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lunedì 30 settembre 2024

Creare lavori e migliorare le vite: il ritorno della manifattura statunitense

L'articolo di oggi, per quanto prenda in considerazione un esempio a livello micro, è didattico alla luce della deriva totalitaria che sta avvenendo in Europa. Mi riferisco in particolar modo al piano Draghi per permettere all'UE di sopravvivere alle sfide che sta ponendo il presente e porrà il futuro. Visto che questo Paese non ha affatto una stampa che fa il suo lavoro, dato che dovrebbe inchiodare questo personaggio alle menzogne che ha diffuso durante il suo anno di carica in veste di primo ministro italiano (soprattutto dal punto di vista sanitario), tocca a spazi come quelli del sottoscritto fare le pulci a dichiarazioni e relazioni prodotte da gente del genere. Come imprenditore di sé stesso, Draghi ha avuto enorme successo; la bolla della sua infallibilità è stata gonfiata attraverso il “capitale servile” che impiegato eseguendo gli ordini che provenivano dall'alto. In questo senso è un asset accademico che verrà sfruttato fino in fondo dai tecnocrati europei. Non sorprende, quindi, che quando i nodi vengono al pettine e cadono le maschere, ciò che si vede è il vero volto sia dell'Europa che di questi personaggi alfieri del “liberismo”: promulgatori della libertà a chiacchiere, fautori del socialismo nei fatti. La proposta di un ingigantimento della spesa pubblica comune, come si legge nel link di sopra, è la classica pistola fumante a supporto della mia tesi. Le maschere di libertà di commercio, libertà di circolazione, sobrietà fiscale e tutte le altre bugie che hanno creato il mostro totalitario dell'Unione Europea sono infine cadute. Diversamente dallo spirito americano di libertà d'impresa e libertà individuale a sostegno di una crescita economica sostenibile e duratura, ancora flebilmente presente, lo spirito europeo è marcio fino al midollo e non ha mai avuto intenzione di trasformare in realtà le illusioni di libertà sagacemente spacciate a livello di narrativa ufficiale. Una facciata putrida che adesso deve trovare il modo di ritardare il più possibile il suo inevitabile sfacelo.

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di Maggie Miller

Nel cuore di Riviera Beach, Florida, un'azienda chiamata K12 Print sta ridefinendo il significato di fare impresa in America. Non si tratta solo di profitti e produttività per John DiDonato, amministratore delegato e fondatore. Sebbene il successo finanziario faccia parte dell'equazione, la sua missione è quella di aiutare a far rivivere un pilastro fondamentale dell'economia americana: la manifattura. La visione di DiDonato per K12 Print è radicata nella convinzione che la manifattura possa essere un catalizzatore per il cambiamento, non solo per l'azienda, ma per il Paese e le sue comunità.

C'è un dibattito in corso sul cosiddetto onshoring, specialmente in seguito alla crisi sanitaria, da quando la supply chain globale è stata interrotta. Le aziende lo stanno prendendo in considerazione, ma non vedono la strada da seguire; K12 Print la conosce e la segue investendo nel capitale umano.

“Non si dovrebbe trascurare una zona imprenditoriale”, consiglia DiDonato, “per i benefici fiscali che si potrebbero trovare, ma soprattutto per la comunità, una affamata di opportunità”.

Aprire un'attività in una zona industriale non è stata solo una decisione aziendale per DiDonato, è stata una mossa strategica per dare nuova vita alla produzione americana e, per estensione, alla comunità locale di Riviera Beach. Ha visto il potenziale nell'istituire una base manifatturiera dove era più necessaria, offrendo lavoro e formazione ai residenti e rivitalizzando l'economia locale.

“Pensavo che, crescendo, l'azienda avrebbe potuto cambiare la città”.

Per DiDonato il declino della produzione manifatturiera americana non è solo un problema economico, è un problema sociale. Crede che la delocalizzazione dei lavori manifatturieri abbia eroso le fondamenta della classe media americana e limitato le opportunità per molti giovani, in particolare quelli nei centri urbani. Secondo DiDonato la produzione manifatturiera è fondamentale per creare ricchezza e mantenere un'economia sana.

“La produzione manifatturiera è l'unica cosa che crea ricchezza. Per avere un'economia sana, c'è bisogno di una solida base manifatturiera. Abbiamo esternalizzato talmente tanto la nostra che sta influenzando l'economia in generale e le opportunità disponibili per i giovani, specialmente nei centri urbani”.

DiDonato indica Paesi come la Cina che si sono concentrati molto sulle competenze manifatturiere e commerciali, con conseguente rapida crescita economica e opportunità di lavoro. Gli Stati Uniti, d'altro canto, hanno assistito a un declino nel loro settore manifatturiero. Secondo l'US Joint Economic Committee da gennaio 2000 gli Stati Uniti hanno perso oltre un quarto di tutti i posti di lavoro manifatturieri nazionali, un calo di oltre 4,7 milioni. DiDonato ritiene che questo sia un fattore importante nelle sfide economiche affrontate da molte comunità americane oggi.

“Quando ero giovane ho imparato a fare le cose realizzandole. Non è qualcosa che si può insegnare in classe. Se continuiamo a delocalizzare la nostra produzione, non solo i posti di lavoro se ne vanno, ma anche la tecnologia e l'innovazione. Dobbiamo riportare la produzione in America in modo che i nostri figli possano essere in prima linea nel creare e costruire cose nuove”.

La filosofia aziendale di K12 Print è radicata nella passione per la redenzione e nella consapevolezza che gli errori fanno parte della vita. Il comproprietario di DiDonato, Jim Wahlberg, ha sentito su di sé gli effetti della redenzione e cerca modi per offrire la stessa esperienza agli altri: “Siamo tutti soggetti alla redenzione. Ci vogliono amore, misericordia e determinazione per fare tutto il necessario e continuare ad andare avanti”.

“Ci sono circostanze negative, ma non ci sono cattivi. La maggior parte dei nostri figli in America ha solo bisogno di un'opportunità”, ha detto DiDonato.

Ritiene inoltre che ci sia un posto prezioso per le competenze pratiche nell'economia moderna. Mentre le aziende in tutto il Paese hanno lottato per riempire i posti vacanti, K12 Print ha trovato il successo pensando fuori dagli schemi: la chiave sta nell'offrire una formazione pratica che prepari i dipendenti alle esigenze del lavoro manifatturiero, indipendentemente dal loro background educativo.

Questo approccio si estende anche a quelle persone con precedenti penali. DiDonato crede nel dare alle persone che hanno scontato la loro pena una seconda possibilità e ricostruire le loro vite. Non crede che le conseguenze degli errori passati debbano perseguitare qualcuno per sempre, a patto che sia disposto a lavorare sodo e a cogliere le opportunità che gli vengono date.

Angel Peña, dipendente di lunga data di K12 Print, è una testimonianza di questa filosofia. Per Peña, K12 Print è stato più di un semplice lavoro: è stata una seconda possibilità di vita. “Ero un ragazzino testardo, sono cresciuto nel sistema di affidamento e ho preso decisioni sbagliate. Molte persone mi hanno chiuso le porte, perché ero un criminale. K12 Print invece mi ha guardato come si guarda una persona qualsiasi, non solo come il mio passato. Mi hanno dato speranza e un futuro”.

Ci sono molti modi per investire nella comunità e K12 Print ritiene che l'investimento debba andare oltre l'attuale forza lavoro. Si impegna a rompere il ciclo della povertà investendo nei giovani svantaggiati. DiDonato prende una parte dei profitti dell'azienda e li reindirizza in iniziative locali, come il Boys and Girls Club, fornendo risorse di trasporto e tecnologia per aiutare i giovani della comunità. Questo investimento fa parte della sua strategia più ampia per creare un ambiente più inclusivo e di supporto per le generazioni future.

“Investendo nuovamente nella comunità, non stiamo solo aiutando le singole persone; stiamo aiutando a costruire una società più pacifica e di maggior successo. Se riusciamo a raggiungere più dirigenti che arrivano a pensarla come noi, allora potremo davvero fare la differenza. È importante che i nostri leader capiscano che i giovani, specialmente quelli nei centri urbani, non sono cattivi, hanno solo bisogno di opportunità e di persone a cui importa di loro”.

La visione di DiDonato per K12 Print è di speranza e azione pratica. Avviando la sua attività a Riviera Beach e concentrandosi sui talenti locali, non sta solo facendo funzionare le cose in America, ma le sta rendendo importanti. Questo è ciò che significa Made in America.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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martedì 6 agosto 2024

Dieci punti sull'economia post-lockdown

 

 

di Jeffrey Tucker

I lockdown del marzo 2020, in tutto il mondo, sono stati uno dei momenti più scioccanti della storia. Il nocciolo del problema economico fin dall’inizio dei tempi documentati è stato quello di ottenere più di quello che le persone necessitavano, date le scarsità intrinseche dello stato di natura.

Indipendentemente dal sistema, la creazione di ricchezza era l’obiettivo dichiarato e l’umanità ha gradualmente scoperto che il commercio, gli investimenti, il marketing e l’accesso a qualcosa di più attraverso i viaggi e la creatività erano la via da seguire.

In un attimo tutte queste considerazioni sono finite nel dimenticatoio per combattere quella che si diceva fosse una malattia mortale. Inoltre la convinzione era che la fine dell’attività economica, almeno quella ritenuta non essenziale, fosse la strada verso la soluzione della crisi sanitaria.

Per quanto? Inizialmente era stato pubblicizzato per due settimane, ma col passare del tempo il periodo di blocco si è prolungato sempre di più ed è diventato chiaro che il punto era aspettare un vaccino. Ciò si basava sul presupposto, privo di prove, che l’intera popolazione fosse minacciata e che tale iniezione avrebbe risolto il problema.

L’economia mondiale è crollata – intenzionalmente – come mai visto prima nei tempi moderni. Come disse all’epoca Trump, anche se dava il via libera ai lockdown, nessuno aveva mai sentito parlare di una cosa del genere. Questo perché è pazzesco e profondamente pericoloso. Non esiste una cosa come spegnere e riaccendere un’economia mondiale, come se avesse un interruttore da spingere quando arriva il momento.

Ecco dieci osservazioni generali sui risultati.

  1. I mercati del lavoro non si sono mai ripresi. Sia la partecipazione al lavoro che il rapporto occupazione/popolazione rimangono al di sotto dei livelli del 2019. Forse questo è il risultato del pensionamento, forse è la disabilità, forse è solo demoralizzazione. In ogni caso, non siamo mai tornati alla normalità. Dal 2021 tutti i discorsi sulla grande macchina del lavoro non sono altro che persone che lo ritrovano dopo averlo perso durante i lockdown, o nuove persone che entrano nel mercato.


    Il mercato del lavoro non è stato affatto “caldo”. I dati mensili riportano indagini istituzionali, che li contano due volte, ma raramente ci sono indagini sulle famiglie che invece mostrano una continua debolezza. La divergenza tra questi due elementi non è mai stata così ampia. Non siamo affatto vicini alla tendenza pre-lockdown.


  2. Lo stimolo fiscale è stato spazzato via dall’inflazione dei prezzi. Quando gli assegni sono iniziati ad arrivare direttamente sui conti bancari, la gente non faceva assolutamente nulla a casa e le imprese ricevevano entrate dallo stato anche quando le loro porte erano chiuse. Le ricchezze cadevano dal cielo. È durato circa 18 mesi. Una volta arrivata l’inflazione, il potere d’acquisto di quei dollari è stato spazzato via. La creazione di denaro era arrivata a un livello mai visto prima nei tempi moderni; circa $6.000 miliardi sono stati creati dal nulla per acquistare incredibili quantità di debito. Tutto veniva tassato tramite il più antico schema per ingannare la popolazione.

  3. Le vendite al dettaglio e gli ordini di fabbrica all’ingrosso non sono in aumento. Tra tutti i dati rilasciati, solo i numeri del PIL vengono regolarmente aggiustati all’inflazione. Per la maggior parte delle altre relazioni, bisogna farlo in modo indipendente. Le vendite al dettaglio e gli ordini di fabbrica sono riportati in termini nominali, il che funziona bene in tempi normali, ma in tempi inflazionistici questa abitudine produce assurdità. Si finisce per incrementare la spesa per gli stessi beni e servizi, perché tutto è più costoso.
    EJ Antoni ha approfondito questo punto. Anche l’aggiustamento dell’inflazione, solitamente sottostimata, dimostra che né il commercio al dettaglio né quello all’ingrosso si sono realmente ripresi. Questi aggiustamenti si basano sui dati IPC convenzionali, quindi la realtà effettiva è ben peggiore.


  4. La produzione non è aumentata. Nella narrativa convenzionale i lockdown hanno creato una recessione istantanea, ma è durata solo un paio di mesi. Una volta che lo stimolo è stato terminato e l’economia è stata riaperta, il boom ha invertito tutti i danni. Da allora siamo cresciuti moderatamente.


    In altre parole, i dati convenzionali raccontano la storia dello scenario meno plausibile, un bellissimo lockdown che non ha causato danni netti ma ha messo in pausa la vita economica finché tutto non è tornato alla normalità. Davvero tutta questa storia è così semplice? Ci sono due fattori principali: l’inclusione della spesa pubblica come costituente della crescita economica e un aggiustamento dell’inflazione che è inferiore anche all’indice dei prezzi al consumo, elaborato appositamente per l’uso nelle statistiche sul reddito nazionale.
    Tutti sanno oggi che la prosperità nella Seconda Guerra Mondiale non era reale a causa dell’inclusione dello stato come principale contribuente alla presunta produzione economica. Il debito pubblico in percentuale del PIL ha raggiunto e superato i livelli del tempo di guerra negli ultimi quattro anni. Questo dovrebbe dirci qualcosa di importante sulla credibilità di questa apparente ripresa.


  5. I dati sull’inflazione sono falsi. Secondo i dati ufficiali nel gennaio 2020 il dollaro ha mantenuto l’82% del suo valore, vale a dire ha perso solo il 18% del suo valore in quattro anni. Rapportate questa cifra alla vostra vita quotidiana, in base alle vostre bollette, ai vostri acquisti e a ciò che potete vedere con i vostri occhi. Ripensate ai bei vecchi tempi del 2019. In quale mondo è anche solo vagamente plausibile che i prezzi che pagate (o pensate di pagare ma poi vi astenete) siano aumentati solo del 18%?
    Com'è possibile che l’indice dei prezzi al consumo sgonfi gli aumenti dei prezzi a livelli così bassi? I dati escludono i tassi d'interesse, l’assicurazione dei proprietari di case, le tasse, la shrinkinflation e le commissioni aggiuntive; i dati sui prezzi dell'assicurazione sanitaria vengono aggiustati al ribasso per favorire il consumo medico; i dati sui prezzi delle case vengono forniti attraverso una formula estremamente complicata chiamata affitto equivalente dei proprietari di case ed è diventata una fantasia. Nel grafico qui sotto la linea rossa è esclusa dall’indice dei prezzi al consumo a favore della linea blu.


    Anche nei dettagli il Bureau of Labor Statistics non sembra riflettere i prezzi effettivi del settore. Il BLS ha registrato un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari del 26% sin dal 2019, ma i dati del settore indicano un aumento dei generi alimentari del 35%. Gli aumenti di prezzo più bassi si registrano nel commercio al dettaglio di liquori (11%) ed è proprio per questo che cocktail, vino e birra sono così apprezzati nei ristoranti: è un buon posto per ottenere margini di profitto.


    Poi c'è la serie di aggiustamenti edonistici che consente ai burocrati di sgonfiare il prezzo di qualsiasi prodotto suggerendo che, dopo tutto, non dispiace a nessuno pagare di più per una qualità superiore, quindi non è proprio aumento del prezzo.
    Infine c'è l’esclusione della maggior parte delle principali forme di shrinkinflation e delle commissioni aggiuntive. Quanto di tutto questo fa salire l'IPC? Non lo sappiamo davvero. Non è del tutto impossibile che l’inflazione reale nell’arco di quattro anni sia stata del 30%, o del 50%, o addirittura superiore. Modificate tutti gli altri dati in base a ciò e otterrete un quadro completamente diverso di ciò che sta accadendo.

  6. Si sono formati blocchi commerciali che non ci salveranno. Quando tutte le catene di approvvigionamento del mondo sono state congelate nel marzo 2020, per poi riaprirle gradualmente in base alle politiche nazionali, abbiamo visto lo sfilacciamento di 70 anni di integrazione globale. I produttori di chip sono passati dalla fornitura di automobili e altri beni industriali negli Stati Uniti ai computer portatili e alle macchine da gioco. Subito dopo la riapertura gli Stati Uniti hanno de-dollarizzato gli asset russi, dando ai BRICS nuovi incentivi ed energia per diventare più robusti. A distanza di anni la nuova forma del mondo sta diventando evidente: è tutta una questione di sfere d'influenza politica, mandando in frantumi una forza trainante della crescita economica globale durata decenni.

  7. I diritti di proprietà non sono sicuri. Mai prima d’ora nella storia degli Stati Uniti così tante piccole imprese sono state chiuse da una costa all’altra con tanta brutalità. Quando hanno riaperto spesso la loro capacità era ridotta, dando un enorme impulso ai ristoranti e agli hotel più grandi rispetto a quelli piccoli. Tutto ciò rappresentava un attacco fondamentale ai diritti di proprietà, il nucleo stesso di una vita economica funzionante e ciò ha sicuramente scosso la psicologia della formazione aziendale a livello nazionale. Sebbene non disponiamo di dati empirici al riguardo, resta il fatto che uno stato che attacca la proprietà in questo modo non può aspettarsi un mondo fiorente di start-up imprenditoriali. Se la vostra attività può essere chiusa per le ragioni più disparate, perché avviarne una? Questo è il tipo di problema istituzionale che provoca il decadimento economico in modi impercettibili.

  8. Il debito è fuori controllo; personale, aziendale e pubblico. Molti hanno scritto sul problema del debito pubblico, i cui interessi ora fagocitano tre quarti delle tasse pagate.
    La nave del debito societario è salpata molto tempo fa con il folle esperimento dei tassi a zero dopo il 2008. Sono stati lasciati salire per far fronte all’inflazione e ciò che ne deriva è profondamente doloroso per qualsiasi attività non pubblica che dipende dalla leva finanziaria per le proprie operazioni.
    Il problema del debito dei consumatori è ancora più evidente: in periodi di tassi alti, i risparmi dovrebbero aumentare, non diminuire, e il debito dovrebbe diminuire, non aumentare. Sta accadendo il contrario perché il reddito reale sta diminuendo drasticamente e ciò avviene ormai da tre anni. Anche utilizzando i dati IPC convenzionali, non ci siamo ancora ripresi dal lockdown.


  9. Le CBDC sono essenziali per il piano. Una delle principali ambizioni della risposta al Covid era la creazione di un passaporto universale per i vaccini. È stata attuata prima a New York: l’intera città è stata chiusa in tutte le sue strutture pubbliche ai non vaccinati. A nessuno che rifiutasse l'iniezione era consentito andare nei ristoranti, nei bar, nelle biblioteche, o nei teatri. Boston poi ha seguito l'esempio, così come New Orleans e Chicago. Questo piano è fallito perché il mondo degli affari si è lamentato e il software su cui doveva girare è risultato un flop, nonostante le decine di milioni spesi. Tutti questi sforzi sono stati annullati, ma il piano stesso ha rivelato l’agenda più ampia: il controllo attraverso la raccolta e l’applicazione dei dati. L’ambizione non è scomparsa e probabilmente tornerà sotto forma di valuta digitale della banca centrale, ora utilizzata in molte parti del mondo. Permette la sorveglianza universale, le scadenze temporali delle valute e il razionamento della spesa a riflesso delle priorità politiche. Non c’è dubbio che le élite la vogliano.

  10. I mercati finanziari prospereranno fino a quando non lo faranno più. Nel corso degli ultimi folli quattro anni ci è stata risparmiata una grave crisi finanziaria, sia azionaria che bancaria. Ciò non è del tutto insolito nel mezzo di una selvaggia espansione della moneta e del credito. Dopo aver toccato prezzi e salari, il nuovo denaro confluisce nei sistemi finanziari, il cui rialzo è visto come una notizia fantastica piuttosto che come una semplice inflazione dei prezzi. Detto questo, il mercato azionario non è l’economia. È di buon auspicio per le persone che investono e accumulano conti pensionistici, ma non fa nulla per i salariati e gli stipendi di Main Street.

I lockdown hanno rappresentato la più grande ed elaborata farsa economica mai realizzata nella storia dell’umanità. Hanno lasciato il mondo intero meno libero e meno prospero, e con le speranze prosciugate che il ripristino della normalità potesse avvenire in tempi brevi. Per aggiungere danno alla beffa, la maggior parte delle istituzioni sta producendo dati falsi per nascondere il tutto.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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giovedì 2 maggio 2024

Aggiustare gli incentivi: il denaro fiat ha sconquassato il mondo

 

 

di Jimmy Song

Nelle prime tre parti di questa serie ho esaminato i diversi modi in cui il denaro fiat ha portato a terribili incentivi a livello individuale, aziendale e nazionale. Siamo più isolati che mai, siamo meno soddisfatti del nostro lavoro e lavoriamo sotto la scure di stati tirannici e autoritari. In questo articolo analizzerò i modi in cui il mondo intero reagisce agli incentivi del denaro fiat.

Gli articoli precedenti parlavano più in generale di come gli individui, le aziende e le nazioni sono influenzati dal denaro fiat; quello di oggi sarà molto più specifico poiché esiste un solo mondo in cui viviamo e non c'è bisogno di parlare in generale. Inizierò questo articolo con un contesto storico, in quanto ciò ci darà una migliore comprensione del motivo per cui gli incentivi finanziari nel mondo sono come sono.


BRETTON WOODS

Iniziamo l'analisi degli incentivi monetari fiat a livello mondiale con uno dei principali eventi storici che hanno plasmato il mondo in cui viviamo oggi: gli Accordi di Bretton Woods del 1944.

Bretton Woods è una piccola città del New Hampshire dove i burocrati di tutto il mondo si riunirono per stabilire quello che chiamarono “un nuovo ordine monetario mondiale”. Se sembra inquietante e sinistro, è perché lo è.

L’idea della conferenza era quella di risolvere i problemi della Prima Guerra Mondiale, dove i pagamenti di riparazione e le lacune attorno al gold standard allora ristabilito causarono il caos in tante economie e alla fine portarono alla Seconda Guerra Mondiale. Ritornare al gold standard pre-Prima guerra mondiale era troppo difficile da conciliare con il controllo monetario delle banche centrali a cui ogni Paese si era abituato, quindi la conferenza era un modo per capire come stabilire un altro ordine monetario.

I problemi principali erano che ogni Paese voleva la legittimità dell’oro, ma anche la tassazione nascosta del denaro fiat grazie al sistema bancario centrale. La soluzione fu quella di aggiungere un livello indiretto al rimborso dell’oro.

Prima della Prima Guerra Mondiale l’oro era convertibile direttamente presso le banche commerciali. Negli Stati Uniti si potevano scambiare $20,67 con un'oncia d'oro; nel Regno Unito si potevano scambiare £4,25 con un'oncia d'oro. La valuta era coperta dall’oro e la convertibilità la manteneva scarsa. La maggior parte delle valute era coperta dall'oro e per esse il cambio estero era facile e non fluttuava perché l'oro era lo standard.

L’avvento del sistema bancario centrale ha cambiato la situazione, poiché alcune banche centrali spendevano molto più delle loro riserve e dovevano sospendere la convertibilità. Durante la Prima Guerra Mondiale le banche centrali stamparono denaro che aveva una parvenza di legittimità con la promessa di futura convertibilità, ma in realtà erano in bancarotta. Il risultato era prevedibile: quelle valute che erano coperte da meno oro avevano un prezzo più basso. Alla fine arrivò l’iperinflazione, come il divorzio tra le celebrità.

Che tutti rimanessero in un gold standard era auspicabile poiché l’età dell’oro, La Belle Époque, aveva portato grande prosperità. La ragione principale è che l’oro rende molto più semplice il cambio estero e la sua scarsità rende difficile l'imbroglio.

Ma ecco il problema nel momento storico in cui ebbe luogo Bretton Woods: circa tre quarti di tutto l’oro del mondo si trovava negli Stati Uniti. Questo perché questi ultimi avevano grandi surplus commerciali rispetto ad altri Paesi ed essi spedivano oro negli Stati Uniti per bilanciare i cambi, anche se alla fine, quando finirono l’oro, gli Stati Uniti prestarono loro denaro. I Paesi in guerra in Europa erano spendaccioni poiché impegnati a combattere la Seconda Guerra Mondiale. Gli Stati Uniti avevano l’oro e, come il tizio con un enorme vantaggio in una partita di poker, avevano un’enorme influenza sul suo spostamento.

Ciò che i delegati a Bretton Woods decisero fu di aggiungere un livello indiretto: invece di tornare a un rigido gold standard, gli Stati Uniti avrebbero imposto a tutti gli altri un gold-exchange standard con il dollaro come sostituto dell’oro. Invece di utilizzare il metallo giallo per i saldi commerciali internazionali, il dollaro sarebbe diventata la valuta di riferimento. Gli Stati Uniti garantivano il cambio del dollaro con l’oro a $35 l’oncia, ma solo alle altre banche centrali. Undici anni prima degli Accordi di Bretton Woods ai cittadini statunitensi era già stato impedito di convertire dollari in oro attraverso l’Ordine esecutivo 6102 di Franklin D. Roosevelt.

L’accordo di Bretton Woods mise il dollaro al posto dell’oro come valuta per il commercio internazionale e successivamente conferì agli Stati Uniti un potere egemonico.


EGEMONIA DEL DOLLARO

Il motivo per cui il gold standard funzionava bene era perché nessuno stato poteva imbrogliare. La bilancia commerciale internazionale richiedeva una consegna reale di oro e ciò significava che qualsiasi stampa di denaro in eccesso avrebbe causato il deflusso dell’oro fuori dal Paese, provocandone infine la bancarotta.

Si supponeva che il gold-exchange standard avesse vantaggi simili, con la convertibilità dei dollari in oro che fungeva da protezione per qualsiasi eccesso di stampa di denaro da parte degli Stati Uniti. Eppure questo vincolo non fu realmente tale. Il gold-exchange standard diede agli Stati Uniti la capacità unica di stampare dollari e chiunque altro li doveva accettare, anche se non erano coperti dall'oro fisico. Non era più il metallo giallo a essere inviato per i pagamenti della bilancia commerciale internazionale, bensì i dollari.

La capacità di stampare denaro con cui ogni altro Paese regolava i propri scambi commerciali diede agli Stati Uniti più potere sul resto del mondo. Avevano il dominio monetario sugli altri grazie allo standard del dollaro. Erano sia un giocatore in campo che un arbitro. In un certo senso le due superpotenze del secondo dopoguerra adottarono strategie diverse per controllare le rispettive sfere d'influenza.

L’URSS usò la guerra, lo spionaggio e gli intrighi, mentre gli Stati Uniti usarono l’imperialismo monetario. Il soft power di questi ultimi tramite il dollaro si rivelò molto più efficace delle tattiche di guerra e di spionaggio dell’URSS. Infatti il dominio monetario degli Stati Uniti era così profondo che l’URSS dovette ricorrere all’eurodollaro per regolare i commerci internazionali.


L’EURODOLLARO

L’eurodollaro prende il nome dal fatto che le banche europee iniziarono a prestare dollari nonostante non fossero membri del sistema Federal Reserve. Attualmente molte più banche rispetto a quelle europee emettono prestiti in dollari sulla base della riserva frazionaria.

Dato che all’epoca c'era la Guerra Fredda, l’URSS non poteva ottenere prestiti in dollari dalle banche statunitensi, ma riuscì a ottenere prestiti dalle banche europee per saldare i commerci internazionali. Perché queste banche collaborarono? Ricordate che a quel tempo c’erano partiti comunisti in tutta Europa e rispondevano tutti a Mosca. Alcuni di questi membri fondarono banche che i sovietici finirono per utilizzare, ma il potere del dollaro era così grande che perfino l’Unione Sovietica dovette sottomettersi!

L’egemonia del dollaro aveva favorito gli Stati Uniti nel commercio internazionale, poiché divennero la banca centrale di tutte le altre banche centrali. Il sistema dell’eurodollaro esiste ancora oggi, in cui le banche non statunitensi prestano dollari e non solo in Europa, ma in molte altre parti del mondo. Di conseguenza le altre banche centrali manterranno i dollari in riserva e potranno poi essere utilizzati, attraverso la riserva frazionaria, per crearne di più. C’è un limite, però, perché tali dollari sono necessari per combattere una qualsiasi debolezza delle loro divise e prestare troppi dollari può rapidamente esaurire le loro riserve, lasciandoli vulnerabili all’iperinflazione.


IL PETRODOLLARO

Gli Stati Uniti abusarono del proprio potere di stampare denaro e diffondere inflazione dei prezzi nel resto del mondo, impegnandosi in molte spese dissolute. Programmi di assistenza sociale come Medicare e Medicaid furono avviati negli anni ’60 e altri come la previdenza sociale furono ampliati. Anche varie operazioni della Guerra Fredda furono finanziate con denaro fiat, la più costosa delle quali fu la guerra del Vietnam. Gli Stati Uniti pagarono tutti questi programmi stampando dollari che non erano coperti dall’oro e questa spesa innervosì le altre banche centrali.

Gran parte dell’oro era già stato riscattato all’inizio degli anni ’70 e l’offerta di dollari rispetto alle riserve significava che la FED era probabilmente in bancarotta. Quando sempre più Paesi iniziarono a minacciare di convertire i loro dollari in oro, Richard Nixon ne sospese la convertibilità nell’agosto 1971. La sospensione avrebbe dovuto essere temporanea, ma alla fine si rivelò permanente.

Senza dubbio Nixon pensava che tale sospensione avrebbe potuto essere abrogata una volta che il dollaro fosse tornato forte. Infatti lo stesso percorso era quello che aveva intrapreso molte volte la Banca d’Inghilterra nei suoi oltre 300 anni di storia, ma per rafforzare di nuovo il dollaro era necessaria una disciplina fiscale maggiore e la sospensione temporanea divenne rapidamente permanente dato che l’inflazione dei prezzi degli anni ’70 portò un notevole malessere nell’economia statunitense.

La sospensione della convertibilità dell’oro minacciò la supremazia del dollaro, così Nixon fece passare gli Stati Uniti al petrolio. La transizione fu un po’ dura e provocò una forte inflazione del dollaro negli anni ’70. In un certo senso l’inflazione dei prezzi degli anni ’70 era lo scotto per gli eccessi degli anni ’60, ma con il sostegno dell’Arabia Saudita gli Stati Uniti riuscirono a far diventare il dollaro la valuta mondiale di riferimento per il petrolio.

L’egemonia del dollaro ebbe quindi un intoppo negli anni ’70, ma continuò il suo dominio una volta che si affermò il petrodollaro.


EFFETTO CANTILLON MONDIALE

Gli Stati Uniti continuano ad avere questo privilegio esorbitante di poter stampare il denaro che il mondo usa per i saldi internazionali e ciò significa, tra le altre cose, scambiare dollari per beni e servizi provenienti da altri Paesi. Gli effetti sono sottili ma profondi.

Innanzitutto il denaro stampato viene generalmente speso prima negli Stati Uniti, pertanto tutti coloro che ci vivono traggono vantaggio dell’Effetto Cantillon. I cinesi, d’altro canto, devono aspettare di essere pagati per i loro beni che vendono negli Stati Uniti prima di mettere le mani sui dollari, pertanto le persone che vengono pagate negli Stati Uniti generalmente vengono pagate di più.

Questo può sembrare positivo, ma dato che la produzione manifatturiera può essere spostata l’Effetto Cantillon mondiale l'ha spinta all’estero. La manodopera è più economica nei Paesi che ci perdono da suddetto Effetto, quindi è naturalmente lì che si sposta la produzione manifatturiera. A partire dagli anni ’70 i posti di lavoro nel settore manifatturiero si sono spostati dagli Stati Uniti verso Paesi con manodopera molto più economica e ciò non solo ha significato la scomparsa di molti buoni posti di lavoro della classe media, ma anche che gli Stati Uniti sono diventati sempre più dipendenti dal settore manifatturiero estero che, in qualsiasi tipo di conflitto, li rende vulnerabili.

In secondo luogo le opportunità migliori e più redditizie si trovano negli Stati Uniti. Molte persone credono in una sorta di eccezionalismo americano, ma questo è solo narcisismo. Il motivo per cui ci sono tante persone ricche negli Stati Uniti è perché essi hanno la valuta di riserva mondiale. Il successo aziendale negli Stati Uniti si traduce in una ricompensa monetaria maggiore rispetto ad altri Paesi a causa dell’Effetto Cantillon. Più soldi circolano negli Stati Uniti e quindi il successo dà più ricompense. Di conseguenza sempre più persone vogliono trasferirsi negli Stati Uniti ed essi possono scegliere chi far entrare, il che porta all’effetto successivo.

In terzo luogo c’è una gigantesca fuga di talenti negli Stati Uniti. Le persone più ambiziose di altri Paesi vengono negli Stati Uniti e vivono molto meglio che nei loro luoghi d’origine. La fuga di cervelli significa che altri Paesi ne soffrono: i migliori e i più brillanti tra i Paesi in via di sviluppo votano con i piedi e non sono solo gli Stati Uniti a trarne vantaggio, ma anche quei Paesi generalmente più in alto nella scala dell'Effetto Cantillon. I Paesi ricchi diventano più ricchi in termini di capitale umano, mentre quelli poveri diventano più poveri. Gran parte della devastazione nei Paesi più poveri è sostanzialmente dovuta al fatto che sono tra le fila dei perdenti nell'Effetto Cantillon.


ORGANIZZAZIONE A TRE LETTERE

Ciò che è ancora peggio per questi Paesi più poveri è il governo autoritario dei Paesi più ricchi. Il colonialismo è in gran parte scomparso dopo la Seconda guerra mondiale, ma ora abbiamo il dominio economico attraverso l’egemonia del dollaro. Questo è ciò che comunemente viene chiamato imperialismo monetario.

Il metodo dell’imperialismo monetario degli Stati Uniti è attraverso l’uso di organizzazioni a tre lettere: FMI, BRI, WEF e Banca Mondiale sono alcune delle istituzioni utilizzate per questo dominio. Il funzionamento interno di queste organizzazioni va oltre lo scopo di questo articolo, ma essenzialmente concedono prestiti ai Paesi che sono tra le fila dei perdenti nell'Effetto Cantillon in modo da dominarli.

Il modo in cui funziona tale dominio è questo: le banche dei Paesi che sono tra le fila dei vincitori nell'Effetto Cantillon concedono prestiti ai Paesi che ci perdono; poi quando questi prestiti non vengono ripagati le organizzazioni a tre lettere intervengono per “salvare” le banche che hanno prestato questi fondi. Essenzialmente si fanno carico del prestito e ne prolungano la durata in cambio del controllo organizzativo sul bilancio del Paese. Tali restrizioni possono includere voci come una percentuale sul bilancio nazionale che può essere spesa per le infrastrutture. Spesso a questi governi indebitati viene richiesto di istituire una banca centrale indipendente, la quale può essere utilizzata per ovviare alla necessità di qualsiasi approvazione governativa. Tra le altre cose i Paesi sottomessi sono tenuti a vendere alcuni dei loro beni nazionali, come i diritti minerari o la terra, a società straniere, completando il processo di dominio.

In questo modo il denaro fiat viene usato per ottenere le risorse di un Paese in via di sviluppo.

Ciò che è interessante ora è che la Cina sta facendo qualcosa di molto simile con la sua Nuova via della seta: concede prestiti e si impossessa delle risorse di un Paese dopo che il denaro è stato mal gestito. La Cina sta entrando nel gioco dell’imperialismo monetario a cui gli Stati Uniti hanno sempre giocato.


OBBLIGO MORALE MONDIALE

Nell’ultimo articolo ho scritto che il potere della stampa di denaro a livello nazionale crea l’obbligo morale affinché gli stati risolvano ogni problema che un Paese potrebbe avere. Questo perché per chi non lo sapesse, il denaro fiat sembra gratuito e se si può usare il denaro per risolvere un problema e non lo si fa, allora uno può apparire come un grande idiota.

La stessa dinamica è estremamente accentuata sulla scena mondiale, tranne che, invece di individui o aziende che ottengono i benefici di vari programmi di welfare e di salvataggio, ci sono i Paesi. Ma chi è il garante? Beh, chi stampa i soldi ovviamente. E questo obbligo morale a livello mondiale spetta agli Stati Uniti in quanto controllori della valuta di riserva mondiale.

Il primo e più ovvio modo in cui gli Stati Uniti sono moralmente obbligati è il salvataggio delle altre banche centrali. Stabilire linee di swap o strutture temporanee di liquidità sono in realtà solo eufemismi per stampare grandi quantità di denaro per conto di un altro Paese. Abbiamo visto che la FED lo ha fatto per molte banche centrali durante la crisi sanitaria, pertanto se un Paese sta esaurendo i dollari per stabilizzare i tassi di cambio, gli Stati Uniti danno a queste banche centrali più munizioni.

Quei Paesi che non godono del favore degli Stati Uniti non dispongono di tale ancora di salvezza monetaria, come dimostrano le iperinflazioni di Venezuela, Zimbabwe e Libano. Il messaggio che arriva alle orecchie della comunità mondiale è chiaro: non fare arrabbiare gli Stati Uniti altrimenti non otterrete un piano di salvataggio quando ne avrete davvero bisogno. Pertanto ogni Paese è incentivato a seguire la linea di politica statunitense.

Gli Stati Uniti si assumono anche molte responsabilità a livello internazionale, soprattutto in materia militare e vengono coinvolti in molte guerre. Lo stesso vale per il precedente Paese con valuta di riserva mondiale, il Regno Unito. Se studite la storia, la marina e l’esercito del Regno Unito furono schierati in luoghi lontani come il Sud Africa, l’India e il Medio Oriente come parte del loro obbligo morale di mantenere la pace. Gli Stati Uniti fanno lo stesso oggi, inviando le proprie truppe in molti conflitti in tutto il mondo. La principale differenza tra il Regno Unito e gli Stati Uniti è che il primo aveva il possesso fisico delle colonie, mentre i secondi hanno il dominio monetario.

Gli Stati Uniti spendono tonnellate di denaro in diverse parti del mondo. I programmi per assistere altri Paesi iniziarono con il Piano Marshall e, subito dopo, con la guerra di Corea. A quel tempo gli Stati Uniti erano alla ricerca di alleati nella Guerra Fredda ed entrambe le azioni erano modi affinché potessero servire i propri alleati. Stamparono denaro per finanziare questi Paesi, ma chi furono i perdenti? In sostanza ogni altro Paese che non ricevette il denaro “gratuito”. Il dollaro, essendo la valuta di riserva, ha dato agli Stati Uniti il diritto di scegliere vincitori e vinti a livello mondiale.

Non sorprende se i maggiori alleati degli Stati Uniti si siano comportati straordinariamente bene durante l’egemonia del dollaro. Corea del Sud, Giappone, Europa occidentale, Singapore e Taiwan hanno tutti prosperato, in parte grazie alla posizione in alto nella scala dell'Effetto Cantillon. I pagamenti nei confronti degli alleati sono stati venduti come obblighi morali per la pace mondiale.

Il risultato è che gli Stati Uniti sono implicitamente una terza parte in ogni conflitto e poiché il dollaro è la valuta di riserva del mondo, tutto è nell’interesse degli Stati Uniti e finiscono per dominare qualsiasi discorso di pace, qualunque sia il conflitto.


STANDARDIZZAZIONE MONDIALE

A livello nazionale c’è una tendenza alla standardizzazione a causa del denaro fiat: le grandi aziende hanno bisogno di molti ingranaggi e la fornitura di questi diventa una responsabilità che le nazioni si assumono sotto forma di istruzione e licenze.

C'è un livello ancora più ampio di standardizzazione a livello mondiale e non sorprende che questa standardizzazione sia dominata dagli Stati Uniti. L'istruzione universitaria statunitense, soprattutto da parte delle scuole prestigiose, è ambita in tutto il mondo proprio perché una laurea conseguita in quei luoghi dà accesso a lavori ben retribuiti negli Stati Uniti e le richieste delle grandi aziende fanno sì che sistemi simili vengano istituiti ovunque. Anche le licenze tendono a essere molto simili, dominate da ciò che fanno gli Stati Uniti.

Ma più di questi standard “duri” ci sono gli standard “morbidi” della cultura. Gli Stati Uniti hanno stabilito un’egemonia culturale negli stessi luoghi in cui hanno l’egemonia del dollaro. Ciò è dovuto ai posti di lavoro desiderabili negli Stati Uniti a causa dell’Effetto Cantillon. Le persone di maggior successo in ogni Paese immigrano negli Stati Uniti e, avendo successo, vengono imitati. Queste persone saranno più americanizzate rispetto alla persona tipica e quindi i valori americani, in particolare quelli delle università e delle aziende, verranno esportati in ogni altro Paese.

Inoltre i film più costosi, la musica e i programmi TV più popolari proverranno tutti dagli Stati Uniti o avranno una forte influenza statunitense. Il motivo è che essi hanno più denaro e possono permettersi di sovvenzionare queste industrie. In pratica questo significa che ogni Paese usa l’inglese come seconda lingua e la maggior parte delle persone si standardizza verso i modi americani negli affari internazionali.


TENDENZA ALLA TIRANNIA

La tendenza alla tirannia a livello nazionale deriva dal fatto che chi stampa denaro si assume molte responsabilità e genera molta dipendenza. A livello mondiale questa dipendenza si manifesta in alleanze e la corrispondente tirannia si manifesta in quanto gli Stati Uniti dominano politicamente altri Paesi.

Possiamo vederlo molto chiaramente nella guerra in Ucraina, dove gli Stati Uniti hanno sostanzialmente coinvolto la maggior parte dei loro alleati nel conflitto chiedendo loro di contribuire con armi e denaro. Ma non è tutto. Comportamenti socialmente inaccettabili negli Stati Uniti diventano rapidamente socialmente inaccettabili ovunque. Infatti questo è lo scopo di molti incontri del WEF, in cui le élite si riuniscono per definire l’agenda per il futuro.

C'è una ragione per cui l'energia “verde” è universalmente popolare e perché l'energia nucleare è andata riducendosi ovunque negli ultimi 30 anni: le élite creano la cultura negli Stati Uniti e questa viene esportata altrove. C'è una ragione per cui le questioni transgender sono diventate improvvisamente un importante motivo di protesta in molti luoghi in tutto il mondo e perché BLM è diventato improvvisamente un problema in molti luoghi in tutto il mondo solo dopo esserlo diventato negli Stati Uniti. La visione elitaria viene scaricata sul popolo da coloro che controllano il denaro e il mondo intero è stato soggetto a essi.


FRAGILITÀ MONDIALE

Non tutto ciò che riguarda l’egemonia del dollaro è negativo. Uno dei vantaggi è che per la maggior parte del mondo alleato con gli Stati Uniti esiste la Pax Americana, o una pace basata sulla protezione dell’America. Tuttavia questa pace ha un costo: dipende dal commercio altamente interconnesso tra le grandi aziende sovvenzionate da ciascun governo, pertanto i prodotti che comprate contengono componenti provenienti da tutte le parti del mondo.

Inoltre il denaro fiat ha essenzialmente creato una o due aziende gigantesche che producono un singolo bene piuttosto che avere molti concorrenti. I chip per computer di un determinato processo di litografia, ad esempio, vengono creati solo da tre o quattro società, e TSMC è l'unica in grado di produrre in modo affidabile determinati tipi.

Questo è il risultato dell’ossessione per la scala prodotta dal denaro fiat, di cui ho parlato nei saggi precedenti: essa rende le merci più economiche ovunque e combatte l’ovvia inflazione dei prezzi, ma il compromesso è una fragile catena di approvvigionamento.

Abbiamo visto cosa significasse durante la crisi sanitaria, quando si è verificata un’enorme interruzione delle supply chain. La produzione non è molto robusta. Nel 2012 i produttori automobilistici hanno subito notevoli sconvolgimenti quando un unico fornitore di una resina speciale in Germania ha fatto esplodere un impianto.

La fragilità non riguarda solo le catene di approvvigionamento, c’è anche una fragilità economica mondiale e lo abbiamo visto nel 2008 con la Grande Crisi Finanziaria. Se ci pensate l’evento scatenante è stato un mucchio di titoli garantiti da ipoteca che non stavano dando più i loro frutti. Ciò a sua volta ha causato il caos nell’intera economia mondiale ed essa è talmente indebitata che qualsiasi flessione può innescare fallimenti a catena.

E non si tratta solo di aziende, ma di interi Paesi. Quelli che vengono salvati vengono sottoposti a una maggiore oppressione da parte dell’ordine monetario internazionale.

Interi Paesi vengono zombificati, diventano servitori dell'FMI o della Banca Mondiale e smettono di prendere decisioni per sé stessi. Il loro destino tende a essere molto cupo, poiché di solito sono gestiti da una piccola cabala di élite che controlla tutto e limita la libertà individuale. I Paesi zombi diventano un guscio vuoto e il sostegno delle organizzazioni a tre lettere consente a questa esistenza zombificata di protrarsi artificialmente nel tempo.


BITCOIN RISOLVE QUESTO PROBLEMA

L’egemonia del dollaro è una sorta di serendipità storica per gli Stati Uniti e ne hanno approfittato usando questo vantaggio per dominare il mondo. Il risultato è stato un mondo ingiusto ordinato secondo la gerarchia dell'Effetto Cantillon. Il miglior capitale umano è stato catturato dagli Stati Uniti anche se i dollari vengono esportati; i Paesi impoveriti diventano zombi al servizio di organizzazioni a tre lettere mentre vengono sfruttati per le loro risorse.

Bitcoin aggiusta l’egemonia del dollaro, perché elimina tale esorbitante privilegio. A differenza del denaro fiat, Bitcoin non è controllato a livello centrale e questa mancanza di controllo centrale significa che avremo condizioni di parità su scala mondiale. I Paesi zombificati verranno rianimati e avranno la possibilità di svilupparsi invece di essere sotto il controllo dei loro padroni. Risolveranno le proprie divergenze e otterremo più diversità invece del dominio degli Stati Uniti.

Il capitale umano sarà utilizzato meglio, perché le persone non dovranno trasferirsi negli Stati Uniti per sfruttare al massimo il proprio talento. Le giurisdizioni che garantiscono la massima libertà avranno più successo, non quella che riuscirà a stampare più denaro per il resto del mondo.

Mi piacerebbe concludere dicendovi che il dominio di Bitcoin è a portata di mano e che tutti questi cambiamenti sono proprio dietro l'angolo. Purtroppo penso che ci sia ancora molta strada da fare. Il dollaro continua a essere il punto di riferimento per ogni Paese, specialmente quelli che stanno attraversando un’iperinflazione, e ci vorrà del tempo prima che l’inflazione del dollaro sia sufficientemente evidente. Per le persone che soffrono di iperinflazione, il tasso storico di espansione del dollaro pari a circa il 7% annuo è un piccolo prezzo da pagare per avere qualcosa di minimamente stabile.

I veri cambiamenti avverranno quando il dollaro si sarà espanso così tanto da andare incontro a un’iperinflazione. Ciò, purtroppo, richiederà molto tempo. Forse questo potrebbe accadere più rapidamente in un mondo che ha due valute di riserva, diciamo un mondo con i BRICS da una parte e gli alleati degli Stati Uniti dall’altra. Ma state tranquilli, quando avverrà la transizione dal dollaro, sarà rapida. L’iperinflazione richiede molto tempo per avviarsi, ma una volta avviata, non è possibile fermarla perché non è possibile riconquistare la fiducia persa.

Fino ad allora è nostro compito come bitcoiner prepararci e non si tratta solo di accumulare sat, anche se questo è certamente necessario, ma costruire le infrastrutture per gestire l'ondata di domanda che sta arrivando.

Resistete e costruite perché un futuro migliore è alle porte.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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venerdì 26 aprile 2024

Cos'è andato storto?

 

 

di Francesco Simoncelli

Un brutto posto è dove siamo diretti. Tanto per cominciare cerchiamo di capire come ci arriveremo. Il periodo 1950-1980 non ha rappresentato grossi grattacapi in termini di problemi economici, ma poi è arrivato il successivo periodo di 40 anni: l'arco temporale 1980-2020 avrebbe dovuto essere il periodo più ricco della nostra storia, invece s'è rivelato un grande flop. Nonostante alcune delle più grandi innovazioni tecnologiche mai realizzate, i tassi di crescita sono diminuiti, i salari reali sono rimasti stagnanti e, secondo quasi tutti i confronti e gli indicatori, le cose sono andate male. “Cosa è andato storto?” è la domanda più importante nell’economia moderna. Le banche centrali non hanno stimolato abbastanza l'economia? Gli ultimi 40 anni sono stati il teatro dei più grandi stimoli monetari mai visti. Sfortuna? Dove? Come? Nel XIII secolo la peste colpì l’Europa e sterminò circa un terzo della popolazione; il Covid è stato un lieve fastidio al confronto. Non ci sono state grandi pestilenze negli ultimi 40 anni, nessun vero disastro climatico e nessun meteorite si è schiantato sulla Terra. Allora, cosa è andato storto? Un’ipotesi: la maggior parte del progresso degli ultimi 150 anni è venuto da macchine alimentate a combustibili fossili e quella svolta potrebbe aver raggiunto un punto naturale di declino dell’utilità marginale. Avanzamenti tecnologici in termini informatici? Certo, ma hanno generato solo guadagni marginali e incrementali.

Ciononostante non spiega ancora il sopraccitato rallentamento e certamente non spiega come i guadagni, così com'è stato, siano finiti maggiormente nelle tasche delle élite. Ed è forse più che una coincidenza che suddetto periodo abbia visto anche un’impennata mozzafiato nel numero delle stesse élite: dottorandi, ingegneri e scienziati, ma anche ingegneri sociali, policymaker e politici. Tutti si sono messi all'opera per cercare di migliorare le condizioni materiali della nostra vita. Hanno fallito tutti? Oppure il peso di così tanti miglioramenti ha trascinato al ribasso l’intera economia?

Una delle caratteristiche più insidiose delle linee di politica statali è che i “miglioramenti” sono ostinatamente duri a scomparire: le guerre vanno avanti per anni – a costi sconcertanti – anche se non c’è alcun guadagno all’orizzonte. Intere carriere vengono spese per combattere la Guerra alla droga, o la Guerra alla povertà, ad esempio, senza alcuna vittoria. Agenzie, progetti, commissioni, dipartimenti... l'elenco si allunga piuttosto che restringersi. I politici annunciano la creazione di una squadra destinata a fronteggiare l'emergenza e ottiene titoli, spazi per uffici e un budget. Dopo un po' non se ne sente più parlare; diventa eterna come il peccato, mentre le luci della ribalta si spostano sulla prossima crociata.

Questa è una caratteristica dello stato e del relativo apparato burocratico. Col passare del tempo la palude di programmi inutili, scrocconi, clientelisti e di crociate idiote diventa sempre più profonda. Imprenditori, riformatori e aspiranti innovatori lottano nel fango delle normative e annegano nella melma della politica.


QUANDO LE ÈLITE AL COMANDO RAGGIUNGONO LA DATA DI SCADENZA

Le élite controllano i media e la tendenza, in ogni sistema politico stabile, è quella in cui “la casta politica” manipola le leggi e il governo in modo da aumentare la propria ricchezza e potere. Il processo viene interrotto solo da qualche evento importante che le élite non possono controllare. Guerre o rivoluzioni hanno questo effetto – spesso cambiano le persone al vertice della piramide sociale, o le uccidono. Prima della rivoluzione francese, ad esempio, l’aristocrazia si era concessa privilegi esorbitanti – inclusa l’esenzione dalle tasse – permettendole di vivere nel lusso mentre la maggior parte delle persone era sull’orlo della fame. Le élite avevano il sistema che volevano e pensavano che sarebbe durato per sempre... solo che poi hanno tagliato loro la testa.

L’altra cosa che può forzare un grande cambiamento è una crisi finanziaria. L’iperinflazione cancella il valore dei crediti esistenti, sconvolge i rapporti tra chi ha/chi non ha e distrugge le promesse e le pretese delle élite. In una democrazia, ad esempio, queste ultime possono ancora promettere ricompense agli elettori, ma ormai la realtà è evidente a tutti: “Non ci sono più i soldi... degli altri”. Senza grossi shock, le persone al comando rimangono al comando e continuano a derubare tutti gli altri. I ricchi diventano ancora più ricchi; i poveri diventano (relativamente) più poveri. E il malcontento cresce. I 40 anni, dal 1980 al 2020, che avrebbero dovuto essere i più gloriosi della storia umana, si sono trasformati in un periodo sconcertante di patetica sottoperformance.

“Che cosa è andato storto?” è la domanda sul tavolo. Eppure gli economisti mainstream non se la pongono mai, perché sollevarla metterebbe in dubbio la loro competenza. Sono stati al posto di guida negli ultimi 40 anni; il fosso in cui si trova ora l'autobus economico è quello in cui hanno contribuito anche loro a farci finire. Fanno parte della “casta politica”, o dell’élite manageriale, che ha guadagnato tanto negli ultimi 40 anni. In Argentina sono loro le persone di cui Milei vuole ridurre la ricchezza e il potere; in confronto la roccia di Sisifo dev'essere stata un gioco da ragazzi.

La storia, quindi, per quanto possa mutare fa sempre rima con sé stessa e il periodo attuale non è diverso: una guerra e una rivoluzione sono in corso e stanno cambiando le componenti al vertice. Quando la gestione di un'azienda si rivela incompetente dopo l'ultima promessa di rimettere le cose a posto, non si può far altro che cambiare la classe manageriale e sostituirla con personale competente. I dipendenti nel frattempo soffrono per la mancanza di una guida che porti stabilità e prosperità alla “grande famiglia” dell'azienda e spesso vengono chiamati a compiere sacrifici. Ovviamente di durata temporanea. Vi ricorda qualcosa? Più che essere andato storto qualcosa, potremmo dire che l'avidità, l'arrivismo e la scarsa competenza di alcuni personaggi nella sfera pubblica hanno accelerato il processo di disintegrazione socioeconomico di cui parlava Mises quando, in Planned Chaos, descrisse la deriva che intraprende la società quando il linguaggio base attraverso il quale parla viene costantemente contaminato: i prezzi.


I PREZZI: CINGHIA DI TRASMISSIONE DEL MALESSERE ECONOMICO

La manomissione delle normali fluttuazioni dei prezzi è portata avanti tramite due fattori principali. Il primo è la creazione di denaro, ovvero troppe unità monetarie rispetto ai beni disponibili. Le banche centrali di tutto il mondo hanno inondato il sistema con valuta fiat sin dalla crisi del 2008 e la crisi sanitaria del 2020 ha fatto deragliare ancor di più questa tendenza disastrosa. Gli stimoli monetari e fiscali che hanno caratterizzato quel periodo hanno rappresentato la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. L’altra causa principale è la carenza, o l’interruzione, delle risorse chiave, tra cui petrolio ed energia. Tenete presente che la guerra in Ucraina ha tagliato fuori l’Occidente da ampie porzioni del mercato russo e la guerra a Gaza ha portato gruppi in Medio Oriente, come gli Houthi, a impedire a una moltitudine di navi mercantili e petroliere di attraversare il Mar Rosso.

Di per sé ciascuno di questi eventi sembra una piccola minaccia per le catene di approvvigionamento mondiali, ma quando si accumulano gli effetti essi diventano dannosi. Per ora il fattore più importante è l’aumento dei prezzi dell’energia, perché questa è la risorsa chiave che consente a tutta l’agricoltura e al settore manifatturiero di funzionare. Ogni volta che i prezzi del petrolio aumentano, vedrete aumentare i prezzi di tutto il resto. Questo è il motivo esatto per cui l’amministrazione Biden ha continuato a vendere sul mercato le riserve petrolifere strategiche negli ultimi due anni. Era il loro modo di abbassare i prezzi del petrolio al fine di mitigare o nascondere gli effetti maggiori dell’inflazione. Ora che tali riserve devono essere ricostruite e il petrolio acquistato (a un prezzo molto più alto), i prezzi mondiali dell'oro nero, e i prezzi al consumo in particolare, si stanno nuovamente impennando.

Finora infatti i prezzi alimentari hanno mostrato un aumento a doppia cifra e anche se l’IPC fa registrare un “rallentamento” dell’inflazione complessiva, ciò non significa che i prezzi scenderanno tanto presto. Quando i media generalisti pubblicizzano un ribasso nell'indice dei prezzi al consumo, quello che di solito non menzionano è che tale statistica rappresenta solo l’aumento dei prezzi: un IPC più basso non significa che i costi delle cose sugli scaffali scenderanno. L’inflazione dei prezzi è cumulativa. Ciò significa che l’aumento dei prezzi alimentari non scomparirà, solo che non sta aumentando tanto velocemente come prima. Non è un caso, poi, trovare articoli sul Corriere come questo in cui la colpa viene addossata principalmente “all’avidità”: le aziende fanno pagare troppo i prodotti alimentari. In altre parole, dare la colpa alle imprese e lasciare fuori del tutto banca centrale e stato. Finora non ci sono prove concrete a sostegno della cosiddetta Greedflation. Ogni azienda ha spese uniche, spese generali uniche, costi industriali unici, controllo di qualità unico e costi delle risorse unici; i profitti di un’azienda saranno diversi da quelli di un’altra azienda. Detto questo, ci sono costi universali che sono direttamente correlati all’aumento dei prezzi, indipendentemente dall’azienda, e che includono energia, manodopera e materie prime.

Il PPI è molto più alto oggi rispetto al 2020, insieme ai prezzi del petrolio e del gas. Ogni risorsa di base utilizzata dalle aziende per realizzare prodotti è aumentata di valore e quindi costa di più produrla. L’agricoltura in particolare è fortemente influenzata dai prezzi del petrolio, nonché dai prezzi dei fertilizzanti e delle attrezzature agricole, per non parlare dell’aumento dei costi della manodopera. I media generalisti vogliono farvi credere che i prezzi alti dei prodotti alimentari presto saranno un ricordo del passato e, per ingannarvi, devono convincervi che la causa è qualcosa che può essere “controllato” o “regolamentato”. Non vi è alcuna indicazione che i costi agricoli smetteranno di aumentare nel prossimo futuro, quindi ciò significa che ogni anno il cibo costerà di più rispetto all’anno precedente.

L'IPC è uno strumento per misurare gli aumenti medi dei prezzi di prodotti e servizi in un ampio spettro. Molte di queste voci non sono necessarie e quindi diluiscono l’inflazione effettiva che vediamo nelle spese quotidiane. Se dovessimo considerare la media delle necessità quotidiane, come immobili, energia, cibo, ecc., l’indice dei prezzi al consumo sarebbe molto più alto. E infatti questo punto è stato dimostrato anche empiricamente da un recente paper di Marijn Bolhuis, Judd Cramer, Karl Schulz e Larry Summers. Per quanto questa scoperta non sia niente di nuovo nell'ambiente accademico, gli autori del documento sopraccitato hanno costruito una versione alternativa dell'IPC che includesse “pagamenti degli interessi sui mutui, pagamenti degli interessi per prestiti auto e per altri consumi non immobiliari, e prezzi di leasing per veicoli”. Ciò che hanno scoperto è che la loro misura alternativa del tasso d'inflazione ha raggiunto il picco intorno al 18% nel novembre 2022 ed è rimasta notevolmente più in alto rispetto a quanto abbiano mostrato i calcoli ufficiali dell’IPC.

Gli autori di tale paper hanno mostrato che la loro misura alternativa dell’inflazione dei prezzi è in grado di spiegare perché la fiducia dei consumatori rimane bassa. Inoltre hanno mostrato che questo non è un fenomeno esclusivo degli Stati Uniti, dato che forniscono prove provenienti da 10 Paesi che le variazioni dei tassi d'interesse possono spiegare le fluttuazioni della fiducia dei consumatori che altri indicatori economici non possono spiegare. Indipendentemente dal fatto che si pensi che l’IPC debba includere i tassi d'interesse e/o i prezzi degli asset, è chiaro che i consumatori tengono conto di questi costi quando valutano il costo della vita e descrivono le loro opinioni sullo stato dell’economia.


MISMATCH DOMANDA/OFFERTA

Abbiamo ricordato di come l’inflazione dei prezzi sia principalmente il risultato dell’offerta di denaro che cresce più velocemente della domanda, ma anche la domanda e l’offerta dei beni fluttuano nel tempo il che si traduce in cambiamenti nei prezzi (relativi) e nelle quantità. Tali cambiamenti sono diventati più marcati dall'inizio dei lockdown, i quali hanno segnato un'accelerazione della de-globalizzazione e un accorciamento delle catene di approvvigionamento. Gli Stati Uniti, in particolar modo, hanno iniziato a rimpatriare a ritmo battente quelle società che in passato avevano delocalizzato altrove (soprattutto in Cina) e a incentivare l'importazione di capitali finanziari. In breve, hanno capito che la guerra finanziaria contro il resto del mondo stava entrando in una nuova fase e l'indipendenza energetica/finanziaria sarebbe diventata cruciale per ottenere un vantaggio strategico. Il periodo pre-2016, il quale aveva portato a una distensione mondiale e a un allungamento delle supply chain, è finito e con esso adesso le supply chain si stanno accorciando. Questo processo porterà inevitabilmente degli scossoni di prezzo improvvisi all'interno dei mercati finanziari mondiali, soprattutto in quello delle commodity e materie prime.

Anche qui, “Che cosa è andato storto?” In parole povere, la ZIRP delle banche centrali ha alimentato un mercato sintetico (derivati) nel settore delle commodity che ha creato (artificialmente) un'offerta illusoria a fronte di una domanda del sottostante in organica salita. Nel momento in cui il treno delle banche centrali ha staccato la spina alla linea di politica dei tassi a zero, l'offerta illusoria ha smesso d'essere tenuta in vita artificialmente e ha iniziato il suo percorso di doveroso ravvedimento con la realtà. Al contrario la domanda del sottostante ha continuato a salire in modo naturale. Inutile dire che man mano che viene a galla l'ingegneria finanziaria del passato e i player coinvolti fanno i salti mortali per non finire a gambe all'aria, ecco che i movimenti nervosi dei prezzi diventeranno una norma che ci accompagnerà nel tempo a venire.

A tal proposito, quindi, non sorprende più di tanto vedere prezzi del caffè o del cacao che schizzano alle stelle. Né sorprende vedere l'oro fare nuovi massimi. La radice di tutti i mali in questa storia è solo una: il mercato degli eurodollari. Per quanto le banche centrali abbiano la loro parte di colpe nel caos economico che si sta dipanando oggigiorno, la riserva frazionaria e la leva finanziaria cui è stato sottoposto tal mercato hanno rappresentato un danno ben peggiore. L'abuso degli eurodollari, a scapito degli Stati Uniti usati come garanzia, ha creato una selva intricata di titoli tossici che adesso vagano per i bilanci dei vari player finanziari del mondo i quali pregano (letteralmente) di non essere loro ad avere questa immondizia qualora dovessero scattare gli allarmi di una prossima criticità sistemica. Avere flussi di capitali finanziari in entrata, rimpatriare industrie strategiche, accorciare la filiera industriale, ecc., tutte queste mosse sono un vantaggio non indifferente alla proverbiale race to the bottom che stiamo vendendo. Impediscono d'avere forti contraccolpi nel momento in cui i vari vasi di vermi vengono scoperchiati. Ecco perché in Europa si sta parlando di come affrontare il “problema” dei risparmi europei che volano disperati negli Stati Uniti per trovare sicurezza. Solo che la “soluzione” proposta prevede Letta e il potenziamento dei criteri ESG.

A parte l'unica azienda olandese che è coinvolta nella filiera dei semiconduttori, l'industria europea ormai non ha niente che produca valore aggiunto. L'unica cosa che sa fare è rubarlo agli altri attraverso la regolamentazione. Ma questo a sua volta è un disincentivo a fare affari nel continente, spalancando invece le porte ai Paesi arabi, asiatici e africani. Il sintomo di questa malattia è evidente nel seguente grafico, il quale ci mostra  come l'euro abbia perso appetibilità a livello internazionale come mezzo di saldo commerciale.

Ed essendo anche un Paese importatore di materie prime, diventa ulteriormente chiaro il motivo per cui le fluttuazioni violente nel mercato delle commodity siano destinate a rimanere alte. Oltre ai meri scopi industriali qui si tratta sostanzialmente di tornare ad avere qualcosa di tangibile a fronte di un mercato finanziario che in passato ha creato talmente tante illusioni (nell'offerta) da impedire di capire a un certo punto cosa fosse vero e cosa no. Di conseguenza la narrativa a supporto della salita dell'oro, dei metalli preziosi e delle commodity in generale che li raffigura come una protezione contro l'inflazione dei prezzi, è incompatibile con quanto sta accadendo oggi e con quanto accaduto anche in passato: non abbiamo una crisi monetaria bensì una finanziaria, quindi la percezione di riserva di valore è quel fattore che sta determinando la salita degli asset sopraccitati. Altrimenti non avremo il dollaro, nonché i T-bond, che si apprezzano e che rappresentano altresì strumenti finanziari indispensabili per superare la tempesta in atto. Forse è proprio con il passaggio all'SOFR e alla conseguente contrazione del mercato dei “dollari ombra” che gli USA hanno ricoperto infine il ruolo di nazione con la valuta di riserva mondiale: adesso chiunque voglia accedere a un mercato finanziario e dei capitali liquido deve comprare dollari; adesso chi vuole proteggere la propria divisa dalle fluttuazioni violente nei mercati dei cambi deve vendere titoli di stato americani oppure usarli come collaterale per ottenere prestiti. Niente più pasti gratis dal sistema bancario ombra.

E questo ci riporta al discorso delle commodity, perché rappresentano una via di fuga da un sistema al collasso. Nonostante la spesa in deficit dello zio Sam rappresenti una criticità per il Paese a livello fiscale e di tenuta dei conti, i titoli del Tesoro sono relativamente scarsi se si osservano le cose a livello internazionale e di un sistema finanziario che per decenni ha fatto ricorsi ai finanziamenti a tassi ridicoli per operare. In assenza di questa opzione bisogna accontentarsi di qualcosa che sia tangibile e abbia usabilità nel mondo reale, non un titolo alla cui base non c'è sottostante credibile. A tal proposito anche Bitcoin rientra in questa categoria, data la certezza matematica con la quale funziona il suo protocollo e l'immutabilità della sua blockchain. Per ricordarlo, adesso gli investitori non vanno cercando una protezione contro l'inflazione dei prezzi, ma una riserva di valore credibile che permetta di avere per le mani qualcosa di concreto in un mondo finanziario che deve ripulirsi da decenni di distorsioni, contorsioni e artifici vari. Nel frattempo il comparto industriale deve anch'esso sopravvivere e data l'estensione che è arrivato nel tempo a incarnare, avrà bisogno di input la cui domanda/offerta deve riallinearsi con la realtà.

Tutto ciò è sostanzialmente alla base del rialzo marcato dei prezzi di Bitcoin, delle commodity e dei metalli preziosi. Di conseguenza, a parità di domanda, bisogna aspettarsi ulteriori squeeze nell'offerta delle commodity, come ci ricorda anche HSBC.

Infatti, dopo caffè e cacao, il prossimo candidato per un'impennata dei prezzi potrebbe essere lo stagno. Come il nichel e altre materie prime, lo stagno è soggetto a forti short squeeze e i trader lo hanno scoperto nel 2022 dopo che un evento simile ha interrotto le negoziazioni del nichel sull’LME. La riduzione dell'offerta avviene in un momento in cui le scorte di stagno sono crollate del 47% quest'anno a 4.045 tonnellate. Il prezzo spot del metallo viene scambiato con un premio rispetto al contratto futures a tre mesi, producendo una struttura nota come backwardation. Una situazione simile l'abbiamo sperimentata negli ultimi due anni con l'impennata del litio, la cui domanda, però, è stata pompata ad hoc dal chiacchiericcio Green sulle auto elettriche. Ora che la bolla di quest'ultime si sta sgonfiando, soprattutto perché i criteri ESG vengono abbandonati da Wall Street, il prezzo del litio sta subendo anch'esso una correzione.

Discorso diverso per il comparto energetico, soprattutto i combustibili fossili e l'uranio, dove quest'ultimo è il “diamante grezzo” di quello che si prospetta essere la vera energia pulita del futuro.


SOBRIETÀ FISCALE = DISINTOSSICAZIONE DIFFICILE DA ACCETTARE

La guerra tra le élite, l'azzardo morale per sopravvivere alle sconsideratezze economiche del passato, i tradimenti usando l'eurodollaro e il caos nelle catene di approvvigionamento sono tutti legati da un filo rosso che rende la spesa in deficit degli Stati Uniti l'unico parametro che tiene ancora in vita i suoi aguzzini. Ecco perché c'è stata lotta serrata e senza esclusioni di colpi affinché venisse approvato l'ultimo pacchetto di aiuti di guerra. L'amministrazione Biden, così come il Congresso degli Stati Uniti, è infiltrato da personaggi che lavorano contro la nazione e sanno quali leve muovere durante le situazioni di emergenza. Quella di oggi è una situazione di super emergenza per loro, dato che il rubinetto monetario che alimentava il flusso degli eurodollari è stato chiuso. Powell, infatti, sta forzando sobrietà monetaria alla Federal Reserve, cercando al tempo stesso di forzarla anche a livello fiscale, ma quest'ultimo è un compito di gran lunga più arduo di quello che sta portando avanti col suo “higher for longer”.

Più gli Stati Uniti vengono impantanati in un conflitto estero, più saranno costretti a spendere dal punto di vista fiscale e quindi far circolare dollari e T-bill/T-bond in giro per il mondo. L'espansione dei BRICS per permettere alla Cina di allungare l'elenco di nazioni da cui poter attingere in caso di crisi, la decrescita volontaria dell'Europa in una sorta di modalità stand-by e il saccheggio della propria classe media per sopravvivere al cambiamento epocale introdotto dal 2022 dagli USA, rappresentano una riorganizzazione dettata dalla disperazione e dal panico. Bisogna ricordare, per l'ennesima volta, che i confini nazionali servono solo a giustificare davanti alla popolazione il loro uso come “scudi umani fiscali”. A tal proposito la scuola pubblica è un'ottima fucina per il lavaggio del cervello. Sopra la loro testa c'è una cupola mafiosa che usa la popolazione come carne da cannone nei propri giochi geopolitici e come ogni cupola mafiosa che si rispetti essa è composta da clan/famiglie che possono finire in lotta tra loro.

Quindi non sorprende se a volte un personaggio pubblico o un partito politico che sembravano dalla “nostra parte” fanno inversione di marcia e abbracciano nuove idee. Le alleanze vengono strette per essere rispettate... almeno all'inizio. Poi il tempo e le circostanze dettano il passo. Il punto è che le persone che muovono i personaggi pubblici (addetti alla comunicazione) non hanno pagine su Wikipedia, né hanno bisogno di ottenere visibilità. Sono quelle stesse forze che, ad esempio, stanno lavorando per disinnescare un'escalation in Medio Oriente. Infatti la recente risposta dell'Iran all'attacco di una sua sede diplomatica in Siria da parte di Israele è il perfetto esempio di guerra asimmetrica. Le regole d'ingaggio sono cambiate, far sciamare droni è più economico, ciononostante non sono cambiate le manovre sotterranee per evitare guai più grossi a seguito di errori di valutazioni. Quando, ad esempio, venne ucciso Soleimani la rappresaglia iraniana si scagliò su truppe statunitensi di stanza in Iraq; fu un attacco mirato e senza grosso clamore. Un messaggio mafioso. Gli USA compresero, Trump in particolare, di essere stati spinti a fare un passo più lungo della gamba (molto probabilmente dallo stesso Netanyahu) e lasciarono cadere la cosa.

Oggi accade la stessa cosa con gli americani che suggeriscono a Israele di lasciar cadere la cosa, il problema però è che la carriera politica di Netanyahu è agli sgoccioli e l'unica cosa che la tiene in piedi è la sua aggressività bellica. In assenza di nemici, lui è bello che cotto. È un animale all'angolo, potremmo dire, e in quanto tale pericoloso. Per quanto l'opposizione interna al partito di Netanyahu sia un male peggiore (esseno in sintonia con la cricca di Davos), i suoi interessi personali stanno avendo la meglio sulle alleanze. Ricordate che non è un caso che lo stato d'Israele si trovi proprio lì dov'è, dato che è circondato da popoli tanto violenti quanto quello israeliano. Gli attentati terroristici sono stati perpetrati sia dai palestinesi che dagli israeliani, non c'è nessuna verginella illibata in questa storia ma tanta intromissione inglese (come al solito) a scatenare inutili vespai. Temo quindi che l'unica soluzione per Netanyahu sia quella di cercare a tutti i costi l'escalation con l'Iran e un confronto diretto, tirandoci dentro anche gli Stati Uniti che si vedrebbero conseguentemente confrontati con la Cina.

Quest'ultima, infatti, ha interessi economici in Iran e ovviamente farà il possibile per proteggere i propri asset. Interverrà direttamente a quel punto? Probabilmente no, incanalando supporto militare e finanziario in Iran attraverso la Russia. Ciononostante è una pentola a pressione che fischia rumorosamente: la risposta dell'Iran è stata necessaria per non perdere la faccia, ma al contempo testare il sistema di difesa israeliano senza offrire il fianco a un'ulteriore risposta della controparte. Ma dato il contesto storico e la carriera politica di Netanyahu in gioco (e forse non solo quella), c'è da aspettarsi che la polvere ricada a terra da qui in poi? Attualmente i mercati del petrolio stanno scontando un rallentamento delle ostilità, anche perché le guerre sono troppo costose per essere combattute con tassi alti, inflazione dei prezzi alta e prezzi dell’energia alti.

Gli stati produttori di petrolio possono continuare a rallentare la produzione e recuperare i barili perduti con prezzi più alti. Jerome Powell ha ribadito la sua posizione: non c'è alcun motivo per prendere in considerazione un taglio dei tassi in questo contesto. I mercati obbligazionari cominciano a credergli, avendo ormai scontato quasi tutti i tagli dei tassi previsti all'inizio dell'anno. Chissà che a questo punto non sorprenda tutti e prima della fine dell'anno faccia entrare in scena un nuovo rialzo dei tassi. Malgrado ciò sarà felice di mantenere il 5,5% e di continuare a ridurre il bilancio della FED, lasciando al Congresso il compito di correggere il lato fiscale dell’equazione.


CONCLUSIONE

“Cos'è andato storto?” è la domanda che ci siamo posti oggi. Come mai le persone più ricche del mondo, in quello che avrebbe dovuto essere il periodo più ricco della loro storia – 1980-2020 – hanno fatto così pochi progressi e, in realtà, sono regredite in base alla maggior parte dei parametri?

La potatura, così come nel settore botanico, è altrettanto vitale nella vita di tutti i giorni: le imprese vanno a gambe all’aria, gli investimenti falliscono, le persone vengono licenziate, le mogli chiedono il divorzio, i clienti si rivolgono al concorrente, la gente muore. Il rumore delle motoseghe è continuo e i rami non necessari, o improduttivi, vengono tagliati. In un certo senso, l’idea alla base delle politiche statali e delle banche centrali negli ultimi vent’anni e più è stata quella di spegnere le motoseghe. Il legno morto è stato sostenuto da tassi d'interesse artificialmente bassi; le cattive idee sono state finanziate con prestiti al di sotto del tasso d’inflazione; gli “investimenti” senza speranza hanno attirato miliardi di denaro. Non c'era disciplina, nessuna correzione. Con i prezzi fasulli, molto spesso non c’era modo di dire cosa fosse un buon uso del denaro e cosa no.

E l'esempio di potatura e motoseghe non è stato preso a caso. Infatti la prima cosa che viene in mente è l'Argentina, quel Paese che era il più ricco in termini di prodotto interno lordo pro capite verso la fine del diciannovesimo secolo, ma che ora si colloca al sessantatreesimo posto. Non c’è nulla di sorprendente nella spirale discendente in termini di prosperità di cui ha sofferto: è stato il risultato di un ingrandimento ipertrofico dello stato e delle sue agenzie governative. Rispetto ad altri Paesi del Sud America, le amministrazioni dell’Argentina non hanno usato il militarismo per controllare le persone, bensì il controllo burocratico. Invece di un esercito di soldati, gli argentini si trovano di fronte a un esercito di burocrati che vivono a spese del settore produttivo. In nome del cosiddetto “interesse nazionale” ciò che dovrebbe essere gestito dall’impresa privata viene invece controllato dai burocrati. L'inefficienza è diventata dilagante.

Lo stato incoraggia il collettivismo perché crea divisioni all'interno della società e crea una distinzione “amico-nemico”: Divide et impera attraverso la creazione di miti. Uno di questi è l'interventismo statale negli affari economici per aggiustare le cose, ma è ormai evidente il danno causato da questo approccio ideologico. Fortunatamente la più recente elezione di Milei potrebbe spingere l’opinione pubblica verso il libero mercato, ma la strada da percorrere è ancora lunga. Egli infatti sta cercando di ridimensionare l'apparato burocratico e le sue regolamentazioni, oltre a risolvere i problemi monetari della nazione. Smantellare l’esercito di burocrati si rivelerà un compito arduo da portare a termine, perché non è in gioco solo l'interesse di questa casta, ma anche quello di molte persone che non fanno parte di tal sistema di saccheggio ma ne sono comunque vittime e, al tempo tesso, beneficiari. In questa guerra sono usati come scudi umani dai burocrati.

L’elemento più significativo del periodo 1980-2020 è stato il debito pubblico. Ogni unità monetaria è un segno di vergogna. I baby boomer volevano “qualcosa in cambio di niente” e l’hanno ottenuta lasciando il conto ai loro figli e alle loro figlie. Le generazioni più giovani pagheranno, probabilmente per tutta la vita e probabilmente sotto forma di caos finanziario, guerra e prezzi più alti per beni e servizi forniti ai loro predecessori.


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