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giovedì 8 maggio 2025

Io, Bitcoin

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

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da Bitcoin Magazine

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/io-bitcoin)

I lettori del mio blog sanno che ho iniziato a interessarmi di Bitcoin alla fine del 2022.

Infatti è stato l'asset con le migliori performance tra tutti i titoli che ho menzionato e che stavo tenendo d'occhio per il 2023. Allo stesso modo, e per non rovinare la suspense, ho aggiunto di nuovo l'esposizione a Bitcoin alla mia lista di 24 titoli che stavo tenendo d'occhio nel 2024.

Forse non è stata una grande sorpresa quando ieri i miei iscritti mi hanno visto su X proclamare che i miei giorni di disprezzo per Bitcoin erano finiti. Tuttavia, dato che ho circa 210.000 follower su Twitter in più rispetto agli iscritti su Substack, si può dire che ci sono state comunque molte persone colte di sorpresa dal mio mea culpa e, cosa un po' allarmante, ancora più persone disposte a tessere immediatamente le mie lodi e a darmi il benvenuto nella community.

Per quanto riguarda il benvenuto, tutto ciò che posso dire è che lo apprezzo sinceramente. Mentirei se dicessi che un folto gruppo di persone che la considerava una decisione intelligente non mi avesse reso un po' nervoso. Tuttavia, come ho detto ieri nel mio post su X, so di essere circondato anche da persone molto più intelligenti di me.

In particolare coloro nella comunità del denaro sano/onesto, i quali tessono le lodi della loro esperienza con Bitcoin. Per me questa è stata la cosa più difficile da ignorare, e mi riferivo a persone come Lawrence Lepard, Luke Gromen e Lyn Alden per le loro incredibili intuizioni sul sistema monetario corrotto. Mi sono chiesto: perché non provare almeno a prenderli sul serio quando si trattava del loro punto di vista su Bitcoin? Sapevo, nel profondo, che avevano fatto un lavoro e raggiunto una comprensione che io non avevo, pur comprendendone alcuni principi fondamentali.

Ho iniziato ad avere un assaggio di questa comprensione ascoltando il mio amico Lawrence Lepard descrivere Bitcoin come un'invenzione a sé stante nel seguente podcast del dicembre 2022, paragonandolo a un parallelo di Internet, anziché a una semplice applicazione software.

In questa intervista l'ha definito “l'invenzione della scarsità digitale”. Onestamente, non avevo idea di cosa significasse, e l'idea di “scarsità digitale” non mi sembrava poi così nuova. Ho semplicemente scrollato le spalle e ho pensato: “Se Bitcoin può farlo, anche le altre criptovalute possono farlo”. Mi sono chiesto: “Come può qualcosa essere scarso quando non esisteva in modo tangibile e sicuramente non esisteva 15 anni fa?”

Naturalmente, come una chiave usa più denti contemporaneamente per aprire una serratura fisica, Bitcoin ha iniziato ad avere senso per me solo dopo averlo compreso nel contesto del funzionamento della rete: tutti i denti della chiave (l'ideologia, la rete, l'invenzione crittografica) si allineano, contribuendo a sbloccarne la comprensione. Innanzitutto ho dovuto capire come funziona la crittografia di Bitcoin e perché è inattaccabile e, per il momento, il massimo della sicurezza. Ci sono riuscito guardando questo video:

In seguito ho dovuto comprendere il sistema di controlli e contrappesi che la rete crea per garantire la propria integrità. Certo, avevo capito l'idea di un registro decentralizzato che tutti potevano controllare: era relativamente semplice. Quello che non capivo veramente era come la maggior parte dei nodi sulla rete, che eseguivano lo stesso codice, mantenesse Bitcoin sacrosanto finché le persone avessero deciso di volerlo. Avevo sentito parlare di fork nella rete, ma solo dopo li ho capiti. Sono momenti in cui le persone pensavano di saperne di più e di dover riscrivere il codice di Bitcoin. La maggior parte dei nodi ha respinto queste idee, proteggendo così la sacralità del codice Bitcoin originale.

Una volta compresi la crittografia e la sicurezza della rete, è diventato ovvio che più la rete si espande e aumenta la sua adozione, più diventa sicura e indistruttibile. L'idea che la gente “la vieti” o, come ha detto un mio amico, che “Satoshi torni per cambiare l'offerta di monete quando vuole” non ha molto senso una volta capito come funziona. Se la gente vuole la rete Bitcoin e ha energia elettrica e una connessione Internet, la otterrà. La rete è come un pesce scivoloso che qualcuno cerca di afferrare: più lo tieni stretto e più cerchi di controllarlo, più velocemente ti sfugge di mano. Se il Canada la vieta, andrà in Messico. Se il Messico la vieta, i nodi andranno alle Mauritius. Se le Mauritius la vietano, i nodi andranno in Russia. Ci sarà sempre un posto nel mondo – almeno nel breve e medio termine – che accoglierà Bitcoin.

Per me è stato solo dopo aver capito come funzionava la crittografia e come la rete interagiva, in tandem, che ho iniziato ad attribuire a Bitcoin l'importantissimo “valore intrinseco”. Ero, e in un certo senso sono ancora, nel gruppo che vede l'oro come hard asset predefinito, grazie alla sua offerta come materia prima e alla sua storia di gran lunga superiore come riserva di valore. Ecco perché, nonostante abbia accettato l'idea su Bitcoin, la mia posizione sull'oro resta maggiore rispetto alla mia posizione su Bitcoin.

Ma i sostenitori di Bitcoin portano argomenti convincenti quando sottolineano che esso è più facile da trasportare e da verificare rispetto all'oro. Mi sono sempre trovato in difficoltà quando qualcuno mi chiedeva come avrei potuto portare oltre confine oro per un valore di $1 miliardo. Non si può fare. Con Bitcoin, però, si può. Anche se gli exchange sono soggetti a normative AML e KYC, Bitcoin stesso rimane una via d'uscita dalla centralizzazione del proprio patrimonio. L'idea, unita alla trasmissibilità e alla possibilità di verificarlo ovunque nel mondo in qualsiasi momento con una semplice connessione Internet e la corrente elettrica, lo rendono diverso da qualsiasi cosa sia mai esistita prima.

Per quanto mi riguarda non riuscivo sempre a capire esattamente cosa stavo comprando quando ho comprato Bitcoin. Ho dovuto convincermi a capirlo, descrivendolo a me stesso come l'acquisto di un posto su un registro decentralizzato con la più alta adozione a livello mondiale, che potenzialmentenon definitivamente – servirà da fondamento per un nuovo modo di pensare al denaro. In altre parole, si tratta di riservarsi un posto sul registro piuttosto che investire nell'invenzione di Bitcoin stesso. È un'idea davvero grandiosa – e il mio cervello è davvero piccolo – ed è per questo che ci ho messo così tanto a capirla. Ma, come si dice, “una volta che la vedi, non puoi più non vederla”.

E, come ogni altro investimento che faccio in qualcosa di nuovo che non è stato ancora pienamente adottato, accetto il fatto che ci siano rischi significativi e che il valore di Bitcoin potrebbe scendere notevolmente, o addirittura azzerarsi. Secondo me non accadrà, o almeno non nel breve termine. Anche nello scenario peggiore in cui Bitcoin non arrivi a 100 anni da oggi, penso che la sua adozione nei prossimi 5-10 anni sia già stata scontata.

In particolare, ascoltare Michael Saylor mi ha aiutato ad aprire gli occhi sul fatto che stavo acquistando proprietà digitali. Quest'intervista è tanto lunga quanto completa, e mi è piaciuta molto. Che Saylor si riveli il vero sostenitore di Bitcoin o la persona più fuorviata della storia, è difficile negare che non sia eccezionalmente intelligente e dotato di un'ottima parlantina:

Questa è un'altra lunga e complessa intervista che ho ascoltato per intero e in modo approfondito, e che mi ha aiutato a comprendere la rete e tutti i componenti che interagiscono e che costituiscono l'ecosistema Bitcoin:

E quindi, quando Saylor pone una domanda del tipo, “quanto tempo pensi che passerà prima che tutti i cellulari e i computer siano dotati di wallet Bitcoin?”, la risposta mi sembra ovvia: non passerà molto. Quindi, dal punto di vista dell'adozione, che si tratti o meno di 100 anni, al momento, è per lo più irrilevante. È come il potenziale impatto dell'informatica quantistica: ho ascoltato entrambe le parti in causa e ho praticamente accettato la posizione secondo cui si tratta di un ponte che dovremo attraversare quando ci arriveremo. Ehi, se questo ragionamento è abbastanza valido per Janet Yellen che guarda il nostro debito/PIL esplodere verso un punto di non ritorno, è abbastanza valido anche per me.

Ma il fatto che le agenzie di regolamentazione abbiano benedetto Bitcoin consentendo gli ETF, e che io possa andare su Twitter e vedere spot pubblicitari di gestori patrimoniali super seri come Franklin Templeton e Fidelity, che parlano di Bitcoin come una solida copertura monetaria e un modo per uscire dal sistema monetario globale gestito dalle banche centrali, è sbalorditivo.

È buffo come, una volta che ci sono delle commissioni in gioco, la gente sia felice di sostenere quella che ho sempre ritenuto la ragione moralmente giusta per inveire contro le banche centrali – la ragione che aspetto da tempo affinché la gente sostenga pubblicamente l'oro. In ogni caso, non mi interessa molto la vostra motivazione quando fate delle ottime osservazioni.

Proprio la settimana scorsa ho sentito qualcuno dire che tutti gli acquirenti di Bitcoin sono speculatori, non persone che cercano seriamente di uscire dal sistema monetario così com'è oggi, a lungo termine – e semplicemente non credo che sia la verità. Credo che ci siano molte persone là fuori, come me, che cercano solo di diversificare per uscire da un sistema fiat ormai in rovina, e Bitcoin è solo uno dei tanti modi per farlo.

Non c'è dubbio che ci saranno innumerevoli speculatori e trader. Non c'è dubbio che ci saranno truffatori e un'infinità di altcoin di bassa qualità. Non c'è dubbio che ci saranno frodi e riciclaggio di denaro, proprio come con il dollaro e i titoli registrati. Ma dire che questo sia tutto ciò che c'è in Bitcoin è un errore, a mio parere.

Basta che ci sia solo un piccolo gruppo di persone che continui ad acquistarlo e detenerlo in futuro per poi consumare e ridurre lo spazio sul registro. Se l'hashrate o l'adozione collettiva della rete fossero in calo, sarebbe un problema. Ma per ora non lo è. Non potete dirmi che un Paese come El Salvador che adotta Bitcoin come moneta a corso legale sia “speculazione”. Per me questa è “adozione”. C'è una grande differenza tra un paio di ragazzini in una chat room che cercano di fare daytrading di shitcoin e alcuni dei più grandi gestori patrimoniali del mondo, e persino alcuni stati che sostengono di voler piazzare la loro proprietà digitale nel registro, mentre milioni di persone in tutto il mondo acquistano Bitcoin solo per possederli. L'idea che tutti i coinvolti siano truffatori o stiano cercando di arricchirsi è, a mio parere, fuorviante. Per me c'è un'enorme differenza tra “cercare di arricchirsi rapidamente” e “cercare di preservare la ricchezza a lungo termine”. Indipendentemente da ciò che Bitcoin fa, la mia motivazione sarà sempre la seconda.

Il prezzo continuerà a essere volatile, ma è anche abbastanza facile giustificare il suo aumento. Se domani pago $200.000 per una casa e non faccio nulla, e non c'è un aumento della domanda, ma il potere d'acquisto del dollaro scende del 99% nei prossimi 50 anni, il prezzo in dollari continuerà a salire. Con Bitcoin c'è il vento in poppa dell'adozione globale, il vantaggio di un'offerta limitata e un crescente risveglio ideologico che ne sostiene l'esistenza morale ed etica.

È stato divertente ascoltare podcast su Bitcoin negli ultimi mesi, perché tutti iniziano la loro spiegazione esponendo gli orrori del sistema monetario fiat. Sono stato fortunato, nel senso che capisco già come funziona, come le maree, che si alzano e scendono, erodendo il potere d'acquisto delle persone e trasferendolo allo stato. Questa è stata una delle mie argomentazioni di lunga data a favore del possesso di oro. Man mano che Bitcoin continua ad essere adottato, diventa anche un'ottima ragione per possederlo, a mio parere. Una cosa che ho sempre detto su Bitcoin è che apprezzo quanto abbia aperto gli occhi a persone che normalmente non avrebbero compreso gli orrori della MMT e della politica monetaria globale.

Ciò che sarà ancora più interessante da vedere, a mio parere, è la FOMO (Fear Of Missing Out) quando, e se, il prezzo supererà di nuovo i massimi storici. Se il prezzo di Bitcoin continua ad andare bene, i gestori patrimoniali che ora non hanno scuse per non acquistare Bitcoin (dato che ci sono ETF che operano all'interno del sistema in cui sono autorizzati a operare) saranno sommersi dalle chiamate dei loro clienti che si chiedono perché non abbiano alcuna esposizione a tale asset, anche se non lo capiscono.

E qui non stiamo parlando di GameStop, il che significa che una volta iniziata la FOMO sul prezzo, non ci sarà alcuna offerta azionaria at-the-money che arriverà e si diluirà a prezzi più alti. Se la corsa all'“accaparramento di tutto quello che puoi mangiare” sul libro mastro inizierà sul serio, non ci sarà nessuna nuova offerta che arriverà magicamente dal nulla per soddisfarla. Con la capitalizzazione di mercato totale di Bitcoin, mi sembra logico che i Paesi mediorientali super-ricchi saranno probabilmente i prossimi ad adottarlo e a inserirlo nei loro bilanci.

Molti podcast che ho ascoltato parlano di stati che minano Bitcoin ma non ne parlano. A un certo punto, è probabile che le luci si accendano a livello globale e tutti vedranno cosa detengono gli altri. Immagino che alcuni Paesi mediorientali ricchi di petrolio, anche se lo considerano un'opzione call con il potenziale di andare a zero, si diletteranno a inserire Bitcoin nei loro bilanci sovrani per cercare di diversificare e scommettere sul futuro del denaro. Queste persone guidano Bugatti per andare al lavoro e tengono tigri come animali domestici. Dire che non hanno abbastanza soldi per “speculare” sul potenziale futuro del denaro è ridicolo.

E poi, ancora una volta, torniamo a Bitcoin e la rete, e a come si integrano e lavorano in tandem. Più viene adottato, più diventa sicuro, più persone vogliono investirci, più diventa praticabile e diffuso. Bitcoin, per me, è l'equivalente del codice open source di una profezia che si autoavvera. Il modo in cui funziona lo rende un virus della libertà-denaro. È stato scatenato ed è diventato così grande che è quasi impossibile fermarlo nel breve o addirittura nel medio termine. Ho trovato azzeccate le analogie di Michael Saylor, secondo cui la rete è essenzialmente uno sciame di vespe. Come si ferma uno sciame? Si possono uccidere una o due vespe, ma alla fine dei conti si è in inferiorità numerica. E con Bitcoin, l'ideologia, più la rete, più la ridondanza, più il fatto che chiunque possa adottarlo, garantiscono che supererà i suoi critici sia in termini di nodi che di potenza di calcolo.

Non vedo l'ora di fare ulteriori ricerche sui potenziali utilizzi della rete e sui percorsi per l'adozione di Bitcoin in futuro. Non fraintendetemi, continuo a considerarlo un asset rischioso, nel senso che se l'adozione rallenta o regredisce, la rete si indebolisce. Ma la traiettoria su cui ci troviamo ora non suggerisce che ciò accadrà a breve. Ci sono rischi se gli sviluppatori principali decidessero di apportare modifiche drastiche, o se l'informatica quantistica rendesse la crittografia più facile da decifrare. C'è anche il rischio che i principali Paesi occidentali cerchino di vietare, regolamentare o tassare Bitcoin a morte, e ci sono moltissimi rischi sconosciuti che derivano dall'adozione ideologica di uno standard completamente nuovo.

Il mio peso in Bitcoin è a un livello tale che non mi dispiacerebbe perdere tutto. Prevedo che il prezzo scenderà del 90% più di una volta in futuro. Come hanno detto diverse persone, se vi preoccupate così tanto, il vostro peso è troppo alto. Gestisco il rischio di possedere Bitcoin come gestisco opzioni call o entro in un casinò. Non sarò sorpreso o devastato se e quando perderò tutto.

Ma per me, ideologicamente, ciò che Bitcoin si propone di risolvere ha senso. Guardo le cose attraverso una lente Austriaca e credo fermamente che il sistema e l'economia globale siano in crisi. Sarò sempre un sostenitore dell'oro e dell'argento, ma dire che sostengo un sistema monetario diverso e che non c'è spazio per l'opzione call ideologica di Bitcoin, ora che ho capito meglio, non ha più senso per me.

Una cosa che prima ridicolizzavo, ma che ora non ridicolizzo più, è l'idea che Bitcoin rappresenti la libertà digitale. Il bello della decentralizzazione e del peer-to-peer è che, sebbene possa apparire e scomparire gradualmente in alcune giurisdizioni, Bitcoin funziona se le persone lo vogliono. E, filosoficamente, non riesco a pensare a molte cose su cui preferirei scommettere come quella di dare potere al popolo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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giovedì 29 agosto 2024

Bitcoin rappresenta un cambio di gestione

 

 

di Kane McGukin

Negli ultimi anni, dopo ogni conferenza Bitcoin, mi prendo del tempo per riflettere sui miei apprendimenti e sulle mie osservazioni. Cosa ho visto e cosa significa per il futuro di Bitcoin e del sistema finanziario?

Sfortunatamente, quest'anno, l'evento principale di Bitcoin è stato monopolizzato dai politici.

La loro presenza è stata così pervasiva da ostacolare il consueto rito di incontrare persone e imparare dalle sessioni in cui si parla di tutto ciò che riguarda Bitcoin. Da un lato non è esattamente una sorpresa che gli interessi politici si siano concentrati su Bitcoin; dall'altro è difficile vederlo utilizzato come strumento di persuasione.

Come accade in ogni grosso cambiamento, dobbiamo chiederci: qual è l'opportunità? Dov'è il segnale in mezzo al rumore?


Bitcoin è molto più di un “numero che sale”

In tutta onestà la narrativa del “numero che sale” è una delle idee più insensate in Bitcoin. Ciò non significa che lo spettacolo non possa continuare, ma la conferenza di quest'anno ha dimostrato che Bitcoin sopravvivrà più a lungo a qualsiasi scetticismo.

Bill Mill IV lo ha riassunto bene: “La maggior parte delle persone lavora per qualcun altro [...] anche se credete in Bitcoin e comprate per conto di qualcun altro, o se a uno dei vostri capi non piace, vi mette in una posizione decisamente difficile. Se va bene, e a qualcuno per cui lavorate non piace, riceverete una pacca sulla spalla a malincuore. Quindi tutto si riduce agli incentivi”.

Allora perché c’è tanta fiducia in Bitcoin? Tre cose:

  1. La presentazione di apertura al Nakamoto Stage;
  2. L’attenzione su Bitcoin come soluzione al nostro problema delle infrastrutture energetiche;
  3. Edward Snowden, la cosiddetta quarta svolta e il potere dei cambiamenti di paradigma.


Padroneggiare il pensiero strategico

Ad aprire la conferenza sul palco principale è stato il discorso di Sophie von Laer:  Mastering Strategic Thinking & Leading Bitcoin Companies Effectively.

Ciò che risalta di più è che sembrava una preparazione psicologica per ciò che verrà e quali tipi di individui saranno reclutati per guidare la carica. Il discorso sembrava davvero un briefing di intelligence di alto livello. Anche se non posso dire con certezza se ciò fosse intenzionale, il tema è diventato sempre più evidente nelle ore e nei giorni successivi.

C'è stata una forte influenza da parte del governo durante tutta la Bitcoin 2024. Che si trattasse di Trump, uno dei numerosi politici, o di Edward Snowden, è stato ribadito che la rete Bitcoin sarà uno strumento fondamentale per i decenni a venire.

Le descrizioni di Sophie di un anticonformista strategico, della mentalità strategica, dei nuovi paradigmi e della necessità di disconnessione per raggiungere la connessione, erano molto predittive di ciò che sarà richiesto per il caos che stiamo vivendo (ovvero, la cosiddetta quarta svolta).

I suoi pensieri su come programmiamo e condizioniamo i leader hanno delineato un'aspettativa per i bitcoiner che collaboreranno con le forze politiche.

L’idea di “pensare non solo ai propri bisogni ma a quelli di chi vi circonda” avevano una certa carica morale, basata su principi unificanti rispetto alla divisione alimentata dall'attuale manuale D(iversità) E(guaglianza) I(inclusione).

Piano Strategico  = miglioramento continuo ed evoluzione

Alleanza strategica  = ci vuole un villaggio, una tribù

“Conoscere l'intersezione delle cose che accadono intorno a voi”

Resilienza adattativa  = gestire il cambiamento in modo efficace

“Una cultura che favorisce il cambiamento in atto”

Psicologia positiva  = concentrarsi sulle cose che fanno bene nella vita

“Una cultura che pensa insieme diventa più coerente. Abbiamo molto lavoro da fare in base alla posizione in cui ci troviamo oggi”

Gli assi della strategia comprendono la resilienza adattativa: “Il periodo di riposo dopo il cambiamento vi consente di diventare ciò che desiderate. Qualcuno si adatta molto bene in questo periodo”. Una inquadratura o un avvertimento? In ogni caso era decisamente appropriato sia per Bitcoin che per i bitcoiner in questo momento di cambiamento di paradigma.


Bitcoin: una soluzione per le infrastrutture energetiche

Al di là della politica il ruolo di Bitcoin nel rinnovamento dell’infrastruttura energetica statunitense è stato uno degli argomenti principali della conferenza. Il tema ricorrente era che siamo ancora all’inizio di questo nuovo paradigma.

Il senatore del Tennessee, Bill Hagerty, ha sottolineato molto bene nel suo discorso che il dopoguerra riguardava l’espansione delle persone, dei beni e dell’uso dell’energia negli Stati Uniti. Per continuare a sostenere tutta questa crescita, abbiamo bisogno di maggiore efficienza energetica. E, nel mezzo della crescita economica e della crescente domanda di energia, ci sono i soldi.

I miner Bitcoin forniscono soluzioni sia alle sfide monetarie che a quelle energetiche. Aiutano a bilanciare il consumo di energia e, cosa ancora più importante, a generare entrate per le società di servizi pubblici acquistando energia in eccesso che altrimenti andrebbe sprecata. Come ha affermato Harry Sudock: “Le entrate curano tutto”.

Quale modo migliore per risolvere un problema energetico se non con macchine che possono accendersi e spegnersi, bilanciando facilmente la nostra rete stressata?

Queste macchine forniscono entrate durante periodi che altrimenti non sarebbero redditizi. Inoltre offrono la flessibilità di essere spente durante i picchi di consumo energetico, evitando il consumo di energia scarsa.

La nostra economia moderna fa affidamento su tecnologie avanzate e man mano che andremo avanti avremo bisogno di aggiornamenti e ottimizzazioni significativi per la nostra infrastruttura energetica, le nostre reti e le nostre server farm. Ognuna di queste tecnologie ha una componente energetica esponenziale. Bitcoin è l’unica soluzione che calcola sia il denaro che l’energia in forma esponenziale.


Edward Snowden: “Votate, non unitevi a una setta”

Il punto più importante di Snowden è stato gettare acqua fredda sulla parata politica. Ha tentato di riportarci un po' con i piedi per terra offrendoci diversi promemoria sul fatto che nessuno dei due partiti politici è nostro amico, poiché vogliono solo convincere i bitcoiner ad amarli. Citando comportamenti passati, ci ha esortato a rimanere cauti con questa citazione:

«In ogni Paese del mondo, credo, l'avarizia e l'ingiustizia dei principi e degli stati sovrani, abusando della fiducia dei loro sudditi, hanno gradualmente diminuito la quantità reale di metallo che era originariamente contenuta nelle loro monete.»

~ Adam Smith

Edward ci ha ricordato che durante il corso della storia le tecnologie sono state progettate per avvantaggiare “loro”, organizzazioni e politici. Questa prospettiva rende più facile immaginare un futuro in cui la privacy diminuisce con la stessa rapidità con cui possiamo connetterci, considerando i sei gradi di separazione.

Ha accennato brevemente al dilemma morale che dobbiamo affrontare, ricordandoci che il nostro sistema interno è rotto a causa della rottura del denaro stesso. Con l’interferenza politica potremmo aver avviato una nuova versione dello stesso gioco, ma con nuove regole. In questo gioco dovremmo essere tutti pronti a prendere decisioni difficili.

Tra le tante citazioni illuminanti fatte da Snowden, ho pensato che valesse la pena ricordare queste due: “Siamo in competizione costante e raramente collaboriamo raramente. Dobbiamo cambiare la situazione”. “Internet è rotto perché le istituzioni competono contro l’individuo e quest'ultimo contro un altro individuo”.

Peter Theil ha fatto riferimento all'idea alla base della prima citazione nel suo libro Zero to One e la seconda citazione ha offerto spunti potenti sulla situazione che stiamo osservando svolgersi sotto i nostri occhi.


Mettere tutto insieme

Il messaggio è stato chiaro durante tutta la Bitcoin 2024: siamo diretti verso un cambio di paradigma e si ritiene che la tribù Bitcoin abbia i leader che daranno forma alla cultura del nostro futuro.

Bitcoin è ormai mainstream. È ancora all'inizio della fase di adozione, ma la rete Bitcoin sarà uno strumento cruciale per il nostro futuro.

Il modo in cui verrà modellato e il ruolo di Bitcoin nel nostro sistema finanziario dipenderanno da quale fazione otterrà il controllo e da come sceglierà di utilizzarlo. Sarà una risorsa e un mezzo per ricostruire la nostra infrastruttura energetica obsoleta, o sarà solo un altro dispositivo di controllo? Solo il tempo ce lo dirà.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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mercoledì 14 febbraio 2024

Quello che tutti si stanno perdendo nell'intervista di Carlson a Putin

Orwell, quando scrisse “1984”, non stava scrivendo un semplice romanzo di fantascienza. Era un monito al futuro riguardo i pericoli insiti nell'ideologia della propaganda, soprattutto quella di guerra. «Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato». Così la storia non viene più letta, ma riscritta. Non conta più come si siano svolti i fatti, ma come vengono interpretati dalla grancassa della propaganda.Si forma, quindi, un esercito più pericoloso di quello composto da soldati: una pletora di fanatici che manderebbero al macello i propri pari pur di vedere la “propria fazione” vincere. Ragione, logica, non contano più; c'è solo emotività. Vincere. Sono pronti al massacro e, ancor peggio, sono pronti a far massacrare. Non esiste escalation che non valga la pena perseguire pur di vincere. La fallacia dei costi irrecuperabili diventa il motto di chi non ha problemi a veder bruciare il mondo. Qui siamo ben oltre l'incapacità o prese di posizione buffonesche; siamo di fronte a una politica estera errata, fallimentare e deliberatamente provocatoria che ha creato una frattura insanabile (spero di sbagliarmi) tra Est e Ovest. Ora, è pacifico che l'Ucraina verrà smembrata così com'era chiaro fin dall'inizio di questo conflitto. La domanda è: basterà affinché tutti gli attriti vengano appianati una volta arrivati a quel punto? Basterà per una futura distensione? Io non credo, ma staremo a vedere. Sta di fatto che a quel punto sarà di vitale importanza ricordare i fatti storici per come sono accaduti, e non per come si vorrebbe che fossero accaduti (es. epsansione della NATO, trattato ABM, trattato INF, trattato di pace a Istanbul). Un confronto onesto e sensato sarebbe un ponte affidabile di chi ha fatto ammenda e vuole ricominciare. In poche parole, riconoscere onestamente la politica estera fallimentare, pericolosa e provocatia di alcuni leader occidentali che hanno deliberamente acceso e alimentato le braci della guerra. È necessario un senso di autocritica. Altrimenti, come negli ultimi 24 anni, si continua lungo l'escalation e adesso non è affatto auspicabile. Il mondo si sta riarmando e, per quanto diventi ogni giorno che passa un'utopia, bisognerebbe auspicare distensione non ulteriore nervosismo. Come si dice negli USA, sono tante palle di neve che fanno una slavina. Lo ripeto se non fosse chiaro: non sto vittimizzando la Russia, anch'essa ha le sue colpe (arcinote). Ma non si può soprassedere su inettitudine, provocazione e pericolosità della politica occidentale. Purtroppo i segnali dal mondo puntano in direzione opposta. Infatti coloro che “vogliono veder bruciare il mondo” stanno escogitando nuovi modi per finanziari ed ecco perché le voci di una CBDC europea si stanno facendo sempre più insistenti. Questa accelerazione è proporzionale al tempo che si esaurisce nella clessidra della Cricca di Davos per trovare una fonte alternativa all'eurodollaro con cui finanziarsi. Di conseguenza ci sarà una particolare rapacità nei confronti dei risparmi degli individui, dei loro investimenti, delle loro energie e, soprattutto, del loro tempo. Quest'ultimo è la variabile che la Cricca di Davos vuole disperatamente. Ora che Powell ha chiuso i rubinetti dei dollari fantasma, tutti quei progetti distopici che avevano in mente stanno andando in frantumi. Ecco perché quest'anno volevano “ricostruire ponti”. JP Morgan, e Dimon in particolare, ha mostrato loro un bel dito medio. A casa loro, trattandoli per i traditori che sono. Gli USA andranno avanti per la loro strada, cercando di ricostruire i mercati dei capitali interni e isolandosi ancor di più dal resto del mondo dal punto di vista energetico/economico (es. accorciando le supply chain). Le ultime esternazioni di Trump vanno in tale direzione. Non solo, ma anche attirando know-how e industrie dall'estero (dalla Germania in particolare), tutto pur di dissanguare finanziariamente l'altra parte. Il problema è che la Cricca di Davos, insieme a tutti quelli che si abbeveravano dalla fonte degli eurodollari, preferiscono veder bruciare il mondo piuttosto che darsi per vinti. E questo è qualcosa che tutti sanno nel mondo della megapolitica. Ecco perché il mondo si sta pericolosamente riarmando (si veda Iran, Cina, Russia, dichiarazioni NATO). Finora la guerra è rimasta circoscritta nell'ambito finanziario, con qualche esplosione di guerra cinetica a macchia di leopardo. Speriamo che rimanga tale e che il riarmo sia solo una politica di rischio calcolato. Ma, soprattutto, speriamo che la Cricca di Davos vada in bancarotta prima di una guerra cinetica su larga scala.

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di Tom Luongo

Finora la più grande storia mediatica del 2024 è stata l'intervista di Tucker Carlson al presidente russo Vladimir Putin.

Tutti, anche i media dominati da cricca di Davos/Regno Unito, hanno espresso la loro opinione al riguardo. E come tutti gli altri mi sono perso il punto più importante di questa intervista.

Ora, quando leggerete i vari commenti, ciò che vedrete principalmente sono persone, come sempre, che fanno ciò che i trader chiamano “intendere il book alla propria maniera”. In altre parole, invece di occuparsi delle informazioni presentate e delle motivazioni coinvolte, la maggior parte dei media e dei commentatori hanno espresso la propria opinione sul fatto che questa intervista soddisfacesse le loro esigenze.

Quindi, tra geopolitici e psicoanalisti da poltrona, abbiamo sentito molte opinioni che hanno messo in dubbio la strategia di Putin di aprire l'intervista con una recitazione di quasi trenta minuti della storia russa/ucraina. Perché avrebbe dovuto farlo, era il ritornello comune.

Utilizzerò il mio campione preferito, Scott Adams, come esempio.

Questa è stata la più gentile delle “mal interpretazioni” che ho trovato, perché Putin sembrava tutt’altro che “sconvolto”. Infatti sembrava calmo come non l'avevo mai visto, assumendo una postura rilassata per mettere a suo agio Carlson, che era chiaramente insicuro di dove si trovava all'inizio dell'intervista.

Ma questo è il messaggio che Adams voleva vedere, inquadrando Putin in relazione a Biden, perché aveva bisogno di qualcosa di unico da dire per giustificare la sua presenza nella conversazione.

Al contrario, Martin Armstrong ha pubblicato un bellissimo post sul suo blog in cui ha analizzato tutte le folli interpretazioni neocon nei “media”.

Ciò che è ovvio è che hanno capito che il monologo di apertura avrebbe scoraggiato molti osservatori occasionali dal continuare la visione, quindi la loro “analisi” si è concentrata nel portare la conversazione sulla “falsa storia” della Russia e dell'Ucraina.

In questo modo ciò avrebbe dominato le opinioni di tutti il ​​giorno successivo, gestendo la finestra di Overton dell'intera intervista. Un'ottima base per screditare Putin.

E per screditare Carlson, persone come Hillary Clinton sono state tirate fuori per mentire su di lui, definendolo un “utile idiota”, un “cucciolo di cane” e un giullare dei media russi. La risata da arpia di Hillary ha accompagnato le domande di un intervistatore adulatorio, mentre entrambi scherzavano sul fatto che Carlson fosse stato licenziato da ogni agenzia di stampa legittima.

Ci è stato offerto uno spettacolo comune: due addetti ai lavori della Beltway che ridevano nella loro camera di risonanza e solo la nostra fascinazione malata per l'orrido lo avrebbe potuto rendere anche lontanamente interessante.

Da un lato ci sono persone che non colgono intenzionalmente il punto perché hanno bisogno che le loro opinioni siano convalidate. E dall'altro abbiamo persone che distolgono intenzionalmente i curiosi dallo scopo dell'intervista: dare uno sguardo senza filtri alle motivazioni di Putin su come governa la Russia.

Perché? Perché, come già sappiamo, in Occidente comandano i guerrafondai e non si faranno scoraggiare da qualche tafano nel giornalismo e da uno sporco sovrano slavo con la pretesa di voler esistere.

Quindi lo spettacolo di guerra deve continuare.

Ma sepolte sotto questi strati di surrealtà ci sono le motivazioni per cui è stata tenuta tale intervista. Le motivazioni di Carlson vengono chiarite in modo abbastanza efficace nella sua prima apparizione dopo il colloquio con Putin (guardate i primi 90 secondi).

Ciò che lo ha spinto è stata la sua indignazione per essersi visto negare questa intervista per tre anni da NSA/CIA che lo spiavano. La cosa peggiore che i guardiani abbiano mai fatto è stata licenziare Tucker Carlson da Fox News; renderlo indipendente lo ha liberato dalle restrizioni dei media generalisti.

Sapendo che Tucker ha cercato per tre anni di ottenere questa intervista con Putin, dovremmo supporre che quest'ultimo si sarebbe presentato preparato; quindi è logico che Putin abbia voluto darci una lezione di storia perché presume, giustamente, che la maggior parte degli americani non abbia alcuna idea della storia della Russia.

Non lo ha fatto per annoiarci, lo ha fatto per informarci e metterci a nostro agio; per dirci che è un uomo con una prospettiva che crede di poter giustificare. Non è un cannibale con la bava alla bocca che desidera il dominio del mondo.

No, l'obiettivo di Putin era chiarire, con calma, la natura del conflitto, evidenziando i passi falsi commessi lungo il percorso. E credo che sia stato efficace per coloro che hanno continuato la visione perché mai una volta Putin ha parlato dall’alto al suo pubblico.

Quanti americani hanno appreso che Putin ha chiesto a Bill Clinton di far entrare la Russia nella NATO, potendo così porre fine alla ragion d'essere della NATO?

O che Bush junior abbia abrogato unilateralmente il Trattato ABM?

O che gli accordi di Minsk fossero la nostra ultima speranza per una soluzione alle divergenze tra Donbass e Kiev, e che Putin fosse quello che spingeva per farli rispettare?

Ci sono almeno una mezza dozzina di altre cose che le persone hanno appreso in questa intervista, se avessero avuto orecchie per ascoltare... sì, anche tu, Scott Adams.

E dato che questo conflitto si sta precipitando verso una guerra che solo i guardiani e gli intermediari del potere vogliono, ciò avrebbe dovuto essere sufficiente per focalizzare l’attenzione di tutti e dare a Putin un’udienza onesta.

Ora, detto questo, Putin ha presentato la sua versione della storia, della verità. E perché non avremmo dovuto aspettarcelo?

Ma, come ho detto all'inizio di questo pezzo, concentrarsi su questo significa concentrarsi sulla cosa sbagliata. È il quadro sbagliato per visualizzare questa intervista data la posta in gioco in questo conflitto.

E questo è ciò che tutti hanno sorvolato in questa intervista. Non importa chi ha ragione e chi ha torto; na versione della storia di Putin non è ciò che è in gioco qui.

Non importa se Putin abbia violato il diritto internazionale attraversando il confine post-URSS. Come ha sottolineato anche lui, la NATO ha violato i confini della Serbia bombardando Belgrado per sei mesi nel 1999. Quindi i confini contano solo quando è opportuno per determinati attori?

Non importa se Putin stia esagerando il livello di “nazificazione” dell’Ucraina per giustificare la difesa del Donbass, se incarcera i giornalisti, reprime la libertà di parola, o governa la Russia con una patina velata di democrazia.

Non importa se credete che abbia organizzato un colpo di stato in Crimea nel 2014, avvelenato Sergei e Yulia Skripal, se Alexi Navalny sia un combattente per la libertà o abbia contribuito a far eleggere Donald Trump (e sto guardando TE Hillary Clinton!) .

Ciò che conta è il modo in cui Putin veda questo conflitto. E dobbiamo farcene una ragione. Punto.

Ciò che conta è anche che coloro che sostengono Putin sono ancora meno pazienti e cauti di lui.

Per evitare quella guerra più grande che solo la classe oligarca vuole, noi, come persone, dobbiamo accettare una certa responsabilità per arrivare a questo punto. Senza di ciò non può esserci alcuna base per una soluzione negoziata.

Questo conflitto tra l’Occidente, e ciò include tutta l’Europa, il Regno Unito e gli Stati Uniti, e la Russia, ha conseguenze esistenziali.

Ciò che Putin ha detto, molto chiaramente, è che la palla è nel nostro campo. Possiamo sederci e discutere onestamente di un futuro negoziato oppure andremo in guerra. Se questo è ciò che vogliamo noi occidentali, è ciò che otterremo. Putin ha messo in gioco i suoi figli nell’Ucraina orientale. Siamo pronti a farlo anche noi?

Potete insistere sull'avere ragione, oppure possiamo avere la pace. Non possiamo averli entrambi.

I vari Victoria Nuland e Ursula Von Der Leyen di questo mondo rappresentano persone che rifiutano di accettare che la Russia e/o la Cina non siano sistemi, ma piuttosto civiltà. Non sono l’attuale spauracchio di moda, come il comunismo o l’autoritarismo, sono un popolo, una cultura, un’etnia. L'ismo è proprio ciò che hanno adottato adesso per aiutarli a preservare quelle cose intrinsecamente russe o cinesi.

I nostri leader sono così perché non credono in queste cose né per noi, né per nessun altro. E passano tutto il loro tempo cercando di convincerci che questo è ciò che ci divide. Non è così, è semplicemente la loro avidità, il loro vuoto.

Per questo motivo non hanno la minima idea che queste civiltà 1) abbiano il diritto di esistere e 2) meritino un po' di empatia. Quindi, logicamente, nessuna delle richieste della Russia è valida.

Putin ha messo sul tavolo quello che pensa della storia. È arrabbiato per questo e l’Occidente continua a dire: “La tua versione della storia è sbagliata, quindi non hai il diritto di essere arrabbiato”.

Avete mai litigato con qualcuno d'importante per voi e vi ha fatto questo? A me è capitato, in entrambi i versi, e nella mia esperienza la questione non s'è risolta; anzi s'è intensificata.

E s'intensifica anche se va avanti per molto tempo, come in un matrimonio, fino al punto di allontanamento o a sfociare nel vero e proprio odio. Se volete riparare la relazione in qualche modo, allora dovete iniziare con “Okay, ti capisco”.

Poi dovete imparare a sentirlo veramente, però.

Ecco dove siamo oggi. I russi hanno chiuso con la nostra leadership: usiamo la diplomazia come base per il tradimento, non come base per un futuro.

Ci vedono come un impero in fallimento, una civiltà in fallimento nel lungo arco temporale storico, perché abbiamo abbracciato il cinismo e permesso ai rapaci e ai perversi di governare il nostro mondo.

Questo è il motivo per cui non esiste alcuna base per la diplomazia a livello di capi di Stato. Questa è una discussione tra due persone, una delle quali non vuole avere niente a che fare con l'altro (l'Occidente), mentre quest'ultimo insiste che, qualunque cosa faccia il primo, egli/ella sopravviverà (la Russia).

Putin ha presentato le sue motivazioni. Le ha esposto attentamente affinché noi, il popolo occidentale, potessimo esaminarle. Carlson ha provato a rimproverarlo per non aver parlato con il presidente Biden e per non aver aperto i negoziati e Putin ha giustamente messo in chiaro i suoi dubbi.

Con chi può parlare? Chi ha l’autorità politica o addirittura morale per negoziare? C’è qualcuno dalla nostra parte disposto a negoziare? Ha chiarito che risponderà a chiunque lo chiami e continua a sperarci perché, come ha detto, “smettete di fornire armi e questa guerra finirà in poche settimane”.

E se la vostra risposta istintiva è: “Bene, Vlad, puoi semplicemente lasciare l’Ucraina…”, allora siete parte del problema perché non state nemmeno cercando di ascoltare.

Perché adesso questa guerra è nelle nostre mani. Ecco con chi Putin stava parlando tramite Tucker Carlson.

Gli architetti di questa guerra ci hanno portato a un momento pericoloso. Putin non ha bisogno di invadere la Polonia o la Germania per sconfiggere l’Occidente. Tutto ciò che lui e la Russia devono fare è sopravvivere alla nostra rabbia collettiva. I nostri leader ci stanno mandando in bancarotta, come ha sottolineato anche lui, cercando di sconfiggere la Russia.

Se volete la pace, affrontate i fatti di questa guerra riconoscendo i sentimenti delle persone dall’altra parte ed esaminando veramente i vostri.

In ogni caso, la storia non giudicherà gentilmente nessuno di noi.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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venerdì 2 febbraio 2024

La lezione di Wenders: cutsodire il tempo

 

 

di Francesco Simoncelli

I lettori di questo spazio divulgativo non sono insoliti leggere recensioni di film da cui poi il sottoscritto estrapola commenti o riflessioni in chiave economica o anche socioeconomica. A tal proposito, quindi, vorrei portare all'attenzione del mio pubblico l'ultimo lungometraggio firmato da Wim Wenders: Perfect Days. Forse è uno di quei film in cui si può proseguire a raccontarne la trama senza dover per forza di cose allarmare chi legge sull'incalzante arrivo di una sequela di spoiler. Il film, infatti, racconta la quotidianità di Hirayama, un colletto blu impiegato nella pulizia dei bagni pubblici a Tokyo. Ogni giorno che passa, e che lo spettatore all'inizio visiona ansioso di trovare una rottura nella ripetizione degli eventi narrati, è sostanzialmente uguale all'altro, salvo qualche variazione, una sfumatura che consegna un brivido o una lieve alterazione della routine del protagonista. Ognuna di essa è accolta con diverse emozioni, ma tutte si concentrano a massimizzare la propria felicità, il diritto di essere padrone della propria vita senza per forza di cose apparire come un estraneo agli occhi degli altri. E in questo modo i bagni pubblici per Hirayama non sono una prigione, una gabbia a causa della quale deve spendere la propria vita per tenere in vita un apparente stile di vita in linea con la frenesia che lo circonda, rappresentano invece un luogo in cui egli porta un pizzico della sua pace, della sua tranquillità, e la eleva cartina di tornasole per riversare tutta la passione che in corpo per un lavoro apparentemente umile, ma di grande impatto esistenziale. Il protagonista, quindi, lavora per vivere.

Perché ho deciso di scrivere questo pezzo? Perché ritengo che la pellicola di Wenders rappresenti l'approccio filosofico corretto di fronte al gigantesco furto del tempo messo in atto dai pianificatori centrali per portare avanti le loro macchinazioni. Un maggiore contesto a questa tesi ve la fornirà la lettura di questo, questo e quest'altro articolo, tutti scritti nel tentativo di smascherare il lato pratico di questa faccenda. Infatti l'obiettivo ultimo di questo trittico è quello di infondere consapevolezza nel lettore che qualcuno sta attingendo pericolosamente alla risorsa di capitale più preziosa al mondo e quindi permettergli di scegliere il miglior percorso per emanciparsi da tale furto. Un vantaggio competitivo non indifferente rispetto ai propri pari che continuano invece a ignorare la presenza ingombrante di una attore malevolo sempre pronto a ripulirlo di gran parte di quello che ha, guadagnato con estrema fatica e legittimità. Questo significa che altri continueranno a essere vittime di questo saccheggio? Sì. Così come Hirayama può "salvare" solo sé stesso dalla frenesia della vita quotidiana, voi, cari lettori, potete salvare solo voi stessi. E questo, credo, non è affatto poco.

La pellicola è pregna di simbolismi che possono essere ricondotti a una sintesi ridotta veramente all'osso di come il trascorrere della vita moderna sia incessantemente incentrato sul posizionarsi all'esterno di sé stessi e lasciarsi vivere. Quasi come se le scelte intraprese fossero impersonali, dettate da un sé avulso dalla propria identità che si deve per forza di cose conformare a un amalgama freddo e privo di pulsioni noto come "collettività". Per quanto le azioni siano pur sempre incapsulate nella natura individuale degli esseri umani, il processo decisionale che influenza la loro espressione fenomenologica è infettato dal bias socioeconomico dell'ambiente che ci circonda. In sostanza, era questo il messaggio che ad esempio Mises ci invitava a metabolizzare nel suo libro Theory and History. Accade ancora oggi ed è impossibile non notare come la propaganda si sia pericolosamente insinuata nelle pieghe delle idee per mutare la storia. Ecco quindi che abbiamo sacche d'individui che paiono agire in modo irrazionale, quasi in modo antitetico alla loro salute psico-fisica, ma essi sono solo il risultato di un processo decisionale pesantemente esposto a una visione del mondo collettivista. Per questo, ad esempio, Hirayama è "solo". In realtà, non lo è dato che nell'intero film vediamo che funge da forza centripeta nei confronti di diversi altri personaggi; è il suo esempio, il suo modo di agire squisitamente individualista, che funge da catalizzatore nei confronti di chi ancora alimenta un barlume di curiosità.

L'incantesimo della propaganda si spezza e l'essere umano che si approccia all'esempio di Hirayama torna a coltivare, come fa lui con le sue piantine, un centro gravitazionale-decisionale incentrato sul benessere proprio piuttosto che su quello altrui. È solo in questo modo, come sappiamo dai tempi di Adam Smith, che si possono aiutare davvero gli altri. Wenders ci suggerisce che la chiave di lettura per tornare a essere custodi del nostro tempo passa attraverso piccoli aggiustamenti al proprio stile di vita, al proprio modo di "riempire" le famose categorie kantiane trascendenti. E questo messaggio è splendidamente racchiuso dallo sguardo sorridente e grato dello straordinario Kōji Yakusho (Hirayama) che ogni mattina rivolge al cielo prima di mettersi in marcia e raggiungere il posto di lavoro. Come si potrebbe pensare, immedesimandosi nell'immaginario collettivo della società odierna, che un colletto blu possa essere un fulcro talmente importante da rappresentare un esempio da seguire? I dialoghi, infatti, non sono molti e spesso una carrellata di immagini inondano l'occhio dello spettatore, ma questo escamotage tecnico vuole suggerire: “Fermati un attimo, non tutte le storie possono essere narrate a voce. Non bisogna essere inondati di sensazionalismo per avviare una riflessione critica. Bastano pochi input ben selezionati dallo sguardo”.

I "giovani", categoria sociale tanto vituperata al giorno d'oggi e protagonista di un gap stereotipato (ad hoc) con gli adulti, sono i primi a cogliere l'esempio di Hirayama. Infatti quando vediamo in scena Aya (Aoi Yamada), la ragazza corteggiata dal collega del protagonista, ci appare come la frivola ragazza in età post-adolescenza con tutta la vacuità con cui i mass media dipingono questa "classe" di persone. Come potrebbe quindi un adulto, ormai sulla soglia della terza età, fare colpo su un tipo simile? Osservando, ascoltando, fermandosi. Per ovvie scelte cinematografiche questo processo è velocizzato, ma lo spettatore non si trova spiazzato dal cambiamento bensì lo accoglie con favore. Anzi, è portato a desiderarlo. Il bacio di Aya a Hirayama è la realizzazione di tale desiderio agli occhi dello spettatore. Lo stesso processo lo vediamo ripetersi quando Niko (Arisa Nakano), la nipote del protagonista, si reca dallo zio per fuggire dalla vita squilibrata che conduce con la propria famiglia. Il suo è un personaggio importante e caratterizzerà diverse giornate della vita di Hirayama e con quest'ultimo imparerà cosa significa tornare a essere proprietari del proprio tempo. Emblematica è la scena in bicicletta in cui entrambi vanno in bici durante una bella giornata di sole e Niko improvvisamente chiede allo zio quando sarebbero andati al mare. “Un'altra volta”, la sua risposta; allora lei lo incalza domandandogli il perché e lui risponde: “Perché adesso è adesso”. L'essenza di questa battuta è il grimaldello per scardinare quell'imponente portone dietro cui la maggior parte si trincera, vivendo in un futuro indefinito e dimenticandosi del presente. Niko si stava perdendo la leggera brezza che le accarezza il volto, il gentile tocco del calore del sole, la spensieratezza del tempo passato insieme a una persona di valore, gli scorci meravigliosi che può intravedere tra un colosso di cemento e un altro. Ma, soprattutto, stava perdendo l'occasione di custodire quel momento come un ricordo felice insieme a una persona speciale.

Se ci soffermiamo, poi, a considerare meglio i dettagli, noteremo che l'esercizio di Wenders è un grande monito rivolto allo spettatore affinché torni a rivalutare il proprio tempo, la risorse di capitale più scarsa presente in questa esistenza. Infatti gli oggetti a cui Hirayama tiene molto, fanno tutti parte di un tempo passato: il walkman, le musicassette, una macchinetta fotografica analogica. Il consumismo a tutti i costi indotto dalla "necessità" di entrare in possesso dell'ultima novità in un qualsiasi settore d'interesse, per poi abbandonarlo e dedicarsi al successivo, rappresenta un esercizio fine a sé stesso che mette l'oggetto al centro dell'attenzione e non il valore che l'individuo potrebbe imputare a esso. Emblematica, infatti, la scena nel banco dei pegni quando il suo collega di lavoro, Takashi (Tokio Emoto), vuole convincerlo a vendere una musicassetta in cambio di yen; il categorico rifiuto del protagonista ci ricorda una cosa: il denaro è un mezzo, non un fine. Nel momento in cui si ha l'arroganza di alterare questa formula, iniziano i guai: il circolo vizioso della ruota per criceti si spiralizza sempre di più e il furto del tempo da parte delle autorità viene esponenzialmente semplificato. E questa lezione ci viene ricordata anche quando, prestando dei soldi a Takashi, il protagonista rimane al verde ed è quindi "costretto" a mangiare ramen istantaneo a casa. Sebbene la sua routine l'avrebbe portato a cenare in un ristorante in cui ama andare, quella sera non avrebbe potuto e piuttosto che indebitarsi sceglie invece di arrangiarsi a casa. Il potere del risparmio, dell'astensione dal consumo, del differimento di quest'ultimo: tutti "mezzi" economici che hanno caratterizzato l'ascesa di una società lungo linee di solida prosperità. E il Giappone questo lo sa bene.

Chiaramente il lungometraggio di Wenders non ha la presunzione di ergersi a trattato economico in cui evidenzia le problematiche insite nella natura fiat del denaro e per estensione nelle persone, questo è un compito che ad esempio ho svolto io negli articoli citati in precedenza all'inizio di questo saggio. Anzi, essi sono la logica conclusione per capire le meccaniche che costituiscono la metafora della ruota per criceti fiat, la quale sottrae tempo, risorse ed energia ad appannaggio di una ristretta cerchia d'individui che, spacciando illusioni e finzioni, riescono a tenere in piedi questo gigantesco Effetto Cantillon. Wenders invece suggerisce invece di ripensare alle piccole cose: un sospiro, un hobby, una parentesi di silenzio. Amare sé stessi, confrontarsi col proprio sé, è il primo passo per potersi successivamente confrontare con gli altri e amarli. Hirayama, infatti, non ha bisogno di molte parole per comunicare agli altri la sua filosofia, o, più banalmente, non ha bisogno di molte parole per intessere rapporti sociali. Sono le sue azioni che parlano per lui. Le azioni individuali sono l'esempio per eccellenza che si può dare agli altri per dimostrare la propria coerenza, il proprio credo, la propria determinazione. I dialoghi con Niko non sono tanti, ma lei, prima di ritornare con la sua famiglia, confessa allo zio che vorrebbe essere come lui. Le bastano una manciata di giorni con lui sul posto di lavoro e il pranzo al sacco nel parco della città per arrivare a questa conclusione: tutte le azioni di Hirayama confluiscono nella manifestazione fisica di quanto sia importante per il benessere individuale dell'essere umano far coincidere le proprie azioni con le parole. Non si dice spesso che i bambini apprendono dai genitori in base a quello che fanno e non a quello che dicono?

Questo meccanismo d'apprendimento non è nuovo se traslato alla fenomenologia del nostro mondo, soprattutto se prendiamo come esempio Bitcoin. La sua rivoluzione "silenziosa" non ha avuto bisogno di propaganda, pubblicità o sponsorizzazioni da parte di grandi istituzioni: Satoshi ha lanciato l'applicazione e man mano ha attirato a sé coloro che avevano un minuto per ascoltare. La cacofonia del denaro fiat è stata silenziata per un momento e ci si è fermati ad ascoltare: trustless, permissionless, borderless, timeless, censorship resistant, privacy driven. Di colpo la ruota per criceti s'è materializzata davanti agli occhi di coloro che hanno visto svanire l'incantesimo della fiducia in terze parti e quello che rimaneva loro era un mondo orrendo costruito sul parassitismo del prossimo. Il mondo non funziona come un gioco a somma zero: queste sono le sole parole che si odono dal protocollo Bitcoin e che, nel corso del tempo, hanno catalizzato sempre più attenzioni nei suoi confronti. Gli scambi vicendevolmente vantaggiosi esistono. Da qui la riscoperta della Scuola Austriaca che fornisce un background filosofico granitico a questa verità assiomatica, la voglia quindi di esplorare, attraverso le buone letture, un mondo che la propaganda definiva una chimera o irraggiungibile. Perché darsi la pena di ricercare un mondo che non esiste, impossibile da costruire? La "terza via", ci è stato insegnato, è l'apice dell'evoluzione umana a livello di sistema socioeconomico. Poi arriva Bitcoin, e come Toto nel film Il mago di Oz, la tenda viene tirata giù e ciò che ne rimane è uno spettacolo grottesco: la cosiddetta "terza via" è solo una deviazione che infine si ricongiungerà con la via verso il socialismo. O esiste l'economia di libero mercato o altrimenti si tratta di socialismo, come spiegò Mises nel libro Planning for Freedom. L'inganno e la scoperta che esiste altro rispetto al mondo che (si presumeva) si conoscesse rappresentano il propellente per alimentare la curiosità dell'essere umano, desideroso di voler seguire il bianconiglio fino fondo alla sua tana. E non è la stessa cosa che accade quando Niko chiede allo zio di poter tenere il libro di Faulkner che le ha prestato?

Rivalutare, prima, e riprendersi poi, il proprio tempo è la motivazione che fa da collante all'intero arco narrativo. Come già sottolineato, il film non indaga la natura del furto del tempo, ma permette d'intuirne la presenza attraverso un'emancipazione dalla frenesia della vita quotidiana. A tal proposito è rilevante una delle scene iniziali in cui la macchina da presa ci porta a vedere, per la prima volta, il posto di lavoro di Hirayama. Il fugace incontro con un colletto bianco, visibilmente devastato dalla vita professionale che conduce, è un accento più che marcato a quanta differenza faccia amare e avere passione per ciò che si svolge quotidianamente. Quel colletto bianco è la rappresentazione esatta del fenotipo medio di criceto fiat che corre sulla ruota, risucchiato fino al midollo di tutto ciò che lo rende un essere umano; di contro abbiamo Hirayama con la sua filosofia, meticolosamente attento a non farsi sfuggire neanche un punto mentre svolge il suo servizio di pulizia. Dedizione? Professionalità? Direi più semplicemente soddisfazione, perché tutto ciò che potesse desiderare è a sua portata di mano. Finzioni e illusioni servono a nascondere l'irraggiungibilità dell'orizzonte; allo stesso modo la svalutazione del denaro fiat, e il conseguente degradamento del tempo e delle connessioni sociali, vengono abilmente nascosti attraverso sotterfugi statistici e propaganda politica.

L'esito inevitabile è una morte sociale, spirituale e culturale, oltre ovviamente a quella economico. Gli zombi di romeriana memoria non erano altro che una metafora di questa deriva apocalittica. E infatti vediamo riportato anche questo fenomeno sullo schermo di Perfect Days quando, sul finale, Hirayama ha un confronto con un uomo malato terminale. Quest'ultimo si proietta già nella tomba, un ricettacolo di carne ambulante non mosso da desideri e aspettative, scelte e passioni, bensì da una malinconia crescente e disfattismo imperante. È davvero la fine? Era davvero la fine delle libertà economiche quando nel '71 venne bandito definitivamente il denaro sano/onesto? In entrambi i casi ci si dimentica di un tassello, per quanto banale e insignificante possa all'apparenza sembrare: finché si è coscienti e si respira, si è vivi; finché esiste anche un solo essere umano capace d'inventiva, il libero mercato è vivo. Questo l'ha/hanno dimostrato Satoshi nel 2008 e questo ce lo ricorda Hirayama quando gioca ad "acchiappa l'ombra" con quel malato terminale. Non è finita finché non è finita potremmo dire, o più in generale il vivere quotidiano ci presenta una miriade di occasioni per emanciparsi dalla ruota per criceti fiat. La vera domanda è: la si vuole cogliere questa occasione?

Quindi, cari lettori, domattina, quando vi sveglierete o uscirete di casa, tirate un sospiro di sollievo. Siete vivi e siete padroni della vostra vita.


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mercoledì 24 gennaio 2024

Le temute previsioni per il 2024: dove si va da qui?

 

 

di Tom Luongo

L'anno scorso ho infine ceduto alla pressione e ho scritto un post su 10 previsioni per il 2023. Non sono un grande fan di questo tipo di articoli, ma uscire dalla propria zona di comfort non è mai una brutta cosa. Diamo, quindi, un'occhiata a com'è andata e aggiorniamo le cose.

L'anno scorso è stato un disastro, molti dei temi di cui ho scritto sono avanzati in modo significativo e hanno fatto sì che molte persone perdessero la bussola a causa della narrativa mainstream.

La maggior parte delle mie previsioni, però, non si è avverata. Le previsioni #4, #6 e #8 le ho azzeccate: la guerra in Ucraina è andata avanti (#4), la de-dollarizzazione (#6) ha subito un'accelerazione man mano che il commercio bilaterale si è allontanato dal dollaro in molti settori, mentre l'USDX ha trascorso gran parte dell'anno in rialzo (#8) solo per crollare nel quarto trimestre nella speranza ridicola di otto tagli dei tassi da parte della FED nel 2024; il petrolio, poi, non è mai sceso sotto i $70 al barile.

Mi prenderei il merito della #9, ma il Dow Jones Industrials ha mancato la soglia dei 40.000 per poco più di 2.000 punti. D’altra parte, dato che quasi tutti gli altri si aspettavano che il Dow sarebbe crollato, penso che dovrei ottenere credito extra per aver previsto, almeno, il passaggio dalle obbligazioni alle azioni per la maggior parte dell’anno, solo per veder invertito il trend alla fine del quarto trimestre nella speranza di una FED accomodante.

Considerando quanto sia stato un disastro il 2023, immagino che dovrò prenderlo come una sfida per migliorare. Cominciamo... il problema è, ovviamente, da dove iniziamo? Dove si va da qui?


#1 – I Democratici proveranno a mandare in malora il Paese per vincere le elezioni

Siamo nel mezzo di una Rivoluzione Culturale come non se ne vedevano dai tempi di Mao in Cina. Finché non lo comprenderemo e non inizieremo, metaforicamente, a “tagliare gole” al grido di H. L. Mencken, perderemo quella che, purtroppo, è diventata l’elezione più importante della nostra vita.

Non che le elezioni significhino molto, certamente non dopo che Joe Biden è stato eletto al posto di Donald Trump nel 2020. Dopo le elezioni del 2020 ho scritto che “allora è guerra civile”.

Se solo ci liberassimo di Trump, tutto ciò che non va in America scomparirà [...]

[...] Quindi tutto ciò che hanno ora è l’inestinguibile invidia marxista che brucia fino a consumare tutti per punizione, o finché non vengono abbattuti come cani rabbiosi. Questo è ciò che viene mostrato in questi centri di conteggio.

Questo è quello che hanno fatto nel 2020 e oggi tante persone li vedono per quello che sono, grazie soprattutto a un panorama sociale meno controllato grazie a un tizio di nome Musk.

Pertanto l’unica opzione per i democratici e per la cricca di Davos è fare le cose in grande o andare a casa.

Devono vincere questa tornata elettorale, oppure svaniranno quelle architetture sociali costruite da centinaia di anni di oppressione coloniale ed estrazione fiscale... almeno questo è quello che pensano. Per fermare Trump non si fermeranno letteralmente davanti a nulla. Se non mi credete, credete alla descrizione dell'AP riguardo la prima settimana della campagna elettorale di Biden, dove non gli è nemmeno permesso di avere uno sfidante.

È tutto Goebbels nei media, tutto il giorno. “Repubblicani MAGA”, “Nazisti”, “Salvare la democrazia!” Leggete le citazioni dei millennial dietro la campagna di Biden e ditemi che le cose non stanno così.

Sono solo io o qualcun altro sta pensando a “Matt Daaa-mon” in Team America: World Police ogni volta che vedo o sento Joe Biden?


#2 – È un mondo falso falso falso falso falso

Entrambe le cose che prevedo in questo tweet sono scaturite da eventi della prima settimana del 2024: l'inizio della campagna elettorale di Biden e l'attacco al funerale che commemora il 3° anniversario dell'assassinio del generale Qassem Soleimani.

Ogni idiota neoconservatore ci ricorderà giorno e notte nei prossimi mesi quanto l’Iran ci odi. Useranno come punto di discussione anche il fatto che gli Stati Uniti ritirano il gruppo di portaerei Gerald Ford – ritiro atteso da tempo per manutenzione, per vostra informazione – dal Golfo Persico. Innanzitutto per dimostrare quanto siamo diventati deboli non resistendo all’Iran e ai terroristi sciiti.

In secondo luogo lo useranno per inventare la fantasia di un Iran super potente che invia agenti negli USA per sabotare la rete elettrica in Texas o Florida.

La cosa migliore è che i repubblicani come Nimrata Haley guadagneranno punti politici, grazie anche a Fox News, perché Biden ha spalancato i confini del Paese. E questo poi ci porta al punto 3: aspettatevi operazioni false flag per tutta l’estate. Queste persone hanno bisogno di un casus belli per risvegliare gli Stati Uniti dal loro sonno pacifista e che metterà fine all’esperimento americano una volta per tutte.

L’obiettivo è sempre quello di salvare sé stessi, e gli Stati Uniti che combattono una guerra su tutti i fronti sono, per loro, la strada migliore per farlo.


#3 – Né Trump né Biden saranno presidenti nel 2025

La proverbiale scritta è già sul muro. Nessuna delle mosse di Biden per salvarsi politicamente funzionerà e l’unica cosa che farà uscire dal sottosuolo il suo indice di approvazione, e quello dei democratici, è una guerra, e solo una guerra giusta grazie al #2.

Ma, proprio come ho spiegato, Biden e i democratici verranno accusati di qualsiasi attacco contro i civili statunitensi da parte di “terroristi” entrati nel Paese.

Quindi, in questo scenario, sbarazzarsi di Donald Trump è la priorità. Trump è chiaramente pronto a tornare alla Casa Bianca, questa volta armato di una percezione molto migliore del potere che effettivamente può esercitare come presidente.

Non sono un suo sostenitore, tutt'altro, ma solo il desiderio di vendetta di Trump e il suo senso di patriottismo dovrebbero bastare a fargli fare un bel po’ di casino nei suoi eventuali primi 100 giorni.

Ed è per questo che devono impedirgli di vincere o, se vince, di entrare in carica.

Non sto facendo previsioni sull'esito delle elezioni, ma è ovvio che molti malintenzionati stanno facendo il provino per diventare il vicepresidente di Trump. Wall Street ha reso ovvio che dovrebbe essere Nimrata. Speriamo che non accada! Ma è lo scenario più probabile se riesce a uscire dai primi stati anche con un falso slancio.

Vivek Ramaswamay è autentico quanto i biscotti con gocce di cioccolato di Hillary Clinton, ma dice tutte le cose giuste e potrebbe anche volerne dire un paio di più.

Ron DeSantis non è pronto per la prima serata e ha comunque troppo lavoro da fare in Florida per prepararsi alla Guerra Civile.

Meno si dice del resto, meglio è. Se in qualche modo Trump s'insedierà tra un anno, sarà gravato da una miriade di bocconi avvelenati.

Dal lato democratico della navata, Gavin Newsom è chiaramente sulla rampa di lancio. Michelle Obama odia così tanto gli Stati Uniti che le piacerebbe finire il lavoro iniziato da suo "marito", ma solo se le fosse possibile affidare il lavoro com'è stato con Biden.

Big Mike non bacia i bambini bianchi.

E l'attuale Kamala Harris potrebbe avere ancora qualcosa da dire su tutta questa storia; il problema è se qualcuno riuscirà a capirlo.

Nessuna di queste persone può battere Trump anche se alcune delle mie previsioni fallite per il 2023 si avverassero nel 2024, vale a dire la #5: “Gli Stati Uniti lasceranno la Siria”, per cercare di allontanarsi da posizioni profondamente impopolari.

Far uscire le nostre truppe dalla Siria rientrerebbe nel complotto “l’Iran attacca i civili statunitensi” che ho delineato sopra. Ciò alimenterebbe la strategia neocon/Nimrata di dare potere all’Iran fuggendo dagli Houthi. Ricorderà a tutti il ​​vergognoso ritiro di Biden dall'Afghanistan e le darà credito in politica estera per essere la vicepresidente scelta da Trump.


#4 – Inflazione interrotta

La maggior parte delle mie previsioni per il 2023 prevedevano un ritorno dell’inflazione nella seconda metà dell’anno. Invece non è tornata a causa dello sforzo concertato di mantenere i prezzi del petrolio al di sotto degli $80 al barile. Ciò ha mantenuto i prezzi all'ingrosso della benzina più bassi affinché Biden” ottennese punti agli occhi degli elettori.

Inoltre i crediti RIN sono scesi a causa di un raccolto record di mais negli Stati Uniti. Anche i prezzi bassi del gas naturale utilizzato per l’essiccazione hanno contribuito ad abbassare i prezzi del gas durante tutto l’anno. Questa dinamica non cambierà nella prima metà del 2024.

A partire dal COVID abbiamo a che fare con un’inflazione spinta dai costi e soprattutto con quella “indotta dalla benzina”.

I futures sul gas sono entrati nel 2024 con tutto lo slancio possibile sulla scia delle vendite di veicoli elettrici.

Per favore, applaudite.

E questo significa un IPC basso per tutta la prima metà del 2024. Nonostante abbiano dichiarato la fine dei combustibili fossili entro il 2030, o il 2035, gli sciocchi della cricca di Davos hanno difficoltà a spiegare perché l’AIE ha appena rivisto al rialzo la sua proiezione per la domanda mondiale di benzina dopo un 2023 record.

I prezzi bassi della benzina sono un fenomeno americano: imbrogli sulla vendita della miscelazione di etanolo (RIN), la re-indicizzazione del Brent per includere l’eccesso di offerta del West Texas Intermediate (ponderazione del 25%) e il dumping di più della metà della Strategic Petroleum Reserve degli Stati Uniti nel mercato per punire Russia e Arabia Saudita.

L’ampliamento dello spread Brent/WTI, ora superiore a $5 al barile, indica che la domanda mondiale è forte nonostante i numeri record della produzione statunitense.

Infine l’amministrazione Biden sta ricostituendo la SPR, a prezzi molto più alti di quelli rifiutati nel febbraio dello scorso anno. Anche se l’inflazione è ferma, è ancora incastonata in questa torta economica e il presidente del FOMC, Jerome Powell, lo sa.

Quindi mi aspetto che l’IPC rimanga esattamente dove nessuno lo vuole per la prima metà del 2024; abbastanza alto da impedire alla FED di tagliare i tassi, ma abbastanza basso da fare pressione su Powell affinché allenti le condizioni del credito in tutto il mondo.


#5 – È davvero un “Pivot” dopo più di due anni?

Le maggiori domande per il 2024 riguardano la FED. Quando inizierà a tagliare i tassi e per quante volte? Queste sono domande che hanno maggiori implicazioni per il dollaro a livello mondiale piuttosto che a livello nazionale.

Ora possiamo esaminare la salute finanziaria del Paese in modo più accurato grazie alla presenza di un mercato reale per la domanda interna di dollari: SOFR (The Secured Overnight Financing Rate). Chiunque utilizzi i dollari ora deve pensare a ciò che vuole direttamente la FED piuttosto che a ciò che vuole la City di Londra che muoveva come un ventriloquo la FED.

È una distinzione importante in questo ciclo.

Nei cicli passati la FED non ha mai avuto realmente il controllo della propria politica monetaria, ma si è sempre presa la colpa di ciò che accadeva. Gli Austro-libertari come me e altri hanno applicato la critica generale (corretta) al sistema bancario centrale come l’ennesima iterazione del motivo per cui tutta la pianificazione centrale è fallimentare.

Ma, senza il contesto più ampio del sistema così com'è stato costruito, vale a dire il sistema dell’eurodollaro, suddetta critica è superficiale. Questo non perché l’obiettivo finale della decentralizzazione bancaria e monetaria sia sbagliato, ma perché ci sono alcune dozzine di mosse da fare prima di poterlo effettivamente implementare.

Il mondo intero non si riunirà attorno al fuoco, prenderà una chitarra acustica mal accordata e uno spinello e dirà: “Sì... amico”, prima di lanciarsi a suonare la canzone di Ron Paul (per quanto buona!).

Persino Ron sosteneva che dovevamo fare il minor danno possibile, ciò significa cambiare la direzione del Paese mentre manteniamo le nostre promesse, paghiamo le bollette e puliamo le nostre stanze.

Ron ha sostenuto l’abbattimento del 95% del governo federale in un anno? No, ha detto di riportare il bilancio a quello di qualche anno fa, limitare la spesa, normalizzare i tassi d'interesse, porre fine all'Impero all'estero.

Ma non lo si poteva fare se il LIBOR era ancora la coda che agita il cane del sistema bancario statunitense.

Riportare la FED ad essere la banca centrale degli Stati Uniti piuttosto che del mondo non è una mossa simile a quelle elencate sopra? Per porre fine al sistema dell’eurodollaro ci vorranno più di un paio d’anni, ci vorranno decenni per drenarlo se non vogliamo massimizzare il danno collaterale per tutti derivante dal cambiamento di questo sistema.

Quindi, per quest’anno, la politica monetaria è assolutamente politica: qualunque cosa Powell faccia, o non faccia, sarà politicizzata. Tutti affileranno la propria ascia ideologica perché ottiene clic, compra voti e paga le bollette.

Quelli che muoiono sulla vite dell’eurodollaro urleranno: “PIVOT!” Quelli che finalmente ottengono un rendimento reale positivo dai loro risparmi diranno: “Non penso proprio!”

Si potrebbe sostenere che i primi due anni di lotta contro il Grande Reset e i comunisti europei siano stati quelli facili. Ora è il momento cruciale, ora scopriremo non solo che Powell è forte internamente, ma quanto siano effettivamente forti coloro che sostengono il suo gioco.

Questa è la vera domanda a cui tutti abbiamo faticato a rispondere da quando ho sollevato l'argomento per la prima volta due anni fa.

Se ho avuto ragione su tutta questa faccenda SOFR & LIBOR, allora Powell manterrà la sua posizione “più in alto, più a lungo” il più a lungo possibile. Poi possiamo discutere sulla definizione di “lungo”.

Ciò significa che finché avrà la copertura di un’inflazione bassa ma fastidiosamente alta (#4), non dovrà fare nulla nel primo trimestre, anche se i mercati gridano il contrario.

Dall’inizio di questa settimana il mercato dei futures SOFR ha già scontato un taglio dei tassi per il 2024.

Ne verranno valutati altri 1 o 2 entro la prossima riunione del FOMC? Guardate quanto lontano si muovono queste curve da un incontro all'altro e ditemi se il mercato ha qualche indizio su cosa c'è all'orizzonte.

L'anno scorso, poiché mi aspettavo un ritorno dell'inflazione, mi aspettavo che la FED avrebbe fatto una pausa per poi riprendere i rialzi dei tassi, spingendo verso un tasso più vicino al 7% che al 5%. Chiaramente non è andata così, ma se ho ragione riguardo al ritorno dell’inflazione nella seconda metà di quest’anno, allora questa tesi è ancora valida.

Detto questo, ecco le risposte alle domande che riguardano la FED nel 2024.

Lo scenario Goldilock è questo (ed è quello in cui tutti dovremmo sperare):

Se la FED riuscirà a superare il periodo di bassa inflazione grazie ai prezzi bassi della benzina nel primo semestre del 2024, allora potrà liberare il terreno affinché Powell continui a non fare nulla finché le elezioni non saranno più alla portata della cricca di Davos. A quel punto sarà libero di abbassare i tassi nella seconda metà dell'anno, alla riunione di luglio o dopo Jackson Hole, per dare al presidente entrante, si spera Trump, il via libera verso una casa pulita con un contesto creditizio positivo in modo da continuare la riorganizzazione dell'economia con un Congresso meno corrotto.

Ora ecco il mio scenario realistico:

Powell si rifiuta di tagliare i tassi entro marzo per aiutare Biden a vincere le elezioni. La FED diventa uno dei principali punti di critica nella campagna democratica e si spinge affinché venga fusa al Ministero del Tesoro americano; la si incolpa della recessione. Non funzionerà. Powell taglia i tassi a maggio o giugno, una volta. La dichiarazione del FOMC alla riunione di ottobre sarà un presagio di dove staranno andando gli imbrogli elettorali. I soliti sospetti strepiteranno con uguale ferocia.


#6 – Sconvolgimenti politici nel cuore del globalismo

Per anni ho coltivato l'idea che l'Unione Europea sia il modello per l'unione tecnocratica più perfetta della cricca di Davos. Si basa su molte delle idee messe in pratica nel XX secolo in Unione Sovietica e in Cina.

Il globalismo non è solo un'idea, è una religione e un processo da attuare metodicamente nel tempo; una cosa multigenerazionale. Ciò non significa che qualcuno sia realmente in carica di qualcosa, significa che ci sono persone che tirano le leve come se fossero loro a comandare tutto.

Ciò che si sta costruendo da anni in Europa è stato del tutto prevedibile in quanto vi sono culture estremamente diverse, storie di guerre intertribali, barriere linguistiche e costrutti giuridici diversi, tutti profondamente radicati nel DNA delle persone che vivono lì.

L’Ungheria esce dalle riserve e assume il controllo della presidenza del Consiglio europeo a luglio; nei Paesi Bassi ci sono state massicce proteste degli agricoltori che si sono concluse con elezioni anticipate e la vittoria del Partito per la Libertà (PVV) di Geert Wilders. Il cuore dell’UE si sta stringendo nel momento esatto in cui l’UE sta spingendo per consolidare il potere politico ed economico.

Le elezioni del Parlamento europeo probabilmente non cambieranno nulla, poiché il Partito popolare europeo (PPE), attualmente il partito più grande in tale organismo, vincerà ancora. Non ci sarà alcun cambiamento, tuttavia la chiave per vedere cosa accadrà dopo è scavare nei dettagli di ciò che sta accadendo in Germania.

L’UE si basa sull’idea di una Germania disposta non solo a guidarla, in una sorta di Quarto Reich politico, ma anche a spendere ciò che resta della sua anima come Germania per far sì che ciò accada.

Volevo scrivere sulle difficoltà politiche della Germania in questo post, poi ho sentito della rivolta degli agricoltori ancora in corso. L’attuale governo di coalizione è fragile; a questo punto i numeri dei sondaggi sono in realtà peggiori di quelli dei democratici statunitensi.

E in circostanze prossime alla normalità, il governo tedesco sarebbe già crollato. Ma non siamo in tempi normali dato che non ha ancora ricevuto l'ordine di cadere. Il compito della Coalizione "Semaforo" ora è quello di fare tutto quello che può prima delle elezioni statali di fine anno.

Brandeburgo, Sassonia e Turingia si recheranno tutti alle urne per eleggere i nuovi governi locali nel 2024. Si prevede che i consensi per Alternative for Germany (AfD) saranno travolgenti. Prevedere una vittoria dell’AfD non è difficile, né lo è prevedere gli ostacoli che si troveranno di fronte alla loro entrata in un governo di coalizione.

Ciò che è difficile prevedere è se questi blocchi riusciranno a fermare la costruzione del colosso populista nell’ex-Germania dell’Est. Se l’AfD dovesse ottenere una vittoria abbastanza grande in suddette regioni, ciò precluderebbe il tipo di pugnalata alle spalle in cui Angela Merkel si è impegnata dopo il voto della Turingia nel 2020. Gli effetti sulla CDU furono profondi, provocando profonde divisioni all’interno del partito. Si può vedere che i semi per sfidare il merkelismo (che è proprio il desiderio di Davos ) dovrebbero germogliare questa primavera in una vera e propria rivolta politica.

Questo è il motivo per cui c’è un nuovo gruppo scissionista nella CDU che cerca di contrastare l’AfD al momento del passaggio elettorale, nella speranza di prosciugare parte del suo sostegno. Nel frattempo l’AfD sta preparando migliaia di pasti per gli agricoltori che protestano pacificamente per un futuro più sano. Conquistare i cuori e le menti, esattamente come li ho esortati a fare quando hanno attraversato per la prima volta la soglia del 16%.

Se l’AfD entrasse nei governi locali delle regioni sopraccitate, darebbe loro il potere di veto su 12 dei 69 voti della Camera alta tedesca, il Bundesrat; i Verdi avranno ancora una cospicua maggioranza di veto. La domanda quindi è se tutto ciò si tradurrà nel crollo della coalizione guidata da Scholz e in elezioni anticipate entro la fine dell’anno.

Con il voto della scorsa settimana dell'FDP per rimanere nella coalizione, nonostante i dubbi sulla legittimità di tal voto (dove l'abbiamo già sentito prima?), la risposta in questo momento è No. Ma Mark Rutte è stato costretto a lasciare l’incarico nei Paesi Bassi... mai dire mai.


#7 — Il Giappone rafforzerà lo yen, il Nikkei salirà

Il Giappone è uno dei fulcri più interessanti su cui poggia il sistema finanziario mondiale. Quando l’ex-capo della Banca del Giappone, Haruhiko Kuroda, ha scioccato i mercati nel dicembre 2022 ampliando la fascia del controllo della curva dei rendimenti (YCC) allo 0,5%, è stato un presagio di grandi cambiamenti in arrivo.

Il nuovo arrivato, Kazuo Ueda, ha lentamente invertito quei cambiamenti, deludendo i mercati che, come sempre, hanno fatto il passo più lungo della gamba. Per gran parte del 2023 ho detto che la BoJ sarebbe rientrata nel tavolo da poker della politica monetaria, dopo essere stata il pollo per tre decenni.

L’analisi standard sul Giappone è che sono fregati a causa del loro folle rapporto debito/PIL. Ma, in un mondo in cui tutte le prime economie mondiali hanno enormi deficit, devo chiedermi perché proprio il Giappone dovrebbe andare a gambe all'aria?

Il Giappone è nella stessa posizione dell’UE: un importatore di energia che deve uscire dal QE perché lo ha fatto la FED e deve contenere l’inflazione. L’inflazione è cresciuta più lentamente rispetto agli Stati Uniti e all’Europa e questo è il motivo per cui Ueda è stato in grado di rallentare le sue modifiche alla politica monetaria, con il limite YCC sul decennale ora all'1% rispetto allo 0,5% di Kuroda.

Si può sostenere, giustamente, che un’inflazione del 3% in Giappone è una questione politica molto più importante di un 4% o 5% qui da noi, ma il punto resta valido: loro hanno un problema molto diverso dal nostro.

Con l’ingresso nel 2024, il rally “Buy All the Things” del quarto trimestre si attenuerà in tutte le classi di asset. Uno yen più forte dominerà l’inflazione, soprattutto in presenza di prezzi energetici moderati, consentendo allo stesso tempo alla BoJ d'iniziare a ridurre il proprio bilancio. Il Giappone adotterà la politica monetaria di Powell.

Una volta che i tassi saliranno sopra l'1% sul decennale giapponese, il breakout e il consolidamento che abbiamo visto nel Nikkei 225 finiranno e inizierà un nuovo rally. Il mio obiettivo è che lo yen raggiunga i 125 quest'anno, con il Nikkei che lo segue verso i 45.000 punti.


#8 – Secessione morbida negli Stati Uniti e in Canada

In Canada i due temi del cambiamento climatico e del sovranismo si sono riuniti magnificamente sotto l'egida di una rivolta fiscale vecchio stile. Negli Stati Uniti gli stati sfidano apertamente il governo federale sull'immigrazione (Texas) e sulla politica sanitaria (la Florida dichiara pericolosi i vaccini).

Lo scorso autunno, in Alberta, la premier Danielle Smith ha invocato il Sovereignty Act per rimandare al mittente le nuove normative di Ottawa sulla rete energetica; subito dopo, nel Saskatchewan, il premier Scott Moe ha annunciato che la provincia smetterà di riscuotere la carbon tax sia sul gas naturale che sull’elettricità.

Tutto ciò sarà accolto con indifferenza da Justin Trudeau e dalla sua vice, Chrystia Freeland, che mandano avanti lo spettacolo da quelle parti, ma non avrà importanza.

Questo è il modo in cui si esprime la propria sovranità, è così che si dice No: non raccoglieremo le tasse e non le invieremo a Ottawa. E, dato che queste due province forniscono gran parte delle entrate fiscali, hanno molta influenza.

Potete aspettarvi di vederne molte di più in futuro; in sostanza, un'aperta sfida al governo centrale. Il punto #6 riguarda l'Europa, ma saranno le espressioni di sovranità statale e il ritorno dei principi federalisti a fare la differenza.

Ora, detto questo, anche se è un’ottima cosa per il Canada, potrebbe non esserlo per gli Stati Uniti.

A nessuno frega niente dei rendimenti obbligazionari canadesi, tranne che al governo canadese. Non sono loro la spina dorsale del sistema finanziario mondiale.

Uno stato che si oppone a un governo centrale corrotto su qualcosa di così importante rappresenta un attacco diretto alla validità dello stesso e, per estensione, alla sua valuta e ai suoi titoli di stato. Danielle Smith lo capisce, ecco perché è andata dritta alla giugulare di Ottawa.

Ciò eserciterà una pressione al rialzo sui rendimenti obbligazionari mentre Alberta fa un passo dopo l’altro verso l’indipendenza finanziaria e normativa. Dato il modo in cui si è comportata la Banca del Canada, Smith e Moe hanno più amici di quanto si possa pensare.

Aspettatevi che Ottawa e la cricca di Davos reagiscano, ma, ancora una volta, come in Germania, se l’attacco fallisce e Smith vince questo round, ciò segnerà l’inizio della fine del governo centrale a Ottawa.

La secessione da Ottawa sarebbe devastante per la Corona britannica, per la cricca di Davos e per tutti questi dannati demoni globalisti.

Come lo è stata la Siria nei confronti del Medio Oriente – dicendo alle nazioni dell’OPEC che qualcuno avrebbe potuto opporsi agli Stati Uniti – Alberta che si oppone a Ottawa rende il Saskatchewan più forte; rende, per estensione, anche stati come l’Idaho negli Stati Uniti più forti.

Venti stati negli Stati Uniti stanno organizzando e introducendo le loro versioni del Sound Money Act, creando valute transazionali in oro e argento; il New Hampshire è il primo questa settimana a presentarlo al parlamento.

Ma dall'altra parte c'è una California che tenterà la stessa cosa durante un secondo mandato Trump, all’esatto opposto. Ciò raggiungerebbe l’obiettivo del WEF di rompere il mercato obbligazionario statunitense, creando dubbi su quegli stessi mercati che gli impediscono di gestire il tavolo da gioco e consolidare il potere in Occidente sotto il controllo dell’Europa.

So di aver già sottolineato questi punti in passato, ma è importante continuare a collegare gli eventi attuali alla tesi generale riguardo a chi è l'agenda, quale evento serve e perché. Alberta non è la California per molte ragioni, ma quella più importante è chi viene colpito dai loro atti di ribellione.


#9 – Rimuovere Putin?

Ad aprile la Russia andrà alle urne. Il 2023 si è concluso con molti colpi, escalation contro i civili russi con armi fornite dall’Occidente; il 2024 continuerà con questa tendenza. La guerra in Ucraina non è finita, anche se la maggior parte delle persone vuole che finisca, soprattutto ucraini, russi e coloro che pagano i conti per questo massacro di slavi.

Putin vincerà la rielezione, su questo non ci sono dubbi; non c’è dubbio anche sul fatto che i pazzi neoconservatori continueranno ad attaccare la sua posizione. Putin non è immune alla stanchezza politica, nonostante ciò che alcuni potrebbero credere. Sì, ha sostenuto con forza di fronte al popolo russo che questa è una guerra contro l’Occidente, ma tutti infine si stancano di vedere i propri figli tornare a casa in sacchi per cadaveri.

Sta combattendo una guerra contro persone a cui non importa di nessuno tranne che di sé stesse. Ci sacrificheranno tutti per i loro fini; come con Trump, faranno di tutto per impedirgli di fermarli. Pertanto non possiamo escludere la possibilità che uno di questi tentativi di omicidio contro Putin abbia successo.

Lo scopo dei bombardamenti civili è quello di dare potere allo zoccolo duro dei reazionari del Cremlino che ritengono che Putin sia troppo debole. Martin Armstrong ha scritto molto su questo argomento e mi riesce difficile non essere d'accordo con lui su questa parte della storia.

La moderazione di Putin di fronte alla follia neoconservatrice ha cambiato molti cuori e menti negli ultimi due anni. Incontro spesso gente che non mi aspetterei d'incotnrare e mi dicono che siamo dannatamente fortunati che sia lui a governare la Russia.

Ogni folle attacco alle infrastrutture – Nord Stream, ponte Kerch, nave rifornimenti in porto, bombardamento di civili – radicalizza qualche russo in più, ma rompe anche l’incantesimo sul malvagio Putin in Occidente.

Armstrong ha indicato il 7 maggio come punto di svolta nel suo modello di fiducia economica, il giorno del prossimo insediamento di Putin. Sarà questa la volta in cui il GCHQ lo farà finalmente fuori?

Anche se Putin sopravvivesse e entrasse in carica, è probabile che accada qualcosa intorno all’Ucraina quest’estate che garantirà che la guerra continui fino al 2025 e oltre.

Il Ministro della Giustizia Antony Blinken ha incontrato il leader saudita Mohammed bin Salman per evitare che la situazione israelo-palestinese si metastatizzi ulteriormente. Blinken sta improvvisamente diventando anti-guerra dopo aver innescato tre diversi conflitti importanti in altrettanti anni?

Diavolo no! È un neoconservatore in tutto e per tutto. Qualsiasi “pausa” in qualsiasi conflitto è semplicemente un'ammissione che oggi non siamo preparati per l'escalation, quindi diamo un “cessate il fuoco” in modo che si possano riorganizzare. Oppure c'è ancora confusione su cosa prevedessero per davvero gli Accordi di Minsk?

Putin capisce che quando l’Occidente, in particolare gli attori statunitensi allineati alla Gran Bretagna, offrono un cessate il fuoco significa che è tempo d'intensificare le operazioni, non di ridurle. Questo è il motivo per cui la Russia esercita pressioni sull’Ucraina su tutto il fronte, sondandone i punti deboli e degradandone le capacità.

Nel 2024 l’Ucraina finirà nel dimenticatoio, ma sarà il più grande boccone avvelenato per chiunque sarà presidente nel 2025. Lascerà Putin con poche opzioni se non quella di continuare a concentrare la sua produzione economica su di essa.


#10 – Nessuna recessione nel 2024

La parte più difficile nel fare previsioni in un mondo caotico non è solo che i dati sono errati, ma che il passato non è una linea guida al di là di ciò che ci si può aspettare dagli attori principali. Comprendiamo come la FED vede l’economia; sappiamo come si presenta la struttura degli obiettivi dei globalisti; possiamo anche sapere come molte di queste cose s'incontrano e interagiscono.

Ciò che non sappiamo è come reagiranno le persone e quale sarà il loro comportamento generale. E questo, in definitiva, è ciò che determina se ci sarà o meno una contrazione economica. Le recessioni sono cose molto definite dal punto di vista tecnico: due trimestri consecutivi di contrazione della spesa, contrazione del PIL.

Nel mondo reale è molto più complesso e difficile. L’anno scorso mi sono attenuto alla definizione tecnica di recessione e avevo ragione: la crescita del PIL non è mai stata negativa. I deficit sono elevati, dato che, mentre la FED sta facendo QT, il Congresso sta spendendo più dei miglioramenti di bilancio. Una di queste due cose non potrà più andare avanti nel 2024.

Escludendo un evento sei-sigma, che finora abbiamo evitato sui mercati dei capitali, non ci sarà recessione negli Stati Uniti nel 2024. Ne avevamo bisogno nel 2023 per preparare il terreno per quest’anno, ma non c'è stata. Potremmo averne una quest’anno, ma ciò preparerebbe il grande evento per il 2025.

Pensate agli eventi nel mercato dei pronti contro termine nel 2007 che hanno mandato a gambe all'aria prima Bear Stearns e poi Lehman Bros; a quelli sempre in tal mercato nel settembre 2019 che hanno dato origine alla crisi COVID, all’attacco ai prezzi del petrolio, al CARES Act e al ritorno ai tassi a zero nel 2020.

È necessario che ci sia un incidente del genere per ottenere l'evento principale più tardi, con un effetto ritardato di almeno sei mesi. Mancano ancora almeno tre mesi all'esaurimento del denaro nel Reverse Repo Facility e poi ci saranno ancora mesi di aggiustamento prima che le banche si ritrovino per le mani una crisi di riserve.

Quindi, detto questo, e anche se la “salute fiscale” cominciasse a mettere radici a Washington mentre ci avviciniamo alle elezioni di novembre, c’è ancora troppo denaro in giro per vedere la spesa diventare negativa. Mi dispiace, gente, ma nel gioco del PIL le cose stanno così: è necessario fermare la spesa per ottenere una recessione.

Con essa la gente compra prostitute e rivoluzionari sudamericani... aspettate un momento, non siamo più negli anni '80...

Comprano iscrizioni a Pornhub, Cheetos e nazisti ucraini; è pur sempre spesa e sta pur sempre andando avanti.

Se la FED taglia leggermente i tassi (50-75 pb nel 2024), inizia a parlare di rallentamento del QT anche a partire dal terzo trimestre, allora vedremo le cose diventare più difficili, ma non così tanto da rallentare la spesa nel complesso. La sua qualità scenderà lungo la catena del valore, verso beni di ordine inferiore (cibo, affitto, ecc.), ma ci sarà ancora.

Sono d'accordo con Joseph Wang su questo punto, stando alla sua ultima intervista su Blockworks. Tassi più bassi, come abbiamo visto nei mercati ipotecari, miglioreranno i bilanci di Main Street al punto in cui potremo cavarcela e riusciremo a cavarcela. L’inflazione dei prezzi sarà ancora più alta di quanto si voglia. Potrebbe far schifo, ma dal punto di vista della spesa delle famiglie, chi se ne frega?

Ciò non richiederà qualcosa di radicale da parte della FED, ma una crisi del debito sovrano causata dal collasso di un grande governo. Infatti continuo a sostenere che ciò sia molto più probabile in un luogo diverso dagli Stati Uniti (nonostante il gaslighting di Obama). Quando la Reuters pubblica articoli come questo:

È lì che dovreste guardare. Se volete il vostro "cigno nero", pensate a cosa farà l’Europa per impedire a Viktor Orban di dirigere il Consiglio europeo per un periodo superiore al normale mandato di sei mesi.

Tutte le tendenze evidenziate l’anno scorso sono ancora in corso quest’anno. Il dollaro è ancora più forte di quanto ci si aspettasse; la de-dollarizzazione è ancora in corso, solo che la de-euroizzazione nel commercio globale è avvenuta per prima (nel 2023); l’Iraq è ora apertamente ostile alla presenza militare statunitense nel Paese; le truppe statunitensi in Siria sono sotto un fuoco sempre più pesante come rappresaglia per l’attacco dei civili a Belgorod da parte del Regno Unito e dell’Ucraina.

E i vampiri globalisti succhiatori di anime affilano le loro zanne e dichiarano quanto sangue ancora dobbiamo loro. Ma a questo punto meno si parla di Ursula Von der Leyen, meglio è.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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