mercoledì 31 maggio 2017

L'apocalisse nella vendita al dettaglio e l'oppio degli utili di Wall Street





di David Stockman


Il Dipartimento del Commercio ha riferito che la crescita del PIL per il primo trimestre è stata solo dello 0.7%. Il rapporto ha anche rivelato che la spesa familiare s'è rilevata fra le più lente sin dal 2009.

Alcuni economisti la chiamano "velocità di stallo". Dopo 94 mesi di pseudo-ripresa economica, non c'è altro modo per descriverla.

Il PIL reale è cresciuto ad un tasso annuo dell'1.25% rispetto al picco precedente nel quarto trimestre del 2007 — appena un terzo del tasso di tendenza storico del 3.4%.

Generalmente penso che il PIL a breve termine e altri numeri sfornati dai mulini statistici di Washington, siano solo rumore casuale. Ma questa volta ci sono molti "dati in entrata" nella sfera commerciale che non possono essere ignorati.

Mi riferisco principalmente alle entrate fiscali dell'IRS. Nessuno dei 20 milioni di imprenditori americani compila moduli per sostituti d'imposta in base a salari fantasma. Non riportano pagamenti stimati per profitti che non si aspettano di fare.

Quindi, quando il marzo scorso la media mobile a 12 mesi delle entrate federali è scesa in territorio negativo per il quarto mese consecutivo, ci è stato consegnato l'ennesimo grande avvertimento. Dal punto di vista storico, questo non è accaduto al di fuori di una recessione.

Dopo un rimbalzo enorme alimentato dall'allentamento monetario sin dal crollo 2008-2009, i prestiti commerciali e le vendite immobiliari stanno ora tornando. Inutile dire che nel cuore di questo mercato da $3,000 miliardi c'è l'Armageddon nel settore delle vendite al dettaglio con più di 3,500 centri commerciali che chiuderanno solo all'inizio del 2017.

Anche il Bureau of Labor Statistics (BLS) sembra comprendere la condizione orribile dei centri commerciali. Negli ultimi mesi ha riportato una riduzione di 60,000 unità nei conteggi dei lavori. E un calo di 758,000 unità nel conteggio effettivo fin dal picco di dicembre.

A proposito, ciò si confronta col calo di 644,000 unità rispetto al periodo dicembre/marzo dell'anno scorso.




Il fatto è che, a parte le vendite di auto alimentate del credito allentato e le vendite su Amazon, il consumatore americano è stato quasi in coma per tre anni.

A febbraio le vendite nei negozi di beni generici non erano superiori a quelle di circa 30 mesi fa nell'agosto 2014 — e intendo vendite "nominali". Dal momento che l'indice dei prezzi al consumo (IPC) è aumentato del 2.8% solo nel corso dell'ultimo anno, le vendite aggiustate all'inflazione sono in realtà già in territorio recessivo.

Ancora più importante, il crollo delle vendite dei grandi magazzini — che costituiscono il 70% del traffico nei centri commerciali — non è affatto finito. A partire dalla lettura più recente, il tasso delle vendite mensili è sceso del 30% rispetto al picco pre-crisi.

Ancora una volta, in dollari nominali. In termini reali, le vendite dei grandi magazzini sono diminuite del 50% a partire dai primi anni di questo secolo.




Inoltre, ciò che sta accadendo non è semplicemente un ciclo nel senso tradizionale. I consumatori americani gravati dal debito non stanno affatto facendo shopping, perché la cosiddetta ripresa economica è stata sprecata. Cioè, i consumatori non possono spendere perché non c'è stato un deleveraging significativo dalla crisi del 2008.

Questo, a sua volta, significa che la politica economica keynesiana di Washington è stata nuovamente confutata: la convinzione che la spesa dei consumatori possa essere il motore della prosperità. Infatti nonostante un aumento del 5X del bilancio della FED — dai $900 miliardi alla vigilia del crollo della Lehman ai $4,500 miliardi di oggi — i nostri banchieri centrali keynesiani non possono spingere i consumatori a prendere in prestito e spendere affinché l'economia USA raggiunga il proverbiale traguardo della prosperità.

Sono impalati sul Picco del Debito.

L'unica crescita significativa della spesa al dettaglio dopo la crisi, si è verificata tra il 20% delle famiglie americane. Ma la storia dimostra oltre ogni ombra di dubbio che quando il mercato azionario crolla, le carte di credito tornano nel portafoglio.

In realtà, ci sono prove che questo stia già succedendo: la massiccia presenza di carte di credito e carte di debito. A febbraio le vendite nei grandi magazzini sono calate del 15% rispetto all'anno scorso. Questo è il più grande calo mai registrato.

Il settore dei centri commerciali si trova ad affrontare forti turbolenze: domanda in calo ed immensa sovraccapacità.

Ora sembra che quasi 150 milioni di metri quadrati in spazi commerciali potrebbero chiudere nel 2017 — un record di tutti i tempi. Quindi, in uno sforzo disperato per farvi fronte, i rivenditori in tutto il mondo stanno riducendo i prezzi, aumentando le spese di merchandising e promuovendo il tentativo di riempire i negozi vuoti con servizi di intrattenimento.

Chiamatela pure la grande collisione tra Amazon/e-commerce e il mondo fisico della vendita al dettaglio. Ma in qualunque modo vogliate chiamarla, non è "crescita economica".

Ma non è finita qui: prendete in considerazione il periodo di dodici mesi (LTM) terminato a settembre 2013, gli utili riportati per l'indice S&P 500 erano di $94.37 per azione. Durante il periodo LTM conclusosi a dicembre 2016, erano a $94.55 per azione.

Proprio così. Neanche venti centesimi di guadagno negli ultimi 40 mesi!

Ciononostante qualche testa di legno di Morgan Stanley a Bloomberg ha detto di non essere affatto disturbata dal piccolo aumento del PIL (0.7%) nel primo trimestre, perché era tutto temporaneo e l'economia sarebbe tornata al 3% nel prossimo trimestre.

Gli economisti di Wall Street l'hanno detto da sei anni, ma l'arrivo della proverbiale "velocità di fuga" non s'è mai visto. Il rimbalzo sarebbe dovuto essere maggiore solo su base puramente statistica.

Infatti il PIL reale dell'ultimo trimestre è aumentato dell'1.9% anno/anno rispetto all'aumento dell'1.6% nel primo trimestre 2016... un 3.3% nel primo trimestre 2015... e l'1.6% nel primo trimestre 2014.

Questo non sembra proprio un rimbalzo sostenuto dopo un crollo economico.

Quindi l'ultima crescita annuale è stata in realtà un po' più debole della media annuale al 2.1% durante i sei anni precedenti (2011-2016) — nonostante le ripetute assicurazioni di Morgan Stanley che ogni periodo di crescita lenta sarebbe stato semplicemente "temporaneo".

Quindi ciò che abbiamo ottenuto nel primo trimestre è stato più dello stesso percorso di crescita bassa. Non vi è alcuna prova di una ripresa economica sostenibile che possa giustificare multipli di valutazione del 24X relativi all'indice S&P 500 durante il mese 95 della presunta ripresa economica.

Ma non importa. Il racconto di Wall Street riguardo gli utili è diventato così corrotto che non esiste alcuna necessità per una crescita economica effettiva. Il "su" è diventato "giù" ormai.

Ad esempio, le entrate operative di Amazon sono diminuite durante il primo trimestre. Ha registrato un margine operativo del 3.7% per il primo trimestre 2016. Questa cifra è scesa al 2.8% nel trimestre appena concluso.

È certamente vero che i dettaglianti sono in difficoltà e che i centri commerciali stanno morendo come mosche; ed è altrettanto vero che Amazon sta abbattendo tutto il castello di carte nel mondo fisico delle vendite al dettaglio, il quale è costretto a ricorrere a risposte competitive sempre più disperate.

Malgrado ciò, il rally delle azioni di Amazon dimostra effettivamente che il "giù" è diventato "su".

Non voglio solo evidenziare l'assurdità della valutazione di Amazon, ma anche sottolineare come i robo-trader abbiano aggiunto $12 miliardi alla capitalizzazione di mercato di Amazon nonostante i suoi guadagni siano stati completamente vaporizzati.

Amazon è diventato un motore senza profitti della distruzione di massa del mondo fisico della vendita al dettaglio. Poiché il casinò supportato dalla FED ha abolito una determinazione onesta dei prezzi e ha radicalmente soppresso il costo del rischio per gli speculatori finanziari, Amazon è diventata esageratamente sovravvalorizzata.

Quindi la valutazione di Amazon è semplicemente un'esuberanza irrazionale e spasmi come questo aumento di $12 miliardi, ricordano i giorni finali prima del crollo tecnologico dell'aprile/maggio 2000.

Nel caso in cui non fossi stato chiaro, sto dicendo che Amazon non è un'impresa a scopo di lucro e il prezzo delle sue azioni non misura nient'altro che le speculazioni selvagge che imperversano nel casinò azionario.

In un libero mercato, gli investitori reali non avrebbero mai dato una valutazione di quasi cinquecento miliardi di dollari ad un'impresa che rifiuta di fare un profitto, non paga mai un dividendo ed è taccagna nel reparto dei flussi di cassa — cioè, il cuore pulsante delle imprese capitalistiche.

Ma c'è di più. La devastazione di Amazon nel mondo fisico della vendita al dettaglio non è un caso di "distruzione creativa" in cui le nuove tecnologie e gli imprenditori innovativi demoliscono il vecchio ed inaugurano il nuovo a beneficio di una produzione crescente e standard di vita più elevati per tutti.

Al contrario! Amazon non è solo orribilmente sopravvalutata sul mercato azionario, è anche un mutante economico che sta distruggendo la ricchezza e la prosperità capitalistica a causa degli incentivi perversi sulla scia di una "crescita economica" a qualsiasi prezzo ed alimentata dal regime distruttivo della Finanza delle Bolle della FED.

Non potrei dirlo più forte e chiaro: se non l'avete già fatto, uscite dal casinò quando ancora potete.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


martedì 30 maggio 2017

Può la Yellen far andare avanti il boom?





di Brendan Brown


La Yellen, come i precedenti capi della FED tra cui Strong, Martin e Greenspan, può ora rivendicare il successo nell'aver prolungato e rafforzato un'inflazione dei prezzi degli asset che altrimenti sarebbe potuta andare fuori controllo. Se la storia è una guida, il risultato di questo successo è da temere.

L'inflazione dei prezzi degli asset — sempre caratterizzata da uno squilibrio monetario che alimenta forze irrazionali — passa attraverso una fase transitoria dove le temperature speculative si riducono drasticamente in quei mercati che in precedenza erano caldi. Il sovrainvestimento, il calo dei profitti e un discredito delle ipotesi speculative una volta diffuse, sono i soliti inneschi per tali terremoti. La banca centrale può rispondere mediante un'iniezione monetaria e questo a volte porta ad un nuovo ciclo di entusiasmo speculativo, forse anche in quei settori che di recente hanno subito un bust. Poi potrebbero emergere i sintomi di una salita improvvisa dell'inflazione delle commodity. L'epilogo è il solito: crash, recessione dolorosa e un pesante danno economico; esiti di gran lunga peggiori nel caso in cui non ci fosse stato uno stimolo inflazionistico per ritardare il ciclo economico.



La FED abbandona il suo piano di rialzare i tassi

Nei primi mesi del 2016 la FED ha deciso di ricorrere all'iniezione monetaria, invertendo il suo programma di rialzo dei tassi di 25bps annunciato alla fine del 2015. Il catalizzatore è stato un mini-crash nei titoli azionari degli Stati Uniti insieme ad uno shock valutario in Cina, il tutto affiancato da un bust nel settore petrolifero ed una flessione nel ciclo di crescita degli Stati Uniti (2015 e all'inizio del 2016). In risposta all'indebolimento del dollaro, la BCE e la BoJ hanno intensificato il loro esperimento monetario, mentre Pechino ha continuato a gonfiare la sua bolla del credito statale. Nel dicembre 2016, in risposta ad una forte crescita globale ed un ciclo di ripresa negli Stati Uniti, la Yellen ha annunciato una ripresa dei "rialzi dei tassi di 25 punti senza una riduzione del suo bilancio." Una tale traiettoria prudente potrebbe essere coerente con un ulteriore aggravamento dello squilibrio nella politica monetaria — un rafforzamento delle iniezioni monetarie lungo la fine del ciclo.



Lezioni dagli anni '20 e '30

Fu Alan Greenspan che diede il nome a quella strategia della FED attuata durante la fase finale dell'inflazione dei prezzi degli asset — Greenspan Put. Benjamin Strong fu il pioniere nel 1927. I terremoti finanziari stavano scombussolando la grande inflazione dei prezzi degli asset di allora, scatenata dalle politiche di stabilizzazione dei prezzi della FED (tassi d'interesse bassi per contrastare un ribasso dei prezzi generato da una rapida crescita della produttività) — lo scoppio della bolla dei terreni in Florida e poi il crollo del mercato azionario di Berlino. L'enorme carry trade nell'allora seconda economia del mondo, la Repubblica di Weimar — in una gigantesca bolla speculativa tra racconti di un miracolo economico dopo che il Reichsmark si unì al dollar standard nel 1924 — minacciava di invertirsi. (Per fare un parallelo con oggi, pensate al ruolo della Cina nell'attuale inflazione dei prezzi degli asset.) L'economia statunitense era in una lieve recessione e il mercato azionario degli Stati Uniti aveva raggiunto un picco nel 1926.

L'allora governatore della FED di New York, Benjamin Strong, rispose nei primi mesi del 1927 autorizzando elevate iniezioni di denaro. Successivamente concesse il suo aiuto a Morgan Chum Montagu Norman della Banca d'Inghilterra, andando in soccorso della sterlina in difficoltà mediante il taglio del tasso di sconto (ignorando la protesta del presidente della Reichsbank Schacht che, come evidenziò Murray Rothbard nel suo racconto di questi eventi, temeva un rinnovato assalto da parte dei fondi speculativi in ​​Germania). In un mondo permeato dal nuovo dollar standard e dove una neonata FED aveva vasto potere discrezionale nella gestione della base monetaria, i segnali dei tassi erano molto più sensibili rispetto ad un gold standard. Il risultato fu una speculazione selvaggia a Wall Street, accompagnata da nuove opportunità di carry trade nelle obbligazioni tedesche. Queste ultime, però, cominciarono a calare quando la Germania entrò in recessione nella seconda metà del 1928.

Le iniezioni monetarie nella fase finale di un ciclo economico non sempre funzionano, e lo dimostra l'inflazione dei prezzi degli asset iniziata nel 1934 ed alimentata dalla gigantesca espansione monetaria sotto Roosevelt. All'inizio della primavera del 1937, il presidente della FED Eccles abbandonò la sua volontà di perseguire una posizione monetaria ristretta sotto la pressione dell'amministrazione Roosevelt, affinché "stabilizzasse il mercato obbligazionario" (i rendimenti a lungo termine erano saliti al 2.75% all'inizio di quell'anno) e contrastasse un incipiente svenimento del mercato azionario. Anche se ci fu un leggero rimbalzo del mercato durante suddetta primavera, a fine estate ci fu un crash e l'economia statunitense entrò in una grave recessione.

Forse la FED avrebbe potuto ottenere qualcosa di più con iniezioni monetarie più grandi, anche se è possibile che ciò possa essere stato ostacolato da sviluppi economici, geopolitici e interni. In ogni caso gli storici controfattuali potrebbero sostenere che il fallimento della cosiddetta "Eccles put" impedì un bust più grande. La recessione di Roosevelt, sebbene dura, finì dopo un anno.



Gli anni di Greenspan

Una tesi simile può essere esposta per i fatti accaduti nel 2007. Nell'estate 2007 Bernanke rispose molto docilmente ai terremoti iniziali nei mercati del credito, sterilizzando i prestiti della FED alle banche in difficoltà poiché preoccupato che l'inflazione era al di sopra del target di riferimento. Un potente stimolo monetario, caratterizzato da tagli ai tassi d'interesse e da un'espansione della base monetaria, potrebbe aver esteso l'espansione ciclica e tenuto a galla i prezzi degli asset nel 2008 e nel 2009, ma è culminato in un bust ancor più grande rispetto a quello che si è verificato.

Greenspan è stato più magistrale, o fortunato (difficile a dirsi), nella sua somministrazione delle iniezioni monetarie durante la fase finale dell'inflazione dei prezzi degli asset. La sua iniezione monetaria tra l'inverno 1987 e la primavera 1988, in risposta al crollo del mercato azionario nell'ottobre 1987 (l'inflazione dei prezzi degli asset era iniziata con lo stimolo monetario di Volcker nel 1985-6, progettato per svalutare il dollaro in conformità con la partecipazione dell'amministrazione Reagan agli Accordi del Plaza), risultò molto efficace. I prezzi degli asset rimbalzarono a livello globale — con la temperatura della bolla immobiliare in Giappone, Scandinavia e Stati Uniti ai massimi, prima che una ripresa dell'inflazione delle merci costrinse un'inversione della politica monetaria culminante con la recessione del 1990-2.

Allo stesso modo, nella fase finale dell'inflazione dei prezzi degli asset negli anni '90, mentre le operazioni di carry trade nei mercati emergenti si stavano schiantando (prima con la disintegrazione del blocco asiatico e poi col fallimento della Russia) e Wall Street tremava di paura, Greenspan esercitò la sua famosa "put" nell'autunno 1998: si rifiutò di ritirare il denaro iniettato, nonostante nel 1999 le temperature speculative salirono (compresa la bolla Nasdaq) preoccupate per l'influenza che avrebbe potuto avere il millennium bug sull'economia globale. Una risposta tardiva della FED di Greenspan alla salita dell'inflazione agli inizi del 2000 (sia degli asset sia delle merci), catapultò l'economia americana in una recessione.



La Yellen potrebbe aver successo laddove Greenspan, Strong e Martin hanno fallito?

Il fallimento di Martin causò una forte accelerazione dell'inflazione delle merci lungo la fine del ciclo economico. Martin esercitò la sua "put" nel 1967, rispondendo ad una calo nel mercato azionario e ad un rallentamento economico causati dalla sua precedente stretta creditizia. La sua "put" riuscì ad innescare un rimbalzo del mercato azionario, sia pure solo modestamente rispetto alle altezze vertiginose raggiunte a fine 1965. Il risultante aumento dell'inflazione di beni e servizi costrinse una stretta monetaria che culminò con la recessione del 1969-1970.

Trump ed i suoi consiglieri possono credere che la Yellen possa rappresentare l'eccezione alla regola. La Casa Bianca ed i repubblicani al Congresso finora hanno fatto pressione sulla FED affinché abbandonasse il suo stimolo monetario durante l'ultima fase del ciclo economico. Sì, Milton Friedman disse che in una fase avanzata di febbre speculativa potrebbe essere meglio lasciare che i mercati brucino piuttosto che restringere improvvisamente la politica monetaria. Ma quel consiglio è stato dato nel contesto di un'iniezione monetaria già cessata. Quella era una situazione molto diversa da quella attuale.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


lunedì 29 maggio 2017

La tragedia dei beni comuni nel film Oceania





di Jeffrey Tucker


Confusione è stato quello che ho provato mentre guardavo Oceania, il 56° cartone animato della Disney. Parla della lotta di una tribù polinesiana per sopravvivere e della ragazza (non una principessa, come lei stessa ripete) che la porta fuori dalla crisi. L'animazione non è mai stata tanto bella e la storia è avvincente dall'inizio alla fine.

Inoltre offre quella cosa speciale che cerco nei film: una narrazione che mi permetta di pensare a questioni di economia politica.

Sono felice di scoprire che gli spettatori sono d'accordo: Oceania è stato accolto da tanti consensi ed è destinato a diventare famoso come gli altri film d'animazione che l'hanno preceduto. Ma la sua popolarità mi sorprende un po': parla di un tempo, di un mondo, di una tradizione e di gente del tutto sconosciuti alla maggior parte dei pubblico americano, e viene proiettato in un momento storico che si presume abbia una reazione nazionalista al multiculturalismo.

L'attenzione all'autenticità culturale in Oceania è scrupolosa, e ciò ha effetti anche sulle voci dei personaggi e sul disegno dei loro volti e corpi. Ho riconosciuto alcuni dei simboli e della mitologia Maori solo perché ho visitato la Nuova Zelanda. In caso contrario, sarei stato completamente perso.

Ma ci sono anche omaggi ad alcune caratteristiche universali dell'umanità: abbiamo bisogno di un riparo, cerchiamo sicurezza, abbiamo bisogno di sostentamento. Tessiamo storie per tenere conto di caratteristiche casuali del mondo che sfidano ogni spiegazione. Abbiamo madri e padri che cercano di insegnare ai loro figli, ma questi ultimi hanno volontà loro e vanno per la propria strada.

In altre parole, Oceania ci fornisce il giusto tipo di multiculturalismo: la possibilità di sviluppare la capacità di entrare in empatia con persone completamente diverse da noi stessi, ma che devono affrontare problemi e difficoltà non differenti dai nostri.



È comunismo? No

Ora parliamo dell'economia in Oceania. Questa tribù vive su una piccola isola (probabilmente nelle Samoa americane) che sembra provvedere ad ogni loro necessità. Ci sono abbastanza noci di cocco, pesce, frutta e risorse per tutti. Lavorano come comunità per raccogliere e provvedere a sé stessi. Ci viene detto che tengono tutto in comune.

È una sorta di mito rousseauiano sullo stato di natura? Non credo. Hanno abitazioni private, nel senso che "questo è il suo" e "questo è tuo". Ma le principali risorse dell'isola non hanno proprietà esclusiva. Gli antropologi culturali hanno documentato molti casi simili in piccole tribù. Quando la natura fornisce risorse sufficienti per sfamare tutti, non c'è un bisogno funzionale per sviluppare la proprietà privata così come la conosciamo oggi. In altre parole, questo non è comunismo ma semplicemente un riconoscimento sociale dell'abbondanza dell'isola.



L'aspetto negativo delle cose in comune

Nel film le persone che hanno il compito di raccogliere le noci di cocco, scoprono che una malattia le ha rovinate. Lo stesso giorno i pescatori tornano con le reti vuote. Cercano di pescare in altre parti dell'isola, ma senza risultati. Il cibo in generale sembra scarseggiare. La gente comincia a cedere al panico e pretende risposte dal capo tribù.

Il mio pensiero è immediatamente corso alla teoria della "tragedia dei beni comuni". Questa tribù aveva molto successo, ma la natura non può provvedere ai bisogni umani per sempre. Ad un certo punto, il pascolo eccessivo, la pesca eccessiva, il sovrasfruttamento ed il sovraconsumo portano a carenze. Senza investimenti di capitale, senza una complessificazione della divisione del lavoro, senza l'emersione di un'economia monetaria e (soprattutto) senza la sicurezza della proprietà privata, l'umanità non può sopravvivere con una popolazione in crescita e risorse in contrazione.

Gli isolani credono che stia capitando loro ciò che è capitato agli altri su altre isole: un'improvvisa perdita di prosperità. Come spiegarla? Non c'è un Adam Smith in giro che fornisca una risposta scientifica.

Qui è dove inizia il mito. Si diceva che tutte le isole fossero state create dalla dea Te Fiti, che col suo cuore creò la vita e la terra. Un giorno il semidio Maui rubò il cuore, pensando che l'avrebbe dato all'umanità. Ma subito le tenebre scesero sull'isola e si diffuse una piaga. Infine perse il cuore nell'oceano.

Mille anni dopo, questa piaga è arrivata all'isola in cui vive Moana Waialiki. È stata scelta dall'oceano per trovare Maui e aiutarlo a riportare il cuore alla legittima proprietaria.

È una bella storia, ed è più o meno precisa per quanto riguarda gli antichi miti di questi popoli (anche se alcuni critici hanno criticato la caricatura del semidio Maui).

Ogni mito ha una sua ragione d'esistere. Non si tratta solo d'intrattenimento, è anche un modo per spiegare cose decisamente complesse.

Il mito che costituisce la trama di "Oceania" è un perfetto sostituto del pensiero economico moderno. La tribù ha vissuto una tragedia dei beni comuni. Aveva bisogno del capitalismo, ma il passaggio dalla proprietà comune alla proprietà privata avrebbe anche significato un drastico cambiamento culturale, e non c'era tempo per questo: aveva bisogno di cibo immediatamente.



Saltellare di isola in isola

Moana viene avvertita di non andare oltre la barriera corallina, ma scopre una grotta nascosta piena di barche, cosa che indica che la sua gente non è composta da semplici abitanti dell'isola. Un tempo erano viaggiatori che andavano alla ricerca di avventure, spostandosi da un'isola all'altra. Anche questo aspetto si adatta alla storia antropologica. I popoli nativi di quella regione si muovevano da un luogo all'altro, e la mia mente ingenua s'è sempre chiesta il perché. Questo film fornisce la risposta: si spostavano per trovare le risorse quando dovevano affrontare carenze.

Dopo tutto, non è un vago desiderio d'avventura che fa sì che intere tribù affrontino i pericoli dei mari su piccole imbarcazioni. È la paura economica di morire di fame, e che, a sua volta, emerge sulla scia di un fallimento istituzionale nello sviluppare norme sociali che delineino i diritti di proprietà.

Prestate attenzione a questo fatto fondamentale: la sofferenza di tutte le isole è iniziata con la violazione della proprietà del cuore di Te Fiti. Da quel crimine è scaturito tutto il resto. Il peccato doveva essere punito. Nella versione Disney del mito attenzione spoiler! la dea alla fine si riprende il cuore e poi usa i suoi poteri per diffondere l'abbondanza in tutte le isole della terra.

Il cuore di Te Fiti è una metafora adatta per quello che è stato scoperto in Europa nel tardo Medioevo: il modo migliore e più tranquillo per provvedere ai bisogni di tutti è attraverso il cambiamento istituzionale – non attraverso viaggi e lotte, ma attraverso l'emergere dell'economia di mercato che genera nuova ricchezza per nutrire una popolazione in crescita.

L'economia di mercato ha inizio con la proprietà privata, e chiaramente Te Fiti ne è una fan, come si vede quando ripristina benevolmente il grande gancio magico del semidio Maui. Solo lui lo tiene fra le mani, con sua grande gioia e nostra.





[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


venerdì 26 maggio 2017

Controllo dei prezzi e propaganda





di Alasdair Macleod


La maggior parte degli economisti è d'accordo su una cosa: il controllo dei prezzi non funziona. Si dice che crei carenze di merci, che spinga inevitabilmente più su i prezzi nel mercato nero.

Il controllo dei prezzi è stato provato l'ultima volta negli anni '70, e tutti hanno giurato di non riproporlo mai più. Oggi chiunque proponga una cosa del genere viene preso per pazzo e deriso. Solo in Venezuela e Zimbabwe è possibile attuarlo.

Tuttavia la probabilità di una loro reintroduzione è maggiore di quanto si pensi generalmente, soprattutto ora che ci sono segni di un aumento dei prezzi. Finora i banchieri centrali hanno affermato che il raggiungimento del loro obiettivi d'inflazione al due per cento dell'IPC (già raggiunto negli Stati Uniti), è il segno che stiamo tornando verso la normalità economica. Sono anche fiduciosi di poter gestire il tasso d'inflazione dei prezzi, quindi non dovrebbe rappresentare un rischio. Ma in tutti i precedenti cicli economici il ritmo al quale i prezzi sono aumentati, è sempre stato al di là del controllo delle banche centrali. Questo articolo spiega il ruolo centrale della propaganda statistica, di cui i suoi promotori sono all'oscuro. Spiega anche come si manifesta l'evoluzione dell'inflazione. Inizieremo guardando a come i prezzi vengono ufficialmente registrati.



L'inutilità dell'IPC

Il primo dei quattro grandi errori dietro le statistiche dei prezzi sponsorizzate dallo stato, è l'applicazione delle medie. Non una sola persona sulla Terra acquista i prodotti nell'indice dei prezzi al consumo basandosi sulle proporzioni in cui sono inclusi in esso, né paga i prezzi presunti dall'indice stesso. Benvenuti nello strumento preferito dai macroeconomisti, la media. Le medie consentono loro di pianificare i prezzi per noi. Siamo stati tutti ridotti ad una media. In secondo luogo, i prezzi sono sempre storici e quello che abbiamo comprato ieri non è lo stesso di quello che compriamo oggi, ed è anche diverso da quello che compreremo domani. Prendere in considerazione numeri statici che stonano con un ambiente economico dinamico, distorce l'interpretazione dei mercati che invece si evolvono continuamente.

Poiché la tecnica della media permette agli economisti di presumere che l'economia sia statica e che non esistano più le singole persone, possono quindi volare con la fantasia. In nome del miglioramento, accogliamo con favore l'edonica. Ci viene detto che quest'ultima rappresenta un approccio logico per regolare i prezzi in base al miglioramento del prodotto; e se il prezzo di un prodotto aumenta, al margine la gente sceglierà un'alternativa più economica. Ancora una volta, questo concetto è imperfetto, perché qualcuno alle dipendenze dello stato pretende di sapere come io e voi valutiamo i beni ed i servizi che acquistiamo, e cosa ci fa scegliere tra di loro. E dato che allo stato piace sottolineare il successo nella gestione dei nostri affari, questo concetto inaffidabile può essere utilizzato per produrre un risultato desiderato.

L'errore più grande (ce ne sono altri, ma analizzeremo solo questo qui) è quello di classificare le nostre transazioni in categorie definite come consumi e non consumi. Quindi la persona o la commissione responsabile di ciò che viene incluso nell'indice, influenza il risultato.

Non sorprende quindi se l'IPC ufficiale sottostimi l'inflazione, perché gli econometrici dello stato hanno i mezzi affinché sia così. A poco a poco le distorsioni si accumulano, e nel corso del tempo la realtà viene lasciata indietro. Alla base di tutto questo processo, e che ci viene propinato come progresso della scienza, c'è solo propaganda. Basta ridurre il tasso d'inflazione dei prezzi per ottimizzare i nostri consumi. Basta ridurre il deflatore del PIL per convincerci che l'economia è in crescita. Basta ridurre il tasso d'inflazione dei prezzi per abbassare le passività delle prestazioni pensionistiche e previdenziali dello stato.

I tentativi imparziali che misurano l'indice d'inflazione mostrano un tasso di gran lunga superiore. Negli Stati Uniti il sito Shadow Stat di John Williams mostra un tasso vicino al 10% rispetto al 2.1% indicato dall'IPC ufficiale. La differenza è il cambiamento di metodo sin dal 1980. Lo conferma anche il cosiddetto Chapwood Index.

Immaginate se lo stato ammettesse un tasso più elevato! L'impoverimento delle masse, attraverso la perdita di potere d'acquisto dei loro salari e risparmi, diventerebbe evidente a tutti; e ciò condurrebbe a rabbia diffusa, malcontento e scioperi. L'economia finirebbe in una crisi prolungata. La FED finirebbe sotto considerevole pressione affinché aumentasse nettamente i tassi d'interesse, in modo da fermare un'inflazione dei prezzi fuori controllo. E lo stato finirebbe in palese bancarotta. Niente di tutto questo può essere confessato, nell'interesse nazionale, quindi suddetta propaganda diventa pienamente giustificata.

Ci sono tanti dollari depositati nel sistema bancario degli Stati Uniti, quantitativo raddoppiato ben oltre i $6,000 miliardi dopo la crisi Lehman. Se la popolazione arrivasse a capirlo, forse potrebbe smettere d'usare il denaro fiat. Questo è un rischio sempre presente in un mondo costituito da denaro scoperto, il quale è ostaggio della valutazione della popolazione e delle borse estere. Provate ad immaginare che cosa accadrebbe al dollaro se il popolo americano si rendesse conto che il suo potere d'acquisto si è deprezzato ad un tasso molto più veloce rispetto a quanto ufficialmente ammesso, mentre il tasso d'interesse di riferimento è stato soppresso a meno dell'1%.

Questo è il motivo per cui la propaganda statistica è diventata cruciale per la politica economica e monetaria. È anche il motivo per cui tutti coloro che prevedono un peggioramento delle prospettive dell'inflazione dei prezzi a partire da oggi, fraintendono come stanno veramente le cose. Gli analisti dovrebbero dire che ci si aspetta che il tasso dell'inflazione dei prezzi del dollaro aumenti a circa il 10%. È una cifra più precisa, ma molto più spaventosa di un'inflazione al 2%. La crisi dell'inflazione è già a buon punto, essendo stata nascosta per molto tempo. Ciò è dovuto interamente alla propaganda statistica.



L'esito inevitabile

Uno dei miti più antichi in politica recita che non si possono ingannare le persone per sempre e quando se ne accorgono ciò rischia di provocare un notevole malcontento. La domanda è: come accadrà?

Ci sono sostanzialmente due percorsi che ci conducono verso la distruzione monetaria, presumendo che prima non arrivi un evento come una crisi dell'Eurozona. Il primo percorso è relativamente semplice: le masse cominciano a smascherare la propaganda macroeconomica e danno via i loro soldi in cambio di merci. Questo ci porta direttamente al crack-up boom descritto da von Mises, in cui l'unica ragione per l'acquisto di merci è quella di scaricare la valuta senza valore. Il secondo percorso vuole che i tassi d'interesse vengano rialzati dalle banche centrali al punto in cui vanno ad innescare ​​insolvenze diffuse, portando ad una nuova crisi finanziaria. Quest'ultima verrebbe seguita da un salvataggio del sistema bancario che richiederebbe un altro giro di espansione monetaria. Una dose supplementare di credito potrebbe quindi rivelarsi la rovina finale della valuta. Di seguito esaminerò entrambi suddetti percorsi.



Le persone smettono di stare al gioco

La comprensione che le statistiche riguardanti l'inflazione non dicono il vero, è stata incarnata dal rifiuto anglosassone dello status quo politico nel 2016. La Brexit e l'elezione di Trump sono prove che le maggioranze silenziose nei due principali Paesi del mondo, sono ribollenti di rabbia e ci sono forti segnali di dissenso simile in tutta l'Europa. Le classi politiche stanno perdendo credibilità e non vengono più credute sulla parola, quindi questo processo di comprensione ha ancora vita lunga.

Non c'è dubbio che quest'anno l'inflazione dei prezzi ufficiale negli Stati Uniti aumenterà. I prezzi delle materie prime e dell'energia sono aumentati in modo significativo l'anno scorso, lo stimolo per la spesa al consumo mediante i tassi d'interesse a zero ha rafforzato il PIL nominale, ed i piani di Trump tra la spesa per infrastrutture ed i tagli fiscali condurranno quasi certamente a prezzi ancora più elevati per i consumatori degli Stati Uniti.

Come valuta di riserva mondiale, è il dollaro che conta di più, quindi dobbiamo guardare con attenzione all'America. Siamo tutti in attesa di vedere come evolverà la politica monetaria della FED. Se la FED intuirà che un tasso dei Fed Funds superiore al 2% rischierà d'innescare una crisi del debito, non andrà oltre tale livello. A questo punto il tasso ufficiale dell'IPC, che ha già raggiunto il target della FED, potrebbe salire al 4% e oltre. Diventerebbe sempre più evidente che i prezzi al consumo aumenterebbero ad un ritmo più veloce di quello catturato dalle statistiche ufficiali, perché le prove sarebbero innegabili. Ci sarebbe solo una possibilità per le autorità: perpetuare la propaganda dell'inflazione dei prezzi con l'introduzione di controlli sui prezzi, probabilmente spacciata come misura temporanea (ma sappiamo tutti che cosa significa).



Un altro sussulto nel ciclo del credito

Un secondo percorso vedrebbe l'aumento dei tassi d'interesse oltre il punto in cui s'innescherebbe una liquidazione del debito. Questo è quello che è successo nel 2007, 2000, 1989 e 1980, illustrato dai picchi in declino nel grafico qui sotto.




La FED pensa d'essere in grado di gestire il ciclo del credito ed evitare che ciò accada di nuovo, proprio come pensava in tutte le occasioni precedenti. Se il tasso d'inflazione ufficiale aumenta, e continuerà ad aumentare, la FED probabilmente alzerà i tassi d'interesse fino a quando non si verificherà una crisi del credito.

Prendiamo in considerazione le dinamiche alla base di questa inevitabilità. Lo stimolo del consumo, mediante tassi d'interesse nominali bassi, accelera man mano che i prezzi aumentano, perché i tassi d'interesse reali diventano più negativi. Comincia a prendere slancio la preferenza per l'acquisto di beni e spesa per servizi, rispetto al possedimento di una valuta in deprezzamento. Le aziende, vedendo l'espansione della domanda dei consumatori e l'aumento dei prezzi, aumentano la propria domanda di capitale a basso costo per investirlo nella produzione di beni, i quali dovrebbero essere venduti a prezzi più elevati. I banchieri diventano sempre più sicuri per quanto riguarda l'attività di prestito al punto in cui si trovano a competere per concederli. Fortunatamente per le banche, esse hanno consistenti riserve presso la FED da cui attingere.

La FED non può rimanere a guardare questa spirale nel consumo ed una fiducia economica che va fuori controllo, perché l'inflazione dei prezzi accelera. Se comprende i pericoli nell'aumentare i tassi al di là di un punto di non ritorno, la FED inizierà a parlare della necessità di controllare i prezzi "temporaneamente", in modo da calmare le acque. In caso contrario, il tasso dei Fed Funds sarà rialzato finché non avverrà una crisi bancaria e del credito.

In tal caso, la FED non avrà altra scelta che salvare le banche acquistando asset tossici su scala ancora maggiore rispetto alla crisi Lehman. I prezzi delle obbligazioni verrebbero fatti salire grazie ad un QE più massiccio, garantendo così il debito pubblico. Lo sappiamo perché in ogni ciclo del credito gli interventi diventano progressivamente più grandi, sempre più disperati e sempre più destabilizzanti.

Sappiamo anche che ogni volta che il pavimento del credito crolla sotto i nostri piedi e ci troviamo a cadere nell'ignoto finanziario, la FED interviene per lanciare quantità crescenti di denaro e credito nelle banche. Il trucco è sempre stato quello di riconquistare la fiducia sistemica, cosa che richiede propaganda riguardo la natura del denaro.

Credo che questo sia il risultato più probabile, in assenza di altri rischi sistemici più importanti. Che la gente comune scopra da sé la verità sul denaro scoperto, è invece meno probabile. La gente vuole credere alla propaganda del potere d'acquisto della moneta fiat, perché il pensiero contrario è troppo sgradevole da contemplare. I cambi esteri, dominati da banche autorizzate dalle autorità americane, potrebbero essere altrettanto lenti a capire d'essere vittime della propaganda finanziaria, o a causa della loro cultura o perché prendono istruzioni dalla FED. Ma non può essere esclusa una escalation d'inflazione dei prezzi in assenza di una posizione più ristretta da parte della FED. Alla fine i mercati, che rappresentano le azioni collettive degli individui, vincono sempre e teoricamente tale esito può verificarsi in qualsiasi momento.

Se ci troveremo ad affrontare o meno un deterioramento del potere d'acquisto delle valute fiat senza un ultimo spasmo del ciclo del credito, le autorità monetarie americane, con l'acquiescenza di quelle delle altre nazioni, hanno fatto affidamento sulla propaganda statistica per nascondere le conseguenze della realtà economica, accelerando lo svilimento della moneta fiat. Si tratta di un percorso che porta inevitabilmente alla scoperta della frode monetaria, ma non all'accettazione della colpa. Sarà accusato il libero mercato invece, ed è per questo motivo che gli stati molto probabilmente cercheranno di controllarli di più attraverso la soppressione dei prezzi.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


giovedì 25 maggio 2017

Il denaro dovrebbe essere abolito?





di Frank Shostak


Al World Economic Forum di Davos in Svizzera, Joseph Stiglitz, l'economista premio Nobel, ha parlato a favore di una graduale eliminazione delle valute e lo spostamento verso un'economia digitale.

Il punto di vista espresso da Stiglitz è simile a quello dell'ex-capo economista del FMI, Kenneth Rogoff, che per molti anni ha ripetuto l'urgente bisogno di eliminare il denaro dall'economia. Si ritiene che il contante fornisca supporto all'economia sommersa e favorisca l'evasione fiscale. Alcune stime suggeriscono che queste cifre possano arrivare fino a $700 miliardi negli Stati Uniti.

Il governatore della Banca d'Inghilterra — Mark Carney — ha espresso opinioni simili a sostegno dell'eliminazione del denaro contante.

Un'altra giustificazione per la sua eliminazione in tempi di crisi economica, recita che la corsa per accaparrare denaro contante non fa altro che aggravare la crisi — cioè, contribuisce all'instabilità economica agevolando il risparmio piuttosto che un aumento della domanda.

Altri argomenti vanno oltre, compresa la posizione che nel mondo moderno la maggior parte delle transazioni può essere risolta mediante il trasferimento elettronico di fondi. Il denaro nel mondo moderno è un'astrazione, o almeno così si sostiene.

Ma è vero che il denaro è un'astrazione?



L'emergere del denaro

Il denaro è emerso perché il baratto non poteva sostenere l'economia di mercato. Un macellaio che vuole scambiare la sua carne per la frutta, potrebbe non essere in grado di trovare un contadino che voglia la sua carne; e se quest'ultimo vorrebbe scambiare il suo raccolto per le scarpe, potrebbe non essere in grado di trovare un calzolaio che voglia la sua frutta.

La caratteristica distintiva del denaro è che incarna il mezzo generale di scambio. Si è evoluto dalla merce più commerciata.

Su questo tema Mises scrisse:

Esiste una tendenza inevitabile affinché le merci meno commerciate vengano scartate una dopo l'altra fino a quando non rimane una sola merce, la quale viene universalmente impiegata come mezzo di scambio; in una parola, il denaro.[1]

Allo stesso modo, Rothbard scrisse:

Proprio come in natura c'è una grande varietà di capacità e risorse, allo stesso modo esiste una varietà simile nella commerciabilità delle merci. Alcuni prodotti sono più richiesti di altri, alcuni sono più divisibili in unità più piccole senza che ne risenta il valore, alcuni sono più durevoli per lunghi periodi di tempo, alcuni sono più trasportabili lungo grandi distanze. Tutti questi vantaggi favoriscono una maggiore commerciabilità. È chiaro che in ogni società i beni più commerciati saranno progressivamente selezionati come mezzi per lo scambio. Dal momento che sono sempre più selezionati come mezzi di scambio, la loro domanda aumenta a causa di questo uso e così diventano ancora più commerciati. Il risultato è una spirale auto-rinforzante: più commerciabilità provoca un più ampio utilizzo come mezzo di scambio, il che provoca più commerciabilità, ecc. Infine, uno o due prodotti finiscono per essere utilizzati come mezzi di scambio generali — in quasi tutti gli scambi — e questi sono chiamati denaro.[2]

Dal momento che questo mezzo generale di scambio emerge in mezzo ad una vasta gamma di prodotti, il denaro è, in quanto tale, una merce.

Secondo Rothbard:

Il denaro non è un'unità astratta di conto, separabile da un bene concreto; non è un oggetto inutile buono solo per lo scambio; non è un "credito nei confronti della società"; non è una garanzia di prezzi fissi. È semplicemente una merce.[3]

Inoltre, secondo Mises: "Un oggetto non può essere utilizzato come moneta a meno che, nel momento in cui inizia ad essere usato come denaro, non possieda già un valore di scambio oggettivo basato su qualche altro uso."[4]

Perché? Secondo Rothbard:

In contrasto con le merci usate direttamente da consumatori o produttori, il denaro deve avere un prezzo pre-esistente su cui fondare una domanda. Ma l'unico modo in cui questo possa accadere è iniziando con un prodotto utile in presenza del baratto, e quindi aggiungere domanda per il mezzo di scambio oltre alla domanda precedente per uso diretto (ad esempio, per gli ornamenti, nel caso dell'oro).[5]

In breve, il denaro è quell'oggetto mediante il quale vengono scambiati tutti gli altri beni e servizi. Questa caratteristica fondamentale deve essere paragonata a quelle di altri prodotti. Per esempio, il cibo fornisce l'energia necessaria agli esseri umani, mentre i beni strumentali consentono l'espansione delle infrastrutture che a sua volta permette la produzione di una maggiore quantità di beni e servizi.

Attraverso un processo di selezione durato migliaia di anni, la gente ha scelto l'oro come moneta — come standard monetario. Nel sistema monetario di oggi, il cuore della massa monetaria non è più l'oro, ma monete e banconote emesse dalla banca centrale. Di conseguenza monete e banconote costituiscono lo standard monetario noto come denaro contante, il quale viene impiegato nelle transazioni. Beni e servizi vengono venduti in cambio di contanti.

In qualsiasi punto nel tempo, gli individui possono conservare il denaro nei loro portafogli, sotto i materassi, in una cassetta di sicurezza o depositati nelle banche. Depositando il denaro, una persona non rinuncia alla relativa proprietà. Nessun altro dovrebbe usarlo. Quando Giuseppe deposita il proprio denaro in una banca, egli continua ad avere una rivendicazione illimitata nei suoi confronti e ha il diritto di ritirarlo in qualsiasi momento. Di conseguenza questi depositi, chiamati depositi a vista, dovrebbero essere considerati denaro.

In qualsiasi punto nel tempo, parte dello stock di denaro viene depositato nelle banche.

Così se in un'economia le persone hanno $10,000 in contanti, allora l'offerta di moneta di questa economia è di $10,000. Ma se alcuni individui hanno accumulato $2,000 in depositi a vista, l'offerta di moneta totale rimarrà $10,000: $8,000 in contanti e $2,000 in depositi a vista. Nel caso in cui tutti gli individui depositano il proprio denaro contante nelle banche, allora l'offerta di moneta totale rimarrà sempre di $10,000 — tutto conservato come depositi a vista.

Le cose cambiano con una transazione di credito. Il credito comporta sempre l'acquisto di un bene futuro in cambio di un bene presente. Di conseguenza, in una transazione di credito, il denaro viene trasferito da un prestatore ad un mutuatario. Tali operazioni comprendono i depositi a risparmio. Questi sono essenzialmente dei prestiti alla banca. Con questi depositi il ​​prestatore di denaro (depositante) cede alla banca la sua rivendicazione per tutta la durata del prestito. Queste semplici operazioni di credito — vale a dire, prestiti che non vengono creati dalle banche come multipli dei fondi in deposito — non alterano la quantità di denaro nell'economia. Se Roberto presta $1,000 a Giuseppe, il denaro viene trasferito dal deposito a vista di Roberto, o dal portafoglio di Roberto, a Giuseppe.

Questi depositi a risparmio — a differenza dei depositi a vista — non dovrebbero essere considerati come denaro.



La digitalizzazione del denaro

La digitalizzazione del denaro cambia questo fatto?

La moneta elettronica non è denaro in quanto tale, ma un modo particolare di utilizzare il denaro esistente. Ad esempio, per mezzo di dispositivi elettronici Roberto può trasferire i suoi $1,000 a Giuseppe. Poteva anche trasferirli per mezzo di un assegno. Giuseppe, a sua volta, deposita l'assegno presso la sua banca. Dopo il cambio, il denaro viene trasferito dal conto di Roberto presso la Banca A al deposito a vista di Giuseppe presso la Banca B.

Si noti che tutti questi trasferimenti, per via elettronica, o per mezzo di assegni, possono aver luogo perché i $1,000 in contanti esistono fisicamente. Senza la loro esistenza fisica, non poteva essere trasferito niente.

Se Roberto paga per la sua spesa con una carta di credito, di fatto prende in prestito dalla società di carte di credito, come la MasterCard. Per esempio, se acquista $100 in generi alimentari utilizzando la MasterCard, è come se quest'ultima pagasse il droghiere. Roberto, a sua volta, dopo un mese, o prima, ripaga il suo debito con la MasterCard... in tutto o in parte. Ancora una volta, tutto questo non sarebbe stato possibile senza l'esistenza di denaro contante. Dopo tutto, che cosa è stato trasferito esattamente?

Il fatto che il denaro contante di per sé non sia stato utilizzato nell'esempio precedente, non significa che non ne abbiamo più bisogno. Al contrario, è il fatto stesso che esista che genera la possibilità di scegliere tra diverse forme di transazioni, quali i trasferimenti elettronici o digitali. Queste diverse forme di trasferimento non sono denaro in quanto tale, ma semplicemente un particolare modo di spostare il denaro. La merce sottostante utilizzata come mezzo di scambio è ancora rappresentata dai contanti — in un mondo digitale sono diversi solo i mezzi di trasferimento del denaro contante.

È importante sottolineare che nell'immaginario popolare la digitalizzazione del processo di trasferimento del denaro è stata fusa col "denaro digitale." Come dimostrato dal ragionamento logico qui sopra, si tratta di due cose diverse.



L'eliminazione del denaro — Il caso dell'India

Qualsiasi tentativo di rimuovere completamente i contanti — vale a dire, il denaro — implica la distruzione del mezzo di scambio e, in ultima analisi, dell'economia di mercato. Il recente esperimento in India per rimuovere le banconote di grosso taglio ha causato gravi danni. Verso la fine dello scorso anno il primo ministro Modi ha sorpreso il suo paese annunciando la messa al bando delle banconote da 500 e 1,000 rupie; circa l'86% di tutti i contanti in circolazione in India non era più considerata moneta a corso legale.

Qualsiasi politica volta ad eliminare gradualmente la liquidità al fine di fermare l'economia sommersa, ha l'effetto di impedire agli individui di usare il loro mezzo di scambio. Questo, tuttavia, è improbabile che abbia successo, poiché gli individui troveranno sempre vari altri beni o servizi da utilizzare come denaro.

Se le banconote a corso legale venissero vietate, allora la gente utilizzerebbe semplicemente qualcos'altro. La tesi secondo cui la rimozione del denaro contante eliminerà l'evasione fiscale e la criminalità, è davvero ingenua. L'evasione fiscale verrebbe ridotta se venissero eliminati gli incentivi che la stimolano — tasse alte.

Che dire invece dell'affermazione secondo cui l'esistenza del denaro contante permette "prelievi di denaro guidati dal panico" durante le crisi economiche, andando quindi ad aggravarle?

Il fatto che durante una crisi economica le persone corrano per ritirare i loro soldi, significa che hanno perso fiducia nel sistema bancario — forse per buone ragioni — e vorrebbero riavere indietro i loro soldi. La recente "crisi del debito" greca è un esempio da manuale, ed i depositanti avevano ragione a dubitare dello stato di salute delle loro banche.

Qui è necessario considerare la moltiplicazione del "denaro" in un sistema bancario a riserva frazionaria. Nel mondo moderno, le banche sono autorizzate — anzi incoraggiate — a prestare multipli dei loro fondi in deposito, cioè, creare denaro dal nulla. Quando questo accade, è effettivamente probabile che un ritiro in massa dei depositi possa provocare un effetto amplificato sull'economia attraverso il restringimento forzato del credito e successivamente un crollo delle attività economiche che si basavano su quel denaro creato artificialmente.

Ciò che è importante notare, tuttavia, è che il problema in questo caso non è l'esistenza del denaro contante, ma piuttosto la creazione artificiale di fondi aggiuntivi da parte delle banche commerciali attraverso prestiti a riserva frazionaria — perlopiù con il sostegno degli stati. Il denaro contante non causa crisi — il prestito a riserva frazionaria, sì.



Conclusioni

Indipendentemente dal livello di avanzamento tecnologico dell'economia, l'essenza del denaro non potrà mai cambiare — attraverso di esso scambiamo beni e servizi. È solo la (erronea) definizione di denaro come astrazione vuota che permette di concludere che il contante può essere gradualmente eliminato dall'economia senza ripercussioni dannose. Questo è quello che Stiglitz ha suggerito a Davos.

Ci sono altre questioni associate alla digitalizzazione dei flussi di denaro che giustificano tale commento.

In primo luogo, il passaggio obbligatorio dal denaro fisico al denaro depositato all'interno delle banche priverà la gente della privacy.

In secondo luogo, una volta che tutto il denaro viene trasferito nel sistema bancario, c'è il rischio che il controllo sul denaro venga progressivamente ceduto a tale sistema e agli stati che prosperano grazie ad esso.

In terzo luogo, in un mondo puramente digitale sarebbe impossibile prelevare denaro fisico qualora le persone credessero che la propria banca (o il sistema bancario nel suo complesso) fosse a rischio di collasso. Questo potrebbe potenzialmente bloccare le persone a bordo di una nave che affonda.

Il passaggio obbligatorio a contanti puramente digitali rappresenta un altro aspetto della crescente tendenza verso l'ulteriore centralizzazione del potere dello stato e il declino della libertà individuale.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Ludwig von Mises, The Theory of Money and Credit (Indianapolis, Ind.: Liberty Classics, 1980), p. 45.

[2] Murray N. Rothbard, What Has Government Done to Our Money? (Novato, Calif.: Libertarian Publishers, 1963), p. 3.

[3] Ibid., pp. 27–28.

[4] Mises, The Theory of Money and Credit, p. 131.

[5] Rothbard, What Has Government Done to Our Money?, p. 9.

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mercoledì 24 maggio 2017

Un'estate torrida e turbolenta per i mercati





di Lee Adler


Tra il 12 ed il 20 aprile del mese scorso, la FED ha versato $23.4 miliardi nei Conti Commerciali dei Primary Dealer, ammontare leggermente superiore ai $21.9 miliardi di marzo, la somma più piccola sin dal gennaio 2016. È stato un forte calo rispetto ai $41.6 miliardi di febbraio.

Potreste aver pensato che il quantitative easing (QE) fosse finito alla fine del 2014, e così è stato, ma la Federal Reserve ogni mese ha continuato ad aggiungere denaro ai mercati finanziari. Lo fa tramite gli acquisti di titoli garantiti da ipoteca (MBS). Li chiama "acquisti di sostituzione".

La FED è la banca delle banche, cioè la banca centrale. Sin dal 2009 ha incanalato migliaia di miliardi nel sistema bancario e s'è assicurata che questi soldi rimanessero nel sistema. Inoltre s'è assicurata che non diminuisse l'ammontare del denaro nel sistema. Lo fa ogni mese attraverso il suo programma di rimborso dei MBS.

I Primary Dealer, selezionati dalla FED, hanno il privilegio di operare scambi direttamente con la FED stessa, in quella che è la sua esecuzione della politica monetaria. Questo è essenzialmente l'unico mezzo attraverso il quale la politica monetaria viene trasmessa direttamente ai mercati mobiliari e poi indirettamente negli Stati Uniti e nel mondo. Gli unici mezzi che la FED utilizza nella trasmissione e nell'esecuzione della politica monetaria, sono gli scambi di titoli con i Primary Dealer.

Quando la FED compra MBS per sostituire quelli tolti dal suo bilancio, lo fa tramite i rapporti con i Primary Dealer. Compra MBS tramite contratti di acquisto a termine che sono tipicamente risolti nel mese successivo o in quello successivo ancora. La FED sta mantenendo ad un certo livello il suo bilancio, ma ogni mese pompa miliardi nei conti dei Primary Dealer come parte di tale processo.

I Primary Dealer negoziano un ampio spettro di titoli, tra cui gli MBS. Il loro maggiore cliente è la FED. Quando la FED li paga per acquistare i loro MBS, essi non solo possono sfruttare la leva finanziaria e comprare altri MBS, possono acquistare qualsiasi altro titolo che vogliono. Le azioni sono un loro veicolo preferito.

La FED paga i Primary Dealer quando risolve gli acquisti di MBS intorno alla terza settimana di ogni mese. Anche se la quantità di denaro nel sistema è perlopiù statica, la FED sta ancora pompando denaro nei conti dei Primary Dealer ogni mese. Questo ha un impatto non indifferente sul mercato azionario. Ovviamente non è l'unico impatto, ma è parte del gioco della banca centrale nel manipolare i mercati.




La FED detiene circa $1,800 miliardi di questi MBS sul lato degli attivi del suo bilancio. Tale ammontare dovrebbe diminuire ogni mese a seguito del flusso regolare dei pagamenti ipotecari. Tale flusso varia in base alle condizioni del mercato.

Quando vendete la vostra casa, l'acquirente utilizza i contanti di un nuovo mutuo per pagarvi e voi utilizzate tali soldi per pagare il vostro di mutuo. Tali mutui potrebbero essere parte di un bacino di MBS di proprietà della FED. Poiché i compratori di case ripagano migliaia di vecchi mutui ogni mese, le partecipazioni della FED in MBS diminuiscono.

Allo stesso modo, se rifinanziate il vostro mutuo, i fondi di quello nuovo andranno a ripagare quello vecchio. Anche l'attività di rifinanziamento comporta il saldo mensile degli MBS da parte della FED.

Quando i tassi ipotecari scendono, l'attività di rifinanziamento aumenta. Quando i tassi scendono costantemente a livelli bassi, come accaduto dal 2014 alla metà del 2016, l'attività di rifinanziamento va in boom e gli MBS in mano alla FED vanno via più velocemente. Allora la FED ha dovuto aumentare gli acquisti di sostituzione degli MBS. L'attività di rifinanziamento ha raggiunto il suo picco nel periodo luglio-settembre dello scorso anno, quando i tassi ipotecari sono arrivati ad un minimo intorno al 3.4%. Poi i tassi sono aumentati e l'attività di rifinanziamento s'è ridotta. Alcuni mesi dopo sono scesi anche gli acquisti sostitutivi di MBS della FED.

Quando i tassi ipotecari aumentano, l'attività di rifinanziamento rallenta e la quantità di MBS detenuti dalla FED si riduce solo col ripagamento dei mutui. La FED riduce quindi gli acquisti di sostituzione. Ironia della sorte, più i tassi aumentano, meno aiuto la FED può dare al mercato, perché i suoi acquisti di sostituzione diminuiscono.

Ogni mese la FED sostituisce gli MBS ripagati acquistando nuovi MBS per lo stesso ammontare. In tal modo, mantiene saldo il livello dei suoi attivi. L'altro lato di questa medaglia è che anche il livello di liquidità nel sistema bancario rimane ad un certo livello: le banche mantengono tale denaro sotto forma di riserve nei loro conti presso la FED.

Vi è un ritardo di 5-6 mesi tra il calo dei tassi ipotecari e l'aumento della liquidazione degli acquisti di sostituzione della FED. Con i tassi ipotecari che stanno scendendo dai livelli alti di questo mese, ci sarà un leggero aumento dell'attività di rifinanziamento. Ciò provocherà un aumento dei rendimenti degli MBS, che la FED sostituirà nel prossimo mese acquistando altri MBS dai Primary Dealer. Poi ci vorranno ancora un mese o due affinché tali acquisti vengano liquidati.

Per allora la FED potrebbe aver iniziato ad attuare la sua politica di "normalizzazione" del suo stato patrimoniale. È un bel modo per dire "ridurre" il bilancio. Per fare ciò la FED sta proponendo di portare a scadenza i suoi possedimenti di titoli del Tesoro USA e non rinnovarli. Propone anche di non sostituire i suoi possedimenti di MBS man mano che vengono ripagati.

Di conseguenza la FED preleverà indirettamente denaro dal sistema bancario e dai mercati, permettendo ai propri MBS di essere ripagati piuttosto che sostituiti. I suoi attivi si ridurranno e scompariranno le passività, sotto forma di riserve in eccesso, coperte da tali asset. Ci saranno meno soldi nel sistema bancario.

Attuando questa strategia lentamente e per diversi anni, la FED potrebbe essere in grado di evitare un crash del mercato. Uso la parola "potrebbe" per una ragione.

Qualsiasi restringimento degli attivi della FED aumenta le probabilità di un crash. Un restringimento lento e costante agirà come la tortura cinese della goccia d'acqua. Promulgherà un mercato orso nelle azioni ed è in questo contesto che tendono ad accadere i crash economici.

Goccia dopo goccia, infine il mercato viene spinto verso un panico finanziario.

Negli ultimi anni, dato che la FED ha iniziato a parlare di aumentare il tasso dei fondi federali, ho detto che sapremo che la FED sta davvero restringendo le condizioni monetarie quando inizierà a restringere il suo stato patrimoniale.

Il rialzo dei tassi d'interesse non interromperà una bolla, sarà invece la rimozione del denaro dal sistema che lo farà. Adesso la FED è nella fase di segnalazione: ne sta parlando. Quando la FED dice una cosa, in un modo o nell'altro alla fine la fa.

Wall Street sta già dicendo che non sarà una gran cosa. Non credeteci. Vendete.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


martedì 23 maggio 2017

La futile fiducia di Trump nelle sue capacità di negoziazione

Possiamo riassumere il piano fiscale di Trump in un semplice modo di dire: avere la botte piena e la moglie ubriaca. L'abbassamento delle tasse per corporazioni e individui non genererà affatto quel flusso di entrate che ha in mente l'amministrazione Trump per sovvenzionare i suoi molteplici piani di spesa. Come ben sapete, questo spazio è a favore di una completa dismissione dell'apparato tributario e un azzeramento del carico fiscale che lo stato ha sulle spalle dei contribuenti. Ciononostante senza un deciso e sostanziale (se non totale) taglio della spesa pubblica, il piano fiscale di Trump non sarà altro che retorica da quattro soldi e dolore economico per i contribuenti americani. Questo è keyensismo con steroidi: enormi deficit, enormi spese, minori entrate. Ed è lo stesso Trump ad ammetterlo. Non ha nessuna intenzione di ridurre la grandezza dello stato, o per dirla come soleva dirla lui, non ha alcuna intenzione di bonificare la palude; ed eventuali tagli in alcuni settori saranno compensati da aumenti in altri (soprattutto per la difesa). In questo modo ci si aspetta un doppio" stimolo: attraverso la riduzione delle tasse e attraverso una maggiore spesa in deficit (es. pump priming). La teoria secondo la quale è necessaria la spesa pubblica per "stimolare" l'economia è stata smontata nel corso del tempo da vari autori della Scuola Austriaca. Il pump priming non fa altro che distorcere i segnali di mercato, togliendo risorse economiche scarse da consumatori ed imprenditori e mettendoli nelle mani di politici e burocrati. Di questo passo l'economia USA affogherà nella cosiddetta palude.
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di Gary North


Se per cinque nanosecondi avete creduto che Donald Trump avrebbe fatto passare qualche legge al Congresso, allora ve la state passando male.

Il voto sull'ObamaCare è stato rinviato di nuovo. L'ObamaCare è ora permanente. Trump non avrà mai abbastanza voti per sostituirlo con qualcos'altro, che sarebbe comunque peggiore. Questa mostruosità dovrebbe essere abrogata, non sostituita da una qualsiasi altra cosa. Una volta che i democratici fanno ingoiare a forza ai repubblicani una politica riguardo lo stato sociale, i repubblicani non la aboliscono mai. Gli elettori allungano le mani sui soldi dello Zio Sam e non tollereranno l'abrogazione della legge che dà loro accesso a tali soldi. In altre parole, gli elettori amano lo stato sociale benché ne possano beneficiare. Non c'è opposizione filosofica tra il popolo americano all'espansione della ridistribuzione della ricchezza statale.

Poi c'è il NAFTA. Trump ha imbastito la sua campagna elettorale sulla promessa di allontanare questo paese dalla schiavitù del NAFTA. Adesso invece Trump ha detto che rimarrà col NAFTA. Non farà altro che rinegoziarne alcune parti.

Questa legge era una mostruosità sin dal primo giorno. Rinunciare alla sovranità americana a vantaggio di un'organizzazione internazionale, è sempre una cattiva idea. Da un punto di vista filosofico, ottenere una soluzione migliore per quanto riguarda il NAFTA è una cattiva idea. Significa credere che sia possibile trasferire qualsiasi sovranità nazionale ad un'agenzia non eletta del Nuovo Ordine Mondiale. Un accordo migliore può sempre essere rinegoziato in seguito da un altro presidente per trasformarlo in un accordo peggiore. C'è solo un accordo da considerare: rinunciarvi. Ma tale accordo è ora fuori discussione.

Quindi i conservatori che pensavano che Trump avrebbe deciso di revocare l'ObamaCare, ora sanno che non sarà in grado di farlo. Non ha i voti al Congresso. I repubblicani al Congresso non hanno mai lo stomaco per abrogare qualsiasi cosa i democratici approvino. Altri conservatori, che riconoscono che il NAFTA è stato un disastro filosofico, ora sanno che non vedranno gli Stati Uniti fuori dal NAFTA.

L'ObamaCare non abbandonerà questo mondo. È un disastro economico e diventerà un disastro economico molto peggiore. I democratici verranno incolpati, ma non del tutto. Poiché i repubblicani hanno rifiutato due volte di abolirlo, ora sono invischiati anch'essi. La buona notizia è questa: quando i democratici torneranno al potere durante la prossima recessione, probabilmente non lo abrogheranno. Le loro impronte digitali sono dappertutto su questa legge. Nancy Pelosi l'ha spinta a forza alla Camera. L'ala sinistra dei democratici vuole un sistema in cui lo stato finanzia tutto, ma nel 2010 non c'è riuscita ad ottenerlo e non credo che ci riuscirà in futuro. I democratici potrebbero scoprire di avere i voti e potrebbero anche sostituire l'ObamaCare con qualcosa di molto peggio. Ma penso che rimarrà questa la legge.

Pensavo che Trump potesse portarci fuori dal NAFTA. Questa è stata l'unica cosa promossa nella sua campagna elettorale che ho pensato che avrebbe potuto attuare. Adesso ha fatto marcia indietro. Finge d'avere la capacità di rinegoziare pezzi della legge. Dubito che l'abbia mai letta. Si crede un negoziatore. In politica i negoziati non sono gli stessi di quelli nel mondo imprenditoriale. I criteri di successo sono diversi. I negoziati nel mondo imprenditoriale significano che le persone da entrambe le parti stanno cercando di fare soldi. I negoziati in politica significano che le persone da entrambe le parti stanno cercando di ottenere potere. Il NAFTA già fornisce potere ai non politici: il trasferimento di potere dai politici a burocrati anonimi che non sono eletti. Questo è ciò che vuole sempre il Nuovo Ordine Mondiale ed è quello che di solito ottiene.

Fintanto che i burocrati rimangono in controllo della politica, a meno che il NAFTA non venga abbandonato dal governo degli Stati Uniti, non interessa se Trump ottiene questo o quel punto rinegoziato. Il potere esecutivo sarà sempre nelle mani dei burocrati ed essi ignorano i politici, tranne in rare occasioni. I politici non sono al comando, ma lo sono i burocrati. Ecco perché il NAFTA è un disastro e rimarrà un disastro.

La Presidenza di Trump sta dimostrando chiaramente che non cambierà niente a Washington, a meno di un peggioramento se ci porta in guerra.

Ci sono due modi per ridurre il potere della burocrazia: tagliare i suoi bilanci (questo non viene mai fatto) ed abrogare la legge che ha creato l'agenzia (anche questo non viene mai fatto). Il potere del diritto amministrativo continua ad espandersi. Il Congresso è periferico una volta che una legge viene approvata.

L'ObamaCare sarà finanziato. I repubblicani non lo abrogheranno. Il NAFTA sarà finanziato. I repubblicani non lo abrogheranno.

I repubblicani al Congresso sono parte del sistema. Non c'è modo che Trump, o chiunque altro, possa indurli a votare contro lo stato sociale. Una volta che viene approvata una legge, i repubblicani non la abrogheranno. Hanno troppi elettori nei loro quartieri con le mani nella marmellata della ridistribuzione statale della ricchezza.

Trump non è impegnato dal punto di vista filosofico nel perorare la causa di uno stato limitato. Ci vorrebbe un presidente deciso dal punto di vista filosofico per abrogare l'ObamaCare e tirarci fuori dal NAFTA. Trump non è un presidente deciso dal punto di vista filosofico.

Quindi sedetevi e godetevi lo spettacolo. I media liberal odiano Trump, nonostante sia impotente. Amano Obama, nonostante il fatto che sia visibilmente ammanicato con Wall Street, come indica il suo discorso da $400,000.

Chiunque creda che la politica nazionale cambierà qualcosa, spenderà tutta la sua vita a sognare ad occhi aperti.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


lunedì 22 maggio 2017

La grande illusione dei tassi d'interesse





di Lee Adler


Ora che la FED è andata avanti e ha fatto quello che aveva detto avrebbe fatto il 15 marzo, la domanda è: che cosa ha fatto veramente la FED?

Ha assunto una posizione ristretta nei confronti del credito? No.

Ha ridotto le dimensioni del suo bilancio? No.

Ha diminuito il ritmo di crescita dell'offerta di moneta? No.

Ha rialzato i tassi d'interesse?

No.

Sì, ho proprio detto che la FED non ha rialzato i tassi d'interesse

Cosa voglio dire?

Aumentare i tassi d'interesse significa aumentare i costi dei fondi delle banche, cosicché queste ultime addebitino tassi più alti ai propri clienti.

Le banche fanno soldi quando l'ammontare degli interessi che possono chiedere sui prestiti, supera l'ammontare degli interessi che devono pagare ai depositanti (risparmi, depositi, ecc.) — il costo dei fondi.

Minore è il costo dei fondi, più soldi fanno le banche sui prestiti. E viceversa.

Ma la FED non ha affatto aumentato i costi dei fondi delle banche, li ha abbassati.

La FED ha semplicemente incrementato l'interesse sulle riserve in eccesso (IOER) che paga alle banche per i loro $2,700 miliardi in depositi di riserva presso la FED stessa.

L'IOER è una sovvenzione de facto che la FED paga alle banche per le migliaia di miliardi in depositi di riserva detenuti presso la FED stessa. Aumentandola, aumenta la sovvenzione in denaro alle banche.

Rialzare l'ammontare degli interessi che la FED paga su quelle riserve, non significa adottare una posizione più ristretta. Questo perché aumentare l'IOER non aumenta il costo dei fondi delle banche, lo abbassa.

Aumentare l'IOER non rende più difficile il prestito, lo facilita invece. Aumenta i profitti delle banche. Abbassando i loro costi e aumentando i loro profitti, aumentare l'IOER rende più facile il prestito, non più difficile.

In altre parole, sin da quando la FED ha iniziato il suo ciclo di rialzo dei tassi, non ha rialzato i costi bancari. Al contrario, la FED sta aumentando l'interesse che paga sulle riserve in eccesso.

In sostanza, la FED non sta adottando una posizione monetaria più ristretta. La sua è una posizione accomodante, ma i mercati non lo stanno capendo.

È come se la FED fosse l'ipnotizzatore e gli operatori nel mercato monetario fossero i soggetti di un grande esperimento d'ipnosi di massa.

La FED ha praticamente detto ai mercati: "Guardate fissa la spirale. Avete sonno, molto sonno. Ora credete che i tassi d'interesse stiano aumentando." Questo è stato quello che in sostanza ha detto il FOMC.

I trader ritengono che la FED abbia adottato una posizione monetaria più ristretta, quindi hanno agito come se il mercato fosse in realtà più ristretto.

Ma la posizione monetaria della FED è più allentata di quello che essa vorrebbe farci credere.

Non c'è stato alcun restringimento, perché la FED non ha rimosso un centesimo dalla quantità di denaro in eccesso che ha pompato nelle banche nel corso dei vari QE. Quel mucchio di soldi in eccesso significa che non ci sono restrizioni alla crescita dei prestiti, tranne la volontà dei mutuatari ovviamente.

Quindi, mentre la FED non ha affatto adottato una posizione monetaria più ristretta, i tassi si sono spostati a causa della potenza del suo suggestionamento.

Con migliaia di miliardi di soldi in eccesso parcheggiati presso la FED, questa può solo ricorrere alla suggestione.

Cosa farà la FED quando i mercati si sveglieranno? E come reagiranno i mercati alla realtà che la FED non controlla affatto i tassi d'interesse?

Le illusioni non durano per sempre.

Ma supponiamo per il momento che la FED abbia effettivamente rialzato i tassi: significa che la bolla smetterà di espandersi?

In realtà, no.

Nelle fasi iniziali e medie di un ciclo di restringimento del credito — dove siamo attualmente — tali rialzi non fanno nulla per ridurre i prestiti, o per frenare il fervore speculativo.

Infatti, in un contesto inflazionistico, il rialzo dei tassi comporta normalmente anche un aumento dei prestiti, una maggiore speculazione ed una maggiore inflazione!

Tutte cose che la FED pretende di frenare.

Il prestito speculativo non sarà limitato e, purtroppo, il rally del mercato azionario potrebbe rivelarsi più persistente. Alla fine ciò porterà solo ad un crollo più pesante.

Se non mi credete, posso dirvi che sono abbastanza vecchio da aver vissuto Wall Street sin dagli anni '70. Più di recente c'è stato l'ultimo ciclo di restringimento della FED dal 2004 al 2006.

Greenspan rialzò il tasso dei fondi federali dall'1% al 5%. L'indice dei prezzi al consumo (IPC) salì dall'1.6% ad un picco del 4.6% nel settembre 2005 e si mantenne al 3.5% fino alla fine del ciclo di rialzo dei tassi.

Si supponeva che l'aumento dei tassi d'interesse dei prestiti avrebbe rallentato la crescita del credito. Cos'è successo invece? È cresciuto più velocemente.

La crescita dei prestiti era a quasi il 7% all'inizio del ciclo di rialzo dei tassi. Alla fine del 2005 la crescita dei prestiti era in forte espansione ad un tasso annuo di oltre il 13%. Eravamo in mezzo alla più grande bolla del credito nella storia. Nel 2004 l'indice S&P 500 era intorno ai 1125 punti, all'inizio del ciclo di rialzo dei tassi. È salito ad oltre 1300 a metà del 2006, un aumento di circa il 16%.

Tanti saluti al fatto che rialzare i tassi restringa il credito, rallenti la speculazione, o riduca l'inflazione. Infatti è avvenuto proprio il contrario in quel periodo di 2 anni.

Tutti ricordiamo la Grande Bolla Immobiliare (da non confondere con l'attuale grande bolla — minore entità). Secondo la Federal Housing Finance Agency (FHFA) i prezzi delle case sono stati gonfiati a livello nazionale di circa il 17% in quei due anni. E la metodologia del FHFA sottostima il tasso di aumento. I mercati in bolla salirono del 25-30% l'anno!

Quindi non dobbiamo tornare agli anni '70 per sapere che rialzare i tassi d'interesse non rallenta l'inflazione e non rallenta il tasso dei prestiti. Lo abbiamo appreso molto bene dall'esperienza 2004-2006. Inoltre abbiamo anche appreso che rialzare i tassi d'interesse, non rallenta le bolle speculative.

Infatti i tassi non sono mai stati punitivi durante la Grande Bolla Immobiliare, come invece accadde con Paul Volcker nei primi anni '80. Nel 2006 i prezzi delle case erano ancora in crescita ad un tasso ben al di sopra del tasso dei fondi federali. La Bolla è morta a causa di troppo credito tossico. Il sistema finanziario si è schiantato, perché aveva prestato fraudolentemente troppo denaro sotto falsi pretesti.

Una volta che divenne evidente che erano stati creati troppi debiti, il sistema finanziario è crollato. Ma non a causa dei tassi d'interesse elevati.

Quindi l'idea che il rialzo dei tassi da parte della FED possa frenare la speculazione, ridurre i prestiti e mantenere sotto controllo l'inflazione, è semplicemente assurda. Rialzare i tassi senza effettivamente restringere il credito, proprio come in passato, potrebbe fare l'esatto contrario.

Due cicli non sono mai esattamente uguali, ma se il passato è il prologo, questo ciclo di rialzo dei tassi comporterà un aumento della quantità di prestiti speculativi.

È troppo presto per dire come si evolverà la situazione e come risponderanno i mercati finanziari. Sospetto che andrà a finire male, perché il tutto si basa su una frode perpetrata dalla FED.

Finora i trader nel mercato monetario sono saliti a bordo, ma le pressioni della realtà presto si intrometteranno dissolvendo l'illusione.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


venerdì 19 maggio 2017

Segnali di fumo e segnali di mercato





di Francesco Simoncelli


È accaduto di nuovo. Quando accadde l'ultima volta una levata di scudi all'interno delle sale amministrative statali aveva promesso che non sarebbe accaduto, e invece siamo di nuovi qui a commentare la stessa notizia. Dapprima si è parlato incessantemente del crollo delle strade in Sicilia, poi il mese scorso, apparentemente come un fulmine a ciel sereno, crolla nuovamente un viadotto. Viene voglia di usare la formula "normale routine" dato il livello di condiscendenza che la maggior parte delle persone ha nei confronti dello stato, nei confronti di quel mantra che recita "senza lo stato chi costruirebbe le strade?". Peccato che la maggior parte delle persone ignorino che lo stato ha costruito le strade solo per facilitare la raccolta dei tributi e non nel nome del "benessere sociale"; così come ha messo le mani sul sistema postale per scovare potenziali contribuenti rimasti nell'ombra. Ma sto divagando, ciò che ci interessa è la presunta imprevedibilità di eventi simili. Nonostante la gravità di un evento simile, la manutenzione delle infrastrutture italiane pare non essere la priorità dello stato, visto che negli ultimi anni notizie simili si sono susseguite con una frequenza allarmante.

Il clamore del momento lascia subito lo spazio alla negligenza. La maggior parte delle persone non si cura degli avvertimenti, non si cura di quei segnali che gridano pericolo. Sono pochi gli individui che riescono a leggere la scritta sul muro e ad agire di conseguenza. È questo che divide una strategia di successo da una fallimentare, e purtroppo in alcuni casi della vita, la persona che non riesce a prevedere in anticipo una situazione pericolosa finisce per rimetterci la pelle. Stiamo parlando di casi estremi per quanto riguarda quest'ultimo punto, però il concetto generale vale lo stesso: credere di poter evadere da una situazione pericolosa all'ultimo momento. È raro che ciò accada, è raro che nella vita reale il timer della bomba si fermi ad un secondo dalla detonazione. E quelle pochissime volte che accade, si tratta di colpi di fortuna. Non è saggio basare le proprie scelte su questo parametro altamente volatile.

Ciò significa analizzare l'ambiente che ci circonda ed estrapolare quelle informazioni che esso veicola decifrandole secondo le nostre conoscenze. Perché più dell'evento pericoloso in quanto tale, bisogna preoccuparsi e prepararsi di più alle conseguenze. L'evento in quanto tale si estingue nel breve termine, mentre invece le conseguenze si protraggono nel medio/lungo termine.

Nel mondo finanziario vale la stessa regola. Le cose sembrano funzionare come al solito, poi d'improvviso un evento sconquassa la routine che fino a qual momento aveva prevalso. Ma la domanda è: l'evento è davvero imprevedibile ed improvviso?



PREVEDIBILE ED INEVITABILE

Vorrei prendere in prestito il titolo del famoso libro di Francesco Carbone per sottolineare come quando un comportamento sconsiderato viene portato al suo limite, ciò che otteniamo è un risultato potenzialmente dannoso. Se, ad esempio, si costruiscono viadotti con materiali scadenti, è prevedibile ed inevitabile che essi crollino in futuro. All'apparenza sembrano funzionare alla perfezione una volta costruiti e utilizzati, ma le basi sono talmente fragili che alla fine finiscono per crollare sotto il peso della loro inconsistenza. Allo stesso modo, i mercati finanziari sembrano funzionare come al solito, facendo registrare nuovi record addirittura, ciononostante se esiste un elemento alla base che li rende vulnerabili bisogna prenderlo in considerazione ed agire di conseguenza.

Non esiste una tabella di marcia grazie alla quale poter dire quando si verificherà un determinato evento. Negli ultimi 30 anni i mercati finanziari sono stati inondati da dosi crescenti di credito a buon mercato, e come con un alcolizzato hanno cominciato a barcollare. Su e giù, senza un pattern analiticamente chiaro. Non è un caso se sin dall'inizio del secolo siamo stati testimoni di tre grandi bolle: la bolla tecnologica del 2000, la bolla immobiliare del 2008 e l'attuale bolla finanziaria in più settori (prestiti per studenti, prestiti per automobili, immobiliare, azionario, obbligazionario, ecc.).

Ma come ogni bolla che si rispetti, essa finirà sempre per scontrarsi con un ago e lo scoppio sarà di gran lunga più fragoroso rispetto alle precedenti bolle, soprattutto perché nell'economia ci sono più errori economici non corretti e più debito.




In questo grafico è rappresentata la quantità totale attuale di margin debt presente nell'economia statunitense rispetto all'indice azionario S&P 500. Notate come l'inversione di questo strumento finanziario sia legata all'inizio delle politiche restrittive da parte della FED. "Quando qualcosa è gratis, ne viene richiesto di più," recita la teoria economica. E fino a poco tempo fa il denaro aveva praticamente un costo pari a zero a causa delle politiche monetarie allentate della banca centrale statunitense. Non dovendo pagare per il costo delle loro scelte, gli attori di mercato hanno gozzovigliato con la leva finanziaria, scommettendo su rialzi crescenti del settore azionario in particolare.

L'ascesa raffigurata in questi grafici è stata dettata da prezzi gonfiati artificialmente da una speculazione rampante alimentata dalle politiche monetarie scellerate della FED, dove coloro che hanno potuto prendere in prestito mettendo come garanzia ingenti somme di denaro, hanno ottenuto un vantaggio rispetto a tutti gli altri. Sto parlando di hedge fund, fondi d'investimento, grandi banche. Queste realtà hanno goduto enormemente della manna monetaria lanciata dalla FED, la quale si aspettava che a cascata tale effetto andasse a beneficio del resto della società. In sintesi, voleva la botte piena e la moglie ubriaca, ovvero, voleva salvaguardare i protetti dal suo cartello e conferire stabilità all'economia più ampia.

Inutile dire che niente di tutto ciò è accaduto. Il mercato finanziario è stato inondato da denaro a buon mercato che è stato riciclato in ingegneria finanziaria (riacquisti d'azioni proprie, fusioni e acquisizioni, LBO, ecc.), e quelle realtà che hanno beneficiato del denaro a buon mercato hanno sottratto risorse preziose all'economia più ampia impedendo la nascita di realtà in sintonia coi bisogni reali degli attori di mercato. In parole povere, sono state tenute in vita realtà economiche che hanno sprecato risorse scarse e hanno parassitato il bacino di ricchezza reale vivendo alle spalle dei produttori reali di ricchezza.




Proprio come nel 2000, c'è una bolla nel settore tecnologico guidata dai FANG, il cui valore azionario complessivo è di circa $1,500 miliardi. Questi prezzi hanno senso solo in un mercato manipolato dove la determinazione onesta dei prezzi è stata spazzata via dall'interventismo centrale partorito dall'Eccles Building, poiché i rendimenti non stanno al passo con i prezzi gonfiati. Non solo, ma sin dal 2015 Goldman Sachs ha acquistato $5.7 miliardi di mutui sommersi da Fannie Mae. Quindi, dopo i soldi del TARP e quelli sganciati dalla FED per acquistare MBS, adesso scopriamo che queste agenzie ancora hanno problemi al loro interno nonostante tutto il denaro che è stato lanciato loro contro. In realtà, l'unico modo per permettere a migliaia e migliaia di famiglie di liberarsi dal loro fardello di debito, era quello di lasciarle fallire insieme all'istituto che aveva prestato loro denaro.

Inutile dire che niente di tutto ciò è accaduto, ed avendo l'economia più ampia raggiunto il limite del Picco del Debito, sono state le grandi aziende a prendere in consegna la manna dello stimolo monetario, cercando di reflazionare quei settori dell'economia che necessitavano di una pulizia. Dal grafico qui sotto possiamo osservare questa storia, con la gente comune che sin dallo scoppio dell'ultima bolla ha cercato di mantenersi ai margini della nuova euforia. L'investimento che la maggior parte delle persone "comprende" è quello nel settore immobiliare; solo i ricchi possiedono un ampio paniere di investimenti nei mercati finanziari. Questo vuol dire che la FED è stata costretta a sacrificare sull'altare del suo attivismo nell'ambiente economico, quelle stesse realtà che intendeva salvare.




Gli amministratori delegati hanno schierato i bilanci relativamente puliti delle loro aziende per diffondere dividendi e dare una parvenza di solidità ad una pseudo-ripresa economica fiacca. Un trucco da salotto una tantum visto che, come appena detto, il canale principale della trasmissione monetaria all'economia più ampia è rotto. Quindi non solo la pianificazione monetaria centrale ha inghiottito il passato dell'economia più ampia, adesso sta inghiottendo il presente e ben presto anche il futuro. Soprattutto se si conta che, in un mercato che pone grande enfasi sull'esperienza sul campo invece che quella teorica insegnata nelle università, il lavoro part-time sta avendo una triste esplosione nella nuova generazione di impiegati. Questo tipo di lavoro non permette loro la costruzione di una famiglia o l'acquisto di una casa di proprietà. Senza dimenticare che sul loro groppone c'è un fardello di debito ereditato dai prestiti per studiare. Coloro che si approcciano al mondo del lavoro non solo non riusciranno a mettere da parte niente per loro stessi, ma non riusciranno più a pagare i lavoratori in uscita.

Come vedete, la pianificazione centrale nel lungo termine vede germogliare sempre i frutti della propria auto-distruzione. Le contraddizioni insite nelle sue azioni le impediscono di operare un calcolo economico in accordo coi segnali di mercato, e questo alla fine porta a conseguenze non intenzionali e alla bancarotta. Sebbene possa "tirare a campare" attraverso trucchi contabili, essi non faranno altro che aggravare l'entità degli errori economici finora non puliti. Ultimo esempio in ordine cronologico, la possibilità per coloro indebitati a causa dei prestiti studenteschi di accendere un nuovo debito per acquistare casa. L'attuale panorama economico non ha bisogno di più debito, ma di più deleveraging. E sin dalla nascita delle banche centrali, il loro compito è stato quello di fermarlo attraverso politiche anti-cicliche. Detto in modo diverso, salvaguardare i protetti dal loro cartello.

Ma ad ogni intervento il lasso di tempo tra una recessione ed un'altra è diminuito, e sebbene i media mainstream abbiano parlato finora di ripresa economica, in realtà ciò che abbiamo avuto è stata stagflazione. Detto in parole povere, un'erosione continua del bacino della ricchezza reale che alla fine porterà ad una recessione economica inevitabile e necessaria.

Il NBER non rende ufficiale una recessione fino a qualche anno dopo. La Grande Recessione, ad esempio, è iniziata a ridosso dell'autunno 2007; solo in seguito s'è scelto l'evento Lehman come "data d'inizio". Non esiste un punto d'inizio o di fine preciso, bensì un lento scivolamento in essa e nemmeno i numeri ufficiali sono tanto in sintonia con la narrativa di una ripresa economica. La produzione industriale è ancora sotto il livello della precedente recessione, per non parlare dell'occupazione (cresciuta solo nel part-time piuttosto che in quella dei capofamiglia). Passiamo alla crescita annuale del PIL, la quale s'è attestata ad una media del 2% sin dall'ultima recessione.

Nelle espansioni post-recessioni degli anni '80 parlavamo di una media del 3%. Un "misero" 1% di differenza può sembrare non un granché, ma a livello di compounding fa molto. Considerate anche che, secondo il CBO, il debito USA aumenta ad un ritmo del 4% a fronte di una crescita media del 2%. Gli Stati Uniti stanno lentamente andando in bancarotta. E questo il mercato obbligazionario lo sta "capendo" dati i recenti rialzi nei decennali USA, oltre all'aumento del prezzo dell'oro. Inoltre anche il mercato azionario non è andato da nessuna parte sin dall'elezione di Trump.

Per non parlare del Dow Jones sotto il massimo fatto registrare a marzo e il VIX ai massimi sin dall'elezione di Trump. Questi sono i segnali che si colgono dall'economia più ampia e che stanno indicando recessione nei fatti e nei numeri. Non sorprende quindi che, a seguito del raggiungimento del tetto del debito lo scorso 15 marzo, si voglia scegliere un percorso bellico per "unire" il dissenso in un GOP spaccato. In guerra "qualsiasi" misura temporanea diventa permanente e qualsiasi nefandezza diventa lecita.



FALSI SEGNALI

Nonostante ciò la FED dichiara di avere tutto sotto controllo, poiché in grado di monitorare l'andamento corretto delle sue azioni tramite i "dati in entrata", e più precisamente, monitorando l'inflazione dei prezzi (IPC). In questo modo intende portare stabilità nei mercati attraverso un tasso d'inflazione intorno al target del 2%. Perché questo numero? Ufficialmente per seguire la cosiddetta Taylor Rule, ufficiosamente nessuno lo sa. Perché? Perché non esiste un numero preciso grazie al quale l'economia è sicuro crescerà e permetterà alle persone di raggiungere un benessere diffuso. Ammettere che tale affermazione sia vera, significa negare che prima dell'avvento della FED l'economia statunitense, ad esempio, fosse prospera e profittevole. Ciò non è vero, perché dal 1865 fino al 1913 gli Stati Uniti hanno sperimentato un continuo calo dei prezzi nell'economia e allo stesso tempo l'industrializzazione ed il benessere economico si sono diffusi significativamente.

Non solo, ma se ci pensate bene, le industrie nel settore della tecnologia sono rimaste sulla cresta dell'onda per molto tempo e ancora oggi rappresentano dei colossi nel mondo dell'imprenditoria, nonostante il fatto che i prezzi in tale settore abbiano visto continui e sostanziali cali. Inutile dire che accettare la palese verità di questa affermazione, significherebbe screditare indirettamente l'utilità della banca centrale. In realtà è così, anche perché, come si potrebbe avallare un sistema statistico che raccoglie informazioni da un campione di famiglie e presume che le loro scelte rimangano costanti in un certo lasso di tempo? In sostanza il concetto dietro al target dell'inflazione è essenzialmente questo.

Un gruppo di statistici costruisce, quindi, un paniere di beni che decreta universale rispetto al resto delle famiglie del paese. Questo perché fare ricerche dettagliate costa tempo e risorse, per non parlare della scarsa accuratezza dovuta al calcolo di parametri variabili che gli statistici vogliono far diventare costanti. Quindi i fattori umani vengono puntualmente scremati dai calcoli, e ciò che rimane è un numero le cui premesse vengono cambiate circa ogni dieci anni. Non solo, ma "precisione" è il sostantivo con cui si descrive la differenza tra IPC e IPC di base (meno cibo ed energia). Capite l'assurdità di questi parametri di riferimento? Gli individui devono scaldarsi e mangiare per potere sopravvivere, e ciò è imprescindibile malgrado si dica che i prezzi di cibo ed energia siano troppo volatili per garantire misurazioni accurate.

Invece nel paniere dei prezzi di riferimento, vengono inseriti oggetti il cui acquisto avviene con una certa irregolarità. Prendete, ad esempio, il caso italiano. La maggior parte dei nuovi elementi inseriti quest'anno nel paniere dei prezzi (es. asciugatrici, soundbar, smartwatch, dispositivi attività sportive, centrifughe) viene acquistata di rado data la loro alta conservazione nel tempo. Non solo, ma ecco il cuore della questione: alla rilevazione del paniere dell'ISTAT partecipano 96 comuni d'Italia. Ad oggi esistono in Italia 7,982 comuni. Affermare che l'indice dei prezzi al consumo è un'approssimazione ridicola sarebbe un complimento.

È l'insieme di scelte individuali di milioni di italiani che permette di decretare se il costo della vita sale o scende, non la ripartizione del paniere dell'ISTAT. Nessun attori di mercato ha una tabella di desideri predefinita in base alla quale agisce ogni volta. Sono i singoli prezzi che fanno la differenza, poiché essi incidono enormemente sul bilancio di famiglie e singoli individui. Un vegetariano senza figli e scapolo avrà di sicuro un certo set di preferenze, e sarà totalmente diverso da quello di una famiglia con figli a carico e amanti della carne. Diversità esponenzialmente rimarcate soprattutto quest'anno. È la diversità delle nostre preferenze individuali che determina quanto ognuno di noi è influenzato dai cambiamenti nei prezzi e pertanto quanto l'inflazione dei prezzi vada ad influenzare ognuno di noi.

Quindi per alcune persone l'ambiente economico potrebbe sperimentare un'inflazione dei prezzi, mentre invece per altre deflazione dei prezzi. In breve, affermare perentoriamente che esista inflazione o deflazione dei prezzi facendo riferimento all'indice generale dei prezzi, è fuorviante. Ciononostante, in base a questo aggregato statistico, le banche centrali impostano la loro politica monetaria e cercano di raggiungere il loro obiettivo d'inflazione armeggiando con la base monetaria. Come detto finora, questo segnale è fasullo perché non cattura pienamente un flusso di informazioni dinamico, quindi le politiche che vi si costruiscono sopra sono inutili e fuorvianti.

Il denaro creato ex novo utilizzando come scusa il raggiungimento di un 2% d'inflazione, non causa un aumento omogeneo e diretto dei prezzi al consumo. C'è sempre un certo ritardo tra l'attuazione della politica monetaria ed i suoi effetti, poiché i prezzi vengono influenzati poco alla volta, settore dell'economia dopo settore dell'economia. Infatti il denaro viene iniettato nell'economia attraverso operazioni di mercato aperto della banca centrale e il denaro finisce nei bilanci di alcune grandi banche commerciali. In questo modo vedono aumentare i loro fondi mutuabili, cosa che a sua volta le incita a concedere più prestiti. Ciò distorce una domanda genuina delle risorse economiche scarse ed del capitale umano, i quali sarebbero stati utilizzati in altri progetti richiesti invece da segnali di mercato genuini.

In poche parole, questo processo mette in moto quella sequenza di eventi economici che gonfiano le bolle inflazionistiche e che poi scoppiano. Di conseguenza i veri squilibri e le distorsioni che destabilizzano l'ambiente economico più ampio, vengono nascoste alla vista della maggior parte delle persone attraverso l'annuncio mensile delle nuove cifre riguardanti l'indice dei prezzi al consumo. Come disse Ludwig von Mises: "Ciò che c'è di fondamentale nella teoria economica, è che non c'è una relazione costante tra i cambiamenti nella quantità di denaro e nei prezzi. Le variazioni nell'offerta di denaro influenzano i singoli prezzi e salari in modi diversi. La metafora del livello dei prezzi è fuorviante."



UN POTENZIALE INNESCO

Ma c'è un trend che val la pena notare in tutto questo marasma. Uno di quelli che si sviluppa in sordina per poi esplodere in faccia a coloro che presumibilmente avevano tutto sotto controllo. La maggior parte delle persone non ci fa caso. Si guarda intorno, vede che le cose vanno più o meno come sono andate ieri e quindi concludono che non c'è nulla di cui preoccuparsi. Anche il tacchino induttivista di Russell la pensava allo stesso modo, perlomeno finché non è arrivato Natale. Qual è questo trend ignorato dalla maggior parte delle persone che potrebbe rappresentare un potenziale innesco della prossima crisi? Il tramonto della classe dei baby boomer ed il loro relativo pensionamento.

In questo articolo su Zerohedge possiamo notare come nel corso del tempo le persone paganti e che mettono da parte risparmi, tenderanno a diminuire a fronte di un aumento di quelle che ricevono i pagamenti (es. pensioni). Il fardello sociale rappresentato dai baby boomer in continuo pensionamento sarà un peso insostenibile per un mercato del lavoro odierno ingessato e non competitivo. In parole povere, i soldi in entrata non riusciranno a tenere il passo dei lavoratori in uscita.

Attenzione però, perché c'è un ulteriore complicazione. Infatti all'età di 70 anni gli americani sono obbligati per legge a vendere i loro asset a tassazione differita e hanno un periodo di 15 anni di tempo per farlo. Gli acquirenti, invece, hanno una finestra di 35 anni per comprare. Queste disposizioni sono contenute nel cosiddetto ERISA, il quale permette ai contribuenti americani di investire parte del loro reddito nei conti IRA e costruirsi la pensione. I titoli acquistati sono rendicontati a tassazione differita, nonostante si possa investire in azioni, fondi comuni d'investimento, ecc. Ma alla fine bisogna pagare il tributo allo stato e quest'ultimo lo richiede quando i contribuenti vendono i titoli nei loro conti. E per fare in modo che esso possa entrare in possesso delle tasse che vuole riscuotere, costringe i contribuenti a vendere all'età di 70 anni.




Ebbene negli ultimi 65 anni ci sono stati 3 compratori per ogni nuovo venditore. Ed è questo quello che spinge in su i mercati azionari soprattutto quando ci sono più compratori che venditori, anche perché, inutile dirlo, stiamo parlando di asset legati al mondo dei titoli azionari. Nei prossimi 25 anni, invece, ci saranno 3 venditori per ogni nuovo compratore. Di conseguenza è una sicurezza che i mercati azionari sono diretti verso una caduta, perché i venditori supereranno i compratori. Ad essere precisi, questo è praticamente un crash di mercato ordito per legge. E c'è un particolare che vorrei approfondire in tale contesto, ovvero, il paragone tra gli indici azionari ed i flussi d'investimento dei fondi comuni in essi.




Il primo riquadro mostra l'andamento di lungo termine del Wilshire 5000: come potete constatare il suo trend in ascesa è decisamente evidente. Nell'ultimo riquadro, invece, sono raffigurati gli influssi e gli efflussi di denaro da parte dei fondi comuni. Gli efflussi più significativi sono stati quelli durante la crisi di LTCM (1998), la bolla delle dotcom (2001) e la bolla immobiliare (2008), in cui i partecipanti hanno venduto le loro posizioni e sono usciti; c'è da dire inoltre che gli investitori retail sono quelli più sciocchi, poiché comprano durante i picchi e vendono durante i ribassi. Nel recente rally azionario, il cui inizio possiamo datare al 2009, ci sono stati diversi ritracciamenti dell'indice accompagnati da vendite significative.

Ma ecco la cosa più importante: negli ultimi due anni, a fronte di un indice in salita, ci sono state invece vendite significative. Ciò significa che gli efflussi dai fondi comuni stanno segnalando che il rally dell'indice preso in considerazione non è alimentato dai piccoli investitori. E questo è un trend causato semplicemente dalla demografia, come descritto poco sopra.

Chi c'è quindi alle spalle questi trend? La speculazione finanziaria delle grandi realtà alimentata dalla gigantesca offerta d'acquisto scatenata dalle banche centrali e mai vista sui mercati prima d'ora.





A meno di non vedere le banche centrali che diventano i market maker di ogni mercato esistente sulla Terra, la politica di normalizzazione costringerà a tappe forzate ai banchieri centrali ad alleggerire i bilanci gonfi degli istituti di cui fanno parte. E a chi venderanno se non ci sono acquirenti sui mercati per la spazzatura azionaria/obbligazionaria che intendono vendono? Proprio così l'unico esito è un crash tonante nei mercati. Già dall'anno prossimo, infatti, ci si aspetta che le banche centrali inizino a smobilitare seriamente il lato degli attivi dei loro bilanci. E questo nella storia economica è sempre coinciso con una recessione.






CONCLUSIONE

Coloro che cercano insistentemente una data fatidica affinché si possa dire che una recessione è iniziata, non capiscono come funzionano causa/effetto in economia. Sono come dei ciechi che vogliono essere accompagnati da un lato all'altro della strada. Rifiutano di togliersi gli occhiali che li accecano. Quali sono questi occhiali? Quelli della retorica mainstream secondo cui i cicli economici possono essere circoscritti in base alle regole del mondo accademico. Non esiste niente del genere. Non è possibile imbrigliare il flusso delle forze del mercato, poiché esse scivolano lungo qualsiasi tentativo di canalizzarle e proseguono il loro corso. È per questo che bisogna prepararsi alle conseguenze delle azioni messe in campo dai banchieri centrali.

La pericolosità delle politiche monetarie non convenzionali si ritrovano nelle difficoltà delle banche centrali a normalizzare la loro linea di politica, la quale ha innescato diverse bombe ad orologeria finanziarie in tutto l'ambiente economico. L'attuale pseudo-ripresa economica negli Stati Uniti dura da 93 mesi, e sebbene questo sia già un record, se dovesse durare anche di più non ci sarebbero precedenti. È come partecipare ad una gara di abbuffate di cibo: alla fine si finisce per stare male.

L'economia è pingue di errori, e le crisi li correggono. Ma quando a queste ultime viene impedito di fare il proprio "lavoro", ecco che gli errori aumentano la loro gravità, più risparmi vengono allocati malamente e più ricchezza reale viene consumata nel processo. Il CAPE ratio dell'indice S&P 500 è ai massimi storici, e solo nel 1929, nel 2000 e nel 2007 ha raggiunto tali livelli. Con il capitale quasi a costo zero è possibile ricorrere all'ingegneria finanziaria per restare a galla nonostante gli errori economici, ma questi si accumulano.

Infine, quando è evidente che le manipolazioni messe in campo hanno offuscato totalmente la trama dei fondamentali del mercato e quindi perseguire tale strada porterà ad una perdita di controllo, il trend predominante si inverte e le convinzioni che ieri dominavano vengono fatte a pezzi da un mercato orso. È possibile vederlo arrivare. È possibile vederne le conseguenze. È possibile prepararsi.