Visualizzazione post con etichetta votare. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta votare. Mostra tutti i post

mercoledì 27 agosto 2025

“Tirannia sotto mentite spoglie”: la democrazia sopravviverà in Europa?

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

____________________________________________________________________________________


di Guy Milliére

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/tirannia-sotto-mentite-spoglie-la)

14 febbraio 2025. Il vicepresidente degli Stati Uniti, J. D. Vance, tiene un discorso in Germania alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco.

Il pubblico si aspetta che parli di politica estera, geopolitica e minacce che gravano sul mondo.

Afferma invece che la minaccia più preoccupante oggi è “la minaccia interna, il ritiro dell'Europa da alcuni dei suoi valori più fondamentali”.

Aggiunge che i Paesi e le istituzioni europee stanno minando la democrazia e la libertà di parola, e ne fornisce degli esempi.

“Un ex-commissario europeo”, afferma Vance, “è apparso di recente in televisione e si è detto entusiasta del fatto che il governo rumeno avesse appena annullato un'intera elezione”.

Infatti Thierry Breton, ex-commissario europeo per il mercato interno, ha ammesso in un'intervista per un'emittente televisiva francese che la Corte costituzionale rumena si è piegata alle pressioni dell'UE e ha annullato le elezioni presidenziali del Paese perché il candidato di destra, Călin Georgescu, aveva buone probabilità di vincere. “Lo abbiamo fatto in Romania”, ha detto Breton, “e ovviamente dovremo farlo, se necessario, anche in Germania”.

Il 26 febbraio, quando Georgescu si è presentato per registrarsi come candidato per la ripetizione delle elezioni presidenziali, organizzata pochi mesi dopo le elezioni annullate, è stato arrestato dalla polizia e accusato di “tentativo di sovvertire l'ordine costituzionale”. Ad oggi le autorità rumene non hanno fornito  alcuna prova a sostegno di tale accusa.

“La stessa cosa potrebbe accadere anche in Germania”, ha affermato Vance nel suo discorso di Monaco.

Il partito di destra Alternativa per la Germania (AfD), che ha partecipato alle elezioni parlamentari tedesche del 23 febbraio, è arrivato secondo con il 20,8% dei voti. L'Unione Cristiano-Democratica (CDU), di centro-destra, che ha ottenuto la maggioranza dei voti (28,5%), ha invece scelto di boicottare AfD e di formare un governo con il Partito Socialdemocratico (SPD), di centro-sinistra, che aveva formato il precedente governo e che i tedeschi avevano appena respinto, ottenendo solo il 16,4% dei voti.

Il nuovo cancelliere tedesco, il leader della CDU Friedrich Merz, aveva dichiarato durante la campagna elettorale: “Non collaboreremo con il partito che si definisce Alternativa per la Germania, né prima [delle elezioni], né dopo, mai”.

Merz ha mantenuto la parola data. Subito dopo le elezioni l'intelligence interna tedesca ha definito AfD “organizzazione estremista” e “minaccia per la democrazia”. La motivazione addotta è stata che AfD è “anti-immigrazione e anti-musulmana”. Potrebbe addirittura essere messa al bando dal governo.

Vance ha continuato:

Guardo a Bruxelles, dove i commissari dell'UE avvertono i cittadini che intendono chiudere i social media in periodi di disordini civili, nel momento in cui individuano ciò che ritengono essere un “contenuto d'odio”.

Infatti, nel 2022, l'Unione Europea ha adottato il Digital Services Act (DSA) che dovrebbe “proteggere i diritti degli utenti dei social media” e “fornire un ambiente online più sicuro” “limitando la diffusione di  contenuti illegali e dannosi”. Non è stato definito cosa costituisca “contenuto illegale e dannoso” e potrebbe essere qualsiasi cosa la Commissione Europea definisca come tale, insieme al diritto di imporre multe e chiudere i siti web.

Sebbene le affermazioni di Vance fossero inconfutabili, i funzionari presenti hanno immediatamente espresso il loro sgomento.

L'ex-cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha affermato che le osservazioni di Vance “non erano appropriate”,  aggiungendo:

Mai più fascismo, mai più razzismo, mai più guerra d'aggressione [...]. Le democrazie odierne in Germania e in Europa si fondano sulla consapevolezza storica che le democrazie possono essere distrutte da antidemocratici radicali [...] abbiamo creato istituzioni che garantiscono che le nostre democrazie possano difendersi dai loro nemici e regole che non restringono o limitano la nostra libertà, ma la proteggono.

Il Ministro degli esteri francese, Jean-Noël Barrot, ha dichiarato che “la libertà di parola è garantita in Europa”.

Il primo ministro britannico, Keir Starmer, ha osservato:

Nel Regno Unito abbiamo avuto libertà di parola per moltissimo tempo e durerà per moltissimo tempo [...] per quanto riguarda la libertà di parola nel Regno Unito ne sono davvero orgoglioso.

Christoph Heusgen, presidente della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, al termine della stessa  ha affermato che le osservazioni di Vance avevano raffigurato l'Europa come “un incubo a occhi aperti [...]. Dobbiamo temere che la nostra base comune di valori non sia più comune”. Poi è scoppiato a piangere.

È possibile che la “base comune di valori” che un tempo legava Europa e Stati Uniti non sia più comune. Se ciò è vero, è per le ragioni elencate da Vance: i leader e i governi europei si sono allontanati da ciò che un tempo legava Europa e Stati Uniti, come la libertà di parola e le elezioni libere ed eque, i cui risultati vengono effettivamente sanciti ad hoc.

L'argomentazione di Scholz sul fascismo, il razzismo e la minaccia alla democrazia è infondata, se non addirittura un'inversione dei fatti. Georgescu non ha rilasciato dichiarazioni fasciste o razziste e non ha mai minacciato la democrazia. Al contrario, ha affermato la sua volontà di difendere la sovranità nazionale e la civiltà occidentale, e si è dichiarato vicino alle posizioni dell'amministrazione Trump che non sono né fasciste né razziste.

Nel 2018 il politico dell'AfD, Alexander Gauland, affermò che “Hitler e i nazisti sono solo un granello di polvere in più di 1.000 anni di storia tedesca”.

Nel 2017 Björn Höcke, leader dell'AfD nel Land tedesco della Turingia, definì il Memoriale dell'Olocausto di Berlino un “memoriale della vergogna”.

Ma le parole di Gauland e Höcke non rappresentano la linea del partito AfD. Gauland chiarì le sue osservazioni solo pochi giorni dopo, affermando:

Molti hanno visto l'espressione come una banalizzazione inappropriata [...] niente potrebbe essere più lontano dalla realtà e mi rammarico si sia creata una simile impressione [...]. Mi rammarico dell'impressione che ne è derivata. Non è mai stata mia intenzione banalizzare o deridere le vittime di quel sistema criminale.

La motivazione fornita dall'intelligence interna tedesca per definire l'AfD come “organizzazione estremista” non è né fascismo né razzismo. Infatti nessun leader dell'AfD sostiene posizioni fasciste o razziste e, ciò che in realtà potrebbe risultare discutibile per molti europei, è che l'AfD è “il partito più filo-israeliano e filo-semita” in Germania.

“Questa non è democrazia”, ha affermato il Segretario di Stato Marco Rubio a proposito della decisione dell'agenzia di intelligence interna tedesca, “è tirannia mascherata”.

Ironia della sorte negli Stati Uniti il Comitato Nazionale Democratico (DNC) ha annullato l'elezione di David Hogg e Malcolm Kenyatta come vicepresidenti del DNC, apparentemente per “motivi procedurali”. Dopo la sua elezione Hogg ha dichiarato di voler raccogliere fondi per sostenere gli sfidanti alle primarie dei democratici in carica. A giugno il DNC prenderà  in considerazione una ripetizione delle elezioni, presumibilmente nella speranza di ottenere un risultato predeterminato. Nel frattempo molti democratici criticano senza sosta il Partito Repubblicano per “aver distrutto la democrazia”.

Contrariamente a quanto affermato dal ministro degli Esteri francese, la libertà di parola è in declino in Europa, in particolare in Francia. L'ex-giornalista e candidato alla presidenza, Éric Zemmour, è stato  condannato innumerevoli volte e multato pesantemente per aver criticato l'Islam e l'immigrazione musulmana. La sua condanna più recente è stata emessa il 26 marzo 2025. Dopo l'omicidio di un giovane francese da parte di una banda di musulmani, Zemmour ha parlato della presenza in Francia di criminali che sono “feccia arabo-musulmana”. È stato riconosciuto colpevole di aver pronunciato un “insulto razzista”.

Nel 2014 lo scrittore Renaud Camus è stato condannato per incitamento all'odio per aver affermato che la Francia era stata “invasa” da immigrati musulmani.

Il canale televisivo francese C8 è stato chiuso dall'Autorità di regolamentazione dell'audiovisivo e della comunicazione digitale (Arcom) per “mancanza di diversità e pluralismo”. CNews, un altro canale televisivo francese, è stato multato pesantemente dall'Arcom per lo stesso “reato” e continua a rischiare la chiusura. Qualsiasi canale televisivo simile all'americana Fox News non sarebbe autorizzato a esistere in Francia.

La libertà di parola nel Regno Unito, contrariamente a quanto affermato da Starmer, è seriamente in pericolo. Negli ultimi mesi cittadini britannici sono stati condannati al carcere per aver pubblicato  messaggi critici nei confronti dell'Islam sui social media e persino per aver pregato vicino a una clinica per l'aborto.

Questa deriva antidemocratica ha preso piede in diversi Paesi europei. Politici e partiti che non condividono la visione del mondo dei funzionari al potere vengono sempre più esclusi da ogni possibilità di candidarsi a una carica ufficiale.

In Germania, come detto, Merz ha scelto di escludere l'AfD.

In Francia Marine Le Pen, che secondo i sondaggi è in testa alle elezioni presidenziali del 2027, è stata  condannata a cinque anni di ineleggibilità e quattro anni di carcere per presunta appropriazione indebita di fondi pubblici. La sentenza avrebbe dovuto entrare in vigore immediatamente, senza una sospensione temporanea della condanna in attesa dell'appello. Dopo che la decisione ha suscitato scandalo, la Corte d'Appello di Parigi ha dichiarato che avrebbe esaminato il caso e avrebbe emesso una sentenza definitiva nell'estate del 2026.

La Le Pen non si è appropriata indebitamente di fondi pubblici. Il giudice ha definito reato il fatto che gli assistenti dei deputati europei di Rassemblement National che lavoravano a Strasburgo lavorassero anche a Parigi per il partito. Il Movimento Democratico, un partito centrista guidato dal Primo Ministro francese François Bayrou, ha fatto esattamente la stessa cosa con gli assistenti dei suoi deputati europei, ma Bayrou è stato assolto.

Nei Paesi Bassi, quando il Partito per la Libertà (PVV) ha vinto con la maggioranza dei voti alle elezioni parlamentari del novembre 2023 e il suo leader, Geert Wilders, ha tentato di formare un governo, tutti gli altri partiti politici hanno unito le forze per impedirglielo, finché non è stato costretto a ritirarsi.

In Austria, nel settembre 2024, il Partito della Libertà d'Austria (FPÖ) ha vinto con la maggioranza dei voti alle elezioni parlamentari e al suo leader, Herbert Kickl, è stato impedito di formare un governo.

In Italia, invece, quando Fratelli d'Italia (FdI) – un partito con politiche simili a quelle di Rassemblement National, del PVV olandese e dell'FPÖ austriaco – ha vinto alle elezioni parlamentari italiane del 2022, la sua leader, Giorgia Meloni, è riuscita a formare un governo ed è ora Primo ministro. Il motivo? FdI faceva parte di un'alleanza con altri partiti di centro-destra. Ora la Meloni è l'unico politico etichettato in modo sprezzante dai media generalisti europei come “estrema destra” e in grado di godere del risultato della sua elezione.

La maggior parte dei leader europei oggi si riferisce ai partiti e ai politici che desidera escludere come “estrema destra”. Il termine è usato per riferirsi a partiti razzisti, xenofobi e autoritari. Nessuno di quelli sopra menzionati mostra la minima tendenza al razzismo, alla xenofobia e all'autoritarismo, nemmeno la metà di quanto facciano i loro avversari. I partiti estromessi, secondo lo storico e scrittore Daniel Pipes, non sono “nazionalisti”, ma patriottici, “difensivi, non aggressivi”. Pipes li descrive come “civilizzazionisti”:

Hanno a cuore la cultura tradizionale dell'Europa e dell'Occidente, e vogliono difenderla dagli attacchi degli immigrati aiutati dalla sinistra [...]. I partiti civilizzatori sono populisti, anti-immigrazione e anti-islamizzazione. Populista significa nutrire rancori contro il sistema e nutrire sospetti nei confronti di un'élite che ignora o denigra tali preoccupazioni.

Gli attacchi alla libertà di parola prendono di mira dichiarazioni che avvertono che un'immigrazione di massa e non controllata potrebbe portare a una “grande sostituzione” demografica degli europei nativi, i cui valori sono giudaico-cristiani, con migranti provenienti dal Medio Oriente, i cui valori sono fondamentalmente islamici. La generale apprensione circa la possibilità che i valori islamici finiscano per sopraffare quelli europei è un'opinione condannata dalla maggior parte dei politici, dei media e della magistratura in Europa, nonostante il tasso di natalità musulmano sia di gran lunga superiore a quello europeo. Questa apprensione deriva anche dal fatto che la maggior parte dei musulmani che vive in Europa non si integra né sembra desiderarlo, e che la percentuale di musulmani tra i criminali in Europa oggi è di gran lunga superiore alla loro quota nella popolazione generale.

Molti leader europei oggi sembrano ciechi di fronte alle conseguenze dell'immigrazione in continua crescita e della crescente presenza musulmana in Europa. Minimizzano la continua migrazione di massa dei musulmani, l'entusiastico tasso di natalità e rimangono ostinatamente sordi di fronte alle preoccupazioni espresse a gran voce dai loro cittadini non musulmani.

Questi leader sembrano rifiutarsi di vedere che è in atto un profondo cambiamento demografico, sebbene sia ampiamente visibile. Sembrano anche rifiutarsi di vedere che questo cambiamento demografico sta rapidamente erodendo le culture tradizionali europee.

L'immigrazione incontrollata dal mondo musulmano continua anno dopo anno in tutta l'Europa occidentale, mentre il tasso di natalità in Germania è di 1,35 per donna. Il dato per l'Austria è di 1,58; per  l'Italia è di 1,31; per la Spagna è di 1,41. Il dato per la Francia è di 1,85. Tutti questi valori sono significativamente lontani dal livello di sostituzione, che è di 2,1 per donna.

In tutti i Paesi dell'Europa occidentale il tasso di natalità dei musulmani è significativamente più alto rispetto a quello della popolazione generale.

Anche se molti europei non sono a conoscenza dei dati statistici, possono vedere con i loro occhi che è in atto un cambiamento demografico, insieme alla distruzione dei loro valori e delle loro tradizioni. Votare per i partiti “civilizzazionisti”, ha detto Zemmour, è la “reazione di persone che non vogliono morire”.

La domanda chiave per il futuro dell'Europa è: i partiti “civilizzazionisti” rimarranno esclusi da qualsiasi accesso al potere, o riusciranno a superare gli ostacoli che si frappongono sul loro cammino?

In Romania George Simion, candidato alla presidenza le cui idee sono vicine a quelle di Georgescu, ha ottenuto oltre il 40% dei voti al primo turno delle elezioni presidenziali e aveva ottime possibilità di essere eletto il 18 maggio. Inaspettatamente ha perso. Il vincitore, che godeva del pieno sostegno dell'Unione Europea, è passato dal 21% al primo turno al 53,6% al secondo turno, una performance straordinaria che probabilmente merita di essere analizzata.

In Germania AfD è ormai diventato il partito più popolare del Paese. L'agenzia di intelligence tedesca ha misteriosamente deciso di ritirare l'etichetta di estremista attribuita ad AfD. In Francia i sondaggi mostrano che se Marine Le Pen non potrà candidarsi, Jordan Bardella, il presidente di Rassemblement National, ha buone probabilità di essere eletto nel 2027 nonostante abbia solo 29 anni. Nel Regno Unito il partito Reform UK di Nigel Farage ha di recente ottenuto ampi consensi alle elezioni locali inglesi. Se le elezioni generali britanniche si tenessero presto, probabilmente vincerebbe.

La domanda al centro di queste questioni è: è possibile fermare la deriva antidemocratica che ha attanagliato diversi grandi Paesi europei?

“Le élite europee”, ha scritto il giornalista americano Michael Barone, “sembrano essersi convinte di dover distruggere la democrazia per salvarla”.

Sarà possibile salvare la democrazia in Europa?

In un recente articolo Heather Mac Donald, membro del Manhattan Institute, ha scritto:

In tutto l'Occidente i cittadini si stanno ribellando al ricambio demografico. È in corso una battaglia tra la loro volontà e quella delle élite. Se i leader tedeschi continuano a dire a un quarto della popolazione tedesca – individui perbene e rispettosi della legge – che sono, nella migliore delle ipotesi, sostenitori di Hitler e, nella peggiore, adoratori di Hitler, perché vogliono preservare l'identità culturale tedesca, se questi leader continuano a reprimere voci e voti, o ci sarà un enorme sconvolgimento nei palazzi del potere e il popolo verrà liberato, oppure i meccanismi di repressione diventeranno più radicali.

Gli americani dovrebbero sperare nella prima soluzione.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una mancia in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


lunedì 19 maggio 2025

Il gorgo della giustizia strumentalizzata

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

____________________________________________________________________________________


di Ramesh Thakur

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-gorgo-della-giustizia-strumentalizzata)

Come in una brutta barzelletta del tipo “Quando un pollo entra in un pub”, quando i querelanti entrano in un'aula di tribunale e incontrano giudici favorevoli alle ingiunzioni, il risultato è un gorgo di giustizia strumentalizzata. Nel discutere dell'attuale scompiglio giurisdizionale tra l'esecutivo e la magistratura statunitense, trovo impossibile ignorare il totale fallimento dei tribunali nel proteggere i diritti, la dignità e la libertà delle persone sotto l'attacco totale dello stato amministrativo durante gli anni della “pandemia”.

Negli ultimi anni è diventato tristemente evidente che la minaccia più grave alla teoria e alla pratica della democrazia non è l'ascesa del populismo, con aspiranti fascisti e neonazisti come tribuni seducenti, ma élite tecnocratiche che nutrono un disprezzo a malapena celato per le convinzioni politiche e il comportamento elettorale dei “deplorevoli”. Inoltre, mentre le barriere di resistenza all'avanzata populista crollano una a una sotto l'assalto degli elettori infuriati, l'ultima frontiera della resistenza delle élite sono i tribunali. Il clero giurisprudenziale – avvocati, professori di diritto e giudici – fa parte dell'élite al potere e rappresenta l'ultima linea di difesa per salvaguardare le vittorie già ottenute dai sostenitori della giustizia sociale nella loro lunga marcia per conquistare le istituzioni.


Fallibilità dei giudici

A differenza di ogni altra professione, la magistratura è infallibile? Chiaramente no, altrimenti non sarebbe stata complice della più grande violazione delle libertà delle persone durante gli anni della “pandemia”. Ogni Paese con uno stato di diritto credibile, di tanto in tanto, ribalta condanne ingiuste del passato. Tra gli esempi australiani più noti ci sono quelli di Lindy Chamberlain e del cardinale George Pell.

Di conseguenza i giudici sono individualmente infallibili e liberi da qualsiasi influenza di pregiudizi, convinzioni ed esperienze di vita personali? Anche in questo caso, chiaramente no. Se lo fossero, in ogni singolo verdetto emesso da un collegio di giudici, essi sarebbero unanimi e potremmo risparmiare tempo e denaro eliminando i vari gradi di appello. Dall'Australia si consideri ancora una volta il caso del cardinale Pell. Condannato da una giuria, la condanna è stata confermata con 2 voti a 1 dalla Corte d'appello statale, ma ribaltata all'unanimità dall'Alta corte d'Australia (la nostra Corte suprema). Stesse leggi, stesse prove, sentenze diverse.

Ogni giudice è un esempio di integrità e competenza giudiziaria? No. Alcuni sono corrotti o colpevoli di altri atti illeciti. Molti altri, sospetto, sono incompetenti piuttosto che disonesti o corrotti. I meccanismi per riconoscere l'incompetenza sono meno e meno invocati rispetto a quelli per individuare e punire la corruzione e gli illeciti. Eppure, anche su questi ultimi non si può sempre fare affidamento.

La notte del 14 marzo, in India, la residenza ufficiale di un giudice dell'Alta corte di Delhi, il giudice Yashwant Varma, è andata a fuoco. Vigili del fuoco e agenti di polizia, accorsi per domare l'incendio, hanno scoperto sacchi di iuta pieni di denaro bruciato. Il Commissario di polizia ha contattato il Presidente della Corte suprema di Delhi, il 15, per informarlo degli sviluppi, il quale a sua volta ha trasmesso le informazioni alla Corte suprema dell'India. Il Presidente di quest'ultima ha istituito un collegio di tre giudici per indagare sulla questione e la sua relazione, pubblicata online (con alcune modifiche) nell'interesse della trasparenza, dato l'intenso interesse pubblico, ha dimostrato che c'erano i presupposti per un'indagine completa e adeguata. Nel frattempo il giudice Varma è stato trasferito a un'altra Corte suprema (nonostante la protesta dell'ordine degli avvocati di quella Corte) in attesa di ulteriori indagini e provvedimenti.

L'accenno di corruzione sarebbe molto probabilmente passato inosservato se non fosse stato per il fortuito incendio scoppiato nell'abitazione del giudice. Questo di per sé è un atto di accusa all'inadeguatezza dei meccanismi di controllo per i giudici.

Un'ultima domanda preliminare: a differenza di tutti gli altri rami del governo, la magistratura e i giudici devono essere immuni dallo scrutinio degli stessi tribunali ed essere, quindi, rimessi al loro posto? Suppongo che una distribuzione così perfetta di autodisciplina tra i rami del governo sia possibile ma, essendo un vecchio cinico, perdonate il mio scetticismo. Non tutti i giudici hanno la consapevolezza di sé e la forza di carattere necessarie per resistere alla tentazione di abusare dei propri poteri e della propria autorità. Al contrario, i giudici hanno un interesse collettivo ad ampliare la portata della propria autorità su tutti gli altri settori e, di conseguenza, a proteggersi dalle pressioni altrui.

Un quesito successivo è: come si può conciliare il lento e deliberato processo decisionale giudiziario con la necessità di un'azione talvolta urgente da parte dell'esecutivo? La magistratura è abituata alla propria sequenza e al proprio ritmo di azione, pertanto, per i giudici, l'assoluzione definitiva del cardinale Pell da parte dell'Alta corte d'Australia è stata un trionfo delle istituzioni e del processo giudiziario. Per i comuni mortali il processo è stato una punizione in sé e la pena di 405 giorni trascorsi dietro le sbarre è stata un grave errore giudiziario.

In altre parole, dalla data dell'atto d'accusa nel giugno 2017, passando per due processi con giuria, un primo appello fallito, l'ultimo appello con esito positivo, il rilascio dal carcere nell'aprile 2020 e la morte nel gennaio 2023, ancora incapace di purificare completamente la macchia di pedofilia, più della metà del tempo che gli è rimasta da vivere sulla Terra il cardinale Pell l'ha passata tra processi e una punizione dolosa da parte di una schiera di attivisti anticattolici assetati di sangue. La nazione esigeva un capro espiatorio per gli abusi sessuali sui minori da parte del clero cattolico. Scrivo questo non solo da non cristiano, ma da ateo.


La strumentalizzazione della giustizia e la presa ideologica dei giuristi

Negli Stati Uniti, nei primi due mesi di Trump, sono state presentate più di 125 cause legali per contestare le sue linee di politica, principalmente contro i tentativi di ridimensionare dipartimenti e agenzie governative. Di recente, in un solo giorno, i giudici distrettuali hanno ordinato la sospensione degli ordini esecutivi di Trump nei confronti dello smantellamento della USAID, il ripristino dei finanziamenti DEI da parte del Dipartimento dell'Istruzione, la sospensione dei voli di espulsione di presunti membri di gang venezuelane e la sospensione del divieto di ingresso nell'esercito per i membri transgender. Trump ha forse sbagliato o esagerato nell'affermare che “questi giudici vogliono assumere i poteri della Presidenza”, che quest'ultima a volte deve “agire rapidamente e con decisione” e che gli Stati Uniti “sono in guai seri” se la Corte Suprema si rifiuta di “risolvere questa situazione tossica e senza precedenti” con urgenza?

Un articolo pubblicato sul Journal of Legal Studies nel gennaio 2018 osservava che, sulla base delle donazioni ai partiti, nel 2012 una minoranza del 35% degli avvocati americani e appena il 15% degli oltre 10.000 professori di diritto erano conservatori. I tre autori dello studio hanno osservato che all'epoca i conservatori controllavano tutti e tre i rami del governo federale e oltre due terzi dei governatorati e delle assemblee legislative statali, mentre gli elettori che si identificavano come conservatori superavano numericamente i progressisti con un rapporto di 35 a 24.

La patologia dell'uniformità ideologica e del disallineamento con l'opinione pubblica è peggiorata considerevolmente da allora. Derek Muller, professore di diritto alla Notre Dame University, dal 2017 all'inizio del 2023 ha esaminato le donazioni politiche dei professori di diritto per partito politico (queste informazioni sono di dominio pubblico negli Stati Uniti). Con sorpresa di nessuno, la loro inclinazione era preponderante verso i Democratici. Dei 3.284 donatori della facoltà di giurisprudenza in quel periodo di oltre cinque anni, il 95,9% ha donato denaro solo ai Democratici, il 2,7% ai Repubblicani e l'1,5% a entrambi i partiti. Scomponendo le donazioni in dollari, il 92,3% è andato ai Democratici e il 7,7% ai Repubblicani. Delle oltre 100 istituzioni esaminate da Muller, ognuna aveva più Democratici registrati che Repubblicani nella facoltà di giurisprudenza, per lo più con ampi margini.

Qualcuno crede seriamente che questo non porti a una discrepanza ideologica tra il clero giurisprudenziale nelle aule di tribunale e tra i giudici e il popolo americano?

Il giudice distrettuale James Boasberg ha ordinato la sospensione dell'espulsione di oltre 250 venezuelani illegali con legami con la gang Tren de Aragua, un'organizzazione terroristica straniera designata come tale a livello federale. Il giudice Boasberg fa parte della bolla di Washington. Questa città ha votato per la candidata democratica Kamala Harris contro Trump con un margine schiacciante del 93,6% contro il 5,5% (con lo 0,9% di voti per posta). Ai voli già in corso è stato intimato di rientrare. L'ordinanza del giudice non ha avuto luogo perché, secondo il governo, gli aerei si trovavano già nello spazio aereo internazionale e quindi la direttiva di non “trasferirli” dagli Stati Uniti era diventata vana.

Un consigliere senior di Trump, Stephen Miller, ha affermato che un tribunale distrettuale “non ha la capacità di limitare in alcun modo l'autorità del Presidente ai sensi dell'Alien Enemies Act”. A prescindere dalle opinioni degli esperti di diritto, la maggior parte degli elettori probabilmente si schiererà con l'amministrazione, sostenendo che l'entità dell'immigrazione attraverso il confine meridionale durante gli anni di Biden ha raggiunto la soglia di “invasione o incursione predatoria” ai sensi della legge, giustificandone l'arresto e la rimozione come “nemici stranieri”. Trump ha definito Boasberg un giudice di Obama “agitatore e provocatore” e che “dovrebbe essere messo sotto accusa!!!”.

I critici hanno messo in guardia contro un “attacco all'intero ordine costituzionale americano”. In una rara replica pubblica, il Presidente della Corte suprema, John Roberts (che è rimasto in silenzio quando un appello dei Democratici ha chiesto l'impeachment dei giudici), ha affermato: “Per oltre due secoli è stato stabilito che l'impeachment non è una risposta appropriata al disaccordo” sulle decisioni giudiziarie. Al contrario “il normale processo di revisione d'appello” fornisce il rimedio appropriato. Il 26 marzo la Corte d'appello degli Stati Uniti per il circuito di Washington ha confermato la sospensione temporanea delle espulsioni con una decisione a maggioranza di 2 a 1.

Roberts ignora una causa fondamentale dell'imminente crisi costituzionale: l'assenza di meccanismi che garantiscano che la magistratura rimanga al suo posto, pur esortando l'esecutivo a farlo. La separazione dei poteri impone limiti all'indipendenza di tutti e tre i rami. La magistratura non può essere l'unico arbitro della propria portata e dei propri limiti, così come di quelli del Congresso e del Presidente. Chi, allora, può identificare questi limiti? Le ingiunzioni nazionali incoraggiano gli attivisti a presentare un ricorso in una giurisdizione e con un giudice che probabilmente si mostrerà comprensivo. Inoltre “tendono a costringere i giudici a prendere decisioni affrettate, ad alto rischio e con scarse informazioni”, ha osservato il giudice Neil Gorsuch in una sentenza della Corte suprema del 2020.

L'assunto secondo cui nessun giudice agisce mai in modo ideologicamente partigiano è palesemente falso. Gli eventi nel mondo reale si muovono molto più velocemente del ritmo glaciale dei procedimenti giudiziari. Ciò significa che anche la Corte suprema deve agire più rapidamente e con decisione per frenare i giudici fuori controllo. Un'interpretazione alternativa all'allarmistica “crisi costituzionale” è quindi che le azioni di Trump possano contribuire a ripristinare l'integrità costituzionale e la responsabilità democratica, sottraendo potere e risorse allo Stato amministrativo e restituendoli al Congresso e all'esecutivo.

Le ingiunzioni nazionali da parte dei tribunali distrettuali sono rare quando Trump non è coinvolto. Secondo un articolo dell'Harvard Law Review dello scorso anno, ce ne sono state in totale 127 dal 1963 all'inizio del 2020. Più della metà (64) erano contro la prima amministrazione Trump. Nel periodo che comprende le presidenze di Bush senior e Obama, più i primi tre anni di Biden, ce ne sono state 32. Solo a febbraio di quest'anno ce ne sono state 15 contro Trump, secondo un documento depositato dal Dipartimento di giustizia presso la Corte suprema.

Il giudice Boasberg aveva precedentemente rilasciato una carta “esci gratis di progione” all'avvocato dell'FBI Kevin Clinesmith, il quale aveva modificato un'email per ottenere un mandato di cattura dal tribunale del Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA) e sorvegliare il consigliere della campagna elettorale di Trump, Carter Page. Questo fu il preludio alla bufala sulla collusione con la Russia che ha gravemente danneggiato la prima amministrazione Trump. Boasberg ha condannato Clinesmith alla libertà vigilata anziché al carcere. Ha inoltre inflitto condanne controverse ai manifestanti del 6 gennaio 2020 e ha ordinato a Mike Pence di testimoniare davanti alla giuria che indagava sul ruolo di Trump in quelle rivolte.

Data la composizione del Senato, qualsiasi tentativo di mettere sotto accusa il giudice Boasberg non è fattibile come proposta politica. Questo è diverso dal valutare la legalità dell'azione. L'impeachment può essere abusato quando viene usato come arma o come barriera contro gli abusi giudiziari. Una singola decisione errata può essere gestita tramite il normale processo di revisione d'appello. Una serie di sentenze che dia adito al timore di parzialità può costituire un reato passibile di impeachment. Inoltre la crisi si è intensificata fino a questo punto a causa della timidezza istituzionale e della codardia della Corte suprema.

Roberts aveva precedentemente espresso preoccupazione per la “legittimità istituzionale” della magistratura federale. Una conseguenza prevedibile del suo implicito rimprovero a Trump è stata quella di incoraggiare giudici attivisti e ONG a ritardare e ostacolare il presidente nell'attuazione del suo programma politico approvato dagli elettori. Contrariamente a quanto afferma, il processo d'appello non ha funzionato in modo efficiente. La Corte suprema deve intervenire rapidamente per frenare l'eccesso di potere giudiziario dei giudici distrettuali e adottare sistemi ordinati di decisione in materia di urgenza.

Il senatore dello Utah, Mike Lee (R-UT), ha proposto una legge che impone a un collegio di tre giudici provenienti da diversi distretti – due giudici distrettuali e un giudice della Corte d'appello – di pronunciarsi sulle contestazioni ai provvedimenti presidenziali, con la possibilità di presentare ricorso direttamente alla Corte suprema. Questa potrebbe non essere la formula migliore, ma sembra un miglioramento rispetto all'attuale sistema imperfetto.


La patologia non è limitata agli Stati Uniti

Nel febbraio 2020 l'Alta corte australiana ha stabilito, con una controversa sentenza a maggioranza di 4 a 3 nel caso Love contro Commonwealth, che un aborigeno australiano che non sia effettivamente cittadino australiano non può essere considerato uno “straniero” ai sensi della Costituzione. A differenza dei non aborigeni residenti che non sono cittadini, gli aborigeni australiani non possono essere espulsi nemmeno se condannati per un reato. A quanto pare mantengono un legame mistico e inalienabile con la terra e il Paese.

Possiamo comprendere come e perché questa strana interpretazione della Costituzione sia potuta nascere analizzando una controversia che coinvolge una facoltà di giurisprudenza australiana. Nelle ultime due settimane l'Australian ha pubblicato una serie di articoli sull'indottrinamento razziale e di genere da parte dei corsi di giurisprudenza della Macquarie University, pena la bocciatura per errori di valutazione.

Alcuni di questi articoli sono stati scritti da studenti di quella facoltà che hanno scelto l'anonimato per evitare ritorsioni. Molte delle descrizioni per il dottorato di ricerca in giurisprudenza sono incoerenti e grammaticalmente discutibili. Spesso i moduli non hanno nulla a che fare con la materia principale del corso a cui si sono iscritti. Alcuni dei giudici di domani saranno laureati in queste scuole. Ci si può aspettare che applichino il diritto senza indottrinamenti e pregiudizi radicati?

Per chiudere il cerchio, uno studente anonimo ha scritto che gli studenti sono tenuti a:

scrivere un saggio che rifletta su come una o più di queste teorie critiche degli studi giuridici siano rilevanti per il nostro argomento di dottorato. E mi è stato chiarito che ci si aspettava che includesse qualcosa di simile anche la propria tesi, indipendentemente dall'argomento.

James Allan della Queensland University, uno dei pochissimi professori di diritto conservatori in Australia, sottolinea che quando il Primo ministro Boris Johnson prorogò il Parlamento del Regno Unito per far approvare la Brexit, “tutti i giudici della Corte suprema del Regno Unito, favorevoli al Remain, hanno ribaltato tre secoli di precedenti e hanno dichiarato” incostituzionale la sua azione, nonostante il Paese non abbia una costituzione scritta. Malgrado questo precedente da parte della madre della democrazia parlamentare, la Corte suprema canadese ha confermato il potere del Primo ministro Justin Trudeau di prorogare il Parlamento, esercitato affinché il suo governo potesse evitare una mozione di sfiducia prima che il suo partito avesse il tempo di scegliere un nuovo leader sotto il quale affrontare le elezioni successive.

Il fatto che Mark Carney, che non si è mai nemmeno candidato, né tantomeno vinto un'elezione, possa essere insediato come Primo ministro è di per sé una triste accusa dello stato in cui versa la democrazia canadese. Il cambio di leadership ha completamente trasformato le dinamiche elettorali. Non si tratta forse di un'interferenza giudiziaria nelle elezioni canadesi?

Mentre molte democrazie occidentali raggiungono un punto di svolta sull'immigrazione di massa, i tribunali sono diventati il ​​luogo in cui le democrazie vanno a morire. Il Primo ministro britannico, Keir Starmer, forse il più convinto sostenitore dello stato di diritto tra i leader mondiali e lui stesso avvocato per i diritti umani, il 13 marzo si è lamentato di “una sorta di industria di controllori e bloccatori che usa i soldi pubblici per impedire al governo di rispettare le priorità dei contribuenti”.


Il disprezzo dell'élite per il popolo

È difficile non concludere che i giudici riflettano sempre più un disprezzo dell'élite per il popolo, che si estende alle scelte politiche fatte dai cittadini. Perché Trump fa inorridire così tanto il resto del mondo democratico occidentale? Beh, stiamo iniziando a capirlo. Dice quello che pensa, fa quello che dice e vuole realizzare ciò che ha promesso di fare. L'approccio britannico ed europeo all'esercizio del potere non potrebbe essere più diverso. I principali partiti trattano i cittadini come dei perfetti imbecilli, fanno campagna elettorale in versi per promettere agli elettori tutto ciò che vogliono, poi, una volta al potere, governano in prosa per fare tutto ciò che “noi, l'élite” vogliamo. Le elezioni diventano un esercizio futile.

La prova regina di questa strategia di trattare gli elettori come idioti (tenendoli all'oscuro e nutrendoli di letame) è il Primo ministro Starmer con la sua vittoria schiacciante nel Regno Unito. La prova successiva è il Cancelliere Friedrich Merz in Germania. La prova successiva ancora è il Primo ministro Anthony Albanese in Australia. Come in Germania e nel Regno Unito, la prova più lampante della realtà dell'Unipartito in Australia è come il Primo ministro, Scott Morrison, dopo aver vinto un'elezione opponendosi alla follia del cambiamento climatico, abbia abbracciato la follia di una scadenza per l'azzeramento delle emissioni di anidride carbonica al vertice ambientalista di Glasgow nell'ottobre 2021 e che violava le pari opportunità per tutti gli elettori. E il leader dell'opposizione, Peter Dutton, si rifiuta di abbandonare questa strada nonostante il resto del mondo abbia voltato pagina, soprattutto da quando Trump ha tirato fuori gli Stati Uniti dalla truffa dell'energia verde.

In Australia e nel Regno Unito gli elettori hanno ottenuto un aumento di tassazione e spesa pubblica, uno stato in espansione, immigrazione di massa e fanatismo ambientalista, a prescindere dal partito scelto alle elezioni e le loro promesse elettorali. I partiti di centro-destra nel nuovo Bundestag tedesco hanno ottenuto il 49% dei voti, contro il 28% dei Verdi e della SPD. Eppure sono proprio questi ultimi a essere tenuti da conto da Merz, utilizzando un emendamento costituzionale approvato dal Bundestag uscente, pieno di parlamentari che hanno già esaurito la carica. E tutto in nome della salvaguardia della democrazia! Chissà cosa ne pensa il vicepresidente Vance al riguardo... Nella vicina Romania la tutela della democrazia significa escludere il candidato principale dalle elezioni presidenziali, avvalorando ancora una volta le critiche di Vance alla corruzione della democrazia in tutta Europa.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


lunedì 10 febbraio 2025

Perché l’Europa teme la libertà di parola

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

____________________________________________________________________________________


di Wolfgang Munchau

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/perche-leuropa-teme-la-liberta-di)

Conosciamo tutti la vecchia barzelletta che recita: quando un referendum europeo dà il risultato “sbagliato”, il Paese vota ancora finché non si ottiene il risultato “giusto”.

L'UE pensava che questo dovesse essere tristemente vero dopo la Brexit e infatti finora nessuno ha riso.

Anzi, la situazione è peggiorata.

Prendete la Romania, che di recente ha annullato le elezioni presidenziali quando Călin Georgescu, leader di una coalizione nazionalista di destra, ha vinto il primo turno. Thierry Breton, ex-commissario europeo francese, ha reso manifesta la mentalità dell'UE durante una recente intervista televisiva: “L'abbiamo fatto in Romania e ovviamente lo faremo in Germania se necessario”.

In altre parole, se non si può sconfiggere l'estrema destra, allora bisogna bandirla dal dibattito pubblico.

Non sono mai stato d'accordo con quello che Breton ha sempre detto, ma gli sono grato per aver esposto il suo caso con tale chiarezza. Durante il suo periodo come commissario per l'industria a Bruxelles, dal 2019 fino all'estate scorsa, quando Emmanuel Macron lo ha sostituito con una figura più compiacente, è stato la forza trainante dietro una serie di leggi progettate per mantenere l'Europa nell'età oscura digitale. La più estrema di suddette è stata il Digital Services Act (DSA) che obbliga “le grandi piattaforme online”, come X e Meta, a verificare i fatti e filtrare le fake news.

Ma, grazie a Breton, la verità è saltata fuori: l'obiettivo finale dell'Europa non è salvare il dibattito pubblico, ma soffocare i partiti di estrema destra privandoli dell'ossigeno dell'informazione. Il DSA non è nemmeno l'ultima parola nella jihad anti-digitale dell'UE. Una delle grandi idee di Ursula von der Leyen dell'anno scorso durante le elezioni europee è stata il cosiddetto “scudo democratico”, ovvero approvare ancora più leggi per impedire interferenze esterne negli affari dell'UE. Questa cosa evoca immagini di combattimenti con spade laser e sotto certi aspetti non è lontana dalla realtà: un blocco spaventato ha bisogno di uno scudo per proteggersi dal nemico incombente.

Mark Zuckerberg è sicuramente andato all'attacco. La scorsa settimana ha annunciato che abbandonerà il fact-checking sulle sue piattaforme, sfidando di fatto il DSA. E sta scommettendo su Donald Trump per proteggersi dalle conseguenze legali. Dato che Vance, il vicepresidente eletto, ha già minacciato di porre fine al sostegno degli Stati Uniti alla NATO se l'Europa provasse a censurare X di Elon Musk, sicuramente lo stesso varrà per Facebook. E l'UE è fin troppo dipendente dagli Stati Uniti per essere in grado di organizzare una campagna efficace contro una qualsiasi delle piattaforme social americane. Il DSA, elaborato frettolosamente durante la pandemia, non solo giudica male la natura dei social media, ma anche il potere politico. Espone la debolezza dell'Europa agli occhi dell'America.

Questa non è solo una battaglia geopolitica, però, è anche una battaglia europea. Il tentativo di repressione rivela che c'è qualcosa che il blocco teme più della libertà di parola: il populismo. Gli eurodeputati hanno trovato abbastanza difficile digerire le brutali esplosioni di Nigel Farage quando era membro del Parlamento europeo. Ora hanno Musk che gli alita sul collo, sostenendo i candidati dell'AfD, un partito che siede all'estrema destra nei banchi del Parlamento europeo e che sostiene l'uscita della Germania dall'UE.

I media tedeschi hanno avuto un crollo collettivo quando Musk ha twittato il suo sostegno ad AfD, ha intervistato su X Alice Weidel, co-leader del partito, e poi l'ha sostenuta in un articolo sul Die Welt. Il direttore editoriale del quotidiano tedesco si è dimesso per protesta. E un articolo su un altro giornale ha descritto istericamente l'intervento di Musk come incostituzionale. Che i giornalisti sostengano la censura sembra scioccante, finché non si comprende il ruolo del giornalismo nella società dell'Europa continentale: opera saldamente all'interno di uno stretto consenso politico centrista, che abbraccia tutti i partiti dal centro-sinistra al centro-destra. Naturalmente AfD non ottiene molto spazio sui media tedeschi.

Ma mentre è marginalizzato dai media generalisti, AfD prospera su TikTok, dove ha un vasto seguito. Quindi ciò che irrita i media tedeschi e i politici di altri partiti è che il cartello della censura non funziona più bene come una volta. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito i media generalisti, un tempo potenti, hanno già perso il loro potere. Hillary Clinton ha espresso tale frustrazione quando ha detto che i social media devono verificare i fatti, altrimenti “perdiamo il controllo”. Ma l'Europa vive ancora in una zona crepuscolare in cui i media generalisti si crogiolano nel tramonto del potere, cercando di ignorare i social media che sorgono all'altro orizzonte. Come tutte le moderne battaglie politiche in Europa, si tratta di proteggere interessi stabiliti.

Il caso rumeno dimostra come queste restrizioni alla libertà di parola siano le prime salve di una guerra di repressione più ampia. Le elezioni presidenziali sono state annullate perché un TikTok infestato dai russi aveva disinformato gli elettori. Sono sicuro che i russi fossero attivi, ma è scioccante pensare che un'elezione sia stata annullata perché qualcuno potrebbe aver mentito su TikTok.

Sia chiaro, nessuno ha parlato di brogli elettorali. Georgescu ha vinto il primo turno delle elezioni in modo leale e onesto, ma come con la ridicola pantomima a Bruxelles dopo il voto sulla Brexit, la presunzione di voler spingere per l'annullamento del risultato si basava sul fatto che gli elettori sono troppo stupidi per farsi un'idea propria. La ripetizione si terrà il 4 maggio, seguita da un ballottaggio tra il candidato di maggior successo due settimane dopo. Georgescu è ancora il candidato con più probabilità di vincere secondo i sondaggi di opinione, ma l'establishment politico rumeno è ancora determinato a trovare modi per radiarlo, il più promettente dei quali è la speranza che possa aver ricevuto fondi non dichiarati.

Esistono modelli simili anche altrove.

Marine Le Pen rischia la potenziale squalifica dalle elezioni presidenziali del 2027 a seguito di accuse di irregolarità riguardanti i suoi assistenti al Parlamento europeo. Più di recente Bruxelles è stata spaventata dalla vittoria in Austria del Partito della Libertà, il quale è riuscito a ottenere il 28,8% dei voti alle elezioni generali di settembre. Ha superato una soglia oltre la quale è diventato politicamente impossibile per gli altri partiti formare coalizioni. Herbert Kickl, il leader dell'FPÖ, ora diventerà il prossimo cancelliere dell'Austria. Nel frattempo, in Germania, un gruppo di 113 parlamentari si è unito per bandire AfD. La loro storia è che l'estrema destra vuole distruggere la democrazia. Mentre il partito non ha ancora sondaggi abbastanza alti da innervosire l'ennesima coalizione centrista a Berlino dopo le elezioni di questo mese, la Germania potrebbe essere a pochi punti percentuali di distanza da un'impasse in stile austriaco.

Di sicuro, però, l'approccio sensato all'ascesa dell'AfD, dell'FPÖ e di altri partiti di destra non è quello di censurarli, ma di affrontare il problema di fondo che li ha resi così forti: persistente incertezza economica, perdita di potere d'acquisto e politiche disfunzionali sull'immigrazione. In mancanza di ciò, perché non cooptare i partiti di estrema destra come partner di coalizione junior come hanno fatto in Svezia e Finlandia? Se la Weidel venisse improvvisamente spinta a ricoprire il ruolo di ministro dell'economia, potremmo saggiare se sarà in grado di difendere il suo curriculum al governo. Ma i partiti centristi in Germania e Francia non faranno né l'una, né l'altra cosa. Hanno eretto barriere politiche contro l'estrema destra e stanno raddoppiando la dose con le stesse vecchie linee di politica.

È un approccio che inevitabilmente si ritorcerà contro di loro. Una Le Pen bandita sarebbe molto più pericolosa per l'establishment centrista, e forse anche più estrema quando alla fine arriverà al potere. Allo stesso modo AfD verrebbe sicuramente radicalizzata dopo un'espulsione coatta.

Fino ad allora, le armi spuntate preferite dall'UE (divieti normativi, barriere politiche e censura) infliggeranno più autolesionismo che benefici. Nella gerarchia dei diritti democratici, la libertà di parola ha una priorità relativamente bassa in Europa. Come le creature nel libro La Fattoria degli animali di George Orwell, faccio fatica a individuare la differenza tra gli estremisti di destra e coloro che cercano di combatterli.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


martedì 7 gennaio 2025

La vera democrazia può essere solo la libertà

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

____________________________________________________________________________________


di Finn Andreen

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://fsimoncelli.substack.com/p/la-vera-democrazia-puo-essere-solo)

Con l'avvento della democrazia rappresentativa più di un secolo fa nella maggior parte dell'Occidente, la credenza popolare era che il “governo dei pochi” sarebbe stato relegato nella pattumiera della storia. Ciò non è mai accaduto, ovviamente, come è diventato più chiaro ai “molti” nel corso dei decenni. Infatti l'oligarchia occidentale al potere è diventata più visibile di prima, troppo sfacciata nei suoi tentativi d'imporre la sua agenda globalista al mondo.

L'illusione della democrazia rappresentativa è svanita anche con il peggioramento delle condizioni sociali ed economiche in Occidente. Da un lato, le politiche monetarie e di immigrazione che sono state implementate a lungo termine e senza legittimità democratica stanno influenzando il tessuto stesso delle società occidentali. Dall'altro, il processo democratico stesso ha contribuito alla crescita dell'interventismo statale per oltre un secolo, con effetti disastrosi.

Per queste ragioni la democrazia rappresentativa non può certamente essere associata alla libertà, nonostante quanto si possa credere a livello popolare. Farlo significherebbe che l'essenza della libertà, vale a dire la protezione dei diritti di proprietà, viene spinta in secondo piano. La democrazia non è un baluardo contro la violazione della proprietà privata, è l'esatto contrario. Come scrisse Ludwig von Mises in Nation, State and Economy (1919): “La democrazia è il mezzo migliore per realizzare il socialismo”.

La realtà è che il sistema politico noto come democrazia rappresentativa non è “democratico” nel senso etimologico di “governo del popolo”. Un autentico governo del popolo non potrà mai essere raggiunto da un sistema politico. L'unico modo in cui il popolo può governare è quando ogni sua singola unità è libera politicamente ed economicamente. Questa dovrebbe essere la vera definizione di “democrazia”.


La vera democrazia è il diritto all'autodeterminazione 

Dal punto di vista politico il governo del popolo può significare solo il diritto all'autodeterminazione. Mises lo definì in questo modo: “La democrazia è autodeterminazione e autogoverno [...]. Non è il diritto all'autodeterminazione di un'unità nazionale delimitata, ma il diritto degli abitanti di ogni territorio a decidere circa lo stato a cui desiderano appartenere”.

In altre parole, gli individui dovrebbero avere il diritto di secedere da uno stato, politicamente e legalmente, se lo desiderano. Quindi la vera “democrazia” significa anche il diritto alla secessione; la libertà politica aumenta per qualsiasi minoranza, regione o città a cui è consentito decidere di non essere governata da un particolare stato-nazione.

La secessione potrebbe portare all'indipendenza dell'unità secessionista. Tale e completa autodeterminazione, in particolare a livello regionale o comunale, rappresenterebbe un passo importante verso la libertà per gli interessati, perché gli stati più piccoli sono generalmente più liberi e più ricchi di quelli più grandi, come dimostra il caso del Liechtenstein.

La transizione verso tale autodeterminazione da società controllate centralmente non è, ovviamente, semplice. Un primo passo potrebbe essere un aumento del sostegno al principio di sussidiarietà e decentramento fiscale.

La secessione effettiva porterebbe probabilmente a questioni spinose tipo la risoluzione delle rivendicazioni legate alla proprietà privata e al possibile trasferimento volontario di individui che rifiutano la secessione. Un grande ostacolo è quello politico poiché, anche se le secessioni accadono, tali iniziative sono solitamente respinte dallo stato di controllo, anche nelle “democrazie” rappresentative. E quando hanno successo, è spesso con il sostegno egoistico di forze politiche esterne.


La vera democrazia è il libero mercato

Dal punto di vista economico il governo del popolo può esistere solo nel libero mercato, dove gli scambi avvengono senza alcuna interferenza da parte dello stato. Questo è ciò che Mises chiamava, in Human Action (1949), la “democrazia del mercato”.

È l'intervento dello stato nel mercato che conferisce potere politico alla minoranza dominante e limita in innumerevoli modi lo sviluppo e il progresso della società, non da ultimo a livello individuale. La maggioranza può quindi avere più influenza sulla direzione della società solo attraverso una limitazione di questo potere politico. Un aumento della libertà (vale a dire uno scambio più volontario e non forzato) richiede quindi la riduzione del potere dello stato sulla società.

Il libero mercato è l'unico ordine sociale basato sulla sovranità popolare intesa come diritto di scelta. Solo l'economia di libero mercato consente che le scelte di milioni di individui siano prese in considerazione, non una volta ogni pochi anni alle urne, ma ogni giorno, innumerevoli volte al giorno per ogni individuo. Come scrisse Mises: “Il capitalismo è il compimento dell'autodeterminazione dei consumatori”. La vera democrazia può quindi esistere solo nel libero mercato.


Conclusione

Queste due descrizioni della vera democrazia, vale a dire, come diritto alla secessione e come libero mercato, rappresentano due facce della stessa medaglia: l'autodeterminazione dell'individuo a livello politico ed economico. La vera democrazia può, quindi, essere solo libertà, nel senso di assenza di intervento statale nella società.

È chiaro che la realizzazione di una democrazia reale di questo tipo, in qualsiasi luogo oggi, sarebbe a dir poco difficile. Infatti potrebbe non realizzarsi nelle forme pure descritte sopra. Tuttavia, anche da un punto di vista pragmatico, un più ampio riconoscimento dei principi e dei benefici dell'autodeterminazione è diventato assolutamente necessario.

L'impasse statalista e il malessere sociale in cui si trovano attualmente le società occidentali rendono urgente una tale comprensione, in virtù soprattutto della restrizione della circolazione delle idee di libertà a causa della propaganda statalista prevalente.

Con il peggioramento delle condizioni economiche e politiche, diventerà quindi più probabile che una crisi importante o una violenza politica (o entrambe) rendano popolare l'idea che la vera democrazia possa essere solo libertà. I tempi attuali, fatti di incertezza, rappresentano un rischio di controllo dall'alto ancora più stretto, ma anche un'opportunità di libertà che dovrebbe essere colta.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


lunedì 2 dicembre 2024

I limiti dell'opinione pubblica e il fallimento della democrazia

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

____________________________________________________________________________________


di Finn Andreen

Non sempre viene ammesso, ma il popolo non potrà mai essere rappresentato dalla classe politica. Tuttavia l'opinione pubblica la influenza, a volte anche fortemente. In tutti i sistemi politici la minoranza al potere deve tenere conto, a vari livelli, dell'umore pubblico espresso nei municipi, nei sondaggi, nelle elezioni, nelle dimostrazioni e, ora, nei social media.

Il governo più stabile e popolare non è, quindi, necessariamente quello più “democratico”, ma quello che considera meglio l’opinione pubblica e adatta le sue linee di politica a essa quando necessario. L’impopolarità e l’instabilità politica della maggior parte dei governi occidentali odierni sono in parte spiegate dal fatto che l’opinione pubblica è stata sempre più ignorata dalla minoranza al potere, mentre le elezioni si sono trasformate in rituali “mediatizzati”.

Il sistema politico cinese non è amico della libertà, ma è stabile e popolare proprio perché, secondo un accademico cinese, il Partito Comunista Cinese cerca di “tastare il polso del pubblico nella governance e riflettere la volontà pubblica”. In Occidente c'è una notevole frustrazione derivante dal fatto che la priorità è sempre data ormai all'agenda politica dell'attuale oligarchia cosmopolita e finanziaria.

Sebbene l'opinione pubblica si basi in gran parte sul buon senso, soffre purtroppo della diffusa ignoranza in materia di politica ed economia. Stereotipi e confusioni sul libero mercato sono comuni, di conseguenza la maggioranza è stata a lungo influenzata dalle idee socialiste moderne di interventismo statale e socializzazione forzata.

Persiste un comune malinteso sulla causalità dei problemi sociali ed economici. Un esempio è il libero scambio che la maggior delle persone in Occidente non supporta, anche se le barriere commerciali agiscono come una tassa su di loro e avvantaggiano solo alcuni settori o imprese politicamente connessi. La maggioranza viene danneggiata quando lo stato aumenta i dazi per proteggere interessi speciali, ma quando è consapevole di questo fatto, non si oppone perché confonde i propri interessi con quelli della minoranza dominante.


“Come si possono limitare le persone?”

Non sorprende, quindi, se una larga parte dell'élite in Occidente, in particolare i leader aziendali non politici, siano piuttostofavorevoli al libero mercato e al libero scambio rispetto al resto della società. Queste persone riconoscono che il capitalismo di libero mercato non avvantaggia solo loro stessi, ma anche la società nel suo complesso.

Infatti uno studio di cinquant'anni di verbali delle riunioni a porte chiuse della Mont Pélerin Society mostra che i suoi membri spesso esprimevano preoccupazioni sul fatto che “le legislature democratiche tendono a sconvolgere il libero mercato” votando per sussidi di welfare e assistenza sociale. Si chiedevano quindi: “Come si possono limitare le persone?”, poiché “la classe politica tende a intervenire nell'economia, distorcendo, o persino distruggendo, il meccanismo di mercato”.

La questione della limitazione della democrazia è emersa perché le persone tendono a votare in modi contrari ai propri interessi a lungo termine, portando a stagnazione economica e declino sociale di cui alla fine sarebbero profondamente insoddisfatte. Questo è ovviamente un punto altamente rilevante per le società occidentali odierne.

Ciò a cui sono arrivati, per deduzione, quelli della Mont Pélerin Society è l'idea espressa da Hans-Hermann Hoppe nel suo libro Democracy: the God that Failed: la democrazia introduce nella società una tragedia dei beni comuni. La maggioranza spesso non vuole che la spesa pubblica venga tagliata, nonostante gli evidenti segnali di inefficienza burocratica ed economica. Tende a votare per ulteriori espansioni dello stato sociale, cosa che a sua volta porta a un aumento della tassazione e della ridistribuzione, e che, a sua volta, soffoca l'economia. Questa spirale continua se il carico fiscale della maggioranza è ritenuto inferiore al valore presunto dei sussidi e dei servizi sociali che riceve. L'immigrazione di massa intensifica questo processo, poiché il tipico immigrato povero in Occidente ha tutto da guadagnare e nulla da perdere da una simile strategia di voto.


La crescita dello stato

L'avvento dell'era “democratica” è quindi strettamente legato alla crescita drammatica dello stato fin dall'inizio del XX secolo. La democrazia contribuisce a questa crescita burocratica poiché la maggioranza vota per linee di politica che richiedono o giustificano uno stato più grande. Questo statalismo cancerogeno nella società può essere misurato da numeri fuori controllo: entrate fiscali, debito pubblico, spesa pubblica e dipendenti pubblici.

Nonostante la rabbia piuttosto sciocca della maggioranza, l'aumento della spesa pubblica non si traduce automaticamente in servizi pubblici migliori. Al contrario, secondo l'effetto Baumol il costo relativo dei servizi tende ad aumentare, soprattutto nei servizi non di mercato delle amministrazioni statali. E, secondo la Public Choice Theory, gli incentivi dei dipendenti statali per una gestione buona ed equa nell'interesse pubblico sono deboli, il che porta a sprechi e inefficienza nel migliore dei casi e a corruzione nel peggiore.

Sfortunatamente questi punti non sono ben noti alla maggioranza degli elettori, di conseguenza molte persone sottovalutano quanto effettivamente contribuiscono finanziariamente allo stato rispetto a quanto ne ricevono. C'è una sconsideratezza ingenua riguardo alle tasse regressive come l'IVA e l'inflazione. Nel 1845 Frédéric Bastiat aveva già colto questi punti quando considerava la tassazione come un furto: “Per derubare le persone è necessario ingannarle. Ingannarle significa persuaderle che le si sta derubando per il loro tornaconto e indurle ad accettare, in cambio della loro proprietà, servizi fittizi o spesso peggiori”.


Votare per scambiare la libertà con la sicurezza

Le società occidentali hanno progressivamente votato per rinunciare alla libertà in favore di una presunta sicurezza fornita dallo stato. Molti erano convinti che Herbert Marcuse avesse ragione quando scrisse che “la perdita di libertà economiche e politiche che erano il vero risultato dei due secoli precedenti può sembrare un danno lieve in uno stato in grado di rendere la vita amministrata sicura e confortevole”. Tuttavia, sebbene ciò possa sembrare vero per un breve periodo, la vita in una democrazia moderna non può essere “sicura e confortevole” a lungo termine a causa del “processo di decivilizzazione” descritto sopra.

La libertà di voto contribuisce ironicamente alla perdita di libertà economica nell'Occidente “democratico”. Questo processo va contro l'opinione prevalente di equiparare democrazia e libertà, pertanto questo processo è l'opposto delle presunte “contraddizioni intrinseche” del capitalismo di Marx: è l'interventismo statalista che porta a tensioni economiche e sociali e che spinge la società verso la crisi e persino il collasso.

Questo risultato diventa inevitabile quando a sempre più persone nella società viene impedite di progredire economicamente, quando non riescono più a sbarcare il lunario e quando si trovano ad affrontare una crescente insicurezza, servizi sociali in declino e infrastrutture in rovina. O gli effetti nefasti dell'interventismo statale, tragicamente rafforzati dal processo democratico, diventano chiari per la maggioranza, oppure la spirale discendente della distruzione della ricchezza e del declino sociale continuerà. Si spera che le idee di libertà diventino di nuovo attraenti e che i benefici del vero capitalismo vengano compresi, a patto che il fallimento della democrazia verrà finalmente svelato.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


mercoledì 13 novembre 2024

“Quella è un’esca!” Agitare l’amo nelle acque dei media generalisti non funziona più come una volta

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

____________________________________________________________________________________


di Tom Luongo

C'è un momento grandioso in Mad Max: Fury Road in cui i protagonisti si avvicinano a una donna nuda incatenata a una torre e Max pronuncia una delle sue quattordici battute in tutto il film: “Quella è un'esca!”. Questa è una metafora dell'intero panorama mediatico nell'era dei social media.

Da quando Trump ha vinto, i soliti noti hanno gettato in mare ogni possibile cattiva idea per scoraggiare e indebolire quella vittoria. È tutto un'esca!

Non erano passate nemmeno 24 ore dal discorso di resa delle armi di Kamala Harris, una copia carbone di quello pronunciato da Hillary Clinton nel 2016, prima che le acque venissero pasturate di fronte ai libertari affinché iniziassero a scatenarsi con gli slogan per porre fine alla FED.

Jerome Powell è stato costretto a rispondere a una domanda durante la conferenza stampa all'ultima riunione del FOMC circa le sue dimissioni, qualora gli venissero chieste dal presidente Trump.

Powell ha “chiuso la porta” a tutto questo con una sola parola: “No”.

A quel punto tutti sono rimasti scioccati nello scoprire che il presidente della FED non può essere rimosso perché al Presidente della nazione non piace. Lo stesso vale per i giudici della Corte Suprema, per esempio. Questa è politica, gente, non filosofia. Non approvo la situazione, voglio solo sottolineare che coloro che hanno ripetuto a pappagallo “End the FED” da quando Ron Paul si è candidato nel 2008 avrebbero dovuto saperlo.

Quindi, dati questi presupposti, si deve concludere che si tratta della più sporca delle linee di politica sporche, progettata per creare divisioni all'interno della cerchia dei sostenitori MAGA, in un momento in cui dovremmo unirci sulle giuste questioni, dotare la nuova amministrazione di personale, discutere quali dipartimenti tagliare, come finanziare il debito.

In altre parole dovremmo essere noi a dettare il ritmo, anziché reagire di fronte a chi è più vulnerabile a un governo statunitense e a una Federal Reserve che lavorano insieme per difendere la sovranità degli Stati Uniti.

Per più di un anno vi ho detto che ci sarebbero stati due grandi obiettivi nel mirino dei democratici in questa tornata elettorale: Jerome Powell ed Elon Musk.

Powell è il nemico pubblico numero uno per la sua politica monetaria restrittiva, cosa di cui tutti gli Austriaci dovrebbero rallegrarsi piuttosto che inventare argomenti sempre più torbidi su un “QE nascosto”. Per i pensatori sistemici, avere un diagramma di flusso a un livello su qualcosa di così importante e pertinente come la politica monetaria è, francamente, un aspetto piuttosto patetico.

Musk concorre ora con Powell per il primo posto nell'elenco delle cartoline di auguri della cricca di Davos, a causa del modo in cui Twitter e Starlink hanno messo a dura prova il loro motore di creazione delle narrative.

Tornando a Powell, sin dalla crisi bancaria del marzo 2023, da lui fomentata per ragioni politiche e a metà della quale ha rialzato i tassi d'interesse, solo per assicurarsi che tutti quelli che contavano ricevessero il fottuto promemoria, ho smesso di arrabbiarmi nei confronti di Elizabeth Warren e ho iniziato a ridere di lei.

Ha inviato lettere severe chiedendo alla FED di riabbassare i tassi d'interesse a ogni riunione del FOMC, cercando di alimentare la polemica sulla FED. E non era per dare sollievo a qualcuno, ma per aiutare i democratici a vincere le elezioni e allentare la morsa mortale che la linea di politica di Powell “higher for longer” aveva sui mercati dei capitali europei.

Ma grazie a questa domanda sciocca posta da un giovane collaboratore di Politico, ora la “sinistra woke” e la “destra woke” si vedono derubate di ciò che restava dei vecchi cartelli bancari che entrambe credono di dover combattere.

Se non fosse così dannatamente importante, starei già ridendo.

Poi è toccato all'esca lanciata ai conservatori su persone come Mike Pompeo e Nikki Haley. Il segnale più forte che Trump avrebbe probabilmente vinto a valanga è stato il blob dell'intelligence che ha fatto circolare la voce settimane fa che Trump amasse ancora Pompeo e che quest'ultimo stesse già annusando il posto di Segretario di Stato o della Difesa.

Era un'esca, gente! E Trump l'ha segnalata in quanto tale dopo un paio di giorni. Avrebbe dovuto zittirla prima, ma chi sono io per dare consigli al Maestro della Finestra di Overton su queste questioni?

Anche la Haley non era sulla sua lista. Trump la odia. Ora ha le porte spalancate per una carriera nei fast food.

Infatti sapete che Trump odia Marco Rubio tanto quanto la Haley perché credo alle voci secondo cui egli potrebbe diventare Segretario di Stato.

In quale altro modo si potrebbe far uscire dal Senato “Little Marco” e sostituirlo con qualcuno che lavorerà con Trump, piuttosto che contro di lui, sulla grande legislazione che deve essere approvata nel 2025?

Promuovetelo, tenetelo al guinzaglio per quanto riguarda le riforme e fatelo fare il pavone sulla Cina. E se non fa quello che gli viene chiesto? “Sei licenziato!”

E se mi sbaglio e Rubio sarà solo l'ennesima esca per i neocon, allora Masal Tov! Oi vey.

Quelle voci su Mike Rogers a capo della CIA e tutto il resto che avete visto... sono tutte esche. Tutti tentativi di inondare l'etere di cattive informazioni e creare spaccature tra i più grandi sostenitori di Trump e lui stesso.

Se a questo punto del gioco non riuscite a cogliere i tentativi britannici di divide et impera, forse siete solo dei pessimi giocatori.

Ci è voluta la fuga di notizie di una votazione segreta organizzata dal leader uscente della maggioranza del Senato, Mitch McConnell, per far finalmente capire alla gente fino a che punto il sistema immunitario burocratico sta lottando contro la chemioterapia rappresentata dalla vittoria di Trump.

Se Marjorie Taylor Greene contribuirà a impedire a John Cornyn di diventare il nostro leader al Senato, ritirerò la maggior parte delle cattiverie che ho detto su di lei.

La maggior parte, almeno...


Scandalo a Berlino

La vittoria di Trump ha causato un terremoto politico a Berlino: il crollo del governo tedesco dopo che il cancelliere Olaf Scholz ha cercato di soddisfare una richiesta di denaro sull'Ucraina. Il ministro delle finanze dell'FDP, Christian Lindner, ha rifiutato di approvare altri €6 miliardi all'Ucraina. Ma la Germania è a corto di soldi in questo anno fiscale e doveva andare al Bundestag, così Scholz lo ha licenziato e Lindner ha tirato fuori l'FDP dalla coalizione.

Ora la situazione in Germania è una di quelle che solitamente vediamo solo nei luoghi colpiti da rivoluzioni colorate.

Sono così disperati nel tentativo di mantenere il potere che ora ci viene offerta l'ennesima fantasia dei “Separatisti sassoni”, tutti e tre, come ragione per bandire Alternativa per la Germania (AfD) e impedirgli di partecipare alle prossime elezioni anticipate.

Questa è un'altra esca per i tedeschi. Anche se il divieto non funzionasse, toglierebbe un paio di punti ai totali nazionali dell'AfD, ma queste sono solo ritirate tattiche. Non è una vittoria, è più un tentativo di non perdere subito.

Il cambiamento culturale e demografico contro questa follia globalista è già avvenuto.

Stiamo osservando il vecchio ordine politico in Germania, tenuto insieme in precedenza dal pugno di ferro di Angela Merkel, andare in pezzi. L'idea che i tedeschi avrebbero votato per annichilirsi a causa della loro colpa collettiva non si è mai concretizzata.

A un certo punto la classe industriale tedesca avrebbe fatto sentire la sua presenza. La vittoria di Trump probabilmente ha catalizzato questo sentimento recondito.

L'intero progetto della cricca di Davos si basava sull'uso dell'impronta generazionale della popolazione del dopoguerra per fabbricare realtà politiche in contrasto con i loro interessi personali. Ma questo pone un limite temporale a un tale progetto: doveva materializzarsi prima che le generazioni che avevano combattuto la seconda guerra mondiale, e che erano cresciute nella fase di ricostruzione, si sarebbero estinte.

Ad esempio, per i tedeschi era la loro vergogna collettiva nei confronti di Hitler. Per il Giappone era la vergogna di essere stati bombardati dagli americani. Per l'America era alimentare la nostra autosufficienza e trasformarla in autocompiacimento.

Come ha sottolineato Howard Lutnick su CNBC qualche mese fa, abbiamo ricalibrato queste persone attraverso il nostro dominio e consentito loro di imporre dazi sui nostri beni per rigenerare le loro economie locali. Tali dazi sono ancora in vigore ed è tempo di rimuoverli negoziando accordi migliori per tutti.

Ma il cambiamento demografico è avvenuto. Lo abbiamo visto nelle elezioni in Germania lo scorso settembre, quando AfD ha visto enorme consenso tra i 18-29enni. La stessa cosa è accaduta in Grecia in seguito allo smantellamento del Paese da parte della Germania/UE dopo le sue molteplici crisi del debito sovrano.

Negli USA i giovani si stanno allontanando dai boomer. Anche i millennial stanno finalmente realizzando i loro desideri di autenticità, dopo essere sopravvissuti a tre fallimenti nazionali nel corso della loro vita: Millennium bug, Lehman Bros. e COVID-19.

Ciò ha permesso alla Generazione X di affermarsi finalmente e di ottenere il risultato di cui il mondo aveva bisogno.

Quindi, per favore gente: esultate per la vittoria e chiudete Twitter per qualche giorno. Vogliono che siate ansiosi e spaventati. È tutto ciò che gli è rimasto. Abbiamo appena detto loro che non vogliamo ciò che stanno offrend,o o che non abbiamo bisogno di ciò che ci hanno venduto

Fidatevi un po' del risultato che avete ottenuto. Questa non è la stessa storia del 2016.

La fiducia nei media generalisti non solo è crollata, ma ha ormai raggiunto la sua fase terminale. Abbiamo appena rotto le sue vie di comunicazione, perché mai dovremmo volerle vedere riparate dando credibilità alla loro volgarità?


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.