mercoledì 29 giugno 2011

Sei Errori Fondamentali dell'Attuale Ortodossia #2




Seconda ed ultima parte. Qui il link alla Prima Parte.

[Estratto da Independent Review (Inverno 2010). Un file audio MP3 di questo articolo, narrato da Colin Hussey, è disponibile per il download.]




__________________________________


di Robert Higgs


Il Capitale e la Sua Struttura

Come già evidenziato in precedenza, il volgare Keynesiano vede la riserva di capitale come "data". Se riflette sulla quantità totale, la considera come una sorta di enorme eredità del passato ed afferma che nulla di quello che potrebbe essere aggiunto o sottratto da essa nel breve termine la cambierà abbastanza da causare preoccupazioni. Ma se presta solo poca attenzione al capitale, non ne presta alcuna alla sua struttura: i raffinati schemi della specializzazione e dell'interrelazione tra le innumerevoli forme specifiche di beni capitali, rappresentati dal risparmio passato e dall'investimento. In questo modello d'analisi, non conta se le imprese investono in nuovi telefoni oppure in nuove dighe: il capitale è il capitale è il capitale.

Visto che in questo modello la struttura della riserva di capitale è disgregata — anche i distinti economisti, come Frank Knight, hanno insistito che la riserva di capitale è essenzialmente un blocco indifferenziato di eguale valore monetario (Hennings 1987, 330) — non viene data nessuna attenzione a come i cambiamenti nei tassi d'interesse possano generare cambiamenti nella struttura della riserva di capitale. Dopo tutto, che genere di differenza può fare un tale cambiamento? Questa ostinata cecità ha fatto si che molto economisti, incluso il recente premio Nobel Paul Krugman (1998), abbiano travisato la teoria Austriaca del ciclo economico come una teoria sugli "investimenti in eccesso", cosa che certamente non è.

Invece la teoria introdotta da Ludwig von Mises e F.A. Hayek nella prima metà del ventesimo secolo — una teoria che è quasi caduta nel dimenticatoio dopo la rivoluzione Keynesiana in macroeconomia — è una teoria sugli investimenti improduttivi, ovvero una teoria di come un tasso d'interesse artificialmente ridotto conduca le imprese ad investire nel tipo sbagliato di capitale, in particolare nei beni capitali con una vita più lunga, come edifici residenziali ed industriali, rispetto a quelli con una vita relativamente breve come le scorte, l'attrezzatura ed i macchinari. Così, secondo il punto di vista Austriaco, i bassi tassi d'interesse indotti dalla FED, come quelli tra il 2002 ed il 2005, hanno condotto le imprese a sopravvalutare i progetti a lungo termine e direzionare i loro investimenti in questa direzione — scatenando boom nell'edilizia, tra le altre cose. Questo direzionamento avrebbe senso in economia se il tasso d'interesse fosse diminuito in un libero mercato, segnalando pertanto che le persone desiderano rinviare un consumo maggiore risparmiando maggiormente dai loro guadagni.

Ma se le persone non hanno cambiato le loro preferenze in questo modo e continuano a preferire la consumazione presente come facevano in precedenza, allora le imprese incapperanno in errori scegliendo questi tipi di progetti d'investimento, i quali sono, in effetti, tentativi di anticipare richieste future che non avverranno mai. Quando infine i progetti iniziano a fallire, il boom che i tassi d'interesse hanno artificialmente messo in azione sfocerà nel bust, con relative bancarotte e disoccupazione, poichè i progetti insostenibili sono liquidati e le risorse sono spostate — in molti casi in modo doloroso — verso usi più produttivi.

Visto che il volgare Keynesiano è cieco a queste micro-distorsioni ed al bisogno di essere corrette subito dopo un boom artificialmente indotto, fallisce nel vedere il bisogno delle bancarotte e della disoccupazione che necessariamente accompagnano una sostanziale ristrutturazione economica. Egli presuppone: se solo il governo entrasse in gioco ed usasse la sua spesa a deficit per compensare l'investimento privato ridotto e la spesa al consumo, allora l'economia sarebbe risanata ed i lavoratori impiegati di nuovo senza alcuna ristrutturazione economica.

Non c'è da sorprendersi, quindi, se le persone che pensano secondo queste linee stiano attualmente lavorando per continuare una politica che contribuisca enormemente a produrre il boom insostenibile del 2002-2006, ovvero prestiti sussidiati ad aspiranti proprietari di case che non soddisfano i normali requisiti commerciali per ricevere tali prestiti. Al volgare Keynesiano non viene in mente che molte risorse sono state direzionate in costruzioni di case e condomini e che i prestiti a proprietari di case che non possono permettersi di comprare una casa a meno che non vengano aiutati con sussidi, segnalano un uso non-economico delle risorse a spese dei contribuenti che direttamente o indirettamente finanziano questi sussidi.



Investimenti Improduttivi e Pompaggio di Denaro

Con la loro grande e semplice fiducia nell'efficacia della spesa del governo come una bilancia macroeconomica, i volgari Keynesiani trascurano l'investimento improduttivo, passato e futuro, e sostengono la spesa in eccesso del governo tramite le sue entrate, la differenza può essere coperta dai prestiti. Ovviamente favoriscono le azioni della banca centrale per rendere simili prestiti più a basso prezzo per il governo. Infatti preferiscono cronicamente il "denaro facile" a politiche più restrittive della banca centrale.

Come evidenziato in precedenza essi preferiscono il denaro facile, non solo perchè abbassa il costo visibile del finanziamento a deficit della spesa del governo, ma anche perchè induce gli individui a prendere in prestito più denaro ed a spenderlo per beni di consumo — tale incremento nella spesa al consumo è come sempre vista come una buona cosa, malgrado il tasso a zero dei risparmi degli individui negli Stati Uniti negli anni recenti. Riflettendo sul comportamento del volgare Keynesiano nei confronti della politica della FED, continuo a ricordare una vecchia canzone country il cui ritornello era: "older whiskey, faster horses, younger women, more money".

I volgari Keynesiani non spendono molto tempo a preoccuparsi della potenziale inflazione; al contrario, sono ossessionati da un paura irrazionale anche per il minimo accenno alla deflazione. Se l'inflazione dovesse diventare un problema innegabile, potremmo contare su di loro per sostenere il controllo dei prezzi, che, sulla base della vaga conoscenza di simili controlli durante la Seconda Guerra Mondiale, sono convinti che possano essere fatti funzionare bene.



Regime di Incertezza

I volgari Keynesiani non sono nient'altro che attivisti politici. Come Franklin D. Roosevelt, credono che il governo debba "fare qualcosa" e se non funziona provare qualcos'altro (Roosevelt 1933, 51). Ancora meglio se il governo prova un insieme di cose subito e, se il trucco non riesce, continuare a versare più denaro su di esse e provare qualcos'altro per stimolare.

Le ere che vengono stimate come le più gloriose nella storia politico-economica degli Stati Uniti sono il primo mandato di Roosevelt come presidente ed i primi anni della presidenza Lyndon B. Johnson. In questi periodi abbiamo assistito ad uno sfogo di nuove misure governative per spendere, tassare, regolamentare, sussidiare ed in generale creare danni economici su vasta scala. I piani ambiziosi dell'amministrazione Obama per l'azione di governo su molti fronti, riempiono i volgari Keynesiani di speranze secondo cui è iniziato un terzo Grande Balzo in Avanti.

I volgari Keynesiani non comprendono che l'attivismo per politiche estreme potrebbe funzionare a discapito della prosperità economica creando quello che io chiamo un "regime di incertezza", un'incertezza pervasiva sulla reale natura dell'ordine economico incombente, specialmente sul come il governo tratterà i diritti della proprietà privata in futuro (Higgs 1997). Questo tipo di incertezza scoraggia in special modo gli investitori che vogliono mettere denaro in progetti a lungo termine. Tale investimento, che è quasi scomparso dopo il 1929, non si riprese completamente fino a dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Più di un osservatore nei mesi recenti ha commentato che il regime di incertezza è scaturito dalla frenetica serie di salvataggi del governo, dalle infusioni di capitale, dai prestiti d'emergenza, dalle nazionalizzazioni, dai pacchetti di stimolo e da altre misure straordinarie ammassate in un periodo inferiore ad un anno (si veda, per esempio, Boettke 2008, Gonigam 2009 e Lam 2009). Con l'amministrazione Obama al comando, le prospettive paiono favorevoli per una continuazione di questo tipo di attivismo politico frenetico. Non può aiutare e potrebbe procurare danni in grande quantità.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


__________________________________________________________________

Riferimenti

Boettke, Peter. 2008. "Regime Uncertainty." The Austrian Economists, 6 ottobre.

Cantor, Paul. 2002. "Keynes and the Pyramids." Mises Daily, 14 ottobre.

Gonigam, Dave. 2009. "Regime Uncertainty." The Daily Reckoning, 4 marzo.

Hennings, K. H. 1987. "Capital as a Factor of Production," in The New Palgrave: A Dictionary of Economics redatto da John Eatwell, Murray Milgate e Peter Newman, 327–33. New York: Stockton Press.

Higgs, Robert. 1997. "Regime Uncertainty: Why the Great Depression Lasted So Long and Why Prosperity Resumed after the War." The Independent Review 1, no. 4 (primavera): 561–90.

Keynes, John Maynard. 1936. The General Theory of Employment, Interest, and Money. New York: Harcourt, Brace and World.

Krugman, Paul. 1998. "The Hangover Theory: Are Recessions the Inevitable Payback for Good Times?", Slate, 4 dicembre.

Lam, Carlos. 2009. "'Regime Uncertainty' Further Delays Economic Growth." Seeking Alpha, 3 aprile.

Mankiw, N. Gregory. 2009. "It May Be Time for the Fed to Go Negative." New York Times, 18 aprile.

Roosevelt, Franklin D. 1933. Looking Forward. New York: John Day.

Samuelson, Paul A. 1948. Economics: An Introductory Analysis. New York: McGraw-Hill.

__________________________________________________________________


martedì 28 giugno 2011

Sei Errori Fondamentali dell'Attuale Ortodossia #1

Data la fine prossima del QE2 e l'incalzante marea di articoli pro-spesa a deficit dalle colonne di un pò tutti i giornali, ritengo opportuno che venga letto questo articolo. Quella che sta scomparendo é l'illusione Keynesiana di una pianificazione centralizzata dell'economia; come direbbe Hayek riguardo questo modello: "That'a a Fatal Conceit!" Sissignore, che per ripianare ai casini di una spesa sconsiderata ed azzardi economici, sono stati dapprima salvati i gatti grassi col QE1 e poi i cocci delle passività accumulate dai vari programmi di welfare, col QE2. Salvataggi e costi senza fine. Per non parlare delle guerre: piena occupazione e niente da mangiare. La vera crescita richiede produzione di ciò che la gente desidera, non spendere a cazzo di cane. Sveglia! Il party é finito, la sbornia é passata; ora portate via le pale, il lungo termine é in vista. [Parte 1 di 2]
___________________________________


di Robert Higgs


Mentre la recessione è peggiorata e la debacle finanziaria è passata da una fiammata ad un'altra durante l'ultimo anno e mezzo, sono aumentati tremendamente i commentatori sui problemi economici. I sapientoni hanno pontificato; i giornalisti e gli editori hanno riferito ed opinato; i programmi radiofonici hanno sbuffato ed ansimato; i funzionari pubblici hanno vomitato anche più linguaggio ambiguo del solito; i goffi esperti accademici, presi sotto l'occhio delle telecamere come un cervo accecato dalle luci, hanno ammiccato ed incespicato nel loro breve lasso di tempo come mezzobusti in TV. Siamo stati sommersi da un enorme emissione di diagnosi, prognosi e prescrizioni, almeno il 95% delle quali è stata spaventosamente sbagliata.

La maggior parte di esse sono risultate sbagliate per le stesse ragioni. La maggior parte delle persone che ha la pretesa di possedere la competenza sull'economia, si basa su una serie comune di pressupposti e modi di pensare. Chiamo questo guazzabuglio pseudo-intellettuale "volgare Keynesianismo". E' lo stesso sproloquio che è passato per saggezza economica in questo paese per più di 50 anni e sembra essersi originato nella prima edizione di Economics (1948) di Paul Samuelson, il libro d'economia più venduto di tutti i tempi e l'unico da cui diverse generazioni di studenti universitari hanno acquisito tutte le cose che sanno sull'analisi economica. Tempo fa questa visione si insediò nel discorso educativo, nei media e nella politica, e si stabilì come un'ortodossia.

Sfortunatamente questo modo di pensare dell'operazione economica — in particolare sulle sue fluttuazioni generali — è un tessuto di errori commessi e di cose omesse. Più sfortunate sono state le implicazioni politiche derivate da questo modo di pensare: tra tutte, la nozione che il governo può e dovrebbe usare politiche fiscali e monetarie per controllare la macroeconomia e stabilizzare le sue fluttuazioni. Nonostante si sia sviluppata più di mezzo secolo fa, questa visione sembra essere ancora vitale nel 2009 come lo era nel 1949.

Consideriamo brevemente i sei aspetti più evidenti di questo sfortunato approccio per capire ed affrontare l'economia dei boom e bust.



Aggregati

John Maynard Keynes persuase i suoi colleghi economisti (e loro persuasero la gente) che ha senso pensare all'economia come ad un pugno di aggregati: entrate totali o produzione, spesa totale al consumo, spesa totale d'investimento ed esportazioni totali nette. Se le persone ricordano qualcosa dal loro corso introduttivo d'economia, molto probabilmente ricorderanno l'equazione Y = C + I + G + (X - M).

A volte Q • P è messo sullo stesso piano delle variabili alla destra dell'equazione. Quindi l'idea è che l'offerta aggregata (produzione fisica moltiplicato il livello dei prezzi) è uguale alla domanda aggregata, che è uguale alla somma dei quattro tipi di spesa monetaria per beni e servizi finali prodotti da poco.

Questo modo di comprimere transazioni differenti in singole variabili ha l'effetto di sopprimere la comprensione delle connessioni e delle differenze dentro ognuno degli aggregati. Quindi, in questa struttura, aggiungere un milione di dollari d'investimento per scorte di teddy-bear avrebbe lo stesso effetto se un milione di dollari d'investimento fosse direzionato nello scavare una nuova miniera di rame. Allo stesso modo, aggiungere un milione di dollari per comprare biglietti del cinema avrebbe lo stesso effetto se un milione di dollari fosse speso per la benzina. Allo stesso modo, aggiungere un milione di dollari alla spesa del governo per vaccini infantili contro la polio avrebbe lo stesso effetto se un milione di dollari in spesa del governo fosse direzionato in munizioni da 7,62 millimetri. Non ci vuole molto ad immaginare i modi in cui la soppressione delle differenze dentro ognuno degli aggregati potrebbe distorcere seriamente il nostro modo di pensare nei confronti dell'economia.

Infatti "l'economia" non produce una massa indifferenziata che chiamiamo "produzione". Al contrario, i milioni di produttori che danno vita "all'offerta aggregata" forniscono una varietà quasi infinita di beni e servizi specifici che si diversificano in modi innumerevoli. Per di più, un'ampia parte di quello che succede in un'economia moderna orientata verso il mercato consiste in affari tra i produttori che non forniscono alcun bene o servizio "finale", bensì forniscono materiali grezzi, componenti, prodotti intermedi e servizi reciproci. Visto che questi produttori sono connessi da un intricato schema di relazioni, che deve sostenere certe proporzioni se si uvole che l'intera organizzazione funzioni efficiacemente, le conseguenze critiche sottolineano cosa in particolare viene prodotto, quando, dove e come.

Queste microconnessioni straordinariamente complesse sono quelle a cui ci stiamo realmente riferendo quando parliamo di "economia". Sicuramente non è un processo singolo e semplice che produce un blocco uniforme di aggregati. Per di più, quando si parla di "azione economica", ci si riferisce alle scelte che compiono milioni di partecipanti differenti che selezionano un corso d'azione e che mettono in conto una possibile alternativa. Senza scelta, limitati dalla scarsità, nessuna vera scelta economica può aver luogo. Così, il volgare Keynesianismo, che pretende di essere un modello economico o per lo meno una struttura coerente di analisi economica, esclude praticamente la possibilità di una pura scelta economica, sostituendola con un concetto scarno e meccanico — l'equivalente intellettuale di un pupazzo.



Prezzi Relativi

Il volgare Keynesianismo non tiene conto dei prezzi relativi o dei cambiamenti in tali prezzi. In questa struttura c'è solo un prezzo, che è chiamato "livello dei prezzi" e rappresenta una media ponderata di tutti i prezzi del denaro a cui gli innumerevoli beni e servizi dell'economia sono venduti (c'è anche il tasso d'interesse, che è trattato come un prezzo in un modo limitato e fuorviante, e di cui ne parlerò in seguito). Se i prezzi relativi cambiano — cosa che ovviamente accade sempre in una certa intensità, anche nei periodi più stabili — questi cambiamenti "fanno media" ed influenzano il calcolo del cambiamento, se ce n'è qualcuno, solo in un modo analiticamente irrilevante a livello dell'aggregato dei prezzi.

Così se l'economia si espande su certe linee, ma non su altre, e la configurazione dei prezzi relativi è cambiata, i volgari Keynesiani sanno che la "domanda aggregata" e "l'offerta aggregata" sono cresciute, ma non hanno alcuna idea del perchè o in che modo sono cresciute. Nemmeno se ne preoccupano. Secondo il loro punto di vista la produzione aggregata dell'economia — la sola produzione che trattano come degna di nota — è guidata dalla domanda aggregata, alla quale l'offerta aggregata risponde più o meno automaticamente; e non importa se è aumentata solo la domanda per i cetrioli oppure, per citare un esempio che lo stesso Keynes usò, è aumentata solo la domanda per le piramidi. La domanda aggregata è la domanda aggregata è la domanda aggregata.[1]

Visto che il volgare Keynesiano non ha idea della struttura della produzione nell'economia, non può comprendere come un'espansione della domanda su certe linee, ma non su altre, potrebbe essere problematica. Secondo il suo punto di vista non si potrbbero mai avere, diciamo, troppe case ed appartamenti. Aumentare la spesa per case ed appartamenti è, secondo lui, sempre buono qualora l'economia ha risorse disoccupate, nonostante la quantità di case ed appartamenti che ora sono vacanti e nonostante quali tipi specifici di risorse siano disoccupate e dove siano localizzate in questa vasta terra. Malgrado i lavoratori disoccupati possano essere degli abili minatori d'argento in Idaho, si suppone che sia cosa buona se in qualche modo venga aumentata la domanda per i condomini a Palm Beach, visto che per il volgare Keynesiano non ci sono classi individuali di lavoratori oppure mercati del lavoro separati: il lavoro è il lavoro è il lavoro. Se qualcuno — qualunque siano le sue capacità, preferenze o posto in cui abita — è disoccupato, allora in questa struttura di pensiero potremmo aspettarci di rimetterlo a lavoro aumentando sufficientemente la domanda aggregata, senza badare a dove vengano spesi i soldi, in cosmetica o in informatica.

Questa tetra semplicità esiste perchè la produzione aggregata è una semplice funzione crescente del lavoro aggregato: Q = f(L), dove dQ/dL > 0.

Da notare che questa "funzione della produzione aggregata" ha un solo fattore produttivo, il lavoro aggregato. I lavoratori producono apparentemente senza l'aiuto del capitale! Se pressato, il volgare Keynesiano ammetterà che i lavoratori usano il capitale, ma insisterà che la riserva di capitale potrebbe essere considerata come "data" e fissata nel breve termine. E — un punto molto importante — il suo intero apparato di pensiero è inteso esclusivamente ad aiutarlo a comprendere questo breve termine. Nel lungo termine, potrebbe insistere, saremo "tutti morti", come disse Keynes[2], oppure potrebbe semplicemente negare che il lungo termine è quello che otteniamo quando si piazzano una serie di brevi termini uno dietro l'altro. Il volgare Keynesiano in effetti vive al momento e solo in questo, come se fosse una grande virtù. In ogni dato istante di tempo, si potrebbe lasciare senza problemi che il futuro si prenda cura di se stesso.



Il Tasso d'Interesse

Il volgare Keynesiano potrebbe preoccuparsi del tasso d'interesse, ma solo in senso ristretto. Per lui il tasso d'interesse è il "prezzo del denaro" — cioè, il tasso d'affitto pagato sul denaro preso in prestito. Tale prestito è sempre buono e se in maggiori quantità anche meglio, perchè gli individui usano denaro preso in prestito per acquistare beni di consumo, in tal modo "creando lavori", ed un lavoro è la cosa migliore nell'universo conosciuto. Di conseguenza più è basso il tasso d'interesse, più le persone prenderanno in prestito e spenderanno, e meglio funzionerà l'economia, a patto che esista disoccupazione in qualsiasi luogo del paese.

Visto che un pò di disoccupazione esiste sempre, il volgare Keynesiano vuole sempre che il tasso d'interesse sia più basso di quello che in realtà è. Se può essere abbassato artificialmente dall'azione della banca centrale, favorisce poderosamente tale azione. La Federal Reserve ha di recente spinto il suo obiettivo per il tasso d'interesse sui "fondi federali" — bilanci overnight da cui le banche prendono in prestito l'una dall'altra — quasi a zero e stimati economisti hanno giocato sulla bislacca nozione di raggiungere un tasso d'interesse negativo (si veda, per esempio, Mankiw 2009). (Dove devo firmare per un prestito?)

Il volgare Keynesiano non comprende cosa sia in realtà il tasso d'interesse. Fallisce nel comprendere che è un fondamentale prezzo realtivo — ovvero, il prezzo di beni disponibili ora in relazione a beni disponibili nel futuro. Ricordate, egli non pensa affatto in termini di prezzi relativi, quindi è del tutto naturale che fallisca nel comprendere come il tasso d'interesse influenzi la scelta tra l'attuale consumo e risparmio — cioè, agendo in questo modo si rende possibile una maggiore consumazione futura, non consumando l'attuale reddito. In un libero mercato una riduzione del tasso d'interesse riflette un desiderio di consumare di più nel futuro piuttosto che ora.

Un libero mercato includerebbe fornitori e richiedenti prestiti, ed il tasso d'interesse in vigore sarebbe quello a cui l'ammontare di coloro che richiedono un prestito è uguale a quello di coloro che sono disponibili a prestare denaro. Entrambi creditori e debitori, tuttavia, stanno facendo le loro scelte alla luce della propria "preferenza temporale", che è il tasso a cui sono disposti a commerciare i beni presenti per i beni futuri. Le persone con "un alto tasso nella preferenza temporale" sono desiderose di consumare ora piuttosto che in seguito, e per indurli a desistere sulla consumazione odierna coloro che prendono in prestito devono compensarli pagando un alto tasso d'interesse per l'uso dei loro fondi.

Sebbene i volgari Keynesiani riconoscono che un basso tasso d'interesse stimolerà le imprese a prendere in prestito più denaro e ad investirlo, immaginano che i piani d'investimento siano volatili per natura ed essenzialmente irrazionali — guidati, come disse Keynes, dagli "spiriti animali" degli imprenditori (1936, 161-62). Perciò, il livello a cui l'investimento risponde per un cambiamento nel tasso d'interesse è piccolo e potrebbe essere grossomodo ignorato.

Per i volgari Keynesiani l'importanza del tasso d'interesse è data dal fatto che regola l'ammontare di individui che stipuleranno prestiti per finanziare i loro acquisti di beni di consumo. Questi acquisti, nella loro logica, sono l'elemento essenziale nella determinazione di quante imprese vogliono produrre e quanto vogliono investire nell'espansione della loro capacità di produrre. Tuttavia, in questa struttura, non conta che tipo di investimento viene intrapreso: investimento è investimento è investimento.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


(I). Link alla Seconda Parte


__________________________________________________________________

Note

[1] Nella General Theory, Keynes scrisse: "Piramidi, terremoti, perfino le guerre possono servire ad incrementare la ricchezza" (1936, 129). Provocato dai riferimenti Keynesiani alle piramidi, Paul Cantor fa questa battuta: "Se a Keynes piacevano le piramidi, ci doveva essere qualcosa di sbagliato in queste e difatti pare esserci una connessione tra l'amore per le piramidi e l'amore per il Big Government" (2002).

[2] La frase spesso citata di Keynes praticamente non è tanto ridicola quanto di solito pare essere. La sua frase nel contesto, in Tract on Monetary Reform del 1923, è: "Il lungo termine è una guida fuorviante per gli affari attuali. Nel lungo termine saremo tutti morti. Gli economisti si prefiggono il compito troppo semplice e troppo inutile di poter dire, in stagioni tempestose, se l'oceano diverrà piatto di nuovo quando la tempesta è passata". La citazione è disponibile su Wikiquote.

__________________________________________________________________


domenica 26 giugno 2011

L'Austerità E' Buona

Rimaniamo in tema Grecia poiché questa volta Gary North ha superato se stesso. Vengono infatti spiegati in pochi passaggi le meccaniche che hanno condotto all'UE e le problematiche attuali che il governo ellenico si trova davanti, il bivio a cui é arrivata: deve far cadere dalla torre o il proprio popolo o le grandi banche d'Europa. Qualunque sia la scelta, il resto dell'UME é condannata e cadrà sotto il peso gravoso della sconsideratezza che ogni governo centrale porta con se. Il popolo dimenticato non é stato per niente interpellato (non c'é da sorprendersi) per la creazione di questo superstato, mentre é stato spremuto a dovere per ripianare casini e far diventare i gatti grassi ancora più grassi.
__________________________________________


di Gary North


Avete notato le notizie dei media sulla natura intollerabile dell'austerità in Grecia? Avete letto qualcosa che loda questa austerità e ne chiede di più? State per farlo.

L'austerità di cui leggiamo é una parola in codice per dire "tagli alla spesa di governo". In un mondo in cui i media sono Keynesiani, il pensiero di tagli alla spesa del governo é uno scenario da incubo. I Keynesiani credono che la spesa del governo sia la fonte della stabilità e della crescita nell'economia. Qualsiasi insinuazione per cui il governo abbia speso fin troppo denaro é considereta eretica.

L'idea di benefici economici imposti da una maggiore austerità su tutti i governi é un presupposto che é antitetico al Keynesianismo, ovvero, la spesa privata dovrebbe essere irresistibilmente dominante in un'economia, combinata con la spesa del governo – nazionale, statale e locale – preferibilmente in cifre singole (vedete l'avvertimento di Samuele ad Israele nel 1,100 a.C. : I Samuele 8:14, 17). In un'era in cui questa cifra é sempre al di sopra del 40%, ed anche più alta nei paesi occidentali europei, l'austerità su questa scala é considerata economicamente folle. Un basso livello di tassazione era universale prima della Prima Guerra Mondiale. La guerrà giustificò un enorme innalzamento della tassazione e del debito, un aumento che non si é mai invertito.

Per i Keynesiani l'austerità dei governi é equivalente all'austerità delle persone. L'idea che il governo possa tassare di meno, prendere in prestito di meno ed inflazionare di meno é l'anatema del Keynesiano. Tale austerità taglierebbe presumibilmente il flusso di ricchezza verso le persone. Senza lo Stato che agisce come la fonte dei finanziamenti per comprare beni e servizi, ci viene detto, un'economia crollerebbe in disperazione e disoccupazione.



UN PRECEDENTE

Le notizie dalla Grecia sono cattive dal punto di vista dei Keynesiani e dei banchieri. Il salvataggio previsto dai politici dell'Europa settentrionale, a nome delle grandi banche europee, non é avvenuto lo scorso weekend. Per tutta la settimana i media hanno discusso dell'addolcimento della Germania della Merkel verso l'idea di un altro salvataggio. Resistette un anno fa, ma all'ultimo minuto, capitolò. Il salvataggio del 2010 arrivò. Questa volta, senza avvertimenti, il suo ultimo cambiamento non ha prodotto il risultato previsto. Il meeting dei ministri delle finanze di questo fine settimana non ha prodotto la prevista estensione dei prestiti degli altri governi verso quello greco.

La borsa é aumentata mentre il weekend si avvicinava. Gli investitori hanno creduto ai titoli dei giornali. Hanno pensato che i politici europei avrebbero condotto un altro raid nei loro Tesori nazionali, in modo che il governo greco avrebbe potuto ancora operare pagamenti regolari sull'interesse alle banche europee settentrionali. Il salvataggio, come sempre, doveva essere un salvataggio delle grandi banche, mascherato come un salvataggio del governo greco. Ma poi, senza avvertimenti, i ministri delle finanze hanno deciso di non farlo. Hanno rilasciato una dichiarazione:

"La sostenibilità del debito dipende fondamentalmente dall'aderenza della Grecia al sentiero prefissato di consolidamento fiscale, i piani per raccogliere 50€ miliardi in proventi privati fino al 2015 ed il programma di riforma strutturale promuoveranno una crescita a medio termine."


La scorsa settimana i manifestanti greci sono scesi un'altra volta in piazza. Hanno mandato un messaggio al governo greco: niente tagli al bilancio. In un certo senso la decisione dei ministri delle finanze nel weekend ha lanciato un messaggio opposto. Se i tagli non procederanno come promesso da parte del governo greco, non ci sarà un nuovo salvataggio.

I nodi sono arrivati al pettine. Il governo greco sta affrontando una stretta. I dimostranti pare che rappresentino la maggioranza degli elettori greci. Se il governo opera i tagli, probabilmente perderà le prossime elezioni. Se rifiuta, allora potrebbe non ricevere il prossimo giro di prestiti.

Gli eurpei del nord potrebbero bluffare. Stanno mettendo a rischio le grandi banche europee. Se la Grecia va in default per il suo debito, le grandi banche riceveranno un brutto colpo. Così anche le banche americane, che hanno venduto assicurazioni contro il default alle banche europee.

Questo é un gioco politico molto pericoloso. Il destino dell'euro é a rischio. Se il governo della Grecia decide di uscire dall'Unione Monetaria Europea e ritornare alla propria valuta, i governi di Portogallo e Spagna potrebbero vedere la luce alla fine dei loro rispettivi tunnel fiscali.

I governi resistono all'austerità. I politici comprano i voti con la spesa. Ma visto che in Europa non controllano la loro valuta interna, devono affidarsi a prestiti e tasse per finanziare la loro spesa. Non possono chiamare le loro rispettive banche centrali e richiedere che le banche comprino bond tramite la creazione di nuovo denaro. Ciò li mette alle mercee degli acquirenti dei bond, che notoriamente sono senza pietà. Hanno i propri bond vigilantes. Questi investitori possono porre il veto sui piani dei politici rifiutando di prestare a bassi tassi d'interesse. Resistendo, forzano i politici a pagare tassi d'interesse maggiori. I politici odiano ciò. Se i tassi vanno troppo in alto, ciò può causare una recessione. I politici preferiscono nascondere ciò con l'avere una banca centrale che diviene il prestatore di ultima istanza. Ma la Banca Centrale Europea resiste a giocare in questo ruolo.

La Grecia ora é un caso di prova. L'Islanda ha fregato i banchieri europei andando in default per il suo debito esterno. Ciò ha ridato all'economia qualcosa di cui i media non discutono nel dettaglio. L'Islanda ha fatto meglio dell'Irlanda, che é capitolata davanti l'Unione Europea e la Banca Centrale Europea:

L'Islanda ha avuto questo enorme vantaggio: non si é mai unita all'Unione Monetaria Europea. Adesso gode di bassi tassi per si suoi bond. Ciò indica che la Grecia può scappare dalla trappola uscendo dall'Unione Monetaria Europea ed andando in default per il suo debito esterno. Ciò manderebbe un messaggio al Portogallo ed alla Spagna: la liberazione é disponibile. Fregare i creditori esteri ed abbandonare l'euro.

Per quanto riguarda l'austerità di governo, é buona per il settore privato. E' cattiva per i sindacati del governo. I sindacati resitono alle misure d'austerità.



GLI UOMINI DIMENTICATI

Vediamo i membri dei sindacati per le strade della Grecia. Vediamo – o almeno così si sente dire – i ministri delle finanze dell'Unione Europea. Ma la famosa maggioranza silente rimane in silenzio.

Gli elettori in Germania non vogliono un altro salvataggio. Ma non volevano nemmeno il primo un anno fa. Ciò non ha ostacolato il governo della Merkel. La Germania rimane l'ufficiale pagatore, proprio come lo é stata per una generazione.

Gli elettori in tutto l'occidente sono stati istruiti in scuole finanziate dalle tasse per credere nell'economia Keynesiana. Nonostante ciò stanno diventando sempre più irrequieti per gli infiniti salvataggi di governi spendaccioni e dei creditori che hanno prestato loro il denaro a bassi tassi.

L'uomo dimenticato paga le sue tasse, paga le sue bollette, paga i suoi debiti ed arriva in orario ogni mattina. Comprende l'austerità. L'austerità per lui vuol dire fare il proprio lavoro e pagare le proprie bollette. Vuol dire rinunciare al lusso che non può permettersi. Per lui l'austerità vuol dire un bilancio mensile.

Egli poi ascolta che l'austerità per i politici della Grecia é impensabile. Egli potrebbe credere a ciò riguardo il proprio governo. Egli ha assimilato il Keynesianismo. Ma il Keynesianismo ha sempre avuto un problema nello spiegare agli elettori perché dovrebbero pagare più tasse in modo da salvare governi esteri spendaccioni. Ecco perché i programmi di aiuto tra i governi sono sempre stati impopolari. Quando gli elettori sentono che devono pagare tasse più alte in modo da salvare governi esteri, si ribellano. Non sono convinti.

Visto che la ragione reale per i salvataggi sono le grandi banche protette dai governi, i politici hanno problemi a persuadere gli elettori che un altro giro di salvataggi é una buona idea. Se i politici dicessero che un fallimento nel salvataggio del governo greco condurrebbe alla bancarotta di specifiche banche, ciò potrebbe – probabilemnte – causare un assalto agli sportelli di queste banche. Non vogliono correre questo rischio.

Le grandi banche dell'Europa settentrionale hanno intrappolato i politici. I politici affrontano la rabbia degli elettori, che sono stanchi dei salvataggi. Ma i politici sono spaventati per una rovina delle grandi banche, dal momento che queste banche sono la fonte del finanziamento dei governi. Se le banche smettono di comprare il debito del governo, i politici dovranno aumentare le tasse o altrimenti soffrire dell'ultimo oltraggio: l'austerità. Vogliono evitare entrambe le cose.

L'uomo dimenticato é la colonna di ogni ordine sociale. Nel suo nome, i politici ed i burocrati scrivono gli assegni. Si suppone che l'uomo comune sopporti senza lamentarsi. Le politiche di salvataggio passano sulla sua pelle, tuttavia i politici insistono che stanno salvando il governo greco in suo nome. Non se la beve più, semmai l'abbia fatto.

Così i politici ed i loro ministri delle finanze faranno finta di stipulare un contratto gravoso. Se fossero seri, direbbero al governo greco che non ci sarebbero ulteriori salvataggi, non importa cosa. Smetterebbero di rinviare l'evento che la maggior parte degli analisti pensa che sia probabile: il default greco. Le uniche domanda sono:
  1. quando avverrà il default,
  2. l'ammontare dovuto quando accadrà e
  3. il linguaggio che il governo greco userà per mascherare il default.

Il dimenticato rimarrà dimenticato. Non controlla le decisione prese ai piani alti. La mossa dell'unità politica e monetaria in Europa non é scaturita da un movimento di massa. E' avvenuta perché Jean Monnet, lavorandoci su sin dal 1918, spinse affinché la si raggiungesse. Fece ciò a nome di interessi corporativi, politici e bancari che favorivano la centralizzazione del denaro e del potere. Monnet, Robert Schuman e la banda di fratelli che spinse per questa centralizzazione da dietro le quinte non furono mai visti dalle persone comuni d'Europa come gli architetti della fine della vecchia Europa. Anche loro sono diventati dimenticati eccetto per un pugno di specialisti di storia, la maggior parte dei quali approva quello che hanno fatto.



HILARIE DU BERRIER

C'é stato solo un uomo che diede notizia di ciò per mezzo secolo: Hilarie du Berrier, la "spia del North Dakota". Morì nel 2002. Il suo piccolo bollettino d'informazione, HduB Reports, fece la cronaca di questi eventi e dei protagonisti. Ho una serie di questi rimarchevoli bollettini d'informazione su un CD-ROM. Ciò non é mai stato rilasciato pubblicamente. Un giorno spero di renderlo disponibile a veri ricercatori.

In una sua intervista del 1999, un altro rimarchevole storico, Jim Lucier, discusse dell'avvento dell'euro. Du Berrier fece alcune osservazioni che sono sprofondate nel dimenticatoio. Devono essere riscoperte:

«Bè, il primo gennaio si presume che gli europei entreranno nell'euro e perderanno le loro valute nazionali. Quando i fautori dell'integrazione europea stabilirono per la prima volta questo movimento europeo alla fine della Seconda Guerra Mondiale, dissero agli europei che era solo un mercato in comune in modo da far cadere le barriere doganali ed eliminare le tariffe doganali. Poi quando condussero i paesi europei al punto in cui non potevano tornare indietro, dissero loro che era una forma di Repubblica europea – un paese, una supernazione, con un parlamento a Strasburgo ed a Bruxelles ed una Banca Centrale in Germania. Ora sono andati così oltre che 11 nazioni sono vincolate a questa nuova moneta – e ci viene detto che é una mossa politica e che saranno governate da un parlamento centrale.

Gli uomini che idearono ciò lo fecero in incontri segreti all'ambasciata statunitense a Parigi poco dopo la guerra. David K. Bruce era l'ambasciatore americano allora e sua moglie, Evangeline, nelle sue memorie disse che vide il movimento europeo prendere forma davanti i suoi occhi. Disse: "Avrebbe potuto essere fatto altrove, ma fu fatto qui e si potrebbe praticamente vedere l'idea cristallizzarsi. I colloqui andarono avanti giornalmente ed alla fine scolpirono quello che fu veramente il piano originale del Mercato Comune."

Dean Acheson dagli Stati Uniti e Jean Monnet e Robert Schuman dalla Francia crearono il piano. George Ball, un americano, era l'avvocato di Monnet. Anche John Foster Dulles era parte di ciò.»


Nel 1999 du Berrier aveva scritto per 40 anni su quello che stava avendo luogo. Lo riassunse:

«Bè, questi paesi che sono parte di essa vedranno che la loro sovranità sarà portata via perché il Parlamento d'Europa, di questo superstato europeo, avrà la precedenza sui loro parlamenti, leggi e costituzioni nativi. Così i paesi una volta indipendenti diventeranno provincie.»


Questo processo sta ancora andando avanti. Ma i greci hanno buttato una chiave inglese nel sistema.

Sentii un discorso quasi 40 anni fa da un'economista di Yale, ora ad Harvard, Richard Cooper. Disse che nel 2000 ci sarebbe stata una valuta integrata ed una banca centrale in Europa. Aveva ragione. Ma du Berrier vide che ciò non avrebbe retto:

«Opinionista: Cosa accadrà all'euro? Sarà una valuta forte o causerà una depressione in Europa?

HduB: Le migliori autorità in Europa sono divise. Alcuni dicono che causerà problemi; altri dicono che sarà così forte che causerà una perdita di fiducia nella sterlina e nel dollaro. Quello che farà sarà predersela con la tradizione. Nel momento in cui l'Europa sarà colpita nel plesso solare delle sue tradizioni, si avrà l'inizio della guerra islamica. Tra i due, l'Europa se la passerà male.»


L'euro non reggerà. La crisi degli islamici disoccupati, che non si sono integrati nelle nazioni europee che li hanno ospitati, sta accelerando. I piani meglio studiati da topi, uomini e burocrati di un unico ordine mondiale non si avvereranno. Ci vorrà uno scossone delle fondamenta dell'economia per far sloggiare il comando da Bruxelles. Quello scossono é iniziato.



CONCLUSIONE

Il fallimento dei ministri delle finanze di arrivare ad un accordo nel weekend indica che la crisi del debito greca é peggiore di quello che é stato fatto credere alle persone. I media hanno indicato che si potrebbero nascondere i problemi della crisi nel breve termine. Ma la strategia del colpire il barattolo é stata abbandonata per ora. I ministri delle finanze hanno deciso di lasciare al governo greco la prossima mossa.

Non c'é alcun modo che i politici greci imporranno misure d'austerità richieste dai politici e dai burocrati dell'Europa settentrionale. Quindi in un modo o nell'altro capitolerà. Dato il successo dei politici islandesi, i greci sembra che abbiano il coltello dalla parte del manico.

Il Keynesianismo dei greci trionferà sul Keynesianismo internazionale dell'UE. Presto o tardi, i politici dell'Europa settentrionale diranno no ad un altro salvataggio. I politici greci a loro volta diranno no all'asuterità. Ciò evidenzierà l'inizio della fine dell'euro.

Hilarie du Berrier avrebbe amato ciò. Sono sicuro.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


venerdì 24 giugno 2011

La Tragedia dell'Euro ed il Caso della Grecia





Vorrei aggiornare il post dell'altro ieri con queto piccolo addendum estratto dal libro The Tragedy of the Euro (2010) di Philipp Bagus, in cui vengono aggiunti i particolari rimanenti per avere una chiara idea di come questo casino abbia avuto inizio. Non vi preoccupate del resto, presto l'intero libro sarà tradotto dal sito USEMLAB, basta che abbiate solo un pò di pazienza. Nel frattempo analizziamo gli effetti negativi che emergono quando i diritti di proprietà della moneta sono scarsamente definiti, come nel caso dell'euro:

Gli sviluppi fiscali in Grecia sono paradigmatici della tragedia dell'euro e dei suoi incentivi. Quando la Grecia é entrata nell'Unione Monetaria Europea, la combinazione di tre fattori ha generato gli enormi deficit. Primo, la Grecia fu ammessa ad un vero alto tasso di cambio. A questo tasso ed ai salari in vigore, molti lavoratori non erano competitivi al paragone degli altri lavoratori dei paesi nordici. Per alleviare questo problema, le alternative erano:
  1. ridurre i saggi salariali per aumentare la produttività,
  2. incrementare la spesa del governo per sussidiare la disoccupazione (con assegni di disoccupazione o schemi di pensionamento anticipati), oppure
  3. assumere questi lavoratori non competitivi direttamente come lavoratori pubblici.
A causa dei sindacati la prima alternativa fu messa da parte. I politici scelsero la seconda e terza alternativa, che implicavano deficit più grandi.

Secondo, entrando nell'Unione Monetaria Europea il governo greco era ora sostenuto da una implicita granazia di salvataggio da parte della BCE e degli altri membri dell'UME. I tassi d'interesse sui bond del governo greco caddero e si avvicinarono ai rendimenti di quelli tedeschi. Di conseguenza i costi marginali dei grandi deficit furono ridotti. I tassi d'interesse furno abbassati artificialmente. La Grecia ha sperimentato diversi default nel ventesimo secolo ed ha conosciuto alti tassi d'inflazione ed alti deficit come anche un deficit cronico della bilancia commerciale. Ciononostante fu in grado di indebitarsi a quasi gli stessi tassi della Germania, un paese con una storia fiscale conservatrice ed un'impressionante eccedenza della bilancia commerciale.

Terzo, entrò in gioco la tragedia dei beni comuni. Gli effetti del comportamento fiscale sconsiderato della Grecia poterono essere parzialmente esternalizzati agli altri membri dell'UME poiché la BCE accettò i bond del governo greco come garanzia collaterale per le loro operazioni di prestito. Le banche europee avrebbero comprato bond del governo greco (pagando sempre un premio in confronto ai bond tedeschi) ed avrebbero usato questi bond per ricevere un prestito dalla BCE ad un tasso d'interesse più basso (attualmente al 1% d'interesse per un accordo altamente proficuo).

Le banche hanno comprato i bond greci perché sapevano che la BCE avrebbe accettato questi bond come garanzia collaterale per nuovi prestiti. C'era una domanda per questi bond greci perché il tasso d'interesse pagato alla BCE era più basso rispetto all'interesse che le banche ricevevano dal governo greco. Senza l'accettazione dei bond greci da parte della BCE come garanzia collaterale per i suoi prestiti, la Grecia avrebbe dovuto pagare tassi d'interesse molto più alti. Infatti il governo greco é stato salvato o sostenuto per lungo tempo dal resto dell'UME in una tragedia dei beni comuni.

I costi dei deficit della Grecia furono parzialmente spostati ad altri paesi dell'UME. La BCE creò nuovi euro, accettando i bond greci come garanzia collaterale. I debiti greci vennero così monetizzati. Il governo greco spese il denaro che ricevette dalla vendita dei bond per vincere ed incrementare il supporto tra la sua popolazione. Quando i prezzi iniziarono a salire in Grecia, il denaro andò verso altri paesi, facendo aumentare i prezzi nel resto dell'UME. Negli altri Stati membri, le persone videro i loro costi d'acquisto aumentare più velocemente rispetto alle loro entrate. Questo meccanismo implicava una redistribuzione in favore della Grecia. Il governo greco veniva salvato dal resto dell'Unione Monetaria Europea in un trasferimento costante del potere d'acquisto.


Dove é stata spesa parte di questo denaro? Eventi improduttivi. Lasciate governi e Stati al di fuori dell'economia se volete prosperità per i vari paesi:





Tempo di Diventare Ricchi


Con questa pubblicazione inauguro a tutti gli effetti una rubrica regolare sugli scritti di Gary North, infatti come egli afferma in questo suo brano esistono delle persone nella vita di tutti i giorni che si rivelano essere dei grandi insegnanti di vita. North, secondo me, è uno di questi. Non solo fornisce un'ottima ottica economica e storica dei fatti passati e presenti, ma fornisce al lettore quei consigli per cercare di vivere, non alla grande, ma tranquillamente la propria vita senza eccessive preoccupazioni. Ebbene Freedonia non può far altro che beneficiare da questa fonte immensa di saggezza dedicando una parentesi regolare ai pensieri di questo grande pensatore Austriaco.


Oggi North si "sbialncia" alquanto e fornisce al suo bacino di lettori degli utili consigli per affrontare i tempi difficili della vita (e non solo) con una certa tranquillità.
____________________________________


di Gary North


"Se avessi saputo quello che so oggi a 18 anni!" Questo lamento è molto comune tra quelli che hanno 50 anni o di più. Esiste una società in cui non può essere sentito?

Mi sono ricordato di ciò quando vidi un video su una mezza dozzina di allenatori, tra cui anche i giocatori più talentuosi di basket allenati da John Wooden. E' stato prodotto nel 2010, proprio dopo la sua morte all'età di 99 anni. Era andato in pensione 35 anni prima, tuttavia era ancora ricordato ed ammirato.

La storia era fondamentalmente la stessa per ognuna di quelle persone di media età – o più vecche. Wooden è stato un grande insegnante, non solo un allenatore. Tutti dicevano quanto i suoi principi di vita si sarebbero rivelati essenziali due o più decenni più tardi. Ma tutti loro dicevano che non avevano prestato molta attenzione a quei consigli all'epoca. Ho sentito dire la stessa cosa da altri giocatori prima che morisse.

Era un allenatore leggendario che ha allenato alcuni dei migliori atleti in America. Era molto furbo, ed inoltre, un uomo molto saggio. Il suo grafico della piramide del successo è stato visto da milioni di persone. Tuttavia non è stato in grado di diffondere i fondamentali della sua mentalità tra i giovani che venivano da tutta la nazione per giocare per lui (curiosamente, il gruppo nel video veniva tutto dalla California meridionale). Potete vedere il video qui.

Cosa ci dice ciò? Da giovani la gioventù viene sprecata – un lamento dei vecchi presente in tutta la storia e proveniente da molti luoghi.

Non è una questione di testa. E' una questione di carattere. Di tanto in tanto, sentiamo di giovani che sembrano comprendere da adolescenti quanto poco tempo gli uomini abbiano e quanto grande sia il compenso per un duro lavoro, per una parsimonia costante e per la dedizione a sviluppare una padronanza in qualche campo. Questi sono i super-performer descritti in libri come Outliers di Malcolm Gladwell. Investono le loro fondamentali 10,000 ore prima di raggiungere l'età di 21 anni.

Ma non è solo il carattere. E' qualcos'altro. E' la loro comprensione del tempo. Riconoscono che quello sforzo e quegli asset investiti prima nella vita, hanno un effetto combinato. Ciò farà un'enorme differenza all'età di 40 o 50 anni, se una persona trova la giusta nicchia in cui investire il suo tempo.

Per fare ciò, un giovane ha bisogno di essere orientato verso il futuro. Ciò è estremamente raro tra i giovani. Come disse Ben Franklin nel 1750: "Un bambino pensa che venti sterline e vent'anni non possono essere mai spesi". Un paio di muscicisti se ne rendono conto presto, o almeno acconsentono alle richieste dei loro genitori mentre ancora stanno formando le loro abitudini nella vita. Ma pochi se ne reondono conto riguardo al denaro.



DIVENTARE RICCHI LENTAMENTE

Avrete sentito la frase "diventare ricchi lentamente". E' un buon consiglio. Si applica alle società come anche agli individui.

Perchè dovrebbe volerci tanto a diventare ricchi? Perchè ci vuole molto tempo per accumulare capitale: lo strumento della produzione.

Gli economisti hanno capito ciò per oltre un secolo. Ma, tristemente, la maggior parte delle persone arrivano alla media età prima che possano comprendere che ci vuole tempo per accumulare capitale sufficiente per ottenere una pensione confortevole. Quando si è giovani, raramente comprendiamo quanto dobbiamo risparmiare e quanto a lungo, per accumulare capitale.

Nel Capitolo XVIII del suo capolavoro, Azione Umana (1949), Ludwig von Mises presentò l'importanza della prospettiva temporale come una fonte di parsimonia, di formazione di capitale e di ricchezza. Chiamò questo modo di vedere "preferenza temporale". Alcune persone sono orientate al presente. Vogliono soddisfazione ora. Non presteranno denaro a tassi bassi. Stipulano prestiti ad alti tassi. Altre sono orientate al futuro. Risparmiano a bassi tassi d'interesse. Rifiutano di pagare alti tassi d'interesse quando stipulano prestiti.

Fece un'osservazione profonda sul perchè fossimo ricchi rispetto alle generazioni precedenti:

«Le nostre attività sono progettate per una preparazione a lungo periodo perchè siamo gli eredi fortunati di un passato che ha allungato il periodo di preparazione e ci ha tramandato i mezzi per espandere il periodo di attesa.»


Mises comprese che l'uomo moderno è l'erede di generazioni parsimoniose ed inclini alla formazione di capitale:

«Siamo in una posizione per poter contare su un continuo influsso di beni di consumo ed abbiamo a nostra disposizione non solo riserve di beni pronte per il consumo, ma anche riserve di beni di produzione con cui dai nostri sforzi, ancora ed ancora, maturano nuovi beni di consumo.»


Oggi possediamo molti più beni capitali rispetto alla società del 1949. Intorno al mondo, il messaggio sta attecchendo. L'ordine sociale del libero mercato fornisce incentivi alle persone che innovano. L'innovazione richiede capitale. Ciò richiede parsimonia. La parsimonia è il risultato dell'orientamento verso il futuro.

Una generazione fa lo scienziato politico dell'Università di Harvard, Edward Banfield, suggerì che la prospettiva temporale, non la ricchezza, è la giusta base della classe. Le persone delle classi più basse sono orientate al presente. Le persone delle classi più alte sono orientate al futuro. Scrisse ciò alla fine degli anni sessanta, al massimo della contro-cultura. Il Capitolo 3 del suo libro, The Unheavenly City, lo diceva chiaro e tondo. Gli studenti radicali si lamentavano così tanto che nel 1972 lasciò Harvard per quattro anni. Nel 1976 tornò ad Harvard dall'Università della Pennsylvania. Disse a Robert Nisbet che gli studenti alla Penn erano tanto ostili quanto quelli di Harvard. Anni dopo Nisbet mi passò questa notizia succulenta.



PREFERENZA TEMPORALE E SUCCESSO

Il professor Philip Zimbardo ha studiato gli effetti a lungo termine della prospettiva temporale nei bambini. Iniziando con degli studi inaugurati due decenni prima da un collega, Zimbardo monitorò le vite di un gruppo di bambini. Concluse che l'orientamento al futuro di un bambino – l'abilità psicologica di posticipare il piacere – è un indicatore significativo del successo futuro nella vita di un bambino. Produsse due video su questo.

La persona che è disposta a posticipare il consumo presente nell'interesse di guadagni futuri è in una forte posizione nella società. Ha in se il carattere necessario per costruire il capitale nel più ampio senso.

Una persona che è pronta a consumare tutti i suoi guadagni presenti ed anche stipulare prestiti per consumare di più, non accumulerà capitale. Non avrà gli strumenti, inclusa l'educazione e le capacità, per massimizzare il suo contributo ad un società pagante.

Trascurando l'investimento richiesto per aumentare la produttività di una persona, la persona orientata al presente scopre che ha ottenuto quello che voleva: alto consumo a spese dei guadagni futuri. Al contrario, la persona orientata al futuro ottiene sempre quello che preferisce: bassi consumi nell'interesse di guadagni futuri.

Il grande beneficio del libero mercato è che permette alle persone di comprare quello che vogliono se sono disposte a pagarne il prezzo. La persona orientata al presente dice: "Compra ora, paga dopo". La persona orientata al futuro pensa: "Risparmia ora, compra dopo".

Nella scuola vengono insegnate molte capacità. Ma quello che raramente viene insegnato é la configurazione dello scopo e la gestione del tempo. Forse ciò sarebbe uno spreco. Ma se dovessi stilare un programma di studi – e sto facendo questo – porrei enfasi sulla configurazione dell'obiettivo e la gestione del tempo non appena un bambino è in grado di adottare un atteggiamento auto-didatta. Ciò probabilmente all'incirca all'età di 8 anni. L'unica persona che conosco ad agire così è il dottor Arthur Robinson con le sue classi elementari, che a 200$ sono un'affare.

Col tempo uno studente diventa un adolescente, lui o lei dovrebbe capire le basi del successo nella vita. L'allenatore Wooden richiedeva la velocità sopra ogni altra cosa. Troppo limitante. Questo è quello che cercherei io, in questo ordine.



PERFORMANCE PREVEDIBILE

"La parola di un uomo è il suo vincolo". Questo è un vecchio proverbio. Dovrebbe essere fondamentale per qualsiasi persona vecchia abbastanza che si impegna in una promessa vincolante.

In una società libera, la divisione del lavoro è cruciale. Le persone devono imparare a delegare. Non posono fare tutto da sole. Ma la decentralizzazione è rischiosa. La persona che promette di compiere un servizio potrebbe non portarlo a termine.

Ho detto che ci sono tre principi di successo:

  1. Fai quello che hai detto che farai.
  2. Fallo al prezzo concordato.
  3. Fallo in tempo.

Potrebbero sembrare insignificanti. Sono difficili da raggiungere dalla vasta maggioranza delle persone. Dovrei aggiungerne una quarta.

  • Fallo senza essere monitorato o senza che ti venga ricordato.

A questo punto, questa serie di caratteristiche è difficile da trovare, specialmente in impiegati sotto l'eta di 30 anni.

Qualsiasi adolescente che è governato dall'abitudine di soddisfare i tre requisiti ha un enorme vantaggio sui suoi pari. Sarà difficile per loro competere con lui.



UN FUOCO DENTRO

Ci sono buoni impiegati che soddisfano il criterio della performance prevedibile. Ma rimarranno impiegati se non hanno un fuoco dentro.

Alcune persone chiamano questo tratto di carattere, un'ossessione. Probabilmente lo è. Altri la chiamano ambizione. Spesso lo è. Altri ancora la considerano una cosa da visionari. Lo è sempre.

La persona senza un fuoco dentro improbabilmente prenderà i rischi richiesti dalla maestria. La maestria richiede uno sforzo ad alto rischio. E più di una gestione di routine. E' una questione di mettere a rischio la propria reputazione sotto l'occhio di tutti.

Rockefeller e Carnegie avevano un fuoco dentro. Aiutarono a creare un mondo nuovo e di gran lunga più ricco. Entrambi con la vecchiaia si dedicarono a donazioni caritatevoli. Il loro denaro finanziò uno dei progetti più insidiosi, il cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale. Erano più bravi ad accumulare ricchezza che a darla via. Non avevano capacità nel dare via tale ricchezza. Avrebbero fatto un favore all'umanità se nella loro vita avessero continuato a fare quello che sapevano fare meglio. Ma persone super-ricche non possono scappare dalla loro responsabilità di gestire grandi ricchezze in questo modo. Il loro capitale accumulato sarà ereditato. Da chi?

Si consideri Howard Hughes. Leonardo DiCaprio c'ha azzeccato col suo personaggio in The Aviator. Hughes era squilibrato fin dall'inizio. Era brillante. Era creativo. Era anche ricco ad una giovane età, grazie all'invenzione di suo padre nel campo dellel perforazioni petrolifere. Superò di gran lunga il padre. Tuttavia era squilibrato ad un livello tale che divenne pazzo. Aveva troppo di una cosa buona. Ma nessuno lo chiamò mai povero.

Bill Gates aveva un fuoco dentro ad una giovane età. Ha fatto un sacco di denaro. Poi sposò una donna altamente assennata. Lei fu in grado di dargli una nuova visione di un servizio, rispetto al marketing ed alla progettazione di cifre.

Penso che una persona debba avere questo fuoco dentro: la sua chiamata. La definisco chiamata poichè è come la cosa più importante che si sappia fare in cui sarebbe molto difficile essere sostituiti. Ciò potrebbe essere l'occupazione di una persona, ma solo raramente. Era un aspetto del lavoro di John Wooden, ma andava ben oltre il suo lavoro. Dopo che andò in pensione, la sua chiamata era ancora lì. La sua influenza crebbe negli anni come conseguenza del suo scopo di vita, il quale era anche la base del suo successo lavorativo.

Dopo la morte di Wooden, Kareem Abdul-Jabbar parlò del modo di allenare di Wooden. Quando Kareem/Alcindor andò all'UCLA nell'autunno del 1965, l'ufficio di Wooden era un capanno Quonset. Ciò dopo due stagioni di campionato.

Il fuoco dentro impedisce che una persona venga rimpiazzata. Potrebbe andare già da un dirupo. Sicuramente Hughes lo fece. Ma continua a farlo andare avanti.

Ludwig von Mises aveva questa caratteristica. Niente poteva fermarlo. Ancora insegnava e scriveva all'età di 85 anni. Così anche il suo discepolo, F.A. Hayek. Il libro di Hayek, The Fatal Conceit, è un capolavoro. Può facilmente essere usato come lapide per il socialismo. Hayek lo finì all'età di 86 anni. Gli feci visita sulle Alpi austriache nel 1985. Mi diede un capitolo, che fotocopiai all'hotel. Non poteva essere fermato.



ATTENZIONE AI DETTAGLI

Hughes ce l'aveva, ovviamente. Se non ce l'avesse avuta, sarebbe morto in un incidente aereo. Altri ce l'hanno. Presentano il loro lavoro al pubblico senza questioni in sospeso. Potrebbero modificarlo in seguito – evviva gli eBook – ma portano al pubblico sin dalla prima volta un prodotto pronto per la prime-time.

Il diavolo si nasconde nei dettagli. Così anche per i fallimenti. Qui è dove il produttore presta attenzione al cliente. Si assicura che il prodotto funzioni come promesso, al prezzo promesso e consegnato in tempo. Se venisse rilasciato come una versione di prova, d'accordo. Il cliente lo sa. Ma è meglio rilasciarla gratuitamente.

E' una questione di percorrere quel miglio in più.



CONCLUSIONE

Il successo ha un prezzo. Più presto lo si inizia a pagare, più successo ci si può aspettare. Tale processo è una forza di cambiamento personale ed economica.

Questo modo di vedere richiede fiducia nel futuro. Ma richiede più che la semplice fiducia. Deve essere accompagnata dall'orientamento verso il futuro. Una persona ha bisogno di ridurre il futuro ad un tasso d'interesse basso in modo da mantenere un alto valore dei suoi guadagni attuali.

Il periodo in cui diventare ricchi è nei vostri anni adolescenziali. Più a lungo aspettate per iniziare questo processo, più alto sarà il tasso di rendimento che si dovrà raggiungere.

Vorrei avere più lettori giovani. Ma anche l'allenatore Wooden ebbe la sua parte. Ci volle tempo affinchè quello che disse loro fosse compreso.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


giovedì 23 giugno 2011

Il Piano Lehman Brothers

Sul precedente articolo un utente ha avanzato una domanda assolutamente legittima cghe può essere utilizzata per completare il quadro generale di analisi "problema->soluzione" dell'attuale crisi. La domanda, infatti, verteva fondamentalmente sulla possibilità di risolvere questa tempesta che continua a far naufragre ogni possibile aspettativa sul futuro. Ebbene, ecco un articolo dove viene spiegato in poche righe come si dovrebbe agire per rimettere in sesto l'economia sconquassata. Un piano doloroso (dato che é stato continuamente rimandato), ma necessario per trovare l'uscita da questo tunnel.
__________________________________________


di Mark Thornton


Le persone di solito mi chiedono: "Cosa pensi che avrebbe dovuto fare il governo al posto del QE?" La mia risposta di riserva é che il governo non avrebbe dovuto provare a combattere la depressione con la spesa di governo ed il credito a basso costo. Provare a fermare la correzione, da parte del mercato, degli errori del passato ritarda solo le conseguenze e le rende peggiori.

Il governo dovrebbe bilanciare il suo budget. Non ci dovrebbe essere nessun'altra espansione del credito da parte della Federal Reserve. Più importante, il governo non dovrebbe immischiarsi nei mercati per tentare di addolcire le conseguenze della correzione. Nello specifico ciò vuol dire niente salvataggi, niente pacchetti di stimolo, o niente nuovi progetti di lavori pubblici. Non sorreggere i salari. Permettere alla competizione di abbassare i prezzi della terra, del lavoro e del capitale. I soli passi positivi che il governo dovrebbe operare sono tagliare la spesa e le tasse, eliminare le regolamentazioni e permettere il libero commercio.

Ora, ho un nome per questa politica. E' chiamata "Piano Lehman Brothers", dopo che alla Lehman Brothers, la grande azienda finanziaria di Wall Street, é stato permesso di andare in bancarotta nel settembre 2008. Questo piano si basa nel permettere alle grandi imprese di fallire. Se fosse stato perseguito questo piano fin dall'inizio, avrei qualche dubbio che la crisi sarebbe finita già ora, ma non avremmo aggiunto ulteriore debito a quello esistente.

Henry Lehman entrò in affari nel 1844 con un negozio di tessuti a Montgomery, Alabama. Dopo che i suoi due fratelli si unirono a lui l'anno successivo, rinominarono l'attività Lehman Brothers. Accetavano cotone grezzo in cambio dei loro beni. Ciò incrementò il volume dei loro affari perché le persone avevano più cotone che denaro, e ciò aumentò il loro margine di profitto perché fecero soldi vendendo i loro beni, e poi fecero più denaro vendendo il cotone. In seguito aprirono un ufficio a New York e crearono la New York Cotton Exchange nel 1870. In seguito entrarono nella Borsa di New York ed incorporarono compagnie come Sears, Macy's, B.F. Goodrich, Woolworth's e Studebaker vendendo azioni sull'offerta pubblica iniziale. Fu una grande storia di successo americano proveniente dagli Stati del sud.

Sfortunatamente all'inizio del ventunesimo secolo, la Lehman Brothers era pesantemente coinvolta nel mercato dei mutui sub-prime ed anche se ne uscì velocemente per andare verso nuova spazzatura, ancora deteneva nei propri libri grandi quantità di titoli di bassa qualità e ad alto rischio. E' rimasta con un pugno di mosche in mano. E' andata in bancarotta, i suoi asset venduti ad altre imprese per adempiere agli obblighi della compagnia verso i creditori. Questi ricevettero indietro una parte del loro denaro, ma non incapparono in perdite. I clienti rimasero ampiamente indenni, eccetto da quelle perdite sostenute in generale nel mercato. I grandi perdenti sono stati gli azionisti, sopportando la maggior parte del dolore insieme a coloro che gestivano la Lehman Brothers — le stesse persone che hanno fatto tonnellate di denaro durante il boom. Il mondo non finisce qui.

A questo punto un economista mainstream si lamenterà che se si permettesse la liquidazione, risulterebbe in un contagio e in una deflazione galoppante, e l'economia entrerebbe in un buco nero. Diamo uno sguardo al ruolo della deflazione durante una crisi.

Primo, in deflazione i prezzi dei beni capitali diminuiscono drasticamente. Ciò accade inizialmente con i prezzi delle azioni in brusca caduta, ma infine anche i prezzi di uffici, magazzini, negozi al dettaglio, ecc. cadono.

Secondo, il prezzo del lavoro cadrà mentre il tasso di disoccupazione aumenterà. I saggi salariali saranno in un certo senso "vischiosi" se paragonati ai prezzi delle azioni ed ai tassi di leasing per spazi commerciali, ma anch'essi tenderanno a diminuire in termini reali se non sono sostenuti dall'intervento del governo e dall'indennità di disoccupazione.

Terzo, anche i prezzi dei beni al consumo cadranno — ma non tanto. La domanda per beni di consumo non sarà elastica. Cose come il latte, la farina, il tabacco, l'elettricità, l'asilo nido e le applicazioni per l'iPhone hanno quello che gli economisti chiamano "domanda non elastica rispetto alle entrate", perché non si cambia la loro quantità acquistata anche quando le proprie entrate aumentano o diminuiscono. In passato, per esempio, la quantità richiesta di margarina aumentò quando le nostre entrate scesero.

Ciò vuol dire che in un processo correttivo deflazionistico, i prezzi della terra, dei beni capitali, delle merci e del lavoro scendono in relazione ai beni di consumo. Ciò fornisce opportunità potenziali di profitto per gli imprenditori che acquistano queste risorse altamente deprezzate in modo da realizzare prodotti da vendere al consumatore. In altre parole il processo deflazionistico é più simile ad un assorbitore di shock che ad un buco nero immaginato dagli economisti mainstream.

Non solo emergono opportunità di profitto, ma le opportunità di un lavoro salariato sono più scarse e meno attrenti. Entrambe le cose incoraggiano il comportamento dell'imprenditore, e ciò é un fattore chiave in un qualsiasi processo correttivo di ripresa.

Seguendo il piano Lehman Brothers si avrà una contrazione delle attività generate dalla bolla ed un'espansione delle attività generate dal consumatore. Il risparmio aumenterà in relazione al consumo. Le grandi imprese si restringeranno oppure andranno in bancarotta, mentre le piccole imprese si espanderanno e cattureranno il resto del mercato. Le nuove imprese saranno iniziate per trarre vantaggio dalle opportunità di profitto — e per rispondere alla mancanza di opportunità di occupazione. E' un fatto ben conosciuto che le piccole imprese creano la maggior parte dei lavori — tuttavia, quello che non é ben conosciuto é che le nuove piccole imprese creano la maggior parte dei lavori.

Ricordate che durante la mini-depressione del 1980-1982, Paul Volcker alzò il tasso dei fondi federali al 20%, facendo terminare la stagflazione degli anni settanta ed entrando in uno dei periodi più prosperi della storia americana. Questo periodo fornì anche un ricco ambiente economico con risorse a basso costo da cui la Microsoft trasse vantaggio per divenire un'azienda di enorme successo nel mercato del PC. Da notare anche che il tracollo tecnologico ha fornito lo stesso ambiente per Google da cui trarre vantaggio in modo da divenire il re del mercato delle ricerche.

L'approccio Bernanke/Bush/Obama avrà come conseguenza solo miseria ed un debito del governo in crescita. Il piano Lehman Brothers ribilancerebbe i piatti della bilancia tra il gatto grasso rappresentato dalle corporazioni "troppo grandi per fallire" e gli imprenditori che ci aiuterebbero a formare il nostro futuro.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


martedì 21 giugno 2011

Un altro calcio al barattolo



di Johnny Cloaca

“L'inflazione, per come questo termine è sempre stato usato ovunque e specialmente in questo paese, sta ad indicare l'incremento della quantità di moneta e di banconote in circolazione e nei conti correnti. Ma la gente oggi usa il termine inflazione per indicare il fenomeno che non è nient'altro che una conseguenza dell'inflazione stessa, ovvero la tendenza di tutti i prezzi e dei salari di aumentare.” Ludwig von Mises

Ritorniamo di nuovo ad occuparci degli incartapesce. A loro piace riempire di coglionate l'opinione pubblica, dove la persona che ha letto un articolo "rassicurante" corre in strada a dire al primo fesso che capita come l'aumento dei prezzi sia causato dall'aumento dei prezzi. Assistere alla tenacia di un cane che cerca di mordersi la coda é un esercizio che genera più spunti di riflessione, d'altra parte il motivo lì é davvero sconosciuto. Si é più garbati, non si da dello scemo al cane; cosa che diversamente accade per il tonto che corre in strada fresco di rilasciamento dei freni inibitori della demenza insita dello spirito umano. Come al solito, della logica ce ne sbattiamo altamente.

Vediamo come infatti alcuni imbecilli tentano di fuorviare il raziocinio delle persone con giri di parole, supposizioni e distorsioni della realtà:

«La crisi ha però mostrato il cambiamento epocale: la crescita mondiale è sostenuta ha una solida colonna portante nello sviluppo dei Paesi emergenti, soprattutto asiatici.»[1]

La colonna é tanto sicura quanto una macchina da crash test. La Cina, difatti, sta sperimentando una bolla immobiliare[2] peggiore di quella americana, il boom artificiale che questi cretini si ostinano a chiamare crescita é solo parte del ciclo di boom-bust. Ma soprattutto, la crescita economica causa l'inflazione?


«Il diavolo della minaccia inflazionistica è meno brutto di come lo si dipinge.»

Sicuro! Farsi fregare i propri risparmi non é poi così male, giusto? Al solito, questi sanno bene come far bestemmiare l'attento lettore.


«Con l'alta disoccupazione e gli impianti sottoimpiegati e l'esercito mondiale di forza lavoro che non sta più in riserva ma si butta a caccia di migliori condizioni di vita, viviamo in un'epoca deflazionistica in cui i bruschi rincari delle materie prime (dovuti ai fondamentali della domanda e dell'offerta, con la finanza ad accentuarne la variabilità) non accendono la spirale prezzi-salari.»

Dall'incipit di prima c'era da aspettarsela questa stronzata immane. La Krugmanite si espande a tutta birra! Vengono accusati i prezzi di causare l'aumento dell'inflazione, ma del pompaggio di denaro da parte della BCE nessuna parola. Ricordate che il prezzo è la quantità di denaro pagata per un bene. Di conseguenza, restando uguali tutte le altre cose, non è possibile avere un incremento generale nei prezzi senza un incremento nell'offerta di denaro. Il che solleva la domanda, tale articolo é stato scritto come spalla comica per allentare la tensione o si prende per culo per sport?


«I listini al consumo si sono scaldati anche nella componente core (tolti energia e alimentari), ma presto si raffredderanno

Geniale! Come la scelta dell'Istat di porre nel paniere del calcolo dell'inflazione gli iPad. Come disse quel tizio del pubblico a William Dudley, presidente della Federal Reserve di New York, "I can't eat an iPad!". Sul raffreddamento avrei qualche dubbio...


«Quando la direzione sarà più chiara, e il giudizio pende verso la continuazione della ripresa, riprenderà il movimento ascendente per i tassi, le Borse e l'economia.»

Questa poi la inseriamo tra le tante profezie fatte da Giacobbo. Rettificherei la frase qui sopra con: quando il default sarà imminente i tassi schizzeranno alle stelle.


«La fine della QE2, la seconda porzione di espansione quantitativa della moneta messa in opera dalla Fed, resta fissata per il 30 giugno»

Grasse risate in arrivo.


«Dopo la Fed si limiterà a reinvestire i rimborsi di titoli in scadenza. Chi afferma che la liquidità creata dalla Fed ha sospinto in giro per il mondo bolle di materie prime e di attività finanziarie dovrebbe essere contento che si chiuda il rubinetto.»

Non starà ferma a guardare per molto. Nonostante il dollaro sia la valuta di riserva globale, nonostante hanno condiviso parte della loro inflazione col mondo, nonostante in questo modo si siano provocate crisi economiche in tutto il mondo, i due ritardati la prendono come una boutade.


«Ma c'è chi teme che, venendo a mancare il «compratore di ultima istanza» di titoli del Tesoro Usa, questi vivano una crisi, specie se il tormentone congressuale del rinnovo del tetto al debito pubblico non troverà sollecita soluzione.»

La battaglia per il tetto del debito è una finzione. Se il Congresso non può approvare tagli alla spesa che bilanceranno il budget, allora non c'è possibilità che metterà un tetto sulle spese totali mediante un tetto del debito. Non c'è stata alcuna riduzione significativa nel deficit quest'anno. Il deficit infatti è aumentato al paragone della previsione dello scorso anno.


«La teoria della wall of money trascura il fatto che le bolle si formano quando c'è amore del rischio: che il danaro costi l'1% o il 5% non fa molta differenza.»

Una frase che alla sola vista Mises schiatterebbe di colpo. Questa frase ricorda molto la soluzione "originale" di Keynes al ciclo economico: "[...] non un tasso d'interesse più alto ma un tasso d'interesse più basso (!!!). Ciò potrebbe garantire il perdurare del cosiddetto boom". La compensazione di boom e bust avveniva, secondo lui, rispettivamente, con eccedenze fiscali e deficit fiscali. Infatti lo stendardo dei burocrati e dei banchieri centrali nei loro piani di intervento, é sempre stata questa frase : "[...] l'attuale volume d'investimento non può essere al sicuro se lasciato nelle mani private."[3] Così nel dopoguerra si avrebbe avuta la legittimità morale di intervenire laddove i precedenti interventi avevano sconquassato l'economia. Alla fine, abbiamo vissuto solo un gradino sotto la pianificazione dell'Unione Sovietica.


«E sul rinnovo del tetto al debito si troverà una soluzione.»

Il barattolo continuerà ad essere colpito lungo la strada.


«Come succede nelle fasi di incertezza.»

In regime di riserva frazionaria, ovvio.


Un appunto sulla Grecia ora e sul futuro più prossimo. Il governo della Grecia é troppo grande, ci sono troppi programmi di diritti e di sussidi ed il governo sostiene, in sostanza, tutta la baracca. Col taglio della spesa l'economia si contrarrà di conseguenza, e subito le sirene Keynesiane schiamazzeranno in ogni dove blaterando di: "spendere ora di più per spendere di meno in seguito, ritardare il default peggiorandolo e rendendolo più doloroso in futuro e più interventismo da parte del governo (quella che é la sorgente principale dei problemi legati al debito)". Quando si tagliano le spese e si riducono le tasse si libera anche il capitale, il quale può liberamente andare verso fonti sostenibili d'investimento. Quella che sta crollando é l'illusione Keynesiana di pianificazione dell'economia, la natura vuole riprendersi il diritto di decidere gli equilibri.

Pensate all'imposta sul reddito. Se poteste trattenere quella percentuale di tassa nelle vostre tasche, potreste finanziare quelle attività che VOI reputate degne di essere sovvenzionate, lo stesso vale per le imprese. La volontà delle persone sosterrebbe gli investimenti sostenibili, che a loro volta soterrebbero lavori sotenibili.

Invece con la situazione attuale, lo Stato depreda l'individuo dei suoi profitti e poi li redistribuisce a cazzo di cane, favorendo eventi improduttivi e lavori insostenibili. Un esempio? Costruire bombe e le cosiddette "missioni di pace" (eterna). Altri? Grandi opere, spese politiche, sussidi alle imprese, ecc. Ovviamente il governo creerà posti di lavoro con quei soldi: foraggerà un'intera burocrazia atta a distribuire questi soldi, ingaggerà persone che dovranno costruire le bombe. Ma fino a quando può andare avanti questa situazione? Finché il denaro affluisce. Quando la manichetta pomperà meno acqua (tagli della spesa) si andrà incontro ad una crisi e tutt'intorno si parlerà improvvisamente di evasione fiscale.

Ma durante il boom il denaro fluiva e nessun politico chiedeva come ciò fosse possibile. Perchè? Perché sono dei ritardati ed hanno venduto all'elettorato la favola della nuova economia. Nei periodi di magra questo denaro viene meno, ed il governo deve dannarsi l'anima per raccattare denaro ovunque (spesa a deficit). Quello che il governo aveva creato era l'illusione di un'economia, in prima istanza. Il problema della Grecia, dell'Irlanda, del Portogallo, dell'Europa e degli Stati Uniti.

Quello che ancora non si capisce é che la recesisone E' la ripresa. Ma visto che ciò farebbe scomparire realtà "amiche" dei poteri, esse devono essere sostenute in un modo o nell'altro.

Che significa? Che ci sarà un QE3, si stanno trovando solo scuse nuove ed un altro bel nome da affibiargli. "Mantenere bassi i tassi d'interesse", ovvero: "Compreremo tutta la merda del Tesoro, stavolta non vi diremo quanta, ma la compreremo". Possono farlo, hanno la stampante. Ma quando l'inflazione farà aumentare a dismisura altri titoli compreranno anche quelli? Fin dove sono disposti ad arrivare?

Per chi ancora non ci fosse arrivato, gli Stati Uniti ed il resto del mondo sono andati in default nel 1971.


__________________________________________________________________

Note

[1] Lancette dell'economia: per la ripresa più lenta scatta il salvagente degli emergenti, Il Sole 24 Ore, 17 giugno 2011.

[2] Il Fmi teme la bolla immobiliare cinese, Rinascita, 9 giugno 2011.

[3] J.M. Keynes, General Theory, cap. 22.

__________________________________________________________________


lunedì 20 giugno 2011

Bugie, Dannate Bugie e Krugman




La cosa interessante di quest'uomo é che riesce sempre a sorprendere il pubblico che lo sta a guardare. La cosa esilarante poi é che ci sono persone che pendono dalle sue labbra e non vedono loro che proferisca verbo.

Viviamo in un mondo strano.

Freedonia é piena delle acrobazie di questo saltimbanco, basta digitare nella ricerca del blog "Krugman" per passare un pomeriggio con un sano sorriso che rivitalizzerà la vostra vita per oltre 10 anni. Oppure vi farà giocare quel poco di fegato che vi rimane. A voi la scelta ovviamente.

Vediamo stavolta fin dove il funambolico demente si é spinto, citando le parole di un articolo di Robert Wenzel:


Ieri il presidente della FED Ben Bernanke ha parlato ad Atlanta, alla Conferenza Monetaria Internazionale. Durante il suo discorso, Bernanke ha discusso dell'inflazione nei prezzi. Questo é quello che Krugman ha riportato dal suo discorso:

«Ben Bernanke ha toccato un punto interessante: senza badare all'inflazione core, fondamentalmente l'accelerazione nell'inflazione riguarda solo un bene, la benzina. Togliete i prezzi del carburante e l'inflazione sarebbe stata 1,2% in tutto l'anno scorso.»


Ma Bernanke ha detto anche questo, che Krugman non ha riportato:

«Come ho fatto notare in precedenza, l'aumento dei prezzi delle merci ha direttamente aumentato il tasso d'inflazione mentre ha anche influenzato negativamente la fiducia dei consumatori e della relativa spesa al consumo. Diamo un'occhiata a questi aumenti di prezzi in maggiore dettaglio.

I fatti base sono familiari. I prezzi del petrolio sono aumentati significativamente, con il prezzo spot del petrolio greggio della West Texas Intermediate a circa 100$ al barile mentre alla fine della settimana scorsa é salito di circa il 40% rispetto all'anno scorso. In proporzione, i prezzi del grano e del frumento sono aumentati anche di più, il doppio rispetto all'anno scorso. Ed anche i prezzi dei metalli industriali sono aumentati notevolmente, con i prezzi dell'alluminio e del rame saliti di un terzo rispetto agli ultimi dodici mesi.»


E per i dati che Bernanke ha evidenziato sui prezzi della benzina, questa é una nota che Bernanke ha incluso nella parte preparata del suo discorso:

«Ad aprile, l'inflazione nella spesa al consumo personale (PCE) negli ultimi sei mesi é stata del 3,6% secondo un tasso annuale; esclusa la benzina, l'inflazione in questo periodo é stata del 2%. Nell'arco di dodici mesi, l'inflazione fino ad aprile é stata del 2,2%; escludendo la benzina, é stata del 1,2%.»


Quindi Krugman sta distorcendo la realtà qui, Bernanke non ha detto, come scrive Krugman (enfasi aggiunta):

«[...] fondamentalmente l'accelerazione nell'inflazione riguarda solo un bene, la benzina.»


I dati che Bernanke fornisce mostrano che più del 50% dell'inflazione non é causata dalla benzina. Inoltre Bernanke ha detto quanto segue nel suo discorso:

«Come tutti sapete, nell'ultimo anno i prezzi di molte merci sono aumentati bruscamente, portando ad un significativo aumento dei prezzi al consumo della benzina e di altri prodotti legati all'energia e, in una certa minore intensità, del cibo.»

Capito? I prezzi della benzina stanno trainando il resto gruppo più in alto, ma non sono soli. I prezzi della benzina sono aumentati del 33% nell'ultimo anno. Non c'é da meravigliarsi che abbiano una forte influenza sul CPI. Se tutti i prezzi stessero salendo a questo tasso, saremmo in Zimbabwe-landia. Quando Bernanke dice che la benzina sta avendo un forte impatto sul CPI, non vuol dire che gli altri prezzi non stiano salendo. Nell'ultimo anno i prezzi della carne, del pollame e del pesce sono saliti del 7,6%. Il caseario é salito del 6,3%. Sono ovviamente dei prodotti principali. Ecco perché si "percepisce" che i prezzi siano più alti rispetto ai numeri sottostimati del CPI, perché le cose che veramente compriamo su base giornaliera stanno salendo! E ridurre tutto alla "sola benzina" é assurdo.

Ma Krugman si sta solo riscaldando. Perché poi scrive, dopo il suo "é solo la benzina", questo proclama:

«Ciò solleva la domanda, quanto spesso vediamo salire i prezzi del carburante rispetto a quello che abbiamo sperimentato ultimamente? Quindi ecco un grafico; parto dal 1985 in modo che le crisi energetiche degli anni settanta e dei primi ottanta non rendano invisibili le recenti oscillazioni:




Dopo aver pubblicato questo grafico scrive con compiacenza:

«La risposta é che é una cosa che é sempre avvenuta. Ma in qualche modo quest'ultimo — diversamente dai cinque picchi di prezzo paragonabili che hanno avuto luogo di recente — é tutto colpa della FED ed é un araldo di inflazione galoppante.»


Ma cos'é questo grafico? E' un grafico sulla volatilità del prezzo della benzina. Krugman sta insinuando che la volatilità del prezzo della benzina vuol dire che non esiste una salita significativa del prezzo della benzina. Bene, ecco il prezzo della benzina nello stesso periodo che Krugman usa per il suo grafico sulla volatilità. Mostra chiaramente la tendenza al rialzo del prezzo della benzina (a prescindere dai tonfi prevedibili durante le recessioni):




Morale della favola, Krugman distorce completamente il quadro dell'inflazione nei prezzi. Quando lui, Bernanke ed altri dicono: "Bé, più che altro si tratta della benzina", uno lo spera, dal momento che la benzina é salita del 33%. Paragonata a questa, gli aumenti del 7,6% nella carne e nel pesce e del 6,3% nel caseario, sono relativamente piccoli. Ma non c'é niente di piccolo su incrementi annuali di prezzi del 7,6% e del 6,3%.

Si, Krugman é alquanto un mago, ma quando la cassetta é mandata indietro e rallentata un pò, la destrezza di mano di Krugman diventa ovvia. Quest'uomo é la spalla della FED. Minimizza l'inflazione nei prezzi ed il trend in accelerazione nel prezzo dell'inflazione che si sta sviluppando.