martedì 31 gennaio 2017

Il nostro incubo keynesiano





di Frank Hollenbeck


Non è un eufemismo dire che sin dal 2008 la politica economica degli Stati Uniti è stata di stampo keynesiano. I tassi d'interesse sono vicini allo zero e il debito nazionale si attesta a quasi $20,000 miliardi. Questo è un risultato diretto dell'applicare la prescrizione politica raccomandata nella Teoria Generale di Keynes. Un giorno il suo libro sarà probabilmente accostato al Manifesto del Partito Comunista di Karl Marx, come opere che hanno generato false nozioni riguardo la realtà con conseguenze disastrose.

Keynes ha derivato la maggior parte delle sue conclusioni contro il capitalismo eliminandone la caratteristica essenziale: regolazione dei prezzi per allocare le risorse economiche scarse laddove la società lo ritiene più urgente. La sua teoria presuppone una rigidità dei prezzi.

Supponiamo che qualcuno sostenga che la gravità non ci tiene ancorati al pianeta come disse Newton, e che la gente galleggerebbe nello spazio a meno che non si costruiscano grandi reti per salvare l'umanità. Una tale persona verrebbe molto probabilmente trasportata d'urgenza in ospedale – a patto che non sia keynesiano, visto che i pazzi ormai sono a piede libero. Presumendo un'inflessibilità dei prezzi, Keynes concluse che la disoccupazione poteva essere una presenza fissa in un'economia capitalista e che la contraffazione legale (politica monetaria), o la formula "rubare a Pietro per pagare Paolo" (politica fiscale), potevano essere politiche economiche sane. Invece di essere additato come un economista ignorante e sciroccato, a Keynes è stato dato lo status di genio economico.

Perché un tale libro, scritto male come la Teoria Generale di Keynes, è così acclamato? Ha innumerevoli errori di logica e le definizioni sono sempre mutevoli (ad esempio risparmio, efficienza marginale del capitale e tassi d'interesse). La risposta è semplice: i politici mettono Keynes su un piedistallo perché ha dato loro il fondamento teorico per giustificare politiche che precedentemente venivano ridicolizzate dagli economisti classici.

Prendete, ad esempio, il concetto di moltiplicatore fiscale: non esiste! Esiste invece solo nella mente illogica di professori e scrittori keynesiani. Dal momento che questo concetto è incorporato in ogni libro universitario, cerchiamo di farne una breve ricapitolazione: se lo stato spende $1, qualcuno riceverà $1, e ne spenderà una parte, diciamo 80 centesimi, che verranno ricevuti da qualcun altro che ne spenderà solo una frazione, e così via. I keynesiani, poi, introdurranno una bella formula e diranno che in questo caso il moltiplicatore è 5 e $1 speso dallo stato creerà $5 in reddito nazionale.

Ma la domanda sorgerebbe spontanea: come ha fatto ad essere finanziato il singolo dollaro iniziale di spesa? Qui il keynesiano ha una risposta precisa: il moltiplicatore del budget all'equilibrio. Se lo stato spende $1 e tassa per $1, la spesa sale lo stesso di 20 centesimi dal momento che la persona che è stata tassata avrebbe speso solo 80 centesimi. Il moltiplicatore in questo caso è di $1. A questo punto la maggior parte dei professori proseguirebbe con un altro argomento, inosservato da parte degli studenti incauti e che rappresenta l'assunto insidioso alla base di questa conclusione teorica.

Il concetto di moltiplicatore vuole far credere che i 20 centesimi sono stati risparmiati, o trattenuti in contanti – l'equivalente di stipare denaro sotto il materasso. Se, invece, l'importo tassato andasse a ridurre il risparmio[1], $1 di spesa pubblica scalzerebbe $1 di consumi e spesa per investimenti (risparmio); il moltiplicatore sarebbe pari a zero, e la spesa pubblica e la politica di bilancio non avrebbero un'influenza diretta sulla produzione attraverso la domanda aggregata. Naturalmente se prendessimo in considerazione l'offerta, il moltiplicatore sarebbe negativo. Come disse Murray Rothbard, si tratta di un trasferimento di "risorse dal [settore privato] produttivo al settore pubblico parassitario." I $20,000 miliardi di debito pubblico attuali riflettono la spesa pubblica, o risorse reali che sarebbero state messe a miglior uso se fossero state lasciate in mani dei privati.

Keynes sosteneva anche la cosiddetta "eutanasia del rentier", con l'abbassamento dei tassi d'interesse a zero. I suoi fedeli seguaci nell'Eccles Building a Washington hanno seguito il suo consiglio alla lettera. Eppure, come disse Mises, questo punto di vista riguardo i tassi d'interesse è di una ingenuità insuperabile.[2]

Un professore di microeconomia spiegherà ai suoi studenti come il controllo dei prezzi crei una divergenza tra ciò che la società vuole e quello che produce – la conseguenza non intenzionale è rappresentata da laghi di vino, montagne di burro e disoccupazione rampante. Ciononostante questo economista schizofrenico proseguirà dicendo che giocherellare con il prezzo più importante del capitalismo, il tasso d'interesse, risolverà i problemi economici della società.

La realtà è che l'economia non è come una macchina e i tassi d'interesse non sono come il pedale dell'acceleratore. I tassi d'interesse giocano un ruolo chiave nell'allineamento tra domanda e offerta nel tempo. Più a lungo s'interferisce con i tassi d'interesse, maggiore sarà il disallineamento e maggiore sarà l'aggiustamento inevitabile e necessario per riallineare l'offerta con la domanda.

Attualmente ci troviamo in una buca profonda. Questa linea di politica mal concepita porterà al cosiddetto crack-up boom che Mises aveva previsto e sarà molto peggio del 2008. Eppure non abbiamo il consenso intellettuale affinché possiamo uscirne. Quel che è peggio è che la prossima crisi fomenterà senza dubbio più richieste per implementare quelle strategie che fino ad ora hanno fallito. Agli economisti di oggi è stato fatto il lavaggio del cervello affinché credessero che l'unica soluzione fosse una maggiore spesa pubblica e una maggiore stampa di denaro. Il fine partita sarà decretato dall'iperinflazione, la quale porterà a dittature. Eppure c'è un'alternativa migliore, e inizia con:

  1. Ristabilire una moneta sonante;
  2. Porre fine alla riserva frazionaria;
  3. Mettere fine alle banche centrali.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] La definizione corretta di risparmio monetario è trasferimento dei crediti da un gruppo all'altro. Questa è la definizione che ritroviamo nella teoria dei tassi d'interesse nei fondi mutuabili. Il risparmiatore non applica le sue rivendicazioni e sarà in grado di consumare più beni e servizi in futuro. Egli effettua questo trasferimento a favore di quegli investitori che ne faranno miglior uso, acquistando impianti ed attrezzature che poi produrranno beni e servizi in futuro. Keynes ha creato una grande confusione quando ha usato la parola "risparmio" per riflettere due atti: il trasferimento dei crediti (definizione classica di risparmio) e il trattenimento dei crediti, o accaparramento.

[2] "Riguarda l'interesse come compensazione della rinuncia temporanea al denaro nel senso più ampio – un punto di vista di un'ingenuità insuperabile. I critici scientifici erano perfettamente giustificati quando lo trattavano con disprezzo; non vale nemmeno la pena nominarlo. Ma è impossibile astenersi dal sottolineare che queste stesse opinioni sulla natura dell'interesse occupano un posto importante nel giudizio popolare, e che vengono continuamente proposte e consigliate come base per le misure di politica bancaria."

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lunedì 30 gennaio 2017

Isolare la Russia è una perdita di tempo e denaro





di James Rickards


Il presidente Obama ha condotto la politica estera più deleteria rispetto a qualsiasi altro presidente degli Stati Uniti dai tempi di Woodrow Wilson.

Ciò non è dovuto solo ad un ambasciatore morto per le strade di Bengasi, ad una falsa linea rossa in Siria che ha portato a 400,000 morti, 2 milioni di feriti e due milioni di profughi, a perdere l'Egitto nei confronti dei radicali islamici, o ad aver dato potere ad un regime terrorista in Iran.

Solo questi sviluppi sono sufficienti a classificare Obama tra i peggiori presidenti in politica estera. Ma l'errore madornale di Obama è stato solamente uno: la sua incapacità di cogliere le dinamiche della bilancia del potere tra Stati Uniti, Russia e Cina. Ciononostante, l'errore di Obama ha favorito l'apertura di Trump per salvare la politica estera dalla tomba e l'occasione per gli Stati Uniti di ripristinare la loro leadership nel mondo.

Ci sono tre potenze principali nel mondo: Stati Uniti, Russia e Cina. Tutte le altre nazioni sono alleati secondari o terziari. In un sistema a tre potenze, l'oggetto della politica estera di una potenza principale è quello di allinearsi con una delle altre a scapito della terza.

Una grande potenza che non persegue questa politica diventa la vittima di un'alleanza tra le altre due. Una simile alleanza non deve essere permanente; si può cambiare, come è avvenuto con l'apertura di Nixon nei confronti della Cina, la quale mise la Russia sulla difensiva e portò infine alla caduta dell'Unione Sovietica.

Questa dinamica non è difficile da capire. Coloro che giocano a Risiko! sanno che mentre il gioco inizia con sei giocatori, non passa molto prima che rimangano solo in tre. A quel punto è imperativo che due giocatori si alleino e distruggano il terzo, attaccandolo sistematicamente e rinunciando ad attaccarsi a vicenda. La vittima viene rapidamente cancellata dal tabellone.

Naturalmente la geopolitica è più complessa del Risiko!. È raro che i giocatori vengano rimossi dal tavolo; sono solo temporaneamente avvantaggiati o svantaggiati nel perseguire i loro obiettivi nazionali. Ma la dinamica "due contro uno" è fondamentalmente la stessa. Bismarck lo sapeva ieri e Kissinger lo sa oggi. Solo Obama pare proprio non saperlo.

Obama ha aderito ad un'ideologia mondialista che, al di fuori delle aule delle facoltà universitarie e dei saloni di Georgetown, non trova aggancio col mondo reale. Nella visione del mondo di Obama, gli stati nazionali sono un problema, non una soluzione.

Gli obiettivi globali su questioni come il cambiamento climatico, il commercio, il programma fiscale mondiale dell'OCSE e il programma del FMI riguardo una moneta mondiale, richiedono istituzioni globali. Gli stati nazionali sono impedimenti temporanei ad una governance globale, la quale può essere costruita attraverso istituzioni transnazionali non democratiche.

Nel frattempo la Russia e la Cina non hanno mai perso di vista i loro interessi nazionali. Mentre i loro leader partecipano diligentemente ai vari avvenimenti multilaterali, come il G20 ed i vertici regionali, hanno costantemente messo la Russia e la Cina al primo posto. Per la Russia e la Cina il mondo è un posto pericoloso in cui l'interesse nazionale è la sola cosa che conta; non la fantasia globalista di Obama di un ordine mondiale.

Questo realismo che non scende a compromessi da parte di Russia e Cina, combinato con una mancanza di realismo da parte di Obama, ha portato al peggior risultato possibile per gli Stati Uniti: Russia e Cina si sono alleate e stanno costruendo un'alternativa di lunga durata al sistema basato sul dollaro degli Stati Uniti

Queste iniziative Russia/Cina comprendono una cooperazione tra i paesi BRICS, lo Shanghai Cooperation Organisation, l'Asia Infrastructure and Investment Bank, la Nuova Via della Seta, e sforzi comuni per allestire sistemi bellici ed aerospaziali.

Negli ultimi dieci anni la Russia ha aumentato le sue riserve d'oro del 203%, mentre la Cina ha aumentato le sue del 570%. Tali accumuli d'oro hanno lo scopo di gettare le basi per un sistema monetario internazionale non più basato sul dollaro. Nessuna grande potenza ha prevalso a lungo senza una grande valuta. Quando la fiducia nel dollaro sbiadirà, il potere degli Stati Uniti sbiadirà con esso.

Obama ha commesso un errore grossolano, in quanto ha permesso a Russia e Cina di perseguire la dinamica del "due contro uno". Per fortuna non è troppo tardi per invertire questa dinamica. I segni della nuova amministrazione Trump sono incoraggianti. Le prime azioni e gli appuntamenti suggeriscono che egli capisce la posizione precaria degli Stati Uniti, e si sta già muovendo per cambiare lo status quo.

La Russia è un alleato più naturale degli Stati Uniti che della Cina. La Russia è un sistema parlamentare, anche se con sfumature autocratiche; la Cina è una dittatura comunista. La Russia ha la Chiesa ortodossa, mentre la Cina è ufficialmente atea. La Russia sta incoraggiando una crescita della popolazione, mentre la politica del figlio unico e degli aborti selettivi in Cina ha provocato la morte di oltre venti milioni di bambine.

Questi aspetti culturali — le elezioni, il cristianesimo e la formazione della famiglia — forniscono alla Russia una naturale affinità con le nazioni occidentali. La Russia è anche superiore alla Cina dal punto di vista militare, nonostante i recenti progressi cinesi. Tutto ciò rende la Russia l'alleato più desiderabile in qualsiasi scenario "due contro uno".

L'argomento più potente per stringere la mano alla Russia e dare scacco matto alla Cina, è l'energia. Gli Stati Uniti e la Russia sono i due produttori di energia più grandi del mondo. La produzione di energia negli Stati Uniti è destinata ad espandersi, soprattutto con l'appoggio dell'amministrazione Trump.

Anche la produzione russa si espanderà, grazie in parte alle iniziative guidate da Rex Tillerson di Exxon, che presto diventerà Segretario di Stato. La Cina ha poche riserve di petrolio e di gas naturale, e si basa molto su forme sporche di carbone ed energia idroelettrica. Il resto del fabbisogno energetico della Cina è soddisfatto attraverso le importazioni.

Un'alleanza tra Stati Uniti e Russia, sostenuta dall'Arabia Saudita, potrebbe mettere in pericolo l'economia cinese e, per estensione, la posizione del Partito comunista cinese. Questa minaccia è sufficiente a garantire la conformità della Cina con gli obiettivi degli Stati Uniti.

Un'intesa USA/Russia potrebbe anche portare alla riduzione delle sanzioni economiche occidentali sulla Russia. Ciò aprirebbe la porta ad una alleanza tra la Germania e la Russia. Queste due economie hanno quasi una perfetta complementarità, poiché la Germania è ricca dal punto di vista tecnologico e povera dal punto di vista delle risorse naturali, mentre la Russia è esattamente l'opposto.

Isolare la Russia è una perdita di tempo e denaro. La Russia è la dodicesima economia più grande del mondo, ha la più grande estensione di terra di qualsiasi altro paese del mondo, è una potenza nucleare, ha abbondanti risorse naturali, ed è una destinazione fertile per gli investimenti esteri. La cultura russa è altamente resistente alle pressioni esterne, ma aperta alla cooperazione estera.

Proprio come cinquant'anni di sanzioni imposte dagli Stati Uniti non sono riuscite a cambiare il comportamento di Cuba, le sanzioni degli Stati Uniti nei confronti della Russia non ne cambieranno il comportamento. Un accordo è il corso migliore che possono prendere gli eventi, non lo scontro. La nuova amministrazione Trump pare proprio capirlo.

Le voci statunitensi come quelle di John McCain, Mitch McConnell e Lindsey Graham sono pronte a dire: "La Russia non è nostra amica." Perché no? Potrebbe essere perché il presidente Obama è stato pubblicamente umiliato da Vladimir Putin quando ha detto che era "come un bambino annoiato all'ultimo banco della classe"?

Potrebbe essere perché Obama ha proclamato che la Russia governata da Putin è "dalla parte sbagliata della storia"? In realtà il senso della storia di Putin risale a Pietro il Grande. Per Obama pare non esistere niente più indietro del 1991.

La maggior parte delle tensioni tra Stati Uniti e Russia hanno origine dalle invasioni della Crimea e dell'Ucraina orientale nel 2014. Ma l'invasione russa della Crimea non doveva essere accolta come una sorpresa. I servizi segreti statunitensi e britannici e le ONG estere hanno destabilizzato il governo filo-russo a Kiev nel primi mesi del 2014, causando la fuga in Russia del presidente ucraino Yanukovich.

L'Ucraina non è mai stata adatta per entrare nella NATO e nell'UE. Sarebbe stato meglio lasciarla come nazione "quasi neutrale" tra est ed ovest piuttosto che mettere il suo status in gioco. L'Ucraina è sempre stata culturalmente divisa. Ora è anche politicamente divisa.

La mano della Russia sull'Ucraina è stata forzata dagli interventi occidentali miopi di Obama e David Cameron. Obama presto lascerà la scena; Cameron l'ha già lasciata. Putin invece è ancora al comando, non una sorpresa per un uomo le cui attività comprendono le arti marziali e gli scacchi.

Per fortuna non è troppo tardi per ristabilire un equilibrio di potere che favorisca gli Stati Uniti. La Cina è una potenza egemone nascente che dovrebbe essere limitata. La Russia è un alleato naturale che dovrebbe avere potere. Gli Stati Uniti hanno commesso un errore grossolano nella loro politica estera degli ultimi otto anni.

La nuova amministrazione Trump ha l'opportunità di correggere questi errori costruendo ponti con la Russia.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


venerdì 27 gennaio 2017

Non siamo tutti Negan, lo stato è Negan





di Francesco Simoncelli


Non è la prima volta che propongo riflessioni spingendo i lettori di questo blog a guardare film o serie TV. Chiunque voglia rinfrescarsi le idee, può consultare la seguente etichetta. Lo faccio perché l'intrattenimento può raggiungere un pubblico molto più ampio nell'epoca moderna; ma non solo, ciò sprona i lettori a considerare ciò che li circonda, ad avere un occhio critico nei confronti di quello che hanno di fronte e, soprattutto, a trarre una lezione da quelle situazioni che all'apparenza possono esserne scevre. Essendo poi io un appassionato cinefilo, mi viene abbastanza spontaneo elaborare commenti filosofici e sociali dalle pellicole che guardo. Nel caso particolare di oggi, parleremo un po' della serie TV, The Walking Dead, focalizzandoci sulla stagione in corso. Perché? Perché grazie a questo telefilm la maggior parte delle persone può comprendere come siano nati il concetto e l'essenza dello stato moderno.

Franz Oppenheimer per primo ha tracciato la linea storica e sociologica che c'ha permesso d'indagare a fondo l'origine di questo pachiderma parassitario, ma mi rendo conto che potrebbe risultare  alquanto "noioso" per un pubblico apatico nei confronti di un testo accademico come quello dello studioso tedesco. Quindi rivolgiamoci al grande schermo, e cerchiamo di trarvi quante più lezioni possibili per comprendere propriamente quei concetti che ancora ci sfuggono. E sono pochi gli argomenti tanto controversi quanto la comprensione di cosa sia realmente lo stato.

Siamo circondati da individui che ancora credono che rivolgersi allo stato equivalga in qualche modo ad esorcizzare i problemi sociali che attanagliano la vita di tutti i giorni. Cos'è questa assuefazione alla droga statale? Come si può sostenere un'istituzione che chiede con coercizione oltre la metà degli onesti guadagni delle persone in cambio di presunti servizi? E quando questa promessa non viene mantenuta, come si può altresì perdonare questa mancanza più e più volte?

Sebbene l'indole umana possa essere labirintica, esiste un punto in cui le cose falsificate assumono la loro vera forma, apparendo infine per quello che in realtà sono: truffe e raggiri. L'attuale situazione finanziaria mondiale sta esponendo la realtà dello stato per quella che è: un parassita annidato al cuore della società che si ciba avidamente della vita di quest'ultima, portandola inevitabilmente all'implosione. Ma la cecità della maggior parte delle persone è ancora talmente estesa, da non far percepire loro come la quintessenza dello stato, la rapina attraverso le tasse, sia la base del consenso e dell'approvazione della vessazione e dell'esistenza dell'apparato statale. Addirittura pagare le tasse diventa parte della "legalità", falsità che viene ricordata quanto più sovente possibile dai lacchè e dai sacerdoti che osannano lo stato. Nonostante si accumulino scandali su scandali su come vengono sperperati i soldi estorti dal lavoro onesto, i pochi secondi d'indignazione vengono magicamente cancellati dagli slogan vuoti enunciati dai recinti della propaganda statale.

Facciamoci, quindi, aiutare dalla serie TV, The Walking Dead, per capire la vera natura dello stato e come fare per emanciparsi dal controllo mentale e sociale esercitato per decenni da questo parassita.



CAPIRE COS'È LO STATO SIGNIFICA POTERLO ABBANDONARE

Iniziamo con un po' di background per capire di cosa stiamo parlando. Avverto i lettori che questa parte avrà alcuni spoiler sulla trama del telefilm. Ambientato negli Stati Uniti, la storia di questa serie TV narra fondamentalmente le vicende dell'ex-poliziotto Rick Grimes (Andrew Lincoln), sopravvissuto insieme alla sua famiglia e ad un gruppo di altri individui incontrati lungo il suo cammino ad una invasione zombie. Nel corso delle stagioni vediamo la regressione della civiltà allo stato selvaggio, dove un mero utilitarismo fa da padrone nella maggior parte degli episodi. Gli unici rapporti civili sono quelli che intercorrono all'interno dei vari accampamenti, i cui individui all'interno cercano di unire le forze per avere più possibilità di sopravvivenza.

I rapporti commerciali sono azzerati. La fiducia nel prossimo è azzerata. Possiamo riassumere la sequenza degli episodi fino alla settima stagione con questa formula: vita mea, mors tua. I primi segni di cambiamento li avvertiamo nella sesta stagione, quando il gruppo di cui fa parte anche il protagonista si stabilisce in una comunità molto grande, quella che a tutti gli effetti assomiglia ad una città. Da nomadi si offrono di fornire protezione alla nuova città in cambio di un posto in cui stare. Non solo, ma addirittura si scopre che stanno iniziando a spuntare nuove città di stanziali con cui sarà possibile commerciare.

Nonostante la piaga dei morti viventi che attanaglia la Terra, inizia a palesarsi uno spiraglio di speranza, tornando a quella condizione sociale che più ha aiutato gli uomini a prosperare nel corso della storia: lo scambio. In loro emerge di nuovo quello spirito civile che li rende consci di come potrebbero migliorare le loro condizioni attraverso il commercio con queste nuove realtà. Non avendo nulla da barattare, però, si offrono di liberare la comunità con cui vorrebbero commerciare da una banda di vessatori che li tengono sotto scacco. Stretto l'accordo, si passa all'azione. Ciò che ignora il gruppo del protagonista è che la banda di vessatori fa parte di una "organizzazione" più grande che si fa chiamare i Salvatori. Come capo hanno un tipo chiamato Negan (Jeffrey Dean Morgan), il quale, non tollerando l'affronto, decide di organizzare una spedizione punitiva.

Da qui in poi si scende in una spirale di violenza senza fine, in cui Negan mostra come abbia sotto il suo comando un esercito di manigoldi in grado di tenere sotto scacco diverse altre comunità, chiedendo loro gran parte della loro "ricchezza" pena una pesante dose di brutalità. Il gruppo di Rick, dopo aver imparato ad avere paura dei morti, tornerà ad aver paura anche dei vivi ed a conformarsi alle regole di Negan. Peggio, dovrà lavorare per lui e soddisfare la sua necessità di ottenere un tributo ogni tot. tempo.

Ma la domanda è: perché Negan è al comando? Perché il suo esercito necessita della brutalità che sposso ostenta? Perché un altro di loro non sarebbe tanto buono quanto lo è Negan? Perché egli incarna la violenza. Negan, così come lo stato, rappresenta la persuasione coercitiva che gli altri tanto rifuggono e di cui gli altri hanno così tanta paura. Ecco perché i suoi sudditi si affannano a difenderlo. Ecco perché coloro che compongono lo stato si affannano a proteggere quelle figure carismatiche in grado di raccogliere il consenso tra la grande massa. La figura del leader carismatico rappresenta il collante che tiene insieme la truffa dello stato e l'illusione che esista qualcosa di buono nelle politiche statali. Nel mondo della serie TV, The Walking Dead, Negan impersona la quintessenza della massima violenza in un mondo in cui le regole paiono ormai un ricordo del passato. Esistono vari gradi di violenza, ormai, ma quello di Negan affonda le radici nella parte più oscura dell'animo umano, e questo carisma viene riconosciuto dai suoi sottoposti i quali vi scommettono in modo da poter annichilire la volontà altrui e attraverso le scorribande vivere del lavoro altrui.

Nel mondo reale, invece, è il carisma quella caratteristica che consente ad alcuni individui di emergere dalla massa e ricoprire la figura di leader. Ma cosa succede quando queste figure finiscono a capo di un apparato coercitivo come lo stato? Succede che una persona, o un piccolo gruppetto di persone, finisce a capo di un'istituzione che è capace di mettere i bastoni tra le ruote ed intaccare la genuinità dei processi di mercato. Questo interventismo, a sua volta, significa una serie pressoché infinita di interventi atti a mettere una toppa agli errori causati dalle scelte precedenti. Questo perché, come diceva F. A. Hayek, la pretesa di sapere da parte degli individui li porta ad imporre sull'intero ambiente di mercato i loro desideri piuttosto che lasciare che siano quelli degli attori di mercato a prevalere. Divieti, ostacoli burocratici, ingorghi giudiziari, sono tutti tentativi maldestri per provare testardamente che si ha ragione o per impedire che le correzioni di mercato facciano il loro corso.

Oltre al carisma i leader politici fanno affidamento alla metafora dello stato paternalista per permettere agli individui di cadere più facilmente nella truffa, elevando il loro ruolo a padri premurosi in grado di poter indirizzare nel modo giusto il futuro dei loro figli, ovvero, i cittadini. Questo specchio per le allodole serve principalmente a garantire una scappatoia per quelle politiche atte a favorire gruppi clientelari che foraggiano le campagne elettorali dei leader politici. Il clientelismo è la forza dello stato, poiché, analogamente alla figura di Negan, i gruppi clientelari si affidano a quei leader politici che più hanno presa sulla popolazione attraverso il loro carisma affinché mandino avanti i loro programmi.

In una società libera, o al limite con uno stato limitato, non esisterebbero ruoli di leadership, solo ruoli di vigilanza affinché non venga commessa violenza contro la proprietà e la persona altrui. La società libera incita gli individui ad essere i capitani del loro destino, senza che si intrometta qualcuno che si presume "sappia più di loro" e ne decida il destino. La libertà non passa attraverso la bocca altrui.

È per questo che bisogna guardare con diffidenza tutti coloro che si offrono di consegnarci un futuro di libertà, proprio perché le uniche persone che possono consegnarcelo per davvero siamo noi stessi. È pericolosissimo cedere la propria libertà alla volontà altrui, soprattutto quando si tratta di decisioni che riguardano, oltre i frutti del proprio lavoro, il proprio corpo. Essere amanti della libertà significa soprattutto lasciare che gli altri facciano le proprie scelte anche se sono in disaccordo con i nostri principi. Assecondare percorsi dannosi per la libertà e la prosperità economica, come quello che passa da un'ideologia collettivista della società e da un interventismo rampante nell'economia, ci porterà a finire lungo quella che Hayek chiamava "via verso la schiavitù". E questa è un'altra lezione che impariamo da Negan, ad esempio.

Accentrando il potere nella sua figura, Negan elimina il dissenso all'interno della comunità che intende sottomettere facendo ripetere in modo maniacale che "Tutti sono Negan", spacciando questo concetto come una sorta di "Tutti per Uno, Uno per Tutti." Ma la violenza con cui viene imposto questo diktat inficia un qualsiasi scopo comune in cui ogni individuo è libero di perseguire i propri interessi per raggiungere infine il bene comune. E questo comportamento non è assimilabile all'odierno patriottismo sfoggiato dai cosiddetti statalisti hardcore, disposti a giustificare le nefandezze dello stato in nome di un non ben specificato bene superiore? Il collettivismo sfrenato uscente dalla comunità messa in piedi da Negan e quello reale propagandato dai megafoni statali, rappresentano la quintessenza dell'anima dello stato, dove si cerca di accomunare individui con desideri e personalità diverse in un meltin pot monoforme e senza la possibilità che possano scappare.



REGOLE ARBITRARIE E SOPPRESSIONE DELL'INDIVIDUALITA'

Nel mondo di The Walking Dead, Negan è colui che fa le leggi. Giuste o sbagliate? Non esiste nessuno al di sopra di lui che può giudicare la sensatezza delle leggi. In stagioni passate abbiamo visto come lo stesso Rick fosse caduto in una trappola simile, ma poi comprese come fosse l'unione spontanea d'intenti a fare la forza e non la semplice paura. L'autarchia è un controsenso, poiché nel corso del tempo abbiamo visto che l'uomo è riuscito a sopravvivere alle avversità grazie alla cooperazione. È stata quest'ultima la carta vincente che le persone hanno potuto giocare per garantirsi un futuro su questa Terra.

Ma l'essere umano non è buono a prescindere, alcuni aspetti della sua indole lo portano a scegliere la violenza come modo d'agire. È per questo motivo che sono venute in essere le leggi, regole generali attraverso le quali potersi rapportare ed avere chiaro in mente come esistesse qualcosa "al di sopra" degli individui. Le leggi non servono solo come monito in caso di comportamento sbagliato. Servono a ricordare agli individui che nessuno può arrogarsi il diritto di cambiarle senza un consenso generale.

Scrive Rothbard:

[Nel suo libro La libertà e la legge,] la tesi principale del Professor [Bruno] Leoni è che perfino i più devoti economisti di libero mercato hanno imprudentemente ammesso che le leggi devono essere create da una legislazione governativa; Leoni mostra che questa concessione fornisce un’inevitabile porta per la tirannia dello Stato sull’individuo. L’altro lato della medaglia, derivato dall’aumentare l’intervento governativo nel mercato libero, è stato l’aumento della legislazione, con la sua conseguente coercizione da parte di una maggioranza – o, più spesso, da parte di un’oligarchia di pseudo -”rappresentativi” di una maggioranza – sul resto della popolazione. In questa connessione, Leoni presenta una brillante critica dei recenti scritti di F. A. Hayek sullo “stato di diritto”. In contrasto con Hayek, che chiede di avere regole legislative generali in contrapposizione alle bizzarrie di arbitrari burocrati o di “amministratori della legge”, Leoni fa notare che la reale e sottostante minaccia alla libertà individuale non è l’amministratore, ma lo stato legislativo che rende la regolamentazione amministrativa possibile. Leoni dimostra che non è sufficiente avere regole generali applicabili a tutti e scritte in anticipo, in quanto queste stesse regole possono invadere la libertà – e, in generale, lo fanno.

Il grande contributo di Leoni è quello di mettere in evidenza persino ai più fedeli teorici del laissez-faire un’alternativa alla tirannia nel campo della legislazione. Piuttosto che accettare o la legge amministrativa o la legislazione, Leoni si appella ad un ritorno alle antiche tradizioni e principi della “legge fatta dal giudice” [in assenza di precedenti, ndt] come metodo per limitare lo Stato ed assicurare la libertà. Nella legge privata dell’antica Roma, nei codici civili continentali, nella common law anglosassone, “legge” non significava ciò che pensiamo oggi: promulgazione senza fine da parte di un legislatore o di un esecutivo. La “legge” non era promulgata, bensì trovata o scoperta; era un corpo di regole usuali che erano cresciute tra le persone, come i linguaggi o le mode, spontaneamente ed in modo puramente volontario. Queste regole spontanee costituirono “la legge”; ed era il lavoro degli esperti di legge – vecchi uomini della tribù, giudici, o avvocati – determinare quale fosse la legge e come la legge si applicasse ai numerosi casi di dispute che nascevano continuamente.

Quando lo stato entra nel business della legislazione permette ai burocrati di armeggiare con le leggi, creando un arbitrio innaturale nel corpo legislativo il quale favorisce diversi gruppi nella società. Di conseguenza le leggi precedentemente considerate qualcosa di "al di sopra" le persone, vengono abbassate al livello dei "comuni mortali". Violarle, quindi, non fa più emergere un dubbio morale, bensì diventa quasi "normale" non rispettarle. È per questo motivo che al giorno d'oggi il crimine è più dilagante, soprattutto perché, come già detto, più uno stato legifera più la corruzione diventa invadente. Ciononostante i megafoni statali strombazzano del periodo più sicuro mai visto dagli individui in tutto l'arco storico, demonizzando invece epoche del passato. La verità, invece, è tutt'altra, soprattutto quando si indagano le meccaniche e gli eventi che vengono presentati in modo distorto dallo stato. Ad esempio, le menzogne comunemente accettate sul Far West (1, 2, 3).

Ma il cuore di questa propaganda risiede nel sistema scolastico, il quale prepara le giovani leve al futuro inculcando nelle loro menti il verbo statalista. Non è un caso, infatti, che Negan voglia insegnare una lezione al figlio di Rick dopo che quest'ultimo, in un raptus di rabbia, impugna un'arma ed uccide un paio di scagnozzi dell'armata dei Salvatori. Lo scopo di Negan, lo scopo dello stato, non è quello di distruggere fisicamente i giovani, ma quello di assorbirne l'essenza vitale piano piano attraverso l'obbedienza e il lavoro, distruggendoli psicologicamente nella loro individualità.





Per questo gli fa fare un tour del suo accampamento e mette a nudo la sua personalità, e le sue fragilità, per distruggerlo psicologicamente. Il momento in cui lo fa girare senza la benda che gli copre l'occhio offeso è significativo dell'intromissione dello stato negli aspetti più intimi degli individui e poi esporli al pubblico giudizio. La privacy non è qualcosa di sacro, peggio ancora non lo è la proprietà del proprio corpo. Negan può avere accesso ad ogni particolare della vita dei suoi sottoposti e, mascherando inizialmente i suoi modi con una patina di cortesia, quando non vede conformità alla sua volontà non pensa due volte a minacciare di violenza.

Il processo d'indottrinamento è talmente efficace che sono pochi quei soggetti che riescono a sottrarsi. Ciò viene sottolineato quando Negan, mentre porta in giro il figlio di Rick, gli fa tenere in mano l'arma con cui incute timore: una mazza che il despota chiama Lucille. Il ragazzino avrebbe l'occasione di chiudere la faccenda con Negan quando questi è distratto da una faccenda che richiede la sua attenzione, ma non riesce a colpirlo. L'aura dispotica ha già avuto la meglio sull'indole del ragazzino, inducendolo a rinunciare al suo intento di ucciderlo. Ma non è finita qui, perché Negan, volendo accompagnare il ragazzino, Carl Grimes (Chandler Riggs), al suo accampamento d'appartenenza, gli impartisce l'ennesima lezione sullo stato: gli statalisti sono sacrificabili.

Coloro che hanno subito il lavaggio del cervello da parte dello stato, sono pedine spendibili. Credono ciecamente nell'autorità statale che sarebbero disposti anche a sacrificare la loro stessa vita per esso. Queste persone non rappresentano una minaccia per lo stato, e vengono usate come monito per gli altri affinché rinuncino alla loro indole individualista. Nel telefilm notiamo questo aspetto quando Negan uccide un compagno della comunità di Rick, il quale, avendogli proposto di prendere il comando al posto del protagonista, viene squartato sotto gli occhi di Carl. Lo stato utilizza i lacchè per propagandare il suo verbo, ma non si fa scrupolo ad eliminarli quando necessario.

Questa lezione viene impartita anche allo stesso Rick quando viene costretto da Negan a guardare l'assassinio di due suoi amici. Rick deve rimanere in vita affinché la sua sottomissione sia da monito agli altri. Lui, la figura carismatica del gruppo, fungerà da avvertimento per tutti gli altri senza che Negan si sporchi ulteriormente le mani. Emblematica la scena quando Negan costringe Rick, attraverso una macabra prova, a togliersi dal volto uno sguardo di sfida che gli aveva precedentemente lanciato.



CIO' CHE È VOSTRO, È MIO

E arriviamo al punto centrale di questo saggio sullo stato ispirato dalla serie TV, The Walking Dead. Negan esige, oltre alla cessione di tutte le armi, metà di tutto ciò che i suoi sottoposti producono. In cambio si riceve protezione contro i morti viventi e qualsiasi altra minaccia esterna. Non solo, ma se ci si rifiuta di sottostare alle regole da lui imposte, o si finisce ammazzati oppure sbattuti in una delle celle nel suo carcere. Chiunque stia pensando al sistema tributario, ha praticamente capito di cosa sto parlando. È talmente tanto lontano dalla realtà, soprattutto con una pressione fiscale odierna oltre il 75% tra tasse dirette e tasse indirette? Potremmo dire che Negan sia addirittura più clemente!

L'economista austriaco Joseph Schumpeter riteneva che il sistema fiscale di una nazione poteva servire come base utile per determinare l'ascesa e la caduta di un paese, dal momento che il sistema fiscale riflette le idee politiche di quella società nel corso del tempo. Molti dei liberali classici del XIX secolo credevano che ciò che un uomo guadagnava attraverso la sua produzione era suo per "diritto naturale". Molti degli economisti classici di quel tempo, da un punto di vista più utilitaristico, rafforzavano questo punto di vista sottolineando che la tassazione del reddito e del capitale indeboliva gli incentivi per il lavoro, il risparmio e gli investimenti, riducendo in tal modo la crescita del capitale e quindi ritardando aumenti del tenore di vita nella società.

L'idea di un sistema fiscale con tasse basse per finanziare uno stato limitato era caratteristica di un'epoca storica dedita ai principi dei diritti individuali e al rispetto della proprietà privata.

L'ascesa delle idee socialiste, interventiste e assistenziali sociali nel XX secolo, hanno creato un regime fiscale completamente diverso. Lo stato doveva usare il suo potere di tassare per abolire lo sfruttamento dei poveri da parte dei ricchi. Doveva usare la sua autorità fiscale per influenzare e determinare gli investimenti e la creazione di posti di lavoro in varie parti del paese. Doveva utilizzare i suoi strumenti fiscali per rendere i paesi agricoli più industrializzati e rendere i paesi industriali più agricoli. Doveva utilizzare i dazi doganali per controllare il flusso delle importazioni e degli investimenti nel paese, e sovvenzionare l'esportazione di determinati beni, risorse o servizi fuori dal paese.

Le imposte sono state rese uno strumento d'ingegneria sociale ed un dispositivo per favorire determinati gruppi d'interesse. In tale epoca di collettivismo fiscale, nulla è più detestato da parte delle autorità statali di qualsiasi tentativo dei contribuenti di sfuggire alle grinfie dell'esattore delle tasse.



LE SCELTE HANNO CONSEGUENZE

Lasciate che io torca per un momento il famoso titolo del libro di Richard Weaver, per introdurvi, cari lettori, alla figura di Morgan Jones (Lennie James). Il personaggio in questione è quanto di più libertario si possa concepire. Dopo aver perso moglie e figlio a causa della piaga degli zombie, durante le sue peregrinazioni trova una sorta di redenzione incontrando uno strano individuo che lo introduce alla pratica dell'aikido. Ponendo questa arte marziale come filosofia di vita, egli ne applica i principi anche nella vita di tutti i giorni, cercando di mostrare agli altri come seguire principi di base semplici possa aiutare a vivere meglio.

Infatti uno dei principi fondamentali del suo "credo" è esattamente il principio su cui si fonda la filosofia libertaria: il principio di non aggressione. Rifiutandosi di essere il primo ad usare violenza, Morgan ci mostra come sia importante per un'esistenza pacifica difendere la propria vita e le relative proprietà solo quando minacciate. Scatenare guerre o conflitti in prima istanza è controproducente per un'esistenza prospera e proficua. Ciononostante è altrettanto importante sapersi difendere, poiché viviamo in un mondo eterogeneo in cui non tutti gli individui seguono gli stessi principi. A volte preferiscono ricorrere alla mera violenza per cercare di vivere al massimo col minimo sforzo.

In caso di attacco violento, non c'è pietà per coloro che decidono di ricorrere a questo infimo espediente. Ciò non significa uccidere, però. Infatti il grado di violenza è commisurato al grado di aggressione mostrato dall'aggressore. Infatti Morgan, col suo credo, ci ricorda come ogni vita sia importante. E questa lezione ci viene ricordata anche nel telefilm quando un manigoldo, provando empatia per un membro della comunità di Rick, si sacrifica per salvarlo. Come detto in precedenza, la cooperazione è stata la caratteristica fondamentale affinché il genere umano avesse potuto superare le insidie della natura e della storia. Di conseguenza più membri produttivi contiene la società, più è facile accedere ad una vasta gamma di produzione attraverso la quale migliorare il proprio benessere e la propria vita.

È stata l'abbondanza di beni e servizi nel mercato che ha garantito agli esseri umani la possibilità di superare lo stadio della mera sussistenza e godere di uno stile di vita superiore. È stata la divisione del lavoro e la specializzazione risultante che ha consentito di sconfiggere la povertà. Lo stato, invece, attraverso la sua cosiddetta "guerra alla povertà", sottrae risorse economiche scarse al settore produttivo e gli impedisce di rispondere alla domanda genuina di mercato. In questo modo diventa molto difficile soddisfare le esigenze genuine degli attori di mercato, i quali non possono accedere a beni/servizi necessitati e il bacino della ricchezza reale ne risente. Infatti, sebbene lo stato si voglia magnificare dicendo di essere in lotta contro la povertà, essa è stata debellata dall'abbondanza dei mercati e degli accordi volontari tra gli attori di mercato.

La nostra società è figlia del successo industriale del XIX secolo e del relativo progresso che nessuno aveva visto arrivare. È stato qualcosa che ha cambiato per sempre la storia dell'uomo. Come mai proprio il 1800? È una domanda che ancora suscita dibattito, ma una cosa è certa: il mondo in cui gli attori di mercato avevano vissuto fino a quel momento sarebbe cambiato in un modo irriconoscibile. Una crescita tra il 2 ed il 3% che nessuno ha visto arrivare. Un cambiamento radicale della società occidentale, se ci pensate, che ha avuto luogo in una generazione. Quasi incredibile. Cosa cambiò in sostanza? Fondamentalmente due cose: l'informazione e la retorica.

Ai tempi degli antichi Romani l'informazione viaggiava a circa 1 miglio l'ora. All'inizio del 1800 l'informazione viaggiava a 1.4 miglia l'ora. Dall'invenzione del telegrafo la velocità dell'informazione è aumentata di circa cento volte al secondo. La retorica invece ha radici che si possono tracciare fino al XVII secolo, precisamente in Olanda dove iniziò a prendere piede un senso di legittimità nei confronti della ricchezza personale derivata dall'imprenditorialità e dalla creatività personale che avrebbe portato a delle innovazioni tecnologiche. Non solo, a questi cambiamenti nel corso del tempo se ne aggiunsero altri due man mano che si diffondevano in Europa (soprattutto nelle isole britanniche): cambiamento dell'etica, un cambiamento di mentalità alimentato inizialmente dai Calvinisti (la ricchezza personale è legittima); fiducia nel futuro, orientamento verso il futuro.

Queste idee rivoluzionarie vennero formalizzate nel libro, La Ricchezza delle Nazioni, di Adam Smith, in cui si affermava che la ricerca della ricchezza personale generava ricchezza anche per l'intera nazione. Questi cambiamenti portarono il mondo a sperimentare una delle crescite economiche e sociali più significative della storia umana.





Quindi lo stato non è affatto il fautore di un miglioramento delle condizioni di vita della società, bensì ha dapprima eroso il bacino della ricchezza reale e poi ha "dichiarato guerra" a quelle stesse conseguenze fuoriuscite dalle sue azioni. Ovviamente è una battaglia che non può vincere, perché significherebbe ridurre le proprie dimensioni. Ma come possiamo vedere ogni giorno, il welfare state, il dispensatore di briciole dello stato, è un potente dispositivo ammaliante che tiene al lazzo la maggior parte delle persone. Non riescono ad immaginare un'alternativa al di là della violenza ridistributiva dello stato, considerando quindi impossibile associazioni volontarie e solidali. Un'impossibilità, invece, smentita dalla storia. Non solo smentita dalla storia, ma addirittura smentita dai tempi correnti. Senza contare le iniziative votate al volontarismo e alla protezione della proprietà privata e dei diritti individuali rappresentate da Liberland, Liberstad, Sandy Springs, ecc.

All'aumentare delle rappresaglie e delle violenze dello stato, gli individui tenderanno a secedere in qualche modo dalle sue grinfie. Allo stesso modo, notiamo come nella serie TV Morgan inizi ad avere vari discepoli della sua filosofia, riuscendo a cambiare il punto di vista di personaggi che prima erano totalmente votati alla violenza.



CONCLUSIONE

Questo breve saggio ha analizzato le similitudini che intercorrono tra la serie TV, The Walking Dead, e la natura dello stato. In particolare ho analizzato la figura dell'antagonista della stagione in corso, Negan, per permettere alla maggior parte delle persone di comprendere cosa sia veramente lo stato. L'unico modo di evadere da un recinto è capire d'essere in un recinto. Ho scelto questa metafora perché suddetto personaggio rappresenta davvero al meglio le azioni dello stato e la sua essenza predatoria. Chi non prova il desiderio di evadere dalla tirannia di Negan?


giovedì 26 gennaio 2017

Il rally nell'azionario guidato da Trump: la più grande occasione di sempre per posizionarsi short





di David Stockman


Il rally nell'azionario guidato da Trump si dimostrerà quello che è sempre stato: una bolla di sapone. Si basa solamente sul passaggio da una politica ad un'altra ed è sgusciato fuori dalle sale di Wall Street nella notte dell'ultima tornata elettorale.

Dopo tutto, quale modo migliore per portare gli agnelli al macello se non quello d'invertire il mercato con un aumento di più di 1,000 punti del Dow Jones poche ore dopo la scioccante elezione di Donald Trump come 45° Presidente degli Stati Uniti?

A dire il vero, abbiamo accolto con favore l'elezione di Trump perché ha ripetutamente accusato le classi dirigenti di Wall Street e di Washington. Scaraventerà Washington in un vortice di caos politico ed economico. In pochi mesi l'incombente tetto del debito in scadenza ($20,000 miliardi) e l'economia americana affaticata, praticamente in recessione, potranno finalmente porre fine al continuo calcio al barattolo riguardo la politica fiscale nazionale.

Quest'anno i libri contabili dello Zio Sam torneranno a vomitare deficit annuali da migliaia di miliardi di dollari. Lo Stimolo di Trump così tanto sbandierato fino ad ora, sarà solo un lontano ricordo. Assisteremo, invece, ad una deflagrazione politica con lo shutdown del governo federale e toppe d'emergenza per estendere di qualche mese la capacità del Tesoro USA di prendere in prestito.

Quello di cui stiamo parlando, è uno scenario fiscale dove tutti i nodi vengono al pettine. Questo è ciò che l'elezione di Trump preannuncia veramente.

Dopo tutto, neanche un Houdini in politica sarebbe in grado di governare quando migliaia di miliardi di dollari in nuovo deficit implodono sulla Città Imperiale. Quindi come ci si può aspettare che un inesperto come Trump — che twitta contro truffatori e ricattatori politici della Beltway, salvo poi dovervi scendere a patti per vincere le sue monumentali sfide fiscali ed economiche — rappresenterà l'elemento distruttore dello status quo?

Infatti, nel contesto attuale, i democratici scenderanno in guerra fin dal primo giorno se Trump manterrà fede alla sua promessa elettorale di abrogare quel disastro noto come Obamacare e continuerà ad attaccare quei simboli d'identità politica su cui è fondato il Partito Democratico contemporaneo.

Sì, Chuck Schumer vorrebbe stringere un accordo sulle infrastrutture (es. i treni per New York), ma questo non è il 1981 e lui non è Tip O'Neill. L'idea che possa esistere una qualche cooperazione bipartisan su un pacchetto di stimolo fiscale, è un sogno irrealizzabile.

In realtà, gli odierni mezzi busti televisivi non ricordano che non esisteva alcun compromesso bipartisan neanche al tempo di Reagan; questo è un mito revisionista spacciato dagli agiografi di Reagan e da Chris Matthews a nome del suo ex-capo e Presidente della Camera.

Il famoso taglio delle tasse di Reagan nel 1981 passò alla Camera solo per un pelo: grazie ad una fragile coalizione del GOP e alla simpatia della popolazione nei confronti di Reagan, dopo il tentativo di assassinio. La maggioranza democratica combatté con i denti e con le unghie per tutto l'iter legislativo.

Il cosiddetto "compromesso bipartisan" arrivò solo quando si palesarono le inevitabili conseguenze fiscali disastrose. Cioè, quando dal 1982 al 1984 vennero approvate leggi per aumentare le tasse e recuperare il 40% di entrate dal precedente taglio delle tasse di Reagan, in modo da arginare l'allora emorragia d'inchiostro rosso. Anche così il debito nazionale triplicò sotto lo sguardo di Reagan, passando dai $930 miliardi alla fine del mandato di Jimmy Carter ai $2,600 miliardi nel dicembre 1988.

Allo stesso modo, non c'è possibilità che le varie fazioni all'interno del GOP, ovvero, i neocon, i guerrieri socio-culturali, i veri credenti nei tagli fiscali e/o semplicemente i vecchi politici legati agli stanziamenti di fondi pubblici, saranno in grado di concordare e approvare qualsiasi cosa assomigli anche vagamente ad un grande stimolo fiscale concepito da Wall Street.

In realtà, Trump ha correttamente identificato una Grande e Brutta Bolla Speculativa che aleggiava su Wall Street durante la campagna elettorale e ha anche detto che alla fine scoppierà. Quello che non ha detto è che la sua ascesa alla Casa Bianca sarà lo spillo che la farà scoppiare.

L'indice S&P 500 a 2213 ed al 24.5X dei guadagni segnalati, sono risultati alquanto bizzarri. Non esiste quindi alcuna strada in su, ma solo il rischio di un ribasso ed una crisi che porti alla paralisi politica.

Gente, la classe dirigente non avrebbe mai lasciato governare Donald Trump — anche se avesse avuto un programma economico coerente e ragionevolmente plausibile. Ma ha solo slogan, battute di spirito, banalità e vecchie idee sul taglio delle tasse e sul costruire strade e ponti. Non ha la minima idea di come possano essere finanziate queste opere senza far schizzare alle stelle il deficit federale e far risvegliare i “bond vigilantes”.

La verità è che i mercati finanziari si stanno dirigendo verso una tempesta perfetta: fallimento delle politiche delle banche centrali, una carneficina nel mercato obbligazionario, una recessione mondiale ed un bagno di sangue fiscale a Washington. Gli investitori dovrebbero fare passaparola e tenersi pronti.

Ciononostante ogni giorno gli operatori finanziari ed i robo-trader si sono affrettati a mandare i grafici azionari verso nuovi massimi, in base all'assurda illusione che lo “scettro dello stimolo” sarebbe stato tolto alla FED (paralizzata e senza polvere da sparo asciutta) e consegnato nelle mani di una nuova "crescita" targata Partito Repubblicano a Washington.

Per i motivi fin qui elencati, è esattamente il contrario. Non ci sarà nessun governo funzionante, o politica economica coerente, nei prossimi quattro anni. Ciò significa che non ci sarà nessuno stimolo fiscale gigantesco sotto forma di investimenti in infrastrutture e di enormi sgravi fiscali, e nessuna compensazione economica per frenare le forze recessive che ora incombono sull'economia degli Stati Uniti.

Quello che trasparirà sarà un bagno di sangue fiscale come mai visto prima d'ora nella storia di Washington. Trump ha ereditato $20,000 miliardi di debito pubblico: una bomba ad orologeria che è impostata per esplodere il 15 marzo prossimo e getterà nello sconforto Washington prima dei tanto decantati 100 giorni dall'insediamento.

Inoltre quando i consulenti di Trump si prenderanno la briga di fare i conti, scopriranno che si è già messo in conto un supplemento di nuovo deficit da $15,000 miliardi per il prossimo decennio — prima che mettano in conto un centesimo di più di un eventuale nuovo stimolo di Trump.

Infatti ora che Trump ha nominato due speculatori di Wall Street — Steven Mnuchin al Tesoro e Wilbur Ross al Commercio — alla guida della sua squadra economica, la calamità fiscale è praticamente certa. Non hanno la minima idea che lo Zio Sam è fallito e che la crescita reale del 3-4%, in una nazione sepolta sotto $64,000 miliardi di debito pubblico e privato, è solamente un'illusione destinata a trasformarsi in un incubo fiscale.

Ecco la morale della storia: il mercato azionario a 2213 punti sull'indice S&P 500 è l'occasione di una vita per posizionarsi short.

Saluti.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


mercoledì 25 gennaio 2017

I dati economici senza una buona teoria economica sono inutili





di Frank Shostak


Al fine di "dare un senso" ai dati, gli economisti utilizzano diversi metodi statistici che variano da modelli altamente complessi ad una semplice visualizzazione dei dati storici.

È generalmente ritenuto che mediante correlazioni statistiche si possano organizzare i dati storici in un corpo d'informazioni, che a sua volta può servire come base per la valutazione dello stato in cui versa l'economia.

Si ritiene che attraverso l'applicazione di metodi statistici si possano estrarre dalla realtà quei fatti concernenti lo stato in cui versa l'economia.

Purtroppo le cose non sono così semplici come sembrano. Per esempio, è stato osservato che cali del tasso di disoccupazione sono associati ad un aumento generale dei prezzi di beni e servizi.

Dovremmo allora concludere che i cali della disoccupazione sono un innesco principale per l'inflazione dei prezzi?

A confondere ulteriormente la questione, è stato anche osservato che l'inflazione dei prezzi è correlata con i cambiamenti nella massa monetaria. Inoltre, è stato stabilito che i cambiamenti nei salari mostrano un'elevata correlazione con l'inflazione dei prezzi.

Allora, cosa dovremmo concludere dopo tutto questo? Qui abbiamo non una, ma tre "teorie" dell'inflazione. Come possiamo decidere quale sia la teoria giusta?

Secondo il modo di pensare comune, il criterio per selezionare una teoria dovrebbe essere il suo potere predittivo. Su questo argomento Milton Friedman scrisse:

L'obiettivo finale di una scienza positivista è lo sviluppo di una teoria o ipotesi che produca previsioni valide e significative su fenomeni non ancora osservati.[1]

Finché il modello (teoria) "funziona", è considerato come un quadro valido per quanto riguarda la valutazione di un'economia. Una volta che il modello (teoria) si rompe, cerchiamo un nuovo modello (teoria).

Per esempio, un economista afferma che le spese dei consumatori per beni e servizi sono determinate dal reddito disponibile.

Una volta che questo punto di vista viene convalidato per mezzo di metodi statistici, viene impiegato come strumento nelle valutazioni della direzione futura della spesa dei consumatori. Se il modello non riesce a produrre previsioni accurate, viene sostituito o modificato con l'aggiunta di altre variabili esplicative.

La natura sperimentale delle teorie implica che la nostra conoscenza del mondo reale sia sfuggente.

Dal momento che non è possibile stabilire "come le cose funzionano veramente," allora non importa quali siano le ipotesi alla base di un modello. In realtà va bene tutto, purché il modello possa produrre buone previsioni. Secondo Friedman:

La questione rilevante per sindacare sui presupposti di una teoria non è se siano descrittivamente realistici, perché non lo sono mai, ma se sono approssimazioni sufficientemente buone per lo scopo. E a questa domanda si può rispondere solo vedendo se la teoria funziona, il che significa se produce previsioni sufficientemente accurate.[2]



Economisti teorici & economisti pratici

Il punto di vista secondo cui la nostra conoscenza è provvisoria e che non possiamo mai essere certi di nulla, ha dato origine a due gruppi di economisti — in un campo ci sono i cosiddetti teorici, o “ivory-tower economists,” che generano vari modelli immaginari e li usano per dare un giudizio sul mondo dell'economia.

Nell'altro campo abbiamo i cosiddetti economisti "pratici", che traggono il loro parere esclusivamente dai dati. Mentre gli ivory-tower economists sono convinti che la chiave per il segreto dell'universo economico passi per dei modelli astratti, gli economisti "pratici" sostengono che se uno "tortura" i dati abbastanza a lungo, alla fine verrà a galla la verità.

Ma i metodi statistici non sono di alcun aiuto in questo senso. Tutto ciò che i vari metodi statistici possono fare è confrontare i movimenti delle varie informazioni storiche.

Questi metodi non possono identificare le forze motrici dell'attività economica. Analogamente, i modelli che si basano sulla fantasia degli economisti non sono di grande aiuto, in quanto queste teorie non sono accertate dal mondo reale.

La teoria economica, tuttavia, deve avere un solo scopo — spiegare l'essenza dell'attività economica.

Noi riteniamo che l'economia riguardi le attività umane che cercano di promuovere la vita ed il benessere delle persone. Le persone si impegnano in attività varie: eseguono lavori manuali, guidano auto, camminano per le strade e cenano nei ristoranti.

La caratteristica distintiva di queste attività è che sono tutte propositive.

Così il lavoro manuale può essere un mezzo affinché alcune persone possano guadagnare soldi, cosa che a sua volta permette loro di raggiungere diversi obiettivi, quali l'acquisto di cibo o vestiti.

Pranzare in un ristorante potrebbe essere un mezzo per stabilire rapporti commerciali.

Guidare un'auto potrebbe essere un mezzo per raggiungere un determinato luogo. In altre parole, le persone operano in un quadro di fini e mezzi; usano vari mezzi per arrivare a determinati fini.

Le azioni propositive implicano che le persone valutano vari mezzi a loro disposizione in base ai loro fini.

In qualsiasi punto nel tempo, le persone hanno una grande varietà di scopi che vorrebbero raggiungere. Ciò che ne limita il raggiungimento è la scarsità di mezzi.

Quindi, una volta che diventano disponibili più mezzi, può essere raggiunto un numero maggiore di scopi, o obiettivi (ad esempio, gli standard di vita delle persone aumenteranno).

Un'altra limitazione nel raggiungere diversi obiettivi è la disponibilità di mezzi idonei: per sedare la mia sete nel deserto, ho bisogno d'acqua. I diamanti non mi saranno di alcun aiuto in questo senso.



Dare un senso ai dati

Nel corso di una crisi economica si osserva un calo generalizzato della domanda di beni e servizi. Dobbiamo allora concludere che il calo della domanda sia la causa di una recessione economica?

Sappiamo che le persone si sforzano di migliorare la loro vita e il loro benessere. I loro obiettivi sono quindi illimitati. L'unico modo affinché la domanda generale possa calare è tramite l'incapacità delle persone di sostenere le loro singole domande. In breve, i problemi sul fronte della produzione (vale a dire, con i mezzi) sono probabilmente causati da un calo generale osservato nella domanda.

In alternativa, considerate la situazione in cui la banca centrale afferma che un aumento della crescita nell'offerta di moneta, mentre l'inflazione dei prezzi è bassa, possa innescare una crescita economica reale.

Per dare un senso a questa affermazione, dobbiamo esaminare l'essenza del denaro. Il denaro è il mezzo di scambio e può facilitare l'accumulo della ricchezza reale. Non può crearla di per sé. Il denaro non può essere utilizzato nella produzione. Non può essere utilizzato nei consumi.

Possiamo concludere che la stampa di denaro non è il mezzo appropriato per promuovere la crescita economica. L'obiettivo — innescare una crescita economica reale — non può essere raggiunto per mezzo della stampa di moneta. Quindi se si scopre una correlazione positiva tra il tasso di crescita della massa monetaria e l'attività economica, non si dovrebbe saltare alla conclusione che il denaro possa far crescere l'economia.

Sapere che le persone perseguono azioni propositive ci permette anche di valutare il modo di pensare comune secondo cui il "motore" dell'economia è la spesa dei consumatori (ad esempio, l'idea che la domanda crea l'offerta). Sappiamo, però, che senza mezzi non può essere soddisfatto alcuno scopo. Ma i mezzi non emergono dal nulla; devono essere prima prodotti, di conseguenza la forza trainante è l'offerta e non la domanda.

Il fatto che le persone perseguano consapevolmente azioni propositive ci fornisce una conoscenza precisa, che è sempre valida per quanto riguarda gli esseri umani. Questa conoscenza getta le basi per un quadro coerente che consente valutazioni significative dello stato in cui versa un'economia.

I dati devono essere considerati come una descrizione degli eventi storici. Non hanno "alcun valore" di per sé. Devono essere interpretati mediante una teoria, che non può essere determinata dai dati. Anche tale teoria può essere derivata da una certa conoscenza elementare, come quella secondo cui gli esseri umani operano perseguendo uno scopo — e che il loro comportamento è consapevole.

Su questo tema Rothbard scrisse:

Ecco un esempio che a Mises piaceva usare per dimostrare la differenza tra due modi fondamentali di approcciarsi al comportamento umano: Grand Central Station durante l'ora di punta. Il comportamentista "oggettivo" o "veramente scientifico", sottolineava, osserverebbe gli eventi empirici: per esempio, la gente corre avanti e indietro, senza meta in certi momenti della giornata. E questo è tutto quello che saprebbe. Ma il vero studioso dell'azione umana partirebbe dal fatto che il comportamento umano è propositivo, e capirebbe che lo scopo è quello di prendere il treno la mattina per andare a lavoro, il contrario di notte, ecc. È ovvio chi dei due scoprirebbe di più sul comportamento umano, e quindi quale dei due sarebbe il vero "scienziato".[3]

Le conclusioni raggiunte dai modelli "puramente" teorici sono discutibili, dal momento che queste conclusioni sono derivate ​​dall'immaginazione degli economisti e non si basano sui fatti della realtà.

Un modello che non viene derivato dalla realtà, non può assolutamente spiegare il mondo reale. (In questo senso, il fatto che le persone perseguano azioni coscienti e propositive è un fatto della realtà. Quindi qualsiasi cosa che viene giustamente derivata da questa affermazione, è in linea con la realtà.)

Ad esempio, al fine di spiegare la crisi economica in Giappone, il famoso economista Paul Krugman ha impiegato un modello che presuppone che le persone siano uguali e vivano per sempre, e che tale risultato è dato.[4]

Pur ammettendo che queste ipotesi non sono realistiche, Krugman ha sostenuto che in qualche modo il suo modello può essere utile per offrire soluzioni alla crisi economica in Giappone.



La capacità predittiva potrebbe essere un criterio per accettare un modello?

Il punto di vista popolare, che stabilisce la capacità predittiva come criterio per l'accettazione di un modello, è discutibile.

Nemmeno le scienze naturali, che l'economia mainstream cerca di emulare, convalidano i loro modelli in questo modo.

Per esempio, una teoria applicata alla costruzione di un razzo prevede alcune condizioni che devono prevalere se si vuole un lancio di successo.

Una delle condizioni è il bel tempo. Giudicheremmo la qualità di una teoria sulla propulsione dei razzi se è in grado di prevedere con precisione la data del lancio del razzo?

La previsione che il lancio avverrà in una data particolare si realizzerà solo se tutte le condizioni stabilite saranno soddisfatte.

Se le cose andranno così, non si può sapere in anticipo. Per esempio, il giorno previsto del lancio è probabile che piova.

Tutto ciò che ci può dire la teoria della propulsione dei razzi è che se saranno soddisfatte tutte le condizioni necessarie, allora il lancio del razzo avrà successo.

La qualità della teoria, tuttavia, non è contaminata da una incapacità di fare una previsione precisa sulla data del lancio.

La stessa logica si applica anche all'economia. Così possiamo dire con sicurezza che, ceteris paribus, un aumento della domanda di pane ne alzerà il prezzo. Questa conclusione è vera, e non provvisoria.

Il prezzo del pane salirà domani, o in futuro? Questo non può essere stabilito dalla teoria della domanda e dell'offerta.

Dovremmo quindi respingere questa teoria e definirla inutile perché non è in grado di prevedere il prezzo futuro del pane?

Secondo Mises:

L'economia può prevedere gli effetti che ci si può attendere se si ricorrere a misure precise di politica economica. Si può rispondere alla domanda se una determinata politica sia in grado di raggiungere gli scopi preposti, se la risposta è negativa: quali saranno i suoi effetti reali. Ma, naturalmente, questa previsione può essere solo "qualitativa".[5]

La natura arbitraria dell'economia mainstream ha dato origine alla conclusione secondo cui c'è un abisso tra teoria e la pratica. C'è distinzione tra valutazioni teoriche e pratiche. Si sentono spesso commenti come "si tratta di una grande teoria; tuttavia, non riesco a farne uso". Eppure non esiste una teoria tanto buona, ma non applicabile. Per essere applicabile, una teoria deve essere derivata dai fatti della realtà, come ad esempio che gli esseri umani interagiscono con azioni propositive. Questa conoscenza ci permette di effettuare una valutazione valida per quanto riguarda il funzionamento dell'economia, senza fare ipotesi arbitrarie.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Milton Friedman, Essays in Positive Economics, Chicago: University of Chicago Press, 1953.

[2] Ibid.

[3] Dalla prefazione di Murray N. Rothbard per Theory and History di Ludwig von Mises.

[4] Paul Krugman, “Japan’s Trap,” Maggio 1998.

[5] Ludwig von Mises, The Ultimate Foundation of Economic Science, p. 67.

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martedì 24 gennaio 2017

Solo gli idioti potevano credere ad una reflazione guidata da Trump





di David Stockman


Se avevate bisogno dell'ennesima prova che le banche centrali del mondo hanno distrutto una determinazione onesta dei prezzi nei mercati finanziari, questi ultimi giorni ve l'hanno fornita.

Il sell-off di quasi $2,000 miliardi nei mercati obbligazionari globali era giustificato, ma è accaduto per le ragioni sbagliate, mentre l'aumento di 600 punti dell'indice Dow conferisce al termine stupido tutta una nuova accezione.

Invece i venditori ambulanti di fumo a Wall Street hanno detto che si trattava del ritorno dell'inflazione "buona" e di una "crescita" stimolata dalle politiche fiscali.

Guarda caso questa intuizione è saltata fuori esattamente alle 2:00 di notte il giorno delle elezioni, quando il mercato ha improvvisamente scoperto che la vittoria elettorale di Donald Trump non sarebbe stata un disastro per le azioni — che solo 3 ore prima erano state abbattute di 800 punti da un sell-off nel mercato dei futures — e che invece era il momento di risalire a bordo, perché il casinò sarebbe stato invaso da una nuova mega-dose di stimolo.

Proprio così. Donald Trump, in combutta con i repubblicani del Tea Party ed i clienti abituali dell'establishment del GOP, guidati da Paul Ryan, avrebbe presto inondato l'economia con tagli fiscali e un enorme programma di spesa in infrastrutture.

E questo per non parlare della difesa, dei muri lungo il confine e dei giorni felici d'inchiostro rosso nel bilancio.

Gente, l'intera storia della reflazione guidata da Trump si è basata su una sciocchezza.

Lo Zio Sam non stimolerà nulla nei prossimi anni, perché è in bancarotta.

La scadenza incombente (15 marzo) del tetto al debito pubblico, rappresenta la spada di Damocle sulla testa dell'establishment.

Infatti il debito pubblico e il deficit annuale sono gli elefanti gemelli nella stanza. In realtà, ecco la bomba che colpirà Washington intorno a febbraio...

Anche senza una recessione riconosciuta, le proiezioni del Congressional Budget Office (CBO) sul disavanzo saliranno a $1,000 miliardi durante il (solo) termine di Trump.

Una volta che questo diventerà evidente, la luna di miele sarà finita. Washington scenderà in aspri scontri su ogni singolo aspetto della politica di bilancio — e scoppierà la battaglia tra stimolo ed austerità.

In base a queste circostanze, non ci sarà alcun piano di 100 giorni per reflazionare l'economia americana. Non saranno nemmeno in grado di gestire il tetto del debito abbastanza a lungo da guadagnare tempo per mettere in atto una sorta di taglio delle tasse e stimolo fiscale.

L'estate del 2017 farà sembrare la crisi del 2011 un picnic. Allora i mercati erano così scossi che scesero di quasi il 18% tra maggio e agosto.

Ma a differenza del presente, la crisi del tetto del debito di allora venne risolta nel momento in cui iniziò la cosiddetta ripresa. C'era ancora una grande fiducia nell'efficacia del QE della FED e si pensava che lo stimolo fiscale di Obama avrebbe favorito il rimbalzo.

In quelle circostanze il compromesso sul tetto del debito venne visto come un metodo per "acquistare tempo" in modo che "la crescita" avrebbe potuto erodere e, presumibilmente, eliminare i deficit.

Come ho detto più volte, l'estensione del tetto del debito non era un "compromesso". Era una bomba fiscale per garantire all'amministrazione successiva di accumulare migliaia di miliardi in prestiti necessari per far sopravvivere Washington — il cosiddetto welfare/warfare state.

A tale proposito, l'ingenuità del Team di Trump è qualcosa di incredibile. Credono davvero che andando a Washington bonificheranno la palude.

Neanche per sogno. Presto ci annegheranno dentro.

La bomba del tetto del debito è stato a lungo un tema bollente a Capitol Hill, ma ecco il punto: nonostante la vittoria di Trump, il GOP e gli attivisti del Tea Party si sono ormai resi conto che i ricorrenti accordi sul tetto del debito sin dal 2011 erano tutte frodi fiscali.

Non sorprende, quindi, se i repubblicani alla Camera abbiano votato 167-79 contro il cosiddetto accordo Boehner-Obama nell'ottobre 2015. Quest'ultimo è passato grazie ad un voto 187-0 tra i democratici alla Camera, i quali si aspettavano di confermare la loro presenza alla Casa Bianca.

Solo gli ingenui possono credere che i democratici voteranno per un aumento del tetto del debito in cambio del sostegno a Trump per una riduzione fiscale, la quale fornirà metà dei suoi benefici ($300 miliardi) all'1% e circa i tre quarti al 5% dei contribuenti statunitensi.

E ciò accadrà mentre il partito democratico verrà rilevato dall'ala progressivista Sanders-Warren nella lotta per il potere nell'era post-Clinton.

Allo stesso tempo, non c'è possibilità che Trump possa ottenere anche solo la metà dei voti dei 241 membri dei repubblicani alla Camera a sostegno di un aumento del tetto del debito insieme ad una legge per le infrastrutture gradita ai democratici, senza grandi riduzioni delle imposte sul reddito.

E questo perché, a differenza del 2011, le proiezioni sul deficit stanno salendo — dopo essere aumentato del 35%, a quasi $600 miliardi, nell'anno fiscale appena concluso.

Detto in altro modo, sul fronte fiscale ci saranno molti meno voti per calciare il barattolo. E ciò sarà particolarmente vero ora che la FED ha smesso di monetizzare il debito e il cosiddetto dollaro "in ascesa" costringerà la Banca del Giappone, la Banca Centrale Europea e la PBOC a fare lo stesso.

In breve, le banche centrali sono quasi andate a ramengo e questo significa che i bond vigilantes stanno resuscitando dopo 25 anni d'assenza. Per 4 mesi il decennale USA ha visto salire i propri rendimenti, dall'1.35% dal minimo post-Brexit del luglio scorso a quasi il 2.3% di lunedì scorso, e questo è solo un assaggio del crollo della bolla obbligazionaria in agguato dietro l'angolo.

Con deficit e rendimenti dei titoli svettanti, ed i bond vigilantes che stanno inaspettatamente tornando alla carica in una sorta di estasi fiscale, i repubblicani alla Camera sono destinati a diventare assassini politici non solo nei confronti dello stimolo fiscale di Trump, ma per qualsiasi forma di governance di bilancio ordinata.

Infatti l'attuale previsione del CBO proietta $9,300 miliardi di deficit per i prossimi 10 anni, ma anche questa è una sciocchezza. Non mette in conto alcuna recessione per 206 mesi — un evento che non si è mai verificato nella storia dell'umanità. Tiene conto anche di $2,500 miliardi di presunti tagli alla spesa e scappatoie fiscali in scadenza che il Congresso non ha alcuna intenzione di sottoscrivere.

Se si sostituisce la storia degli ultimi 10 anni allo scenario "rose e fiori" del CBO, si finisce con un minimo di $15,000 miliardi di debito pubblico aggiuntivo entro il 2026.

Cioè, gli Stati Uniti hanno già $35,000 miliardi — non $20,000 miliardi — in debito pubblico, che saranno pari al 145% del PIL entro la metà del prossimo decennio.

Quindi non ci sarà alcun tipo di stimolo fiscale. L'establishment che ha portato la nazione in questo stato pietoso è stato ripudiato, ma non sostituito.

Anche i robo-trader capiranno presto che la FED è a corto di polvere da sparo asciutta e che il ramo fiscale del governo si sta dirigendo verso il caos.

Di conseguenza è solo una questione di settimane — o mesi al massimo — prima che scoppi la terza bolla più grande di questo secolo.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


lunedì 23 gennaio 2017

“Fiat Money Quantity” e oro a $11,000





di Alasdair Macleod


È il momento di rivisitare la Fiat Money Quantity (FMQ), la quale calcola i dollari depositati nel sistema bancario, il denaro delle banche commerciali in deposito presso la FED e il contante.

Oltre a farci vedere in che modo progredisce l'espansione della moneta fiat, un obiettivo di questa misura è quello di fornire alcune indicazioni sul rapporto col prezzo dell'oro. È particolarmente indicato osservare questa misura in un momento in cui gli analisti bancari sono diventati in generale ribassisti, credendo che il rally dell'oro sia ormai finito.

L'idea alla base della FMQ è definire la quantità di denaro fiat, che poi può essere confrontata con il valore dell'oro monetario, ovvero, tutto lo stock d'oro fisico estratto. Una descrizione più completa della FMQ può essere consultata qui. L'aggiornamento del grafico di lungo termine è mostrato qui sotto.




Il grafico mostra la tendenza a lungo termine della crescita della FMQ stabilita prima della crisi finanziaria, e l'effetto conseguente delle misure monetarie introdotte per salvare il sistema bancario. Questa rapida espansione della FMQ ci avverte dei potenziali effetti dell'inflazione monetaria sui prezzi. Tali effetti sono per il momento ancora latenti, perché l'espansione della FMQ è avvenuta principalmente nelle riserve bancarie detenute nel bilancio della FED, e quindi non nella moneta in circolazione.

L'ultimo punto fa riferimento al primo settembre scorso e la crescita della FMQ sta mostrando nuovi segni di accelerazione. All'interno di questa accelerazione, vi è stato un calo delle riserve bancarie possedute presso la FED, da $2,786.9 miliardi ad agosto 2014 a $2,265.3 miliardi. Ciò è stato più che compensato da una maggiore crescita dei depositi bancari e dei conti di risparmio, da $9,006 miliardi a $10,571 miliardi. La preoccupazione, quando la FED creò le riserve in eccesso attraverso il quantitative easing, era che queste un giorno sarebbero state utilizzate per alimentare prestiti a riserva frazionaria. L'altro lato del credito bancario fa riferimento ai depositi della clientela ed ai risparmi, così il timore iniziale è passato.

L'espansione del credito bancario può essere rilevata anche nel grafico successivo, rappresentante M2 meno M1, cosa che ci dà un'approssimazione del credito bancario.




In questo grafico l'espansione al di sopra del trend di crescita è iniziata all'inizio del 2016. Tra i due grafici, possiamo confermare che sia i depositi bancari sia il prestito bancario stanno accelerando al di sopra delle tendenze consolidate.

Molti commentatori stanno ignorando l'espansione del credito bancario, ma è un problema serio. Forse perché la crescita del prestito bancario all'interno dell'economia degli Stati Uniti sembra essere moderata. La risposta la possiamo trovare in parte nel mercato dei prestiti internazionali, in particolare alle banche straniere e alle economie dei mercati emergenti che non ricorrono a swap di dollari a livello della banca centrale. Di sicuro i tassi LIBOR in dollari sono notevolmente superiori rispetto al tasso pagato dalla FED sulle riserve in eccesso, forse riflettendo una domanda internazionale crescente per i prestiti in dollari.

Se il declino delle riserve presso la FED fosse la conseguenza di tassi del mercato monetario più elevati, significherebbe che l'espansione della moneta sarebbe entrata in una nuova fase. L'ulteriore espansione del credito bancario dovrà essere controllata aumentando il Fed Funds Rate, almeno per chiudere il divario col LIBOR. Quindi un aumento di suddetto è già in ritardo e probabilmente dovrebbe essere superiore allo 0.25% per portare la crescita del credito bancario sotto controllo.

La FED ha un problema con l'aumento dei tassi, perché andrebbe ad ampliare i differenziali dei tassi d'interesse con le altre principali valute. Il dollaro è abbastanza forte così com'è, e qualsiasi aumento dei tassi d'interesse favorirebbe ulteriormente un rafforzamento del dollaro, portando ad una potenziale instabilità monetaria. Poi c'è la questione degli effetti sui valori patrimoniali, in particolare sui titoli di stato, non solo negli Stati Uniti ma in particolare nella zona Euro. Se i rendimenti dei titoli salgono, le valutazioni delle azioni e delle proprietà saranno anch'esse minacciate, per non parlare del costo del debito pubblico in aumento.



Implicazioni per l'oro

Tenendo sempre a mente che il prezzo dell'oro e il potere d'acquisto del dollaro sono variabili soggettive, le loro quantità relative saranno sempre un fattore che ne determinerà i prezzi. Siamo riusciti a definire, per quanto possibile, la quantità di depositi in dollari fiat, ma qual è la quantità d'oro in modo da determinarne un valore teorico?

James Turk, con l'assistenza di Juan Castaneda, ha prodotto nel 2012 un documento su questo argomento. Sulla base del suo lavoro, si può supporre che oggi lo stock estratto sia di circa 169,000 tonnellate, una cifra per inciso circa 10,000 tonnellate in meno rispetto ad altre stime. Quanto di questo può essere considerato oro monetario?

Ufficialmente le riserve delle banche centrali ammontano a 33,978 tonnellate, pari al 20% della nostra stima dello stock estratto. In teoria, questo oro non è disponibile per la popolazione come denaro, perché nessuna banca centrale oggi gestisce un gold-exchange standard. Ma ci sono ulteriori problemi con la determinazione della quantità del cosiddetto oro monetario detenuto da governi e dalle loro banche centrali. Siamo certi che le riserve dichiarate non rappresentano il conteggio totale dei lingotti d'oro in mano agli stati, in particolare per quanto riguarda la Cina e la Russia. Inoltre è noto che le riserve d'oro vengono contate due volte in molti casi, perché l'oro che è stato affittato o scambiato è segnalato come se fosse ancora di proprietà delle banche centrali. Inoltre non vi è alcun modo di sapere se gli stati sono in realtà onesti nelle loro dichiarazioni.

Ciò è particolarmente vero per il Tesoro degli Stati Uniti, che secondo i racconti della FED possiede 8,133.5 tonnellate d'oro. Se il Tesoro degli Stati Uniti possegga veramente questo oro non è chiaro, perché i lingotti d'oro presumibilmente in suo possesso spesso sono stati utilizzati dall'Exchange Stabilisation Fund per manipolarne i prezzi. Creato con il Gold Reserve Act del 1934, l'ESF è segreto e non deve rendere conto né al Congresso nè al popolo americano.

Ci viene chiesto di credere, in barba al mandato dell'ESF e alle prove aneddotiche del contrario, che l'ESF non abbia materialmente modificato i suoi possedimenti d'oro fisico negli ultimi trentacinque anni. Inoltre, dato che la Cina e la Russia hanno fatto dilagare l'importanza strategica dell'oro, non è una possibilità remota che gli stati Uniti abbiano segretamente accumulato oro fisico al di fuori dei conti del Tesoro USA. Non lo sappiamo.

C'è anche l'annosa questione dei gioielli, che si pensa comunemente rappresentino circa il 60% delle riserve d'oro estratte. Siamo consapevoli che l'India considera i gioielli in oro una forma di risparmio a lungo termine e di garanzia per il finanziamento d'emergenza, ma tutti gli altri invece? In genere consideriamo l'oro come oggetto di valore, ma non è la stessa cosa quando considerato come denaro, sebbene l'opinione pubblica sia suscettibile a cambiamenti in questo senso se il prezzo dell'oro dovesse aumentare in modo significativo.

Questo ci porta ad alcune stime traballanti riguardo la quantità di dollari americani per oncia d'oro. Potremmo prendere i numeri del Tesoro USA riguardo le riserve ufficiali (8,133.5 tonnellate) e dire che ogni oncia copre $56,171 di moneta fiat. Ma sarebbe un paragone privo di significato, perché non esiste convertibilità e non possiamo contare sulla precisione dei dati governativi riguardo la quantità d'oro che detiene.

Il meglio che possiamo fare è prendere i prezzi di mercato dell'oro e rettificarli secondo l'aumento della Fiat Money Quantity, prendendo un punto di riferimento nella storia. Il grafico seguente prende il 1934, anno in cui il prezzo di scambio dell'oro venne aumentato a $35, non che potesse essere effettivamente negoziato dalla popolazione.




Le due linee ci danno un massimo ed un minimo per tutti i tipi di speculazione. La linea superiore (blu scuro) rappresenta il prezzo dell'oro dal 1934, sgonfiato sia dalla FMQ sia dall'aumento delle scorte d'oro estratte; la linea inferiore rappresenta il prezzo dell'oro sin dal 1934 sgonfiato solo dalla FMQ. Queste indicazioni ci danno un range di valore rettificato in dollari del 1934 tra $3.76 e $12.87, al prezzo nominale di oggi a $1,250.

Certo, il prezzo di $35 nel 1934 non era un prezzo di mercato equo, essendo stato imposto dal governo Roosevelt, ma la nostra intenzione non è quella di dare una definizione precisa del valore dell'oro, perché, come detto all'inizio, tutti i valori sono in realtà soggettivi. Possiamo solo ipotizzare che se l'oro prezzato in dollari di oggi comportasse lo stesso rapporto alla quantità di dollari esistenti circa ottant'anni fa, la fascia di prezzo in dollari di oggi sarebbe tra i $4,000 e gli $11,640.

Tornando al percorso in accelerazione della FMQ, la nostra valutazione del suo effetto sul valore dell'oro non esclude ulteriori aumenti nella FMQ stessa. Se, o forse quando, l'oro si sposterà al di sopra i livelli correnti verso i $2,000, è probabile che ci sarà una presa di coscienza diffusa di un'inflazione monetaria accelerante. In tal caso, il livello generale dei prezzi aumenterà più velocemente e gli aumenti dei tassi d'interesse potrebbero rivelarsi insufficienti per sostenere il potere d'acquisto del dollaro. Un potere d'acquisto del dollaro in discesa significherebbe inevitabilmente un prezzo dell'oro in rapido aumento.

In conclusione, non solo la FMQ sta continuando a crescere sopra la sua tendenza di lungo termine, ma sembra stia accelerando perché le banche stanno diminuendo le loro riserve in eccesso per aumentare i prestiti. Le implicazioni inflazionistiche a livello dei prezzi sono evidenti. L'oro è già sottovalutato in misura sostanziale. Pertanto l'ulteriore espansione della FMQ sembra certo che infine porterà ad un riesame completo del rapporto di prezzo tra dollari fiat e oro fisico, a beneficio dell'oro ed a scapito del dollaro.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/