venerdì 29 novembre 2019

Piani per un mondo distopico





di Alasdair Macleod


I pianificatori delle politiche globali intendono sostituire sia l'egemonia del dollaro che i combustibili fossili. I piani possono apparire non coordinati e nelle loro fasi iniziali, ma stanno diventando sempre più collegati.

Un reset monetario che incorpora criptovalute sponsorizzate dallo stato consentirà di introdurre controlli sui cambi tra le nazioni, separando i pagamenti commerciali transfrontalieri dalla circolazione monetaria interna. Lo scopo sarà ottenere un maggiore controllo sul denaro e orientare gli investimenti in progetti ecologici.

L'OCSE si baserà sulle attuali informazioni fiscali per rendere noti a tutti gli stati i redditi e il capitale della popolazione nel suo complesso. Inutile dire come questo renda facilmente più tassabili le proprietà degli individui, denaro destinato a sostenere una presunta crescita economica. Sotto la guida di organizzazioni sovranazionali, gli stati reindirizzeranno gli investimenti nella tecnologia verde. L'obiettivo, in particolare per gli europei, è di neutralizzare il crescente dominio della Russia sul mercato globale dell'energia, diventando carbon neutral entro il 2030.

Ma forse, come diceva anche Robert Burns, i piani ben congegnati alla fine falliscono miseramente. Si basano su fallacie keynesiane, ma non possono essere ignorati.



Introduzione

Diverse linee di politica sono influenzate dalle risposte degli statalisti agli eventi, incoraggiando le istituzioni globali ad assumere un ruolo di coordinamento. Ciò significa livelli più profondi di pianificazione centralizzata da parte di burocrati. Supponendo che i loro piani continuino a guadagnare credibilità, potremmo finire con un mondo distopico in cui gli organismi sovranazionali dirigono i singoli governi. Siamo già su questa strada: l'OCSE ha coordinato i tentativi di vari governi nel limitare la libertà dei propri cittadini, costringendo oltre un centinaio di giurisdizioni a fornire automaticamente informazioni sugli affari finanziari di ogni cittadino, indipendentemente dalla nazionalità e da dove risiedessero.

In tal modo gli stati sono stati sollevati dalla necessità di moderare le loro richieste fiscali per paura che gli individui possano trasferire altrove i loro soldi. Le informazioni sugli affari privati ​​vengono ora scambiate automaticamente da banche, avvocati, consulenti finanziari e contabili, all'insaputa dell'individuo. A seguito dell'introduzione dello standard comune di rendicontazione dell'OCSE, l'organizzazione sostiene che sono stati raccolti oltre $85 miliardi di entrate fiscali aggiuntive. L'intenzione è di aumentarle di più, molto di più.

Questa è stata la missione dell'OCSE, permettendo ad altre organizzazioni sovranazionali di ritagliarsi da sole un loro ruolo. Come ad esempio ha fatto l'FMI, che con un'agenda verde intende dare priorità ai finanziamenti di quegli investimenti in alternative ai combustibili fossili, sia direttamente che indirettamente attraverso la Banca Mondiale e le banche di sviluppo regionali. È probabile che i ruoli sussidiari siano svolti da altre divisioni dell'ONU, utili per vincolare i piani dei Paesi emergenti.

Le banche centrali potrebbero ricoprire un ruolo nuovo nel coordinare un reset monetario, che come possiamo dedurre dal discorso di Mark Carney a Jackson Hole ad agosto, è già in discussione. Inizieremo esaminando le attuali politiche monetarie, il loro fallimento e la spinta a sostituirle con qualcos'altro, prima di affrontare la questione energetica.



Il problema monetario

Ci sono due categorie di persone che pensano che tutto ciò che ha a che fare con l'economia e il denaro non è interessante: la popolazione in generale e la comunità che gestisce gli investimenti. Eppure il loro sostentamento dipende da questi temi. Un'altra categoria, composta da libertari, economisti Austriaci, fan di Bitcoin, gold bug e lettori/collaboratori di siti come ZeroHedge, hanno un punto di vista che spazia dallo scetticismo al catastrofismo. Non è nota a molti, ma un'altra categoria importante, che è davvero molto preoccupata, è quella composta da stati e banche centrali.

Queste sono le persone che parlano tranquillamente di un reset generale, quelle che sanno che il sistema del dollaro fiat post-Breton Woods non è più adatto ai loro scopi. Vedono un aumento del debito, tassi d'interesse che non riescono a stimolare l'economia e una stagnazione economica. Vedono una discrepanza tra il commercio internazionale e l'uso del dollaro come mezzo di settlement globale. Non ne parlano molto, perché farlo significherebbe spargere dubbi e panico.

Ne ho parlato di recente dopo che Max Keiser su RT mi ha chiesto cosa ne pensassi del discorso di Mark Carney a Jackson Hole ad agosto, su un sistema monetario globale per sostituire il dollaro. Ho risposto dicendo che Carney è in procinto di ritirarsi, e presumibilmente si sente leggermente più libero di esprimere le preoccupazioni che condivide con i suoi colleghi della Banca dei Regolamenti Internazionali: il loro mondo incentrato sulla stampa di denaro non funziona e non ha mai funzionato, quindi deve essere riformato per dare loro un maggiore controllo.

Da allora i miei pensieri si sono rivolti al problema del reset in un senso più ampio. Il presupposto è che c'è tempo per attuare le dovute contromisure, o almeno pre-pianificarle come polizza assicurativa contro il fallimento monetario. In entrambi i casi non bisogna mettere il carro davanti ai buoi, perché quando una arriva crisi del credito sorprende sempre le autorità. La priorità non sarà quindi l'evoluzione monetaria, ma il salvataggio economico e finanziario.

A tale proposito, cosa dovrebbero fare i banchieri centrali? La risposta ovvia è truccare il gioco modificando le regole. Come disse Keynes, quando i fatti cambiano, io cambio. In questo senso pensano di poter sostituire il sistema fallato e sostituirlo con uno aggiornato che si adatta meglio ai loro scopi. Con un po' di fortuna, il calo della fiducia nel vecchio sistema sarà sostituito da un nuovo paradigma, qualcosa che permetterà a tutti, politici e banchieri centrali, di rivendicare il successo per aver salvato il mondo occidentale da una potenziale crisi monetaria.

Il problema è che non sanno come farlo e non sanno ancora quale sarà il nuovo paradigma. Non c'è unità, perché per la FED e il governo degli Stati Uniti comporterebbe una perdita inaccettabile di potere monetario e politico. I cinesi, in collaborazione con i russi, vogliono farla finita con il dollaro, mentre gli europei si stanno spostando verso una distopia socialista spaventati dall'America di Trump e dall'orso russo ad est.

Questo è il motivo per cui influenzatori come Carney possono solo ipotizzare un nuovo assetto monetario che implichi un ruolo ridotto per il dollaro. Le banche centrali stanno esplorando il mondo delle criptovalute e sette su dieci ne stanno studiando le possibilità di implementazione. Ciò non salverà le valute fiat dal loro destino, ma potrebbe dare alle banche centrali un maggiore controllo sull'utilizzo delle loro valute fiat. Forse pensano che una criptovaluta emessa dallo stato possa sostituire il denaro fiat in rovina, ma poi ciò solleva due problemi: se il denaro fiat alla base sta marcendo, la nuova criptovaluta sponsorizzata dallo stato rischierà di ritrovarsi un problema di credibilità fin dall'inizio; anche se la popolazione la dovesse accettare, la sua emissione futura dovrà essere rigorosamente limitata e il ciclo del credito bancario dovrà essere affrontato correttamente.

Ma se le cose vengono fatte bene allora potrebbero funzionare... o almeno così si dice. E in qualche modo un sistema monetario globale basato sulle criptovalute per il commercio internazionale potrebbe sostituire il sistema monetario post-Bretton Woods in avaria. Per i policymaker questa sta diventando una questione urgente, come è evidente dal discorso di Carney a Jackson Hole.

Nel suo discorso Carney identifica l'esistenza di una trappola della liquidità globale che annulla la politica dei tassi d'interesse in tre modi: un eccesso di risparmi, una riduzione della portata dei flussi transfrontalieri sostenibili e “un ispessimento della coda sinistra unito al calo dei probabili risultati economici”. Quest'ultimo raggiro semantico rappresenta l'ammissione del fallimento dell'attuale politica dei tassi d'interesse nello stimolare la ripresa economica, cosa che non può essere affermata chiaro e tondo.

Il problema di Carney, oltre alla velata ammissione del fallimento delle politiche della BOE, è che ignora come l'America abbia bisogno di una quantità crescente di stranieri che utilizzino il dollaro, affinché possa finanziare il suo crescente deficit di bilancio (senza il quale il dollaro colerebbe a picco ed i tassi d'interesse schizzerebbero alle stelle). Se lui e la sua coorte spingono politiche intese a ridistribuire fondi che altrimenti finirebbero in dollari e titoli del Tesoro USA, dovranno affrontare una forte opposizione da parte del Ministero del Tesoro USA; ma essendo l'intero sistema attuale basato ancora sul dollaro, il probabile crollo dell'intero edificio del denaro fiat sarebbe un risultato inevitabile.

Per quanto riguarda una riduzione dei flussi transfrontalieri, questa è una funzione del calo del commercio transfrontaliero, non del denaro. La ragione per cui il commercio transfrontaliero è crollato è il conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina e dei suoi effetti a catena. Sorvolando i trucchi semantici che utilizza, è difficile per un osservatore indipendente non capire come il discorso di Carney trasudi disperazione.

Se Carney prova disperazione, allora anche i suoi colleghi banchieri centrali la proveranno. Ma invece di abbandonare quelle politiche che hanno fallito, questa gente vuole costruire un ponte verso una nuova serie di politiche, un reset monetario. E quasi certamente comporterà una maggiore soppressione del ruolo dei mercati e un aumento del controllo statale sul denaro e su come viene utilizzato.

I banchieri centrali temono che l'emergere di un sistema di cripto-pagamenti nel settore privato, anch'essi collegati ad un paniere di valute fiat, rappresenterà un forte grattacapo per le valute nazionali. Dovrebbero avere le fette di prosciutto sugli occhi per non vedere come Bitcoin in particolare stia educando le masse sulla frode morale dietro l'espansione del denaro fiat. La sfida sarà quella di trovare un'alternativa credibile, completamente sotto il controllo di alcune grandi banche centrali.

Per ogni nazione del mondo, esclusa l'America, l'evoluzione dal sistema monetario post-Bretton Woods significa la riduzione del ruolo del dollaro nei regolamenti commerciali e la liberazione del capitale inutilmente legato al biglietto verde. Prima dell'invenzione delle criptovalute, ciò sarebbe stato possibile attraverso l'uso crescente di swap in valute estere, in particolare euro e renminbi, per migliorare la liquidità e sostituire il dominio dei dollari nei saldi di riserva.

La facilitazione del commercio estero sembra essere il ruolo più probabile che dovrà ricoprire una criptovaluta emessa dallo stato. Le linee di swap in criptovalute sponsorizzate dallo stato sarebbero proporzionate al commercio tra blocchi di valute esistenti. Potrebbero quindi essere utilizzate per i regolamenti commerciali, il che significa che anche le banche commerciali vi avrebbero accesso. Abbiamo quindi due versioni di una stessa valuta: una valuta fiat già esistente che circola a livello nazionale e una valuta basata sulla blockchain riservata all'uso internazionale. Con una versione onshore e offshore della stessa valuta i tassi d'interesse da stabilire sarebbero due, a condizione che le rotte di arbitraggio siano fortemente limitate (con la versione offshore negoziata ad un premio).

Gli esperti in Gran Bretagna conoscono il concetto di base, prima che Margaret Thatcher rimuovesse i controlli sui cambi. Per i pianificatori monetari ci sono molti vantaggi da un simile sistema, in particolare per l'Eurozona. Separando i regolamenti commerciali dalla circolazione interna della valuta, vengono introdotti di fatto dei controlli di capitale, consentendo l'accesso alla criptovaluta statale ad entità finanziarie estere ed a banche commerciali, negandone l'utilizzo all'economia interna. È importante sottolineare che l'espansione del credito bancario sarebbe riservata solo alla valuta nazionale, gestita attraverso una politica di tassi d'interesse a due livelli.

Qualsiasi investimento in valute estere richiederebbe il pagamento del premio che si applica sulla sua versione crypto. Si diraderebbero le prospettive di una corsa internazionale contro una valuta come l'euro, poiché la liquidità per il commercio internazionale verrebbe sostituita da una criptovaluta centralizzata, altamente gestita e correlata al commercio.

Per i policymaker della BCE sarebbe una soluzione allettante se funzionasse. Darebbe loro un maggiore controllo monetario e potrebbero tentare di stimolare l'economia dell'Eurozona implementando tassi negativi più profondi senza il timore di un tasso di cambio in picchiata.

Dal punto di vista americano queste mosse, o qualcosa del genere, quasi sicuramente verrebbero osteggiate. Gli USA hanno bisogno che gli stranieri acquistino dollari per finanziare il loro deficit di bilancio. E ora stanno sperimentando i malesseri economici dovuti all'isolazionismo statunitense e alle politiche commerciali di Trump, che stanno già portando ad una contrazione e alla potenziale inversione dei flussi esteri nei titoli del Tesoro USA.

La Cina sarebbe un osservatore interessato a questi sviluppi. Ha in programma di emettere una sua criptovaluta, il che potrebbe consentirle di internazionalizzare una versione crittografica del renminbi più rapidamente di quanto non sia riuscita con la sua valuta fiat attuale. La Russia ha già abbandonato il dollaro per motivi geopolitici e sta cercando di ottenere il controllo del mercato dell'energia.

Riassumendo, il malcontento con il sistema monetario post-Bretton Woods e il ruolo sproporzionato del dollaro sono probabilmente i motivi per cui così tante banche centrali stanno cercando soluzioni nel mondo delle criptovalute. Ma come affermato in precedenza in questo articolo, si presume che la pre-pianificazione non venga sconfessata dagli eventi.



Criptovalute e oro

Non vi sono dubbi sul fatto che la politica monetaria stia sfociando in una crisi, e nei prossimi mesi potrebbe persino verificarsi un grave fallimento bancario. Se ci troviamo di fronte ad un'altra Lehman, la priorità sarà prima stabilizzare i mercati e poi le valute, se necessario, in un momento in cui imperversano tassi d'interesse e rendimenti obbligazionari negativi.

Come assicurazione contro tale evento, la maggior parte delle banche centrali conserva oro fisico nelle sue riserve. In Europa, Germania, Francia e Italia detengono quantità significative di oro che le autorità monetarie della BCE potrebbero voler schierare come supporto per una criptovaluta comune. Ma è improbabile che questa diventi un'opzione primaria, perché le banche centrali conservano sempre le loro riserve auree (leasing a parte) e le usano per fini monetari solo come ultima risorsa.

Reintrodurre la copertura dell'oro negherebbe tutta la credibilità della teoria macroeconomica neoclassica, che si basa sul raggiungimento di un obiettivo d'inflazione coerente con la massimizzazione dell'occupazione. Data la necessità di una rapida espansione dell'offerta di moneta globale in risposta alla prossima crisi del credito, o per finanziare l'escalation del debito pubblico, il potere d'acquisto delle valute emesse dagli stati diminuirà quasi sicuramente mentre quello dell'oro salirà. Pertanto anche una valuta legata all'oro salirebbe, supponendo che funga da vero sostituto dell'oro. Un gold standard fissato al tasso attuale di $1500 sarebbe considerato fortemente deflazionistico se l'oro salisse ulteriormente.

Probabilmente nessuna banca centrale occidentale contemplerebbe una simile mossa nelle attuali condizioni economiche. Se, nel tempo, una crisi creditizia e sistemica minacciasse la distruzione delle valute statali e l'evento spingesse le banche centrali a scartare l'inflazione, sarebbe una questione diversa. Ma questa è una situazione lontana da quella attuale.

In ogni caso, sarebbe necessario un prezzo dell'oro molto più elevato per fissare in modo sostenibile le valute fiat all'oro. Perfino la Cina, che ha accumulato oro fisico e incoraggiato la sua gente a farlo, è troppo legata all'espansione monetaria e creditizia per contemplare una simile mossa. Tuttavia l'accumulo di riserve auree da parte di molti dei partner commerciali asiatici della Cina suggerisce che una sorta di gold-exchange standard potrebbe essere un esito probabile, ed è qui che potrebbero confluire i piani della Cina per una nuova criptovaluta sponsorizzata dallo stato.



Il conflitto sull'energia

Come nel caso del sistema monetario globale, i mercati globali dell'energia affrontano enormi cambiamenti sia nell'UE che nelle organizzazioni sovranazionali, come l'UNCTAD, la conferenza delle Nazioni Unite su commercio e sviluppo, che promuove una politica di abbattimento dei combustibili fossili a favore di alternative verdi. Inoltre l'accordo originale, secondo cui l'Arabia Saudita ha accettato di vendere il suo petrolio per dollari, dando alle banche statunitensi il controllo sulle eccedenze monetarie da tutte le vendite di petrolio dell'OPEC, non è più appropriato perché il mondo dell'energia è radicalmente cambiato da quando l'accordo è stato siglato nel 1973.

Tale accordo è stato l'elemento centrale del ruolo del dollaro come valuta di riserva mondiale. Dal 1973 l'Unione Sovietica è crollata e con Putin la Russia è diventata il più grande esportatore di petrolio e gas. Inoltre, poiché le vittorie americane in Medio Oriente si stanno dimostrando solo "vittorie di Pirro", l'influenza della Russia si sta diffondendo in tutta la regione, formando alleanze con l'Iran, la Turchia e la Siria. La Cina è il principale cliente energetico della regione e con i suoi progetti lungo la via della seta sta aumentando anche la sua influenza in quei territori.

La risposta dell'America a questi sviluppi è blanda. Oltre alle forniture di armi non ha altre attività nell'area, e con Trump l'America è diventata isolazionista. Inoltre Trump desidera disimpegnarsi militarmente dalla regione, mentre l'intelligence e l'establishment militare vogliono il contrario. L'impasse della politica americana è stata sfruttata dalla Russia e dalla Cina.

L'UE vede il fallimento della leadership americana, mentre l'orso russo a est sta diventando più forte. Per questo motivo ha prestato attenzione alla Russia che ha esercitato il proprio potere sull'Ucraina tagliando le forniture energetiche: la sicurezza energetica è una minaccia a lungo termine per l'UE e la Russia è sul punto di controllare anche le forniture mediorientali.

La risposta dell'UE alla minaccia energetica della Russia è stata quella di adottare un'agenda verde. Nonostante il 98% dei trasporti e della logistica siano su diesel e benzina, alcuni stati membri dell'UE stanno vietando le vendite di motori a combustione interna già dal 2030. Questo percorso accelerato verso le emissioni zero richiederà ingenti investimenti. Chiaramente tutto ciò viene considerato economicamente stimolante in un momento di declino dell'ottimismo riguardo le prospettive economiche generali.

Queste opinioni sono articolate nella relazione su commercio e sviluppo dell'UNCTAD 2019, Financing a Global Green Deal. Gli autori sostengono che un'azione coordinata a livello internazionale tra i governi che perseguono politiche monetarie e fiscali reflazionistiche, pur limitando i flussi di capitali internazionali, genererà crescita economica e catturerà le risorse per finanziare l'investimento. I grafici qui sottostanti sono indicativi del loro pensiero e sono a pagina 56 di suddetta relazione.


Nella stessa relazione si sostiene inoltre che una combinazione di salari minimi più elevati e una tassazione sempre più progressiva per ridistribuire la ricchezza a persone a basso reddito porterà ad una maggiore crescita economica, in questo caso aumentando il consumo delle masse a spese di pochi. È puro keynesismo.

Argomenti simili vengono ripresentati più e più volte per far salire la spesa pubblica e la spesa per l'assistenza sociale in modo da aumentare ulteriormente i consumi. Si raccomanda un uso più esteso dei controlli sui capitali per limitare i flussi di investimento destabilizzanti e renderli disponibili per gli investimenti verdi (pagg. 125-129). Le banche centrali sono incoraggiate a orientare il quantitative easing a favore degli investimenti verdi e, attraverso la regolamentazione, imporre margini di rischio più elevati sull'esposizione bancaria agli investimenti e ai prestiti relativi ai combustibili fossili (pagg. 153-156).

Ciò equivale ad un'estensione e un'escalation di politiche inflazionistiche, ma il punto fondamentale è che conferisce un potere mai visto prima ai pianificatori centrali. Lo scopo è che alcune organizzazioni sovranazionali, non elette da nessuno, agiscano come un governo mondiale.

Benvenuti in un mondo distopico.



Conclusione

Le politiche monetarie fallite e l'eliminazione accelerata delle emissioni di carbonio a favore di un'energia ad emissioni zero offrono le basi per un futuro distopico. Presi insieme sono scuse per un'inflazione ancora maggiore e la rapida socializzazione delle economie nazionali e del capitale privato.

Un certo numero di organi sovranazionali si aspetta di coordinare queste aree politiche al di sopra dei capi dei singoli governi. Un reset monetario sostituirà un sistema fallimentare basato sul dollaro e le economie fallimentari saranno potenziate da investimenti ecologici diretti dallo stato.

Dato che una crisi sistemica sta bussando alle porte dell'economia mondiale, il suo verificarsi avrà un effetto notevole. Le persone che apprezzano la libertà individuale e la privacy, quelle inorridite da 1984 di Orwell e The Road to Serfdom di Hayek, potrebbero trovarsi a desiderare un risultato ancora più radicale: la completa distruzione delle valute fiat e dello stato.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


giovedì 28 novembre 2019

Stiglitz ancora non ha capito che è il socialismo ad essere un male, non il capitalismo





di William L. Anderson


Da quando ha vinto il Nobel per l'economia nel 2001, Joseph Stiglitz è stato un sostenitore della crescita dello stato. Dopo l'11 settembre, ad esempio, ha invocato a gran voce la creazione di un'agenzia federale per fornire sicurezza ai passeggeri delle compagnie aeree. (Stiglitz ha ricevuto il Nobel per aver "dimostrato" che i mercati liberi sono "inefficienti" e portano sempre a risultati non ottimali a causa delle informazioni asimmetriche. Solo lo stato, al cui vertice ha persone come Stiglitz, possono dirigere la produzione e lo scambio in modo efficiente.)

Più di un decennio fa Stiglitz elogiava il governo socialista di Hugo Chavez in Venezuela, dichiarando:
Il presidente venezuelano Hugo Chavez sembra aver avuto successo nel portare salute e istruzione nei quartieri poveri di Caracas, a coloro che in precedenza vedevano pochi benefici dalla ricchezza petrolifera del Paese.

Affermava inoltre che la politica di Chavez, espropriare la struttura del capitale delle compagnie petrolifere private in Venezuela, avrebbe comportato una distribuzione più "equa" della ricchezza, cosa che ritiene auspicabile ovunque. È interessante notare che, dal quando l'esperimento socialista del Venezuela è andato a ramengo, con tanto di iperinflazione e una delle peggiori crisi finanziarie ed economiche mai viste nell'emisfero occidentale, Stiglitz ha taciuto, almeno quando si tratta di spiegare perché il cosiddetto miracolo economico in Venezuela s'è dimostrato insostenibile.

Sebbene Stigliz non stia più elogiando il socialismo venezuelano, non tace affatto sulla sua convinzione che solo l'espansione del potere statale possa "salvare" l'economia americana dall'auto-distruzione. In un recente articolo su Scientific American dichiara che: "L'economia americana è manipolata". Tuttavia aggiunge nel titolo: "E cosa possiamo fare a riguardo".

Coloro che hanno familiarità con le dichiarazioni pubbliche di Stiglitz, Paul Krugman e altri nella combriccola di coloro che "i mercati sono distruttivi", niente di ciò che Stiglitz scrive è roba nuova. Del resto è normale che scriva su Scientific American, dal momento che dice che il suo è un discorso scientifico, qualcosa che può affermare con un sacco di equazioni matematiche che "dimostrano" che i mercati liberi sono cattivi:
Dal punto di vista di Stiglitz, i mercati sono pieni di errori nell'elaborazione e nella trasmissione di informazioni e lo stato deve essere pronto a correggere questi errori. Nella sua conferenza per l'accettazione del Nobel, Stiglitz ha parlato di aver "confutato" le teorie del libero mercato di Adam Smith, affermando che la "mano invisibile" di Smith o non esisteva o era diventata "paralizzata". Ha sottolineato che i principali dibattiti politici negli ultimi due decenni hanno avuto la tendenza a concentrarsi sull'efficienza dell'economia di mercato e sulla "relazione appropriata tra mercato e stato". Il suo approccio favoriva quest'ultimo.

Inoltre, nella stessa conferenza, ha dichiarato che "è necessaria una concorrenza perfetta se i mercati devono essere efficienti". Per gli economisti Austriaci la sua affermazione solleva la questione sul perché dobbiamo presumere che gli stati posseggano le informazioni necessarie per produrre risultati "efficienti" negli scambi economici, ma Stiglitz non ha mai provato a dimostrarlo. Afferma semplicemente la superiorità dello stato per quanto riguarda le informazioni e basta.

L'ultimo articolo di Stiglitz su Scientific American pone l'enfasi sul fatto che i mercati producano sistematicamente disuguaglianza e che ci troviamo nella situazione in cui solo poche persone privilegiate traggono vantaggio dal sistema capitalista, mentre la stragrande maggioranza scivola nell'abisso economico.

Tutto ciò si traduce in ciò che definisce un "ciclo di feedback" che finisce per spiralizzarsi all'infinito. Dobbiamo credere che la crescita delle disuguaglianze di reddito andrà avanti fino a quando non saremo circondati da un "esercito di disoccupati", o come minimo un esercito di persone che non è in grado di trovare un lavoro che consenta loro di sostentarsi.

Come molti altri che hanno affermato che il capitalismo sta distruggendo la classe media, Stiglitz auspica politiche come quelle applicate durante la Grande Depressione e dopo la Seconda Guerra Mondiale, considerando il periodo tra gli anni '30 e la fine degli anni '50 come una presunta età d'oro della prosperità.

Per invertire questa tendenza di crescente disuguaglianza, e aumento della povertà, Stiglitz chiede un ritorno alle politiche dell'era della Depressione: tasse elevate e l'uso della struttura normativa per ricreare i cartelli finanziari e commerciali costituiti dal New Deal. Infatti, a parte le leggi anti-discriminazione che ora fanno parte del panorama giuridico moderno, Stiglitz ritiene che l'unica speranza per il nostro futuro sia quella di tornare al passato:
[...] abbiamo bisogno di una tassazione più progressiva e di un'educazione pubblica di alta qualità finanziata dal governo federale, inclusa una maggiore accessibilità alle università per tutti, senza bisogno di prestiti rovinosi. Abbiamo bisogno di leggi sulla concorrenza per affrontare i problemi posti dal potere del mercato del XXI secolo e una più forte applicazione delle leggi che abbiamo. Abbiamo bisogno di leggi sul lavoro che tutelino i lavoratori e i loro diritti di sindacalizzazione. Abbiamo bisogno di leggi sulle grandi aziende che frenino gli stipendi esorbitanti conferiti agli amministratori delegati e abbiamo bisogno di regolamenti finanziari più rigorosi che impediscano alle banche di impegnarsi in pratiche di sfruttamento, diventate il loro segno distintivo. Abbiamo bisogno di una migliore applicazione delle leggi anti-discriminazione: è inconcepibile che le donne e le minoranze vengano pagate solo una piccola parte di ciò che ricevono le loro controparti maschili bianche. Abbiamo anche bisogno di leggi sull'ereditarietà che riducano la trasmissione intergenerazionale di vantaggi e svantaggi.


Smontare la logica di Stiglitz

Difficilmente Stiglitz è l'unico economista moderno che vuole che l'economia americana sia ristrutturata per assomigliare a quella del 1939. Paul Krugman molte volte ha chiesto un "New New Deal" e sostiene che la classe media americana non esisteva fino a quando il presidente Franklin D. Roosevelt l'ha creata con le sue politiche.

Nel leggere il latrato di Stiglitz è chiaro che egli considera l'economia sia in modo meccanicistico che deterministico. Il capitale avrà rendimenti crescenti perché, beh, il capitale ha rendimenti crescenti, il che significa che col tempo il capitale aumenterà i redditi dei suoi proprietari e tutti gli altri diventeranno più poveri. Infatti leggendo l'intero articolo, si può concludere che egli crede, come Marx, che un sistema di mercato sia intrinsecamente instabile e che imploderà sempre perché poche persone vedranno aumentare i loro guadagni; l'intero sistema è costruito a spese delle masse, le quali vedranno diminuire i loro redditi.

Infatti se si segue Stiglitz fino alle sue conclusioni, dovremmo supporre che l'economia americana sia una trappola costituita da sfruttamento e miseria per i lavoratori americani:
Al tempo della Guerra Civile, il valore di mercato degli schiavi nel Sud era approssimativamente la metà della ricchezza totale della regione, incluso il valore della terra e il capitale fisico: le fabbriche e le attrezzature. La ricchezza di almeno questa parte degli USA non era basata sull'industria, sull'innovazione e sul commercio, ma piuttosto sullo sfruttamento. Oggi abbiamo sostituito questo sfruttamento aperto con forme più insidiose, le quali si sono intensificate sin dalla rivoluzione Reagan-Thatcher degli anni '80. Questo sfruttamento [...] è in gran parte la causa dell'incremento della disuguaglianza negli Stati Uniti.

Come Krugman, Stiglitz utilizza una serie di statistiche e grafici per "provare" che prima che Ronald Reagan e Margaret Thatcher prendessero il potere, l'economia americana e britannica erano paradisi di "uguaglianza" e prosperità. Per qualche ragione sconosciuta sono emerse dal nulla idee di libero mercato per influenzare i politici affinché creassero un nuovo sistema economico che sciogliesse l'economia ben strutturata post-New Deal e la trasformasse in una landa di povertà e servi.

C'è un problema con l'analisi di Stiglitz: è sbagliata sia teoricamente che empiricamente. Innanzitutto gli anni '70 sono stati un decennio sia di inflazione che di declino economico, sia negli Stati Uniti che in Gran Bretagna. Negli Stati Uniti l'economia oscillò tra boom inflazionistici (con inflazione che superava ben il 10%) e bust devastanti, compresa la recessione del 1974-75; in Gran Bretagna la situazione era peggiore, come dimostrato nella trasmissione del 1977 "60 Minutes".

La cosa triste è che Stiglitz sta cercando di affermare che gli americani stavano meglio nel 1980 rispetto ad ora, il che può significare solo che crede che gli americani avevano un tenore di vita migliore 40 anni fa rispetto ad oggi. Tuttavia, come sottolineato da Philip Brewer, è facile confondere qualcosa come l'uguaglianza dei redditi rispetto a standard di vita più elevati. La cosiddetta Età dell'Oro degli anni '50 era un periodo in cui un terzo degli americani viveva in povertà:
Negli anni '50 e '60 un lavoratore poteva sostenere una famiglia con uno standard di vita da classe media con un solo reddito. Potrebbe sorprendervi sapere che una persona che lavora a tempo pieno, anche con un salario minimo, può ancora sostenere una famiglia di quattro persone con quello stesso tenore di vita. Oggi lo chiamiamo "vivere in povertà".

Stiglitz sostiene che nel tempo i proprietari del capitale ricevono crescenti ritorni sullo stesso, i quali hanno l'effetto di aumentare il reddito dei proprietari nel tempo, ma solo a scapito di tutti gli altri. Quindi, a suo avviso, il capitale è il colpevole, e mentre un'economia accumula quantità crescenti di capitale, la disuguaglianza di reddito e la povertà sono il risultato "logico". L'unico modo per invertire questa tendenza, secondo lui, è che lo stato confischi enormi quantità di reddito da capitale e le trasferisca a persone a basso reddito attraverso assistenza sociale o disponibilità di servizi statali.

Se Stiglitz avesse ragione, sarebbe la prima volta nella storia umana che l'accumulo di capitale ottenuto attraverso un sistema di profitti/perdite sarebbe responsabile della riduzione dello standard di vita in un'economia. Inoltre Stiglitz sembra essere ignaro del ruolo economico ricoperto dal capitale: aumentare l'offerta di beni e servizi in un'economia. Guardando solo al reddito che i possessori di capitali guadagnano e non comprendendo il significato economico dell'accumulo di capitale, a Stiglitz rimane solo un'arida analisi marxista in cui i "ricchi" aumentano le loro quote di reddito a scapito di tutti gli altri. Il risultato è un "eccesso" globale di beni che non possono essere venduti, cosa che porta a licenziamenti di massa, disoccupazione e crollo economico. Che gli economisti da Jean Baptiste Say a Ludwig von Mises abbiano smentito le sue tesi non riesce ad impedire a Stiglitz di ripeterle.

Pubblicando il suo articolo su Scientific American e formulando la sua analisi sotto forma di linguaggio scientifico, Stiglitz vuole farci credere che i suoi punti di vista siano sistematici e abbiano l'aura dell'inevitabilità, come se stesse descrivendo i risultati della Legge di Gravità. In realtà Stiglitz ripete semplicemente gli errori di Thomas Malthus, Karl Marx e John Maynard Keynes e presenta una visione rigida, meccanicistica e completamente falsa di come funziona un'economia.

Nel corso della storia abbiamo visto come il socialismo riporti indietro un'economia, che si tratti dell'ex-Unione Sovietica, della Cina di Mao, di Cuba, o del Venezuela. Non è stato in grado di comprendere come il "miracolo socialista" del Venezuela sarebbe andato in pezzi, e ora è incapace di riconoscere la verità sul motivo per cui il deterioramento di un'economia socialista si traduce in ricchezza per pochi e povertà per le masse. In altre parole, non riesce a comprendere perché l'economia socialista sia un macello.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


mercoledì 27 novembre 2019

L'euforia del melt up e la disperazione del melt down





di Sven Henrich


Ci sono un sacco di chiacchiere in giro riguardo un imminente melt up in arrivo. E perché no? Se la crescita dei fondamentali o degli utili non ha più importanza e i mercati stanno nuovamente affogando nella liquidità artificiale delle banche centrali, si può benissimo rinunciare a qualsiasi valutazione o discussione dei fondamentali.

Tuttavia mentre parliamo, i mercati stanno raggiungendo livelli storici chiave di resistenza tecnica e punti di confluenza fortemente overbought, ciononostante la natura di tale rally verso nuovi massimi è estremamente fragile.

Guardiamo alcuni dati e grafici e accertiamoci del melt up, nonché i motivi per cui questo si trasformerà in un melt down e la storia finirà in una valle di lacrime.

In primo luogo, la FED è riuscita a trasformare i mercati in un cimitero: privo di qualsiasi impulso, privo di qualsiasi determinazione dei prezzi infragiornaliera. Da quando è stato introdotto il "non QE", il carattere dei mercati è cambiato.

Il senso unico dell'azione dei prezzi, guidata in gran parte da gap overnight e vuoti nella determinazione infragiornaliera dei prezzi, ha portato molti indicatori a raggiungere condizioni estreme, come evidenziato anche dall'indice Fear & Greed.

La FED, in preda alla disperazione di controllare i tassi e all'effetto "nessun'altra alternativa in vista", ha fatto ricorso alla stampante monetaria e il denaro creato ex novo sembra non avere altra destinazione se non quella di finire nuovamente nelle azioni. Quando i rendimenti sono crollati questa estate, i fondi pensione sono stati costretti a comprare azioni a tutto spiano: il 47% dell'allocazione dei loro attivi è finita in asset rischiosi, la percentuale più alta sin dal 2007. Gli asset rischiosi sono nuovamente considerati privi di rischio.

Le costanti distorsioni, ora accentuate dalla necessità di "calmare" i mercati monetari, ci hanno riportato ai vecchi tempi del QE. La FED o sta negando o sta mentendo apertamente sugli impatti delle sue azioni.

Questa settimana i mercati hanno toccato il 145,8% della capitalizzazione di mercato rispetto al PIL e potrebbero addirittura salire di più. Stiamo assistendo alla grande distorsione di tutto.

A mio avviso, tutto ciò alla fine cadrà a terra come un castello di carte. Può avere senso applicare tali politiche sull'orlo di una crisi, ma non al 145% della capitalizzazione di mercato rispetto al PIL. Cosa dovrebbe rappresentare questa linea di politica se non calciare il barattolo ancora una volta? Ogni nuovo massimo nei mercati azionari è una celebrazione di una maggiore disparità di ricchezza.

La rabbia populista, in gran parte guidata da tale disuguaglianza di ricchezza, sta facendo a pezzi le democrazie. Le elezioni americane del prossimo anno saranno tanto brutte come mai le abbiamo viste. Le popolazioni sono separate dalla realtà da percezioni sempre più distorte. E sotto la superficie tutto sta ribollendo.

E sì, senza mai ammetterlo, la FED e le coorti hanno paura. Sono timorosi che quanto messo in piedi esploderà loro in faccia. E non posso biasimarli, è scoraggiante.

Ma la FED fallirà. Perché? Perché non l'ha mai visto arrivare. Per reagire in modo così esagerato solo 10 mesi dopo aver proiettato una realtà completamente diversa (aumenti dei tassi e QT), ora sta facendo il contrario arroventando la stampante monetaria. Non ha alcun piano, sta reagendo istintivamente, inseguendo i fondamentali che richiedono un'espansione del debito sempre maggiore per produrre una crescita sempre meno incrementale.

La speranza è per un'altra ripetizione del 2016. E cos'è stato il ​​2016 se non $5.500 miliardi in interventi della banca centrale?

Il fatto è che il tasso d'interesse naturale vuole andare altrove. Senza gli interventi della FED i tassi overnight sarebbero molto più alti, cambiando radicalmente tutto. È per questo motivo che vediamo questi sconquassi giornalieri nel mercato repo.

Mentre i mercati sono calmi in superficie, le forze di mercato più grandi stanno rosicchiando la base. E quindi l'unica soluzione della FED è gonfiare una bolla ancora più grande.

Il prezzo guida il sentiment. In realtà lo fa sempre, e ora che i mercati sono sempre ai massimi, le persone stanno diventando di nuovo rialziste. Non per guadagno, crescita o cose fondamentalmente correlate. Perché il prezzo è più alto, ma perché è più alto? A causa della FED.

Quando sapremo che tutto ciò cadrà a terra come un castello di carte? Quando non ci sarà un'inversione di tendenza nella crescita a seguito di queste azioni.

Rimane una questione di efficacia. Per ora l'efficacia ha dimostrato di produrre nuovamente nuovi massimi. E sì, il 2-3% sono nuovi massimi marginali. E come abbiamo visto l'anno scorso e quest'anno, i nuovi massimi marginali del 3%-3,5% sono stati tutti venduti. Con una corsa simile potremmo persino vedere 3119-3134 sull'indice SPX.


Questo mercato sta riproducendo la stessa sceneggiatura che abbiamo visto ormai da mesi, basata sulle promesse della FED e poi rally in canali sempre più stretti fino a quando non viene venduto all'annuncio di un taglio dei tassi.


Ma forse il "non QE" ha cambiato tale dinamica, mentre ora ci spostiamo sopra la linea di tendenza.


Sì, il burst sopra la linea di tendenza superiore è il famigerato modello a megafono. È tutto finito ora?


Forse, e forse no. Ho sempre detto che avremmo potuto ottenere un enorme breakout su un accordo commerciale USA-Cina e ogni giorno vediamo titoli di giornale che mirano a promettere proprio questo. Quanto di ciò è reale e non una gigantesca bolla di sapone, non lo posso sapere.

Dal punto di vista tecnico questo modello deve essere rotto al rialzo e poi deve essere difeso a seguito del test della resistenza (che eventualmente diviene supporto). Finora non è stata testata.

Una delle principali preoccupazioni di questo rally è che si tratta di gap overnight. Un gap bene, 2 ok, ma non 5, 6, 7, 8 e tutti non riempiti. Ad aprile ho delineato il background in un post, andando a sottolineare un livello di perno tecnico, il livello Fibonacci 2.168. Avevo evidenziato la presenza di molteplici tendenze a lungo termine che sembravano convergere nel periodo di ottobre ed il livello 2.618 era uno di questi.

Beh, indovinate un po'? Abbiamo raggiunto quel livello il 7 novembre.


E ovviamente potete notare come tutte le linee di tendenza convergano qui. Potete vederlo dai grafici lineari e logaritmici.

Quindi rimango scettico sul la consistenza di questo rally. Posso sbagliarmi? Ovviamente. Vista l'enorme quantità di liquidità che viene lanciata in questi mercati, forse dovremmo essere sorpresi di non essere ancora arrivati più in alto a questo punto.

La mia opinione è che, con quanto detto come sfondo, inseguire le azioni sia una follia.





Avrei potuto affermare la stessa cosa nel 1999 e non vedere il picco definitivo fino al marzo 2000.


Col senno di poi era giusto definire un pazzo totale chi sarebbe entrato in quel mercato? Sì. Ma da quando fare qualcosa da idioti ha mai impedito all'umanità di abbracciarla completamente?

Vi sareste illusi per 4 mesi prima di vedere sbiadire tutto quanto? Sì. Si trattava della più grande opportunità di vendita di sempre? Sì.


Ma il tempismo è tutto.

Quindi non posso dire quando questa assurdità finirà e le conseguenze di tutto l'eccesso finora visto si placheranno.

Nel grafico qui sopra non si poteva nemmeno definire picco quelli ai primi di marzo, visto che la tendenza era così stabile. Tra novembre e dicembre non ci sono stati quasi cali, per lo più test della EMA5 e un test MA50/banda Bollinger inferiore. Un ribasso da acquistare per la corsa finale.

Non sto suggerendo che accadrà qualcosa di simile anche adesso, ma voglio aumentare la consapevolezza che potrebbe accadere e questa volta la correzione potrebbe essere molto più profonda.

Ma poi guardo azioni come $MSFT e vedo l'enorme eccesso tecnico. Vedo raggiungere i perni tecnici chiave ed i punti di resistenza a lungo termine, mentre i mercati stanno diventando fortemente overbought, l'avidità estrema è pervasiva e il compiacimento è il nuovo credo. Ed è in questo contesto che stiamo assistendo a schiamazzi riguardo un melt up, pur trovandoci ad un mero 2% sopra i massimi precedenti.

Nel 2019 i mercati hanno continuato a salire in base all'ottimismo e alle promesse della FED. Aspettarsi un melt up significa vedere i mercati rompere al di sopra di una tendenza decennale, superare le molteplici linee di tendenza a lungo termine e continuare ad ignorare il quadro degli utili sottostanti.


Sottolineo che la combinazione dei fattori di cui sopra rende questo mercato un ambiente altamente pericoloso. Ad aprile l'ho chiamato scenario di combustione. Bene, siamo esattamente qui, in punto di importanza tecnica che ci rivelerà presto la risposta: un melt up alimentato da liquidità artificiale spedirà i mercati verso un percorso dove la valutazione della capitalizzazione di mercato raggiungerà vette che l'ultima volta si erano viste nella bolla del 2000, con conseguenze molto più grandi in futuro? O vedremo i fondamentali tecnici riprendere il controllo e forzare un riallineamento con la realtà?

Dal mio punto di vista nessuna delle due ha una risposta certa, ma se si tratti di un breakout o di un falso breakout rimane ancora da vedere, ma non sono nemmeno cieco di fronte alla presa delle banche centrali, in particolare la FED, su questi mercati. Ne sapremo di più quando si verificherà il test. A mio avviso il $VIX ha un appuntamento in arrivo con il livello 17. La natura di tale appuntamento può decidere tutto.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


martedì 26 novembre 2019

Il Bitcoin Standard e la rimonetizzazione del denaro sano ed onesto





di Francesco Simoncelli


Quando mi si è presentata l'occasione di poter partecipare alla traduzione del The Bitcoin Standard di Ammous, non ci ho pensato due volte e ho accettato. Sicuramente conoscete la sensazione: sono quei lampi istintivi che non vi portano a riflettere più di tanto su una scelta e, come sospinti da una forza eterea, vi cimentate nell'impresa che vi viene proposta. Questo libro lascerà il segno perché Bitcoin lascerà il segno, e nella mia Postfazione all'edizione italiana ne capirete il motivo. La chiosa che ho voluto dare al lavoro di Ammous incarna il modo in cui la criptoeconomia è fiorita sin dal 2016. L'esposizione ben scritta del professore di origini libanesi deve molto alla Scuola Austriaca ed egli stesso non ne fa mistero, anzi. Scrive a chiare lettere come solo la Scuola Austriaca possa spiegare la necessità e quindi la nascita di Bitcoin.  Dalla natura del denaro in un mercato libero e non si arriva fino ai capitoli finali, dove risponde alle domande chiave relative al denaro digitale (Capitolo 8), a cosa serve Bitcoin (Capitolo 9) e ai quesiti generali su Bitcoin (Capitolo 10).

Il professor Ammous considera Bitcoin una tecnologia "disruptive" in grado di sfidare, per la prima volta nella storia, il sistema monetario fiat mondiale che da un secolo a questa parte fa capo agli stati e alle banche centrali. La prima vera sfida al potere monopolistico della stampa di denaro da quando il gold standard è stato definitivamente abolito.

Esaminando il lavoro degli studiosi della Scuola Austriaca, tra cui Menger, Mises e Rothbard, Ammous mostra al lettore come i tre attributi classici del denaro in un libero mercato (scalabilità, salabilità e stabilità) siano tutti presenti in Bitcoin. Inoltre, attraverso una chiara analisi tecnica, dimostra che Bitcoin è una forma superiore di denaro e riserva di valore, poiché, a differenza di tutti gli altri beni (tranne il tempo umano), è "rigorosamente" scarso e non solo relativamente scarso.

Ammous affronta ancora la questione più difficile: il rapporto tra Bitcoin e il sistema bancario centrale. Nella trattazione di questo argomento spiega egregiamente come i costi di transazione con Bitcoin come settlement siano piuttosto bassi, mentre i rischi di transazione o di controparte sono praticamente zero.

Man mano che Bitcoin continuerà a salire di prezzo sia rispetto al denaro fiat sia rispetto all'oro, le banche centrali non potranno più continuare ad ignorarlo. E qui poi fa quel salto di qualità concettuale ben noto alla tradizione Austriaca: applicare principi generali al mondo reale, come fece anche Hayek nel suo Denationalization of Money. Ammous immagina come l'attuale sistema bancario commerciale possa essere trasformato in una nuova entità (una "Organizzazione autonoma decentralizzata" come la definisce lui) basata su Bitcoin e su altre criptovalute, come questi nuovi intermediari ("banche") possano stornare trasferimenti di valuta non fiat e a basso costo.

La visione di Ammous per un futuro più libero si evince dalle sue affermazioni su quanto sia potente Bitcoin, tanto da scardinare il sistema bancario centrale. Il denaro sano ed onesto ci guida verso un futuro di pace e prosperità, mentre il denaro disonesto porta solo devastazione. Come leggiamo nel Capitolo 9:
[...] Facendo un parallelo tra l'antica Roma e il mondo moderno, le cui sofferenze saranno causate dal crollo del Dollaro al posto dell’aureus, allora Satoshi Nakamoto sarebbe il nostro Costantino, Bitcoin il suo solido, Internet la nostra Costantinopoli. Bitcoin funge da scialuppa monetaria di salvataggio per chiunque sia costretto a negoziare e risparmiare utilizzando valute costantemente svilite dai governi. Sulla base dell'analisi fin qui svolta, il vero vantaggio di Bitcoin sta nell’essere una riserva di valore affidabile nel lungo termine ed una forma sovrana di denaro che consente agli individui di condurre transazioni senza una necessaria e previa autorizzazione. Gli usi principali di Bitcoin nel prossimo futuro deriveranno da questi vantaggi competitivi, non dalla sua capacità di offrire transazioni ubique o a basso costo.

Ammous conclude sostenendo che Bitcoin diventerà l'unità di conto globale che sconvolgerà il sistema bancario centrale, il quale ha permesso allo stato moderno di impegnarsi in livelli di tirannia e distruzione mai visti nella storia umana: "I sistemi monetari sono un prodotto spontaneo che emerge dall'azione umana, non prodotti razionali della pianificazione".

Il valore di Bitcoin per la nostra libertà e la nostra cultura diviene ogni giorno che passa sempre più fondamentale, ed è per questo motivo che anche ai madrelingua italiana è stata data la possibilità di prendere consapevolezza di tale realtà grazie alla traduzione del libro di Ammous.

Potete acquistare Il Bitcoin Standard al seguente indirizzo: https://shop.usemlab.com/home/85-the-bitcoin-standard-edizione-italiana.html


lunedì 25 novembre 2019

Il socialismo razziale e razzista del Sudafrica





di Russell Lamberti & Gerhard van Onselen


Venticinque anni dopo l'elezione di Nelson Mandela a presidente del Sudafrica, il Paese rimane la patria di alcune delle politiche economiche più invasive e razziste. Al centro di questo sistema vi sono le disposizioni dell'Affirmative Action (AA) e le misure statutarie del Black Economic Empowerment (BEE). Queste leggi stanno soffocando l'economia sudafricana.

L'AA e il BEE si sono sviluppati nel Sudafrica post-apartheid. La prima è diventata obbligatoria con l'Employment Equity Act del 1998, che impone alle aziende di modificare la propria forza lavoro fino a quando non riflette la composizione razziale della popolazione economicamente attiva locale.

Il BEE è stato introdotto formalmente nel 2003 con il Broad-Based Black Economic Empowerment Act (BBBEE Act). Va ben oltre l'AA, richiedendo alle società del Sudafrica di strutturare la proprietà, i consigli di amministrazione, la direzione, il personale, gli appalti e la carità in base alla classificazione razziale.

Quanto più "bianchi" sono gli azionisti, i consigli di amministrazione, i dirigenti, i dipendenti ed i fornitori di un'azienda, tanto più basso è il punteggio BEE (sì, esiste una scheda punteggi). Più "nera" è un'azienda, maggiore sarà il suo punteggio BEE. Nel settore minerario il BEE Charter (una regolamentazione del settore in termini di legge B-BBEE) richiede un certo punteggio BEE affinché le società possano ottenere le varie licenze.

I sudafricani sono ancora classificati razzialmente: il gruppo più favorito è quello classificato come "nero/africano", considerato il più svantaggiato durante l'apartheid (il sistema ingiusto di leggi applicato secondo la razza che il governo ha iniziato a smantellare quasi 30 anni fa); poi ci sono i "colorati" (un gruppo misto composto da discendenti europei, indigeni africani e indo-malayani) e gli "indiani" (discendenti di coloni indiani), anch'essi svantaggiati dall'Apartheid ma non tanto quanto i neri; il gruppo meno favorito è composto dai "bianchi", sia di lingua afrikaans che di lingua inglese, e discendono principalmente da coloni europei (o sono essi stessi coloni europei) che arrivarono nella regione prevalentemente dalla metà del XVII secolo fino alla seconda metà del XX secolo.



La pervasività del BEE

Il BEE è stato progettato per influenzare quasi tutte le aziende in Sudafrica ed imporre il rispetto dei suoi criteri. La fiscalità statale e le spese di riproposizione hanno rappresentato circa un terzo di tutto il fatturato dell'economia sudafricana, quindi il BEE esercita un'enorme influenza diretta sul settore delle imprese. Le aziende con punteggi BEE assenti o bassi finiscono in fondo alla coda per i contratti statali.

Ma l'influenza del BEE va molto oltre. I punteggi BEE dipendono anche dai punteggi dei fornitori di un'azienda. Le grandi aziende, in particolare quelle in lizza per contratti statali, richiedono abitualmente ai loro fornitori più piccoli di migliorare i loro punteggi BEE, che a loro volta hanno bisogno che i loro fornitori ancora più piccoli facciano lo stesso, e così via. Il risultato è un alto grado di conformità BEE in tutta l'economia, monitorata e amministrata da un esercito amministrativo di burocrati.

I requisiti statutari del BEE per i contratti statali sono integrati da una cultura morale ed etica di "Trasformazione", in cui si ritiene che sia assolutamente necessario mantenere e approfondire la legislazione razziale. Questa "Trasformazione" è promossa in tutte le sfere dello stato, nei tribunali, nelle principali università e incoraggiata da grandi società quotate in borsa.

Ci si potrebbe aspettare che col passare del tempo tale legislazione potrebbe essere considerata meno necessaria e gradualmente venir eliminata. In pratica, sin dalla loro istituzione nel 2003, i codici BEE sono stati resi più prescrittivi, costringendo le aziende a negoziare secondo criteri sempre più razziali per mantenere il loro punteggio alto. I codici sono stati progressivamente cambiati per favorire ancora di più le imprese "più nere" ed i punteggi BEE di alcune aziende sono scesi perché i proprietari erano persone semplicemente "colorate". Quando i codici rivisti stabilivano punteggi più bassi per i proprietari che non erano "completamente" neri, i loro punteggi calavano e perdevano i contratti!

Il BEE ha anche rappresentato una corsia preferenziale nella sfera dell'antitrust. Dopo un recente emendamento legislativo la Commissione per la concorrenza del Sudafrica, l'organo extragiudiziale incaricato di sorvegliare l'antitrust, prenderà ora ancora più in considerazione la corsa alla valutazione del dominio del mercato, delle fusioni e acquisizioni, dei prezzi, e così via. Le società con punteggi BEE più elevati saranno probabilmente giudicate meglio dai burocrati dell'antitrust.



Una forma pericolosa di socialismo

Il BEE è un sistema che erige nuovi incentivi e costi su determinate transazioni economiche. Ha lo scopo di raggiungere una diversa allocazione di lavoro e risorse rispetto a ciò che accadrebbe in un mercato puramente libero, dando maggiore enfasi alla razza delle persone e ai loro legami politici e meno al valore del loro prodotto o servizio.

Ludwig von Mises sosteneva che:
l'uomo agisce, il che significa che è un essere propositivo: l'uomo è desideroso di sostituire uno stato di cose che gli si adatta meglio ad uno stato di cose che gli si adatta di meno. Per raggiungere questo obiettivo, deve impiegare mezzi adeguati.

La scelta di fini e mezzi particolari, in presenza di tempo limitato, richiede la rinuncia a fini e mezzi alternativi. Questi compromessi implicano un ordine di preferenze e l'azione scelta comporta sempre un costo.

Il BEE usa il potere dello stato per spingere le azioni degli individui verso il perseguimento di fini meno desiderati e con mezzi più costosi di quanto sarebbe accaduto altrimenti. I fattori di produzione vengono quindi resi meno produttivi, riducendone il valore (ricchezza reale). Un minor numero di beni prodotti e disponibili per il consumo significa un costo della vita più elevato e standard di benessere inferiori.

Mentre il BEE riduce la ricchezza complessiva, coloro che ne beneficiano possono accumulare più ricchezza personale. Questi privilegi incentivano una maggiore domanda di politiche BEE, che a loro volta premiano i politici con voti e potere.

Man mano che spuntano fuori nuove norme, però, esse distruggono progressivamente la ricchezza. Con meno ricchezza creata, diminuisce la quantità di tasse riscosse dallo stato. Questa perdita incentiva lo stato ad aumentare ulteriormente la pressione fiscale, a prendere in prestito di più (aumentando le tasse future) e a stampare più denaro (tassare la ricchezza attraverso la svalutazione della valuta).

In Sudafrica la politica razzista dello stato nell'era post-apartheid ha portato ad un circolo vizioso di politiche che generano distruzione di ricchezza, insoddisfazione politica, richieste da parte di gruppi politicamente ben connessi di una politica razziale più draconiana, e così via.

Riducendo i rendimenti complessivi di capitale e facendo salire l'incertezza, il BEE aumenta il rischio di investimento e al contempo ne riduce i livelli. Poiché la produttività è una funzione della profondità e dell'ampiezza della struttura del capitale, livelli più bassi di investimento portano ad ulteriori riduzioni della produttività.



Crescita economica debole

In sostanza, il BEE si traduce in errori di allocazione e consumo di capitale oltre a ridistribuire la ricchezza dai possessori legittimi a coloro scelti arbitrariamente dai politici. Questo processo riduce la capacità produttiva dell'economia e rallenta il tasso di creazione di beni e servizi di valore.

Il Sudafrica è stata una di quelle nazioni che ha visto rallentare la propria crescita da quando ha implementato le politiche BEE nel 2004. Nel grafico seguente confrontiamo il PIL nominale pro capite denominato in dollari (base 100 nel 2005) dei vari mercati emergenti e Paesi produttori di materie prime. Il PIL pro capite del Sudafrica è cresciuto del 15% in termini nominali sin dal 2005, mentre la media del campione (escluso il Sudafrica) è aumentata del 115% (ovvero più che raddoppiata).


Molti fattori contribuiscono al tasso di produzione economica aggregata in un Paese. L'evidente sottoperformance del Sudafrica (insieme al Messico) rispetto a Paesi simili implica che abbia altre restrizioni alla crescita che riguardano l'efficienza dei mercati, la cattiva allocazione e l'appropriazione indebita delle risorse attraverso mezzi politici. La portata che ha il BEE sull'economia, sullo spreco di risorse e sulla corruzione politica lo rendono un candidato privilegiato per spiegare la debole performance economica del Sudafrica.



Conclusione

Il BEE in Sudafrica è una forma di socialismo razziale: obbliga i membri produttivi di tutte le comunità culturali a sovvenzionare opportunisti politici ben connessi. Il BEE, quindi, pone maggiore enfasi su come andare avanti usando mezzi coercitivi e una minore enfasi su come andare avanti con azioni volontarie. Invece di spendere tempo per servire le esigenze degli altri utilizzando le risorse in modo efficiente, si spende tempo e sforzi per ottenere il favore politico, posizioni politiche, delimitare le esigenze dei clienti rispetto a coloro che si conformano e avere poco rispetto per l'economizzazione delle risorse e la formazione del capitale produttivo.

L'effetto è la distruzione della ricchezza e la perpetuazione della povertà cronica. Il PIL pro capite del Sudafrica, a circa $6.000 nel 2019, non è aumentato in termini di aggiustamento all'inflazione in un quarto di secolo ed è diminuito di circa il 10% sin dall'introduzione del BEE. Nel frattempo l'aumento medio del PIL pro capite reale sin dal 2004 (in base ai Paesi campione nel grafico precedente) è stato di circa il 70%. Se il Sudafrica fosse cresciuto in linea con la media campionaria, il PIL pro capite sarebbe quasi il doppio di quello che è oggi.


Il BEE in Sudafrica è una politica economica razziale pericolosa e dannosa. Dovrebbe essere un avvertimento per tutti quegli altri Paesi che cercano di affrontare le lamentele storiche mediante il socialismo razziale: è una ricetta per il fallimento.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


venerdì 22 novembre 2019

Incolpare la vittima: il libero mercato





di Francesco Simoncelli


Sulla scia del caos che sta eruttando in tutto il mondo, non mancano commentatori che incolpino il libero mercato per ciò che vedono accadere. Argentina, Hong Kong, India, Venezuela, Turchia e Cile sono solo gli ultimi esempi. Non è un caso poi che in tutti questi Paesi in tumulto, sebbene ci siano ancora illusi che vogliono "ribellarsi" attraverso le urne (come in Argentina dove è stata rimandata indirettamente al potere la Kirchner, la prima colpevole del perdurare del caos in Argentina) vendendo l'anima al primo imbonitore di passaggio, Bitcoin abbia incrementato la sua popolarità e il suo utilizzo. Come più volte dimostrato su queste pagine, Bitcoin è emerso come ordine spontaneo dallo stesso ambiente che molti oggi denigrano. Il libero mercato, vivo e vegeto nelle singole azioni degli attori di mercato, crea gli anticorpi a quelle situazioni di comando estremo dell'economia che sovente mi ritrovo a commentare.

A parte le proteste a Hong Kong, in tutti gli altri esempi elencati qui sopra ritroviamo perennemente quelle componenti che fanno andare in malora qualsiasi economia. Le suddette ci vanno più velocemente a causa degli errori economici passati e del bacino dei risparmi reali già gravemente intaccato. Il Cile, infatti, è un esempio calzante perché dopo una politica di stampo liberale classico fino al 2010, le grinfie della pianificazione centrale sono tornate a graffiare: deficit di bilancio, spesa pubblica in ascesa, tasse, stampa di denaro. Questo soprattutto accade quando un'economia si fossilizza su un settore industriale (il rame nel caso del Cile, il petrolio nel caso del Venezuela) e tende a non diversificare, sfruttando solamente quel settore durante il suo ciclo favorevole.

Non sarebbe un male se successivamente si lasciasse al mercato il compito di ripartire le risorse di capitale mal sfruttate in settori con più necessità. Nel caso dell'economia pianificata in cui viviamo oggi, invece, vengono subito attuate misure anticicliche che finiscono per erodere quel poco di risparmio reale che aveva iniziato a fluire di nuovo. Inutile dire che l'insorgere di nuove crisi in così poco tempo in stati visibilmente fragili è un sintomo grave: il bacino dei risparmi reali è ad un livello infimo. E senza una determinazione onesta dei prezzi e soprattutto la coordinazione genuina data da un tasso d'interesse scevro da manipolazioni, è impossibile aspettarsi un risultato diverso da una recessione.



IL GRANDE DIBATTITO

Il fatto che ancora non abbiamo visto nulla di simile in Occidente è dovuto solo ad un bacino dei risparmi reali di gran lunga superiore a quello dei Paesi summenzionati. Stiamo pur sempre parlando di nazioni che sono state protagoniste della Rivoluzione Industriale, come gli Stati Uniti, e che nel secondo dopoguerra hanno continuato a grandi linee a seguire un percorso improntato sul liberalismo classico. L'inversione da questa tendenza è stata palesemente attuata nel 1971, con la chiusura definitiva della finestra dell'oro, e da quella data in poi le politiche monetarie e le politiche fiscali sono passate dall'essere incentrate da un cosiddetto "tocco leggero" ad un "tocco pesante". Nel corso del tempo, ad esempio, abbiamo visto come le banche centrali abbiano cambiato costantemente i loro "punti di riferimento" per (cercare di) direzionare l'economia più ampia.

Dai bond decennali al Libor (trimestrale), passando per diverse giustificazioni ed intervenire sui mercati (es. Curva di Phillips, Taylor Rule, Humprey-Hawkins Act), adesso siamo arrivati ai tassi giornalieri. Inutile dire come questo sia il segno evidente che le banche centrali stanno progressivamente perdendo il controllo. Cosa ha a che fare, quindi, un monopolista e un cartello con un libero mercato? Nulla. Soprattutto perché sappiamo che il sistema bancario centrale non è nato dal mercato, bensì è nato per decreto. Non è emerso spontaneamente dalle azioni degli attori di mercato come accaduto con Bitcoin invece.

La realtà dei fatti è che la crisi economica del 2008 non è mai finita. Il numero di posti di lavoro è migliorato e le imprese hanno smesso di andare fallite, quindi, in un certo senso, le condizioni economiche sono migliorate. Ma è accaduto solo quando il CAPE ratio è tornato ai livelli pericolosi prima dell'inizio della crisi. I prezzi delle azioni sono stati gonfiati affinché le persone si sentissero meno timorose a spendere, ma a costo di un crollo dei prezzi ben più profondo in futuro.


Quindi la crisi economica non è mai finita, è stata solo rimandata. Se l'economia andasse a gonfie vele con i prezzi delle azioni a livelli ragionevoli, allora si potrebbe anche concedere che i bei tempi siano tornati. Purtroppo è illusoria come condizione, perché alle spalle delle valutazioni da capogiro non c'è assolutamente niente (come vedremo anche più avanti in questo post). I posti di lavoro creati sono stati maggiormente nel settore della ricreazione, quindi part-time, e quelli da capofamiglia (a malapena al di sopra del periodo pre-crisi) sono stati risucchiati da aziende che invece di investire nella R&S si sono date alla pazza gioia con l'ingegneria finanziaria. Questo vuol dire che quando suddette aziende falliranno, i lavoratori dovranno essere ricollocati in altri settori e molto probabilmente la domanda per le loro mansioni potrebbe essere fortemente anelastica.

In sostanza la Federal Reserve, ma in generale tutte le banche centrali, sono intervenute sperando in un "effetto ricchezza a cascata": permettendo alle grandi aziende di finanziarsi a tassi ridicoli, hanno sperato che in questo modo assorbissero le risorse di capitale che erano state liberate durante la breve recessione del 2008. In questo modo speravano che tutta la sovraccapacità sarebbe stata riassorbita, cogliendo due piccioni con una fava. Il problema di questo approccio è ormai ben noto: si tratta di un percorso artificiale che prevede il sovvenzionamento dell'obsolescenza a scapito delle forze genuine di mercato. Attività che sarebbero dovute fallire sono rimaste in gioco e di conseguenza hanno continuato  a sprecare il bacino dei risparmi reali, trattenendo asset che sarebbero stati messi a miglior frutto in assenza di interventi centrali.

Peggio ancora, attraverso l'ingegneria finanziaria hanno assorbito ulteriori risorse di capitale e hanno praticamente creato una corsa all'innovazione "spicciola": essere notati da una qualche grande azienda solo per essere poi assorbiti. Minima creatività, massima resa. Infatti a parte Bitcoin, sul mercato non esiste nessun asset che sia così disruptive da poter essere considerato la miglioria del secolo. O talmente valido da essere valutato con multipli PE da capogiro. Ancora una volta, questa non è opera di mercati liberi, ma di una incessante volontà di mantenere all'apice del sistema economico un ente parassitario: lo stato. Il QE, infatti, ha visto un rastrellamento seriale delle obbligazioni statali a qualsiasi scadenza nei bilanci delle varie banche centrali del mondo.

I Primary Dealer hanno fatto front-running alle banche centrali e, accaparrandosi quanti più bond possibili, li hanno rivenduti alle banche centrali in cambio di denaro creato ex novo. La maggior parte di quest'ultimo è finito nelle cosiddette riserve in eccesso, dove è andato a soddisfare i nuovi criteri di Basilea III e dei rapporti di capitale in sintonia con una percezione di sicurezza. La scarsità artificiale che hanno visto le obbligazioni è stata epocale e mai vista prima, andando a gonfiare deficit on e off budget degli stati (aumentando di conseguenza l'erosione del bacino dei risparmi reali). Questo a sua volta ha lasciato un mercato affamato di rendimenti decenti, visto che improvvisamente gli asset "sicuri" erano scarsi. Di conseguenza è partita una corsa per inglobare nei propri bilanci tutti quei titoli che ancora avevano un rendimento positivo, fino ad esaurire quest'ultimo e a portare i relativi prezzi alle stelle. Ecco com'è cresciuto il mercato azionario ed ecco com'è cresciuto addirittura il mercato obbligazionario spazzatura. Ovviamente non senza effetti collaterali.

A questo punto credo sia palese che di libero in quanto descritto ci sia poco o niente, sconfessando coloro che vorrebbero affibbiare le storture economiche odierne ai presunti fallimenti del mercato.



COSA HANNO SEMINATO LE BANCHE CENTRALI

Sulla scia di queste distorsioni artificiali sono state gonfiate diverse bolle, una più pericolosa dell'altra. In Europa le banche della periferia e quelle nel cuore dell'Eurozona differiscono per esigenze di finanziamento e liquidità in eccesso. Queste ultime dispongono già di tanta liquidità, infatti le banche situate in Francia e Germania detengono il 61% della liquidità depositata nell'Eurosistema; ma beneficiano solo del 28% dei prestiti LTRO e TLTRO concessi dalla BCE alle banche. Al contrario le banche situate nella periferia dell'area Euro hanno un livello molto basso di liquidità depositata, infatti le banche in Spagna e in Italia detengono solo il 9%% della liquidità depositata nell'Eurosistema; ma beneficiano del 56% dei prestiti LTRO e TLTRO.


Questa discrepanza è presto spiegata dal seguente grafico, il quale mostra la quantità di prestiti non performanti all'interno dei vari sistemi bancari commerciali dell'area Euro.


Tale spazzatura è il retaggio di vecchie scelte sbagliate del settore che grazie alla generosità della BCE non ha mai dovuto correggere. Anzi, è aumentata. Ecco perché sin dall'inizio della crisi finanziaria i fondi sono migrati dai Paesi periferici a quelli centrali. Questi flussi finanziari sono stati causati da vari fattori, tra cui una generale sfiducia nei sistemi bancari dei Paesi periferici.

Nei paesi creditori c'è anche il timore che, nel caso di una rottura dell'euro, le banche centrali dei Paesi uscenti diventino inadempienti sulle passività TARGET2 denominate in euro. Di conseguenza, la BCE subirebbe enormi perdite che sarebbero imputate alle restanti banche centrali nazionali. Il presidente della BCE ha infatti dichiarato ufficialmente che "se un Paese dovesse lasciare l'Eurosistema, i crediti o le passività della sua banca centrale nazionale nei confronti della BCE verrebbero saldati per intero". Ma alle banche centrali nazionali dei Paesi uscenti mancheranno sicuramente le riserve necessarie in euro per estinguere le passività nei confronti della BCE.


A peggiorare le cose c'è la presenza di bolle alimentate dal credito facile ed imprese che risucchiano risorse economiche scarse solo per sprecarle (erodendo progressivamente il bacino dei risparmi reali). Dal settore auto in declino possiamo apprendere come proceda il ciclo del credito e come si cerchi di applicare a tutti i costi qualsiasi misura di ingegneria finanziaria per soddisfare gli "spiriti animali" piuttosto che eliminarli. La definizione di settore strategico è solo dovuta al fatto che la sua struttura rappresenta una delle ultime vestigia del vecchio mondo, quando la concentrazione del lavoro manuale era molto alta e incarnava un bacino di consensi apparentemente sempreverde allo status quo. La staticità della pianificazione centrale cerca in tutti i modi di preservare questo tipo di mondo, mentre nel frattempo la decentralizzazione fa il suo corso. Infatti la dinamicità del mercato sta facendo eruttare tutti i problemi legati al settore. Inizialmente sovvenzionato dal credito facile, qualsiasi persona capace di appannare uno specchietto retrovisore è stata in grado di accendere un mutuo auto.

Non solo, ma i cattivi creditori sono stati di nuovo capaci di rifinanziare vecchie posizioni permutando vetture svalutate come se fossero nuove. Inutile sottolineare come tutto ciò sia stato possibile grazie alla "generosità" monetaria delle banche centrali. Che sia stato attraverso l'espansione monetaria tout court o l'acquisto di ABS, il settore auto è stato sovvenzionato artificialmente. Così come accaduto nel 2002-2007 con le case, le persone hanno iniziato a trattare come bancomat le proprie auto. Ma leggi economiche non vengono abolite, e così abbiamo sovrabbondanze artificiali che erodono piano piano la redditività del settore. L'ingegneria finanziaria, attraverso fusioni di case automobilistiche e riacquisti di azioni, funzionano fin quando il credito scorre o si arriva ad un punto di rottura tale da richiedere un hard landing (tassi negativi).

Ecco perché, come ricordato già diverse volte, la prossima bolla subprime è quella nel settore auto. Una grande concentrazione di capitale (lavoro e risorse) è stata catturata da questo settore e dovrà essere inevitabilmente liberata.



E come dicevamo prima, non sono escluse le valutazioni odierne nel mercato azionario. Ciò ci conferma come non sia stata l'innovazione a trainare la potente ascesa dei vari indici azionari, bensì la speculazione selvaggia, l'annichilimento del rischio e la caccia a rendimenti decenti tutti abilitati dalle politiche "non convenzionali" delle banche centrali. Le parole di Masayoshi sono l'equivalente di quelle pronunciate dal carpentiere nella storiella raccontata da Mises per far capire al grande pubblico come funziona il ciclo del credito. A causa della distorsione della struttura del capitale, il carpentiere pensa di poter costruire più case con un dato bacino di mattoni e invece sarà costretto a rendersi conto dell'errore di calcolo quando si ritroverà i mattoni esauriti e nessuna casa propriamente finita. Allo stesso modo, il credito facile delle banche centrali ha fatto credere agli imprenditori che si poteva scommettere su una qualsiasi idea e finanziarla. Quando la liquidità facile sarebbe scomparsa, "sicuramente" quella idea avrebbe ripagato i loro sforzi.

Invece sono spuntate fuori cose come WeWork e Beyond Meat, le quali non hanno fatto altro che riempire la pancia degli investitori con azioni gonfiate e che non valgono nulla, e i bilanci dei creditori con voci in attivo che presto scompariranno e spingeranno invece quelle dei passivi. Aziende come quelle sopraccitate non hanno nulla di rivoluzionario e non faranno mai quello che Amazon ha fatto ai negozi fisici o Google alle pagine gialle. La distorsione del rischio mediante il credito facile ha alimentato giudizi errati riguardo gli investimenti produttivi. Visto che lo tsunami di liquidità ha interessato il circuito finanziario, è rimasto catturato dentro le sue maglie andando a finanziare solo quelle compagnie che potevano permettersi di porre in garanzie enormi flussi di cassa (all'inizio della manna monetaria perlomeno).

Adesso invece è un lungo fiume rosso, ingrossato ulteriormente da aziende zombi come Caterpillar, che ha catturato al suo interno beni capitali e li ha sprecati (tempo, manodopera, risorse, risparmi). Ciò ha lasciato ovviamente meno spazio a quelle aziende che davvero avrebbero innovato e per cui c'è domanda genuina nei mercati. Inutile dire che ci sarà una correzione importante di questi errori e la sua magnitudine sarà proporzionale alle distorsioni finora messe in campo e ad eventuali altre. Ormai è una consapevolezza comune.

In sintesi, quindi, il sistema bancario commerciale, il sistema del credito e le grandi aziende soffrono tutti di problemi irrisolti che stanno lentamente mandando in cancrena l'ambiente economico.



CRESCITA INESISTENTE

Il libero mercato è di conseguenza meno libero a causa degli imbrogli del sistema bancario centrale e gli elettori abbozzeranno perché i politici insistono sul fatto che non ci sono alternative. La crescita economica sarà più lenta e la recessione durerà più a lungo a causa di questi interventi reiterati. Gli investimenti improduttivi verranno sovvenzionati artificialmente e le passività non faranno altro che accumularsi. I progetti che non potranno essere completati si moltiplicheranno e la perdita di denaro e competitività sarà l'unico risultato possibile. Infatti chi crede che il mercato azionario rappresenti la salute dell'economia date le sue attuali vette è un povero imbecille.




Quando lo stato e lo stuolo di suoi banchieri centrali interviene per "stabilizzare" le condizioni economiche, anziché far rispettare i contratti, la crescita economica ne risente. Il potere decisionale dei mercati liberi viene contaminato dai capricci dei pianificatori monetari centrali, che poi insistono su quanto sia necessario estrarre più denaro attraverso le tasse dai contribuenti per salvare il sistema e più potere normativo. Prima di Bitcoin non esisteva un'opposizione organizzata a questa espansione di potere, avallata da economisti monetaristi e keynesiani attraverso un mantra costantemente ripetuto: la necessità di una banca centrale. La Scuola Austriaca ha sempre sottolineato la falsità di questa affermazione. Ha più volte mostrato come questa gente creda che il libero mercato non sia in grado di sviluppare un sistema monetario basato sulla scelta dei consumatori e sull'applicazione dei contratti.

Bitcoin ha dimostrato che si sbagliavano. Questo articolo dimostra che si sbagliavano. È possibile dimostrare ulteriormente questo punto ricorrendo ad un piccolo esempio tratto dalla vita reale. Il BLS ci dice che lo stipendio medio di un cittadino americano medio è di circa $23 l'ora e per comprare un'auto media ha bisogno di lavorare per circa 1100 ore. Cinquanta anni fa poteva acquistare un'auto lavorando poco più la metà di tal tempo. Ma usando la matematica come un biglietto per un mondo fantastico, gli economisti di oggi dicono che il motivo è... "vale di più". Come fanno a saperlo? Usano la stessa tecnica del BLS: "aggiustamenti edonici", in cui i prezzi sono sgonfiati da ciò che gli esperti definiscono "miglioramenti".

Anche il BLS ritiene di sapere quanto valgono tali miglioramenti, soprattutto perché i geni al suo interno decidono loro quali siano, distorcendo il valore reale delle informazioni dei prezzi. Concludono quindi che le persone, in termini di tempo, sono in grado di acquistare più agevolmente i "prodotti di base" dell'IPC. Il problema è che persone non acquistano prodotti di base. Comprano prodotti finiti, come le macchine, e lo fanno con i salari che guadagnano, non con i salari abbelliti da studi sul valore del tempo o da aggiustamenti edonici.

Non fermiamoci qui, esploriamo più in profondità questo cortocircuito. Gli economisti mainstream dicono che le automobili sono composte da materie prime di base che sono calate del 64% in termini di valore temporale negli ultimi 40 anni. Ciò dovrebbe significare che una macchina oggi dovrebbe richiedere 200 ore per essere acquistata e tra qualche altro decennio sarà gratuita. Invece costa già il doppio delle ore rispetto a 50 anni fa. In termini di denaro e in termini di tempo l'uomo medio sta diventando più povero.

Attenzione, però, perché questo ragionamento non riguarda solo le auto. Cinquanta anni fa costava $25.000 mettersi un tetto sopra la testa; oggi ce ne vogliono in media $200.000. Parliamo di case "migliori"? Sicuramente più grandi e con più gadget. Molte persone vivono ancora in case costruite prima degli anni '70. E cosa sono se non cumuli di "materie prime di base"? Quindi una tipica casa di oggi, costruita cinquant'anni fa, dovrebbe costare il 64% in meno rispetto al 1970. Buona fortuna a trovarla. E le cure mediche? Il National Health Statistics Group ci dice che costavano circa $350 a persona 50 anni fa; oggi circa $10.000.

In conclusione, la presunta lungimiranza delle banche centrali ha affossato l'economia reale e ha cercato di soffocare quanto più possibile il libero mercato per permettere alle entità protette dal suo cartello di sopravvivere. E la cosa davvero sorprendente è che nonostante la maggior parte delle persone sia più povera, continua a credere alle frottole spacciate dai pianificatori monetari centrali.



CONCLUSIONE

Ogni volta che c'è un dissesto nei mercati finanziari e che c'è caos per le strade, il libero mercato è il primo ad essere incolpato. Quasi nessuno incolpa il capo della banca centrale della nazione, la banca centrale stessa, o la struttura normativa che ha creato questo mostro. Vengono bruciati in piazza i classici feticci: la deregolamentazione, i capitalisti avidi, ecc. I capitalisti sono sempre avidi, allora perché la loro avidità porta a disastri finanziari in un determinato momento nel tempo? La risposta è la politica monetaria ed è qualcosa che la teoria Austriaca del ciclo economico spiega molto bene. Ma pochi si prendono la briga di studiare, perché se lo facessero, già da domani il sistema bancario centrale verrebbe chiuso e altresì verrebbe smantellata l'intera struttura normativa statale sui mercati finanziari.

Quindi non mi sorprende che sia stato avallato un altro giro di salvataggi. La recessione si intensificherà, ci saranno più bancarotte ed i Dipartimenti del Tesoro dei vari Paesi occidentali continueranno a chiedere più soldi, insistendo sul fatto che il peggio è passato, che questa volta sarà diverso. Il peggio non è affatto passato e la prossima volta non sarà diverso.

Gli elettori non lo capiscono. Il sistema normativo e il sistema bancario centrale sono stati deliberatamente resi complessi, il che impedisce agli elettori di afferrarne l'essenza mendace e predatoria. Nonostante ciò queste istituzioni sono considerate sacrosante e non vediamo alcuna critica al loro operato, a coloro che le gestiscono... come sei loro predecessori non fossero la causa principale del disastro che gli stati ora dovrebbero aggiustare con i soldi dei contribuenti.

Attenzione, però, non credo che stiamo andando incontro la fine della prosperità. La criptoeconomia sta offrendo un mondo e un modo nuovo di fare le cose, sta fornendo un'opportunità a tutte quelle risorse di capitale che dovranno essere ricollocate a seguito della recessione. Quest'ultima, infatti, infrangerà i sogni di milioni di persone che si cullavano nel mito dello stato paternalista "buono" e del "libero mercato" avido e cattivo. Il più grande sogno ad essere infranto sarà la pensione. Il sistema pensionistico è condannato dal punto di vista statistico e lo è sempre stato. È stato un sogno fantastico per chi è riuscito ad incassarlo i primi tempi, ma man mano si è trasformato in un incubo. La maggioranza ha sempre fatto affidamento su questa promessa, ma è stata una frode statistica sin dal primo giorno.