venerdì 31 maggio 2024

Sovranismo, parte #6: la strategia dello statalismo

 

 

di Robert Breedlove

Nella Parte 5 di questa serie ho dimostrato che la moderna ossessione per la politica, inclusa la sua presenza nell’identità individuale e di gruppo, è una psicosi di massa basata sulla violabilità della proprietà. Questa illusione è aggravata dalla corruzione del denaro – la (psico)tecnologia più importante dell’umanità – che non solo distorce il denominatore dello scambio economico, ma viene anche utilizzata per violare i diritti di proprietà dei cittadini di tutto il mondo attraverso l’inflazione sfrenata dell'offerta di valuta fiat. In quanto denaro incorruttibile e proprietà inviolabile, Bitcoin è un elisir contro la psicosi di massa della politica.

Oggi illustreremo la strategia commerciale generale dello statalismo e attraverseremo il crollo del comunismo sovietico alla fine del XX secolo, un episodio utile per comprendere l’imminente fallimento dello statalismo, definito in senso più ampio. Ciò determinerà un ritorno al rapporto tra psicosi di massa e monopolizzazione del denaro che invece verrà esplorato nella Parte 7. Per prima cosa, diamo uno sguardo alla strategia commerciale della più grande impresa del mondo moderno: lo statalismo.


Il business dello statalismo

“Lo Stato ha utilizzato le risorse estratte da una popolazione in gran parte disarmata per schiacciare i predatori su piccola scala. Lo Stato-nazione è diventato lo strumento di maggior successo della storia per impossessarsi delle risorse economiche. Il suo successo si è basato sulla sua capacità superiore di estrarre ricchezza dai suoi cittadini.”

~ The Sovereign Individual

Lo statalismo è una condizione in cui un governo – l’apparato di coercizione, costrizione e violenza – esercita un’influenza importante sull’attività economica. Come ogni altra attività, lo statalismo è guidato da considerazioni economiche come entrate e profitti: tutte le politiche dello statalismo sono a valle della sua economia. Secondo la legge economica, ci sono solo due modi per acquisire ricchezza: producendola e prendendola. Il sovranismo si basa esclusivamente sul fare, mentre lo statalismo (compresi i suoi “marchi” di comunismo, fascismo, capitalismo, ecc.) si basa strettamente sul prendere. In poche parole: il libero mercato crea, gli stati prendono.

Fare e prendere non è una dicotomia nuova nelle strategie di accumulo della ricchezza. Oppenheimer definì il metodo del libero mercato per la creazione di ricchezza come “il mezzo economico” e lo paragonò ai mezzi coercitivi, esercitati prevalentemente da statalisti, definendoli “il mezzo politico”. Oppenheimer definì lo Stato come l’organizzazione sistematica dei mezzi politici. Ecco perché Clausewitz aveva ragione nel definire la guerra un’estensione della politica: ciascuna implica l’imposizione della forza di volontà di alcune persone su altre. Quando i mezzi politici diventano più prevalenti di quelli economici – quando il prendere supera il fare – la torta economica si restringe e tende a verificarsi un conflitto armato per le fette rimanenti. Come ci ha insegnato il XX secolo, lo statalismo portato all’estremo è un’impresa potenzialmente catastrofica.

Ogni organismo, organizzazione e istituzione ha questo in comune: ognuno è una strategia per acquisire più territorio (espresso dagli esseri umani come ricchezza o proprietà) allo scopo di riprodursi. Questo “imperativo territoriale” è un impulso biologico fondamentale inerente alla maggior parte delle specie sociali: è la ragione per cui gli uccelli costruiscono nidi, i lupi cacciano in branco e gli esseri umani si sforzano di acquisire risorse. La ricchezza può essere generata solo attraverso consumi posticipati e investimenti, una realtà economica massimizzata da forti diritti di proprietà. Ma man mano che viene creata più ricchezza, l’incentivo a violare i diritti di proprietà e ad acquisire con la forza la ricchezza altrui aumenta di pari passo. La conclusione fondamentale è che tutti gli organismi, le organizzazioni e le istituzioni sono imprese: il loro obiettivo darwiniano comune è l’acquisizione e il controllo di una maggiore ricchezza, con le buone o con le cattive (o come afferma senza mezzi termini Michael Goldstein, “Tutti sono truffatori”).

Lo statalismo è una strategia di acquisizione della ricchezza che implica coercizione, costrizione e violenza. Gli Stati-nazione, come qualsiasi altra attività, condividono un obiettivo comune: crescita e massimizzazione del profitto. Sfruttando i loro monopoli naturali sulla violenza, gli Stati centralizzano sempre il controllo come minimo sul mercato del denaro (com’è ancora il caso del “capitalismo emarginato” di marca statunitense), o come massimo prendono il controllo sull’intera economia (com’è avvenuto nel comunismo del XX secolo). Qualunque sia la forma che assume uno Stato moderno, l’incremento dei suoi profitti dipende dalle standardizzazioni.


Standard applicati per far scalare la tassazione

“I conquistatori dei nostri giorni, popoli o principi, vogliono che il loro impero possieda una superficie unificata sulla quale l'occhio superbo del potere possa spaziare senza incontrare alcuna disuguaglianza che ne offenda o ne limiti la vista. Lo stesso codice di diritto, le stesse misure, le stesse regole e, se potessimo arrivarci gradualmente, lo stesso linguaggio: questo è ciò che viene proclamato come la perfezione dell’organizzazione sociale [...]. La parola d’ordine del giorno è uniformità”

~ Benjamin Constant, De l'esprit de conquête

Il fulcro della strategia aziendale dello statalismo è la standardizzazione. Organizzando e misurando le popolazioni in modi precisi, secondo standard comuni, gli Stati possono semplificare le funzioni classiche di tassazione, coscrizione e repressione della ribellione. In altre parole, uno degli obiettivi primari dello statalismo è quello di migliorare la “leggibilità” dei cittadini, allo scopo di razionalizzare i flussi delle entrate fiscali. Poiché le principali fonti di entrate degli Stati comportano l’applicazione di coercizione, costrizione o violenza, classificheremo collettivamente tutti questi tipi di entrate (non consensuali) come tasse. Tutte le tasse sono violazioni dell’autoproprietà individuale e dei diritti di proprietà che ne derivano. Pertanto quando sono disponibili opzioni per evitare d'incappare in passività fiscali, i cittadini le sfruttano. Gli Stati, a loro volta, si sforzano di rendere la tassazione quanto più invisibile e inevitabile possibile. Norme comuni sono fondamentali per la generazione e la riscossione di imposte economicamente efficienti.

Gli Stati pre-moderni erano inefficienti nelle loro richieste ai cittadini, proprio perché mancavano di sistemi informativi rapidi e accurati. Questi primi Stati sapevano poco del patrimonio netto, delle proprietà terriere totali, dei raccolti e persino dell’identità dei loro cittadini. Senza standard comuni per calcolare e comunicare, l’attività dello statalismo era in gran parte localizzata e priva di una visione sinottica dei suoi argomenti. In confronto ai moderni Stati-nazione, quelli pre-moderni erano operazioni a bassa tecnologia. I costi fissi gravavano sui primi monopolisti della violenza e inibivano la scalabilità efficiente dello statalismo. Adottando le lezioni degli operatori forestali privati e di altre imprese incentrate sulla manipolazione del mondo naturale, alla fine hanno imparato che potevano ottenere una maggiore leva operativa attraverso l’imposizione di determinati protocolli.

All’improvviso, nel grande arco della storia, gli Stati hanno iniziato a stabilire una gamma di pratiche di standardizzazione tra cui cognomi permanenti, pesi e misure uniformi, misurazioni catastali, coerenza del discorso legale, progettazione urbana e controllo sul trasporto delle merci. Tutti questi sforzi hanno reso le attività imponibili dei cittadini più facilmente misurabili. E qui viene da pensare a un vecchio detto: “Ciò che viene misurato, viene a galla”; attraverso una migliore leggibilità, le azioni coercitive dell’arte statale potevano essere eseguite con maggiore precisione. Dotati di una comprensione più approfondita delle attività commerciali dei cittadini, gli statalisti potevano ora ampliare le proprie attività riducendo i costi fissi di accertamento e riscossione delle imposte.

La mappatura catastale ha migliorato l’efficienza degli accertamenti e delle riscossioni fiscali

Mappe più chiare dei territori sotto il dominio statale si sono dimostrate uno strumento potente, utile per ridisegnarle con risoluzioni sempre più elevate. Questa riorganizzazione dei sistemi informativi è avvenuta in un momento in cui gli esseri umani stavano imponendo con successo standard organizzativi su altri aspetti della natura. L’agricoltura e la silvicoltura sono due esempi classici in cui gli esseri umani sistematizzano e standardizzano gli stanziamenti dalla natura in modi adatti ai loro bisogni. La silvicoltura scientifica, i sesti di piantagione e le fattorie collettive erano tutte attività di specializzazione amministrativa destinate a migliorare la resa dei raccolti.

Le risorse e i terreni mappati con una risoluzione più elevata mostravano una maggiore leggibilità agli occhi dei sorveglianti, offrendo loro una maggiore leva operativa. In breve, la leggibilità è direttamente proporzionale alla manipolabilità delle risorse. Il controllo centrale e dall’alto verso il basso è diventato molto più efficace nei sistemi informativi statali con costi di transazione molto più bassi. Nel libro, Seeing Like a State, l'autore James C. Scott ci fornisce un'eccellente analogia che collega questa tendenza degli esseri umani a imporre il controllo sui frutti della natura e gli uni sugli altri:

Un’analogia familiare con l’apicoltura può essere utile. In epoca pre-moderna la raccolta del miele era un’impresa difficile. Anche se le api venivano alloggiate in alveari di paglia, raccogliere il miele di solito significava scacciarle e spesso distruggere la colonia. La disposizione delle camere di covata e delle celle seguiva schemi complessi che variavano da alveare ad alveare, schemi che non consentivano estrazioni ordinate. L’arnia moderna, al contrario, è progettata per risolvere il problema dell’apicoltore. Con un dispositivo chiamato “escludiregina”, si separano le camere di covata inferiori dalle riserve di miele superiori, impedendo alla regina di deporre le uova al di sopra di un certo livello. Inoltre le celle di cera sono disposte ordinatamente in verticale, nove o dieci per scatola, che permettono di estrarre facilmente miele, cera e propoli. L’estrazione è resa possibile osservando lo “spazio delle api”, ovvero la distanza precisa tra le celle che le api lasceranno aperte come passaggi anziché colmarli costruendo favi intermedi. Dal punto di vista dell'apicoltore l'arnia moderna è ordinata e “leggibile”, la quale gli consente di verificare le condizioni della colonia e della regina, giudicarne la produzione (in peso), ingrandire o ridurre le dimensioni dell'arnia in base al peso. unità standard, spostarla in una nuova posizione e, soprattutto, estrarre il miele sufficiente (nei climi temperati) per garantire che la colonia sverni con successo.

L’efficienza operativa è chiaramente un aspetto vitale di ogni azienda, compresi gli Stati, dove le entrate consistono interamente in esazioni coercitive sui cittadini. Le tasse sono una forma di prelievo. In combinazione con il fatto che i politici non hanno alcun interesse a lungo termine sulla base imponibile, lo schema odierno degli incentivi degli statalisti, che sono a capo della forza marziale più potente del mondo – lo Stato-nazione – e che li influenza affinché abbiano un’elevata preferenza temporale, sono estrattive e non si preoccupano del benessere a lungo termine delle reti economiche sottostanti.

Nonostante la vuota retorica (un uso malizioso di una potente psicotecnologia intesa a nascondere la vera natura dello statalismo), i burocrati e i politici hanno poco o nessun incentivo ad agire verso un qualsiasi obiettivo diverso dall’aumento delle entrate fiscali. Ad esempio, un moderno policymaker in uno Stato-nazione attraversa comunemente la proverbiale “porta girevole” tra regolamentazione e industria. In primo luogo, agendo in qualità di legislatore, un funzionario pubblico elaborerà regolamenti sfumati, poi, alla scadenza del suo mandato, andrà a lavorare come consulente in quei settori di cui era stato precedentemente responsabile della regolamentazione. Ciò significa che sono perfettamente posizionati e che sfruttano (e addirittura creano preventivamente) le lacune nelle normative che stabiliscono.

Tali incentivi perversi sono solo esacerbati dal furto praticamente illimitato consentito dalla valuta fiat. Il risultato netto è più corruzione, uno Stato più grande, una nazionalizzazione costante delle principali industrie, più tasse, più inflazione dei prezzi e meno libertà per i cittadini. Ricordate: un cittadino tassato al 100% è uno schiavo. Gli incentivi associati allo statalismo spingono i cittadini lungo il continuum da un sovranista tassato allo 0% verso uno schiavo tassato al 100%. A tal fine la standardizzazione dei dati dei contribuenti (o dei potenziali schiavi) è della massima importanza per l’efficienza operativa dello statalismo come impresa.

Non sorprende che, dal momento che lo scopo originario dello Stato era quello di preservare i diritti di proprietà privata per proteggere le reti commerciali produttive, quei modelli di statalismo che soddisfacevano maggiormente tale funzione di libero mercato tendevano ad accumulare più ricchezza. Come vedremo, il capitalismo statalista ha avuto la meglio sul comunismo per ragioni correlate, una sequenza economica che, secondo la stima del sottoscritto, presagisce un collasso di tutti i modelli di business statalisti negli anni a venire. Da questo punto di vista la caduta del muro di Berlino è stata il simbolo di un cambiamento socioeconomico molto più significativo di quanto comunemente si intenda...


La caduta simbolica del muro di Berlino

Originariamente intesi a preservare i diritti di proprietà da minacce endogene ed esogene, gli Stati hanno indirizzato i loro sforzi verso la protezione-produzione e l’espansione territoriale. Tuttavia, in seguito all’abbondanza economica sbloccata dall’industrializzazione mondiale nel XX secolo, questi monopolisti della violenza hanno rivolto sempre più i loro sforzi verso crescenti prelievi dai loro cittadini. Il passaggio dalla preservazione alla violazione della proprietà privata è il percorso oscuro intrapreso storicamente dagli Stati: un cambiamento di tendenza che tipicamente porta a sconvolgimenti sociali e rivoluzioni. I muri, gli eserciti e le istituzioni, un tempo destinati a difendere gli interessi economici dei cittadini, diventano invariabilmente il mezzo per imprigionarli in fattorie fiscali. Nel XX secolo la caduta del muro di Berlino è stata significativa in quanto ha rappresentato la rottura della strategia comunista statale di raccolta delle tasse.

“Il muro di Berlino è stato costruito con uno scopo molto diverso rispetto alle mura di San Giovanni: impedire alle persone all’interno di scappare piuttosto che impedire ai predatori dall’esterno di entrare.”

~ The Sovereign Individual

Dopo il crollo del muro di Berlino il presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, propose un “muro di Berlino per il capitale”: una tassa di uscita che avrebbe imposto agli americani al di sopra di una certa soglia di patrimonio netto di rinunciare a una somma considerevole affinché potessero sfuggire al sistema fiscale predatorio statunitense. A differenza di molti altri Paesi il sistema fiscale americano era basato sul reddito e sul patrimonio a livello mondiale, invece di essere localizzato all’interno dello Stato che imponeva la tassazione. Questo riscatto draconiano ricordava le misure adottate dall’Impero Romano in declino quando la sua posizione fiscale stava subendo un rapido deterioramento. Questo passaggio, tratto da The Cambridge Ancient History, descrive in dettaglio le azioni di confisca dell’Impero Romano ormai al collasso:

Iniziò così il feroce tentativo dello Stato di spremere la popolazione fino all’ultima goccia. Poiché le risorse economiche erano insufficienti, i forti lottavano per assicurarsi la quota principale con violenza e spregiudicatezza ben consapevoli di chi detenesse cosa e con una soldataglia abituata a saccheggiare. Sulla popolazione si riversò tutto il rigore della legge. I soldati fungevano da ufficiali giudiziari, o vagavano come poliziotti segreti per il Paese. Coloro che soffrirono di più furono, ovviamente, la classe possidente. Era relativamente facile mettere le mani sulle loro proprietà e, in caso di emergenza, erano la classe a cui si poteva estorcere qualcosa più frequentemente e rapidamente.

Gli Stati occidentali – primi fra tutti gli Stati Uniti – dipendono dalla loro capacità di estrarre una parte significativa della produzione economica attraverso la tassazione per avere stabilità e, in ultima analisi, vitalità come modelli di business redditizi. Per soddisfare le attuali richieste di bilancio – che sono sovraccaricate da molti decenni di spesa per lo stato sociale, inefficienze burocratiche e altre dispendiose allocazioni errate del capitale – gli Stati occidentali oggi devono fissare i prezzi dei loro servizi a tassi di “supermonopolio”. Nell’era digitale delle popolazioni, delle informazioni e dei capitali ipermobili, il ricarico dei servizi governativi da parte del supermonopolio pari al 10.000% o più dei loro costi di produzione non sarà più tollerato dai cittadini dotati di nuovi livelli di opzionalità. Come spiegato nei pezzi precedenti di questa serie sul sovranismo, più i politici stringono forte, più velocemente Bitcoin avrà successo. Questa non è una teoria, questo gioco geopolitico è già in corso:

Infatti è proprio questa stretta che porterà i sovranisti a “salpare” nello spazio digitale e a spostarsi fisicamente verso giurisdizioni dove vengono trattati meglio. Gli Stati-nazione che resistono a questa realtà economica stanno “combattendo la marea” degli interessi personali individuali – uno sforzo inutile se visto attraverso il più lungo arco della storia. Questa mega-transizione politica è in atto da molti decenni e la caduta del Muro di Berlino è stato un primo momento spartiacque, simbolico dell’imminente fallimento dello statalismo:

“La caduta del muro di Berlino è stata più di un semplice simbolo della morte del comunismo. È stata una sconfitta per l’intero sistema mondiale degli Stati-nazione, un trionfo dell’efficienza e dei mercati. Il fulcro del potere era cambiato. Riteniamo che la caduta del muro di Berlino nel 1989 fosse il culmine dell’era dello Stato-nazione, una fase storica durata 200 anni e iniziata con la Rivoluzione francese. Gli Stati esistono da 6.000 anni, ma prima del XIX secolo rappresentavano solo una piccola frazione delle sovranità mondiali. La loro ascesa inizia e finisce con una rivoluzione. I grandi eventi del 1789 instradarono l’Europa verso governi nazionali; i grandi eventi del 1989 segnarono la morte del comunismo e l’affermazione del controllo delle forze di mercato.”

~ The Sovereign Individual

Il superamento delle barriere arbitrarie all’informazione e al capitale da parte delle forze di mercato si è manifestato fisicamente con la caduta del muro di Berlino. Dal punto di vista simbolico questo evento ha fatto presagire l’imminente resa dello statalismo al principio della proprietà inviolabile sancito dall’emergere di Bitcoin.


Lo statalismo si arrende

Le forze di mercato, un tempo sopprimibili, hanno iniziato a sfondare le dighe artificiali erette dagli Stati-nazione moderni. Gli impedimenti includevano controlli sui capitali, leggi sul corso legale e politiche fiscali ostili: tutti implementati per interrompere i flussi dell'azione umana volontaria. L’ascesa dello Stato-nazione è stata un evento indotto dal punto di vista megapolitico: non era dovuto alla realizzazione dei desideri di statalisti o teorici politici. In accordo con i temi cari al sovranismo, è stata la logica della violenza a spostare la storia nell’era delle strutture di potere statale più grandi e invadenti. Gli Stati del passato puntavano al controllo centralizzato sulle risorse critiche – come l’acqua – per far rispettare i loro monopoli sulla violenza e sui sistemi di riscossione delle tasse. Tuttavia la mancanza di concentrazione delle risorse rendeva insostenibile lo statalismo pre-moderno.

“Prima del periodo moderno la maggior parte degli Stati era ‘dispotismi orientali’, società agricole nei deserti e dipendenti dal controllo dei sistemi di irrigazione per la loro sopravvivenza. Anche l’Impero Romano, attraverso il controllo dell’Egitto e del Nord Africa, era indirettamente una società idraulica. Ma non era abbastanza affinché potesse sopravvivere. Roma, come la maggior parte degli Stati pre-moderni, alla fine non aveva la capacità di imporre l’adesione al monopolio della violenza fornito dalla capacità di affamare le persone. Lo Stato romano al di fuori dell’Africa non poteva tagliare l’acqua per la coltivazione negando alle persone non sottomesse l’accesso al sistema di irrigazione. Tali sistemi idraulici fornivano più leva alla violenza di qualsiasi altra configurazione megapolitica nell’economia antica. Chiunque controllasse l’acqua in queste società poteva estrarre bottino a un livello quasi paragonabile alla percentuale della produzione totale assorbita dagli Stati-nazione moderni.”

~ The Sovereign Individual

Monopolizzare l’acqua è stata una strategia proibitivamente costosa nella maggior parte dei casi, data la sua ampia distribuzione geografica. Gli Stati-nazione moderni hanno aggirato questa carenza indotta dallo spazio fisico monopolizzando invece l’acqua economica dell’umanità: il denaro. Modellata sul punto n. 5 del Manifesto al Partito Comunista del 1848, “Centralizzazione del credito nelle mani dello Stato per mezzo di una banca nazionale con capitale statale e monopolio esclusivo”, la banca centrale dà allo Stato-nazione il potere di estrazione di ricchezza necessario per crescere fino ai livelli esorbitanti di oggi. In altre parole, la valuta fiat viene utilizzata per pagare tutta la “burocrazia” che vincola i cittadini moderni.

Le banche centrali sottraggono ampie porzioni della ricchezza generata dagli attori di mercato (insonsapevoli) attraverso regolamentazione e tassazione. Da qui il motivo per cui Marx amava le banche centrali. La cosa più importante per gli Stati-nazione è che la banca centrale ha offerto l’accesso al forziere più illimitato mai concepito: il rubinetto della valuta fiat, la quale potrebbe essere stampata per confiscare i risparmi dei cittadini fino al punto del “crack-up boom”. A differenza delle antiche monarchie, costrette a fare la guerra entro i confini dei propri bilanci, gli Stati-nazione moderni sono relativamente sfrenati dal punto di vista monetario. La tassazione ombra tramite l’inflazione è stata storicamente importante per finanziare la violenza statale:

“La cosa più importante di tutte è che il successo in guerra dipende dall’avere abbastanza denaro affinché una tale impresa abbia tutto ciò di cui ha bisogno.”

~ Robert De Balsac, 1502

Le banche centrali e la moneta fiat hanno amplificato la portata e le conseguenze dei conflitti armati nel XX secolo. Similmente al combattimento territoriale a tutto campo tra due predatori apicali, tutto ciò che contava nella determinazione di quale Paese sarebbe stato la prossima superpotenza mondiale era la capacità di uno Stato-nazione di mobilitare la ricchezza e spenderla per proiettare la forza attraverso lo spazio-tempo. A differenza delle imprese oneste e competitive che aderiscono al principio della proprietà inviolabile – un principio antico almeno quanto la Magna Carta del XIII secolo – il dominio statale era storicamente più dipendente dalla forza di grandezza che poteva esercitare piuttosto che dalla sua efficienza. Detto in modo semplice: la proprietà violabile amplifica la violenza dello stato. Come scrisse lo storico Charles Tilly:

Quegli Stati che disponevano dei maggiori mezzi coercitivi tendevano a vincere le guerre; l’efficienza (il rapporto tra output e input) arrivava per seconda rispetto all’efficacia (output totale).

Secondo questo rapporto economico il modello di Stato-nazione in grado di massimizzare la tassazione della ricchezza era destinato a emergere vittorioso nella lotta per diventare la superpotenza all’interno della gerarchia geopolitica. La realtà economica, e non il patriottismo o l’ideologia, ha determinato l’esito della contesa del XX secolo tra le forme stataliste di capitalismo e comunismo.

Sebbene la saggezza convenzionale concepisca il comunismo come antitetico al capitalismo, quando sono coinvolti gli Stati suddetti concetti sono più simili che diversi: ciascuno diventa una strategia aziendale statalista per facilitare il controllo della ricchezza da parte di un governo centrale. La differenza fondamentale tra i due è che il capitalismo genera ricchezza poiché dipende da mercati liberi (anche se marginalizzati) piuttosto che dal controllo totale comunista. In altre parole, il capitalismo di Stato ha beneficiato della sua maggiore enfasi sull’economia “dal basso verso l’alto” rispetto all’approccio assoluto “dall’alto verso il basso” del comunismo. Di conseguenza gli Stati capitalisti sono diventati molto più ricchi degli Stati comunisti, fornendo loro le risorse necessarie per superare la concorrenza.

Visto attraverso la lente dello statalismo è chiaro che il capitalismo sponsorizzato dallo Stato e il comunismo hanno più in comune di quanto si creda tradizionalmente. La caduta del muro di Berlino ha simboleggiato molto più della morte del comunismo; questo evento storico fu il sussulto geopolitico che presagì l’imminente collasso del modello di organizzazione umana dello Stato-nazione.

Considerata come un modello di business concorrente, l’improvvisa scomparsa della Russia sovietica rappresentò il crollo di una strategia statalista inferiore. Pensate alla violabilità della proprietà come a un quadrante che lo Stato potrebbe “alzare” qualora avesse bisogno di aumentare le proprie entrate. Il problema, ovviamente, è che alzando questo livello, le garanzie di cui gli attori di mercato hanno bisogno per generare ricchezza vengono dissipate, causando un crollo nella divisione del lavoro e nella conseguente creazione di ricchezza. La strategia ottimale per lo statalismo, quindi, è quella di alzare gradualmente il “quadrante dei violatori della proprietà” – in particolare, a un ritmo più lento rispetto agli Stati concorrenti – in modo tale che il mercato possa continuare a generare ricchezza per un’ulteriore “raccolta” attraverso la tassazione.

Il capitalismo di Stato praticato negli Stati Uniti era semplicemente meno aggressivo nelle violazioni della proprietà rispetto alla strategia concorrente del comunismo sovietico. Offrendo un maggiore allineamento degli incentivi tra gli attori di mercato e i confiscatori statali, il capitalismo statunitense si è dimostrato un modello di business più redditizio in questa contesa statalista del XX secolo. Rivisitando la nostra precedente analogia con la silvicoltura, il capitalismo ha concesso alla foresta (il libero mercato) più tempo per maturare prima di raccoglierne il legname (la ricchezza dei cittadini). La democrazia, il meccanismo di governance che si sovrappone al capitalismo statunitense, è quindi diventata niente più che un “quadrante per violare la proprietà” e ottenere il controllo sui potenziali proventi che sarebbero stati successivamente rubati attraverso la tassazione.

“Lo stato sociale, al contrario, ha avanzato pretese più modeste, e quindi ha utilizzato incentivi superiori per mobilitare una maggiore produzione. Invece di rivendicare tutto all’inizio, i governi occidentali hanno permesso agli individui di possedere proprietà e accumulare ricchezza. Poi, dopo che la ricchezza è stata accumulata, gli Stati-nazione occidentali ne hanno tassato una grande parte [...]. Un'elezione è, come scrisse H. L. Mencken: "Un'asta anticipata sui beni rubati". Lo stato sociale moderno combina l'efficienza della proprietà privata e gli incentivi per la creazione di ricchezza con un meccanismo per facilitare un accesso sostanzialmente incontrollato a tale ricchezza. La democrazia non ha fatto altro che tenere aperte le tasche dei produttori di ricchezza.

~ The Sovereign Individual

Il saccheggio di massa da parte degli Stati continua ancora oggi ed è stato radicalmente accelerato dopo gli eventi del marzo 2020. Come indica chiaramente l’economia dello statalismo, il capitalismo statunitense sta ora seguendo rapidamente le orme del comunismo sovietico e accelerando verso l’insolvenza totale. Ancora una volta, gli obblighi finanziari accumulati dallo Stato sono inservibili rispetto agli attuali livelli di entrate, il che significa che la tassazione sarà necessariamente aumentata, creando incentivi affinché le persone possano sfuggire a questa predazione e proteggere il proprio capitale con ogni mezzo necessario. A tal fine esiste un solo asset al mondo totalmente immune da qualsiasi azione politica statale o sforzo di ridistribuzione della ricchezza: Bitcoin.

Nel 2021 il deterioramento dello Stato-nazione non è mai stato così evidente e il fulcro di questa transizione verso una nuova era è la neutralizzazione della confisca delle banche centrali resa possibile da Bitcoin. Le forze del libero mercato stanno ora, lentamente ma inesorabilmente, alimentando la resa dello statalismo di fronte all’antico principio della proprietà inviolabile. Gli strumenti digitali sono migliori quando si tratta di fornire molti di quei servizi che storicamente sono stati forniti dallo Stato; il risultato finale è l’irrilevanza dello Stato-nazione. In nessun luogo ciò è più evidente che nell’ascesa del denaro digitale ingovernabile: Bitcoin.


Il sovranismo sconvolge lo statalismo

Una realtà economica fondamentale è chiaramente dimostrata dalla bancarotta dell’Unione Sovietica e dal crollo megapolitico del Muro di Berlino: maggiori saranno le garanzie di inviolabilità dei diritti di proprietà che gli attori di mercato possiedono, maggiore sarà la ricchezza che creeranno. Usando la nostra analogia con la silvicoltura potremmo dire che il comunismo sovietico ha gestito in modo sconsiderato gli “alberi”, facendo sì che non producessero tanto “legname” quanto avrebbero potuto fare altrimenti. Dall’altra parte il capitalismo statunitense ha coinvolto fin dall’inizio uno Stato meno aggressivo nei suoi interventi, consentendo ai mercati liberi di auto-organizzarsi e produrre più “legname” per il successivo raccolto.

Ma cosa succede quando l’inviolabilità della proprietà diventa assoluta? Una cosa è certa: con l’eliminazione dell’inflazione come fonte di entrate e come meccanismo per “nascondere” i cattivi processi decisionali, gli Stati-nazione saranno sempre più ritenuti responsabili dai loro elettori, nello stesso modo in cui i clienti chiedono conto a tutti i fornitori di servizi.

Insediare una banca centrale in un’economia equivale a sottoporre il suo supervisore statale a steroidi anabolizzanti. Non solo la centralizzazione del controllo sul sistema finanziario aumenta radicalmente la “leggibilità” delle attività dei contribuenti, ma diminuisce esponenzialmente il costo della riscossione delle imposte, poiché l’inflazione diventa fin troppo facile. Un semplice aggiornamento al database del dollaro è tutto ciò che serve per aumentarne l’offerta e derubare coloro che dipendono da esso come riserva di valore. Mai prima d’ora è stata possibile una tale efficienza nel campo della tassazione; la tecnologia moderna offre agli Stati-nazione un meccanismo incredibilmente a basso costo per la predazione finanziaria di massa attraverso l’inflazione. Il sostituto d'imposta è un’altra forma di tassazione basata sulla tecnologia, ma la tecnologia è un’arma a doppio taglio e con Bitcoin (se usato massimizzando la privacy) i sovranisti acquisiscono la capacità di nascondersi dall’occhio onniveggente dello Stato-nazione. Anche i “normali” detentori di Bitcoin sono al riparo dalla tassa ombra dell’inflazione. Armati dell’opzione economicamente vantaggiosa di accettare un saldo finale in qualsiasi momento e ovunque, l’elevata portabilità di Bitcoin consente ai clienti di ritenere le controparti responsabili delle loro azioni, ricoprendo un ruolo che storicamente ricorda il gold standard.

Il sistema bancario centrale è stato implementato per interrompere il modulatore dell’oppressione statale dell’Era Analogica: l’oro. Senza la possibilità di convertire la valuta in oro o spostare capitali fuori da un Paese, i cittadini diventano economicamente immobilizzati, rendendoli sempre meno capaci di creare ricchezza e sempre più vulnerabili all’essere abbattuti dalla tassazione. Sequestrando l’oro – il controllo automatico del libero mercato sugli eccessi statali – le banche centrali innescano un’escalation a cascata di coercizione, costrizione e violenza statale. Lo statalismo senza vincoli è un’impresa autodistruttiva: l’accelerazione delle violazioni della proprietà spinge tutti gli attori di mercato ad adottare misure disperate. Ciò spiega perché la ricerca di rendite e la truffa sono così diffuse nelle economie di oggi. Come scrisse Ayn Rand in Atlas Shrugged nel 1957:

Quando vedete che per produrre è necessario ottenere il permesso da persone che non producono nulla; quando vedete che il denaro affluisce nelle tasche di coloro che commerciano non in beni, ma in favori; quando vedete che le persone si arricchiscono con il clientelismo piuttosto che con il lavoro, e le leggi non vi proteggono da loro, ma al contrario proteggono loro; quando vedete che la corruzione viene premiata e l'onestà punita, la vostra società è condannata.

Come via di fuga dalla tirannia economica, Bitcoin è il “porto sicuro” verso il quale salperanno gli intrepidi sovranisti che cercano di resistere alla confisca mentre la predazione da parte degli Stati-nazione aumenta inevitabilmente. Gli Stati che capiranno l’inarrestabile vortice di incentivi legato alla Legge di Gresham adotteranno Bitcoin a scapito dei ritardatari. Il risultato dell’ascesa di Bitcoin è l’interruzione di tutte le strategie di reddito statali basate su coercizione, costrizione, frode e violenza. Per le stesse inconfutabili ragioni economiche per cui un livello più graduale di violazioni dei diritti di proprietà ha portato il capitalismo statunitense a mandare in bancarotta il comunismo sovietico, l’assoluta inviolabilità di Bitcoin come proprietà porterà quelle “imprese” (organismi, organizzazioni e Stati) che si standardizzeranno a esso a sconfiggere tutti coloro che lo rifiutano.

Bitcoin incentiva gli attori antagonisti a comportarsi come alleati, almeno economicamente, poiché la strategia commerciale predatoria della confisca della ricchezza è in gran parte annullata da un diritto di proprietà che non può essere violato “manipolando un quadrante”. In questo senso Bitcoin rappresenta un grande disgregatore per tutti quei modelli di business basati sulle specializzazioni statali di coercizione, costrizione e violenza; Bitcoin potrebbe rivelarsi una delle più grandi forze di civiltà nella storia umana.

Gli Stati che sopravvivranno a questa trasformazione economica saranno necessariamente quelli che riconosceranno la prospettiva autodistruttiva dello statalismo tradizionale e sceglieranno di adottare la base della proprietà inviolabile di Bitcoin come nuovo paradigma. Il miracolo di Bitcoin è che allinea l’interesse personale economico con un’impresa non coercitiva. Nuovi “Stati” pro-Bitcoin potrebbero emergere come risultato di questa interruzione dei tradizionali modelli di business statalisti. Con nuovi sistemi di incentivi questi “Stati sovranisti” saranno praticamente irriconoscibili attraverso la lente dello statalismo dell’Era Analogica. Le tradizionali linee di servizio degli Stati – che dipendevano da cittadini sfortunati ed economicamente manipolabili – non avranno più a che fare con il “legname” di una volta, saranno invece costretti a negoziare con i cittadini per raggiungere condizioni reciprocamente favorevoli e competeranno tra loro per guadagnarsi il loro favore.

Gli Stati che offrono garanzie sull’inviolabilità della proprietà alla pari dello standard Bitcoin attireranno le persone migliori, più brillanti e più ricche. Questo principio di proprietà è il motivo per cui il comunismo è caduto ai piedi dl capitalismo di Stato e perché quest'ultimo sta cadendo ai piedi del sovranismo. Per paragonare ancora una volta lo statalismo alla silvicoltura, il comunismo ha rappresentato un disboscamento, mentre il capitalismo ha rappresentato un disboscamento più lento; il sovranismo è la coltivazione di “alberi” inattaccabili. Il cambiamento più importante negli Stati sovranisti sarà che gli “alberi” saranno liberi di negoziare la misura in cui il loro “legname” verrà raccolto. In cambio i contribuenti richiederanno servizi di qualità a un costo accessibile.

A ogni livello dell’interazione umana Bitcoin incentiva il comportamento onesto, proprio perché è la forma di proprietà più costosa da violare nella storia umana. Bitcoin rende la coercizione una strategia antieconomica e le ripercussioni di ciò ricadranno su tutti gli organismi, organizzazioni e Stati. La variabile mega-politica della tecnologia sta alterando in misura sufficiente la logica economica della violenza in un modo che trasformerà per sempre la civiltà umana.

La proprietà e l’autoproprietà costituiscono il substrato assiomatico della sostenibilità socioeconomica. Bitcoin sta aprendo gli occhi dell’umanità affinché veda questa “foresta per gli alberi”.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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giovedì 30 maggio 2024

I cypherpunk, John Galt e Bitcoin

 

 

di Emile Phaneuf III

Negli anni '90 e all'inizio degli anni 2000 i cypherpunk, un gruppo di crittografi, matematici, informatici e attivisti, molti dei quali avevano influenze libertarie, lavorarono per realizzare un mondo migliore con mezzi pacifici attraverso la matematica e il codice informatico. Sebbene l’identità del fondatore di Bitcoin rimanga sconosciuta al grande pubblico, è ampiamente riconosciuto che questa valuta digitale apolide è il risultato diretto del loro lavoro.

Nel 1992 Timothy C. May, un sedicente cripto-anarchico e membro fondatore dei cypherpunk, pubblicò un saggio intitolato “Libertaria in Cyberspace”. May scrisse che “sarà più facile formare certi tipi di società libertarie nel cyberspazio che nel mondo reale delle nazioni e dei luoghi fisici” e che “queste idee di 'cripto-anarchia' eroderanno ulteriormente il potere degli stati di tassare e costringere i contribuenti”.

May citò una serie di influenze chiave sui cypherpunk, tra cui gli economisti F. A. Hayek e David D. Friedman, nonché Ayn Rand. Ma la cripto-anarchia come ideologia politica era un tema ricorrente e Ayn Rand ne era, secondo May, “una delle principali promotrici”. Scrisse che "ciò che [Rand] voleva fare con la tecnologia dei materiali (tramite la soria di John Galt) è molto più facilmente realizzabile con la matematica”. Ma il cambiamento sociale che cercavano di realizzare non era solo un interesse passivo: “I cypherpunk scrivono codice informatico” disse Eric Hughes, un altro membro del gruppo, nel suo “Cypherpunk's Manifesto”.

L'idea di costruire un mondo cripto-anarchico nel cyberspazio era un'idea intrigante. Nel 1998 il cypherpunk e ingegnere informatico Wei Dai scrisse un saggio in cui spiegava come potesse funzionare una moneta crittografica che chiamò “b-money”. Nella primissima frase del saggio scrisse di essere “affascinato dalla cripto-anarchia di Tim May” e che in questa cyber-utopia crittografica lo stato era “permanentemente proibito e permanentemente non necessario” perché “i suoi partecipanti non possono essere collegati ai loro interessi, nomi o luoghi fisici”.

Nick Szabo, un altro cypherpunk e scienziato informatico, descrisse l'anarchia digitale come un luogo dove “si può formare la propria comunità indipendente e dichiarare indipendenza dalle istituzioni corrotte”, un luogo con il proprio denaro privato, dove la proprietà privata non è protetta attraverso mezzi violenti e dove viene applicata la legge dei contratti.

Dato che lo sviluppo di una valuta digitale emessa privatamente era uno degli obiettivi principali dei cypherpunk, e poiché furono ispirati in gran parte da Ayn Rand e quest'ultima aveva molto da dire sul denaro, vale la pena rivedere alcuni dei suoi scritti per saperne di più su cosa avrebbe potuto pensare di Bitcoin.


Anarchia

Come accennato in precedenza, la visione di Timothy May riguardo l'impresa di Galt nel cyberspazio era quella che descriveva come “cripto-anarchia”, ma la Rand liquidò del tutto l’anarchia come sistema politico definendola “un’ingenua astrazione”.

Mentre sia la Rand che alcuni dei cypherpunk più influenti immaginavano come poteva essere una società più libera – apprezzando entrambi il libero scambio e l’interazione volontaria – non sarebbero stati d’accordo sulla necessità di un livello minimo di coercizione per finanziare, ad esempio, i tribunali e le istituzioni militari. Pertanto se consideriamo una valuta digitale privata come una parte essenziale della visione cripto-anarchica, è difficile immaginare che la Rand avesse potuto sostenerla. Ma uno sguardo più attento alle sue opinioni sui diritti di proprietà e sul denaro stesso può fornirci una prospettiva più approfondita.


Diritti di proprietà

La Rand scrisse che solo attraverso i diritti di proprietà un qualsiasi altro diritto può esistere, e che senza diritti di proprietà “non c’è modo di risolvere o evitare un caos di opinioni, interessi, richieste, desideri e capricci contrastanti”.

Con Bitcoin conoscere qualcosa (la vostra chiave privata) significa essenzialmente possederla. Ovviamente è possibile affidare le proprie chiavi private a terzi (un exchange, ad esempio), ma questo è del tutto inutile e altamente scoraggiato tra i bitcoiner, come dichiara il motto “Not your keys, not your coins”. Mentre è possibile sequestrare Bitcoin costringendo qualcuno a rivelare le proprie chiavi private, la natura della sue funzionalità forza l'agente malevolo a fare di tutto (violenza) per espropriare. In quanto tale Bitcoin sposta radicalmente l’equilibrio di potere tra l’individuo e lo stato, poiché quest'ultimo non può andare di porta in porta usando violenza per estorcere le informazioni dalla testa delle persone senza falsificare l’immagine pubblica che promuove di se stesso come “fornitore benevolo di benessere sociale”.

Per fare un ulteriore passo in avanti, la portabilità di Bitcoin consente alla ricchezza di spostarsi da un angolo all’altro della Terra senza autorizzazioni. Consente inoltre ai proprietari di tale asset di attraversare fisicamente i confini e portare con sé la propria ricchezza, poiché i bitcoin non occupano spazio fisico e le chiavi private possono essere archiviate in testa.

In sintesi, Bitcoin rappresenta una forma radicale di diritto di proprietà e, come tale, è difficile immaginare che la Rand non ne avrebbe apprezzato questo aspetto.


Denaro

Quando la Rand scriveva del denaro, di solito si riferiva al valore di guadagnarlo creando valore per gli altri; distingueva tra denaro guadagnato con mezzi giusti e denaro guadagnato con mezzi ingiusti (ad esempio attraverso legami politici). Ci ha anche dato un'indicazione su quale tipo di denaro considerasse sano:

Il denaro è lo strumento degli esseri umani che hanno raggiunto un alto livello di produttività e un controllo a lungo termine sulla propria vita. La moneta non è semplicemente uno strumento di scambio: è, cosa ancora più importante, uno strumento di risparmio, il quale consente un consumo ritardato e fa guadagnare tempo per la produzione futura. Per soddisfare questo requisito, il denaro dev'essere un bene materiale che sia imperituro, raro, omogeneo, facilmente immagazzinabile, non soggetto ad ampie fluttuazioni di valore e sempre richiesto tra coloro con cui si commerca (enfasi mia).

Da ciò possiamo concludere che avrebbe apprezzato la scarsità di Bitcoin (con un limite massimo fisso a 21 milioni), il quale facilita la sua proposta di riserva di valore, ma probabilmente si sarebbe sentita a disagio per la sua volatilità nel potere d'acquisto.

In Atlas Shrugged il personaggio immaginario Francisco d'Anconia tiene un discorso appassionato sul denaro, sostenendo che “il denaro è guadagnato – prima che possa essere saccheggiato o scroccato – grazie allo sforzo di ogni essere umano onesto, ciascuno nella misura delle sue capacità. Un essere umano onesto è colui che sa che non può consumare più di quanto ha prodotto”. Anche in questo caso riflettiamo sulla reale scarsità di Bitcoin, dato che nessuno è in grado di produrne dal nulla per pagare favori politici (una pratica standard per la valuta fiat).

L'oro è un tema ricorrente nel lavoro della Rand sul denaro. Nel suo libro, Capitalism: The Unknown Ideal, Alan Greenspan fu autore di un capitolo intitolato “Oro e libertà economica”, dove scrisse: “L'oro e la libertà economica sono inseparabili [...]” e “la spesa in deficit è uno schema per la confisca 'nascosta' della ricchezza. L’oro ostacola questo processo insidioso. Si pone come protettore dei diritti di proprietà”.


Conclusione

Alla Rand sarebbe piaciuto Bitcoin? È difficile saperlo con esattezza. Morì nel 1982, molto prima che la maggior parte di noi avesse mai sentito parlare di Internet. Qualunque sia la vostra opinione sulla Rand, non si può negare la sua forte influenza sui primi cypherpunk che “scrivevano codice informatico” in un tentativo decennale di realizzare una versione cyberspaziale del capitalismo laissez-faire che lei coraggiosamente sosteneva nello spazio reale.

La Rand aveva cose importanti da dire sul denaro e, in primo luogo, sul modo moralmente giustificabile di guadagnarlo. Infatti le sue opinioni sul denaro erano così salde che indossava un orgoglio con il simbolo del dollaro ($) come dichiarazione d'intenti. Forse se fosse viva oggi e sapesse fino a che punto Bitcoin funge da soluzione tecnica al problema politico di una classe privilegiata di persone che vive sulle spalle di coloro che producono, avrebbe invece indossato un orologio con il simbolo ₿ di Bitcoin. Le sue idee hanno ispirato proprio le persone che hanno deciso di trasformare qualcosa come Bitcoin in realtà, mi piace quindi pensare che ne sarebbe stata orgogliosa.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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mercoledì 29 maggio 2024

L'elefante nella stanza da $1.300 miliardi

 

 

 

di David Stockman

Per più di due decenni i banchieri centrali hanno inondato il proverbiale 1% con migliaia di miliardi in guadagni artificiali, ma il loro crimine è stato quello di aver trascinato le generazioni future a pagare il costo insormontabile del servizio del debito pubblico per gli anni a venire. Infatti hanno portato l’intera curva dei rendimenti dei titoli di stato americani al minimo e il debito pubblico è schizzato alle stelle. In questo contesto la fetta più grande del debito del Tesoro americano si trova nei bond sovrani a 90 giorni, ma tra dicembre 2007 e giugno 2023 il rendimento aggiustato all’inflazione su questo titolo è stato negativo nel 95% dei casi.

Proprio così. Durante tale arco di 187 mesi, il tasso d'interesse ha superato il tasso d'inflazione per soli nove mesi, come illustrato dall’area viola nel grafico qui sotto, e anche in quel caso solo di poco. Per il resto del tempo lo Zio Sam tassava allegramente l’aumento inflazionistico dei redditi nominali, anche se il servizio del debito era drammaticamente in ritardo rispetto all’aumento del 78% dell’indice dei prezzi al consumo durante suddetto periodo.

Rendimento aggiustato all'inflazione dei titoli del Tesoro USA a 90 giorni, dal 2007 al 2022

Quanto sopra era l'equivalente fiscale della Novocaina: ha consentito ai politici di andare su e giù per Pennsylvania Avenue e di passeggiare per i corridoi di K-Street distribuendo abbondanti prebende a destra e a manca, senza provare nemmeno un momento di dolore per l’enorme fardello del debito che stavano accumulando sulle spalle dell’economia di Main Street.

Di conseguenza durante il quarto di secolo compreso tra il quarto trimestre del 1997 e il primo trimestre del 2022, il debito pubblico è salito da $5.500 miliardi a $30.400 miliardi, ovvero del 453%. In qualsiasi mondo razionale un aumento proporzionato della spesa per interessi federali avrebbe sicuramente risvegliato parte di coloro oltraggiati.

Ma non in questo mondo, infatti le spese per interessi dello Zio Sam sono aumentate solo del 73%, passando da $368 miliardi a $635 miliardi all'anno nello stesso periodo. Al contrario, se i tassi d'interesse fossero rimasti ai livelli non irragionevoli registrati fino alla fine del 1997, il livello di spesa per interessi entro il primo trimestre del 2022, quando la FED si è finalmente risvegliata di fronte al mostro inflazionistico che aveva alimentato, sarebbe stato di $2.030 miliardi all’anno.

In breve, la repressione sconsiderata e implacabile dei tassi d'interesse da parte della FED durante quel quarto di secolo ha alimentato un elefante nella stanza che è rimasto tale per secoli. La spesa per interessi federali annua è stata inferiore di $1.300 miliardi rispetto a quella che sarebbe stata la curva dei rendimenti in vigore nel quarto trimestre del 1997.

Le spese per interessi mancanti ammontano all'equivalente dell'intero budget della previdenza sociale!

I politici avrebbero potuto risvegliarsi dal loro torpore se la spesa per interessi avesse riflesso i tassi di mercato; invece hanno ricevuto segnali di prezzo terribilmente sbagliati e l’attuale catastrofe fiscale ne è la conseguenza.

Indice del debito pubblico rispetto alla spesa per interessi, quarto trimestre 1997 e primo trimestre 2022

Inutile dire che l’economia statunitense non stava crogiolandosi nel fallimento o nella sottoperformance ai tassi prevalenti nel 1997. Infatti durante quell’anno la crescita del PIL reale era del +4,5%, l’inflazione si attestava ad appena l’1,7%, il reddito familiare medio reale aumentava del 3,2%, la crescita dell'occupazione era del 2,8% e i tassi d'interesse reali sul decennale erano del +4,0%.

In breve, il 1997 ha generato una delle performance macroeconomiche più forti degli ultimi decenni, anche con rendimenti aggiustati all’inflazione sul decennale americano del +4,0%. Quindi non c’era alcuna ragione per una massiccia compressione dei tassi d'interesse, ma questo è esattamente ciò che la FED ha architettato nei due decenni successivi. Come mostrato nel grafico qui sotto, i tassi sono stati sistematicamente spinti più in basso di 300-500 punti base lungo la curva fino al punto più basso nel periodo 2020-2021.

I rendimenti attuali sono più alti di 300-400 punti base rispetto al recente minimo, ma il punto è questo: sono tornati solo ai livelli nominali prevalenti all'inizio del 1997, anche se l'inflazione è al 3-4% annuo, il doppio rispetto ai livelli del 1997.

Rendimenti dei titoli del Tesoro statunitensi, dal 1997 al 2024

Sfortunatamente anche se la FED si è lentamente mossa verso la normalizzazione dei rendimenti, come mostrato nel grafico sopra, Wall Street sta esercitando una pressione incessante per una nuova tornata di tagli dei tassi, i quali si tradurrebbero in un’altra ondata di profonda repressione e distorsione dei tassi d'interesse che ha alimentato l’abbuffata fiscale di Washington dall’inizio del secolo.

Allo stato attuale il debito pubblico sta già crescendo a un ritmo accelerato, ancor prima che l’economia americana soccomba alla recessione che sta ora prendendo forza. Il debito pubblico è aumentato di $1.000 miliardi ogni 100 giorni; sono $10 miliardi al giorno, $416 milioni all'ora.

Infatti il debito dello Zio Sam è aumentato di $470 miliardi nei primi due mesi di quest’anno raggiungendo i $34.500 miliardi e si appresta a superare i $35.000 miliardi in poco più di un mese, i $37.000 miliardi ben prima della fine dell’anno e i $40.000 miliardi l'anno prossimo. Si tratta di circa due anni in anticipo rispetto alle attuali previsioni del Congressional Budget Office.

Stando al percorso attuale, inoltre, il debito pubblico raggiungerà i $60.000 miliardi entro la fine del periodo di bilancio decennale. Ma anche questo dipende dall’ultima versione dello Scenario Roseo del CBO, che non prevede alcuna recessione, solo un’inflazione del 2% a perdita d’occhio e tassi d'interesse reali di appena l’1%. E questo per non parlare delle migliaia di miliardi in falsi tagli alla spesa e di aumenti fiscali che sono incorporati nella linea di base del CBO, ma che il Congresso non permetterà mai che si materializzino.

Ciò che è peggio, anche con la parziale normalizzazione dei tassi, è un vero e proprio tsunami di spesa per interessi federali che ora sta prendendo piede. Questo perché i rendimenti estremamente bassi del periodo dal 2007 al 2022 si stanno ora spostando verso gli attuali tassi di mercato mostrati sopra, nello stesso momento in cui l’ammontare del debito pubblico sta schizzando alle stelle. Di conseguenza il tasso annuale di spesa per interessi ha toccato $1.100 miliardi a febbraio e si dirigerà verso i $1.600 miliardi entro la fine dell’anno fiscale a settembre.

Infine, anche se il tasso di interesse passivo è salito alle stelle, i burocrati del Tesoro americano hanno drasticamente ridotto la scadenza del debito in sospeso, man mano che si rinnova. Di conseguenza più di $21.000 miliardi in titoli del Tesoro americano sono stati rifinanziati nel mercato obbligazionario con durata inferiore a un anno, abbassando così la scadenza media ponderata del debito pubblico a meno di cinque anni.

La scommessa è che la FED taglierà presto i tassi. Come sta diventando sempre più evidente di giorno in giorno, questo non è proprio nei piani: non importa come lo si considera, il livello corrente dell'inflazione è rimasto estremamente vischioso e non mostra segni di scendere al di sotto dell'attuale range del 3-4% tanto presto.

Ecco l'unico “beneficio” derivante dalle politiche pro-inflazione della FED sin dall'arrivo di Greenspan all'Eccles Building: hanno inondato i vertici della scala economica con giganteschi guadagni di ricchezza grazie all’implacabile inflazione dei prezzi degli asset finanziari. Nel corso dei 34 anni successivi al 1989, quindi, il patrimonio netto è aumentato come segue:

Guadagno netto aggregato, dal quarto trimestre del 1989 al terzo trimestre del 2023

• Lo 0,1%, o 131.000 famiglie (area viola): +$18.200 miliardi, o l'11,4X

• L'1,0% più ricco, o 1,34 milioni di famiglie (area nera): +$40.000 miliardi, o il 9,5X

• Il 50% più povero, o 65,7 milioni di famiglie (area blu): +$3.700 miliardi, o il 5,1X

I corrispondenti guadagni patrimoniali netti su base familiare sono i seguenti:

Guadagno netto per famiglia, dal quarto trimestre del 1989 al terzo trimestre del 2023

• Lo 0,1%: +$139 milioni ciascuna

• L'1,0%: + $30 milioni ciascuna

• Il 50% più basso: +$55.000 ciascuna

• Rapporto tra lo 0,1% superiore e il 50% inferiore:  2.500X

Patrimonio netto aggregato per classe economica, dal quarto trimestre del 1989 al terzo trimestre del 2023

Inutile dire che l’unico gruppo che ha sperimentato guadagni di ricchezza netta più o meno in linea con la crescita del PIL nominale durante suddetto periodo di 34 anni sono stati i 65,7 milioni di famiglie più povere. Il loro guadagno del 5,1X è stato solo leggermente maggiore all'aumento del 4,9X del PIL nominale, il quale è passato da $5.700 miliardi a $27.600 miliardi.

La vera esplosione del patrimonio netto in cima alla scala economica con più del doppio del guadagno del PIL, quindi, non dovrebbe essere confusa con una virtù superiore, una maggiore capacità di investimento, o qualsiasi altro fattore meritorio.

Al contrario, si è trattato di una manna sulla scia della massiccia e artificiale inflazione dei prezzi degli asset finanziari. In termini approssimativi, questi guadagni inaspettati favoriti dalla FED ammontano a circa la metà del guadagno riportato sopra, ovvero circa $20.000 miliardi per l’1% più ricco e $9.000 miliardi, ovvero circa $70 milioni per famiglia, per lo 0,1% più ricco.

C'è da meravigliarsi se i concierge finanziari a Wall Street, e che si rivolgono alla piccola popolazione nazionale di detentori di asset finanziari, stiano attualmente battendo i piedi per un altro giro di tagli dei tassi?

I loro clienti non solo vogliono un'altra gigantesca manna, ma a loro giudizio ne hanno diritto. È solo questa la sostanza delle ragioni a favore dei tagli dei tassi nel contesto della massiccia saturazione dei mercati finanziari con credito a basso costo, non ne esiste nessun altra.

Ciò che questa gente ignora è che il tasso d'inflazione corrente è essenzialmente privo di significato. Ciò che conta è la variazione cumulativa in un periodo di tempo ragionevole, nonché il contesto macroeconomico più ampio in cui è incorporata la variabile dell’inflazione.

In tal senso ciò che è rilevante è che il livello generale dei prezzi misurato dall’IPC è salito del 28% sin da gennaio 2017. Vale a dire, le politiche di spesa/prestito/stampa dell’Unipartito al governo hanno distrutto quasi un terzo del potere d’acquisto attribuibile a un dollaro di risparmi o salari sin da allora.

Ci si potrebbe chiedere, quindi, se non siano già state inflitte sufficienti sanzioni in materia di inflazione alle famiglie di Main Street... Non esiste una nozione economica di buon senso che suggerisca che la massiccia ondata inflazionistica, soprattutto nel 2021 e nel 2022, meriti un periodo correttivo con un’inflazione scarsa, nulla, o addirittura negativa?

Le chiacchiere attuali a Wall Street vanno nella direzione opposta. Secondo il giudizio dei giocatori d'azzardo e degli speculatori che operano lì, la FED dovrebbe ricominciare a schiacciare i tassi d'interesse nel momento in cui, torturando adeguatamente il parametro che misura l'inflazione dei prezzi, esso si ritrova temporaneamente nell'area del 2,00%. Ovviamente stiamo parlando di pura e semplice manipolazione statistica della realtà, soprattutto quando si tratta dei ridicoli sforzi per ridurre arbitrariamente e artificialmente il parametro dell’inflazione dei prezzi.

Ad esempio, di recente è stata spacciata la misura dell’inflazione “supercore”, la quale esclude cibo, energia, materie prime, manufatti e protezione dall'IPC!

Proprio così. Queste voci rappresentano il 62% del peso nell’indice dei prezzi al consumo e oltre l’85% del peso in un tipico bilancio familiare a reddito medio-basso, ma vengono scartate perché per un certo periodo sembrava stessero tornando al 2,00% più velocemente dell'indice nella sua interezza.

Ma questo tipo di manipolazione non è nemmeno intelligente, per non parlare dell'essere lontanamente onesta. È solo una scusa per capitolare di fronte alle incessanti richieste di Wall Street e dell'1% per  un'altra dose di liquidità a basso costo e per la spinta che essa fornisce ai prezzi degli asset finanziari.

Inutile dire che il massiccio pompaggio monetario negli ultimi decenni ha causato innumerevoli danni all’economia di Main Street e alle classi salariate. E questo danno risiede nel fatto che l’inflazione è sempre e comunque cumulativa, non mensile, trimestrale o addirittura annuale. Si tratta di un livello dei prezzi in costante aumento, non di un tasso di variazione a breve termine.

Pertanto quando un danno cumulativo è stato causato da un'ondata inflazionistica nel corso del tempo, le macchinazioni keynesiane di guardare ai numeri in base ai cosiddetti “dati in entrata” sono a dir poco perverse.

Il grafico seguente fornisce uno straordinario esempio calzante. Dall’agosto del 1971 l’indice del costo unitario del lavoro negli Stati Uniti è aumentato del 350%, mentre i sindacati e i lavoratori hanno inseguito l’ondata infinita di aumento del costo della vita. Non tutto il resto del mondo ha seguito l’esempio, lasciando intatta inizialmente la posizione competitiva dell’America.

L’inflazione monetaria della FED è diventata universale, poiché le banche centrali estere hanno stampato in stretta collaborazione con essa. Ciò ha significato che enormi quantità di debito a buon mercato hanno inondato le economie in via di sviluppo e a basso costo di manodopera, mettendo così strumenti moderni e tecnologie di produzione nelle mani di lavoratori che fino a quel momento erano stati agricoltori di sussistenza o lavoratori che guadagnavano salari solo una frazione dei livelli statunitensi.

Inutile dire che, 50 anni dopo e con un prezzo più alto del 350% in termini di dollari, i lavoratori dell’industria statunitense non avevano più alcuna possibilità di rimanere competitivi. La FED ha sostanzialmente inondato il mercato mondiale con manodopera a basso costo, resa possibile da capitale e tecnologia a buon mercato ma all’avanguardia.

Variazione dei costi unitari del lavoro, dal secondo trimestre del 1971 al quarto trimestre del 2023

Inutile dire che, almeno dall’inizio del secolo, i nodi sono venuti al pettine. Quasi tutta la “crescita” dell’economia statunitense è avvenuta nel settore dei servizi a salari bassi, comprese le strutture di vendita all’ingrosso, di magazzinaggio e di consegna al dettaglio che distribuiscono beni fabbricati all’estero.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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martedì 28 maggio 2024

Una gioventù illiberale è una minaccia per la libertà

 

 

di Barry Brownstein

Nel suo libro The Road to Serfdom F. A. Hayek definì lo storico culturale e filosofo Moeller van den Bruck “il santo patrono del nazionalsocialismo”. Hayek lo citò descrivendo la feroce opposizione della gioventù tedesca al liberalismo: “Il liberalismo è una filosofia di vita dalla quale la gioventù tedesca ora si allontana nauseata, con ira, con un disprezzo del tutto peculiare, perché non esiste nulla di più estraniante, di più ripugnante, di più contrario alla filosofia del liberalismo. La gioventù tedesca oggi riconosce nei liberali il proprio acerrimo nemico”.

Van den Bruck si riferiva al liberalismo classico e i giovani di oggi sono di nuovo in rivolta contro il liberalismo classico.

Nel City Journal il professor Eric Kaufmann scrive: “Mentre una parte della popolazione americana si appoggia al liberalismo in quanto a cultura, la maggioranza degli americani sotto i 30 anni è incline al socialismo. Ha ispirato pedagogie basate sulla razza e dure punizioni per discorsi controversi” e promuove “risultati paritari e prevenzione dei danni per i gruppi identitari rispetto ai diritti individuali”.

Interpretando i dati di un sondaggio, Kauffman sostiene che “l’illiberalismo progressista” non è solo una fase che i giovani stanno attraversando.

La repressione della libertà di pensiero e di parola non è mai finita bene e lo stesso copione di allora può produrre nuovamente conseguenze tragiche. Sarebbe saggio utilizzare prove storiche per vedere dove può portare la svolta dei giovani contro il liberalismo classico.

Joachim Fest ha scritto Hitler, una biografia e un ritratto storico della Germania. Nel periodo precedente all’ascesa al potere di Hitler in Germania, osserva Fest, il partito nazista “divenne per un certo periodo un nuovo tipo di movimento giovanile”.

Thomas Childers, nel suo resoconto storico della Germania nazista, cita una dichiarazione di Hitler del 1933 in cui vengono stabiliti gli obiettivi del suo programma d'indottrinamento dei giovani: “Il mio programma per educare i giovani è duro. La debolezza deve essere eliminata. Voglio una gioventù davanti alla quale il mondo tremerà [...] una gioventù brutale, prepotente, impavida e crudele”.

Nel 1935, osserva Childers, “il partito era riuscito a inserirsi nella famiglia, creando un cuneo tra genitore e figlio, insegnante e studente, prete e giovane parrocchiano”. I “diritti dei genitori e la libertà personale” vennero erosi; quando i bambini denunciavano i loro genitori, questi ultimi perdevano il lavoro.

Childers descrive una retata di ebrei nel 1936: “In testa al corteo c'erano giovani che cantavano 'Gli ebrei periscano'”. Tali giovani si sentirebbero i benvenuti in alcuni campus universitari di oggi.

Heinrich Mann era il fratello maggiore del premio Nobel per la letteratura Thomas Mann. Heinrich, egli stesso scrittore, era un ardente critico dei nazisti e fuggì dalla Germania nel 1933.

In un articolo del 1934 per Foreign Affairs, “La dittatura della mente”, Heinrich Mann spiegò che i giovani nazisti “sono stati i primi ad applaudire” le dottrine naziste: “La minima resistenza a tutto questo [le politiche naziste] viene dai giovani. Sempre sensibili all’entusiasmo irrazionale e agli appelli all’azione collettiva, i giovani tedeschi sono la base stessa della dittatura”.

Mann esplorò il modo in cui i nazisti si spinsero più in là rispetto le dittature precedenti, ben oltre il controllo dell’economia per controllare in tal modo il pensiero della gente: “La dittatura tedesca è forse unica nel rivendicare niente di meno che il controllo completo sulla vita intellettuale e spirituale della nazione”, non tollerando “né l’opposizione né la neutralità”. Mann non era a conoscenza degli sviluppi nella Russia stalinista, dove i comunisti stavano sviluppando il proprio sistema terroristico per il controllo delle menti.

Mann scrisse che i giovani tedeschi furono i principali sostenitori della dittatura del pensiero: “Se il pensiero in Germania è ora controllato, invece di essere libero, è soprattutto colpa delle giovani generazioni. Cantano 'Noi siamo i soldati del futuro'”.

Descrisse la portata di questa dittatura del pensiero: “Sono ammesse solo le verità ufficiali e solo il lavoro creativo che serve agli scopi delle autorità”. Per i nazisti “tutto ciò che nelle arti e nelle scienze contraddice o va oltre la dottrina nazionalsocialista è considerato inesistente, a causa del fatto che gli artisti e i pensatori interessati hanno lasciato la Germania”.

Oggi se non siete d’accordo con l’ortodossia progressista sul cambiamento climatico o sulle questioni trans, i giovani vi considereranno “inesistenti”.

In un sondaggio è stato chiesto agli intervistati in che misura fossero d’accordo o in disaccordo con questa affermazione: “La mia paura di perdere il lavoro o la reputazione a causa di qualcosa che ho detto o pubblicato online è un prezzo giusto da pagare per proteggere i gruppi storicamente svantaggiati”. Kaufmann riferisce che solo il 27% degli intervistati di età inferiore ai 30 anni è in disaccordo.

“Le fasce di età più giovani sono più timorose della cancel culture e più favorevoli a essa rispetto alle fasce di età più anziane”. In breve, come per i giovani nazionalsocialisti, i diritti individuali non significano nulla per i giovani di oggi.

La perdita di persone di talento con opinioni diverse fu un vantaggio per i nazisti. Mann scrisse: “Dopo aver eliminato ogni opposizione, lo stato è lungi dal rammaricarsi della perdita di personalità eminenti che hanno contribuito alla gloria del Paese. È una gioia avere a che fare solo con menti timide, con talenti talmente mediocri da poter essere facilmente indirizzati”.

Vi ricordate quando Hillary Clinton considerava alcuni elettori “deplorevoli” e altri “irrecuperabili”? Nella Germania nazista esistevano invece gli “inconciliabili”. Mann scrisse: “Gli inconciliabili sono stati eliminati in anticipo; restano da affrontare solo i deboli e i mediocri, per non parlare degli astuti che, dopo essersi fatti strada in un sistema liberale, sono ben disposti a trarre profitto dai metodi di una dittatura”.

Eliminate tutte le opinioni dissenzienti, ciò che restava era la propaganda “subordinata alla volontà di un unico capo di nome Goebbels”. Nel 2021 l'amministratore delegato di NPR, Katherine Maher, si è lamentata del fatto che “la nostra riverenza per la verità potrebbe essere una distrazione che ci impedisce di trovare un terreno comune e di portare a termine le cose”.

Nella Germania nazista la capacità di leggere, pensare e riflettere era scomparsa:

La Germania ha subito perso l’abitudine alla lettura. In parte ciò è dovuto al fatto che le persone hanno poco tempo per farlo, essendo costantemente occupate in manifestazioni a favore del governo, marce militari notturne e lavori forzati per conto di poche persone benestanti. Ogni tedesco è arruolato a vita. Non essendo mai solo per un minuto, come può pensare?

Mann osservò: “Il pensiero controllato [...] ha distorto le menti di intere generazioni di giovani, e non lascia loro tempo per imparare”.

Il sistema nazista, osservò ulteriormente Mann, “non funzionerebbe senza una pressione violenta sui riluttanti”. E proprio come nei campus universitari di oggi, la gioventù nazista puniva coloro che non godevano del favore dell'ortodossia nazista:

Né il senso critico né il buon senso ha impedito agli studenti di cacciare professori che fossero ebrei, democratici o semplicemente onesti. Né ha impedito loro d'intraprendere ritorsioni sanguinose contro i loro compagni di classe che avevano idee diverse dalle loro. Fin dall'inizio il movimento ha sfruttato i giovani con meno di vent'anni.

Gli avvertimenti preveggenti di Mann del 1934 sono applicabili oggi. Le valvole di sicurezza della critica vengono meno quando il pensiero è controllato: “Le catastrofi possono avvicinarsi senza preavviso. La storia ha registrato innumerevoli volte i pericoli e il degrado causati dalla soppressione della libertà di coscienza”.

Ai tempi di Mann, e ai nostri, “è triste vedere una generazione di uomini tornare indietro rispetto alle conquiste morali fatte dai propri predecessori”. Mann scrisse che la “verità” era diventata “una mera questione di convenzione”.

Ciononostante aveva un messaggio ottimistico per i paladini della libertà in difficoltà. Coloro che dirottano la verità e sopprimono la libertà “sono fortemente radicati e la loro capacità di nuocere è lungi dall’esaurirsi. Dureranno e sfrutteranno al meglio le loro opportunità prima di scomparire, ma scompariranno e il libero pensiero sopravviverà anche a loro. E su questo punto la storia non lascia dubbi”.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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