martedì 21 maggio 2024

Il ban a TikTok è il prossimo Patriot Act

 

 

di Aaron Sobczak

HR 7521, chiamato Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act, è uno sviluppo recente nella politica americana. TikTok ha fatto notizia negli ultimi anni, dopo che il pubblico si è reso conto dei suoi legami con la Cina. La popolare app è attualmente di proprietà di ByteDance Ltd, una società cinese. La Cina e gli Stati Uniti hanno oggi una relazione difficile, che fa temere che il governo cinese possa potenzialmente utilizzare questa app per spiare i cittadini americani. Diversi stati e contee hanno votato per limitarne in qualche modo l’utilizzo, per lo più impedendo ai dipendenti pubblici di utilizzarla su telefoni di proprietà del governo. All'inizio di questo mese il Congresso degli Stati Uniti ha approvato un atto legislativo che limiterebbe la disponibilità dell'app qualora ByteDance non soddisfacesse determinati requisiti.

Mettendo da parte l’idea che i politici raramente hanno motivazioni oneste, questa legge ha il potenziale per essere pericolosa tanto quanto il Patriot Act. Con il presunto obiettivo di proteggere la sicurezza nazionale americana, il Patriot Act ha concesso ampi permessi al governo federale e alla National Security Agency di spiare i cittadini americani. Oltre ad avere il potenziale per violare il diritto alla privacy e il Quarto Emendamento, questa nuova legge è un palese attacco ai diritti di proprietà. I produttori e i proprietari di dispositivi mobili hanno tutto il diritto di installare qualsiasi software desiderino, poiché è di loro proprietà. Qualsiasi illusione di un diritto alla sicurezza nazionale è immediatamente contraddetta, poiché i diritti collettivi sono di natura positiva e quindi non sono affatto diritti.

Osservando questa legge, diverse parti puzzano. Viene impedito a qualsiasi entità di distribuire, mantenere o aggiornare qualsiasi applicazione controllata da un avversario straniero. Dovrebbe essere ovvio che non ci si può fidare del sistema della sicurezza nazionale americano per determinare quali Paesi o entità siano avversari. Un recente esempio potrebbe essere quando gli Stati Uniti erano determinati a dipingere l’Iraq, e Saddam Hussein, come una potenza malvagia che aveva contribuito agli eventi dell’11 settembre. Inoltre si può sottolineare come le amministrazioni Trump e Biden  abbiano sostenuto i lockdown, demonizzando agli occhi degli altri americani coloro che capivano la costituzione e i diritti di proprietà. Lo stato si è dimostrato incapace di dire agli americani chi o cosa dovrebbero temere.

La legge prosegue poi vietando addirittura l'hosting di servizi Internet che consentono l'uso di queste app, rafforzando il controllo dello stato su Internet. Oltre a questi timori di un'ulteriore censura da parte del governo, il senatore Rand Paul ha sottolineato che molti americani possiedono una partecipazione in ByteDance; questa restrizione significherebbe che il governo sottrae la proprietà americana in assenza di alcun crimine. La legge non limita solo le società direttamente controllate da un governo straniero, ma anche le società possedute da privati ​​cittadini di uno stato avversario. Quando si tratta di censura governativa, il governo cinese è l'esempio classico; il governo americano seguirebbe le orme del Partito comunista cinese se il presidente Joe Biden decidesse di firmare questo atto legislativo. La costituzione e i diritti basati sul diritto naturale su cui sono stati fondati gli Stati Uniti sono in forte conflitto con questo livello di censura.

Mettendo da parte ogni pretesa sulla sicurezza nazionale, questa legge limiterà la concorrenza nel mercato americano. Aziende come Alphabet e Meta trarranno grandi benefici da un’enorme diminuzione della concorrenza nel mercato dei social media. Inoltre la cooperazione estera nel mercato globale serve a diffondere i valori del capitalismo e della libera espressione. Il libero scambio riduce notevolmente il rischio di guerre tra stati, con conseguente maggiore concorrenza a livello mondiale; è infatti dimostrato che ulteriori stati considerati avversari diminuiscono la pace: dal modo in cui l’Iran ha reagito alla fine del Piano d’azione globale congiunto, da come la Corea del Nord ha reagito positivamente ai brevi tentativi del presidente Donald Trump di normalizzare le relazioni diplomatiche e da come la Russia ha reagito all’espansione della NATO.

Sebbene non sia così ampio come il Patriot Act, questa legge può essere pericolosa in molti modi. I diritti naturali alla libertà di espressione, alla proprietà e alla privacy sono ulteriormente a rischio con una legislazione come questa. È palese come essa andrà a vantaggio di aziende molto grandi come Alphabet e Meta nel mercato americano, aziende che hanno spiato i cittadini americani per conto del Federal Bureau of Investigation. Inoltre le nazioni già estraniate hanno meno probabilità di raggiungere qualsiasi tipo di accordo ragionevole, poiché sono continuamente messe all’angolo dalla comunità globale. Gli americani che conoscono la storia non dovrebbero fidarsi del sistema della sicurezza nazionale americano per determinare adeguatamente chi sono i loro nemici, o il modo migliore per essere al sicuro. Questa legge non farà altro che conferire maggiore potere allo stato, potere che si è dimostrato incapace di essere usato con giudizio.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


lunedì 20 maggio 2024

La legislazione dell'UE ha reso Internet meno libero

 

 

di Mustafa Ekin Turan

Se usate Internet da più di un paio d’anni potreste aver notato che prima era molto più “libero”. In questo contesto ciò significa che c'era meno censura e regole meno stringenti riguardo alle violazioni del diritto d'autore su social media come YouTube e Facebook (e di conseguenza una gamma più ampia di contenuti), i motori di ricerca erano soliti mostrare risultati da siti web più piccoli, c’erano meno “fact-checker” e c’erano (nel bene e nel male) linee guida meno rigorose per una condotta accettabile. Negli ultimi dieci anni la struttura e l'ambiente di Internet hanno subito cambiamenti radicali. Ciò è accaduto in molte aree, tuttavia questo articolo si concentrerà specificamente sui cambiamenti nei social media e nei motori di ricerca. Questo articolo sottolinea come i cambiamenti nelle normative dell’Unione Europea riguardanti le piattaforme online abbiano svolto un ruolo importante nel modellare la struttura di Internet per come è oggi e che potrebbero essere all'orizzonte ulteriori cambiamenti nella linea di politica dell’UE che faranno ancor più danni.

Ora che i lettori hanno un’idea di cosa si intende per “cambiamento”, dovremmo spiegare in dettaglio quali normative UE hanno avuto un ruolo nella sua realizzazione. Il primo importante atto normativo di cui ci occuperemo è la direttiva sul diritto d'autore nel mercato unico digitale, approvata nel 2019. L'articolo 17 di questa direttiva stabilisce che le piattaforme di servizi di condivisione di contenuti online sono responsabili per i contenuti protetti da copyright pubblicati sulle loro pagine web. Per essere esenti da responsabilità, i siti web devono dimostrare di aver fatto del loro meglio per garantire che i contenuti protetti da copyright non venissero pubblicati sui loro siti, di aver collaborato rapidamente per rimuovere i contenuti se pubblicati e di aver adottato misure per assicurarsi che tali contenuti non vengano pubblicati di nuovo. Se questi siti web venissero giudicati responsabili anche per una piccola porzione dei contenuti caricati su di essi, le conseguenze finanziarie sarebbero immense. A causa di questo regolamento YouTube e molti altri siti hanno rafforzato la loro linea di politica relativa ai  contenuti protetti da copyright e da allora, a volte giustamente e a volte ingiustamente, i creatori di contenuti si sono lamentati del fatto che i loro video venivano contrassegnati per violazioni del copyright.

Un altro regolamento UE degno di nota per il nostro argomento è il Digital Services Act diventato operativo nel 2023. Il Digital Services Act è un regolamento che definisce piattaforme online e motori di ricerca quelli con più di quarantacinque milioni di utenti mensili attivi e impone oneri specifici a questi siti. L'intero atto è troppo lungo per essere discusso in questo articolo, tuttavia alcuni dei punti più degni di nota sono i seguenti:

  1. La Commissione Europea (l’organo esecutivo dell’UE) lavorerà direttamente con piattaforme online molto grandi per garantire che i loro termini di servizio siano compatibili con i requisiti relativi all’incitamento all’odio e alla disinformazione, nonché con i requisiti aggiuntivi della legge sui servizi digitali. La Commissione Europea ha anche il potere d'influenzare direttamente i termini di comportamento di questi siti web.

  2. Le piattaforme online e i motori di ricerca molto grandi hanno l’obbligo di vietare, combattere preventivamente e modificare i loro sistemi di raccomandazione per discriminare tipi diversi di contenuti, che vanno dall’incitamento all’odio e alla discriminazione a tutto ciò che potrebbe essere considerato disinformazione.

Questi punti dovrebbero preoccupare chiunque utilizzi Internet. La vaghezza di termini come “incitamento all’odio” e “disinformazione” consente all’UE di influenzare gli algoritmi di raccomandazione e i termini di servizio di questi siti web e di tenere qualsiasi contenuto che vada contro i loro “ideali” lontano dai riflettori. Anche se le questioni discusse qui fossero del tutto teoriche, sarebbe comunque prudente preoccuparsi del fatto che un’istituzione sovragovernativa centralizzata come l’UE abbia così tanto potere su Internet e sui siti web che utilizziamo ogni giorno. Come nel caso del ban di Russia Today da YouTube, dovuto ad accuse di disinformazione e avvenuto nello stesso periodo in cui l'UE ha imposto sanzioni alla Russia, possiamo vedere che considerazioni politiche possono portare, e in effetti portano, al ban dei contenuti su questi siti. Attualmente viviamo in un mondo con una quantità quasi infinita di informazioni; a causa di ciò sarebbe impossibile per chiunque, o anche per qualsiasi istituzione, vagliare tutti i dati relativi a qualsiasi questione e pervenire a una “verità” definitiva sull’argomento, e ciò presuppone che suddetta persona o istituzione sia imparziale riguardo il problema e lo affronti in buona fede, cosa che raramente accade. Tutti noi abbiamo modi di vedere il mondo che filtrano la nostra comprensione dei problemi anche quando abbiamo le migliori intenzioni, per non parlare del fatto che organismi sovranazionali come l’UE e la Commissione europea hanno incentivi politici e sono influenzati da molte lobby, il che potrebbe rendere le loro decisioni su quale sia la “verità” e quale sia la “disinformazione” errate nella migliore delle ipotesi e deliberatamente dannose nella peggiore. Tutto questo per dire che in generale nessuno di noi – nemmeno i cosiddetti esperti – può pretendere di sapere tutto su una questione da potersi pronunciare in modo definitivo su cosa sia vero e cosa sia disinformazione, ed è una cosa molto pericolosa dare a un'istituzione centralizzata il potere di costituire ciò che sia la verità.

I sostenitori di queste normative UE affermano che gli attori in malafede potrebbero utilizzare la disinformazione per ingannare le persone. Ovviamente c'è del vero in questa affermazione, tuttavia si potrebbe anche sostenere che molti utenti che creano e sostengono la propria narrativa riguardo a ciò che sta accadendo nel mondo sia di gran lunga preferibile a un’istituzione centralizzata che controlla una narrazione unificata di ciò che deve essere considerata la “verità”. Nel mio scenario anche se alcune persone vengono “ingannate” (sebbene per accertare che le persone siano state ingannate dovremmo affermare di conoscere la verità definitiva su una questione complessa e sfaccettata che può essere vista da molti punti di vista), la popolazione potrà ascoltare molte narrazioni su ciò che è accaduto e potrà prendere una decisione. Se questo porta alcune persone a farsi ingannare da attori in malafede, non accadrà mai all’intera popolazione. Alcune persone verranno “ingannate” dalla narrativa A, altre dalla narrativa B, altre ancora dalla narrativa C e così via. Tuttavia, nel caso attuale, se l’UE è o diventerà mai un attore in malafede che usa il proprio potere per sostenere la propria narrativa per scopi politici, ha il potere di controllare e influenzare ciò che l’intera popolazione sente e crede riguardo a una questione, e si tratta di uno scenario molto più pericoloso di quello che si verificherebbe se lasciassimo che venissero intraprese le cosiddette guerre dell’informazione. La concentrazione del potere è qualcosa di cui dovremmo sempre preoccuparci, soprattutto quando si tratta di potere sull’informazione poiché essa modella ciò in cui le persone credono e ciò in cui le persone credono cambia tutto.

Un’altra cosa importante da notare: sebbene sia l’UE a emanare queste normative, non cambia il fatto che esse riguardino tutti nel mondo. Dopotutto anche se qualcuno pubblica un video su YouTube dagli Stati Uniti o dalla Turchia, dovrà comunque affrontare gli stessi termini di servizio. Quasi tutti nel mondo utilizzano Google o Bing e l’UE ha potere sugli algoritmi di raccomandazione di questi motori di ricerca. Ciò significa che l’UE ha il potere su quali informazioni la maggior parte delle persone vede quando vuole imparare qualcosa da Internet. A nessuna istituzione centralizzata dovrebbe essere garantito l'esercizio di tutto questo potere.

Un’ultima questione importante è il fatto che l’UE stia investendo in nuove tecnologie come i programmi di intelligenza artificiale per “contrastare la disinformazione” e verificare la veridicità dei contenuti pubblicati online. Un esempio importante di ciò è il progetto InVID, che, secondo le informazioni che troviamo sul suo sito, è “una piattaforma di verifica della conoscenza per rilevare storie emergenti e valutare l'affidabilità di file video e contenuti degni di nota diffusi tramite i social media”. Se siete preoccupati per lo stato di Internet come spiegato in questo articolo, sappiate che questo potenziale sviluppo potrebbe portare l’UE a fare tutte le cose qui descritte in un modo ancora più “efficace” in futuro.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


venerdì 17 maggio 2024

Israele, le proteste e l'Articolo 6 in due mosse

Uno degli aspetti più importanti dell'articolo di oggi è la parte riguardante le proteste in Georgia, le quali possono diventare facilmente e rapidamente un innesco a dir poco preoccupante per un conflitto più serio e ampio nella regione. Nel 2008, quando scoppiarono le tensioni anche a livello militare, tutto ebbe inizio dal vertice di Bucarest di quell'anno in cui si disse chiaramente che Ucraina e Georgia sarebbero entrate nella NATO (nonostante il parere contrario di Germania e Francia, che però non erano in grado di fermare i loro alleati, ovvero gli USA, nel caso in cui si dovesse perseguire un obiettivo specifico). I rapporti da lì in poi si sono letteralmente sgretolati. La Georgia venne “persuasa” dai russi a tornare in carreggiata, mentre la storia dell'Ucraiana la conosciamo bene: di rivoluzione colorata in rivoluzione colorata fino al colpo di stato del 2014 è stata trasformata in un'arma puntata contro Mosca. Ora che però Kiev è stata passata al tritacarne e la situazione della NATO è compromessa, in Georgia si stanno moltiplicando manifestazioni e proteste nella capitale. Per cosa? L'approvazione di una legge che vuole la registrazione su un particolare elenco di quelle attività che operano sul territorio e che ricevono un tot. del loro bilancio in finanziamenti esteri, detto in parole povere. C'è la mano dei russi? Se davvero fosse così facile la spiegazione allora si dovrebbe dire che ci fosse anche nel 1938 negli USA. Quest'ultima, però, non ha criteri oggettivi in base ai quali determinare la registrazione, bensì interpretabili, perché prevede che tutte quelle attività che sono sotto la direzione/controllo/istruzioni di agenti esteri devono registrarsi; invece la legge georgiana è più oggettiva: se l'attività riceve più del 20% del proprio bilancio in finanziamenti, deve registrarsi. Ora, oltre alle bandiere europee presenti in questi tafferugli, salta all'occhio la presenza di James O'Brien, sottosegretario di stato americano per gli affari europei ed euroasiatici, che è lì per far arrivare un messaggio (a dir poco mafioso) al parlamento georgiano: non approvare quella legge altrimenti scattano sanzioni. Questo ufficialmente... ufficiosamente ritengo che sia lì per fare quello che la Nuland fece nel 2014 in Ucraina. Ma non è finita qui, perché oltre a suddetto O'Brien a Tbilisi c'erano anche i ministri degli esteri di Islanda e Paesi baltici che hanno partecipato alle proteste. Dove avete già visto queste scene? Durante il colpo di stato in Ucraina nel 2014, allora c'erano Victoria Nuland per gli Stati Uniti e anche funzionari europei. Oggi si rischia di cadere nella stessa trama. Lo scettico potrebbe affermare che mi stia spingendo molto in là con la fantasia, salvo poi constatare la presenza di altre “briciole di pane” sparse lungo il percorso che vanno a supporto della mia tesi. Quindi, è davvero un caso che mentre l'Ucraina viene piegata come un fuscello d'erba, si stia tentando di aprire un nuovo focolaio in Georgia? Se le cose dovessero andare così, allora a questo giro la risposta russa sarà ben peggiore di quella di due anni fa, visto che, ad esempio, se dovesse esserci un eventuale altro giro la minaccia potrebbe arrivare da Nord.

____________________________________________________________________________________


di Tom Luongo

Prima di approfondire ciò che penso stia realmente accadendo con le proteste anti-israeliane nei campus universitari, voglio che una cosa sia molto, molto chiara: Non sono affatto d'accordo con ciò che Israele ha fatto in risposta all'attacco del 7 ottobre. Non sono d'accordo con quello che ha fatto anche Hamas, il massacro di civili da parte di musulmani, ebrei, ucraini, russi, ecc. è moralmente ripugnante.

Nessun “Se...”, nessun “E...” e certamente nessun “Ma...”.

Allo stesso tempo voglio ricordare ciò che ho scritto sulla guerra in Ucraina a giugno dell'anno scorso:

Gli inglesi ne hanno bisogno perché la loro faida secolare contro la Russia non può finire con una sconfitta in Ucraina.

Gli Stati Uniti pensano di averne bisogno a causa del ridicolo pensiero delle Grandi Potenze sulle colonie e sul fatto che si sentono "migliori" degli altri.

La cricca di Davos ne ha bisogno perché non può portare il mondo sotto il suo controllo totale se esistono ancora grandi nazioni.

Visto attraverso la lente dei mercanti di potere che hanno scatenato questa guerra, vi lascio con un'ultima domanda: “Cosa sono centomila slavi morti che combattono per delle paludi?

Un buon inizio.

Tornando al 2017, abbiamo parlato all'infinito di come le ossessioni di Benjamin Netanyahu stessero facendo degli ebrei i capri espiatori di tutti i problemi del mondo. Faceva innervosire tutti comportandosi come se governasse il mondo e potesse far ballare tutti i principali leader mondiali al suo ritmo, perché aveva i grandi e cattivi Stati Uniti a coprirgli le spalle.

A proposito, avrete notato lo stesso comportamento in posti come Lituania, Polonia e Francia.

Tutto ciò che doveva accadere era che venisse rimossa la protezione dei sionisti e del sionismo da parte dei nostri media e che si potesse iniziare a cercare un capro espiatorio.

Persone come Nick Fuentes sarebbero passati dall'oggi al domani da persona non grata a coraggiosi rivelatori di verità; oppure abbiamo dimenticato che nemmeno tizi come Mike Enoch e Richard Spencer erano dei veri nazisti?

Ho avvertito tutti subito dopo il 7 ottobre che Netanyahu stava operando con falsi presupposti, ovvero che gli Stati Uniti si sarebbero sempre attenuti ai suoi comandi.

In caso contrario sarebbe ribollito di rabbia anche nei confronti dei nostri leader; i soldi dei contribuenti americani dovevano andare all’estero per difendere i suoi scoppi d’ira, mentre non c'era un centesimo in patria. Ed eccoci qui con il presidente Mike Johnson, ora l’uomo più odiato in America per la sua strenua difesa di Israele. Per mesi ho dovuto sopportare che i conservatori nel campo di Trump perseguitassero Ron DeSantis a causa del suo sostegno a Israele, eppure ecco lo stesso Trump in questo momento che chiede la pena di morte per coloro che protestano contro Israele.

Questa rabbia per il massacro di civili per ciniche ragioni geopolitiche è ciò che sta alimentando alcune di queste proteste, la parte organica; c'è poi anche una parte inorganica in questo movimento contro Israele.

A tal fine non userò la parola tanto di moda “genocidio”, perché 40.000 su 3 milioni NON sono un genocidio. È terribile, è barbaro, ma non è un genocidio. I genocidi sono meccanicistici, procedurali; ciò che sta accadendo a Gaza non è affatto questo.

Questa è un'iperbole intesa a suscitare una risposta emotiva e risucchiarci nell'orbita psicologica dei nostri oppressori. Ricordate gente, la propaganda è fitta su tutti i lati di questi conflitti e non è diverso da quanto accaduto durante i primi giorni della guerra tra Russia e Ucraina.

Vi ricordate quando tutti si stracciavano le vesti per i missili “ipersonici” della Russia? Notizia flash: tutti i missili sono ipersonici.

Non è diverso dall'istrionismo quando qualcuno in precedenza diceva qualcosa di lontanamente antiebraico. Allora uno avrebbe potuto aspettarsi una chiamata dagli avvocati dell'ADL; abbiamo convissuto con queste sciocchezze per decenni.

Ma, per favore, non pensate nemmeno per un secondo che quella fosse una sorta di prova di una Grande Cospirazione Ebraica. Ci sono molti altri gruppi che sono altrettanto protetti quanto Israele.

Notate come non li elenco qui per sottile questione retorica.

So che il ritornello comune è: “Guardare chi non si può criticare ed è quello che ti governa”, l'ho usato anch'io in passato. Ma poiché credo di essere diventato più bravo a vedere le cose con chiarezza, penso che l’osservazione migliore sia: “Guardare a chi ci è permesso di criticare e si capirà chi i nostri governanti vogliono che odiamo”.

A questo punto credo che il secondo sia il filtro molto più predittivo attraverso il quale visualizzare la finestra di Overton attuale rispetto al primo.

Questi due gruppi oggi sono gli Stati Uniti e Israele.

Torneremo a sentirci dire di odiare la Russia più avanti questo mese, dopo che Putin avrà fatto una mossa contro Zelensky.

Quando diamo uno sguardo attento alle divisioni su questo tema, emergono importanti distinzioni. I nostri campus universitari esistono in una realtà che è molto diversa dalla rabbia nel cuore del Paese, che per la maggior parte sostiene il diritto di Israele di difendersi dopo i fatti del 10/7. Le loro prospettive separate sono il perno che gli abusatori narcisistici usano per mettere i due gruppi l'uno contro l'altro e guadagnarci.

Nel momento in cui Soros e la cricca di Davos hanno trasformato le proteste universitarie nella versione aggiornata di quelle del Black Lives Matter nel 2020 o Occupy Wall Street nel 2008, abbiamo un classico gioco “divide et impera” da parte dei soliti sospetti, indipendentemente dalla giustezza della causa.

Ora gli americani, giustamente indignati per la violenza di Hamas, si contrappongono ai ragazzi dei college, giustamente indignati per l'inaccettabile risposta di Israele.

Il risultato sono più divisioni all’interno di una società che viene suddivisa quasi di ora in ora.

Ora ponetevi la domanda più importante: cui bono? Chi ci guadagna e perché?

Netanyahu o è un utile idiota oppure un complice. La maggioranza israeliana (e quella americana) che sostiene le sue azioni contro Hamas sono state assolutamente spinte nel ruolo di utili idioti.

I soldi di Soros vengono ancora spesi, immagino.

E credo che ciò sia stato fatto in modo tale che, alla fine, tutti gli ebrei sarebbero diventati poi le vittime del prossimo pogrom... o, più precisamente, “Il pogrom per porre fine a tutti i pogrom”, a meno che non venga fatto qualcosa per risvegliarli e capiscano dove si sta andando a parare.

Ecco perché mi ha fatto piacere vedere che l'attacco missilistico iraniano ha inviato il messaggio giusto alle persone giuste: agli israeliani che seguivano ciecamente l'aggressione di Netanyahu per motivi pseudo-religiosi e per il falso senso di sicurezza offerto dall'alleanza con gli Stati Uniti e con le difese aeree Iron Dome di Israele.

Allo stesso tempo l'Iran potrebbe aver ricevuto un campanello d'allarme su quanto possa essere surclassato dalla tecnologia missilistica statunitense/israeliana durante la presunta risposta israeliana.

Quindi su questo fronte è un po' una situazione di stallo, che credo sia una buona cosa.

Ancora una volta, la propaganda a cui credete in questo scambio dice più su di voi che sulle persone che si lanciano missili a vicenda.

Quei quattro missili balistici che sono riusciti a raggiungere il suolo potrebbero rappresentare i “missili” più efficaci della storia umana: hanno mandato in frantumi quell'illusione di sicurezza, visto che un sacco di israeliani sono corsi all'aeroporto più vicino per sfuggire al pericolo.

Allo stesso tempo anche gli iraniani hanno ricevuto il loro campanello d’allarme: se Israele iniziasse una guerra contro l’Iran quest'ultimo sarebbe in grossi, grossi guai. Non lasciatevi risucchiare dal vortice secondo cui nessuna delle nostre armi funziona: molte funzionano e bene anche.

Detto questo, è nostro compito, non responsabilità, eliminare la risposta emotiva alla violenza (così dannatamente difficile da fare, lo so!) per guardare fuori dal microcosmo della psicosi sul campo e guardare quel fastidioso quadro più ampio attraverso cui operano le persone che hanno fomentato questo conflitto.

È ovvio che se si gratta un po' la superficie di queste proteste si può vedere la mano dell'attore esterno con il pollice sulla bilancia. C’è davvero indignazione per ciò che Israele ha fatto a Gaza e per ciò che Netanyahu deve ancora fare.

Ci sono anche un sacco di forze esterne, però, che amplificano questo conflitto che risale a decenni prima della nascita dei ragazzi che protestano. Oppure abbiamo dimenticato che i sovietici appoggiavano l’OLP e Hamas è stato creato dall’Occidente (un po’ come l’ISIS) per essere il gruppo palestinese che Israele era pronto ad affrontare?

Queste proteste, nel complesso, sono organiche quanto le rivolte del Black Lives Matter nel 2020, la rivolta ucraina a Maidan nel 2014, le proteste di Occupy Wall Street nel 2008 e ogni altra “rivoluzione colorata” tentata e/o riuscita negli ultimi quarant'anni.

Ovvero, non lo sono affatto: sono, strategicamente, un’arma per arrivare a un risultato particolare. Le proteste di Occupy Wall Street riguardavano originariamente il razzismo e poi sono state dirottate (fonte Tim Pool) da forze organizzate per marciare altrove.

I cecchini erano sui tetti che sparavano a poliziotti e manifestanti in piazza Maidan per garantire il caos e il rovesciamento violento di Viktor Yanukovich. E sono morti (fonte Roger Zelazny).

Perché queste proteste legittime sono state dirottate? Conosciamo la risposta. Il mio interesse per questo tema è iniziato con questo tweet in cui ho citato una persona che rispetto profondamente ma che, secondo me, ha perso la testa.

Sapete perché conoscono bene i nostri inneschi? È perché li hanno installati proprio loro!

Perché coloro che hanno definito stronzate cose Occupy Wall Street, o hanno visto la mano della Nuland su Maidan, o l'organizzazione di Antifa durante le rivolte del Black Lives Matter, o che hanno coperto le rivolte della Primavera Araba, non riescono a vedere la mano pesante di quelle stesse persone adesso? Perché c'è Israele nel mirino?

Lascio a voi l'interpretazione. La mia opinione personale è che alle critiche a Israele, a lungo represse e in qualche modo giustificate, è stato ora permesso di scatenarsi per scopi geopolitici più ampi.

Questa è la prima ondata di frustrazione che si trasforma in rabbia giusta, se non ipocrita. Ancora una volta, ora, a quanto pare, è bello poter finalmente criticare Israele.

Ricordate quando abbiamo scoperto che gli stronzi anti-impero americano come Caitlin Johnstone e Bernard di Moon of Alabama desideravano che gli americani morissero durante il COVID affinché tutti ci potessimo accorgere del marcio nel nostro sistema sanitario privato?

NO? Io sì e ancora non li ho perdonati. Perché mi hanno mostrato chi erano veramente: ideologi impegnati nelle loro agende politiche piuttosto che campioni di pace e umanità.

Il mio amico e collaboratore, Dexter White, mi ha spinto a fare un podcast durante i primi giorni della guerra in Ucraina perché sentiva che mi stavo avvicinando troppo a giustificare l'inizio della violenza da parte della Russia lì. Ho dovuto elaborare un sacco di teoria cristiana sulla guerra giusta per superare tutto ciò e non credo di aver fatto il miglior lavoro, col senno di poi.

Il mio lavoro qui non è dirvi quello che volete sentire, ma a volte quello che avete bisogno di sentire.

I palestinesi morti sono una tragedia, ma lo stesso accadrà anche agli ebrei morti. E se Netanyahu si trovasse con le spalle al muro a causa delle forze esterne che ora stanno dilaniando Israele, creerà proprio lo spargimento di sangue che tutti noi vogliamo evitare.

Chi sono queste forze esterne? La cricca di Davos. Perché? Perché vogliono che gli Stati Uniti siano coinvolti in guerre che 1) li mandino in bancarotta sia economicamente che moralmente e 2) giustifichino la fine della politica degli Stati-nazione e il passaggio alla governance globale nelle loro mani attraverso le Nazioni Unite.

E se Israele e alcuni ebrei e arabi, che alla maggior parte delle persone è stato insegnato a odiare, devono essere vaporizzati nel processo, beh, c'è tutta quella storia delle frittate e delle uova rotte...

Oppure non abbiamo guardato il film Watchmen abbastanza volte per capire la battuta?

La frustrazione e la rabbia sono facili. Sono, come continuavamo a sentirci dire da quei fastidiosi film di Star Wars, la via verso il lato oscuro. Quindi il mio messaggio a tutti è semplice: fate attenzione a ciò che desiderate.

Oppure il prossimo scambio non riguarderà qualche migliaio di morti, ma qualche centinaio di milioni.

Ricordate la prima regola della geopolitica espressa dall’architetto del XX secolo, Winston Churchill: “Non ci sono alleanze, solo interessi”.

Quando mi guardo intorno e vedo l'enorme spinta all'interno delle Nazioni Unite per una soluzione a due stati in Medio Oriente, il mio “senso di ragno” formicola in un modo che ascolto sempre.

Detto questo, diamo un'occhiata un po' al quadro più ampio e vediamo cosa sta realmente succedendo nei nostri college e come il denaro affluisce in essi, perché è qui che potremmo trovare un filo conduttore.

Teniamo sempre presente che l’obiettivo è ed è sempre stato quello di indebolire gli Stati Uniti politicamente, socialmente ed economicamente. Quindi è mio compito essere scettico su ciò che vedo ora.

Mi sta diventando chiaro che il piano della cricca di Davos è quello di dividere il mondo su Israele/Palestina usando l'ONU come “voce della ragione” per quanto riguarda il “genocidio” a Gaza. L’Europa si è schierata pienamente a sostegno di questa idea, ma lo ha fatto per marginalizzare/neutralizzare l’influenza di Stati Uniti e Regno Unito sulle Nazioni Unite, ponendo le basi per una riforma di tale istituzione con Europa e Cina al timone.

La dipartita degli Stati Uniti sarebbe una buona cosa per loro, visto che porrebbe fine alla relativa influenza che hanno sulle Nazioni Unite. Ma questa è ora la parte apertamente dichiarata della strategia: Trump e il Congresso neoconservatore (Israele) contro Biden e gli europei/RoW (Palestina) sono solo pedine in questo gioco di potere.

Ovvero: fine degli Stati-nazione, default sul vecchio sistema, trasferimento del potere a istituzioni globaliste come l’ONU, controllo di tutte le rampe d'accesso alla civiltà con un passaporto digitale e denaro fasullo.

Non lasciatevi ingannare: a questa gente non gliene frega niente dei palestinesi. Sono un mezzo per raggiungere un fine e più Israele li uccide, più forte diventa la posizione della cricca di Davos.

E se non vi piace che lo sottolineo perché volete solo sentirvi bene mentre la vostra rabbia scorre, peggio per voi. È quello per cui mi pagate, anche se vi mette a disagio.

Detto questo, diamo un'occhiata a come la reazione istintiva del Congresso a queste proteste potrebbe essere stata una trappola tesa per questi idioti globalisti, che sono prevedibili quanto le 24 ore di una giornata.

Cos'è stato approvato dal Congresso con l'Antisemitism Awareness Act? In breve, una riformulazione dell’ordine esecutivo di Trump che vietava al governo federale di finanziare l’antisemitismo utilizzando come giustificazione l'Articolo VI del Civil Rights Act del 1965.

Se questa cosa è stata nei libri contabili per tutto questo tempo come ordine esecutivo, allora perché nessuno se n'è mai lamentato fino ad ora? Perché è stato resuscitato in questo momento per alimentare la folla indignata?

Per dare un po' di contesto, ecco la denuncia dell'ACLU:

In una lettera ai rappresentanti, l’ACLU ha scritto: “La legge federale proibisce già la discriminazione antisemita e le molestie da parte di entità finanziate dal governo federale. La HR 6090 non è quindi necessaria per proteggere dalla discriminazione antisemita; invece raffredderebbe la libertà di parola degli studenti nei campus universitari equiparando erroneamente all’antisemitismo le critiche al governo israeliano. Mentre sosteniamo pienamente gli sforzi per combattere la discriminazione e le molestie attraverso denunce e indagini dell'Articolo VI, ci opponiamo fermamente all'uso della definizione IHRA o a qualsiasi definizione di discriminazione che minacci di censurare o penalizzare il discorso politico protetto dal Primo Emendamento”.

Ciò che è in gioco qui non è il raffreddamento della libertà di parola, ma il sussidio di certi tipi di libertà di parola che poi travolge qualsiasi controargomentazione. In altre parole, il denaro delle tasse va a sovvenzionare il fiorire di questo virus mentale egualitario attraverso il Civil Rights Act che ora ha superato il limite della follia.

Quindi quello che l'ACLU sta effettivamente dicendo è che va bene che alcune persone ricevano soldi per parlare delle loro questioni ai sensi del Civil Rights Act, mentre altri devono semplicemente starsene buoni e accettarlo.

La libertà di parola nei campus universitari è stata un terreno di gioco dissestato sin dal 1965.

Se si vuole la libertà di parola nei campus, allora a tutti dovrebbe essere permesso di parlare liberamente senza essere sopraffatti da coloro che ottengono miliardi per avere una piattaforma più grande di altri.

E l’ACLU e altri ora vedono la trappola e stanno cercando di trasformarla in una questione ai sensi del Primo emendamento. Non che io giustifichi questa roba, ma dobbiamo smetterla di leggere i titoli dei giornali e reagire in modo spropositato a essi. Perché se il disegno di legge diventa legge, con tanto di svolta politica contro questo tipo di protesta, cosa che comprende sdraiarsi davanti al traffico, ecc., i soldi finiranno assolutamente. In effetti, sono già finiti.

In sostanza, questo disegno di legge non è tanto diverso dalle leggi anti-ONG approvate in Georgia sulla scia di quelle approvate precedentemente in Russia; sono un mezzo attraverso il quale il governo nazionale può tracciare il flusso di denaro esterno al Paese per scopi politici. Sono leggi letteralmente progettate per porre fine alle “rivoluzioni colorate”.

E non c’è nulla che possa portare la gente nelle strade a gridare “Diritti umani!” e fomentare la violenza sventolando come feticcio queste leggi. È così che Alexei Navalny, ad esempio, s'è costruito la sua fama in Russia.

Questi demoni della cricca di Davos vogliono un flusso di denaro illimitato e non rintracciabile per destabilizzare la società dalle fondamenta.

Nel caso di questa legge sull’antisemitismo l’obiettivo sono gli Stati Uniti, ma la traccia dei finanziamenti è ancora più perniciosa. Il Civil Rights Act è stato l’inizio di questo progetto, la spina dorsale della loro Lunga Marcia attraverso le Istituzioni; è stato un progetto lungo perché avevamo strutture legali e sociali talmente forti da resistere a queste sciocchezze.

Il Civil Rights Act è stato ciò che ha permesso al virus mentale marxista dell’egualitarismo di metastatizzarsi liberamente con i nostri soldi nei campus universitari per quasi 60 anni. Non c’è da stupirsi se stiano combattendo ogni tentativo d'indebolirlo.

Se si vuole provocare l’ira dei globalisti, vi basta semplicemente togliere loro le operazioni di riciclaggio di denaro.

Chiedete alla Cina chi c’era veramente dietro le rivolte di Hong Kong del 2018 e il trattato di estradizione. Si trattava di un’operazione britannica per proteggere gli asset dell’MI-6 nel sistema bancario di Hong Kong e l’ancoraggio del dollaro di Hong Kong al dollaro statunitense. I black bloc che vanno in giro disturbando il traffico, lanciando bombe?

Davvero pensavate che fossero spontanei?

O, meglio ancora, chiedete a Putin perché è un crimine in Russia registrare le ONG come agenti stranieri (FARA) come negli Stati Uniti. Vi ricordate che Obama invocò il Logan Act per convincere il consigliere di Trump, Paul Manafort? No? Giusto perché la storia è solo superficiale.

Quando lo facciamo noi è per la sicurezza nazionale, ma quando lo fa qualcun altro è una prova di delinquenza.

Sono tutte stronzate, gente.

Come sempre, la cricca di Davos ha visto un’opportunità per dividere e governare con l’ennesima crisi umanitaria e attivando il proprio popolo. Non si sarebbero mai aspettati che qualcuno avrebbe avuto il “coraggio” politico per difendere Israele, perché ci hanno detto che ora va bene avere i nostri Due Minuti di Odio nei confronti dei sionisti.

Se qualcuno tentasse di contestualizzare il conflitto in un modo diverso dalla narrativa dominante, otterrebbe l'etichetta di “complice di genocidio”.

Proprio come chiamavano tutti “Servo delle corporazioni (Occupy Wall Srett)”, “Pagato dai russi (Maidan)”, “Razzista! (Black Lives Matter)”, “Anti-Scienza (COVID)” e “Negazionista climatico”.

Hanno vissuto in un mondo in cui potevano gridare le loro insensate sciocchezze e nessuno al potere aveva il coraggio di alzarsi e dire loro di no: “State zitti e sedetevi”.

Potete essere arrabbiati e avere il vostro punto di vista, ma non sconvolgerete più il mondo per i vostri scoppi d'ira. Niente più soldi per questo. Le rivoluzioni colorate non saranno più gratuite negli Stati Uniti. Il Civil Rights Act può ora essere sfidato apertamente perché la cricca di Davos ha fatto il passo più lungo della gamba attaccando Israele negli Stati Uniti. Sebbene pensassero di poter interrompere il legame tra Stati Uniti e Israele, cosa che potrebbero finire per fare a lungo termine (una cosa assolutamente positiva), ciò metterà anche in moto lo smantellamento del Civil Rights Act come mezzo per finanziare il loro continuo controllo sulle nostre istituzioni.

Questa è la vera ironia di questa situazione e per molti americani programmati per credere alla Grande Cospirazione Ebraica, ciò di cui erano veramente arrabbiati era non essere in grado di parlare onestamente dei veri problemi. È davvero difficile credere che fosse stato fatto apposta?

Quindi è un momento di emozioni contrastanti, simile alla vecchia battuta di vostra suocera che precipita da un dirupo e finisce sulla vostra nuovissima Ferrari.

Detto questo, nutro immenso rispetto e simpatia per quei ragazzi là fuori sinceramente indignati per ciò che sta accadendo a Gaza. Parla dell’inizio del ritorno di una certa empatia negli Stati Uniti in un momento di vera crisi; mi dice che alcuni di loro ancora sono genuini.

Perché questa volta la cricca di Davos et.al. hanno morso la mano che nutriva la bestia egualitaria. Questa volta il flusso di denaro sta finendo perché gli ebrei, giustamente, ritirano il loro sostegno da tale infrastruttura.

Quando Bill Ackman smette di fare la sua donazione da $10 milioni all’anno ad Harvard a causa di questa storia, il gioco è cambiato.

Quando il MIT smetterà di utilizzare la diversità ai fini dell’ammissione, il gioco sarà cambiato.

Ora l’amministrazione Obama/Biden ha provato a prendere di mira gli ebrei e il risultato è stato un fallimento. Gli ebrei post-olocausto pagarono fior di quattrini al governo federale per il racket della protezione e quindi doveva essere garantita.

Fino a questo momento di vera crisi ovviamente, quindi ora quel sostegno è andato via.

Ed è per questo che finalmente si sono visti i college chiamare la polizia per sedare le proteste. Non perché stavano eseguendo gli “ordini dei padroni ebrei”, ma perché hanno visto i soldi prosciugarsi e hanno detto: “Oi vey!”

È davvero diverso da ciò che sta accadendo in altre aree del Paese riguardo ai criteri DEI, ESG e a tutte le altre stronzate marxiste con cui abbiamo avuto a che fare?

Ora sappiamo che l’intero controllo dell’intelligence negli Stati Uniti, il cosiddetto Quarto ramo del governo, è stato finanziato attraverso queste stronzate. Il denaro sempre più degradato fluiva attraverso il governo federale per sostenere ogni stupido progetto marxista di reclutamento attraverso l’Ivy League, basato sulla profilazione psicologica. È così, ad esempio, che hanno reclutato Jeffrey Epstein.

Le migliori scuole erano le migliori perché era lì che scorreva il denaro. Quei soldi si stanno esaurendo e stanno andando altrove. Adesso può iniziare l’opposizione politica ai costi reali del Civil Rights Act, perché può essere impugnato legalmente dato che non riceve più copertura politica dal Congresso.

Quel sistema di reclutamento di leader politici e servizi d'intelligence dovrà fare le valigie e trovare una nuova casa. E lo farà, perché queste persone sono locuste.

La parte migliore di tutto ciò è che i veri sionisti (che sono solo un’altra parte della massa di Davos) al Congresso sono caduti completamente in questa trappola. È un pantano politico. Biden è stato messo al potere per dare il via a questa spinta finale volta a distruggere gli Stati Uniti e la situazione si sta ribaltando a suo sfavore. In precedenza il Partito repubblicano non si sarebbe mai opposto alla “discriminazione anti-bianca” perché il costo politico sarebbe stato troppo alto. Come si separano gli ebrei dal resto dei “bianchi privilegiati”?

Nel linguaggio moderno di come dovremmo vedere lo status di vittima degli oppressi, il “potere ebraico” è al centro di tutto il razzismo “anti-bianco”. Quindi adesso odiate gli ebrei? Grande! Grazie per aver fatto davvero sapere a tutti qual è la vostra vera agenda.

Ora abbiamo le basi politiche per portare avanti le azioni legali attraverso i tribunali per smantellare il Civil Rrights Act. Piaccia o no, la chiave di tutto ciò è che la maggioranza degli americani che sostengono Israele è la chiave di tutto ciò e usarla per dire “Basta” è la trappola.

Soros et al. pensano che mettere il mondo contro Israele sia la vittoria. Forse. Va bene ora criticare Israele, ma che lo faccia il governo federale è contro l'Articolo 6 del Civil Rights Act. E ciò estende il gioco più importante, impedire agli Stati Uniti di cadere nella trappola della guerra civile e della dissoluzione, per un altro ciclo presidenziale.

Ora può essere una questione cruciale smettere di spendere i soldi dei contribuenti in programmi sociali progettati per distruggere il Paese. Questo è il primo passo concreto per riappropriarci delle nostre istituzioni.

Se non sprofondiamo nella guerra civile, si fermerà il crollo del mercato del debito statunitense, il che è un vantaggio sia per l’Europa che per la Cina. Questo è il motivo per cui c’è questo costante aumento dei conflitti esteri. È per questo che gli inglesi stanno dando il via libera all’Ucraina per usare i suoi missili all’interno della Russia. Gli Stati Uniti devono essere trasformati in un paria e l’attuale campagna contro Israele ne è l’avanguardia.

Per essere chiari, anche Netanyahu è caduto in questa trappola. Qui tutti usano tutti gli altri. Noi – americani, europei, palestinesi, russi, ucraini, africani, arabi e sì anche EBREI – siamo le vittime.

Quindi non incoraggiate nessuna delle due parti in questo conflitto. C’è violenza più che sufficiente nella storia del Medio Oriente per giustificare entrambe le posizioni. Il mio obiettivo con il pezzo di oggi è quello di farvi riflettere su come possiamo scendere dalla ruota dei criceti e smettere di giocare ai loro stupidi giochi, ribaltando la situazione geopolitica a nostro vantaggio.

Più spingiamo affinché questa guerra di logoramento psicologico finisca, più è probabile che potremo evitare il grosso degli spargimenti di sangue di cui hanno così disperatamente bisogno per giustificare un governo globale e la sofferenza universale.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


giovedì 16 maggio 2024

La rinnovata pressione normativa su Bitcoin non è affatto una sorpresa

 

 

di Mark Jeftovic

Abbiamo sempre sostenuto che l’ascesa di Bitcoin e del mondo fintech decentralizzato avrebbero rappresentato un cambiamento nel sistema monetario e che sarebbe stato ingenuo aspettarsi che i “poteri costituiti” e l’establishment sarebbero crollati senza combattere.

Dopotutto coloro che traggono vantaggio dall'Effetto Cantillon hanno avuto il controllo monopolistico su un meccanismo che per oltre un secolo ha trasferito di nascosto la ricchezza di tutti gli altri nelle loro tasche.

Ora, all’improvviso, arriva Prometeo – sotto forma di Satoshi – e regala all’umanità un nuovo meccanismo, chiamato crittografia asimmetrica a chiave pubblica. In realtà è solo matematica, ma consente a ogni individuo sulla Terra di proteggersi dalla sopraccitata appropriazione indebita.

Ancora peggio per le élite è che il loro meccanismo per sottrarre ricchezza alla società è denominato in unità di valuta fiat che perde il proprio valore nel tempo, mentre la plebe che fa uso di questo nuovo sistema sta scoprendo che il proprio potere d’acquisto aumenta nel tempo.

Coloro che traggono vantaggio dall'Effetto Cantillon stanno combattendo l’inesorabile cannibalizzazione del proprio potere d’acquisto a causa degli effetti perniciosi dell’uso del debito, mentre il nuovo sistema emergente è spinto da effetti di rete e buoni incentivi vecchio stile.

Per l’establishment, i banchieri centrali, i politici e i clientes probabilmente tutto sembra un po’... ingiusto.

Non sorprende, quindi, che chiunque tra loro che veda la proverbiale scritta sul muro si rifiuti di “ingoiare la pillola arancione”, e scaglierà tutto il potere, l’influenza e la corruzione istituzionalizzata a sua disposizione per cercare di prevenire la prospettiva di un’iper-Bitcoinizzazione.

Chokepoint 1.0 è stata un’iniziativa dell’era Obama, inaugurata nel 2013 ha posto le basi per escludere gli operatori finanziari non sanzionati dal sistema bancario preesistente: prestiti con anticipo sullo stipendio, reti di trasferimento di denaro – e, cosa più importante, ha messo fine da un giorno all’altro a un settore: il gioco d’azzardo online.

Chokepoint 2.0 è arrivato sulla scia del bear market crypto 2021-2022, le conseguenze del fallimento di FTX (insieme a Celsius, Terra/Luna e tutto il resto).

Abbiamo visto il presidente della SEC, Gary Gensler, combattere gli ETF su Bitcoin, la formazione dell'“esercito anti-criptovalute” di Liz Warren e un assalto coordinato contro le banche cripto-friendly – tra cui la stessa Silvergate Bank, che fino ad allora stava andando benissimo, ma alla fine ha ceduto.

Uno dei principali artefici di Chokepoint 2.0, Bharat Ramamurti, è ora a capo della CFTC.

Chokepoint 3.0 ha iniziato a essere riconoscibile a metà del 2023; la prima volta che ne ho sentito parlare è stato da Riot Blockchain a febbraio, in risposta al “sondaggio” pianificato dal governo degli Stati Uniti sull'utilizzo di elettricità da parte dei miner Bitcoin.

Da quando la SEC ha subito la sua umiliante perdita contro Bitcoin nell'approvazione degli ETF spot, sembra che il ritmo del FUD normativo negli Stati Uniti sia aumentato e ora provenga da tutte le parti:

• Abbiamo riportato in precedenza che la SEC ha preso di mira Uniswap;

• Da allora ha accusato Metamask di essere un broker di titoli senza licenza (Consensys, la società madre di Metamask, sta ora facendo causa alla SEC per “sequestro illegale”);

• I fondatori, l'Ad e il CTO di Samourai Wallet sono stati arrestati e accusati “di reati di riciclaggio di denaro e trasferimento di denaro senza licenza” secondo il comunicato rilasciato dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.

• L'FBI ha lanciato un avvertimento ai consumatori affinché evitino di utilizzare exchange senza KYC:

“L'FBI mette in guardia gli americani dall'utilizzare servizi di trasmissione di denaro in criptovaluta che non sono registrati come Money Services Businesses (MSB) [...] evitate servizi di trasmissione di denaro in criptovaluta che non raccolgono informazioni Know Your Customer (KYC) dai clienti quando richiesto”.

Aggiungendo anche che:

“L'utilizzo di un servizio che non rispetta gli obblighi legali potrebbe comportare il rischio di perdere l'accesso ai fondi dopo che le operazioni delle forze dell'ordine hanno preso di mira tali imprese”.

Che parafrasando le parole dell'FBI significa “Not your keys = not your coins”.

• Il 26 aprile il Depository Trust and Clearing Corporation (DTCC) ha annunciato che avrebbe ridotto a zero il valore collaterale degli ETF con esposizione a Bitcoin o criptovalute a partire dal 30 aprile. Ha inoltre diminuito il valore delle obbligazioni spazzatura B1-B3 (spingendo il “valore dell’haircut” dal 50% al 70%).

L'elenco potrebbe continuare, ma ne approfondiremo un paio in più oltre l'elenco puntato.

Il vice segretario del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, Wally Adeyemo, ha avvertito che “i gruppi terroristici aumenteranno l'uso di valute virtuali e altri asset digitali”, anche se:

“Mentre continuiamo a valutare che i terroristi preferiscono utilizzare prodotti e servizi finanziari tradizionali, temiamo che senza un’azione del Congresso volta a fornirci gli strumenti necessari, l’uso di asset virtuali da parte di questi attori non potrà che aumentare [...]”.

Detto in modo diverso, e facendo eco a ciò che altre forze dell’ordine e ministeri governativi statunitensi hanno ripetutamente affermato nei loro studi, criminali e terroristi preferiscono ancora utilizzare il denaro fiat – vale a dire dollari statunitensi – per svolgere le loro attività.

Eppure nuovi poteri costituzionali sono in qualche modo necessari per risolvere un problema che non esiste.

A tal fine abbiamo ottenuto un'anteprima delle possibili informazioni fiscali relative agli asset digitali. Il nuovo modulo fiscale 1099-DA proposto per segnalare i “Proventi di asset digitali dalle transazioni” è stato pubblicato sul sito web dell'IRS:

Ben visibile per la sua presenza è l'opzione della casella “wallet unhosted” e possiamo vederla richiedere indirizzi per il trasferimento e persino ID delle transazioni.

Nulla di tutto ciò dovrebbe sorprendervi, infatti ci aspettavamo un aumento delle normative e della verifica dell’identità su tutte le strade che entrano o escono dalla criptoeconomia.

Adesso quando arriva il momento di togliere le fiches dal tavolo (se si sceglie di farlo) bisogna tenere conto dell'impatto fiscale e segnalarlo di conseguenza (qui in Canada il governo ha aumentato la tassa sulle plusvalenze dal 50% al 66,6% – portando l''impatto fiscale effettivo sui guadagni massimi dal 25% al ​​33%: entrerà in vigore il 27 giugno e copre Bitcoin e altre criptovalute).

Tenete inoltre presente che una delle nostre premesse principali è che la ricchezza è sempre più un viaggio di sola andata verso la criptoeconomia senza mai ritornare al sistema fiat, che riteniamo abbia una durata limitata. Ciò significa che il sistema finanziario mondiale si biforcherà inevitabilmente in due sistemi monetari separati.

Un sistema basato sulle CBDC in cui il denaro viene sostituito da punteggi di credito sociale; in cui i servi neo-feudali arrancano attraverso vite di silenziosa disperazione, dove la loro quotidianità è ottimizzati per obiettivi collettivisti e di “decrescita”. “Socialismo d'emergenza”, per usare il termine di George Gilder.

E una rete di cripto-anarchia – marmorizzata in questa utopia mondiale e neo-marxista, sarà costituita da numerose enclavi, micro-sovranità, città-stato e persino caste in cui la ricchezza reale è detenuta da individui che sono relativamente liberi di esercitare il libero arbitrio. È lo scenario “The Sovereign Invidividual”, scritto in grande.

Da che parte della Grande Biforcazione vi troverete è praticamente da vedere in questo momento. Le CBDC rivolte al commercio al dettaglio sono ancora lontane, misurate in termini di anni, di conseguenza c'è ancora tempo per schierarsi dalla parte giusta dell'imminente apartheid monetario.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


mercoledì 15 maggio 2024

Perché l’Occidente sta rinunciando ai diritti individuali

 

 

di Finn Andreen

Sebbene la classe politica occidentale critichi costantemente la natura “autoritaria” di alcune nazioni, bisognerebbe prima spazzare davanti alla propria porta tanto per parafrasare Johann von Goethe. Infatti gli stati-nazione occidentali e le istituzioni internazionali da anni intaccano la libertà e i diritti sia degli individui che delle imprese.

In primo luogo le pressioni fiscali e inflazionistiche esorbitanti sulle popolazioni occidentali non dovrebbero mai essere considerate “normali” o “accettabili”; sono gravi violazioni dei diritti di proprietà in sé e per sé. Queste pressioni da sole aiutano a spiegare la stagnazione economica e la decadenza politica delle società occidentali. Inoltre alla polizia e alle forze di sicurezza occidentali sono stati conferiti poteri precedentemente impensabili, molti dei quali ora permanenti. Wikileaks e altri hanno rivelato i programmi di sorveglianza di massa su intere popolazioni imbastiti dalle agenzie di intelligence occidentali.

La censura e la propaganda sono pratiche comuni da parte dei governi e dei media generalisti, soprattutto nelle democrazie occidentali dove il controllo dell’opinione pubblica è fondamentale. Ma la violazione dei diritti in Occidente ha preso una svolta drammatica con i confinamenti senza precedenti e ingiustificati di persone sane durante la pandemia Covid-19, con l'obbligatorietà della vaccinazione e con gli altri scandali politici che hanno riguardato questi vaccini.

All’ordine del giorno ci sono ulteriori restrizioni alla libertà di parola su alcune piattaforme social. Nuove leggi, come il RESTRICT Act (Restricting the Emergence of Security Threats that Risk Information and Communications Technology) negli Stati Uniti e il Digital Services Act in Europa, vengono approvate in modo antidemocratico. Sebbene all'apparenza vengono propagandate come protezione per le persone, consentono all’élite oligarchica occidentale di aumentare il proprio controllo sulla società, attuare la propria agenda globalista e proteggersi dal dissenso.

Nel futuro prossimo le cose probabilmente andranno molto peggio: dall’allarmante controllo capillare delle vite individuali attraverso i wallet digitali e le valute digitali delle banche centrali alle gravi  conseguenze economiche e sociali dei “Green Deal”, tutti i campanelli d’allarme suonano già da tempo.

Alla luce di queste gravi violazioni dei diritti e le minacce di ulteriori violazioni, ci si potrebbe aspettare una reazione da parte della maggioranza dei destinatari. È vero, ci sono sacche di disobbedienza politica, come le proteste degli agricoltori in Europa, ma si tratta di movimenti marginali di persone che stanno sperimentando in prima persona le linee di politica sopra menzionate.

Ci sono segnali positivi di disapprovazione tra la popolazione in generale, come una misurabile perdita di fiducia sia nei media generalisti occidentali che nei leader politici, ma non c’è una massiccia opposizione a queste evidenti violazioni dei diritti individuali. Quindi, prima di chiedersi quali siano le condizioni necessarie per un cambiamento politico radicale in Occidente, è necessario analizzare questa indifferenza.


L'abbandono dei diritti individuali

Il mondo occidentale è stato in grado di produrre testi importanti come la Dichiarazione francese dei diritti dell’uomo e del cittadino e la Carta dei diritti degli Stati Uniti, entrambi del 1789. Il loro scopo era quello di garantire la protezione dei diritti e delle libertà individuali contro la coercizione statale. Per più di due secoli questi due documenti hanno svolto un certo ruolo nel frenare le violazioni più eclatanti dei diritti individuali da parte dei governi occidentali contro i loro sudditi.

Va notato, tuttavia, che questi documenti non solo sono stati interpretati in modo abbastanza “arbitrario”, ma sono stati violati, anche apertamente, in molte occasioni (ad esempio, la coscrizione forzata e la tassazione, per citarne solo due). Ciò è inevitabile quando tali diritti sono tutelati solo dalla volontà dei legislatori e dei giudici di aderire a vecchie pergamene, per quanto “sacre” spesso si pretenda che siano. Considerando la protezione relativamente scarsa dei diritti individuali che questi documenti hanno di fatto fornito, non sorprende che tali diritti – in particolare quello più fondamentale, il diritto di proprietà – possano essere indeboliti tanto facilmente oggi.

Probabilmente l’attuale sfrontata violazione dei diritti può verificarsi per diverse ragioni. In primo luogo, nella cultura postmodernista prevalente, i significati delle parole sono soggettivi, positivisti e non devono essere presi sul serio. Ciò si riflette nell’attuale zeitgeist che considera l’intervento statalista non solo accettabile, ma anche un mezzo migliore per muovere la società rispetto ai “vecchi e pittoreschi principi”. Un buon esempio di ciò sono le misure draconiane che si prevede verranno imposte per combattere il “cambiamento climatico”.

In secondo luogo, i diritti individuali sono solitamente disattesi dalla maggioranza perché sono dati per scontati. Questa è l'ingenua convinzione della “fine della storia”, secondo la quale le “democrazie liberali” occidentali sono l'apice dello sviluppo morale e politico dell'umanità. È l’idea, comune tra le persone di buon cuore ma politicamente ignoranti, che i diritti individuali non necessitano più di attenzione perché sono già stati acquisiti, una volta per tutte.

Oggi in Occidente non si capisce che la lotta per la libertà non finisce mai. Come disse Benjamin Constant in un famoso discorso all’assemblea francese del 1819: “Per beneficiare della libertà che vorrebbe, il popolo deve esercitare una sorveglianza attiva e costante sui suoi rappresentanti”. Altrimenti, come scrisse George Santayana: “Se tutti gli interessati non manterranno un occhio vigile sul corso degli affari pubblici e non si pronunceranno frequentemente sulla loro condotta, presto si renderanno conto del fatto che sono stati ignorati e ridotti in schiavitù”. Tali parole di saggezza non sono mai state assorbite dalla popolazione occidentale.


L’attenzione ai diritti positivi

Il terzo modo in cui i diritti individuali vengono compromessi è quando vengono interpretati in modo troppo ampio e quindi diluiti. Ciò accade quando vengono ampliati per includere non solo i diritti negativi, ma anche quelli positivi, quelli che ci si aspetta che lo stato faccia rispettare. Ciò legittima sia la crescita di quest'ultimo sia la sua coercitiva e ingiusta redistribuzione della ricchezza al fine di garantire “uguaglianza di opportunità” o, peggio, “uguaglianza di risultati”.

Tale pensiero permea la società occidentale odierna, anche nella Dichiarazione dei diritti umani delle Nazioni Unite, la quale parla di “diritti” positivi come il diritto al lavoro, il diritto alla parità di retribuzione, o il diritto al riposo e al tempo libero. Questi ovviamente non sono “diritti” nello stesso senso del diritto naturale alla proprietà e la loro applicazione da parte dello stato viola necessariamente i diritti di proprietà altrui. Infatti, come scrisse Murray Rothbard nel suo libro L’etica della libertà: “Il concetto stesso di 'diritti' è 'negativo', poiché delimita le aree dell’azione di una persona nelle quali nessun essere umano può interferire”.


Come sempre, bisogna istruirsi sulla libertà

Può esserci un solo risultato da questo abbandono dei diritti individuali da parte della maggioranza in Occidente: la loro strisciante violazione evidente oggi. Se i principi dei diritti naturali fossero davvero insegnati, invece del vacuo mantra ripetuto fino alla nausea secondo cui “tutti gli uomini sono creati uguali”, il nefasto programma di controllo imposto dalla minoranza dominante potrebbe essere contrastato molto più facilmente.

Vale la pena ricordare che la prima frase della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino afferma: “L’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti umani sono le uniche cause delle disgrazie pubbliche e della corruzione del governo”. Gli sforzi devono quindi continuare senza sosta per informare e istruire le persone sui principi di libertà e sull’importanza di proteggere i diritti negativi contro i continui tentativi di violarli.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


martedì 14 maggio 2024

Javier Milei contro lo status quo

 

 

di Octavio Bermudez

L'amministrazione di Javier Milei sta suscitando meritati commenti, sia positivi che negativi. La discussione critica è vitale poiché è il primo presidente libertario, quindi mantenere una distanza tra il libertarismo stesso e le sue azioni di governo è un must se i libertari non vogliono cadere insieme a lui nel caso in cui i suoi piani di governo dovessero fallire.

Solo perché è un libertario e ha avuto accesso alla presidenza non significa che abbia il sostegno immanente del resto del movimento libertario, pertanto non sarebbe saggio salire sul suo carro dei vincitori nel breve termine. Mantenere un atteggiamento critico finché non verranno mostrati ulteriori risultati è la soluzione migliore.

Una grande domanda tra gli ambienti libertari e non si è diffusa da quando Milei ha iniziato come outsider e ha guadagnato una grande popolarità: sta provocando una rivoluzione all'insegna della libertà in Argentina? La popolazione argentina sta gravitando verso il libero mercato e si è allontanata dallo statalismo? Sicuramente sono domande difficili a cui rispondere, in questo articolo cercheremo di avvicinarci a una risposta.

Recenti sondaggi suggeriscono che, nonostante la recessione, Milei mantiene un'immagine altamente positiva tra la popolazione. Al Congresso non ha ancora avuto successo, ma con gli strumenti esecutivi a sua disposizione ha apportato cambiamenti sia reali che simbolici nella vita politica. Dall’assicurare che l’inflazione monetaria cessasse alla vendita di aerei e veicoli di proprietà statale (e molto altro ancora), sia i cambiamenti reali che quelli simbolici hanno avuto un impatto sull'opinione pubblica dato che ha mantenuto la promessa di ridurre la presenza dell'apparato statale nella vita delle persone.

È interessante notare che la migliore analisi del fenomeno Milei non è venuta dai suoi stessi sostenitori ma dai detrattori: una fatta dai sociologi Pablo Seman e Nicolás Welschinger. Gli autori sottolineano molte ragioni per cui il panorama pubblico è cambiato da quando Milei è entrato nell’arena politica. La loro analisi è anche autocritica, poiché ammettono molti fallimenti da parte dei politici e delle istituzioni progressiste.

L'elettore progressista sembrava disposto a sacrificare l'efficienza a favore della proprietà pubblica, nel senso che non importava se le istituzioni pubbliche fossero inefficienti, se si trattava di proprietà statale allora tutto andava bene. Questo tipo di dogmatismo sembrava indistruttibile, poiché resisteva a qualsiasi calamità prodotta dalle istituzioni statali tramite la loro inefficienza. Tuttavia tale e apparente dogmatismo non era così indistruttibile come sembrava, dato che il progressismo ha portato i suoi sostenitori a un livello così estremo di declino economico che il sostegno delle sue istituzioni non è stato più dogmatico ma basato sull’esperienza.

Questo crollo del discorso progressista ha generato frustrazioni e sogni infranti di cui Milei ha tratto vantaggio: ha identificato gli autori del disastro argentino, chiamandoli “casta”, e ha spiegato dettagliatamente come le istituzioni statali siano arrivate alla situazione attuale. Milei ha portato speranza agli elettori disillusi che non necessariamente si identificavano con lui ma vedevano coerenza e un bagno di realtà nel suo discorso. L’“estado presente” (la versione argentina dello stato sociale) si è trasformato da diritto positivo in circostanza di sofferenza; la sua difesa è ancora più difficile di prima. I progressisti si riducono sempre più ai loro circoli dogmatici.

I sostenitori di Milei, come spiegano Selman e Welschinger, sono riuniti in tre cerchi concentrici che alimentano le forze del malcontento nei confronti della “casta”. Il primo cerchio è quello dei “fondamentalisti del mercato”, gli ideologi, a conoscenza della dottrina di estrema destra e libertaria: essi creano la base che viene percepita dal secondo e terzo cerchio di elettori, i quali iniziano poi a sostenere Milei nelle diverse fasi della corsa elettorale.

L'ascesa di Milei avviene mentre la connessione tra le élite progressiste e il popolo si erode a un punto tale che il discorso statalista sembra provenire da un'altra dimensione. Le realtà egualitarie degenerano e finiscono per diventare parodie di sé stesse.

C’è la richiesta di un quadro che consenta agli sforzi individuali di portare prosperità e qui entra in gioco l'individualismo di gran parte della popolazione argentina, che finalmente intravede la strada verso la stabilità e il successo nel duro lavoro individuale. Il sacrificio è ciò che porta a risultati per questa parte della popolazione, la quale non richiede doni ma opportunità. Milei ha saputo rappresentare questi sentimenti facendo la differenza tra “la gente de bien”, la gente per bene, e “la casta”. La casta è descritta come attori pubblici parassiti che vivono come sanguisughe sulle spalle delle persone per bene; essa mira solo alla propria sopravvivenza, ovvero lo status quo. Milei è arrivato per smascherarli.

Alcuni analisti politici hanno espresso preoccupazione per il piano di Milei di ribaltare lo status quo: se il benessere della nazione dev'essere sacrificato per mantenere un sistema politico “ordinato”, allora è necessario sacrificarlo poiché i sistemi politici corrotti sono difficili da ricostruire. Questa tesi non solo è lontana dalle buone intenzioni e dalla preoccupazione per la sofferenza delle persone, ma non rappresenta affatto il piano di Milei. Non è arrivato per distruggere, ma per riorganizzare. Come lui stesso ha affermato, uno dei suoi obiettivi politici è riordinare il teatro politico in parti ideologiche, quindi gli elettori collettivisti votano per i partiti collettivisti e i sostenitori del libero mercato votano per i partiti del libero mercato. Questa la logica per ora sembra aver ottenuto qualche risultato.

I poteri dello status quo sono stati disconnessi dalla popolazione, non rappresentano più “il popolo” ma solo i propri interessi. Pertanto le voci esterne hanno adesso un tono più alto di quanto accadrebbe in circostanze normali e Milei è diventato una di queste voci esterne. Dà dignità ai suoi sostenitori riconoscendoli come individui che possono cambiare il loro futuro rispetto alla decadenza decretata dalla “casta”.

Al di sopra dei risultati ottenuti una volta in carica, Milei ha ottenuto una vittoria in termini di comunicazione: rendere il pensiero del libero mercato più popolare che mai. Ciò non significa che le persone siano improvvisamente libertarie, ma il cosiddetto “Zeitgeist” si è allontanato dal collettivismo. Questo cambiamento di direzione dev'essere sostenuto e capitalizzato se si vuole ottenere una vittoria a lungo termine. In caso contrario, il momento di Milei passerà alla storia come l'ennesima fantasia del “libero mercato”.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


lunedì 13 maggio 2024

Confutare la difesa neoconservatrice dell’Impero britannico

 

 

di Martin George Holmes

Uno dei peggiori romanzi del diciannovesimo secolo, sia dal punto di vista estetico che politico, è Anno Domini 2000 (1889) di Julius Vogel. Dal punto di vista dello stile è orrendo, perché l'autore era un burocrate senza abilità letterarie; dal punto di vista politico, poi, è spaventoso perché prevede un futuro in cui l’Impero britannico sarebbe sopravvissuto fino al secondo millennio. Rimane in stampa fino ancora oggi.

Il romanzo di Vogel è rilevante perché confuta i recenti tentativi degli studiosi di ritrarre l'Impero britannico come un esempio di libertà. Neoconservatori come Niall Ferguson e Nigel Biggar sostengono che l’Impero britannico incarnava i principi liberali e li diffondeva in tutto il mondo. Sostengono che il liberalismo viene assicurato attraverso il potere dell'impero e quindi si struggono per la sua fine. Dal loro punto di vista solo la volontà degli Stati Uniti dopo il 1945 ha impedito una crisi del liberalismo occidentale.

Una consapevolezza anche di base della teoria dei diritti naturali demolisce questa retorica “la forza è giusta”. Murray N. Rothbard una volta definì la Gran Bretagna come “l’impero più spietato sulla faccia della Terra”. Il suo ragionamento era basato sull'ampio e duraturo disprezzo dei diritti naturali da parte dell'Impero britannico.

Il liberalismo autentico difende, per principio, la dignità delle singole persone e delle comunità. L’Impero britannico, in netto contrasto, si diffuse calpestando i diritti delle popolazioni indigene di tutto il mondo (che furono brutalmente “civilizzate” attraverso la conquista) e dei suoi stessi cittadini (che furono tassati in modo aggressivo e arruolati per rendere possibile tale conquista). Questo progetto statalista, questa missione “civilizzatrice”, è un anatema per il liberalismo. C’erano elementi liberali nella politica britannica, ma gli imperialisti statalisti li avevano emarginati verso la fine del XIX secolo.

Le parole e le azioni dei leader dell'impero rafforzano questo punto, come illustra proprio Anno Domini 2000. Vogel fu un importante politico imperiale della fine del XIX secolo; per due volte fu premier della Nuova Zelanda, di cui abolì le province e distrusse l'economia attraverso costosi lavori pubblici. Poi andò in Gran Bretagna e lavorò con il partito conservatore dell'arcimperialista Benjamin Disraeli.

Vogel scrisse Anno Domini 2000 quando molti pensatori britannici erano preoccupati per la sicurezza del loro impero. Come difendersi dai rivali? Come poteva l’impero, essendo così disparato, rimanere compatto economicamente e politicamente? La risposta, secondo lui e molti altri, stava nella federazione. Dando alle colonie una maggiore partecipazione negli affari imperiali, i legami di lealtà sarebbero stati rafforzati. La missione “civilizzatrice” sarebbe potuta andare avanti senza sosta. Vogel scrisse Anno Domini 2000 per rendere popolare questa idea tra le masse. Infatti il romanzo ha una trama leggera (alcuni valorosi lealisti imperiali combattono una cospirazione per indebolire l'impero) e un'analisi politica pesante.

I federazionisti imperiali pretendevano di sostenere i principi liberali, ma in realtà li distruggevano per il bene dello stato. La futura federazione nel libro di Vogel collega i territori dell'impero attraverso la coercizione e lo sciovinismo. Le forze armate sono immense: la marina federale la più grande di tutte le altre flotte messe insieme, le varie forze di terra ammontano a oltre due milioni di soldati e una flotta di incrociatori aerei si libra sopra le nuvole pronta a proiettare potenza militare ovunque nel mondo nel giro di poche ore. Una rigida gerarchia sociale, intrecciata con quella militare, domina la vita pubblica. Per mantenere contente le classi inferiori, ci sono generosi programmi di assistenza sociale. Anche le persone normodotate che rifiutavano di lavorare possono vivere comodamente grazie allo stato sociale.

Per pagare questo apparato gonfio, l’impero tassa incessantemente i suoi cittadini e regola centralmente l’economia. Il commercio estero e l’impiego di stranieri all’interno dell’impero sono scoraggiati; esso funziona come un blocco protezionista, i suoi cittadini hanno il comando di commerciare tra loro e di vedere tutti gli altri come potenziali nemici.

L’apparato federale garantisce che le colonie siano ben rappresentate in Parlamento. La sede del governo cambia periodicamente posizione per indicare il suo impegno nelle relazioni inter-impero. Tuttavia questa federazione non è una libera unione di popoli: l'Impero britannico rifiuta la Rivoluzione americana di stati indipendenti che si uniscono volontariamente per una causa comune e rimangono uniti solo finché le loro popolazioni lo desiderano. La federazione imperiale britannica è dettata dall’alto e mantenuta con la forza.

Come affermava lo stesso Vogel: “Mettere in discussione anche la semplice volontà di far andare avanti l’Impero [...] o permettere la separazione di uno qualsiasi dei domini era ritenuto un grave tradimento; e non era mostrata alcuna misericordia al colpevole”. La trama conferma questa idea: quando un certo Lord Reginald Paramatta lancia un movimento separatista in Australia, le autorità lo perseguitano fino ai confini della Terra. Allo stesso modo l’ostilità al vero liberalismo provoca tensioni tra l’Impero britannico e la Repubblica americana, facendo scoppiare la guerra quando il presidente americano, riaffermando l'indipendenza dalla Gran Bretagna, offende l'imperatore britannico. In difesa dell’onore nazionale gli inglesi lanciano un’invasione su vasta scala delle coste americane. Gli incrociatori aerei neutralizzano la costa orientale, l'esercito americano viene sconfitto in battaglia e il New England viene annesso al Canada. Vogel celebra questa aggressione come “il 4 luglio recuperato”: una vendetta per la Dichiarazione d'Indipendenza dei coloni americani nel 1776.

Anno Domini 2000 dimostra che l’Impero britannico non era un bastione del liberalismo. Vogel non predisse il futuro in modo accurato sotto tutti gli aspetti e non rifletteva l'opinione di tutti, tuttavia manifesta la convinzione condivisa da tutti gli imperialisti britannici di tutte le epoche: che la collettività abbia la priorità sull'individuo e che la missione “civilizzatrice” dell'Impero britannico gli conferisce il diritto di opprimere altri popoli e costringere i propri cittadini.

La difesa neoconservatrice dell’Impero britannico, in altre parole, è fallace sotto ogni punto di vista, soprattutto quello morale. Per una vera comprensione della tradizione liberale, bisogna rivolgersi a eventi come la Rivoluzione americana e a pensatori come Murray N. Rothbard.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.