci da noi stessi" per le sostanze dannose che ingeriamo, prima o poi arriverà qualcuno che legge un bel manuale medico ed inizierà a sfornare in sequenza divieti su divieti. Proibirà l'alcol, le sigarette, i grassi animali, le carni rosse, ecc. Infine, se gli avanzano 5 minuti, e queste battaglie sono già avanti, inizierà a occuparsi della roba meno dannosa come le gomme da masticare, le bibite gassate ed i programmi televisivi. Già: ma con che diritto lo fa?

Il diritto chi governa ce l'ha, e se non ce l'ha se lo prende. Noi non siamo in grado (evidentemente) di badare a noi stessi e quello che ci danneggia deve esserci impedito. Meraviglioso, no? Ceeeeerto, come una risata a pieni denti di Giovanardi.

E' strano, comunque, come nessuno faccia caso al fatto che i criteri che fanno definire una cosa pericolosa sono abbastanza arbitrari e riguardano un po' tutto; dagli alimenti alle droghe, ai comportamenti al volante, ai comportamenti sociali. Le "regolamentazioni" (specie quando sono accompagnate da controlli, schedature, monitoraggi, ecc.) trovano sempre campi di applicazione molto più vasti. Come poi dimostrano gli storici carri bestiame, la fantasia statalista che porta a definire il concetto di "abusivo" e proporre la "cura" non conosce limiti. Da far impallidire lo stesso 1984 di Orwell...

Di seguito il video dell'intervista a Doug Fine.





venerdì 24 agosto 2012

Bolle, Bolle Ovunque





di Francesco Simoncelli


Gli Stati Uniti sono dei palloni gonfiati. Beh, militarmente ed economicamente. Per la prima caratteristica sappiamo molto bene come se la stanno cavando in Afghanistan, con i Talebani che fanno loro il culo a strisce; mentre per la seconda stanno conducendo il paese su una strada fatta di montagne russe designate per mantenere in carica una mentalità ed una struttura di potere logore da anni di fallimenti continui mascherati da salvaguardia del benessere della popolazione. Questi alti e bassi sono alimentati da bolle economiche che, ripercorrendo le fasi del ciclo economico Austriaco, danno l'illusione della prosperità e di una ripresa economica. Ogni ripresa sarà nominale, basata su un'euforia finanziaria che ogni volta passerà da un settore ad un altro mandando in cancrena l'intera struttura economica, questa cancrena parte dalla bolla più grande al giorno d'oggi: la bolla dei bond del governo USA.

Storicamente, in un sistema di libero mercato, queste bolle terminavano con la loro totale liquidazione e con quella del debito cattivo. Tuttavia la stampa di denaro da parte  della FED sin dal 2008 ha fatto in modo che determinati settori fossero sganciati da questo onere, lasciando il settore privato in un limbo senza fine a causa del supporto della banca centrale di quelle entità connesse strettamente ad essa: governo e banche.




Sin dal 1998 l'offerta di moneta più ampia, M2, è raddoppiata; è aumentata di circa 10 volte sin dal 1971.




Questa espansione dell'offerta di moneta ha permesso la nascita di una serie di bolle che ancora persistono nell'ambiente economico. L'inflazione risultante e le conseguenze portate da queste bolle ha effetti deleteri.




Mises scrisse quanto segue nel capitolo 20 dell'Azione Umana:

L'espansione impoverisce. Ma ancora più disastrosi sono i danni morali. Essa rende la gente scoraggiata ed abbattuta. Quanto più ottimista nella prosperità illusoria dell'espansione, tanto maggiore diventa poi la disperazione e il senso di delusione. L'individuo è sempre disposto ad attribuire la buona fortuna alla sua personale efficienza e a prenderla come una ricompensa ben meritata al suo talento e alla sua probità. Ma addossa sempre agli altri i rovesci della fortuna, bersagliando particolarmente l'assurdità delle istituzioni politiche e sociali. Non biasima le autorità per aver favorito l'espansione. Le ingiuria per la conseguente rovina.

In un boom, quando le cose vanno bene, tutti sembrano stare bene; sembra che tutte le cose che ci capitano sono frutto del nostro lavoro. Poi, all'improvviso, quando le cose sembrano andare male, diamo le colpe agli altri senza ricordare a noi stessi che ogni azione in economia ha un prezzo e non esistono pasti gratuiti.



STUDENTI GALLEGGIANTI

"Non credo che i prestiti agli studenti siano un problema per la stabilità finanziaria nella stessa misura in cui, per esempio, lo era il debito ipotecario nell'ultima crisi perché la maggior parte di questo non è posseduto dalle istituzioni finanziarie ma dal governo federale" -- Ben Bernanke




I prestiti agli studenti che si incamminano sulla strada dell'educazione superiore, consentono a ragazzi di 18 anni di finanziare i propri studi negli anni successivi. Come vediamo dall'immagine, oggi gli studenti che escono dagli anni formativi scolastici sono immersi completamente in un debito che difficilmente riusciranno a ripagare, data anche l'enorme disoccupazione che continua ad imperversare nell'ambiente economico degli USA. Il governo degli Stati Uniti ha finanziato sconsideratamente delle attività che nel lungo periodo si sono dimostrate insostenibili, portando avanti un programma di spesa scriteriato. Il divario tra un'economia sostenibile ed un'economia drogata da stimoli è così ampio che i pianificatori centrali devono buttare sempre più risorse in investimenti improduttivi per sostenerli artificialmente.

Le persone si adattano alle avversità, i governi no. Gli squilibri scaturiti da errori imprenditoriali o da investimenti improduttivi vengono prontamente liquidati dal mercato stesso attraverso dei processi di purificazione dolorosi, ma una volta terminati si ritorna ad un panorama sostenibile in cui si può ancora una volta operare investimenti sani riallocando correttamente le risorse liquidate durante il bust. Oggi, invece, il sistema economico viene guidato lungo binari prefissati da una ristretta cerchia di individui che amano operare salvataggi di quelle raltà strettamente connesse alle loro preferenze, facendo continuare il ciclo economico indefinitamente. Gli errori non vengono corretti e vengono peggiorati.

Ecco un breve riassunto, preso dal WSJ, delle conseguenze che si porta dietro la bolla dei prestiti studenteschi:

  • I costi universitari in ascesa ed un'economia stagnante stanno diventando il peggior fardello per una classe sociale: le famiglie della classe media.
  • Secondo l'analisi del Wall Street Journal dei dati recenti rilasciati dalla Federal Reserve, le famiglie con redditi annuali dai $94,535 ai $205,335 hanno visto il più grande salto nella percentuale dei debiti legati ai prestiti studenteschi dal 2007 al 2010, secondo le ultime cifre disponibili. Questo gruppo ha anche visto un brusco aumento nella quantità media di debito.
  • Mrs. Hofmeister, una broker assicurativa e consulente finanziaria, dice che lei e suo marito, un operation manager, raggiungono insieme un reddito a sei cifre che li posiziona nella classe media superiore e sono rimasti sorpresi da quanto dovevano prendere in prestito. Dice di sentirsi intrappolata in un purgatorio finanziario, tra "persone con redditi bassi che hanno un sacco di sovvenzioni, e coloro veramente ricchi, per i quali questo non è un problema."
  • L'analisi del WSJ ha definito le famiglie con reddito medio-alto come quelle con entrate annuali tra i percentili 80 e 95 rispetto a tutte le famiglie a livello nazionale. Tra questo gruppo, il 25.6% aveva un debito a causa di prestiti studenteschi nel 2010, nel 2007 la cifra si fermava al 19.5%. Per tutte le famiglie, la porzione con debiti legati ai prestiti studenteschi è salita al 19.1% nel 2010 dal 15.2% nel 2007.
  • L'importo preso in prestito dalle famiglie con redditi medio-alti, nel frattempo, è lievitato. Avevano un debito medio di $32,869 per prestiti universitari nel 2010, nel 2007 la cifra si fermava a $26,639, dopo l'aggiustamento all'inflazione, secondo l'analisi del WSJ.
  • La tipica famiglia a basso reddito riceve borse di studio totalizzando il 36% del costo, dice il prestatore, mentre per le famiglie ad alto reddito questi pacchetti totalizzano il 21%.
  • Più di tre milioni di famiglie ora sono in debito per almeno $50,000 in prestiti agli studenti, rispetto alle 794,000 del 2001 e meno di 300,000 nel 1989, dopo l'aggiustamento all'inflazione.
  • Alcune famiglie accendono i prestiti perché hanno speso molto denaro extra o l'hanno risparmiato per la pensione. Più di u nterzo dei genitori co nredditi tra i $95,000 ed i $125,000 con un figlio che è andato all'università nel 2011 non ha risparmiato o investito per la sua istruzione, secondo un sondaggio condotto dai consulenti del Human Capital Research.
  • Con le loro finanze sotto pressione, alcuni genitori con un reddito alto stanno facendo in modo che i propri figli paghino il conto. Tra le famiglie con un reddito da $100,000 o più, gli studenti hanno pagato il 23% dei loro costi universitari nel 2012 mediante prestiti, guadagni e risparmi, secondo Sallie Mae, dato in aumento rispetto al 14% del 2009; la porzione coperta dai genitori è scesa al 52% dal 61%.

Il Dipartimento dell'Educazione degli Stati Uniti è diventato una grande agenzia di prestiti agli studenti, ripetendo gli errori commessi dalle agenzie di mutui durante la bolla immobiliare. Nel 2009 è iniziata una frenesia di prestiti che ha condotto il Tesoro a possedere nel suo portfolio circa $452 miliardi di titoli esigibili legati ai prestiti studenteschi. L'anno prossimo questi "asset" potrebbero subire una trasformazione proprio perché, come le opzioni ARM durante la bolla immobiliare, questi prestiti hanno una precisa tempistica: quattro anni dopo la concessione di tali prestiti, i mutuatari devono iniziare a ripagarli. Questo significa che presto questi titoli diventeranno delle passività.

Perché? Lo stimolo artificiale di tali sovvenzionamenti ha un prezzo. Se il trend attuale dovesse continuare, il futuro del mondo del lavoro ne risentirebbe, infatti l'Economist sottolinea che: "solo circa 400,000 Americani in più erano impiegati nel Dicembre 2009 rispetto al Dicembre 1999, mentre la popolazione è cresciuta di circa 30m."  E con queste cifre relative alla disoccupazione, il futuro è più tetro. Milioni di studenti si specializzeranno nelle stesse materie più popolari e si ritroveranno in competizione per i pochi posti di lavoro rimasti, poiché l'offerta di studenti che entrerà nel mondo del lavoro sarà infinita e le imprese abbasseranno la base delle buste paga per i nuovi impiegati a causa della loro abbondanza.

Lo scenario peggiore sarà che le imprese non li assumeranno affatto poiché già equipaggiati con personale con le stesse capacità dei neo-laureati, creando così sovrabbondanza in determinati settori e carenze in altri. Colpa delle imprese, quindi? Da come abbiamo visto, invece, è causa dell'interventismo del governo che sovvenzionando artificialmente un settore specifico ha dato vita a delle distorsioni che perturberanno inevitabilmente lo scenario economico. Non solo, Previdenza Sociale e Medicare soffriranno per questo interventismo. Infatti, la Social Security Administration ha indetto un programma di detrazione mensile dove i genitori pensionati che hanno aiutato i figli a prendere in prestito denaro per l'università, stanno ora affrontando detrazioni automatiche sui loro assegni. Nel 2012 ad ora, 115,000 pensionati hanno visto ridursi i loro pagamenti mensili. Erano 60,000 nel 2007. Il numero aumenterà dato che l'anno non è ancora finito.

Le detrazioni corrono nel range del 15%, e per coloro che vivono con gli assegni sociali è un bel colpo. Inoltre, Gary North ci ricorda che il Congresso ha cambiato la legge nel 1996 per permettere alla Previdenza Sociale di depredare gli assegni mensili in anticipo. Molte persone non ne sono a conoscenza, ma presto lo scopriranno amaramente. C'è un'altra legge approvata dal Congresso che ha effetti nefasti: Higher Education Technical Amendments Act. Se i mutuatari sono in debito per $60,000 o più, il limite di tempo sale a 30 anni. Altri otto anni possono essere aggiunti se i mutuatari affrontano un periodo di disoccupazione o altre difficoltà economiche; durante questi anni, non vengono richiesti pagamenti ma gli interessi si accumulano.

I rischi associati agli oneri dei prestiti vengono, quindi, spostati sul contribuente. Nasce un azzardo morale, dove i rischi vengono bypassati perché sdoganati su terze persone ed i salari diminuiscono a causa della sovrabbondanza di lavoratori. Il risultato? Default. Lo scoppio di questa bolla farà un bel botto ed influenzerà vari settori da quello automobilistico (anch'esso gravato da distorsioni causate da mutui subprime), a quello immobiliare, a quello del credito.




In conclusione, possiamo vedere come la teoria dell'assistenza finanziaria scolastica tramite l'intervento del governo non funziona candidamente come si pensa. Il programma danneggia solamente chi vorrebbe "aiutare." Ciò costringerà sempre più studenti a sprofondare nel debito prima di poter guadagnare qualcosa con il loro lavoro. Infine questa situazione danneggerà l'economia ed avrà un enorme impatto su altri settori. Il deficit esplosivo risultante costringerà la Federal Reserve non solo a perseguire la politica ZIRP, ma anche a stampare denaro a tavoletta per sostenere tali deficit comprando ulteriori bond del Tesoro.



LA CINA ANNASPA

Gli Stati Uniti non sono l'unica nazione a dover liquidare invesitmenti improduttivi portati avanti da interventismo del governo e painificazione centrale dell'economia attraverso le politiche della banca centrale. La Cina ha gonfiato un'enorme bolla immobiliare che sta trascinando a picco l'economia Cinese. Potete leggere un resoconto di questa bolla qui, qui, e qui.

Nel frattempo il deterioramento dell'economia Cinese sta accelerando, grazie anche al fantasma dell'aumento dei prezzi alimentari e dell'inflazione.

Leggiamo dalla relazione di SocGen:

I dati di Luglio sull'attività della Cina sono in generale più fiacchi di quanto ci si aspettasse

La produzione industriale è ulteriormente rallentata al 9.2% su base annua e la crescita nominale delle vendite al dettaglio è scesa al 13.1% su base annua, entrambi molto al di sotto delle aspettative. La crescita totale degli investimenti è rimasta al 20.4% su base annua, ma il tasso su base annua per il solo mese di Luglio è rallentato di 0.7ppt dal 21.1% del mese di Giugno.








Il settore immobiliare ha continuato ad esercitare una pressione al ribasso sulla dinamica della crescita complessiva. Nonostante il rimbalzo impressionante nelle vendite immobiliari (in termini di volume, +13% su base annua a Luglio rispetto al -3.3% di Giugno), la crescita degli investimenti in proprietà è scesa al di sotto del +10% su base annua, entro il quale gli investimenti in progetti residenziali è aumentato di solo il 4.8% su base annua a Luglio. Inoltre, il totale dei nuovi progetti è diminuito del 26.7% su base annua a Luglio ed i nuovi progetti residenziali si sono contratti del 30.4% su base annua. L'effetto di base è stato uno dei fattori che contribuiscono a tale forte calo, ma la tendenza in atto dal Q1 è stata inequivocabilmente lenta.

Gli investimenti infrastrutturali sono aumentati, ma erano ancora troppo modesti per compensare la resistenza del settore immobiliare. La crescita del settore ferroviario è arrivata al -6.6% su base annua nel mese di Luglio rispetto al -21.5% su base annua del mese di Giugno e la crescita del settore autostradale è rimbalzata al 8.5% su base annua dal -6.9% su base annua. Questo trend è destinato a persistere nei prossimi mesi, con l'aiuto dell'espansione del credito e dell'accelerazione delle emissioni obbligazionarie.

Abbiamo affermato che Pechino non è disposta a ripetere lo stimolo degli investimenti del 2009/10 e che una moderata spinta agli investimenti infrastrutturali senza un allentamento nelle politiche della proprietà non sarà sufficiente a portare una crescita complessiva sostanziale. I dati di oggi riconfermano il nostro punto di vista. E, purtroppo, il fondo sembra essere più profondo di quanto inizialmente previsto.

Chiaramente, le politiche allentate annunciate finora non sono pienamente penetrate attraverso l'economia reale. La determinazione del governo centrale di frenare i prezzi degli immobili continueranno ad ostacolare la sua spinta per gli investimenti pubblici. Pensiamo che le opzioni della PBoC potrebbero essere ancora più limitate se l'inflazione alimentare continuerà da qui in avanti. Pensiamo che l'azione più probabile dalla PBoC sarà un'ulteriore espansione di liquidità tramite il reverse repo e tagli al coefficiente di riserva, insieme ad un incremento dei prestiti bancari. Continuiamo a cercare un taglio di 50bp RRR nel mese di Agosto.

Visti i dati di oggi e le aspettative per un ulteriore allentamento incrementale, rivediamo le nostre previsioni sulla crescita del PIL nel Q3 dall'8% su base annua al 7.7% su base annua, ma la nostra previsione per il Q4 all'8% su base annua resta immutata. Questa revisione riduce la nostra previsione di crescita annuale al 7.8% dal 7.9%.





"ADDIO MONDO CRUDELE!"

Poi c'è l'Europa alle prese con bolle obbligazionarie, debiti crescenti, deficit crescenti, tassazione rampante, correzioni del mercato annullate a botte di cartaccia e politiche anticicliche volte a salvaguardare istituzioni zombie. Ma le peggiori paure dei pianificatori centrali si stanno avverando, poiché possono perdere da un momento all'altro le redini del loro gioco. Infatti, la Francia molto probabilmente finirà presto nei guai e si unirà alla mandria dei PIIGS

Uno dopo l'altro i pezzi del domino stanno crollando, e mentre cadono fanno vacillare paurosamente gli altri tasselli rimasti in piedi. Restano pochi paesi forti, molti sono ormai deboli. I pochi ancora con una parvenza di economia in crescita sono spaventati a morte. Ed ogni volta che un'economia si ritrova sull'orlo del baratro, le altre rimaste sono chiamate a spendere miliardi (centinaia di miliardi) di euro che non hanno per tentare di mantenere in vita dei cadaveri viventi. Ciò, a sua volta, crea un maggiore consumo del bacino delle risorse reali per sovvenzionare... il nulla.

Mi spiego meglio. L'Eurozona è formata da 17 nazioni. La Germania è la più grande, poi c'è la Francia, poi l'Italia, poi la Spagna, ecc. Ogni volta che un pezzo del domino cade, esso richiede che un altro stato-membro fornisca assistenza. Quando la Grecia si è trovata sull'orlo del fallimento ha chiesto aiuto alle restanti 16 entità. Quando l'Irlanda stava per cadere ne rimanevano 15. Il Portogallo ha assottigliato i ranghi a 14. Con Cipro scendiamo a 13. Ed ora i guai finanziari  Spagnoli lasciano il conto a 12. Mentre il domino continua a mietere tasselli, i costi dei fallimenti sono ripartiti tra i membri rimanenti. Stanno finendo.

La Spagna ormai è al di là della redenzione, con i mercati che dubitano fortemente della capacità degli Spagnoli di ripagare i propri debiti facendo aumentare i costi di finanziamento. Ora, il tassello che vacilla paurosamente è l'Italia. Leggiamo questo report di Goldman sull'implacabile implosione dell'Italia:

La crescita del PIL reale Italiano ha deluso nel secondo trimestre, al -0.7% su base trimestrale non annualizzata (0.1% al di sopra del consenso BBG, e dello 0.2% al di sotto delle previsioni GS), dopo un già debole -0.8% su base trimestrale nel primo trimestre. La contrazione su base annua è pari al -2.5%. Questo crea una base molto debole per la crescita nel 2012, spostando meccanicamente la nostra aspettativa di un punto di svolta più significativo a partire dal mese nel Q3, la regolazione "automatica" della nostra previsione suggerisce una contrazione prevista del PIL reale del 2.1% nel 2012.

  1. Il PIL reale si è contratto ad un ritmo forte sin dall'inizio dell'anno (Grafico). Il PIL in termini reali si è contratto dello 0.7% su base trimestrale nel Q2, dopo un -0.8% su base trimestrale nel Q1. La cifra del Q2 è stata una sorpresa negativa che va ad accumularsi ad una performance desolante già nel 1° trimestre. In prospettiva, gli indicatori principali non evidenziano alcun miglioramento significativo nel Q3.
  2. Non ci sono dettagli sulle componenti del PIL, ma è probabile che il declino sia ad ampio raggio. L'ISTAT non pubblica i dettagli della sua prima stima del PIL, ma ha dichiarato che l'attività si è contratta nell'agricoltura, nell'industria e nei servizi. Dati gli sviluppi del passato, presteremo particolare attenzione agli investimenti del settore privato, che sono diminuiti significativamente nel 1° trimestre (da -2.6% su base trimestrale nel 4° trimestre del 2011 a -3.6% su base trimestrale), fermi il 25% al di sotto del picco del 2007.
  3. La produzione industriale nel mese di Giugno ha deluso. Uscita questa mattina, la cifra della produzione industriale di Giugno si è rivelata più debole del previsto (-1.4% su base mensile, -1.7% per il 2° trimestre nel suo complesso, e un -8.2% su base annuale). La dinamica negativa è stata quasi equamente condivisa tra i settori industriali non energetici (consumo, investimento e beni intermedi).
  4. L'Italia sarà sotto stretto controllo macroeconomico nei trimestri a venire. La dinamica della recessione rischia di indebolire meccanicamente le entrate fiscali di quest'anno, creando ostacoli per il consolidamento fiscale che è altrimenti ben avviato. Guardando al futuro, saremo molto vigili sulle componenti del PIL, quando la seconda stima del PIL verrà rilasciata. Noi crediamo che l'economia nazionale -- in particolare il consumo privato e gli investimenti -- si trova ad affrontare forti venti contrari (risanamento dei conti pubblici, condizioni di finanziamento) che possono finire per danneggiare le dinamiche di crescita sequenziale di più di quello che attualmente prevediamo.




Il governo Italiano ha caricato il paese con un debito enorme ed ora, mentre procede nella Missione Impossibile di ripagarlo, le tasse stanno facendo a pezzi quello che rimane dell'attività imprenditoriale, incapace di sostenere tale onere. Il debito Italiano è arrivato alla tremenda cifra di €1.973 bilioni. Quello che davvero sorprende, oltre alle varie chiacchiere sull'austerità, sui tagli alla spesa e sulle riforme, è il ritmo a cui sta crescendo questo pesante carico. Il debito Italiano nel 1999 aumentava ad un ritmo di €2 miliardi al mese; nove anni dopo (grazie anche all'entrata nell'euro e la facilità di finanziamento dovuta ai tassi di interesse della Germania) questo ritmo è quasi raddoppiato a €3.8 miliardi al mese. Sin dal 2008, dopo lo scoppio della crisi e le ridicole ricette Keynesiane sulla spesa e sui deficit, il ritmo si è impennato ancora di più arrivando a €6.4 miliardi al mese.




Ma non è finita qui. Negli ultimi 9 mesi il ritmo della crescita del debito ha raggiunto i €9.5 miliardi al mese. E Monti parla ancora di ripresa? Nel suo mondo fatato, forse, dove i Keynesiani vanno girando con bacchette magiche e trasformano lo sterco in IOU del governo. E la gente li accetta.

Ma nella realtà sappiamo che la carta del governo non ha alcun valore. Ha "volore" solo perché ci sono tizi con pistole e distintivi che, minacciando la popolazione con la violenza, fanno in modo che ripensino ai propri set di valori e riordinino le priorità. Ma le persome scopriranno che le promesse hanno le gambe corte, e ne sono state fatte di assurde; dovranno cercare un salvagente per la tempesta che si addensa all'orizzonte.



SALVAGENTE

Questo salvagente risponde al nome di oro. Dopo il Comitato di Basilea e l'intenzione della Cina di utilizzarlo come copertura dell'offerta di moneta, la US Clearing House CME, il più grande mercato del mondo per i derivati, ha dichiarato di accettare l'oro come collaterale. Subito dopo, anche la branca Europea ha affermato di "aver esteso l'elegibilità a quello che può essere considerato collaterale per includere i lingotti d'oro."

Questo riconferma ancora una volta come l'oro sia denaro. Non solo, nonostante i veleni lanciati dai media mainstream sulle ultime performance di prezzo dell'oro, la sua resilienza è straordinaria.




Qui invece il grafico dell'S&P 500 prezzato in oro.




Attualmente, viviamo in un sistema paper standard e il problema è che la quantità di denaro nell'economia viene controllata dalle banche centrali. Dal momento che le banche centrali sono controllate dai pianificatori centrali e dai banchieri (ad esempio, Jamie Dimon di JPMorgan è membro del consiglio dei governatori della FED di New York), influenzeranno la FED affinché stampi denaro qualora ce ne fosse bisogno. Quando ciò avviene, scatenano nell'economia più ampia un processo scomposto di correzione al rialzo dei prezzi (ovvero, inflazione nei prezzi), truffando i poveri fessi che per ultimi ricevono il denaro creato da poco.

L'alternativa a questa mega-truffa è l'oro. I governi odiano l'oro, dal momento che non possono controllare l'offerta d'oro allo stesso modo con cui controllano il denaro cartaceo. Ecco perché nel corso della storia hanno spinto gli individui verso la cartaccia del governo (es. Ordine Esecutivo 6102), rendendo dapprima l'oro illegale e poi denigrandolo accademicamente ed informativamente.

Nonostante gli acquisti sfrenati della Cina e la sua volontà di ricostituire un nuovo gold standard, il fattore principale dietro la salita dei prezzi dell'oro sarà la stampa monetaria da parte delle principali banche centrali del mondo. Infatti, più cartaccia circolerà, più gli investitori cercheranno di proteggersi dall'inflazione nei prezzi acquistando oro; i primi a ricevere il denaro creato da poco avranno un enorme vantaggio, e man mano che circolerà e si diffonderà nell'economia più ampia, farà aumentare i prezzi in cui verrà incanalato.

Ad esempio, sin dalla creazione della FED, la base monetaria degli Stati Uniti ha subito crescenti pressioni al rialzo.




Ora, dopo l'inizio della recente crisi nel 2008, ci sono stati molti rallentamenti nella creazione di denaro da parte della FED.




Anche nell'ultimo anno, abbiamo potuto osservare questo rallentamento.




Quando ciò accade, la salita del prezzo dell'oro in dollari rallenta. Questo, infatti, è uno dei tanti fattori che influenzano il prezzo dell'oro. Ma è probabile che la FED inflazionerà di nuovo, forse dopo un nuovo crash o dopo le elezioni. Il Tesoro degli Stati Uniti è sommerso dai debiti e la FED è l'ultimo baluardo in grado di calciare il barattolo e permettere ai pianificatori centrali di governare ancora un altro pò.



CONCLUSIONE

Durante un boom artificiale uscito dalla stampante monetaria, l'inflazione crea l'illusione del profitto e distorce il calcolo economico. Quello che il libero mercato fa meglio è premiare l'efficienza e punire l'inefficienza. Ma a causa del suddetto boom, tutti vengono attratti dal settore che sforna illusioni. Tutti pensano di essere in grado di fare di tutto. Durante questo periodo, di conseguenza, la qualità del lavoro cala poiché si tenta di produrre il più velocemetne possibile incuranti della durevolezza degli oggetti creati. In generale, le persone si innamorano di schemi di guadagno che promettono una ricchezza veloce senza alcun prezzo... visibile. La bolla immobiliare ha lanciato questo monito a tutti quelli che pensavano di essere esperti nel settore immobiliare mentre invece facevano tutt'altro lavoro. Non hanno imparato la lezione. Ancora si fidano delle promesse dei pianificatori centrali. Avranno un brutto risveglio.

Nel 1929 Andrew Mellon disse ad Herbert Hoover: "Liquidare il lavoro, liquidare le azioni, liquidare gli agricoltori, liquidare il settore immobiliare [...]. Ciò purificherà le fondamenta del sistema. L'elevato costo della vita si abbasserà. Le persone dovranno lavorare duramente, vivere una vita più morale. I valori verranno aggiustati, e le persone intraprendenti spodesteranno quelle meno competitive."