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giovedì 5 aprile 2018
Come l'Estonia è diventata uno dei Paesi più ricchi dell'Europa orientale
di Luis Pablo de la Horra
La domanda sul perché alcuni Paesi sono ricchi e prosperi, mentre altri sembrano condannati al flagello della povertà, è vecchia di secoli. Molti fattori sono stati ritenuti determinanti per quanto riguarda la prosperità: geografia, cultura, storia, ecc.
Sin dalla pubblicazione nel 1776 de La ricchezza delle nazioni, sappiamo che le istituzioni politiche ed economiche svolgono un ruolo decisivo in questo senso. Il libero commercio, un quadro giuridico affidabile che protegge la proprietà privata ed i contratti, e il denaro sonante sono condizioni necessarie affinché i Paesi possano prosperare.
L'emergere e il consolidamento di istituzioni che stimolano la crescita ha impiegato centinaia di anni in Paesi come il Regno Unito e gli Stati Uniti. Tuttavia, negli ultimi decenni abbiamo visto che le politiche giuste possono accelerare significativamente lo sviluppo economico.
L'Estonia è un esempio paradigmatico.
La storia dell'Estonia
Il 20 agosto 1991, l'Estonia ha ottenuto la sua indipendenza dopo 51 anni sotto il giogo del comunismo. Il Paese fu dapprima occupato dall'esercito rosso nel giugno 1940 sotto l'egida del patto di non aggressione tedesco/sovietico, in base al quale i due stati totalitari dividevano l'Europa orientale in sfere d'influenza. Un anno dopo, l'esercito nazista invase l'Unione Sovietica, occupando l'Estonia fino al 1944, quando i sovietici riconquistarono il Paese. L'instabilità politica in Unione Sovietica durante i primi anni '90 ha accelerato il ripristino della democrazia nel Paese baltico.
Sin dal primo giorno il nuovo governo si è impegnato in riforme orientate al mercato, le quali hanno gettato le basi per una transizione dal socialismo al capitalismo. L'agenda politica comprendeva la riforma monetaria, la creazione di una zona di libero scambio, un bilancio in pareggio, la privatizzazione delle società statali e l'introduzione di una tassa piatta sul reddito.
Uno degli architetti di questo programma pro-mercato è stato Mart Laar, primo ministro estone per due periodi: 1992-1994 e 1999-2002. Laar ha sostenuto che si è ispirato al bestseller di Milton Friedman, Free to Choose, per attuare il suo ambizioso piano di riforma di libero mercato.
Queste riforme hanno aperto la strada all'incredibile aumento del tenore di vita che l'Estonia ha vissuto dopo l'indipendenza. Oggi l'Estonia è considerata un Paese ad alto reddito dalla Banca Mondiale ed è membro dell'Unione Europea e dell'Eurozona. Il potere d'acquisto degli estoni è aumentato del 400% negli ultimi due decenni, nonostante il grave impatto che la crisi finanziaria del 2008 ha avuto sulle economie del Baltico. Inoltre l'aspettativa di vita si è spostata da 66 anni nel 1994 a 77 anni nel 2016.
L'Estonia è tra i primi Paesi in termini di libertà economica. Le finanze pubbliche sono buone, come dimostrato dal fatto che il debito pubblico è solo il 9.5% del PIL. In termini di mercato del lavoro, l'Estonia ha un tasso di disoccupazione del 5.3%, ben al di sotto della media UE. Infine l'efficiente ed attraente sistema fiscale aziendale (i profitti non distribuiti non sono tassati) ha reso l'Estonia un centro mondiale per le società high-tech, aumentando gli investimenti esteri e la crescita economica.
Rispetto alle altre ex-repubbliche sovietiche, i progressi dell'Estonia sono ancora più sorprendenti. In termini di reddito aggiustato al PPP, l'Estonia è al primo posto rispetto a Paesi come la Russia o la Lettonia, e ben al di sopra del reddito medio. Lo stesso dicasi per altri indicatori come l'aspettativa di vita o il tasso di mortalità infantile, in cui l'Estonia dimostra che il progresso economico ha un impatto reale sugli standard di vita delle persone.
L'Estonia è l'esempio vivente del fatto che il progresso umano è strettamente legato alla libertà economica. Tuttavia, ce ne sono molti altri. I Paesi che non molto tempo fa erano estremamente poveri stanno abbandonando il fango del sottosviluppo e stanno abbracciando la prosperità grazie al capitalismo. Le ricette per la crescita economica e il progresso sono note. L'unica cosa che possiamo fare è spargere la voce in modo che tutti i Paesi abbiano l'opportunità di migliorare i loro standard di vita come l'Estonia ha fatto nei primi anni '90.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://francescosimoncelli.blogspot.it/
lunedì 20 giugno 2016
Trump ha ragione — È tempo d'abbandonare la NATO
di David Stockman
Se volete sapere il motivo per cui abbiamo un debito pubblico da $19,000 miliardi e una struttura fiscale che porterà questa cifra già sconcertante a $35,000 miliardi e al 140% del PIL entro un decennio, vi basta considerare l'ultima rissa in campagna elettorale. Cioè, le urla di incredulità in risposta al suggerimento sensato di Donald Trump: gli europei dovrebbero accollarsi i costi della propria difesa.
Il fatto è che la NATO è stata uno spreco obsoleto per 25 anni. Ciononostante gli abitanti della Città Imperiale non sembrano aver capito che l'Armata Rossa è sparita; e che l'impero sovietico, che aveva a suo servizio 410 milioni di anime, è scomparso dalle pagine della storia nel dicembre 1991.
Ciò che rimane è un cumulo di macerie — 145 milioni di vecchi alcolizzati russi che vivono in quella che è sostanzialmente un'economia mondiale da terzo mondo in fallimento. Putin e i vari magnati russi sembravano vivere nel lusso e diffondevano una patina di sfarzo intorno a Mosca e San Pietroburgo. Ma questo era tutto dovuto al boom una tantum di petrolio, gas, nichel, alluminio, fertilizzanti, acciaio e altre materie prime e materiali industriali trasformati.
Detto in altro modo, l'economia russa è una patch di petrolio e minerali con un PIL equivalente all'area metropolitana di New York. E questo è il suo tallone d'Achille.
Il boom globale delle materie prime alimentato dalle banche centrali è finito. Man mano che il nuovo ciclo di deflazione sommergerà il mondo e comprimerà ulteriormente i prezzi delle materie prime e i relativi profitti, l'economia russa andrà in bancarotta; s'è già ridotta di quasi il 10% in termini reali, e ce ne vorrà prima che la discesa finirà.
Il fatto evidente è che la Russia è un'economia debole e non c'è il minimo rischio per la sicurezza degli Stati Uniti. Nessuno. Nichts. Nada. Niente.
La sua spesa per la difesa nazionale è pari a circa $50 miliardi, ma durante l'anno in corso $35 miliardi andranno alle Forze Armate russe. Stiamo parlando di circa tre settimane di spesa del Pentagono!
Anche data la sua capacità non-esistente, resta la questione delle intenzioni ostili e delle azioni aggressive. Ma come precisato qui di seguito, non esiste niente di tutto ciò. Tutta la demonizzazione di Putin si basa su una falsa narrazione derivante da un singolo evento.
Vale a dire, il colpo di stato del febbraio 2014 a Kiev contro il governo costituzionalmente eletto dell'Ucraina, è stato organizzato, finanziato e catalizzato dall'apparato Washington/NATO. Putin ha attuato azioni difensive in risposta, perché questa provocazione estremamente stupida e illegale rappresentava una minaccia per gli interessi vitali nel suo cortile di casa.
Il governo apertamente ostile insediato a Kiev ha minacciato di entrare nella NATO, perseguitare la minoranza di lingua russa in Ucraina orientale, rinunciare ai suoi obblighi finanziari multi-miliardiari nei confronti di Mosca e mettere in pericolo gli accordi per il porto di Sebastopoli (Crimea). Quest'ultimo ha rappresentato l'ancora storica della sicurezza nazionale della Russia sotto zar e commissari simili.
Inoltre il colpo di stato ordito da CIA, Dipartimento di Stato e dalla cosiddetta Endowment for Democracy mentre Putin badava ai fatti suoi alle Olimpiadi di Sochi, brulicava di seguaci del "Right Sector". Quest'ultimo è un movimento fascista che considera "eroe nazionale" un collaboratore nazista della seconda guerra mondiale, Stepan Bandera.
Proprio così. Il nuovo primo ministro imposto dall'Assistente Segretario di Stato degli Stati Uniti, Victoria Nuland, e dai neocon, faceva parte di una cabala neo-nazista.
Inoltre, senza la sollecitazione di Washington e gli incitamenti bellicosi della NATO, l'Europa non avrebbe affatto bisogno di un'alleanza militare. A parte il conflitto fabbricato e inutile contro la Russia, l'Europa non ha nemici con un'economia industrializzata; non ha bisogno di spendere $250 miliardi, o il 2% del PIL, per la difesa.
Il confronto con la Russia, compresa la follia economica delle sanzioni anti-Putin, è l'opera di una macchina da guerra e dei suoi ausiliari burocratici che sono andati molto oltre la loro data di scadenza. Vale a dire, la "minaccia russa" è inventata da generali, ammiragli, spie, diplomatici e altri burocrati della sicurezza nazionale, che altrimenti sarebbero a corto di potere, posti di lavoro e soprattutto in pensione.
Naturalmente i rivali del GOP di Trump sono strisciati fuori dalle loro spelonche ululando indignati non appena hanno sentito nominare la NATO. Non a caso il governatore Kasich ha detto che Trump "aveva torto", e poi ha inanellato una serie di stupide frasi:
Dobbiamo assicurarci di rafforzare la NATO, dobbiamo fare in modo che (il presidente russo Vladimir) Putin capisca che armeremo gli ucraini in modo che combattano per la libertà ", ha detto Kasich ad Anderson Cooper. "Abbiamo bisogno della NATO. La NATO è importante; tutti vogliamo che riesca a fare di più."
Qualcuno dovrebbe dirgli che i politici nazionalisti e cripto-nazisti e gli oligarchi ladri che hanno sequestrato il governo ucraino, sono una sorta di "combattenti per la libertà" del fine settimana.
Ma Ted Cruz è un altro discorso. Quando si tratta di politica estera, questo tipo è semplicemente fuori di testa. È talmente pieno di ideologia neocon che trasuda bile sciovinista:
"È stato obiettivo della Russia per decenni, è stato obiettivo di Putin, rompere la NATO. Quello che Donald Trump sta dicendo è che dovremmo arrenderci unilateralmente alla Russia e a Putin, dare a Putin una grande vittoria politica estera rompendo la NATO e abbandonando l'Europa."
Inutile dire che non c'è nemmeno un punto preciso in questa affermazione. La verità è l'opposto. E ciò inizia con la promessa di George H. Bush a Gorbaciov del 1989: in cambio della sua acquiescenza alla riunificazione della Germania, la NATO non si sarebbe ampliata di "un singolo pollice".
La NATO avrebbe dovuto dichiarare la vittoria ed essere smembrata. Il bilancio della difesa sarebbe dovuto essere drasticamente ridotto alla semplice difesa interna, perché non c'erano più stati industrializzati nemici a livello globale.
Ovviamente la promessa del Vecchio Bush venne cestinata da Bill Clinton a metà degli anni '90. Sembra che la sua rielezione fosse stata minacciata da accuse d'essere troppo morbido dal punto di vista della difesa. Quindi la sua soluzione fu quella d'invitare la Polonia, gli stati baltici e gran parte del resto del Patto di Varsavia, ad aderire alla NATO.
Quella che doveva essere un'alleanza di 15 nazioni venne trasformata in un "Banda dei 28", che praticamente circondava la Russia. A parte il conflitto dopo il colpo di stato ucraino e la lotta in Georgia tra Mosca e un truffatore locale, non c'è mai stato alcun conflitto.
Nel corso dei 15 anni al potere dal 1999 al febbraio 2014, Putin non ha dimostrato alcun desiderio di voler inglobare le popolazioni non-russe. E sin da allora ha messo in chiaro, attraverso l'accordo di Minsk, che egli sostiene un governo indipendente in Ucraina — a condizione che vengano implementate le legittime richieste della regione del Donbass di lingua russa.
Né vi è uno straccio di prova che Mosca stia per invadere gli stati baltici o la Polonia, per non parlare del resto d'Europa.
La Crimea ha fatto parte della Russia sin dal 1783, quando Caterina la Grande la comprò dai turchi. Da allora in poi ha reso Sebastopoli il porto di partenza per la Grande Flotta del Mar Nero, baluardo fondamentale della sicurezza nazionale della Russia.
Nei 171 anni successivi la Crimea è stata parte integrante della Russia — un arco che supera i 166 anni che sono trascorsi sin da quando la California venne annessa in questo continente, fornendo in tal modo alla Marina degli Stati Uniti la propria porta d'acqua a San Diego.
Sebbene forze straniere non abbiano invaso le coste della California, non furono i fucili, l'artiglieria e il sangue ucraini che nel 1854 annientarono la carica della Brigata della Luce nella città di Balaclava in Crimea; furono i patrioti russi che difesero la patria da turchi, europei e britannici.
Infatti il ritratto del cosiddetto "eroe russo" appeso nell'ufficio di Putin è quello dello zar Nicola I. Il suo brutale regno trentennale ha portato l'impero russo al suo apice storico, ma, ironia della sorte, è venerato nell'agiografia russa per un altro motivo — cioè, come difensore della Crimea, anche se perse la guerra del 1850 con gli ottomani e gli europei.
Quando Franklin Roosevelt arrivò a Yalta (Crimea) nel febbraio 1945, sapeva di trovarsi nella Russia sovietica.
Per cementare il suo controllo sul Cremlino nella lotta per la successione dopo la morte di Stalin, Nikita Kruscev avrebbe trascorso 15 minuti a rivedere il suo "dono della Crimea" ai suoi subalterni a Kiev, in onore della decisione dei loro antenati 300 anni prima di diventare vassalli della Russia.
Quindi la Crimea è diventata parte dell'Ucraina durante l'era sovietica a metà degli anni '50. Eppure la sua riannessione — con un voto favorevole del 90% nel referendum — dopo le provocazioni del febbraio 2014, è diventata la base per (quasi) riaccendere la guerra fredda.
Inoltre il fatto che la Crimea e il vicino cuore industriale del Donbas siano di lingua russa, non è qualcosa di "inventato" da Putin. È un fatto che è scritto nel sangue da 85 anni.
Negli anni '30 Stalin popolò la regione orientale (Donbas), spina dorsale dell'Unione Sovietica per quanto riguardava carbone, acciaio, macchinari e prodotti chimici, con russi trapiantati. Sapeva che i kulaki ucraini, che aveva liquidato a milioni durante la sua catastrofica campagna di collettivizzazione forzata, stavano ribollendo d'odio nei confronti del regime rosso di Mosca e che non sarebbero rimasti sottomessi ancora a lungo.
Nel 1943 i nazionalisti ucraini di Kiev e delle regioni occidentali si unirono alla Wehrmacht nazista nel suo cammino verso Stalingrado, uccidendo ebrei, polacchi e comunisti a decine di migliaia mentre marciavano verso est; e dopo che l'Armata Rossa infine ruppe l'assedio più sanguinoso della storia, i russofoni del Donbas si unirono all'Armata Rossa nella sua marcia di ritorno in Germania, uccidendo stavolta gli ucraini nazisti a decine di migliaia per rappresaglia.
Quindi tutte le mistificazioni di Washington sull'Ucraina sono radicate nell'ignoranza storica. L'attuale fiammata di questa tragica storia è stata innescata dal colpo di stato di Victoria Nuland; non dalla presunta aggressività di Putin!
E questo ci riporta alla domanda iniziale. Che tipo di ragionamento contorto può sostenere che l'aggregazione di Albania, Croazia, Estonia, Slovacchia e Slovenia all'alleanza obsoleta della NATO, possa aggiungere una virgola di sicurezza e protezione ai cittadini di Lincoln NE, Spokane WA o Worcester MA?
Si tratta solo dell'inerzia terribile di una macchina da guerra che ha affondato i suoi tentacoli in profondità nell'economia e nel processo di governance politica della nazione.
Dopo la caduta del muro di Berlino nel novembre 1989 e la morte dell'Unione Sovietica due anni dopo, quando Boris Yeltsin mandò in pensione i carri armati dell'esercito rosso di fronte alla versione russa della Casa Bianca a Mosca, s'è concluso un periodo buio della storia umana.
Il mondo aveva aderito ad una guerra globale durata 77 anni, innescata dalla mobilitazione degli eserciti europei nell'agosto 1914. Se si desidera contare i morti, sono state uccise 150 milioni di persone dalla Grande Guerra fino alla fine della Guerra Fredda.
Vale a dire, l'8% della razza umana è stata spazzata via durante suddetto periodo. Il pedaggio ha compreso la follia della guerra di trincea durante il 1914-1918; i regimi sanguinari del totalitarismo sovietico e nazista, sorti dalle ceneri della Grande Guerra e di Versailles; e poi la carneficina della seconda guerra mondiale e di tutte le altre guerre minori, incluse le invasioni nella Guerra Fredda tra cui la Corea e il Vietnam.
La fine della Guerra Fredda ha significato che la pace nel mondo era finalmente a portata di mano, ma 25 anni dopo non c'è ancora pace perché Washington ha confuso la storia.
In realtà, il Partito della Guerra radicato nella capitale della nazione è strabordante interessi economici e perversioni ideologiche che garantiscono una guerra perpetua; assicurano sprechi senza fine per armamenti; diffondono morte e sofferenza a causa delle tecnologie belliche del XXI secolo; e da questa morte e sofferenza ha origine il contraccolpo terrorista.
Quindi c'era ancora una minaccia per la pace in agguato sulle rive del Potomac dopo 77 anni di guerra globale. Il grande generale e presidente, Dwight Eisenhower, nel suo discorso d'addio alla carica aveva definito questa minaccia il "complesso militare/industriale", ma questa parte memorabile del suo discorso è stata omessa da coloro che gli scrivevano i discorsi, i quali eliminarono la parola "congressuale" in un gesto di cortesia al ramo legislativo.
Quindi ripristinate il riferimento cancellato di Ike, metteteci dentro i guerrieri del fine settimana di Capitol Hill, aggiungeteci i ficcanaso nella Beltway che costituivano i rami della flotta della Guerra Fredda (CIA, Stato, AID, ecc.), e il cerchio è completo. Stiamo parlando della macchina da guerra e dell'egemonia imperiale più impressionanti sin da quando le legioni romane cavalcavano la maggior parte del mondo civilizzato.
In una parola, la vera minaccia per la pace è stata la Pax Americana post-1990.
Infatti negli ultimi 25 anni Washington ha totalmente ignorato che la pace era possibile alla fine della Guerra Fredda. Oggi la Città Imperiale è tanto inetta, maldestra e sanguinaria, come lo furono Berlino, Parigi, San Pietroburgo, Vienna e Londra nell'agosto del 1914.
Oggi non c'è pace sulla Terra soprattutto a causa della Città Imperiale — non a causa di Mosca, Pechino, Teheran, Damasco, Mosul o addirittura Raqqa. Quest'ultima è diventata una minaccia globale a causa di ciò che non è accaduto nel 1991.
Bush senior avrebbe dovuto dichiarare "missione compiuta" e tagliare il budget del Pentagono da $600 miliardi a $200 miliardi; smobilitare il complesso militare/industriale, mettendo una moratoria su tutte le vendite di nuove armi, appalti ed esportazioni; sciogliere la NATO e smantellare la rete di basi militari statunitensi all'estero; diminuire le forze armate statunitensi da 1.5 milioni a poche centinaia di migliaia; e organizzare e condurre una campagna di disarmo mondiale, come fecero i suoi predecessori repubblicani negli anni '20.
Purtroppo nessuna di queste possibilità è mai entrata nei pensieri della Città Imperiale. Ciononostante mettere in discussione la NATO è in realtà un buon modo — seppur tardivo — di riproporre le domande che sono state sepolte dopo il 1991.
Non c'è da sorprendersi se il Partito della Guerra a Washington abbia accolto l'impertinenza di Donald Trump con disprezzo rabbioso.
Saluti,
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
sabato 13 ottobre 2012
Cosa c'è dietro il successo dell'Estonia?
«Uno degli aspetti più eclatanti della Grande Moderazione è stata l'emissione di grandi quantità di debito mal prezzato ed estremamente "tossico" poiché gli investitori, ostacolati dalla mancanza di spread (rendimenti), hanno spinto sempre più lontano lo spettro del rischio del credito. All'epoca l'elemento motore era l'enorme liquidità innescata da cartolarizzazioni su larga scala (ed è finita bene, eh?); questa volta sono le banche centrali che stanno fornendo carburante agli investitori che cercano di ottenere un rendimento attraverso la leva (sia tramite leva finanziaria in imprese più rischiose sia tramite leva tecnica con strumenti più rischiosi). Vale a dire, le ultime settimane hanno visto la resurrezione dell'emissione di bond PIK-Toggle.
Questi bond spazzatura con un rischio default molto alto offrono rendimenti "attrattivi" in relazione all'idiozia finanziaria del resto dei mercati dei capitali, ma il ripagamento porta un avviso molto chiaro -- non aspettatevi coupon o il rimborso del capitale in contanti, ma promettiamo di ripagare il capitale offrendovi più bond spazzatura (estendendo la maturità ad esempio).
L'ultima volta che abbiamo visto un aumento in questi bond come quello attuale fu durante il fiasco del LTRO della BCE, ed ora con il QEternità sul tavolo l'eccesso di liquidità "forza" il denaro a finire in questi strumenti sovra-indebitati e sotto-compensati. Con i tassi tenuti bassi, sospettiamo che vedremo più PIK-Toggle, Cov-Lite, Junior-Mezz CLOs -- e sospettiamo anche che tutto ciò non avrà un lieto fine.»
~ Visualizing Central Bank Mal-Investment-Driven Excess, ZeroHedge, 11 Ottobre 2012.
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di Frank Shostak
Sullo sfondo di una grave crisi economica nella zona Euro, è sorprendente trovare un membro dell'area Euro che sta effettivamente mostrando buoni risultati economici. Questo membro è l'Estonia. In termini del cosiddetto prodotto interno lordo (PIL), il tasso medio annuo della sua crescita in Estonia è stato pari al 8.4% nel 2011 rispetto a quello generale della zona Euro a 1.5%. Finora la sua crescita media annua è stata pari al 2.8% in Estonia rispetto al -0.2% nella zona Euro.
Si noti inoltre che il tasso di disoccupazione in Estonia mostra un calo visibile – è sceso al 5.9% nel mese di Agosto rispetto al 7.6% di Gennaio. Per contro, il tasso di disoccupazione nella zona Euro è salito a livelli alti nel mese di Agosto. Dopo aver chiuso al 10.8% nel mese di Gennaio, il tasso di disoccupazione nella zona euro è salito al 11.4% nel mese di Agosto.
Una seria pulizia, vale a dire l'eliminazione di varie attività non produttive, è un fattore chiave dietro il successo dell'Estonia. Tra il terzo trimestre del 2009 ed il primo trimestre del 2011 il tasso medio annuo di crescita della spesa del governo è stato pari a -7.4%. In breve, le spese del governo sono state tagliate drasticamente. Si noti che ciò ha eliminato varie attività improduttive emerse grazie alla precedente spesa pubblica più accentuata. Inoltre, il debito pubblico Estone in % del PIL è solo del 6% contro l'81% della Germania ed il 165% della Grecia.
Un altro fattore importante che ha rivitalizzato l'economia Estone è stata una diminuzione dell'offerta di denaro durante il periodo dal Maggio 2008 al Novembre 2009, vale a dire l'offerta di denaro è diminuita per 19 mesi. Si noti che la media del tasso di crescita annuale della nostra misura monetaria (AMS) nel corso di questo periodo si è attestata a -7.9%. Una diminuzione dell'offerta di denaro ha arrestato il trasferimento di ricchezza reale dalle attività generatrici di ricchezza verso quelle attività non generatrici di ricchezza. Ciò equivale ad un rafforzamento dei generatori di ricchezza ed un indebolimento delle attività non generatrici di ricchezza. A causa del ritardo insito in questo processo l'effetto della diminuzione dell'offerta di denaro è ancora nel sistema, cioè continua ad avvantaggiare i fondamentali economici.
Dal secondo trimestre 2011 il governo ha invertito la sua posizione e si è imbarcato in una spesa enorme. La media del tasso annuale di crescita tra il secondo trimestre 2011 ed il secondo trimestre 2012 si è attestata ad un valore positivo dell'11%. (Confrontate questo con il -7.4% dal terzo trimestre 2009 al primo trimestre 2011). Inoltre, il tasso annuo di crescita della massa monetaria ha mostrato una forte crescita. La media del tasso annuo di crescita tra il Dicembre 2009 e l'Agosto 2012 si è attestata al 8%. (In contrasto con la cifra di -7.9% dal mese di Maggio 2008 al Novembre 2009).
Piuttosto che persistere con il processo di pulizia, il governo e la banca centrale hanno scelto di invertire la posizione arrestando così il processo di guarigione dell'economia. L'inversione della posizione probabilmente "funzionerà" solo temporaneamente. Darà luogo a nuove attività in bolla e rafforzerà le vecchie attività in bolla. In termini di PIL reale è molto probabile che vedremo un rafforzamento visibile nella sua dinamica di crescita. Ad un certo punto, però, l'indebolimento dei generatori di ricchezza si farà sentire e l'economia Estone soffrirà a causa dell'inversione della politica fiscale e monetaria.
Sintesi e conclusioni
Il caso Estone dimostra che una politica che rimuove le attività in bolla pone le basi per una sana crescita economica. Ogni tentativo di modificare le politiche fiscali e monetarie più ristrette riporta in auge attività non produttive e conduce ad un impoverimento economico. Non è possibile generare qualcosa dal nulla. Ogni tentativo di agire così risulta in un disastro economico.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
Questi bond spazzatura con un rischio default molto alto offrono rendimenti "attrattivi" in relazione all'idiozia finanziaria del resto dei mercati dei capitali, ma il ripagamento porta un avviso molto chiaro -- non aspettatevi coupon o il rimborso del capitale in contanti, ma promettiamo di ripagare il capitale offrendovi più bond spazzatura (estendendo la maturità ad esempio).
L'ultima volta che abbiamo visto un aumento in questi bond come quello attuale fu durante il fiasco del LTRO della BCE, ed ora con il QEternità sul tavolo l'eccesso di liquidità "forza" il denaro a finire in questi strumenti sovra-indebitati e sotto-compensati. Con i tassi tenuti bassi, sospettiamo che vedremo più PIK-Toggle, Cov-Lite, Junior-Mezz CLOs -- e sospettiamo anche che tutto ciò non avrà un lieto fine.»
~ Visualizing Central Bank Mal-Investment-Driven Excess, ZeroHedge, 11 Ottobre 2012.
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di Frank Shostak
Sullo sfondo di una grave crisi economica nella zona Euro, è sorprendente trovare un membro dell'area Euro che sta effettivamente mostrando buoni risultati economici. Questo membro è l'Estonia. In termini del cosiddetto prodotto interno lordo (PIL), il tasso medio annuo della sua crescita in Estonia è stato pari al 8.4% nel 2011 rispetto a quello generale della zona Euro a 1.5%. Finora la sua crescita media annua è stata pari al 2.8% in Estonia rispetto al -0.2% nella zona Euro.
Una seria pulizia, vale a dire l'eliminazione di varie attività non produttive, è un fattore chiave dietro il successo dell'Estonia. Tra il terzo trimestre del 2009 ed il primo trimestre del 2011 il tasso medio annuo di crescita della spesa del governo è stato pari a -7.4%. In breve, le spese del governo sono state tagliate drasticamente. Si noti che ciò ha eliminato varie attività improduttive emerse grazie alla precedente spesa pubblica più accentuata. Inoltre, il debito pubblico Estone in % del PIL è solo del 6% contro l'81% della Germania ed il 165% della Grecia.
Un altro fattore importante che ha rivitalizzato l'economia Estone è stata una diminuzione dell'offerta di denaro durante il periodo dal Maggio 2008 al Novembre 2009, vale a dire l'offerta di denaro è diminuita per 19 mesi. Si noti che la media del tasso di crescita annuale della nostra misura monetaria (AMS) nel corso di questo periodo si è attestata a -7.9%. Una diminuzione dell'offerta di denaro ha arrestato il trasferimento di ricchezza reale dalle attività generatrici di ricchezza verso quelle attività non generatrici di ricchezza. Ciò equivale ad un rafforzamento dei generatori di ricchezza ed un indebolimento delle attività non generatrici di ricchezza. A causa del ritardo insito in questo processo l'effetto della diminuzione dell'offerta di denaro è ancora nel sistema, cioè continua ad avvantaggiare i fondamentali economici.
Dal secondo trimestre 2011 il governo ha invertito la sua posizione e si è imbarcato in una spesa enorme. La media del tasso annuale di crescita tra il secondo trimestre 2011 ed il secondo trimestre 2012 si è attestata ad un valore positivo dell'11%. (Confrontate questo con il -7.4% dal terzo trimestre 2009 al primo trimestre 2011). Inoltre, il tasso annuo di crescita della massa monetaria ha mostrato una forte crescita. La media del tasso annuo di crescita tra il Dicembre 2009 e l'Agosto 2012 si è attestata al 8%. (In contrasto con la cifra di -7.9% dal mese di Maggio 2008 al Novembre 2009).
Piuttosto che persistere con il processo di pulizia, il governo e la banca centrale hanno scelto di invertire la posizione arrestando così il processo di guarigione dell'economia. L'inversione della posizione probabilmente "funzionerà" solo temporaneamente. Darà luogo a nuove attività in bolla e rafforzerà le vecchie attività in bolla. In termini di PIL reale è molto probabile che vedremo un rafforzamento visibile nella sua dinamica di crescita. Ad un certo punto, però, l'indebolimento dei generatori di ricchezza si farà sentire e l'economia Estone soffrirà a causa dell'inversione della politica fiscale e monetaria.
Sintesi e conclusioni
Il caso Estone dimostra che una politica che rimuove le attività in bolla pone le basi per una sana crescita economica. Ogni tentativo di modificare le politiche fiscali e monetarie più ristrette riporta in auge attività non produttive e conduce ad un impoverimento economico. Non è possibile generare qualcosa dal nulla. Ogni tentativo di agire così risulta in un disastro economico.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
sabato 9 giugno 2012
Estonia e Austerità: un Altro Petardo che Esplode in Mano a Krugman
Prima di immergerci in un pò di razionalità economica, qualche notizia dal folle mondo degli zulù stampatori. L'amministrazione Obama sta ultimamente spingendo i membri dell'eurozona a prendere misure "efficaci" contro i guai finanziari che attanagliano l'area Europea in modo da calmare i mercati e rassicurare i depositanti sulla salute delle banche. Lo zio Sam vuole che l'Europa inizi a pompare denaro dal fondo di salvataggio, di circa €700 miliardi, verso quei governi con costi di finanziamento in ascesa in modo che, a loro volta, possano aiutare le banche in difficoltà. I PIIGS sono un pozzo senza fondo, il che richiederà una maggiore centralizzazione dei poteri dell'Europa al fine di utilizzare a tavoletta la stampante della BCE e tentare di comprare ancora tempo (come ha fatto lo zio Ben). Anche perché i Tedeschi non ci stanno ad essere spennati per salvare le chiappe di Greci, Spagnoli ed Italiani, infatti, secondo un sondaggio del Bild, il 49% degli intervistati vuole un ritorno al Marco (qualche mese fà erano al 45%). Dulcis in fundo, si aggrega al carrozzone dei salvataggi anche Cipro che è probabile che ricorrerà all'aiuto Europeo per far fronte ai problemi Greci che si ripercuotono sul suo settore bancario. La Banca Popolare di Cipro ha bisogno come minimo di €1.8 miliardi per la fine del mese per soddisfare le richieste Europee di ricapitalizzazione bancaria. Michalis Sarris, Presidente della Banca Popolare di Cipro, ha detto: "Ci sarà il sostegno e arriverà dall'EFSF se necessario." Ora le autorità Cipriote stanno conversando con quelle Europee per posticipare la scadenza ad Agosto. Calciare il barattolo sta dinventando la "soluzione" universale a qualsiasi guaio economico. Non funzionerà. Il barattolo si farà solo più grande. Fate le vostre scommesse.
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di Daniel J. Mitchell
Ho grande passione per l'Estonia, in parte perché era la prima nazione post-comunista ad adottare la flat tax, ma anche per uno scenario straordinario del paese.
Più di recente, però, mi sono congratulato con l'Estonia (insieme con la Lettonia e la Lituania, le altre due nazioni Baltiche) per aver realizzato veri e propri tagli alla spesa. Ho sostenuto che l'Estonia sta mostrando come un governo possa riaccendere la crescita riducendo il carico del governo.
Non sorprende che alcune persone non sono d'accordo con la mia analisi. Paul Krugman dal New York Times ieri ha criticato l'Estonia, scrivendo che la nazione Baltica ha subito una "crollo a livello di depressione" nel 2008 e ha solo gestito un "recupero incompleto" nel corso degli ultimi anni.
Accusa "l'austerità" per questa performance apparentemente debole.
Ho una reazione positiva e negativa al post di Krugman. La mia reazione positiva è che sta parlando di una nazione che in realtà ha tagliato la spesa, quindi c'è un'austerità reale nel settore pubblico (consultare l'articolo di Veronique de Rugy sul LA Times per capire la differenza fondamentale tra austerità nel settore pubblico e settore privato).
Questo è un segno di progresso. In passato, ha lanciato un attacco stupido alla Gran Bretagna per un "ritiro del governo" che non è mai accaduto, quindi ciò che ha scritto sull'Estonia si basa almeno su eventi reali.
La mia reazione negativa è che Krugman è molto colpevole di prendere i dati che gli fanno comodo. Se guardate al grafico che accompagna il suo post, la performance economica dell'Estonia non è molto impressionante, ma perché ci mostra solo i dati dal 2007 ad oggi.
I numeri sono esatti, ma sono progettati per fuorviare piuttosto che informare (come se avessi proposto un grafico dal 2009 ad oggi).
Ma prima di esporre quel pò di trucchi, c'è un altro errore degno di nota. Krugman vuole presumibilmente portarci a pensare che la recessione è coincisa con i tagli alla spesa. Ma il suo grafico mostra che l'economia è sbandata nel 2008 – un anno in cui la spesa pubblica in Estonia è salita di quasi il 18% secondo i dati fiscali dell'UE!
Fino al 2009 i legislatori Estoni non hanno cominciato a ridurre l'onere della spesa. Quindi credo che il Professor Krugman voglia farci credere che l'economia è colata a picco nel 2008 a causa delle aspettative d'austerità del 2009. O qualcosa del genere.
Ritornando ora al mio reclamo sui dati presi per comodità, Krugman fa sembrare l'Estonia stagnante guardando ai dati solo a partire dal 2007. Ma come si può vedere da questo secondo grafico, la performance economica di lungo periodo dell'Estonia è abbastanza esemplare. Ha raddoppiato la sua produzione economica in soli 15 anni secondo il Fondo Monetario Internazionale. In quel periodo – tra cui la recente recessione – ha goduto di uno dei tassi di crescita più rapidi in Europa.
Questo non significa che l'Estonia è perfetta. Ha fatto esperienza di una bolla del credito/immobiliare, e c'era una profonda recessione, quando la bolla è scoppiata. Ed i politici hanno lasciato esplodere la spesa pubblica durante gli anni della bolla, quasi raddoppiando il bilancio tra il 2004 e il 2008.
Ma l'Estonia ha reagito agli eccessi di spesa ed alla recessione in modo molto responsabile. Invece di utilizzare l'economia debole come una scusa per espandere ulteriormente l'onere della spesa pubblica, nella speranza che l'economia Keynesiana avrebbe magicamente funzionato (dopo aver fallito per Hoover e Roosevelt negli anni '30, in Giappone negli anni '90, per Bush nel 2008, e per Obama nel 2009), gli Estoni si sono resi conto che avevano bisogno di tagliare la spesa.
E ora che la spesa è stata ridotta, vale la pena notare che la crescita è ripresa.
Ciò che rende Krugman particolaremente divertente è che lo ha scritto non appena il resto del mondo ha cominciato a notare che l'Estonia è un modello di ruolo. Ecco alcune delle cose che la CNBC ha appena pubblicato.
Una buona linea di politica fa la differenza. Ma aiuta anche ad avere cittadini razionali (a differenza della Francia, dove la gente vota per analfabeti economici e protesta contro la realtà).
Vale la pena notare, tra l'altro, che il governo è ancora troppo grande in Estonia. Il settore pubblico consuma circa il 39% della produzione economica, quasi il doppio del peso della spesa pubblica a Hong Kong e Singapore.
Ma, a differenza di alcuni politici Americani, almeno gli Estoni comprendono il problema e stanno prendendo misure per muoversi nella giusta direzione. Spero che continuino.
P.S. Il Presidente dell'Estonia, un Socialdemocratico di nome Toomas Hendrik Ilves, ha usato il suo account twitter ieri per prendere a calci Krugman. Per un pò di divertimento, leggete questo articolo di HuffingtonPost.
P.P.S. Poche altre nazioni, quali Canada e Nuova Zelanda, hanno anche imposto vere restrizioni alla spesa negli ultimi decenni e hanno anche ottenuto buoni risultati.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
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di Daniel J. Mitchell
Ho grande passione per l'Estonia, in parte perché era la prima nazione post-comunista ad adottare la flat tax, ma anche per uno scenario straordinario del paese.
Più di recente, però, mi sono congratulato con l'Estonia (insieme con la Lettonia e la Lituania, le altre due nazioni Baltiche) per aver realizzato veri e propri tagli alla spesa. Ho sostenuto che l'Estonia sta mostrando come un governo possa riaccendere la crescita riducendo il carico del governo.
Non sorprende che alcune persone non sono d'accordo con la mia analisi. Paul Krugman dal New York Times ieri ha criticato l'Estonia, scrivendo che la nazione Baltica ha subito una "crollo a livello di depressione" nel 2008 e ha solo gestito un "recupero incompleto" nel corso degli ultimi anni.
Accusa "l'austerità" per questa performance apparentemente debole.
Ho una reazione positiva e negativa al post di Krugman. La mia reazione positiva è che sta parlando di una nazione che in realtà ha tagliato la spesa, quindi c'è un'austerità reale nel settore pubblico (consultare l'articolo di Veronique de Rugy sul LA Times per capire la differenza fondamentale tra austerità nel settore pubblico e settore privato).
Questo è un segno di progresso. In passato, ha lanciato un attacco stupido alla Gran Bretagna per un "ritiro del governo" che non è mai accaduto, quindi ciò che ha scritto sull'Estonia si basa almeno su eventi reali.
La mia reazione negativa è che Krugman è molto colpevole di prendere i dati che gli fanno comodo. Se guardate al grafico che accompagna il suo post, la performance economica dell'Estonia non è molto impressionante, ma perché ci mostra solo i dati dal 2007 ad oggi.
I numeri sono esatti, ma sono progettati per fuorviare piuttosto che informare (come se avessi proposto un grafico dal 2009 ad oggi).
Ma prima di esporre quel pò di trucchi, c'è un altro errore degno di nota. Krugman vuole presumibilmente portarci a pensare che la recessione è coincisa con i tagli alla spesa. Ma il suo grafico mostra che l'economia è sbandata nel 2008 – un anno in cui la spesa pubblica in Estonia è salita di quasi il 18% secondo i dati fiscali dell'UE!
Fino al 2009 i legislatori Estoni non hanno cominciato a ridurre l'onere della spesa. Quindi credo che il Professor Krugman voglia farci credere che l'economia è colata a picco nel 2008 a causa delle aspettative d'austerità del 2009. O qualcosa del genere.
Ritornando ora al mio reclamo sui dati presi per comodità, Krugman fa sembrare l'Estonia stagnante guardando ai dati solo a partire dal 2007. Ma come si può vedere da questo secondo grafico, la performance economica di lungo periodo dell'Estonia è abbastanza esemplare. Ha raddoppiato la sua produzione economica in soli 15 anni secondo il Fondo Monetario Internazionale. In quel periodo – tra cui la recente recessione – ha goduto di uno dei tassi di crescita più rapidi in Europa.
Questo non significa che l'Estonia è perfetta. Ha fatto esperienza di una bolla del credito/immobiliare, e c'era una profonda recessione, quando la bolla è scoppiata. Ed i politici hanno lasciato esplodere la spesa pubblica durante gli anni della bolla, quasi raddoppiando il bilancio tra il 2004 e il 2008.
Ma l'Estonia ha reagito agli eccessi di spesa ed alla recessione in modo molto responsabile. Invece di utilizzare l'economia debole come una scusa per espandere ulteriormente l'onere della spesa pubblica, nella speranza che l'economia Keynesiana avrebbe magicamente funzionato (dopo aver fallito per Hoover e Roosevelt negli anni '30, in Giappone negli anni '90, per Bush nel 2008, e per Obama nel 2009), gli Estoni si sono resi conto che avevano bisogno di tagliare la spesa.
E ora che la spesa è stata ridotta, vale la pena notare che la crescita è ripresa.
Ciò che rende Krugman particolaremente divertente è che lo ha scritto non appena il resto del mondo ha cominciato a notare che l'Estonia è un modello di ruolo. Ecco alcune delle cose che la CNBC ha appena pubblicato.
Sedici mesi dopo essere entrata a far parte del blocco valutario in difficoltà, l'Estonia è in piena espansione. L'economia è cresciuta del 7.6% lo scorso anno, cinque volte la media della zona euro. L'Estonia è l'unico paese della zona euro con un avanzo di bilancio. Il debito nazionale è solo del 6% del PIL, rispetto all'81% della Germania virtuosa, o del 165% della Grecia. Gli amanti dello shopping affollano i negozi di design Nordici ed i nuovi ristoranti a Tallinn, la capitale medievale, e le aziende all'avanguardia tecnologica si lamentano che non riescono a trovare gente per riempire i loro posti di lavoro vacanti. Sembra tutto un sogno lontano rispetto al buio in Europa. La situazione dell'Estonia è tanto più notevole se si considera che si trattava di uno dei paesi più colpiti dalla crisi finanziaria globale. [...] Come hanno fatto a riprendersi? "Posso rispondere con una sola parola: austerità. Austerità, austerità, austerità," dice Peeter Koppel, stratega d'investimento presso la SEB Bank. [...] il che non è esattamente il messaggio che gli Europei più a sud vogliono sentire. [...] L'Estonia ha inoltre prestato molta attenzione ai fondamenti per creare un ambiente favorevole alle imprese: riduzione e semplificazione delle tasse, il che rende facile ed economico costruire aziende.
Una buona linea di politica fa la differenza. Ma aiuta anche ad avere cittadini razionali (a differenza della Francia, dove la gente vota per analfabeti economici e protesta contro la realtà).
Mentre i tagli alla spesa hanno provocato scioperi, disordini sociali ed il rovesciamento dei governi in paesi dall'Irlanda alla Grecia, gli Estoni hanno subito alcune delle misure più dure d'austerità emettendo appena un mormorio. Hanno anche rieletto i politici che le hanno imposte. "E' stato molto difficile, ma ci siamo riusciti," spiega il Ministro dell'Economia Juhan Parts. "Tutti hanno dovuto dare un pò. Gli stipendi pagati col budget sono stati tutti tagliati, ma abbiamo tagliato gli stipendi dei ministri del 20% e quelli dei funzionari pubblici del 10%," ha detto Parts a GlobalPost. [...] Così come il taglio dei salari nel settore pubblico, il governo ha risposto alla crisi del 2008 aumentando l'età pensionabile, rendendo più difficile rivendicare benefici sanitari e riducendo la protezione lavorativa — tutte misure che sono state accolte con rabbia quando proposte in Europa Occidentale.
Vale la pena notare, tra l'altro, che il governo è ancora troppo grande in Estonia. Il settore pubblico consuma circa il 39% della produzione economica, quasi il doppio del peso della spesa pubblica a Hong Kong e Singapore.
Ma, a differenza di alcuni politici Americani, almeno gli Estoni comprendono il problema e stanno prendendo misure per muoversi nella giusta direzione. Spero che continuino.
P.S. Il Presidente dell'Estonia, un Socialdemocratico di nome Toomas Hendrik Ilves, ha usato il suo account twitter ieri per prendere a calci Krugman. Per un pò di divertimento, leggete questo articolo di HuffingtonPost.
P.P.S. Poche altre nazioni, quali Canada e Nuova Zelanda, hanno anche imposto vere restrizioni alla spesa negli ultimi decenni e hanno anche ottenuto buoni risultati.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
martedì 22 maggio 2012
Paul Krugman ed il Mito dell'Austerità Europea
Quando si parla di austerità lo stato fischietta accuratamente e tenta di divincolarsi dalla scena. Mentre le famiglie ed i privati tentano come meglio possono di tirarsi fuori da una situazione fatta di scelte errate (indovinate a causa di chi?) e conseguenti errori accumulati, la sconsideratezza del governo tappa le ali a questo processo e continua sulla strada Keynesiana di una maggiore spesa. Negli Stati Uniti il debito totale, non contando le passività off-budget di medicare e Previdenza Sociale, è di $53 biliardi. Sin dal 2008 è aumentato di $3 biliardi. Il debito posseduto dai cittadini privati, invece, è calato di $550 miliardi: hanno abbandonato le proprie case o dichiarato bancarotta. Invece, il governo sta pensando allegramente a come mantenere in piedi un circo di morti viventi a scapito della vita dei contribuenti che loro malgrado saranno le cavie per continuare a foraggiare questo scenario alla Resident Evil. Perché mentre loro affrontano il duro cammino dello sdebitamento per liquidare gli errori del passato, il settore finanziario ha goduto di enormi regali da parte delle banche centrali e dei governi continuando a prolungare l'agonia di questa crisi nata in prima istanza dalla manipolazione centrale delle varie economie globali. E sono proclami come questi che intontiscono l'opinione pubblica, sono zombie come questo che mangiano il cervello delle persone. E' dal 1955 che gli Stati Uniti non sperimentano più una deflazione nei prezzi; ma questi beoti predicono sempre la deflazione nei prezzi per il prossimo anno. Il governo continua ad ammassare debito che non ripagherà mai, le banche centrali stampano a tavoletta derubando del potere d'acquisto la classe media. Ciò non cambierà fino al giorno della resa dei conti: il Grande Default. Prima di quel giorno non ci sarà alcuna deflazione. Fate le vostre scommesse.
___________________________________________________________________________________
di Daniel J. Mitchell
Con la Francia e la Grecia che decidono di saltare dalla padella della sinistra alla brace della sinistra estrema, la politica fiscale Europea è diventata un argomento assai controverso.
Ma trovo questo dibattito piuttosto noioso e poco gratificante, soprattutto perché contrappone i sostenitori della spesa Keynesiana (il cosiddetto campo della "crescita") ed i sostenitori di tasse più alte (il campo "dell'austerità").
Dal momento che sono un grande fan delle nazioni che abbassano le tasse e riducono l'onere della spesa pubblica, vorrei veder perdere entrambe le parti pro-tasse e pro-spesa (non era lo stesso atteggiamento di Kissinger sulla guerra Iran-Iraq?). In effetti, questo è il motivo per cui ho messo insieme questa matrice, per dimostrare che vi è un approccio alternativo.
Una delle mie molte frustrazioni in questo dibattito (Veronique de Rugy è altrettanto irritata) è che molti osservatori sostengono l'assurda affermazione che l'Europa ha attuato "tagli alla spesa" e che questo approccio non ha funzionato.
Ecco cosa il Prof. Krugman ha appena scritto sulla Francia.
E ha fatto affermazioni simili circa il Regno Unito, lamentando che, "il governo del primo ministro David Cameron ha scelto di muoversi invece in un'immediata e forzata austerità, nella convinzione che la spesa privata sarebbe più che compensata per il ritiro di quella del governo."
Quindi, diamo uno sguardo ai dati effettivi e vediamo quanti "taglii" sono stati attuati in Francia e nel Regno Unito. Ecco una tabella con gli ultimi dati provenienti dall'Unione Europea.
Non sono sicuro di come Krugman definisce l'austerità, ma certamente non sembra che ci siano stati un sacco di "tagli" in queste due nazioni.
Per essere onesti, la spesa pubblica nel Regno Unito è cresciuta un pò più lentamente rispetto all'inflazione negli ultimi due anni, quindi si potrebbe dire che ci sia stato un taglio molto modesto.
Non c'è stata alcuna ristrettezza fiscale in Francia, tuttavia, anche se si utilizza tale definizione più leggera di taglio. La sola affermazione precisa che può essere fatta sulla Francia è che l'onere della spesa pubblica non è cresciuto molto più rapidamente dall'inizio della crisi come è cresciuto negli anni precedenti.
Questo non significa che non ci sono stati dei tagli alla spesa in Europa. I governi Greci e Spagnoli hanno effettivamente tagliato le spese nel 2010 e 2011, e il Portogallo ha ridotto le spese nel 2011.
Ma si può vedere da questo grafico, che prende in esame tutti i PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna), che i tagli alla spesa sono stati molto modesti, e solo dopo anni di dissolutezza. Infatti, la Grecia è l'unica nazione che ha effettivamente tagliato la spesa nel periodo dei 3 anni dall'inizio della crisi.
Krugman sosterrebbe, naturalmente, che i PIIGS stanno soffrendo a causa dei tagli alla spesa. E poiché in realtà ci sono stati tagli alla spesa nell'ultimo anno o due in queste nazioni, ciò giustifica le sue affermazioni?
Sì e no. Non sono d'accordo con la teoria Keynesiana, ma questo non significa che sia facile o indolore ridurre il peso del governo. Come ho scritto all'inizio di quest'anno, "[...] l'economia ha colpito un dosso artificiale quando il settore pubblico è stato tagliato. In parole povere, ci saranno costi di transizione quando l'onere della spesa pubblica viene ridotto. Solo nei libri di economia è possibile riallocare senza problemi e subito le risorse."
Quello che direi, però, è che queste nazioni non hanno altra scelta che stringere i denti e ridurre il peso del governo. L'unica altra alternativa è quella di convincere in qualche modo i contribuenti di altre nazioni a gonfiare maggiormente la bolla del debito con più salvataggi e trasferimenti. Ma ciò renderà il giorno della resa dei conti molto più doloroso.
Inoltre, penso che gran parte del dolore economico di queste nazioni sia il risultato degli enormi aumenti fiscali che sono stati imposti, comprese le aliquote d'imposta sul reddito, le maggiori imposte sul valore aggiunto ed i vari altri prelievi che riducono l'incentivo ad adottare un comportamento produttivo.
Allora qual è il percorso migliore per il futuro? L'approccio migliore è quello di implementare tagli alla spesa profondi e significativi, e penso che le nazioni Baltiche come Estonia, Lituania e Lettonia sono modelli di ruolo positivi in questo senso. Diamo un'occhiata a quello che hanno fatto negli ultimi anni.
Come si può vedere dal grafico, l'onere della spesa pubblica era in aumento ad un tasso spericolato prima della crisi. Ma una volta che è scoppiata la crisi, i paesi Baltici hanno tirato i freni e hanno imposto tagli alla spesa veri e propri.
Le nazioni Baltiche hanno attraversato un momento difficile quando questo è accaduto, soprattutto perché avevano anche le loro versioni di una bolla immobiliare. Ma, come ho già sostenuto, penso che l'approccio "dell'astinenza" o "strappare via il cerotto velocemente" abbia dato i suoi frutti.
La questione chiave è se le nazioni saranno in grado di mantenere un contenimento delle spese, in particolare quando (se?) l'economia riprenderà a crescere.
Anche un caso disperato come la Grecia può rimettersi sulla buona strada se segue la Regola d'Oro di Mitchell e semplicemente si assicura che la spesa pubblica, nel lungo periodo, cresca più lentamente dell'economia privata.
Il modo per realizzare questo obiettivo è quello di attuare qualcosa di simile al Freno Svizzero all'Indebitamento, che agisce effettivamente come un tetto annuale sulla crescita del governo.
Nel lungo periodo, naturalmente, l'obiettivo dovrebbe essere quello di ridurre il peso complessivo del governo rispetto alla sua crescita.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
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di Daniel J. Mitchell
Con la Francia e la Grecia che decidono di saltare dalla padella della sinistra alla brace della sinistra estrema, la politica fiscale Europea è diventata un argomento assai controverso.
Ma trovo questo dibattito piuttosto noioso e poco gratificante, soprattutto perché contrappone i sostenitori della spesa Keynesiana (il cosiddetto campo della "crescita") ed i sostenitori di tasse più alte (il campo "dell'austerità").
Dal momento che sono un grande fan delle nazioni che abbassano le tasse e riducono l'onere della spesa pubblica, vorrei veder perdere entrambe le parti pro-tasse e pro-spesa (non era lo stesso atteggiamento di Kissinger sulla guerra Iran-Iraq?). In effetti, questo è il motivo per cui ho messo insieme questa matrice, per dimostrare che vi è un approccio alternativo.
Una delle mie molte frustrazioni in questo dibattito (Veronique de Rugy è altrettanto irritata) è che molti osservatori sostengono l'assurda affermazione che l'Europa ha attuato "tagli alla spesa" e che questo approccio non ha funzionato.
Ecco cosa il Prof. Krugman ha appena scritto sulla Francia.
"I Francesi hanno reagito. [...] Ciò che è vero è che la vittoria di Mr. Hollande significa la fine del "Merkozy", l’asse Franco-Tedesco che negli ultimi due anni ha imposto il regime di austerità. Questo sarebbe stato uno sviluppo "pericoloso" se questa strategia avesse funzionato, o addirittura avesse avuto una ragionevole possibilità di funzionare. Ma non è, e non deve essere così; adesso è ora di andare avanti. [...] Cosa c'è di sbagliato nel prescrivere tagli alla spesa, come rimedio per i mali dell'Europa? Una risposta è che non esiste una “fata della fiducia” — quella, cioè, che convince che i governi che tagliano la spesa pubblica spingono consumatori e imprese a spender di più, tanto che l’esperienza degli ultimi due anni ha profondamente sconfessato questa scelta. Quindi i tagli alla spesa in un'economia depressa possono solo rendere la depressione più profonda."
E ha fatto affermazioni simili circa il Regno Unito, lamentando che, "il governo del primo ministro David Cameron ha scelto di muoversi invece in un'immediata e forzata austerità, nella convinzione che la spesa privata sarebbe più che compensata per il ritiro di quella del governo."
Quindi, diamo uno sguardo ai dati effettivi e vediamo quanti "taglii" sono stati attuati in Francia e nel Regno Unito. Ecco una tabella con gli ultimi dati provenienti dall'Unione Europea.
Non sono sicuro di come Krugman definisce l'austerità, ma certamente non sembra che ci siano stati un sacco di "tagli" in queste due nazioni.
Per essere onesti, la spesa pubblica nel Regno Unito è cresciuta un pò più lentamente rispetto all'inflazione negli ultimi due anni, quindi si potrebbe dire che ci sia stato un taglio molto modesto.
Non c'è stata alcuna ristrettezza fiscale in Francia, tuttavia, anche se si utilizza tale definizione più leggera di taglio. La sola affermazione precisa che può essere fatta sulla Francia è che l'onere della spesa pubblica non è cresciuto molto più rapidamente dall'inizio della crisi come è cresciuto negli anni precedenti.
Questo non significa che non ci sono stati dei tagli alla spesa in Europa. I governi Greci e Spagnoli hanno effettivamente tagliato le spese nel 2010 e 2011, e il Portogallo ha ridotto le spese nel 2011.
Ma si può vedere da questo grafico, che prende in esame tutti i PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna), che i tagli alla spesa sono stati molto modesti, e solo dopo anni di dissolutezza. Infatti, la Grecia è l'unica nazione che ha effettivamente tagliato la spesa nel periodo dei 3 anni dall'inizio della crisi.
Krugman sosterrebbe, naturalmente, che i PIIGS stanno soffrendo a causa dei tagli alla spesa. E poiché in realtà ci sono stati tagli alla spesa nell'ultimo anno o due in queste nazioni, ciò giustifica le sue affermazioni?
Sì e no. Non sono d'accordo con la teoria Keynesiana, ma questo non significa che sia facile o indolore ridurre il peso del governo. Come ho scritto all'inizio di quest'anno, "[...] l'economia ha colpito un dosso artificiale quando il settore pubblico è stato tagliato. In parole povere, ci saranno costi di transizione quando l'onere della spesa pubblica viene ridotto. Solo nei libri di economia è possibile riallocare senza problemi e subito le risorse."
Quello che direi, però, è che queste nazioni non hanno altra scelta che stringere i denti e ridurre il peso del governo. L'unica altra alternativa è quella di convincere in qualche modo i contribuenti di altre nazioni a gonfiare maggiormente la bolla del debito con più salvataggi e trasferimenti. Ma ciò renderà il giorno della resa dei conti molto più doloroso.
Inoltre, penso che gran parte del dolore economico di queste nazioni sia il risultato degli enormi aumenti fiscali che sono stati imposti, comprese le aliquote d'imposta sul reddito, le maggiori imposte sul valore aggiunto ed i vari altri prelievi che riducono l'incentivo ad adottare un comportamento produttivo.
Allora qual è il percorso migliore per il futuro? L'approccio migliore è quello di implementare tagli alla spesa profondi e significativi, e penso che le nazioni Baltiche come Estonia, Lituania e Lettonia sono modelli di ruolo positivi in questo senso. Diamo un'occhiata a quello che hanno fatto negli ultimi anni.
Come si può vedere dal grafico, l'onere della spesa pubblica era in aumento ad un tasso spericolato prima della crisi. Ma una volta che è scoppiata la crisi, i paesi Baltici hanno tirato i freni e hanno imposto tagli alla spesa veri e propri.
Le nazioni Baltiche hanno attraversato un momento difficile quando questo è accaduto, soprattutto perché avevano anche le loro versioni di una bolla immobiliare. Ma, come ho già sostenuto, penso che l'approccio "dell'astinenza" o "strappare via il cerotto velocemente" abbia dato i suoi frutti.
La questione chiave è se le nazioni saranno in grado di mantenere un contenimento delle spese, in particolare quando (se?) l'economia riprenderà a crescere.
Anche un caso disperato come la Grecia può rimettersi sulla buona strada se segue la Regola d'Oro di Mitchell e semplicemente si assicura che la spesa pubblica, nel lungo periodo, cresca più lentamente dell'economia privata.
Il modo per realizzare questo obiettivo è quello di attuare qualcosa di simile al Freno Svizzero all'Indebitamento, che agisce effettivamente come un tetto annuale sulla crescita del governo.
Nel lungo periodo, naturalmente, l'obiettivo dovrebbe essere quello di ridurre il peso complessivo del governo rispetto alla sua crescita.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
mercoledì 25 gennaio 2012
Intermittenza altalenante

di Johnny Cloaca
Sono conscio di una cosa: esiste ed esisterà sempre una razza infame e demente di parassiti inutili e improduttivi, incapaci di produrre qualcosa di utile per il genere umano, che sempre si ingegnerà per campare sulle spalle altri, ovviamente sostenuta e giustificata da "economisti" altrettanto inutili ed improduttivi, sfornati dalle università pubbliche alimentate da denaro altrettanto pubblico (cioè rubato). C'è sempre tempo per ammettere di essere dei parassiti legalizzati, con la speranza che qualcuno inventi un prodotto adatto a debellare tale male, al pari delle zecche. Chi ha pensato a Krugman alzi la mano.
Il nostro eroe è alla canna del gas. Secondo i dati del Time, gli indennizzi di disoccupazione sono calati a 352,000 il dato più basso sin dal 2008. Come ho più volte detto non comprende o ignora la teoria Austriaca del ciclo economico. Boom-bust, boom-bust, boom-bust. Come quando andava in ginocchio da zio Alan per far sostituire la bolla del NASDAQ con quella immobiliare. Ma ne riparleremo quando saremo di fronte all'imminente crack-up boom finale.
S&P500 ha guadagnato il 4.5% sin dall'inizio dell'anno. Ma non solo, tutto il comparto azionario Statunitense sembra essere partito col piede giusto. Ma al tempo stesso nel mese di Dicembre, il 12 month BLS headline CPI è arrivato al 3.0% ed il BLS "core" CPI al 2.2%. L' EPJ-Real Core Price Index è arrivato, a Novembre, al 4.80%.
Zombie Krugmanizzato Evoluto: Questo essere terzo mese consecutivo in cui CPI cadere! Noi quindi volere più ceeeerveeellloo! Questa è deflazione di cervello!!
Già, è calato. Perché?
Questo grafico rappresenta la volatilità di M2. Quello di cui Krugman pare non tenere conto è il tempo. Gli Austriaci danno un gran peso al concetto di tempo rispetto alle altre scuole di pensiero economiche. Il tempo, difatti, è una parte fondamentale della teoria Austriaca.
Prestate attenzione agli ultimi mesi del 2011 e vedete come la curva è pressoché piatta e leggermente in discesa, quindi ci si dovrebbe aspettare un appiattimento dell'inflazione dei prezzi in certe aree dell'economia. Tuttavia, il trend rialzista non si è fermato, lo zio Ben si è solo preso una pausa. Come potete vedere dal grafico qui sopra, M2 è ripartito di nuovo verso l'alto. Qualche settimana ancora e l'inflazione misurata mensilmente risponderà alla nuova infusione di denaro.
Ma se ci si concentra all'oggi, si perde di vista quello che è accaduto ieri. Avere una teoria che non si basa solo sui dati econometrici aiuta molto a comprendere i cambiamenti prima ancora che avvengano; ed è qui che i Keynesiani sono ciechi. E' anche importante sapere quali beni sono diminuiti di prezzo e quali beni sono aumentati di prezzo. Gli aggregati sono utili, ma solo se si comprendono le loro singole componenti.
Quindi, lo zio Ben adora le montagne russe e si sta preparando per un altro giro. Stavolta da un'altezza più ripida.
Zombie Krugmanizzato Involuto: Ma che ce frega, ma che c'emporta...basta che si creano lavori!
Immaginate che Bongo voglia lavorare come raddrizzatore di banane. Ogni giorno raddrizza le banane, ma ovviamente nessuno è così pirla da pagarlo per quello che fa. Un bel giorno arriva il governo equo e solidale che per decreto paga uno stipendio a Bongo coi soldi dei contribuenti. Kibànga! Adesso Bongo può fare faville, qualcuno lo paga per raddrizzare le banane e può spendere denaro che nessuno di sua volontà gli avrebbe dato prima.
Zombie arguto: Domanda.
Si?
Zombie arguto: Quale essere contributo a economia di Bongo?
Ottima domanda. Zero. Dato che a nessuno fregava che Bongo raddrizzasse le banane, il valore del suo lavoro era pari a zero. Il denaro che il governo ha dato a Bongo affinché continuasse a raddrizzare le banane è andato perduto e, soprattutto, sprecato. Peggio ancora, Bongo ha impedito ad altre persone di acquistare beni che lui con quel denaro ha acquistato. Immaginiamo ora, però, che ci sia qualche strambo di passaggio che pensa che raddrizzare banane sia arte contemporanea. Questo tizio ingaggia Bongo nella sua galleria affinché raddrizzi tot. banane al giorno. Gli avventori del museo guardano estasiati Bongo raddrizzare banane.
Che contributo sta dando all'economia Bongo, ora? Un contributo positivo, perché ci sono clienti che vengono attratti dal lavoro di Bongo e pagano il biglietto d'entrata nel museo. Il datore di lavoro considera vantaggioso per lui pagare Bongo il prezzo che chiede per raddrizzare banane e Bongo è disposto a lavorare per lo strambo perché considera il denaro di maggior valore rispetto al suo lavoro. Nel primo esempio, il lavoro è improduttivo perché viene scavalcata la componente di "contratto volontario"; mentre nel secondo caso i due attori del mercato si incontrano e decidono liberamente di accordarsi.
I desideri dei clienti sono volatili e soggetti a cambiamenti continui, un pò come quando si entra in un supermercato e si passano le ore davanti agli scaffali facendo confronti su confronti per decidere quale prodotto valga la pena comprare. I mariti ed i fidanzati sanno di cosa sto parlando. Peggio mi sento se è una vetrina di un negozio di scarpe.
Perché? Perché siamo degli attori dell'economia che in base ai propri desideri agiscono per il bene personale, non abbiamo bisogno di coercizione per decidere cosa sia meglio per noi stessi. L'interferenza in questo processo porta a distorsioni continue e rampanti, non siamo su una scacchiera in cui qualcuno può muoverci a piacere ignorando i nostri gusti ed i nostri sogni. La strada per la prosperità economica passa per forza di cose dal consumatore il quale è il re incontrastato del mercato, ma non può agire correttamente se un mercato viene direzionato arbitrariamente da qualcuno dietro una scrivania. Gli incentivi statali servono ad "annacquare" i prezzi, viene distorto quindi un segnale improtante che concorre alla premiazione di quelle imprese che si dedicano alla soddisfazione piena del cliente differentemente da quelle che invece scelgono di fare affari con l'entità centrale la quale garantisce loro protezione ed un vantaggio rispetto alla concorrenza. In questo modo l'efficienza cede il passo allo stallo ed alla stagnazione economica, dove le imprese negligenti e che il più delle volte cedono alla trascuratezza del cliente vanno avanti; incuranti delle decisioni di mercato perché hanno una rete di sicurezza se i consumatori decidono di "punirla".
Ma se al consumatore viene anche tolta la facoltà di scelta si ritrova a vivere in un monopolio creato artificialmente da un ente centrale che pensa di avere il pieno controllo della situazione, mentre invece vede erodere il suo potere giorno dopo giorno perché la natura delle cose infine punisce questa presunzione di conoscenza: tassi di interesse in ascesa e tecnologia che lentamente sostituisce le inefficienze. L'impreditoria è fornire beni e serivizi richiesti dai clienti in modo che ognuno possa servire l'altro nel modo più efficente possibile.
Quindi, anche la logica ci suggerisce che investire in cose che nessuno vuole è uno spreco di tempo e risorse, e la riallocazione di suddetti investimenti deve essere operata attraverso quello che la gente vuole davvero. Nessuno può sapere con certezza cosa la gente voglia, quindi il modo migliore per scoprirlo è lasciare il giudizio finale al libero mercato: la legge dei profitti/perdite.
Tale concetto è opposto alla concezione mainstream dell'investimento, che considera gli investimenti come un aggregato informe. Qualora questo aggregato venga aumentato, a prescindere dalla desiderabilità del prodotto finale, il risultato è un aumento di ricchezza. Anche se un prodotto non ha domanda, viene creata lo stesso.
Come? Come sta facendo lo zio Ben, sfornando migliaia di biglietti verdi; e come sta facendo lo zio Mario, però dalla "porta sul retro". Questo denaro viene incanalato in progetti inutili e necessitanti di ulteriore credito per essere portati avanti, i quali però non creano né ricchezza né aumentano lo standard di vita. Insostenibili sono anche i lavori creati con tale denaro. Ogni volta che si sente che un'economia sta sperimentando un boom, bisogna chiedersi se esso sia produttivo o meno. Pensate alla Cina. Poiché la contrazione economica non è un male: è dolorosa, ma serve a riallocare denaro e lavoratori verso linee di produzione più sostenibili. Licenziamenti, tagli alle spese, vendite fallimentari, sono tutti processi necessari per liberare le risorse precedentemente allocato in investimenti improduttivi.
Chi decide, quindi, che un'attività è produttiva o no? Il mercato non ostacolato. Come? Attraverso le libere decisioni degli attori economici (consumatori). Essi devono essere liberi da ogni vincolo (specialmente quello fiscale) affinché possano espletare le loro decisioni ed attraverso il meccanismo profitti/perdite lanciare segnali sani sul mercato per l'allocazione corretta dei capitali.
Dite di volere un esempio concreto? I paesi Europei che hanno sperimentato una grave recessione nel 2009 (Estonia, Lettonia, Lituania) sembra che siano quelli che hanno sperimentato la migliore ripresa nel 2011. Pare proprio un caso da manuale della teoria Austriaca del ciclo economico, e questa cosa è particolarmente interessante perché l'Estonia è stata classificata come una delle economie più libere nel mondo, ed il governo ha tagliato la spesa durante la recessione.
lunedì 7 novembre 2011
Troppi Vertici nell'Eurozona

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di Gary North
Il Nuovo Ordine Mondiale è in grossi guai. La suddivisione Europea sta visibilmente cadendo a pezzi.
Si può sempre dire quando un accordo importante del NWO è in modalità crisi. I rappresentanti dei media mainstream continuano a chiedere ai portavoce di alto livello: "Ciò minaccia il vostro programma?" Rispondono: "No, questo è solo un'aberrazione temporanea". Lo ripetono sempre. Nel frattempo, gli eventi che portarono alla sopracitata domanda diventano sempre più minacciosi.
L'altro segno di una vera crisi è che i leader politici del mondo si riuniscono ripetutamente in qualcosa chiamato vertici. Un vertice significa "i capi del mucchio". I funzionari di alto livello si incontrano tra di loro. Si incontrano in privato, ma l'incontro è visibile per i media.
I giornalisti amano un incontro al vertice, perché i vertici sono sempre tenuti in hotel sfarzosi di località boriose. Voglio dire, chi prenderebbe sul serio un vertice che si tiene a, diciamo, Hoboken, New Jersey? Nessuno. Così, i leader si incontrano in qualche Località Molto Costoso. I giornalisti vanno lì e ci danno dentro con le spese. E tutti passano una buona giornata.
Il problema di questa strategia è che i manifestanti possono presentarsi senza troppi problemi. Non soggiornano nello sfarzoso hotel. I media non dicono con precisione dove stanno. In qualche modo, migliaia di loro hanno i soldi per pagare le tariffe per l'aereo. Trovano un rifugio pagando prezzi da scantinato. Poi sfilano di fronte all'hotel, portando cartelli e urlando molto. "Basta con questo! Basta con quello! Basta con questo! Basta con quello!" Forse qualcuno porta un cartello "Free Mumia". Questo va avanti fino a quando il vertice non si conclude.
A volte, diventano violenti. Alcune decine sono stati arrestati.
I membri del vertice non hanno mai detto nulla pubblicamente sulla protesta. I media educatamente non lo chiedono.
Il comunicato stampa rassicura il mondo che ci sono state discussioni franche al vertice. Ci saranno ulteriori discussioni franche da parte dei membri della commissione permanente a cui è stato assegnato il compito di esaminare la questione in profondità. I partecipanti si incontrano per una foto di gruppo. Poi la riunione viene sciolta.
E Mumia rimane in carcere.
RIPETERE I VERTICI
Quando il gruppo si riunisce di nuovo in due mesi per esaminare Il Problema, possiamo essere sicuri che la gente in cima al mucchio – la cima vera, non i loro uomini eletti che mandano sempre avanti – è nei guai. La riunione precedente dei loro portavoce non ha calmato la situazione. La crisi sta peggiorando. Quindi, la parola va ai Leader Ufficiali che farebbero meglio a chiamare un altro incontro al vertice. Il comunicato stampa da quello più recente non ha fatto la magia.
Così, i Leader Ufficiali hanno fatto in modo che i loro assistenti pianificassero una prenotazione in un altro hotel sfarzoso. Hanno fatto le valigie, assemblare il loro entourage, messo in moto i loro jet da Leader Ufficiali, e sono volati via in un'altra città di prestigio per il prossimo vertice. Si incontrano in segreto, ma questa volta hanno permesso ai fotografi dei media di entrare in una stanza per una foto di una discussione franca in scena tra i due Leader Ufficiali di più alto rango – o, raramente, i tre più alti. Si siedono su sedie da $2,500 e sembrano molto preccupati.
Poi il gruppo rilascia un altro comunicato stampa che annuncia la creazione di un quadro permanente per le discussioni future Del Problema.
I mercati azionari a livello mondiale salgono notevolmente per un giorno. Poi il giorno dopo ricadono al punto in cui erano il giorno prima del comunicato stampa.
Ecco una regola inviolabile: se c'è un terzo vertice in un periodo di tre mesi, il sistema bancario è in guai davvero grossi. Se, tra il vertice due e tre, ci sono un paio di fallimenti bancari o di società di intermediazione di cui la gente non ha mai sentito parlare, ma che risultano avere un patrimonio di decine di miliardi di dollari, la gente in cima alla mucchio vanno in modalità panico. Essi si chiedono: "Chi è il prossimo?" Ciascuno di loro pensa "forse la mia banca", ma naturalmente parlano gli uni agli altri solo di qualche banca di grandi dimensioni che ha cercato per anni di entrare nel cerchio interno, ma non ce l'ha ancora fatta.
Vertici multipli in cui si parla dello stesso problema sono il segno che il problema non sta andando via. E sta peggiorando.
VERTICI IL FINE SETTIMANA
Un vertice inizia sempre di Venerdì e termina di Domenica. L'incontro inizia dopo che il mercato azionario nel fuso orario dell'hotel sfarzoso ha chiuso. In questo modo, il mercato regionale non precipita, in modo da inviare un segnale ai mercati che rimangono aperti con fusi orari diversi.
L'incontro di Sabato è quello in cui i leader decidono quali questioni saranno oggetto del comunicato stampa di Domenica. Le principali aree di discussione sono queste:
- Quanti soldi dei contribuenti menzionerà il comunicato stampa?
- Quali nazioni o organizzazioni internazionali prenderanno la quantità raccolta?
- Quanto tempo ci vorrà per prendere in prestito i soldi, e da chi?
- Quanto tempo resta fino a quando il denaro effettivo verrà raccolto?
- Che chiamerà il premier Cinese per un'altra promessa di acquisto di maggiori bond?
Le discussioni sono molto franche. "Non cercate di fregarmi! Quante volte pensate che io possa tornare dagli elettori? La mia coalizione è sul punto di sfaldarsi." "Come possiamo convincere gli elettori che non stiamo buttando i loro soldi in una dolina?" "Quali tre più grandi banche hanno bisogno di un'infusione di fondi?" "Quali banche potrebbero presentare i prestiti necessari se vogliamo offrire garanzie sui prestiti?" E così via.
Poi arriva Domenica. Nessuno al vertice va in chiesa. Non adorano tornare a casa, così qualsiasi indicazione di cui hanno bisogno da parte di un intervento divino potrebbe mandare il messaggio sbagliato ai mercati dei capitali il Lunedi mattina.
La Domenica pomeriggio, rilasciano il comunicato stampa.
Se aspettare fino a Domenica sera, i mercati apriranno al ribasso dell'1% il Lunedi.
Se non annunciano alcuna decisione, i mercati apriranno al ribasso del 3%.
Il comunicato stampa deve sembrare che dica qualcosa di nuovo. Ci sarà un nuovo quadro di discussione. Il gruppo ha impegnato un totale di [X] miliardi di euro, da versare al governo di [Y]. Ciò significa che le banche che hanno prestato 4X di euro ad Y non andrà fallito. Ancora.
Il problema del vertice dovrebbe essere ovvio. Visto che le maggiori banche hanno stipulato prestiti stupidi, basati sui libri fasulli della precedente coalizione di governo, nessuno è sicuro che le banche abbiano il rating del credito e il capitale liquido sufficiente per concedere i prestiti promessi all'Agenzia Europea per il salvataggio. L'intera struttura bancaria è sul bordo del baratro. Se due o tre grandi banche annunciano il fallimento, in stile MF Global o in stile Dexia, ci sarà una corsa degli hedge fund creditori per riallocare i loro fondi rimanenti verso quelle che sperano saranno grandi banche solvibili. Quali potrebbero essere queste banche? Nessuno lo sa. "Fate il vostro gioco. La finestra sta per chiudersi."
GLI INCONTRI ANNUALI DEL G-20
Il G-20 è una organizzazione specializzata in comunicati stampa annuali per quanto riguarda la situazione finanziaria del mondo, che sta sempre migliorando, rispetto al caos che ha prevalso subito prima la riunione precedente. L'ultimo incontro in programma si è svolto in Francia, Ottobre 14-15. C'è stato un vertice d'emergenza questa settimana.
Non fa mai male rivedere il sito ufficiale di un'organizzazione di alto livello del Nuovo Ordine Mondiale. Ciò richiede sempre una traduzione dal gergo ufficiale.
Il G20 è stato fondato nel 1999, sulla scia della Crisi Finanziaria Asiatica del 1997, per riunire le principali economie avanzate ed emergenti al fine di stabilizzare il mercato finanziario globale. Fin dalla sua nascita, il G20 ha tenuto incontri annuali di Ministri delle Finanze e dei Governatori della Banca Centrale ed ha discusso delle misure per promuovere la stabilità finanziaria del mondo ed il raggiungimento di una crescita economica sostenibile.
Traduzione: Il G-20 è stato creato per affrontare la prima grande minaccia al piano del Nuovo Ordine Mondiale per il lancio dell'euro nel 2000, come primo passo nella creazione di una moneta gestita a livello mondiale.
Per affrontare la crisi economica e finanziaria che si è diffusa in tutto il mondo nel 2008, i membri del G20 sono stati chiamati a rafforzare ulteriormente la cooperazione internazionale. Di conseguenza, i vertici del G20 si sono svolti a Washington nel 2008, a Londra e Pittsburgh nel 2009, ed a Toronto e Seul nel 2010.
Traduzione: Il salvataggio Asiatico del 1998 ha tenuto insieme il sistema, soprattutto perché gli Asiatici stanno vivendo una crescita economica. Cià ha mantenuto le loro banche fuori dal buco. Ma, nel 2008, un ceppo diverso di "influenza Asiatica" ha colpito l'Occidente. Ciò ha richiesto un incontro annuale per mantenere sotto controllo i segni di rottura.
Le azioni concertate e decisive del G20, con la sua composizione equilibrata di paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo ha aiutato il mondo ad affrontare efficacemente la crisi finanziaria ed economica, e il G20 ha già prodotto una serie di risultati significativi e concreti:
Traduzione: un incontro di teste rotanti di stato – diverse all'anno in Giappone – risolve i problemi finanziari del mondo generati dalla crisi in una riunione tenutasi il fine settimana in programma una volta all'anno, solo per rilasciare un comunicato stampa, possiamo essere sicuri che ci sono cose che accadono dietro le quinte e tra i comunicati stampa annuali. Ciò include:
In primo luogo, la portata della regolamentazione finanziaria è stata largamente ampliata e la regolamentazione prudenziale e la vigilanza sono state rafforzate. C'è stato anche un grande progresso nel coordinamento delle politiche grazie alla creazione di un modello per una crescita forte, sostenibile ed equilibrato, progettato per migliorare la cooperazione macroeconomica tra i membri del G20, e quindi per mitigare l'impatto della crisi. Infine, il governo globale è notevolmente migliorato per tenere maggiormente in considerazione il ruolo e le esigenze emergenti dei paesi in via di sviluppo, soprattutto attraverso la ambiziose riforme del governo del FMI e della Banca Mondiale.
Traduzione: La soluzione Keynesiana istantanea ad ogni problema è una maggiore regolamentazione. Ciò è noto in altri ambienti come chiudere la porta della stalla quando i buoi sono scappati. Il G-20 dispone di un modello per una crescita equilibrata, che ha scarseggiato sin dal 2008. Inoltre, il FMI ha preso in prestito un sacco di soldi da consegnare ai dittatori del Terzo Mondo per finanziare i loro conti bancari Svizzeri.
Sulla base di queste importanti progressi, il G20 ora deve adattarsi ad un nuovo contesto economico. Deve dimostrare che è in grado di coordinare le politiche economiche delle maggiori economie su base continuativa.
Traduzione: Il nuovo contesto economico è questo: l'intero sistema internazionale bancario a riserva frazionaria sta cadendo a pezzi, e ci vorrà più che un comunicato stampa per tenerlo insieme. Dietro le quinte, ogni governo sta cercando di trasferire le passività agli altri governi. "Le nostre banche sono in condizioni peggiori delle vostre!"
Il 2011 sarà l'occasione per costruire i successi recenti del G20 ed assicurare un seguito attivo dei processi già in corso. Sarà anche il momento di affrontare altre questioni essenziali che sono cruciali per la stabilità globale, come la riforma del sistema monetario internazionale e la volatilità dei prezzi delle materie prime.
Traduzione: "A malapena riusciamo tenere insieme questo sistema a fronte dei fallimenti continui. Questo è il successo massimo di cui siamo capaci in questo momento. Nel frattempo, i mercati sono così volatili che stanno richiamando l'attenzione sul fatto che la nostra passeggiata sul filo del rasoio tra inflazione e recessione sta diventando visibilmente inquietante. Non vogliamo finire come l'Olandese Volante".
Crediamo infatti che le principali sfide economiche di oggi richiedono un'azione collettiva ed ambiziosa a cui il G20 è in grado di fornire impulso.
Traduzione: Non sono sicuro di cosa voglia dire "in grado di fornire impulso". Mi dispiace.
LA VOLATILITA' RIVELA INSTABILITA'
I mercati azionari quest'anno hanno riflesso la presenza di pessimismo negli investimenti per quanto riguarda
- l'imminente partenza della Grecia dalla zona euro,
- la probabilità crescente di un default della Grecia per il proprio debito basato sull'euro,
- la perdita di centinaia di miliardi di euro da parte di grandi banche del nord Europa,
- il rischio di fallimenti bancari in Italia dopo il default del governo Greco,
- la condizione traballante delle banche Portoghesi e Spagnole,
- la probabilità crescente di una recessione a livello mondiale nel 2012, e
- il timore di un evento imprevedibile risultante da un "momento Dexia".
I mercati azionari hanno riflesso anche ottimismo per quanto riguarda
- il potere calmante dei comunicati stampa rilasciati negli incontri al vertice,
- la speranza che la banca centrale della Cina continuerà ad inflazionare in patria per comprare IOU basati sull'euro al fine di sostenere l'euro stesso e promuovere le esportazioni Cinesi,
- la speranza che la Federal Reserve farà qualcosa di nuovo che possa eventualmente cambiare le cose,
- la speranza che le aziende con enormi flussi di cassa annunceranno programmi di riacquisto di azioni in modo da far aumentare le stock option dei senior manager.
I mercati azionari sono più volatili di oggi rispetto a qualsiasi momento nella memoria recente. Nella misura in cui il 20% degli Americani che possiede circa l'80% dei singoli titoli presta attenzione, stanno recependo questo messaggio: nessuno sa cosa sta succedendo. Per quanto ne sa l'uomo comune, le cose non stanno affatto migliorando per lui. Le oscillazioni del mercato azionario sono solo più rumorose. Egli è preoccupato per la sicurezza del suo lavoro – per una buona ragione.
CONCLUSIONE
I Poteri In Carica si trovano ad affrontare Problemi Che Non Andranno Via. Il cuore del loro controllo è la riserva frazionaria ed il mercato per i titoli di stato (debito sovrano). Entrambi sono sotto assedio. Entrambi stanno mostrando segni di vulnerabilità senza precedenti.
Gli incontri al vertice dell'euro si stanno trasformando in reality show. Quale squadra Sopravviverà? Merkel-Sarkozy? Papandreou-Berlusconi?
Nel frattempo, l'Estonia è l'unica nazione in Occidente che non è in guai fiscali.
Poi c'è l'Islanda.
L'Islanda, le cui banche fallirono per $85 miliardi nel 2008, ha completato nel mese di Agosto un programma di 33 mesi del Fondo Monetario Internazionale. Il fondo con sede a Washington si aspetta che l'economia Islandese cresca più velocemente della media della zona euro quest'anno e il prossimo. Costa meno assicurarsi contro un default sovrano Islandese di quanto costi, in media, proteggersi da un evento di credito nello show del debito del blocco valutario Europeo.
Islanda ed Estonia non sono mai state invitate ai più importanti incontri al vertice Europei. Non sono nel G-20. C'è una lezione da imparare qui.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
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