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venerdì 1 agosto 2025

Leggere tra le bugie

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, Il Grande Default : https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non pu avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorit . Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

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di Joshua Stylman

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/leggere-tra-le-bugie)

Quando Avril Haines, Direttrice dell'Intelligence Nazionale, annunciò durante l'esercitazione pandemica Event 201 nel 2019 che avrebbero “inondato la zona di fonti attendibili”, pochi compresero questo anticipo di controllo coordinato delle narrazioni. Nel giro di pochi mesi lo abbiamo visto dispiegarsi in tempo reale: messaggistica unificata su tutte le piattaforme, soppressione del dissenso e controllo coordinato della narrazione che ha ingannato gran parte del mondo.

Ma non tutti sono rimasti ingannati. Alcuni hanno capito subito, mettendo in discussione ogni aspetto fin dal primo giorno; altri hanno pensato che si trattasse semplicemente di un governo incompetente che cercava di proteggerci. Molti inizialmente hanno accettato il principio di precauzione: meglio prevenire che curare. Ma poiché ogni fallimento politico puntava nella stessa direzione – verso un maggiore controllo e una minore azione umana – il modello è diventato impossibile da ignorare. Chiunque non fosse completamente assorbito dal sistema ha dovuto alla fine confrontarsi con il suo vero scopo: non proteggere la salute o la sicurezza, ma espandere il controllo.

Una volta riconosciuto questo schema di inganno, due domande dovrebbero sorgere immediatamente nella mente di ogni persona ogni volta che le notizie più importanti dominano i titoli dei giornali: “Su cosa stanno mentendo?” e “Da cosa ci stanno distraendo?”. Lo schema di inganno coordinato diventa inequivocabile. Basti pensare a come i media abbiano trascorso tre anni a promuovere le cospirazioni del Russiagate, alimentando una divisione sociale senza precedenti e gettando le basi per quella che sarebbe diventata la più grande operazione psicologica della storia. Oggi, mentre i media ci inondano di notizie sull'Ucraina, BlackRock si posiziona per trarre profitto sia dalla distruzione che dalla ricostruzione. Lo schema diventa inequivocabile una volta che lo si vede: crisi create ad arte che chiedono “soluzioni” pianificate in anticipo che espandono sempre il controllo istituzionale.

I media generalisti operano su un doppio inganno: depistaggio e manipolazione. Gli stessi conduttori che ci hanno venduto le armi di distruzione di massa in Iraq durante i telegiornali della sera, promosso la “collusione con la Russia” e insistito sul fatto che il portatile di Hunter Biden fosse “disinformazione russa” occupano ancora le fasce orarie di punta. Proprio come accade con la nomina di RFK Jr. all'HHS, lo schema è costante: attacchi coordinati sostituiscono il dibattito concreto, punti di discussione identici compaiono su tutte le reti e domande legittime vengono liquidate con la diffamazione anziché con le prove. Sbagliare sistematicamente non è un caso, è voluto. Il loro ruolo non è informare, ma fabbricare il consenso.

Il modello è chiaro: saturare i media con spettacoli emotivi, promuovendo al contempo i programmi istituzionali con un controllo minimo. Come si impara a riconoscere un sorriso falso, o a percepire una stonatura in un brano musicale, allo stesso modo si sviluppa un istinto per il tempismo.

Denaro e potere:

• Mentre i media erano concentrati sul 6 gennaio, BlackRock e Vanguard hanno silenziosamente rafforzato la loro presa sul mercato immobiliare residenziale.

• Mentre la stampa era ossessionata dal ban di Trump su Twitter, il Congresso ha approvato il più grande trasferimento di ricchezza con la scusa degli “aiuti Covid”.

• Mentre un’informazione senza fiato seguiva ogni mossa del processo a Johnny Depp, la FED ha stampato più denaro che in tutto il secolo precedente.

• Mentre i media ci inondavano di notizie sull’Ucraina, restrizioni senza precedenti sulla produzione di energia hanno rimodellato l’economia globale.

• Mentre i giornalisti seguivano con il fiato sospeso le accuse a Trump, le banche centrali acceleravano i piani per una valuta digitale programmabile.

Controllo sanitario:

• Mentre i media si concentravano sulla promozione del vaccino tramite le celebrità, un numero senza precedenti di giovani atleti è crollato in campo.

• Mentre le reti televisive trasmettevano ininterrottamente le sparatorie nelle scuole, i documenti rivelavano che Pfizer era a conoscenza di centinaia di effetti collaterali.

• Mentre la copertura mediatica si concentrava sulla “disinformazione” anti-vax, i dati delle assicurazioni mostravano tassi di mortalità in eccesso allarmanti.

Controllo digitale: 

• Mentre i media erano ossessionati dalla moderazione dei contenuti di Twitter, l’infrastruttura dell’ID digitale veniva costruita silenziosamente in tutto il mondo.

• Mentre la copertura mediatica si concentrava sulle preoccupazioni relative alla privacy di TikTok, le banche centrali hanno accelerato lo sviluppo delle valute digitali.

• Mentre gli infiniti dibattiti sui chatbot AI dominavano i titoli dei giornali, i sistemi di sorveglianza biometrica si espandevano a livello globale.

Man mano che questi inganni diventano più evidenti, emergono diverse forme di resistenza. La ricerca della verità assume forme diverse. Alcuni diventano esperti di inganni specifici: documentando i primi successi terapeutici con farmaci riadattati, scoprendo fallimenti nei protocolli ospedalieri, o esplorando l'impatto dei danni da vaccino. Altri sviluppano una prospettiva più ampia per comprendere come le narrazioni stesse vengano costruite.

La brillante capacità di Walter Kirn di riconoscere schemi ricorrenti colpisce il cuore della nostra realtà artificiale. I suoi tweet, che analizzano la copertura mediatica dell'omicidio dell'amministratore delegato di United, rivelano come persino i crimini violenti vengano ormai confezionati come spettacoli di intrattenimento, completi di archi narrativi e colpi di scena. Il lavoro di Kirn evidenzia una dimensione critica del controllo mediatico: trasformando ogni crisi in una narrazione di intrattenimento, l'attenzione viene deviata da questioni più profonde. Invece di chiedersi perché le tutele istituzionali falliscano, o chi ne tragga beneficio, il pubblico viene catturato da un'indignazione attentamente sceneggiata. Questa distrazione deliberata garantisce che i programmi istituzionali procedano senza controlli.

Il suo lavoro rivela come il confezionamento dell'intrattenimento sia al servizio del più ampio sistema di controllo. Mentre ogni indagine richiede una competenza specifica, questo schema di manipolazione narrativa si collega a una rete più ampia di inganni. Come scritto nei pezzi L'industria dell'informazione e Ingegnerizzare la realtà, tutto, dall'istruzione alla medicina, fino alla valuta stessa, è stato catturato da sistemi progettati per plasmare non solo le nostre scelte, ma la percezione stessa della realtà.

La cosa più rivelatrice è ciò che non coprono. Notate la rapidità con cui le notizie scompaiono quando minacciano interessi istituzionali. Ricordate la lista dei clienti di Epstein? L'accaparramento di terreni a Maui? I crescenti danni da vaccino? Il silenzio la dice lunga. Considerate le recenti testimonianze di informatori che rivelano preoccupazioni represse sulla sicurezza presso Boeing, un'azienda da tempo coinvolta con agenzie di regolamentazione e appalti governativi. Due informatori – entrambi ex-dipendenti che avevano lanciato l'allarme su problemi di sicurezza – sono morti in circostanze sospette. La copertura mediatica delle loro morti è scomparsa quasi da un giorno all'altro, nonostante le profonde implicazioni per la sicurezza pubblica e la responsabilità aziendale. Questo schema si ripete in innumerevoli casi in cui la responsabilità sconvolgerebbe strutture di potere radicate, lasciando domande cruciali senza risposta e narrazioni strettamente controllate.

Queste decisioni non sono casuali: sono il risultato delle caratteristiche dei media moderni, dell'influenza degli inserzionisti e della pressione dei governi, garantendo che la narrazione resti strettamente controllata.

Ma forse la cosa più sorprendente non è l'inganno dei media in sé, ma quanto profondamente plasmano la realtà dei loro consumatori. Osservate con quanta sicurezza ripetono frasi chiaramente elaborate nei think tank. Ascoltate come ripetono a pappagallo punti di vista con convinzione religiosa: “Il 6 gennaio è stato peggio dell'11 settembre”, “Fidatevi della scienza ™”, “C'è in gioco la democrazia” e, forse la menzogna più infame della storia moderna, “Sicuro ed efficace”.

La classe dei sedicenti esperti si dimostra particolarmente suscettibile a questa programmazione. La loro competenza diventa una prigione di status: più investono nell'approvazione istituzionale, più difendono con fervore le narrazioni istituzionali. Guardate con quanta rapidità un medico che mette in dubbio la sicurezza dei vaccini perde la licenza, con quanta rapidità un professore che mette in discussione l'ideologia di genere affronta una revisione, con quanta rapidità un giornalista che esce dai ranghi viene inserito nella lista nera.

Il sistema garantisce il rispetto delle regole attraverso la cattura economica: il mutuo diventa il vostro guinzaglio, il vostro status professionale la vostra guardia carceraria. Lo stesso avvocato che si vanta del suo pensiero critico bloccherà aggressivamente qualsiasi messa in discussione delle narrazioni ufficiali. Il professore che insegna a “mettere in discussione le strutture di potere” diventa furioso quando gli studenti mettono in discussione le aziende farmaceutiche.

La validazione circolare rende la programmazione quasi impenetrabile:

• I media citano gli “esperti”

• Gli esperti citano studi sottoposti a revisione paritaria

• Gli studi sono finanziati dall'industria

• L'industria plasma la copertura mediatica

• I “fact-checker” citano il consenso dei media

• Il mondo accademico fa rispettare le conclusioni approvate

Questo circolo vizioso forma un perfetto circuito chiuso.

Ogni componente convalida gli altri, escludendo al contempo informazioni esterne. Provate a trovare il punto di accesso alla verità in questo sistema chiuso. L'orgoglio della classe degli esperti per il proprio pensiero critico diventa ironico: esternalizzano le proprie opinioni a “fonti autorevoli”.

La cosa più inquietante è la loro spontanea volontà di rinunciare alla sovranità. Guardateli mentre si arrendono:

• “Seguo la scienza” (traduzione: aspetto conclusioni approvate)

• “Secondo gli esperti...” (traduzione: non penso con la mia testa)

• “I fact-checker dicono...” (traduzione: lascio che siano gli altri a stabilire la verità)

• “Il consenso è...” (traduzione: mi allineo con il potere)

La loro empatia diventa un'arma usata contro di loro. Mettere in discussione i lockdown? Stai uccidendo la nonna. Dubitare della chirurgia di transizione per i minori? Stai causando suicidi. Resistere alle iniziative di equità? Stai perpetuando l'oppressione. La programmazione funziona facendo percepire la resistenza come crudeltà.

Qualcosa di straordinario sta accadendo sotto il rumore di superficie, però: un autentico risveglio che sfida i tradizionali confini politici. Lo si vede nei sottili scambi tra colleghi quando le narrazioni ufficiali mettono a dura prova la credibilità; nel silenzio crescente alle cene, mentre i discorsi propagandistici cadono nel vuoto; negli sguardi complici tra sconosciuti quando il teatro della salute pubblica raggiunge nuove vette di assurdità.

Questo non è un movimento in senso tradizionale – non può esserlo, poiché le strutture dei movimenti tradizionali sono vulnerabili a infiltrazioni, sovversioni e cattura – è più simile a un'emergenza spontanea, un risveglio distribuito senza una leadership centrale o un'organizzazione formale. Chi vede attraverso gli schemi riconosce la formazione di massa per quello che è, mentre i suoi soggetti proiettano la propria programmazione sugli altri liquidando gli schemi sopraccitati come “teorie del complotto”, “antiscienza”, o altre etichette progettate per impedire un'analisi autentica.

La verità più difficile da accettare non è riconoscere la programmazione, ma confrontarsi con il suo significato per la coscienza umana e per la società stessa. Stiamo assistendo a prove in tempo reale che dimostrano come la maggior parte delle menti umane possa essere catturata e reindirizzata attraverso sofisticate operazioni psicologiche. I loro pensieri non sono i loro, eppure morirebbero per difendere ciò in cui sono stati programmati per credere.

Non si tratta più solo di critica: è una questione esistenziale sulla coscienza umana e sul libero arbitrio. Cosa significa quando la capacità di pensiero indipendente di una specie può essere così dirottata? Quando l'empatia naturale e gli istinti morali diventano armi di controllo? Quando l'istruzione e la competenza riducono la resistenza alla programmazione?

Quest'ultima funziona perché dirotta le pulsioni umane fondamentali:

• Il bisogno di accettazione sociale (ad esempio, mascherarsi come simbolo visibile di conformismo);

• Il desiderio di essere visti come buoni/morali (ad esempio, adottare certe posizioni su questioni sociali senza una comprensione più profonda);

• L'istinto di fidarsi dell'autorità (ad esempio, la fiducia nei funzionari della sanità pubblica nonostante i ripetuti cambiamenti di politica);

• La paura dell'ostracismo (ad esempio, evitare il dissenso per mantenere l'armonia sociale);

• Il conforto del conformismo (ad esempio, ripetere a pappagallo le narrazioni per evitare la dissonanza cognitiva);

• La dipendenza dallo status (ad esempio, segnalare la conformità per mantenere la posizione professionale o sociale).

Ogni tratto umano naturale diventa una vulnerabilità da sfruttare. I più istruiti diventano i più programmabili perché la loro dipendenza dallo status è più profonda. Il loro “pensiero critico” diventa un copione in esecuzione su un hardware corrotto.

Questa è la sfida più importante del nostro tempo: la coscienza umana può evolversi più velocemente dei sistemi progettati per dirottarla? Il riconoscimento di schemi e la consapevolezza possono diffondersi più velocemente del consenso artificiale? Un numero sufficiente di persone può imparare a leggere tra le bugie prima che la programmazione sia completa?

La posta in gioco non potrebbe essere più alta. Non si tratta solo di politica o di alfabetizzazione mediatica: si tratta del futuro della coscienza umana stessa. Se la nostra specie manterrà la capacità di pensiero indipendente potrebbe dipendere da coloro che ancora vi riescono ad accedere, aiutando gli altri a liberarsi dall'incantesimo.

La matrice del controllo si intensifica ogni giorno che passa, ma lo stesso vale per il risveglio. La domanda è: cosa si diffonde più velocemente, la programmazione o la consapevolezza? Il nostro futuro come specie potrebbe dipendere da questa risposta.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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lunedì 5 maggio 2025

Chi controlla lo Stato amministrativo?

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

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di Jeffrey Tucker

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/chi-controlla-lo-stato-amministrativo)

Il 20 marzo 2025 il Presidente Trump ha ordinato quanto segue: “Il Segretario dell'Istruzione dovrà, nella misura massima appropriata e consentita dalla legge, adottare tutte le misure necessarie per facilitare la chiusura del Dipartimento dell'Istruzione”.

È un linguaggio interessante: “Adottare tutte le misure necessarie per facilitare la chiusura” non equivale a chiuderlo. E ciò che è “permesso dalla legge” è esattamente ciò che è in discussione.

Dovrebbe sembrare un'abolizione e i media l'hanno riportata come tale, ma non lo è. Non è colpa di Trump. Il presunto dittatore ha le mani legate in tanti modi, persino riguardo alle agenzie che presumibilmente controlla, le cui azioni in ultima analisi deve essere lui ad assumersene la responsabilità.

Il Dipartimento dell'Istruzione è un'agenzia esecutiva, creata dal Congresso nel 1979. Trump la vuole chiusa per sempre. Così come i suoi elettori. Può farlo? No, ma può privare l'ente del personale e disperderne le funzioni? Nessuno lo sa con certezza. Chi deciderà? Presumibilmente la Corte Suprema, alla fine.

Il modo in cui ciò viene deciso – se il presidente sia effettivamente al comando o solo una figura simbolica come il re di Svezia – non riguarda solo questa singola agenzia, ma centinaia di altre. Infatti il destino della libertà e del funzionamento delle repubbliche costituzionali potrebbe dipendere dalla risposta.

Tutte le questioni politiche scottanti di oggi vertono su chi o cosa sia a capo dello Stato amministrativo. Nessuno conosce la risposta, e questo per una buona ragione: il funzionamento principale dello stato moderno ricade su una bestia che non esiste nella Costituzione.

L'opinione pubblica non ha mai nutrito grande amore per le burocrazie. In linea con la preoccupazione di Max Weber, esse hanno rinchiuso la società in un'impenetrabile “gabbia di ferro”, fatta di razionalismo asettico, editti inumani, corruzione corporativa e un'incessante costruzione di imperi, non frenata né da restrizioni di bilancio né da plebisciti.

La piena consapevolezza odierna dell'autorità e dell'ubiquità dello Stato amministrativo è piuttosto nuova. Il termine stesso è un'espressione lunga e non si avvicina minimamente a descrivere l'ampiezza e la profondità del problema, comprese le sue radici e le sue filiali commerciali. La nuova consapevolezza è che né il popolo né i suoi rappresentanti eletti sono realmente responsabili del sistema in cui viviamo, il che tradisce l'intera promessa politica dell'Illuminismo.

Questa nascente consapevolezza è probabilmente in ritardo di 100 anni. Il meccanismo di quello che è comunemente noto come “Stato profondo” – ritengo che ci siano strati profondi, intermedi e superficiali – è cresciuto negli Stati Uniti fin dalla nascita della pubblica amministrazione nel 1883 e si è saldamente radicato nel corso di due guerre mondiali e innumerevoli crisi in patria e all'estero.

L'edificio di coercizione e controllo è indescrivibilmente enorme. Nessuno riesce a stabilire con precisione quante agenzie ci siano o quante persone vi lavorino, tanto meno quante istituzioni e individui lavorino a contratto per loro, direttamente o indirettamente. E questa è solo la facciata pubblica; il ramo sotterraneo è molto più sfuggente.

La rivolta contro tutti loro è arrivata sulla scia della crisi sanitaria, quando tutti erano circondati da ogni lato da forze esterne al nostro controllo e di cui i politici sapevano ben poco. Poi quelle stesse forze istituzionali sono state coinvolte nel rovesciare il governo di un politico molto popolare, a cui avevano cercato di impedire di ottenere un secondo mandato.

La combinazione di questa serie di oltraggi – quella che Jefferson nella Dichiarazione d'indipendenza definì “una lunga serie di abusi e usurpazioni, che perseguivano invariabilmente lo stesso obiettivo” – ha portato a un'ondata di consapevolezza e si è tradotta in azione politica.

Un segno distintivo del secondo mandato di Trump è stato uno sforzo concertato per prendere il controllo e poi limitare il potere amministrativo dello Stato profondo, più di qualsiasi altro esecutivo a memoria d'uomo. A ogni passo di questi sforzi, si è incontrato qualche ostacolo, anche molti da tutte le parti.

Ci sono almeno 100 ricorsi legali in corso nei tribunali. I giudici distrettuali stanno criticando la capacità di Trump di licenziare dipendenti, ridistribuire i finanziamenti, limitare le responsabilità e modificare il loro modo di operare.

Persino il primo risultato del DOGE – la chiusura della USAID – è stato bloccato da un giudice nel tentativo di ribaltarlo. Un giudice ha persino osato dire all'amministrazione Trump chi può e chi non può essere assunto presso la USAID.

Non passa giorno senza che il New York Times non si cimenti in una qualche sdolcinata difesa dei servi oppressi della classe dirigente finanziata con i soldi dei contribuenti. In questa visione del mondo, le agenzie governative hanno sempre ragione, mentre qualsiasi persona eletta o nominata che cerchi di frenarle o licenziarle attacca l'interesse pubblico.

Dopotutto i media tradizionali e lo Stato amministrativo hanno collaborato per almeno un secolo per mettere insieme quella che convenzionalmente veniva chiamata “la notizia”. Dove sarebbero altrimenti il NYT o l'intera stampa tradizionale?

Tanto feroce è stata la resistenza ai primi successi e alle riforme spesso superficiali di MAGA/MAHA/DOGE che i vigilanti hanno compiuto atti di terrorismo contro le Tesla e i loro proprietari. Nemmeno gli astronauti di ritorno dallo spazio hanno riscattato Elon Musk dall'ira della classe dirigente. Odiare lui e le sue aziende è la “nuova tendenza” per i minion, in una lunga lista iniziata con mascherine, iniezioni, sostegno all'Ucraina e diritti chirurgici per la disforia di genere.

Ciò che è veramente in gioco, più di qualsiasi questione nella vita americana (e questo vale per gli stati di tutto il mondo) – molto più di qualsiasi battaglia ideologica su sinistra e destra, rosso e blu, razza e classe – è lo status, il potere e la sicurezza dello Stato amministrativo stesso e di tutte le sue opere.

Affermiamo di sostenere la democrazia, eppure imperi di comando e controllo sono sorti sotto i nostri occhi. Le vittime hanno un solo meccanismo a disposizione per reagire: il voto. Può funzionare? Non lo sappiamo ancora. Questa questione sarà probabilmente decisa dalla Corte suprema.

Tutto ciò è imbarazzante. È impossibile aggirare questo organigramma del governo statunitense. Tutte le agenzie, tranne una manciata, rientrano nella categoria del potere esecutivo. L'Articolo 2, Sezione 1, recita: “Il potere esecutivo è conferito a un Presidente degli Stati Uniti d'America”.

Il Presidente controlla l'intero potere esecutivo? Si potrebbe pensare di sì. È impossibile capire come potrebbe essere altrimenti. Il capo dell'esecutivo è... il capo dell'esecutivo. È ritenuto responsabile di ciò che queste agenzie fanno. E se la responsabilità si ferma davvero alla scrivania dello Studio Ovale, il Presidente deve avere un minimo di controllo che vada oltre la capacità di etichettare una marionetta per ottenere il parcheggio migliore presso l'agenzia.

Qual è l'alternativa alla supervisione e alla gestione presidenziale delle agenzie elencate in questo ramo del governo? Si gestiscono da sole? Questa affermazione non significa nulla nella pratica.

Per un'agenzia governativa essere considerata “indipendente” significa codipendenza dalle industrie regolamentate, sovvenzionate, penalizzate o altrimenti influenzate dalle sue attività. L'HUD si occupa di sviluppo edilizio, la FDA di prodotti farmaceutici, il DOA di agricoltura, il DOL di sindacati, il DOE di petrolio e turbine, il DOD di carri armati e bombe, la FAA di compagnie aeree, e così via.

Questo è ciò che invece “indipendenza” significa nella pratica: totale acquiescenza a cartelli industriali, gruppi commerciali e sistemi nascosti di tangenti, ricatti e corruzione, mentre i più deboli convivono con i risultati. Questo è quanto abbiamo imparato e non possiamo disimparare.

Questo è esattamente il problema che reclama una soluzione. La soluzione delle elezioni sembra ragionevole solo se le persone che abbiamo eletto hanno effettivamente l'autorità su ciò che cercano di riformare.

Ci sono critiche all'idea del controllo esecutivo delle agenzie esecutive, che in realtà non è altro che il sistema istituito dai Padri Fondatori.

In primo luogo, concedere più potere al presidente solleva il timore che si comporti come un dittatore, un timore legittimo. I sostenitori di Trump non saranno contenti quando il precedente verrà citato per invertire le sue priorità politiche e le agenzie governative si rivolteranno contro gli elettori degli stati repubblicani per vendetta.

Questo problema si risolve smantellando il potere delle agenzie stesse, che, curiosamente, è ciò che gli ordini esecutivi di Trump hanno cercato di ottenere e che tribunali e media hanno cercato di fermare.

In secondo luogo, c'è da preoccuparsi del ritorno dello “spoil system”, il sistema presumibilmente corrotto con cui il presidente distribuisce favori agli amici sotto forma di emolumenti, una pratica che l'istituzione del civil service avrebbe dovuto terminare.

In realtà, il nuovo sistema di inizio XX secolo non ha risolto nulla, ma ha solo aggiunto un ulteriore livello, una classe dirigente permanente che partecipa a un nuovo tipo di spoil system che operava fino a poco tempo fa sotto il manto della scienza e dell'efficienza.

Onestamente, possiamo davvero paragonare i piccoli furti di Tammany Hall alle depredazioni globali della USAID?

In terzo luogo, si dice che il controllo presidenziale sulle agenzie minacci di erodere i sistemi di controllo e bilanciamento. La risposta ovvia è l'organigramma qui sopra. Ciò è accaduto molto tempo fa, quando il Congresso ha creato e finanziato un'agenzia dopo l'altra, dall'amministrazione Wilson a quella Biden, tutte sotto il controllo esecutivo.

Il Congresso forse voleva che lo Stato amministrativo fosse un quarto potere sotto traccia e senza responsabilità, ma nulla nei documenti fondativi mirava a creare o immaginava una cosa del genere.

Se temete di essere dominati e distrutti da una bestia vorace, l'approccio migliore non è adottarne una, nutrirla fino all'età adulta, addestrarla ad attaccare e mangiare le persone, e poi scatenarla.

Gli anni del Covid ci hanno insegnato a temere il potere delle agenzie governative e di coloro che le controllano non solo a livello nazionale ma globale. La domanda ora è duplice: cosa si può fare al riguardo e come arrivare da qui a lì?

L’ordine esecutivo di Trump sul Dipartimento dell’Istruzione illustra il punto. La sua amministrazione è così incerta su ciò che può controllare, persino agenzie che sono interamente esecutive ed elencate chiaramente sotto la voce “agenzie esecutive”, che deve schivare e costruire barriere pratiche e legali, persino nelle sue presunte dichiarazioni esecutive, solo per sollecitare quelle che potrebbero essere considerate riforme minori.

Chiunque sia responsabile di un tale sistema, non è il popolo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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mercoledì 11 settembre 2024

Questo non è capitalismo

 

 

di Jeffrey Tucker

La parola capitalismo non ha una definizione incontrovertibile e dovrebbe essere ritirata definitivamente dai vocabolari. Ovviamente ciò non accadrà, perché troppe persone hanno investito nel suo uso e abuso.

Ho smesso da tempo di cercare di imporre le mie definizioni sulla comprensione di qualcun altro, considerando le dispute sui termini e sulle definizioni dei dizionari come una distrazione dal vero dibattito su concetti e ideali.

Lo scopo di quanto segue non è definire con precisione cosa sia il capitalismo (il mio amico C. J. Hopkins non è il solo a descriverlo come liberatorio, un tempo, ma ora divenuto rapace), ma evidenziare i modi in cui i sistemi economici del mondo industrializzato hanno imboccato una svolta contro l'etica del volontarismo.

Facciamo finta di concordare su una descrizione unica di un'economia capitalista: sistema di scambio volontario e contrattuale di titoli di proprietà che consente l'accumulo di capitale, evita la pianificazione dall'alto verso il basso e rimanda ai processi sociali rispetto alla pianificazione statale.

Si tratta, idealmente, del sistema economico di una società basata sul consenso.

Si tratta ovviamente di un sistema ideale. Così descritto è inseparabile dalla libertà e proibisce la pianificazione statale, l'espropriazione e i privilegi legali per alcuni rispetto ad altri. Come si confronta lo status quo con questa descrizione? In innumerevoli modi i nostri sistemi economici non sono all'altezza.

Quello che segue è un breve elenco di tutti i modi in cui il sistema attuale non si concilia con un modello ideale di mercato capitalistico.

  1. I governi sono diventati i principali clienti delle piattaforme tecnologiche e mediatiche, instillando un'etica di deferenza politica e cooperazione che ha portato a sorveglianza, propaganda e censura. Ciò è avvenuto gradualmente, tanto che molti osservatori non hanno notato la svolta. Hanno mantenuto la loro reputazione di aziende capitaliste intraprendenti, anche se una piattaforma dopo l'altra è caduta per diventare serva del potere statale. È iniziato tutto con Microsoft, si è esteso a Google, è arrivato ad Amazon con il suo servizio web in particolare, e si è fatto strada su Facebook e Twitter; normative e barriere all'ingresso hanno consolidato l'intero settore della tecnologia digitale. Nel corso del tempo queste aziende hanno mantenuto la loro reputazione di disruptor con un ethos libertario, anche se sono state sempre più impiegate al servizio delle priorità del sistema. Quando Trump è entrato in carica nel 2016, e il brasiliano Jair Bolsonaro e il britannico Boris Johnson sembravano formare una forza di resistenza populista, è iniziata la repressione. Con i lockdown tutte queste piattaforme sono entrate in azione per alimentare il panico, mettere a tacere il dissenso e fare propaganda per iniezioni non testate e inutili. Il fatto era compiuto: tutte queste istituzioni sono diventate fedeli servitori di un impero corporativo. Ora sono collaboratori a pieno titolo del complesso censura-industriale, mentre i pochi emarginati come X e Rumble stanno subendo un'enorme pressione per conformarsi di nuovo. Il CEO di Telegram è stato arrestato per non aver fornito una backdoor ai governi Five-Eyes, mentre le nazioni della NATO stanno indagando e arrestando per il semplice atto di postare meme irrispettosi. La tecnologia digitale è l'innovazione più notevole ed entusiasmante dei nostri tempi, tuttavia è stata intimidita e ridotta a uno strumento nelle mani del potere statale.

  2. Gli Stati Uniti hanno un cartello medico che collabora con agenzie di regolamentazione e istituzioni ufficiali per imporre veleni al pubblico, prezzi esorbitanti, per collaborare con cartelli aziendali e bloccare alternative, e per promuovere dipendenza e cattiva salute. Gli interventi nel settore sono innumerevoli: dalle licenze agli obblighi dei datori di lavoro, ai pacchetti di benefit obbligatori, ai finanziamenti governativi, al sostegno finanziario di aziende farmaceutiche che finanziano e controllano le stesse agenzie che dovrebbero regolamentarle. I segni e i simboli dell'economia di mercato esistono ancora, ma in un modo altamente distorto che rende quasi impossibile la pratica medica indipendente. Non è socialismo e non è capitalismo, ma qualcos'altro, come un cartello medico privato che lavora a braccetto con il potere coercitivo pubblico. E la coercizione non riguarda la promozione della salute, ma la promozione della dipendenza dai prodotti farmaceutici.

  3. Gli Stati Uniti hanno un sistema educativo finanziato principalmente dal governo, il quale blocca la competizione, forza la partecipazione, fa perdere tempo agli studenti e spinge un programma politico di conformità e indottrinamento. La scuola pubblica negli Stati Uniti nasce a fine Ottocento, ma le caratteristiche obbligatorie sono arrivate molti decenni dopo, insieme al divieto di lavoro per gli adolescenti. Questo in seguito si è trasformato in università finanziate dallo stato che hanno arruolato quote sempre maggiori della popolazione nel sistema, gravandole con un fardello di debito enorme che non può essere ripagato. Le famiglie che cercano alternative finiscono per pagare più volte: attraverso tasse e mancati guadagni. L'intervento dello stato nei servizi educativi è massiccio, cancellando tutte le normali forze capitalistiche e lasciando una pianificazione statale pervasiva. L'intero sistema è talmente pessimo che quando sono stati introdotti i lockdown, insegnanti, dirigenti e anche molti studenti hanno accolto con favore l'opportunità di darsi una tregua da tutto questo. Molti insegnanti non sono tornati a lavoro e il sistema nel suo complesso è ora peggiore che mai, con alternative private che spuntano ovunque e l'istruzione parentale ora più comune che mai. Ciononostante regolamenti e obblighi impediscono la piena fioritura di un sistema basato sul mercato.

  4. Sussidi agricoli creano industrie che schiacciano le piccole aziende e sono al soldo dell'apparato normativo, imponendo cibo cattivo al pubblico. Chiunque lavori nell'agricoltura lo sa. Il mondo agricolo ha seguito la strada del settore tecnologico e sanitario, diventando pesantemente cartellizzato e lavorando a braccetto con i burocrati. Ogni giorno piccole aziende agricole vengono cacciate dal mercato con costi di conformità e indagini, al punto che persino i venditori di latte fresco temono di bussare alla porta delle persone. In nome della mitigazione delle malattie, milioni di polli vengono macellati e gli allevatori temono anche un solo test positivo di qualche malattia infettiva. Ciò ha ulteriormente consolidato la grande industria che è sempre più dipendente da prodotti farmaceutici brevettati, insetticidi e fertilizzanti. Quando Robert F. Kennedy Jr. e tanti altri parlano di una crisi di salute pubblica negli Stati Uniti, il sistema alimentare dalla produzione alla distribuzione gioca un ruolo importante, cosa che a sua volta alimenta il cartello sanitario sopra menzionato.

  5. Un sistema di tassazione complicato e confiscatorio che punisce l'accumulo di ricchezza e blocca la mobilità sociale in tutte le direzioni. Il governo federale da solo ha da sette a dieci principali forme di tassazione federale in categorie come reddito, salari, profitti, consumo, successioni e donazioni, dazi doganali, ecc. A seconda di come le si conta, ce ne sono 20 o più. È qualcosa di notevole dato che solo 115 anni fa c'era una sola fonte di finanziamento federale: i dazi. Una volta che il governo federale ha messo le mani sui redditi con il 16° emendamento, il resto è storia. E questo non conta i finanziamenti a livello statale e locali. Sono impiegati come metodi di pianificazione e controllo, senza che nessun settore sia immune dalla necessità di inchinarsi di fronte ai propri padroni fiscali affinché concedano sgravi o agevolazioni fiscali. Il risultato netto è una forma di servitù commerciale e industriale.

  6. I tassi di cambio fluttuanti (nati nel 1971) danno al governo federale fondi illimitati, creano inflazione e valute che non aumentano mai di valore, e forniscono capitale di investimento alle banche centrali estere garantendo che i conti internazionali non si stabilizzino mai. Questo nuovo sistema ha fatto esplodere il potere dello stato, espansosi senza limiti, e ha interrotto il normale funzionamento del commercio internazionale. Il debito pubblico elude tutte le normali forze di mercato e i premi di rischio, proprio perché è coperto dal potere di creare inflazione a scapito della popolazione. Ciò fornisce ai politici, ai guerrafondai e ai totalitari tra noi un assegno in bianco con cui effettuare infiniti salvataggi bancari, sussidi e altre buffonate finanziarie. È proprio questo cambio di paradigma, insieme alla manipolazione dei tassi d'interesse, che ha dato origine a quella che viene chiamata finanziarizzazione, tanto che la grande finanza ha divorato gran parte di quello che un tempo era un settore industriale sano negli Stati Uniti. Ai vecchi tempi il meccanismo del flusso prezzo-metallo (descritto da David Hume a Gottfried Haberler) bilanciava i conti per garantire che il commercio si traducesse in un beneficio reciproco. Ma con il sistema monetario fiat il debito è diventato una fonte infinita di finanziamenti a livello internazionale che ha distrutto innumerevoli industrie statunitensi che invece un tempo prosperavano. Nel 2000 $1.800 miliardi, ovvero il 17,9% del debito totale statunitense, erano di proprietà straniera. Nel 2014 quella cifra è cresciuta fino a $8.000 miliardi, ovvero il 33,9% del debito totale, la percentuale più alta nella storia degli Stati Uniti, e tale è rimasta negli ultimi dieci anni. Questo non è libero scambio, ma imperialismo e finisce per produrre una reazione come quella che vediamo oggi. La soluzione offerta è quella dei dazi, che si trasformano nell'ennesima forma di tassazione. La vera soluzione è un bilancio in pareggio e la chiusura del rubinetto monetario della Federal Reserve, ma tutto questo non entra nemmeno nel dibattito pubblico.

  7. Il sistema giudiziario invita a contenziosi estorsivi e può essere fronteggiato solo da chi ha tasche profonde. Al giorno d'oggi il contenzioso riguarda un gioco a lungo termine che può riguardare qualsiasi cosa, reale o immaginaria, basta solo che un potenziale querelante possa assemblare un caso giudiziario. Gli imprenditori, soprattutto quelli piccoli, vivono nella paura quotidiana di questa minaccia costante. E questo è diventato il mezzo con cui gli standard di assunzione DEI sono diventati la normalità; sono istituiti da manager avversi al rischio per paura di finire in bancarotta a causa di contenziosi giudiziari. L'ironia è che i veri malfattori, come i produttori farmaceutici, sono indennizzati contro le azioni legali, trasformando i tribunali in giocattoli per i rapaci.

  8. Un sistema di brevetti che garantisce cartelli e blocca la concorrenza per tutto, dai prodotti farmaceutici al software fino ai processi industriali. Questo è un argomento troppo vasto per questo saggio, ma sappiate che c'è una lunga storia di pensatori di libero mercato che consideravano il potere dei brevetti come uno strumento di cartellizzazione industriale, del tutto ingiustificato da qualsiasi standard di libertà commerciale. La “proprietà intellettuale” non è una proprietà in quanto tale, ma la creazione di una finta scarsità tramite regolamentazione. Basta leggere lo studio di Fritz Machlup del 1958 per comprendere la portata della falsificazione qui contenuta, o leggere ciò che Thomas Jefferson disse sulla mercificazione delle idee: “Che le idee si diffondano liberamente dall'uno all'altro in tutto il mondo, per l'istruzione morale e reciproca e per il miglioramento della nostra condizione, è un progetto peculiare e benevolo dalla natura; quando essa le ha create, come il fuoco, le ha rese espandibili in tutto lo spazio senza densità in alcun punto e, come l'aria che respiriamo, si muovono senza corpo fisico, impossibili da confinare”. La corruzione scaturita dalla proprietà delle idee non può essere sopravvalutata. Un settore dopo l'altro ne ha limitato la concorrenza, conferito privilegi a potenziali monopolisti, ostacolato l'innovazione e troncato apprendimento e innovazione. Questo è ovviamente un argomento difficile, ciononostante impossibile da evitare. A questo proposito consiglio vivamente la lettura di un monumentale trattato di N. Stephan Kinsella: Legal Foundations of a Free Society. La cattura dei pensatori pro-capitalisti da parte della teoria dei brevetti rappresenta una grave breccia nella storia e nei giorni nostri.

  9. Per quanto riguarda i diritti di proprietà autentici, sono più deboli che mai e possono essere ignorati o addirittura aboliti con un colpo di penna, tanto che nemmeno i proprietari di case possono sfrattare gli inquilini o le piccole imprese possono aprire i battenti. Ciò era la norma nei Paesi più poveri con governi dispotici, ma ora lo è anche nell'Occidente industrializzato, tanto che nessun imprenditore può essere certo dei propri diritti sulla propria impresa. Questa è la conseguenza devastante dei lockdown. È così grave che i vari indici di libertà economica devono ancora adattare le loro metriche alla nuova realtà. Ovviamente non esiste alcun capitalismo in quanto tale se milioni di aziende possono essere chiuse per capriccio delle autorità sanitarie pubbliche.

  10. Un bilancio federale sostiene più di 420 agenzie che dominano l'intera società commerciale, facendo lievitare i costi di conformità per gli imprenditori e creando enorme incertezza sulle regole del gioco. Piccoli tentativi di “deregolamentazione” non possono nemmeno iniziare a risolvere il problema principale. Non esiste prodotto o servizio realizzato negli Stati Uniti che non sia soggetto a una qualche forma di diktat normativo. Se ne capita uno, come le criptovalute, viene fatto a pezzi finché solo le aziende più conformi sopravvivono. E questo accade in tal settore sin dal 2013 e il risultato è stato quello di convertire uno strumento dirompente e senza stato in un settore ossessionato dalla conformità che serve principalmente l'industria finanziaria.

Dovete prendere in considerazione tutti questi fattori la prossima volta che qualcuno denuncia il sistema statunitense come il miglior esempio di capitalismo. Potrebbe trattarsi solo di marketing, una rivoluzione nell'uso delle risorse, ma anche questo è stato corrotto per servire gli interessi del potere. Solo perché qualcosa è disponibile sul mercato non significa necessariamente che sia un prodotto della matrice volontaria dello scambio.

Non sono qui per discutere del significato di una parola, ma per richiamare l'attenzione su quella che tutti possono definire un'imposizione egemonica sulla libertà commerciale da parte del potere statale, a volte anche con la cooperazione degli attori dominanti in ogni settore.

Non sono sicuro che un sistema del genere abbia un nome preciso nel XXI secolo, a meno che non vogliamo tornare al periodo tra le due guerre ed etichettarlo come corporativismo o semplicemente come fascismo. Ma nemmeno questi termini si adattano del tutto a questa nuova modalità di dispotismo basato sulla sorveglianza e digitalizzato, una che fornisce ricompense per le imprese private che si collegano al potere statale e punizioni brutali per quelle che invece non lo fanno.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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mercoledì 13 marzo 2024

Schumpeter su come l’istruzione superiore distrugge la libertà

 

 

di Jeffrey Tucker

Uno di quei libri che offre infiniti spunti di riflessione è Capitalism, Socialism, and Democracy (1943) di Joseph Schumpeter. Non è un trattato sistematico, si tratta piuttosto di una serie di osservazioni sugli enormi problemi che affliggevano quei tempi e i nostri. Molti sono attratti dall’economia, altri dalla storia e altri ancora dalla sociologia e dalla cultura.

La prospettiva di Schumpeter era a dir poco eclettica: era un partigiano dell’ordine borghese – istruito nella Vienna fin de siecle – ma a metà del secolo era convinto che la civiltà fosse destinata a essere sostituita da un amalgama di socialismo/fascismo. Non perché il capitalismo stesso fosse fallimentare, ma perché esso genera i semi della propria distruzione: produce talmente tanta ricchezza che è troppo facile fare a meno del fondamento istituzionale/culturale che rende possibile tutto ciò.

Concentriamoci, però, su un'affascinante intuizione riguardante l'istruzione superiore, solo una piccola parte del tutto. Schumpeter riteneva che l’Occidente fosse diretto a portare sempre più persone nell’ovile accademico con corsi e diplomi, lontano dal lavoro manuale e verso attività intellettuali. Non intendeva semplicemente diventare accademici, ma persone che avrebbero lavorato a partire da e con un apparato ideologico e filosofico – una classe di lavoratori dell'informazione – sempre più distante dalla produttività effettiva.

In altre parole, parlava dell’ascesa della classe manageriale che avrebbe popolato ogni campo, tra cui il giornalismo e i media generalisti in cui i lavoratori sono distaccati dalle conseguenze nel mondo reale delle idee che promuovono. Sarebbero arrivati a formare una classe propria con un potere culturale unico e un interesse comune nella costruzione di sistemi sociali e politici che avrebbero avvantaggiato loro stessi a spese degli altri.

Vediamo cosa scrisse e tenete presente che eravamo nel 1943.

Una delle caratteristiche più importanti delle fasi successive della civiltà capitalista è la vigorosa espansione dell’apparato educativo e in particolare delle strutture per l’istruzione superiore. Questo sviluppo era ed è non meno inevitabile dello sviluppo della grande unità industriale, ma, a differenza di quest’ultima, è stato ed è favorito dall’opinione pubblica e dai poteri pubblici in modo tale da andare molto più in là di quanto sarebbe accaduto con il vapore.

Qualunque cosa possiamo pensare su questo e altri punti di vista, e qualunque sia la causa precisa, ci sono diverse conseguenze che incidono sulla dimensione e sull’atteggiamento del gruppo intellettuale.

In primo luogo, nella misura in cui l'istruzione superiore aumenta l'offerta di servizi nelle linee professionali, quasi professionali e infine in tutte le linee dei “colletti bianchi” oltre il punto determinato da considerazioni costo-rendimento, ciò può creare un caso particolarmente importante di disoccupazione settoriale.

In altre parole, il sovvenzionamento dell’istruzione superiore stessa avrebbe finito per creare molti più intellettuali accreditati di quanto la società ne avesse effettivamente bisogno o delle richieste del mercato. Quindi queste persone si sarebbero trovate ad affrontare una sorta d'insicurezza lavorativa date le loro capacità in un mercato limitato.

In secondo luogo, insieme o al posto di tale disoccupazione, si vanno a creare condizioni di lavoro insoddisfacenti: occupazione in lavori inferiori agli standard o con salari inferiori a quelli dei lavoratori manuali meglio pagati.

Questa è un'osservazione interessante e rimane vera anche oggi. Un camionista guadagna molto di più di un professore e di un giornalista alle prime armi; un elettricista o un ingegnere viene pagato più di qualunque laureato in discipline umanistiche. Anche i migliori scrittori e influencer ottengono salari più bassi rispetto ad analisti finanziari e contabili, campi in cui la formazione e le credenziali si svolgono al di fuori dell’accademia.

In terzo luogo, potrebbe creare un tipo di disoccupazione particolarmente sconcertante. La persona che ha frequentato un college o un'università diventa psichicamente inoccupabile nelle occupazioni manuali senza necessariamente che acquisisca l'occupabilità, ad esempio, nel lavoro professionale. Il suo fallimento può essere dovuto alla mancanza di capacità naturali – perfettamente compatibili con il superamento dei test accademici – o a un insegnamento inadeguato; ed entrambi i casi, in termini assoluti e relativi, si verificheranno con maggiore frequenza man mano che un numero sempre maggiore di persone verrà arruolato nell'istruzione superiore e man mano che la quantità d'insegnamento richiesta aumenterà indipendentemente da quanti insegnanti e studiosi la natura sceglierà di presentare. I risultati del trascurare questo aspetto e dell’agire secondo la teoria secondo cui le scuole, i college e le università sono solo una questione di soldi, sono troppo ovvi da essere ulteriormente sottolineati. I casi in cui su una dozzina di aspiranti per un posto di lavoro, tutti formalmente qualificati, non ce n'è uno che possa occuparlo in modo soddisfacente, sono noti a chiunque abbia a che fare con le nomine, cioè a chiunque sia esso stesso qualificato a giudicare.

Tutti coloro che sono disoccupati, o hanno un impiego insoddisfacente o inoccupabili, scivolano verso vocazioni in cui gli standard sono meno definiti o in cui contano attitudini e aspirazioni di ordine diverso. Vanno a ingrossare le fila degli intellettuali in senso stretto, il cui numero aumenta quindi in modo sproporzionato; vi entrano in uno stato d'animo completamente scontento.

Il malcontento genera risentimento e spesso si razionalizza in quella critica sociale che, come abbiamo visto prima, è comunque l'atteggiamento tipico dello spettatore intellettuale nei confronti delle persone, delle classi e delle istituzioni soprattutto in una civiltà razionalista e utilitaristica. Si finisce in una situazione in cui c'è un gruppo ben definito di proletari e un interesse di gruppo che va a modellare un atteggiamento collettivo che spiegherà l’ostilità verso l’ordine capitalista in modo molto più realistico di quanto potrebbe fare la teoria – essa stessa una razionalizzazione in senso psicologico; la giusta indignazione dell’intellettuale per i torti del capitalismo rappresenta la deduzione logica da fatti scandalosi e che non è migliore della teoria degli innamorati secondo cui i loro sentimenti non rappresentano altro che la deduzione logica delle virtù dell'amato. Inoltre la nostra teoria spiega anche il fatto che questa ostilità aumenta, invece di diminuire, a ogni conquista dell’evoluzione capitalistica.

L’ostilità del gruppo intellettuale – che equivale a disapprovazione morale nei confronti dell’ordine capitalista – è una cosa e l’atmosfera generale ostile che circonda il motore capitalista è un’altra. Quest'ultima è il fenomeno veramente significativo e non è semplicemente il prodotto della prima, bensì deriva in parte da fonti indipendenti, alcune delle quali sono state menzionate prima; fintanto che è così il gruppo intellettuale si crogiolerà in essa.

Bisogna ammettere che questo passaggio è davvero illuminante, soprattutto perché è stato scritto nel 1943. In quell’anno solo circa il 15% della popolazione era iscritta al college, per un totale di 1,1 milioni di persone negli Stati Uniti. Oggi circa il 66% le persone che si diplomano al liceo si iscrivono all'università, ovvero 20,4 milioni nella fascia di età pertinente. Si tratta di un cambiamento piuttosto gigantesco da allora a oggi.

Pertanto qualunque fosse il problema osservato da Schumpeter sui laureati – la mancanza di reali competenze, l’insicurezza del lavoro, il risentimento contro la produttività genuina, il bisogno di scherzare con l’opinione pubblica senza conseguenze – oggi è decisamente peggiorato.

Gli ultimi anni hanno visto la formazione dell’egemonia di una classe dirigente che non ha alcuna esperienza in qualsiasi attività commerciale nel mondo reale. Sventolando i loro diplomi e curriculum si sentono autorizzati a dettare legge su tutti gli altri e a martellare all'infinito il sistema della libera impresa affinché si conformi alle loro immaginazioni sulle priorità sociali e culturali, indipendentemente da ciò che le persone o la realtà economica richiedono per davvero.

Il passaggio verso ogni sorta di priorità nei confronti di un “Grande Reset” rappresenta un esempio un eccellente. I criteri DEI (diversità equità inclusione) nel campus, i criteri ESG (ambiente società governance) nel mondo aziendale, le risorse umane nella gestione di tutto, i veicoli elettrici nei trasporti, gli hamburger impossibili come carne, vento e solare come fonti di energia, e chi più ne ha più ne metta: sono tutti prodotti di quelle stesse forze descritte da Schumpeter.

Sono nati da quegli intellettuali cresciuti in ambienti universitari, implementati e applicati poi da persone con un mercato limitato per il loro bagaglio di conoscenze, tentando quindi di riorganizzare il mondo per garantire meglio il loro posto al suo interno. Questa è la classe di esperti che secondo Schumpeter avrebbe smantellato la libertà come la conosciamo.

Sicuramente le persone che hanno governato durante i catastrofici lockdown non erano i professionisti e tanto meno i lavoratori che consegnavano il cibo o i proprietari di piccole imprese o anche gli epidemiologi sul campo. No, erano i tecnocrati e i burocrati che hanno dovuto affrontare zero conseguenze per aver sbagliato e che ancora oggi si nascondono o incolpano qualcun altro. I loro piani per ora sono di tenere la testa bassa e sperare che tutti dimentichino, finché un giorno poi potranno riemergere per gestire la prossima crisi.

In questo modo vediamo che Schumpeter aveva assolutamente ragione. La crescita dell’istruzione superiore di massa non ha generato un settore della società più saggio e responsabile, ma esattamente il contrario. L'aveva previsto 80 anni fa; ci è voluto del tempo, ma sarebbe giustificato chiamarlo profeta.

E dove siamo oggi? Un’intera generazione sta ripensando il modello. È davvero vantaggioso sborsare sei cifre, rinunciare a quattro anni di vera e propria esperienza lavorativa, gravarsi di oltre 20 anni di debiti, il tutto per finire in una vasta burocrazia di miserabili che non fanno altro che complottare la fine della libertà e della vita per tutti gli altri? Forse c'è un altro modo.

E cosa ci guadagnano le persone dalla scelta del college e della scuola di specializzazione? Date un'occhiata ai sistemi di credenziali nella maggior parte delle professioni oggi: hanno tutti il ​​proprio sistema educativo, completo di test, e questo vale per contabilità, preparazione fiscale, ingegneria di ogni tipo, project management, diritto e medicina (ovviamente), attuari, preparazione di contratti, ospitalità, genealogia, logistica, informatica e computer, gestione delle emergenze, geologia e molto altro ancora.

Ogni campo ha un'organizzazione professionale e ognuna di esse ha una credenziale. Ogni credenziale prevede un esame e ogni esame ha un libro di testo. Ogni libro di testo ha metodi estesi di apprendimento del materiale per consentire agli studenti di apprendere e questi sistemi non riguardano l’ideologia e la socializzazione, bensì le competenze reali di cui si ha bisogno in un mercato autentico.

In altre parole, è il mercato stesso a rendere l’università obsoleta.

La spinta a forzare tutti a frequentare l’istruzione superiore si è rivelata una gigantesca deviazione di energie finanziarie e umane e, proprio come previsto da Schumpeter, non ha fatto alcun favore alla causa della libertà. Ha solo finito per generare debiti, risentimento e uno squilibrio delle risorse umane tale che le persone che detengono il potere sono le stesse che hanno meno probabilità di possedere le competenze necessarie per migliorare gli standard di vita generali. Anzi, stanno peggiorando le cose.

L'avvertimento preveggente di Schumpeter ha colto nel segno e questa è una tragedia.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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venerdì 14 luglio 2023

Dei pochi, dai pochi e per i pochi: l'inganno del suffragio e della democrazia moderna

 

 

di Francesco Simoncelli

“Ho i miei principi. Se non vi piacciono, ne ho altri...”

~ Groucho Marx

Per chi vota la maggior parte delle persone? Per il candidato che promette di pareggiare il bilancio? O quello che promette più roba gratis? Il giovane che si muove coraggiosamente verso il futuro, o il vecchio che promette di sostenere le glorie del passato con maggiori spese militari?

In qualsiasi governo, nel tempo, sempre più persone ottengono una parte del bottino: sussidi, sovvenzioni, dazi, valori patrimoniali "in eccesso", agevolazioni fiscali, posti di lavoro pubblici, contratti d'appalto, ecc. Di conseguenza sempre meno persone possono accettare il cambiamento. È per questo che la democrazia degenera in qualcos'altro... qualcosa di più sgradevole. I cicli di feedback naturali di cui hanno bisogno le economie di mercato (es. correzioni, mercati ribassisti, tagli di bilancio, perdita di reputazione, ecc.) sono spiacevoli, ma necessari... solo che le persone usano la politica per fermarli. Il denaro viene stampato per mantenere in piedi lo spettacolo; i mezzi d'informazione, unendo le forze con la politica, escludono punti di vista alternativi. Le tossine non vengono eliminate, si moltiplicano invece; gli zombi economici si trascinano all'infinito. I debiti aumentano e le guerre, di ogni tipo, sono il triste risultato.


VOTARE SIGNIFICA SOTTOPORSI A UN DRENAGGIO DI ENERGIA (ECONOMICA E SPIRITUALE)

Manca meno di un anno alle prossime elezioni europee e la campagna elettorale è già entrata nel vivo, soprattutto in Italia. Non importa quanto gli stupidi vengano presi a calci nei denti per la loro incapacità nell’avere un effetto sul governo europeo, ancora una volta si getteranno febbrilmente a scarabocchiare la scheda elettorale con fiducia nel sistema. Questa ottusità mentale non vale solo per l'Europa: la democrazia è ancora guardata con favore in tutto il mondo. Aldilà della retorica della sovranità popolare, i tecnocrati che non partecipano al processo di voto gestiscono i governi mondiali e basta un solo sguardo agli accadimenti recenti in Italia, in particolar modo, per capire come le élite connesse alla politica gestiscano lo show. Il sistema bancario viene salvato a spese della popolazione: alcuni sono pronti a riconoscerlo; altri, molti altri, rimangono vittime dell’idea di un governo del e per il popolo. Queste persone non solo non vedono i mali dello stato; sono orgogliose della loro ignoranza.

La democrazia è una commedia. Nella sua forma più pura, è il governo della folla guidato da sentimenti infantili; nella sua forma rappresentativa, le elezioni costituiscono una finzione ricorrente utile a far credere alle persone che non sono servi dei padroni politici.

L’urna è l’ultimo rifugio dello scemo, pienamente convinto della sua totale incapacità di staccare il suo cordone ombelicale dallo stato e assumersi la responsabilità del suo destino. E’ la possibilità di porre uno stivale sulla faccia del vostro prossimo, senza la vergogna di farlo direttamente. E’ una favola quella per cui le intenzioni dello stato siano buone, ma mal direzionate. Da tempo immemore lo stato rappresenta una cospirazione dei pochi contro i tanti. Attraverso i salvataggi centrali, la stampante monetaria e le socializzazioni, l’obiettivo è evidente: canalizzare denaro dalla politica al mondo degli affari al fine di mantenere soggiogata una parte della popolazione. Il lavoro della classe politica è quello di fare in modo che le crisi siano costantemente aggirate; le masse sono più facili da domare quando sono spaventate e in cerca di un salvatore. L’Occidente è diventato un luogo in cui i lemming corrono verso un precipizio travestito da cabina elettorale. Ogni aspirante dittatore che desiderano eleggere è una droga che intorpidisce i sensi e li porta un passo più vicino a essere completamente incatenati e in ginocchio, pronti e disposti a servire.

Come diceva spesso Gary North: “La democrazia è uno specchietto per le allodole dell’élite”. Alle persone viene detto che hanno una voce. Hanno le lacrime agli occhi di fronte alla prospettiva di scarabocchiare un voto per una marionetta! I media generalisti martellano costantemente la testa degli elettori con frasi del tipo “fare il proprio dovere” e “partecipare alla democrazia”.

La corruzione, le tangenti e il clientelismo aziendale sono avvolti in una scatola lucida con un inchino e venduti al popolo a ogni elezione. L’allontanamento da tutto quello che rappresenta una società funzionante è in gran parte trascurato; l’offerta di denaro è controllata da pochi banchieri centrali. L’ultima parola sulla legge è data a giudici designati; i regolamenti sono scritti dai burocrati; le guerre sono mosse da generali e da amministratori del complesso militare; i legislatori sono lì per partecipare a uno spettacolo teatrale Kabuki. Il leviatano non può e non vuole essere domato attraverso le urne: ragionare con lo stato è come ragionare con un pazzo armato di mitra. Per citare il grande Henry David Thoreau:

Ho accettato il motto: “Il governo migliore è quello che governa meno” e vorrei che fosse attuato il più rapidamente e sistematicamente possibile. Una volta implementato, arriverà infine a questo, in cui credo: “Il governo migliore è quello che non governa affatto”. Equando gli uomini saranno preparati a questo, sarà il tipo di governo che avranno.

La triste verità è che la maggior parte delle persone è infatuata dei credi nazionalisti e dal saccheggio dei loro vicini. L’assenza di una tale religione li scaraventerebbe nel mondo sconosciuto dell’agire come esseri civili: non ci sarebbero bugiardi a cui rivolgersi che promettono una terra dell'abbondanza in cambio di voti. Non ci sarebbero invasori da onorare, i quali vengono pagati per abbattere le porte di abitazioni straniere nel bel mezzo della notte e per lasciare pozze di sangue e mucchi di proiettili nel corpo di genitori attoniti sotto lo sguardo dei figli. Non ci sarebbe alcun leader circondato da guardie armate da acclamare. Il ciclo di allarmismi con false minacce, seguito dall’eroismo dei funzionari pubblici che schiacciano libertà già appassite, perirebbe improvvisamente. Gli scolari non imparerebbero più che lo stato li salva da sé stessi ogni secondo di ogni giorno. Il pensiero critico indipendente ritornerebbe ruggendo. Alla fine gli uomini dovrebbero fare una vita onesta e forse questa è la più grande paura di qualsiasi burocrate dello stato.

H.L. Mencken, quasi un secolo fa, vide con precisione come sarebbe diventato lo stato della politica quando scrisse:

Mentre la democrazia si perfeziona, la carica di presidente rappresenta, sempre più, l’anima profonda del popolo. Ci muoviamo verso un nobile ideale. In un giorno grande e glorioso le persone semplici raggiungeranno infine il desiderio del loro cuore e la Casa Bianca sarà abitata da un vero e proprio idiota.

Mencken non si riferiva solo all’elettore medio degli Stati Uniti: si riferiva agli elettori di tutto il mondo che ancora considerano lo stato come loro amico e non come mezzo a disposizione della feccia della società per raggiungere fantasie violente. Se non vi sarà un cambiamento radicale nel pensiero, l’intelletto dell’umanità inizierà, infine, a somigliare a quello di un cane che, dopo essere stato picchiato senza pietà, torna felicemente al fianco del suo padrone, pronto ancora una volta a un altro giro.


MA QUALE DEMOCRAZIA!

Un dogma è di solito definito come qualcosa che è considerato troppo prezioso e prestigioso per pensare di modificarlo. Qualsiasi proposta che si avvicina alla sua completa abolizione è definita come ridicola. Nel regno della prostituzione legalizzata (la politica), le carriere vengono fatte difendendo dogmi, non importa a quale costo, se questo sia socialmente dannoso, o intenzionalmente disonesto. L’istruzione pubblica obbligatoria è il primo dogma che mi viene in mente; i vari sistemi di compravendita dei voti che si mascherano da rete di sicurezza sociale sono un altro esempio. Ogni volta che la classe politica o i suoi difensori nei media generalisti si trovano in un vicolo cieco, tentando di giustificare l'ennesima rapina a mano armata da parte dello stato e a danno dei contribuenti o per incatenare libertà già indebolite, spesso ricorrono all’evocazione del più grande dogma esistente: la democrazia.

A partire dai primi anni della scuola dell'obbligo, i bambini del mondo Occidentale vengono inondati dalla propaganda affinché credano che senza la democrazia la società discenderebbe nel caos invivibile. Le scuole, sia pubbliche che private, perpetuano ogni anno questa fantasia a milioni di partecipanti forzati. Viene detto loro che lo stato, che ha praticamente le mani in pasta dappertutto, è stato formato solo con le migliori intenzioni e la costituzione si presenta come la creazione miracolosa di individui divini quando, in realtà, non è niente del genere. Quella italiana, in particolar modo, è la più perciolosa di tutte per la sovranità individuale e una società prospera, come è stato dimostrato negli ultimi tre anni. Non è un caso, quindi, che sia con la crisi sanitaria che con la crisi ambientale se ne sia fatto strame.

E quella americana tanto apprezzata dalla maggior parte delle persone e presa come punto di riferimento da 160 Paesi del mondo? Ecco cosa scrisse Albert Jay Nock:

La Costituzione venne stabilita sotto auspici inaccettabili; la sua storia era stata quella di un colpo di stato.

Venne redatta, in primo luogo, da uomini che rappresentavano particolari interessi economici. Quattro quinti di loro erano creditori pubblici, un terzo era composto da speculatori terrieri e un quinto rappresentava interessi nei trasporti marittimi, nella produzione manifatturiera e nel merchandising. La maggior parte di loro era costituita da avvocati. Nessuno di loro rappresentava gli interessi del mondo produttivo.

Quando la Costituzione venne promulgata, gli stessi interessi economici nei diversi stati vennero spinti per essere ratificati nelle convenzioni statali come misure minoritarie, spesso — anzi, nella maggior parte dei casi — con metodi che avevano l’intento evidente di sconfiggere la volontà popolare. Inoltre, e fatto più inquietante di tutti, l’amministrazione del governo secondo la Costituzione è rimasta totalmente nelle mani degli uomini che avevano ideato il documento, o che erano diventati i leader del movimento per la ratifica nei diversi stati.

La storia nuda e cruda non viene mai insegnata nelle scuole pubbliche ed è poco conosciuta dalla maggior parte delle persone. C’è una ragione: quando vengono rimossi tutti i fronzoli, lo stato appare come il racket criminale organizzato che è davvero. Gli incaricati come “rappresentanti del popolo” pensano a sé stessi e al loro benessere finanziario. Mentre lo stato cresce e le burocrazie normative fioriscono in dimensioni e portata, la formazione della legge non diventa solo un lavoro per il legislatore eletto ma anche per gli esecutori. In altre parole, le stesse persone incaricate di far rispettare la legge hanno anche la discrezionalità su quelle regole che vogliono imporre. Questi burocrati non eletti, in uno sforzo costante per convalidare le loro posizioni di autorità, non cercheranno mai di tagliare i soldi delle tasse, la loro linfa vitale, invece spenderanno tutto il loro bilancio ogni anno poiché il loro lavoro è la distruzione della libertà. La volontà popolare viene venduta per garantire un nuovo blocco di elettori privilegiati.

La crescita del Leviatano attraverso la burocrazia è andata avanti in tutto il mondo Occidentale, ma sta accelerando a una velocità preoccupante negli Stati Uniti e in Europa. La democrazia rappresentativa è stata sostituita dal governo dell’inspiegabile. In un ambiente in cui i potenti sono protetti dalle sanzioni negative, l’opportunità di clientelismo, corruzione e accordi sottobanco aumenta esponenzialmente. La politica delle porte girevoli diventa la norma, poiché i regolatori che scrivono le leggi finiscono per essere impiegati presso le stesse imprese che evitano la loro natura punitiva.

In tutta Europa i tecnocrati non eletti continuano a cercare di salvare l’unione monetaria. Le misure di austerità, che equivalgono più ad aumenti fiscali piuttosto che a tagli della spesa pubblica, sono stati imposti da burocrati che non hanno alcuna identificazione con le persone a cui vengono imposte. E’ pianificazione centrale su scala continentale. La persona con la maggior influenza nella crisi è il presidente della Banca Centrale Europea, e sebbene ora sia Christine Lagarde, emblematica è stata la presidenza Draghi e la sua famosa frase: “Per preservare l’euro si farà tutto ciò che serve”. Essa aveva in sé la vecchia nozione secondo cui la stampante monetaria può essere utilizzata per sedare la crisi tramite l’acquisto del debito sovrano. Non c’era alcun asso nella manica; Draghi stava solo bluffando.

Tuttavia l’evento è stato rivelatore della dipendenza dell’economia mondiale dall’iniezione costante di denaro fiduciario. In un sistema bancario centrale, le preferenze dei consumatori che normalmente guidano la struttura della produzione nel libero mercato fanno un passo indietro rispetto ai capricci degli operatori della stampante. I mercati finanziari incentrano le loro operazioni intorno a lotti freschi di nuova moneta digitale. La riserva frazionaria viene incoraggiata ancora di più. Dato che il denaro non è neutrale ed entra nell’economia sempre in punti specifici, i primi destinatari sono in grado di spendere e investire prima che i prezzi complessivi vengano influenzati. I ricevitori ultimi devono fare i conti con prezzi in aumento mentre i loro salari ristagnano, abbassandone così il reddito reale.

L’economia di libero mercato è analoga alla democrazia, perché i consumatori votano con i loro portafogli chi produce il miglior prodotto. Nel settore bancario centrale, a pochi individui viene concessa la licenza monopolistica di produrre ciò che facilita tutte le transazioni. Non c’è nulla di democratico nel settore bancario centrale: è un sistema di governo dall’alto verso il basso basato sull’idea fantasiosa che esista una quantità ideale di denaro che solo alcuni economisti intellettualmente dotati sono in grado di determinare. Con cento anni di attività al suo attivo, la professione del banchiere centrale ha appreso, attraverso le varie recessioni che hanno afflitto il XX secolo, che la stampa di denaro possa avere il potere magico di risolvere tutto.

Dall’inizio della crisi dell’Eurozona, chiunque non si sia abbeverato alla propaganda della pianificazione centrale buona e onesta, ha capito che i clientes sono i veri beneficiari dei vari salvataggi. Poiché le grandi banche commerciali sono esposte al debito sovrano, è nel loro interesse evitare il default anche se questo significa ricevere i pagamenti degli interessi in una valuta svalutata. Alla popolazione dei PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) viene detto che i loro governi vengono salvati per il "bene delle persone". Quello che realmente sta accadendo è che i banchieri stanno tirando le redini di una classe politica senza scrupoli che in ultima analisi sta cercando di aiutare i propri amici nelle alte sfere. La retorica di preservare la democrazia da parte dei funzionari dell’Unione Europea non è nient’altro che un escamotage puerile se confrontato con lo sfruttamento sistematico incarnato dallo stato.

Per l’establishment l’approvazione del “popolo” conta soltanto finché non vengono identificati i veri oppressori. La democrazia è una farsa per convincere le masse che sono responsabili del loro futuro, quando in realtà sono serve dell’autoritarismo. Hans-Herman Hoppe aveva veramente ragione quando ha detto che:

La democrazia non ha nulla a che fare con la libertà. La democrazia è una variante soft del comunismo e raramente nella storia delle idee è stata usata per altri scopi.

Piuttosto che dare alla gente una voce, la democrazia consente il soffocamento della vita attraverso il potere statale. Ecco cos'è veramente la democrazia moderna: salvataggi infiniti, privilegi speciali e guerra, il tutto pagato dalle fatiche dell’uomo comune.

Niente di tutto questo vuole suggerire che una transizione verso la democrazia reale sia la risposta. L’adagio popolare secondo cui la democrazia può essere definita come “due lupi e un agnello che votano su cosa mangiare per pranzo” è a dir poco accurato. Un sistema nel quale un gruppo di persone può votare per mettere le sue mani nelle tasche altrui non è economicamente sostenibile. Il conflitto tra gli individui scatenato dalla democrazia porta a una degenerazione morale e danneggia l’accumulo di capitale. Non è una panacea per il marciume che sgorga dai centri del potere. Infatti la libertà nel contesto dei diritti di proprietà è l’unico fondamento da cui può crescere e prosperare la società nel suo complesso.


CONCLUSIONE

L'anno prossimo ci sarà l'ennesima tornata delle elezioni europee, l'ennesima tornata di un imbroglio che va avanti sin dal secolo scorso: il diritto di voto attraverso il suffragio universale. Sul sito dell'Europarlamento campeggiano le seguenti formule: “L'occasione per dire la tua” e “Al vostro servizio”. Vi prendono per i fondelli e ve lo dicono in faccia, ridendo. L'idea di facciata era che invece di essere "sottomessi" al potere imperiale, le persone potessero gestire la propria vita e scegliere un "loro" governo. Quante tasse avrebbero dovuto pagare? Dipendeva da loro. Chi avrebbe occupato i posti di comando? Una loro scelta. Quali regole, regolamenti, standard sarebbero stati applicati? Che lingua avrebbero parlato? Quale bandiera avrebbero sventolato? Che tipo di birra avrebbero bevuto? Nessuno poteva dirlo, tranne loro stessi. Non il re, non l'imperatore, non il Grand Poobah, il Sultano, il Doge, né il Gran Khan, né un Khan minore; nessuno con numeri romani dopo il suo nome, nessuno chiamato "Il Magnifico", nessuno a cui ci si sarebbe rivolti come "vostra altezza", o "vostra signoria"; niente duchi, niente baroni, niente conti, niente visconti, nessuno a cui ci si doveva inginocchiare quando di fronte o chinare il capo.

Il popolo avrebbe potuto tenere la testa alta con il suffragio universale, sarebbe stato esso stesso il governante, incarnando coloro che avrebbero deciso. Nel bene e nel male sarebbe dovuto essere un governo "del popolo, dal popolo e per il popolo".

Ma come poteva il "popolo" sapere che Biden stava cospirando con la CIA per truccare le elezioni del 2020? Come poteva sapere da che parte sta Dio nella guerra in Ucraina? E come poteva l'elettore medio sapere che è stato fregato sia dai partiti politici e che dal sistema bancario centrale?

L'idea di "democrazia" è nata da scrittori greci e romani e alla fin fine funziona abbastanza bene su piccola scala. In una piccola città, ad esempio, dove tutti sanno chi è chi e cosa è cosa, gli elettori possono farsi un proprio giudizio — buono o cattivo — e prendere decisioni ragionevoli. Su larga scala, invece, la democrazia "onesta" è una farsa. Il "popolo" non ha la minima idea di cosa stia succedendo, quindi coloro che ricevono un assegno in bianco attraverso il voto degli elettori mescolano il mazzo e trovano nuovi principi più adatti alle loro ambizioni. Questo punto di vista è profondamente offensivo per molte persone: vogliono credere che il governo scelto da loro sia benigno, che si prenda cura di "tutti noi". Lo stato è la botrite sopra il legno storto che è l'uomo massa. Sono i ricchi e i potenti, i conniventi e gli imbroglioni, i Gates e i Clinton che usano la loro faccia tosta e la loro astuzia per ottenere un vantaggio.

Sì, lo stato forse è davvero inevitabile, ma come le zanzare, l'intossicazione alimentare e i social media, meno ce n'è, meglio è.

Il tema economico è l'argomento di discussione principale su queste pagine e "l'inflazione" viene vista sotto una luce diversa rispetto alla maggior parte delle persone. Non è un caso e il danno che infligge alle classi medie non è "collaterale", è una linea di politica deliberata. Non solo è un modo per finanziare i programmi dei policymaker senza passare da un eventuale consenso, ma è anche un modo per distruggere la classe media ed eliminarla come forza politica.


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