giovedì 31 luglio 2014

Comprendere l'incombente default dell'Argentina

Sono già passati due anni da quando su queste pagine si avvertiva di un crollo dell'Argentina a causa della sua sconsideratezza economica. Eccesso di debito e lassismo nella politica monetaria hanno fatto da padroni nella conduzione degli affari economici del paese, truccando le statistiche ufficiali per nascondere sotto il tappeto la "sporcizia" accumulata. Il Venezuela e l'Ecuador sono nella stessa situazione, ma sotto i riflettori al momento c'è il governo della Kirchner. Quest'ultima, insieme ad Hugo Chavez, ha rappresentato quanto di più deletereo ci possa essere nella repressione delle libertà civili ed economiche. Purtroppo l'America Latina è un coacervo di ideologismo anti-libero mercato che fa del populismo il suo cavallo di battaglia (anche se ci sono paesi che stanno cercando di liberarsi da queste pastoie mentali, come il Brasile, il Perù, il Paraguay, il Cile, la Colombia), pensando, di conseguenza, di poter portare prosperità attraverso tanti foglietti di carta colorata. Sebbene abbiano la loro dose di colpe, non bisogna dimenticare anche l'influenza della politica monetaria USA in questi paesi. I paesi sudamericani, infatti, sono grandi esportatori di materie prime, settori particolarmente sensibili ai cicli economici. Possiamo affermare, quindi, che non è un caso se negli ultimi 30 anni le due crisi più grandi che hanno attanagliato l'America del Sud, siano coincise con il periodo più espansivo della politica della FED (es. 1980; 2009).
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di Nicolás Cachanosky


Al momento in cui scrivo, l'Argentina è a pochi giorni di distanza da un default per i suoi debiti. Come è potuto accadere tre volte in soli 28 anni?

Dopo il default del 2001, l'Argentina nel 2005 ha offerto una conversione del debito (ristrutturazione del debito) ai suoi creditori. Molti obbligazionisti hanno accettato l'offerta argentina, ma alcuni di loro no. Coloro che non hanno accettato la conversione del debito sono chiamati i "contrari". Quando l'Argentina ha iniziato a pagare le nuove obbligazioni a chi ha accettato la conversione del debito (i "favorevoli"), i contrari hanno portato l'Argentina in tribunale ai sensi del diritto di New York, la giurisdizione in base alla quale è stato emesso il debito argentino. Dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha rifiutato di ascoltare il caso argentino poche settimane fa, la sentenza del giudice Griesa è divenuta definitiva.

Tale sentenza impone all'Argentina di pagare il 100% del suo debito nei confronti dei contrari, mentre deve continuare a pagare ai "favorevoli" le cedole dei bond ristrutturati. All'Argentina non è consentito, come recita la sentenza di Griesa, di pagare alcuni creditori e altri no. La data del pagamento era il 30 giugno scorso. Poiché l'Argentina ha mancato il suo pagamento, ora è sotto un periodo di grazia di 30 giorni. Se l'Argentina non paga entro la fine di luglio finirà, ancora una volta, formalmente in default.

Si tratta di un caso complesso che ha prodotto diverse interpretazioni da parte di analisti e responsabili di politica. Alcune di queste interpretazioni, però, non sono fondate.



Come l'Argentina E' Diventata un Cattivo Debitore

Una comprensione della situazione argentina necessita di un contesto storico.

All'inizio degli anni '90, l'Argentina implementò la Legge della Convertibilità come misura per frenare la banca centrale e mettere fine all'iperinflazione che aveva avuto luogo alla fine degli anni '80. Questa legge fissava il tasso di cambio peso/dollaro ad 1:1 e dichiarava che la banca centrale poteva emettere pesos solo in rapporto alla quantità di dollari che entrava nel paese. La Legge della Convertibilità era più di un semplice tasso di cambio fisso. Era una disposizione di legge che trasformava la banca centrale in un comitato valutario in cui i pesos erano convertibili in dollari ad un rapporto "uno a uno". Tuttavia, poiché la banca centrale aveva una certa flessibilità nell'emettere pesos rispetto all'afflusso di dollari, è meglio descriverla come un comitato valutario "eterodosso" piuttosto che "ortodosso".

Comunque, nell'ambito di questo sistema, l'Argentina non poteva monetizzare il proprio deficit come fece negli anni '80 sotto il governo di Ricardo Alfonsin. Fu la monetizzazione del debito che produsse l'alta inflazione che si concluse in iperinflazione. A causa della Legge della Convertibilità degli anni '90, il governo di Carlos Menem non poteva finanziare il deficit fiscale con denaro facile. Così, invece di ridurre il deficit, Menem cambiò il modo in cui veniva finanziato: da uno schema basato sull'emissione di denaro ad uno schema basato sul debito estero. Il debito estero era in dollari e questo permise alla banca centrale di emettere i pesos corrispondenti.

L'Argentina degli anni '90 era già andata in default sei volte sin dalla sua indipendenza dalla Spagna nel 1816 (probabilmente un terzo della storia argentina ha avuto luogo in uno stato in bancarotta), e come se non bastasse assicurava una tutela istituzionale discutibile dei contratti e dei diritti di proprietà. Con il risparmio interno distrutto dopo gli anni dell'alta inflazione degli anni '80 (e degli anni precedenti), l'Argentina dovette rivolgersi ai fondi internazionali per finanziare il suo deficit. E a causa della mancanza di credito, l'Argentina dovette "importare" credibilità giuridica mediante l'emissione dei suoi titoli sotto la giurisdizione di New York. Se ci fosse stato un contenzioso con i creditori, l'Argentina dichiarò che avrebbe accettato la decisione della corte di New York.

Molti oppositori della sentenza di oggi sostengono che i creditori dell'Argentina hanno cospirato per togliere sovranità alla nazione sudamericana, ma la responsabilità è del governo argentino in sé che ha stabilito una lunga storia di inaffidabilità nel pagamento dei suoi debiti.



La Strada Verso l'Ennesimo Default

Questi bond degli anni '90 avevano due caratteristiche importanti, oltre ad essere emessi sotto la giurisdizione legale di New York: la presenza della clausola paripassu e l'assenza della clausola dell'azione collettiva. La clausola paripassu sostiene che l'Argentina si impegna a trattare tutti i creditori a parità di condizioni (in particolare per quanto riguarda i pagamenti delle cedole e del capitale). La clausola dell'azione collettiva stabilisce che nel caso di una ristrutturazione del debito, se una certa percentuale dei creditori accetta la conversione del debito, allora i creditori che rifiutano l'offerta (i "contrari") devono accettare automaticamente i nuovi bond. Tuttavia, quando l'Argentina è andata in default alla fine del 2001, i bond coinvolti includevano la clausola paripassu ma non quella dell'azione collettiva da parte dei creditori.

In base al contratto che l'Argentina offriva ai suoi creditori, che non includeva la clausola dell'azione collettiva, qualsiasi creditore aveva il diritto di ricevere un rimborso del 100%, anche se il 99.9% dei creditori avesse deciso di accettare una conversione del debito. E questo è esattamente quello che è successo con il default del 2001. Quando l'Argentina ha offerto le nuove obbligazioni ai suoi creditori a seguito del default, i "contrari" hanno fatto sapere all'Argentina che ai sensi del contratto stipulato avevano ancora il diritto ad un rimborso del 100% secondo la "parità di condizioni" (clausola paripassu). Cioè, l'Argentina deve pagare i "favorevoli" senza astenersi dal pagare anche i "contrari".

I governi di Nestor Kirchner e Cristina Kirchner, tuttavia, nell'ennesimo atto di disprezzo per le istituzioni, hanno deciso di ignorare i contrari al punto da cancellarli come creditori nei loro rapporti ufficiali (uno dei motivi per i quali il livello del debito sul PIL risulta più basso nelle statistiche ufficiali rispetto alla realtà).

Potremmo dire che il giudice Griesa non ha dovuto far altro che leggere il contratto che l'Argentina aveva offerto ai suoi creditori. Nonostante ciò, molto è stato detto in Argentina (e all'estero) su come la sentenza del giudice Griesa abbia danneggiato la sicurezza giuridica delle obbligazioni sovrane e della ristrutturazione del debito.

Il problema non è la sentenza del giudice Griesa. Il problema è che l'Argentina aveva deciso di preferire ancora una volta il deficit e la spesa pubblica sfrenata al pagamento dei suoi obblighi. La sentenza di Griesa suggerisce che un default non può essere utilizzato come strumento politico per ignorare i contratti. In effetti, i paesi con economie emergenti dovrebbero ringraziare la sentenza del giudice Griesa poiché questo permette loro di prendere in prestito a tassi più bassi, dato che molti di questi paesi o non sono in grado o non vogliono offrire protezione giuridica credibile ai propri creditori. Una sentenza favorevole al governo argentino avrebbe permesso al governo di violare i propri contratti, rendendo ancora più difficile l'accesso ai capitali ai paesi poveri.

Possiamo semplificare la nostra tesi proponendo un'analogia su scala minore. Provate a spiegare alla vostra banca che dopo aver sperperato i vostri guadagni per oltre un decennio, ora avete il diritto di non pagare il mutuo con il quale avete acquistato la vostra casa. Quando la banca vi porta in tribunale, spiegate al giudice che siete una povera vittima di avvoltoi malvagi e che avete il diritto di ignorare i creditori, poiché non avevate voglia di cambiare le vostre abitudini economicamente insostenibili. Quando il giudice vi dà torto, provate a spiegare al mondo come la decisione del giudice sia un'ingiustizia che mette a repentaglio il mercato bancario internazionale (come ha fatto di recente il governo argentino). Provate ora a giustificare la posizione del governo argentino.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


mercoledì 30 luglio 2014

Perché non ci sarà una rivoluzione





di Gary North


Di recente ho letto un articolo sul sito web del The Guardian. Questo è stato il giornale di sinistra più coerente d'Inghilterra. Ha fatto parte della sinistra organizzata sin dagli anni '20, e la cosa non è cambiata neanche di un po'.

L'autore ha intervistato un'ex-spia americana. La spia è una persona molto colta, ma non riesce ad inanellare due pensieri coerenti. Non è di sinistra, è di super sinistra. Parla di "beni comuni". Non gli piace la proprietà privata. Considera il capitalismo come un tentativo di derubare il popolo e privatizzare la ricchezza, ma non sono mai esistiti beni comuni senza stato. Nel corso della storia, quando si ha a che fare con una terra comune, essa è gestita da un ente che possiede il potere politico. Possiede il potere di coercizione. Ogni volta che vedete le parole "beni comuni" pensate a "commissari". Non esistono beni comuni senza commissari.

Quest'uomo sta cantando la stessa vecchia canzone che ha cantato da giovane. Dice che ci sarà una rivoluzione. No, non ci sarà. Dice che la tecnologia open source creerà la rivoluzione. Invece no.

L'essenza della rivoluzione è il potere centralizzato. Engels lo sapeva bene, e ce lo ha ricordato per anni. Non c'è niente di più accentratore che una rivoluzione. Ogni rivoluzione nella storia si è spostata verso la centralizzazione del potere, inclusa la Rivoluzione Americana. Questa ex-spia, cantando le canzoni che cantava da giovane, dice che siamo proprio sull'orlo di una rivoluzione.

Siamo sull'orlo di una non-rivoluzione.

Quello a cui stiamo assistendo è decentramento. Stiamo assistendo alla rottura dell'Impero Romano. Non c'è stata nessuna rivoluzione contro l'Impero Romano. Si è semplicemente disintegrato. Il mondo medievale è stato un periodo di enorme decentramento.

Nel XVII secolo ci furono tentativi di far scoppiare rivoluzioni. La rivoluzione puritana in Inghilterra era un esempio. Fu una rivolta contro il potere centralizzato del re, ma venne fatta in nome del potere centralizzato del Parlamento. Si concluse con un dittatore militare, Oliver Cromwell: 1649-1659. Venne sostituito da un nuovo re nel 1660, ma il Parlamento continuò a centralizzare il suo potere, e la Gloriosa Rivoluzione del 1688 e 1689 spogliò il re di gran parte del suo potere, ma non ridusse il potere del governo; lo trasferì semplicemente al Parlamento. Quest'ultimo adottò una teoria della sovranità parlamentare seconda a nessuna tirannia nella storia. Sosteneva, e sostiene tuttora, la sovranità definitiva su tutti gli aspetti della vita britannica. Non c'era costituzione scritta a limitarlo. C'era solo il common law a frenarlo. Era importante che fosse così, ma la centralizzazione continuò. Continua ancora oggi.

Con il decentramento non arriva la rivoluzione, ma la secessione. Non sto parlando di quella degli Stati Uniti del sud, che era solo un altro modo per centralizzare il potere. Il governatore della Georgia, Joe Brown, la vide per quello che era: solo un altro gruppo di rivoluzionari armati che cercava di centralizzare il potere nella regione che voleva controllare.

Le rivoluzioni vogliono la centralizzazione del potere. Fino a quando i conservatori non lo capiranno, non comprenderanno cosa sta succedendo e che cosa è accaduto negli ultimi 500 anni. Le rivoluzioni centralizzano il potere. Per combattere un potere centralizzato militarmente, è necessario centralizzare il potere e questo porta solo ad uno spostamento di fedeltà nei confronti di un nuovo gruppo. Siamo lenti ad apprendere.

Non vedremo un'estensione dei beni comuni; vedremo un'estensione della proprietà privata. La recinzione privata dei beni comuni è stata cruciale per l'istituzione della libertà inglese. Questa è una guerra contro lo stato federale. Si tratta di una guerra contro il potere centrale. Si tratta di una guerra contro i burocrati che ci dicono cosa fare con la nostra proprietà.

Non avete bisogno di una rivoluzione per sfuggire al sistema. Avete bisogno di una secessione. Bisogna ritirare il sostegno ai sistemi esistenti. È necessario revocare la legittimità che estendete a queste organizzazioni. Dovete farlo, e tutti gli altri devono farlo. Nessuno può organizzare una cosa simile. La gente apprende, scandalo dopo scandalo, casino burocratico dopo casino burocratico, che il sistema è irreparabile. Non può essere riformato. Non può essere controllato. Deve essere affamato dal punto di vista finanziario. Il segreto della libertà non è la rivoluzione; il segreto della libertà è quello di affamare finanziariamente l'ordine centralizzato esistente.

Il segreto della stabilità monetaria e della moneta sonante, non è quello di prendere il controllo del Federal Reserve System. Il segreto è quello di approvare una legge molto semplice che abolisca il Federal Reserve System: abrogazione del Federal Reserve Act del 1913. Il segreto non è la sovranità monetaria nelle mani del Congresso; il segreto è la sovranità monetaria nell'ordine sociale del libero mercato.

Il segreto di un'istruzione migliore non è quello di prendere il controllo del sistema scolastico pubblico. Il segreto di un'istruzione migliore è di andare online, tagliarne il costo, decentralizzare l'intero processo e mettere i genitori al controllo dei programmi istruttivi delle loro famiglie. Ma i conservatori sono lenti ad apprendere. Vogliono sempre prendere il controllo del sistema liberale, perché hanno un piano migliore. Questo è ciò che fecero i bolscevichi con la burocrazia dello zar. Questo è ciò che fecero i rivoluzionari francesi con la burocrazia di Luigi XVI. Questo è ciò che fecero i rivoluzionari americani con la burocrazia di Giorgio III. Questo è ciò che avrebbe fatto il Sud, se avesse vinto. Il governatore Brown lo capì, e resistette.

La rivoluzione open source decentralizzerà il mondo. Il decentramento non porterà ad una rivoluzione. Il decentramento porterà alla secessione. Intendo secessione alla maniera di Gandhi. Mi riferisco al ritiro del sostegno. Non si prendono le armi contro lo stato; ci si rifiuta semplicemente di collaborarvi. Fate in modo che allo stato costi di più opprimervi.

Non c'è più la Jugoslavia. Non c'è più alcuna Unione Sovietica. Questa è l'onda del futuro. Gli statalisti e gli aspiranti statisti continuano a cercare la grande rivoluzione. Proprio come Marx, la vedono da tutte le parti. Beh, non è mai arrivata. La rivoluzione comunista è arrivata laddove non doveva arrivare, secondo la teoria marxista: l'Impero rurale della Russia. Il proletariato urbano non ha lanciato la rivoluzione; l'ha fatto un gruppo di intellettuali alienati e di rapinatori.

Assisteremo al ritiro del sostegno ai governi centrali. Le rivoluzioni nel mondo arabo non hanno decentrato nulla. Hanno solo centralizzato il potere nelle mani di un altro gruppo di tiranni. E' bello vederli spodestati. E' bello vederli rovesciati, almeno da una certa distanza. Ma non cambia nulla. L'Egitto è proprio quello che era sotto Mubarak. Si tratta di una dittatura militare. La rivoluzione non ha cambiato nulla.

I rivoluzionari hanno uno scopo scandito dalla centralizzazione. Implicito od esplicito, c'è sempre un programma di centralizzazione in ogni movimento rivoluzionario. Ogni rivoluzionario pensa sempre che la sua rivoluzione sarà l'ultima. Ogni rivoluzionario pensa che quando raggiungerà l'apice della catena gerarchica di comando, le cose saranno diverse. Sì, saranno diverse. Ci sarà un insieme diverso di saccheggiatori che deprederà la produttività delle vittime.

Fino a quando i conservatori non smetteranno di sognare di prendere il controllo dei sistemi gerarchici di potere, non cambierà nulla.

Un sistema di comunicazione decentrato non partorirà mai un programma centralizzato. Questi sono i Balcani digitali, non è la Jugoslavia.

Facebook decentrerà il mondo. Ha frammentato il mondo e continuerà a segmentarlo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


martedì 29 luglio 2014

Le timide riforme delle banche centrali non funzioneranno

Le notizie di banche in difficoltà continuano a veicolare una certa diffidenza in Europa. Prima quelle austriache, poi quelle portoghesi. Ormai credo sia diventato palesemente chiaro a tutti che la tanto decantata ripresa è fasulla oltre ogni limite, soprattutto se consideriamo quanto debito della periferia hanno in pancia le varie banche europee. La farsa è andata avanti perché lo zio Mario è riuscito a calmare i mercati grazie al suo bluff, ma in realtà tutti si stanno aspettando un QE vero e proprio. Sebbene abbia promesso qualcosa di vagamente simile col TLTRO, non se ne faranno niente se salterà in aria una di queste banche sull'orlo della bancarotta. Vendere bond in questo momento non sarebbe saggio visto che gli investitori se ne tengono alla larga, rendendo illiquido un mercato che la pianificazioen centrale non desidera affatto che sia illiquido. Finirà male.
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di Frank Hollenbeck


Il Federal Reserve System nacque come risposta al panico finanziario del 1903 e 1907 che scombussolò il sistema finanziario degli Stati Uniti. Uno degli obiettivi chiave, se non quello reale, era di controbilanciare gli effetti nefasti della riserva frazionaria. E' ormai un secolo che conviviamo con il settore bancario centrale e possiamo solo concludere che ha fallito nel suo compito, peggiorando quello che si presumeva doveva aggiustare. La prova è schiacciante e la riforma di tale sistema non è la risposta. Solo l'abolizione di questa istituzione metterà sul giusto sentiero il nostro sistema economico.

La banca centrale non sarebbe mai dovuta essere un "prestatore di ultima istanza", cosa che all'apparenza potrebbe sembrare positiva, e invece non lo è.

Avere un "prestatore di ultima istanza" permette alle banche di vincere a spese di tutti gli altri. Con un tale sistema, le banche sono più propense a sottoporre a leva i loro depositi (ingigantire la frode) e ad aumentare la rischiosità dei loro prestiti. Se una persona con un problema di gioco d'azzardo ha uno zio ricco pronto a salvarlo, sarà più o meno incentivato a finire nei guai facendo sommesse sempre più rischiose?

Eliminando quella parte del rischio legata alle corse agli sportelli bancari, la banca centrale ha anche tolto la paura che sosteneva pratiche di prestito responsabili. La paura di una corsa agli sportelli, ovviamente, è un aspetto benefico della questione e quando una banca centrale etichetta alcune banche commerciali come troppo grandi per fallire, distorce il sistema profitti/perdite e di conseguenza il sistema capitalista.

Alcuni economisti sostengono che il doppio mandato della FED era uno sbaglio, ed alcune riforme minori (come ad esempio limitare il mandato legato all'inflazione) potrebbero indirizzare la sua politica monetaria sul giusto sentiero. Gli americani non devono far altro che guardare oltreoceano per capire che anche tali riforme indirizzeranno la politica monetaria sulla strada sbagliata.

La Banca Centrale Europea (BCE) è tanto colpevole quanto la FED per aver creato una bolla immobiliare all'inizio di questo secolo. Eppure la BCE è stata strutturata legalmente per essere più conservatrice rispetto alla FED. I tedeschi hanno accettato l'euro come il prezzo per poter riunificare la Germania Est con quella Ovest, ma hanno richiesto che la struttura della banca centrale rassomigliasse essenzialmente a quella della Bundesbank.[1] L'unico obiettivo della BCE era la stabilità dei prezzi ed il suo mandato escludeva chiaramente il finanziamento del debito dei vari stati. La sua sede principale è a Francoforte, in modo da trasmettere l'immagine di una banca centrale in stile tedesco.

Tuttavia, anche con una struttura conservatrice come quella descritta, ha commesso essenzialmente gli stessi errori della FED.

Il primo problema con la politica monetaria della BCE è questo: la stabilità dei prezzi viene definita come un indice dei prezzi al consumo (CPI) piatto. La teoria quantitativa del denaro relazionava il denaro con il prezzo delle transazioni, non solo col prodotto interno lordo (PIL). Quando l'inflazione viene confusa col CPI, invece di considerarla come il prezzo di tutto quello che può comprare il denaro (inclusi i prezzi degli asset), la politica monetaria si concentra su un piccolo gruppo di alberi buoni mentre tutta la foresta è malata. Per di più, l'inflazione a zero potrebbe anche riflettere una politica monetaria eccessivamente aggressiva se i prezzi medi dovessero scendere.

Il secondo problema è il modo in cui è attualmente strutturata la politica monetaria della BCE. E' una macchina gonfia-bolle. La BCE fornisce liquidità in cambio di una garanzia; più è alta la qualità della garanzia, più sarà cospicua la liquidità. Le banche europee hanno subito compreso che la garanzia migliore erano i bond statali, poiché le agenzie di rating avevano dato loro una classificazione AAA. Il presupposto, ovviamente, è che gli stati non possono fallire.

Con una grande domanda di bond statali, i tassi di interesse sono subito scesi a livelli visti solo dalla Germania prima che entrasse nell'euro. Diminuendo il costo dei finanziamenti, paesi come la Grecia e l'Italia hanno avuto un grande incentivo per prendere in prestito e spendere denaro per scopi clientelari (in special modo aumenti nei salari pubblici). Gli stati europei hanno quindi emesso una quantità enorme di bond, cosa che ha generato una quantità enorme di liquidità la quale tra il 1999 ed il 2007 è andata a gonfiare bolle immobiliari ed a creare investimenti improduttivi. Senza una struttura monetaria simile, Grecia, Spagna ed Italia non avrebbero mai avuto così tanti problemi legati al debito. La bolla nei bond statali può essere attribuita direttamente alla liquidità generata e dispensata dalla BCE. Di incredibile c'è che questo sistema è ancora in piedi, e la BCE sembra totalmente inconsapevole di quello che ha fatto e che continua a fare. Le banche europee sono ora ricolme di debito statale fino alle orecchie, ma la BCE sembra ignara circa il suo ruolo in questa grande farsa.

La BCE ha di recente implementato tassi di interesse negativi sui depositi, e sta considerando la possibilità di avviare un QE. Sarebbe più saggio impossibilitare l'uso dei bond statali come garanzia collaterale in cambio di prestiti dalla BCE, ed adottare limiti restrittivi e chiari (se non la completa abolizione) alla capacità di creare denaro, prendere in prestito e tassare. La tassazione diretta degli stati, la riserva frazionaria delle banche commerciali e le azioni delle banche centrali non risolveranno i problemi che languono alla base del caos europeo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Alcuni concetti presentati in questo pezzo sono stati ripresi dal libro eccellente del Dr. Philipp Bagus, La Tragedia dell'Euro.

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lunedì 28 luglio 2014

La Prima Guerra Mondiale





da Taki's Magazine


Ad agosto salteranno fuori centinaia di libri, migliaia di articoli e milioni di parole (pronunciate da persone per lo più pompose) su chi fece scoppiare la prima guerra mondiale. Gli inglesi furono i primi a dare la colpa ai tedeschi. E' così, no? Max Hastings, un ottimo storico inglese influenzato dai manierismi delle classi superiori (il padre era un giornalista di tabloid) e dal disperato tentativo di dimostrare che fosse di sangue blu, fu tra i primi a pubblicare un libro dando la colpa a chi non apparteneva. Tra i pochi che dissero le cose come stanno c'è Christopher Clark, il cui The Sleepwalkers colpisce il segno. L'ironia è che sedici milioni di morti, la scomparsa delle grandi dinastie reali e delle classi superiori, e la nascita del comunismo e del nazismo si potevano tutti evitare se un certo Joseph Caillaux avesse tenuto su i pantaloni. Mi spiego.

Caillaux era il primo ministro francese ed un amico della Germania. Diffidava degli inglesi che governavano mezzo mondo. Decise che i tedeschi non avrebbero dovuto costruire una flotta più grande per timore che avessero voluto costruire un impero d'oltremare come la perfida Albione. Si dimise nel 1912 e corse contro un guerrafondaio alle elezioni del 1914. Nei primi mesi del 1914, Le Figaro, il giornale più rispettato della Francia, pubblicò uno scandalo riguardante Monsieur Caillaux ed una certa madame Henriette. (Plus ça change, come si dice nel paese dei formaggi.)

La signora Caillaux, nota per la sua eleganza e per il suo lignaggio nobile, si spinse fino agli uffici de Le Figaro e chiese di vedere il direttore. Era fuori a pranzo, così aspettò nel suo ufficio. Appena entrato, lei lo salutò educatamente, annunciò il suo nome, tirò fuori una pistola dalla borsetta dorata e lo uccise. Venne immediatamente processata e prosciolta — i francesi lo chiamavano crimine passionale — ma il marito dovette dimettersi. Il guerrafondaio Raymond Poincaré rimase al potere.

Gaston Calmette, il direttore morto, fu il primo uomo a cadere ma non troverete il suo nome tra coloro che caddero sul "Champs d'Honneur," o campo d'onore. Solo una minoranza dell'aristocrazia francese venne spazzata via, ma ancor più nobili morirono sul lato tedesco. Anche le classi superiori inglesi persero qualche pezzo, ma non tanti quanti tra le fila tedesche e francesi. L'ironia è che il tanto vituperato Kaiser Guglielmo — non uno svitato normale, ma al quadrato — rifiutò di credere che sarebbe scoppiata una guerra tra suo cugino Giorgio V e l'altro suo cugino di primo grado Nicky, il quale venne assassinato dai rossi insieme a tutta la sua famiglia. L'ironia ancora più grande è che la Germania fece del suo meglio fino all'ultimo secondo, per evitare di andare in guerra.

La Serbia era un dominio austriaco, o come volete chiamarla. Faceva parte dell'impero austro -ungarico. Il principe ereditario Francesco Ferdinando visitò Sarajevo e venne ucciso insieme alla moglie da un nazionalista serbo con stretti legami con altri nazionalisti serbi nelle forze armate. L'Austria ne rimase oltraggiata e fece richieste pesanti, così come avrebbe dovuto fare. Ci stiamo dilungando, ma cerchiamo di divertirci. Che cosa avrebbe fatto lo zio Sam se, per esempio, qualche estremista avesse tagliato la gola a Hillary e Chelsea Clinton a Puerto Rico? Beh, per prima cosa il giorno dopo andrei in vacanza a San Juan e ci spenderei anche un sacco di soldi, ma si sa io dico e faccio cose avventate. Così i serbi chiesero aiuto e garanzie ai russi nel caso in cui gli austriaci li avessero invasi, ed i russi accettarono. Il guaio è che questi ultimi avevano un trattato con i francesi e gli inglesi: se fossero scesi in guerra, gli altri due li avrebbero seguiti. Così gli austriaci chiesero aiuto ai tedeschi, però questi ultimi rifiutarono.

Questa è la grande bugia che gli storici hanno perpetrato sin dalla Prima Guerra Mondiale. Hanno rifiutato di riconoscere questo fatto. Secondo la maggior parte degli scrittori britannici, la Germania spinse l'Austria a dichiarare guerra alla Russia e alla Serbia. Invece la Germania dichiarò guerra alla Russia una volta che lo sciocco zar mobilitò e inviò centinaia di migliaia di soldati sul suo fronte occidentale. (Se qualcuno è in procinto di darvi un pugno, voi lo colpite per primi; questo è il motivo per cui la Germania dichiarò guerra alla Russia.)

Beh, tutti sappiamo come andò a finire. Sì, le grandi potenze finirono in guerra e venne dichiarata mentre tutti i ministri degli esteri coinvolti erano in vacanza (quello francese a prendere il sole a Vichy, quello tedesco a sposarsi a Baden-Baden, quello inglese — e tra i pochi disperati a mantenere la Gran Bretagna fuori dai giochi — Sir Edward Grey, era da qualche parte in Scozia; e tutti e tre i monarchi erano sulle rispettive barche a lavorare sulla loro gotta). La civiltà europea non si riprese mai più. La Russia, nella sua volontà di smantellare la Turchia ed avere accesso ai Dardanelli, voleva la guerra con l'alleato della Turchia: la Germania. La Francia voleva la guerra per vendicarsi della batosta del 1870, quando le truppe prussiane marciarono sugli Champs-Élysées. La Gran Bretagna, subdolamente, voleva limitare il potere tedesco e circondarla di alleanze ostili. La Serbia voleva dividere l'impero austriaco. La Germania dovette rimanere con i suoi fratelli austriaci e andò in guerra controvoglia.

E' una storia molto triste, una grande tragedia che non finì prima del 1945. L'intervento delle truppe americane salvò la baracca per gli imperialisti, e quel tremendo Wilson si assicurò che la Germania sarebbe stata messa in croce. Hitler fu una conseguenza diretta della grettezza degli alleati vittoriosi, soprattutto di quella rana di Clemenceau. Oh sì, quasi dimenticavo. Monsieur Caillaux divorziò da sua moglie e sposò Henriette. Visse fino al 1944, abbastanza a lungo da vedere i tedeschi marciare lungo gli Champs-Élysées.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


venerdì 25 luglio 2014

Fiat money, fiat market, fiat people

Oggi battezziamo su queste pagine il primo scritto di uno degli utenti più affezionati di Freedonia. Attraverso i suoi pensieri ci farà viaggiare nel flusso del tempo e dello spazio portandoci ad osservare la realtà nuda e cruda. Attraverso le sue parole il lettore riesce ad immedesimarsi nel mondo che lo circonda e a comprendere in modo netto e conciso causa ed effetto in economia. Non è un esercizio semplice. Al giorno d'oggi la maggior parte degli individui è incapace di scandagliare correttamente questo principio fondante dell'economia. Addirittura la maggior parte degli economisti mainstream non riesce a carpire questo principio. Altrimenti non penserebbero che la stupenda performance dell'S&P500 sia dovuta a fondamentali sani e segnali economici in accordo con le forze di mercato. Guardate questo grafico. Pensate che sia una coincidenza? Se il piano sarà quello di terminare il QE ad ottobre, vedremo le conseguenze. Nel frattempo abbiamo l'occasione di assumere quegli anticorpi che ci permetteranno di comprendere come i manipolatori centrali tentano di direzionare artificialmente l'ambiente economico. Nel frattempo avremo la possibilità di immunizzarci da tutti quei venditori di fumo che cercano di vendere vecchie soluzioni come nuove, cercando di tirare nuovamente a lucido la figura di una entità centrale. Nel frattempo avremo l'occasione di ricordare agli individui come la Scuola Austriaca abbia affermato sin dal crollo del 2008: "Vi avevamo spiegato come e vi avevamo spiegato perché." Vi lascio, quindi, alle semplici, seppur incisive, parole del nostro Dna, il quale ci darà prova di come la società attuale possa ancora avere una speranza di sopravvivere al dolore economico prossimo venturo e di come possa ritrovare il proprio faro nella notte dell'ignoranza: il buon senso.
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di Dna


“[…] Mentre il manganello può sostituire il dialogo, le parole non perderanno mai il loro potere; perché esse sono il mezzo per giungere al significato, e per coloro che vorranno ascoltare, all'affermazione della verità. E la verità è che c'è qualcosa di terribilmente marcio in questo paese. […] Com'è accaduto? Di chi è la colpa? Sicuramente ci sono alcuni più responsabili di altri che dovranno rispondere di tutto ciò; ma ancora una volta, a dire la verità, se cercate un colpevole.. non c'è che da guardarsi allo specchio. Io so perché l'avete fatto. So che avevate paura. E chi non ne avrebbe avuta? Guerre, terrore, malattie. C'era una quantità enorme di problemi […].”

-- V for Vendetta (2005)


Con questo testo vi propongo alcune riflessioni da affezionato lettore/commentatore di Freedonia. Mi auguro che la lettura risulti agile, interessante, non banale e che possa fornire ulteriori spunti per altre riflessioni a tutti quelli che stanno cercando risposte alternative a quelle che finora hanno trovato o sono state loro fornite. Risposte alle domande di V: Che è successo? Com'è accaduto? Di chi è la colpa? Come andrà a finire? Non troverete alcun contributo "scientifico" al corpus della Scuola Austriaca di Economia, né citazioni particolari di opere ed autori. Tutto ciò che leggerete è solo la mia opinione e deriva dalla mia interpretazione degli eventi secondo ciò che fin qui credo di aver capito dell'ottica economica "austriaca". Alla fine, troverete alcune considerazioni, probabilmente non originali, ma credo coerenti e stimolanti.

Una delle linee di ricerca della Scuola Austriaca di economia è lo studio delle conseguenze pratiche, non solo economiche, ma anche sociali e culturali, di un mercato profondamente controllato/regolato da un’autorità centrale dotata di potere inoppugnabile e costante d’intervento. Dal mio punto di vista, questo rappresenta uno dei contributi più importanti per comprendere il quadro generale ed anche i dettagli della realtà quotidiana. Una volta che si afferra la lente “austriaca” e si capisce come usarla, si riesce a “vedere” laddove, altrimenti, sarebbe soltanto una densa nuvola di fatti sconnessi, di sensazioni alterate, di immagini incerte, di illusioni ingannevoli, di parole oscure e numeri misteriosi.

Tanti pezzi dispersi di un immenso puzzle difficile da ricomporre se non si dispone di una corretta linea interpretativa, di un metodo chiaro e di una metodologia sicura, di una sana teoria della conoscenza, cioè, di una epistemologia appropriata e veritiera. Questa è, secondo me, la “pillola rossa” di Matrix, il filo di Arianna che consente a Teseo di entrare ed uscire vivo dal Labirinto di Minosse. Di vedere con chiarezza l’oggi e prevedere alcuni probabili esiti.

Ebbene, la Scuola Austriaca, attraverso l’interpretazione dell’azione economica umana, individuale, libera e volontaria, fornisce gli strumenti cognitivi più idonei a capire come opera quel gruppo di individui che prospera organizzandosi in un sistema di controllo e coercizione che per semplificazione chiamiamo Potere. Cioè, per dirla alla Oppenheimer, come operano i mezzi politici quando si sostituiscono ai mezzi economici per creare prosperità materiale per coloro che ne dispongono.

Cominciamo dai fondamentali. Quando gli uomini interagiscono per ottenere dei vantaggi economici di valenza soggettiva, l’interazione comporta uno scambio. Lo scambio economico, superato il semplice ma limitante baratto, ha bisogno di uno strumento di intermediazione, cioè di un medium, di un mezzo efficiente di scambio. Ovviamente, il mezzo di scambio deve essere reciprocamente accettato dagli attori dello scambio. Può essere, pertanto, qualsiasi cosa. Deve solo rispettare il requisito della reciproca soddisfazione che conduce alla realizzazione dello scambio stesso.

Estrapolando, paragonate il mezzo di scambio economico al mezzo di comunicazione linguistico od a qualsiasi altra cosa intermedi uno scambio di qualsiasi natura. Fate voi. L’importante è che sia reciprocamente inteso. Altrimenti, non funziona.

L’esperienza storica degli uomini ha fatto emergere, in ogni luogo ed in ogni epoca, come mezzo di scambio economico migliore e preferito tra tutti gli altri, i metalli preziosi, oro ed argento, cioè l’uso di merci dotate di certe caratteristiche ritenute da tutti le più idonee allo scopo; in particolare, la qualità del mezzo, il peso specifico e la conservazione sostanzialmente stabile nel tempo del valore attribuitogli dall’esperienza storica.

Il mezzo di scambio emerso in questo modo, da miliardi di interazioni avvenute nel corso della storia, si chiamava denaro sonante, sound money. Non aveva bisogno di organi di controllo centralizzato, non aveva bisogno di erogatori centralizzati, non aveva soprattutto bisogno di essere prezzato, valutato, da qualcuno in particolare, perché tutti ne potevano riconoscere la qualità ed il valore, che emergeva in modo dinamico e spontaneo da tutti gli scambi del libero mercato.

La sua quantità complessiva era assai poco variabile nel tempo perché la sua estrazione dalle miniere necessitava di molta fatica. Pertanto le variazioni quantitative erano, in sostanza, insignificanti e non influivano sul valore. E l’unico modo in cui poteva essere manipolato da un sovrano irresponsabile, corrotto e spendaccione era quello di falsificarne il titolo nelle monete che coniava. Ma questo era un segno premonitore del fallimento incipiente del monarca e, se con tasse vessatorie e/o guerre di conquista e rapina, cioè col sangue dei suoi sudditi e di quelli altrui, non riusciva a procurarsene di nuovo, il suo destino era segnato.

Questo segno premonitore non ha tempo e luogo, ed è infallibile. Alcuni lo chiamano “la scritta sul muro”. L’Impero Romano d’Occidente è finito così e molte teste coronate sono cadute per lo stesso motivo sostanziale. Ed oggi è ricomparso.

Pertanto il vero sound money era un mezzo di scambio non imposto, ma accettato da tutti con fiducia rafforzatasi nel lunghissimo periodo. Un mezzo sano ed onesto di scambio volontario, scelto dal libero mercato, cioè, strumento di libertà economica e di libertà in senso generale. La cartamoneta, che soltanto per comodità lo rappresentava, ne conservava tutte le caratteristiche poiché poteva essere convertita nel metallo sottostante. Così definito, il sound money era denaro-merce, cioè, la merce di scambio più commerciata perché la più facilmente commerciabile. Accettata sempre e dovunque.

E tutti i mezzi di scambio, attuali o del futuro, che posseggono o dimostreranno di possedere quelle caratteristiche, soprattutto un riconoscimento (controllo) decentrato ed un valore stabile nel tempo, potranno fregiarsi del titolo di sound money, di strumento scelto dal libero mercato. Bitcoin è qualcosa di più di un’ipotesi di lavoro in questa direzione. Ma soltanto il tempo, cioè la diffusione o meno degli scambi volontari che liberamente lo useranno come mezzo di scambio, dirà qual è il suo valore, cioè, se avrà davvero un futuro.

Purtroppo, però, da oltre 40 anni il mezzo di scambio che usiamo quotidianamente è tutta un’altra cosa. E’ difficile pure chiamarlo denaro in senso proprio, come il suo nobile predecessore. Infatti, non è un mezzo di scambio emerso storicamente dalle interazioni umane, non è uno strumento emerso dal libero scambio, non è uno strumento del mercato.

E’, invece, un mezzo di scambio imposto da un’autorità, che gestendone la quantità ne determina il valore. Più ce n’è in circolo e più velocemente vi giunge e meno vale, cioè, meno compra, meno scambia, meno funziona. L’autorità ha il potere di erogarlo, svalutarlo e rivalutarlo, può confiscarlo, dematerializzarlo, proibirne od autorizzarne l’utilizzo.

Il suo prezzo/valore (il tasso di interesse che il debitore deve pagare al creditore) viene fissato arbitrariamente da una banca centrale e perciò questo mezzo di scambio non appartiene realmente a chi lo usa, ma solo formalmente; è e rimane di chi lo impone e può manipolarne il valore secondo le proprie intenzioni. Questo mezzo è quindi uno strumento del Potere. Un cosiddetto instrumentum regni. Si chiama fiat money, denaro flessibile, manipolabile da ogni punto di vista. Cioè, non ha un valore stabile e non è un valore stabile, ma un valore relativo determinato dal Potere che lo gestisce. E’ un mezzo di scambio relativista. Ha una natura corruttibile. E perciò può diventare fonte di corruzione. In tal caso, merita davvero l’appellativo di sterco del demonio.

Cosa rappresenta, dunque, il fiat-money?

Certamente nessuna merce sottostante come un metallo prezioso, come un asset concreto, definito dal valore stabile e riconosciuto universalmente. Al contrario, esso rappresenta solo il Potere che lo usa come strumento di esercizio per realizzare i propri fini politici. E’ perciò il Potere che deve, per forza di cose, dimostrarsi, in ogni modo, stabile nel tempo. Ed, infatti, cerca di suggerire questa sua caratteristica fin dal nome che ha modernamente assunto: Stato, da status quo, potere costituito permanente. Il fiat-money è solo uno strumento politico. Ogni scambio economico mediato da esso riconosce implicitamente, come intermediario, il Potere che lo ha imposto ed autorizzato. Il fiat-money non è strumento del libero mercato. Perciò, il vero libero mercato non esiste quando esiste il fiat-money. Esiste solo una pantomima di libero mercato. Esiste qualcosa che viene arbitrariamente deformato per ingabbiarlo in una innaturale staticità, quando esso, al contrario, è intrinsecamente un fenomeno dinamico di collaborazione e libera scelta in continuo divenire.

Oggigiorno, essendosi affermato in maniera progressiva e costante nell’arco di tutto il XX secolo insieme alla forma di Potere moderno che ne ha fatto il suo strumento principale di controllo e regolazione, il mezzo dei nostri scambi economici quotidiani è solo il fiat-money. Siamo autorizzati/obbligati ad usare solo uno strumento del Potere. Idoneo ad attuare gli scopi del Potere. Ed il Potere moderno è un apparato burocratico nazionale e sovranazionale. Ed il primo potere moderno è il potere politico-finanziario: istituzioni pubbliche centrali e banca centrale che sostiene le banche commerciali e il debito pubblico. Il potere militare ed ogni altro potere coercitivo dell’apparato è soltanto funzionale all’esercizio del potere politico-finanziario. Questo Potere si chiama Sistema fiat-money.

Benevolo o implacabile che esso possa sembrarci, il sistema fiat-money domina le nostre vite decretando la prosperità materiale di ciascuno di noi; proteggendo e favorendo tutti coloro che ne compongono la corte e ne riconoscono il ruolo dominante; sfruttando in modo più o meno evidente tutti coloro che non fanno parte del suo entourage. A voi lettori, lascio individuare ruoli, protagonisti, comprimari, buffoni, alfieri e trombettieri, profittatori, sgherri, comparse e platea di questo paradossale teatro. Platea spesso inconsapevole e plaudente.

Il Novecento, nel quale ancora ideologicamente viviamo, è stato il secolo dell’affermazione contemporanea del socialismo politico e delle costruzioni stataliste quale mezzo per la realizzazione dei fini sociali del primo attraverso la compressione ed il controllo della autentica libertà economica.

Le masse popolari, quelle raffigurate simbolicamente da Pellizza da Volpedo, emerse finalmente dal recinto della miseria più nera grazie ai progressi tecnici dell’industrializzazione ottocentesca, nella rivendicazione dei propri diritti naturali alla vita, alla libertà ed alla proprietà dei frutti del proprio lavoro, sono illusoriamente precipitate, nei primi decenni del XX secolo, in un altro recinto fatto di retorica nazionalista e razzista e di anti-individualismo, di conformismo ideologico ed uniformi militari, di cieco e tragico credo nelle promesse di sicurezza sociale del potere salvifico del Partito-Stato.

Ai totalitarismi fascista, nazionalsocialista e comunista dell’Europa continentale ed al loro sanguinoso fallimento è subentrata poi, dal secondo dopoguerra, una variante atlantica ed occidentale decisamente più accettabile ed apparentemente meno cruenta. La socialdemocrazia interventista e clientelare ha mantenuto, fatto proprie e sviluppato gran parte delle istituzioni dello stato sociale nate sull'onda dei suddetti totalitarismi; ha aperto formalmente la conquista del Potere sfruttando la bolgia tra fazioni politiche di differente ispirazione, purchè stataliste; ha favorito l’imprenditoria clientelare e corporativa, l’azzardo morale e gli eccessi finanziari.

Questo sistema politico-economico, interventista e mercantilista, ha avuto innegabilmente il merito storico di contrastare l’ultimo totalitarismo europeo, il comunismo sovietico, che, come previsto dagli economisti della Scuola Austriaca, è crollato per l’insostenibilità del suo sistema economico pianificato. E, grazie ai progressi tecnologici, di migliorare enormemente le condizioni di vita dei più.
Tuttavia, adesso, anche questo sistema politico-economico mostra la sua enorme debolezza strutturale essendosi progressivamente convertito ad un sistema economico basato solo sul Potere: il Sistema del fiat-money non convertibile.

Cosa è successo? Perché si sta rivelando un sistema fragile e forse senza speranza? Che orrore è stato compiuto? Perché c’è un divario sempre maggiore tra pochissimi ricchi e tutti gli altri individui ai quali i soldi risultano non bastare mai e ce ne vogliano sempre di più? Perché è riapparso il segno premonitore del fallimento, la scritta sul muro?

Tutto può essere ricondotto ad una idea geniale e terribilmente truffaldina al contempo, che di tanto in tanto è stata riproposta nel corso della storia da chi voleva esercitare un potere immenso ed occulto: dominare il prossimo, controllandone il mezzo usato per gli scambi economici, per arricchirsi silenziosamente alle sue spalle. Usare un artifizio ben congeniato per redistribuire silenziosamente la ricchezza dal basso verso l’alto, come in una piramide il cui vertice è così in alto da non poter essere neppure intuito dalla base.

Ma così facendo, si è deliberatamente violata la legge non scritta, ma ovvia, che non consente interferenze di sorta nello svolgimento di uno scambio economico volontario senza mettere a grave rischio la tenuta dell’intero mercato. Una legge che non consente di limitare la libertà senza attendersi una reazione. Si sono gettate le basi della distruzione del libero mercato ed i presupposti della sua immancabile vendetta.

Istituire un gestore finanziario centrale del Potere, una banca centrale per dare stabilità al sistema bancario commerciale, spesso avido ed irresponsabile nel fare credito illimitato e nel creare strumenti finanziari talmente complessi da risultare misteriosi e pericolosissimi, ma in realtà necessaria per creare e manipolare completamente il mezzo di scambio economico e permettere a tutte le altre istituzioni centrali gestite dalla politica, col consenso (ignorante, complice o illuso?) degli elettori, di operare in costante deficit di bilancio per attuare le crescenti promesse di sicurezza e benessere, accumulando debito su debito fino all’inverosimile ed insostenibile situazione odierna. In altre parole, illudendosi ed illudendo di poter vivere al di sopra delle proprie possibilità di spesa, facendo debito e rinviando il redde rationem ai posteri.

Posteri che siamo proprio noialtri ed i nostri figli, che cominciamo a percepirci incatenati come schiavi a ripagare i debiti accumulati irresponsabilmente nel passato. E l’iter ideale per creare e reggere questo sistema non poteva che essere la progressiva trasformazione del mezzo di scambio da strumento economico, sound-money, rappresentante stabile di qualità, lavoro, proprietà e libertà individuale, in strumento politico, fiat-money, rappresentante flessibile di quantità, furto legale, debito e dominio oligarchico.

Ma... Ma tutto quello che ho cercato di semplificare in modo discorsivo fino ad ora, con imprecisioni e forse superficialità, sorvolando il mare oscuro dei dati, delle informazioni e delle esperienze personali, per mostrarvi e tagliare con la spada lucida del Buon Senso i tanti nodi gordiani che uniscono la nassa intricata nella quale siamo finiti, come pesci inconsapevoli della trappola, e dalla quale sembra che non riusciremo più ad uscire…

...Tutto questo sistema di Potere, di passata pia illusione e di odierna crescente vessazione evidente ed occulta (es. le tasse, la dematerializzazione del contante, l’inflazionismo quantitativo monetario che svaluta il fiat-money ed i debiti pubblici denominati in esso, che finisce soprattutto nelle tasche dei cortigiani politici, finanziari, imprenditoriali e corporativi del Potere e che viene ancora invocato dai manipolatori più irresponsabili, veri demagoghi moderni, ignoranti e dimentichi delle libere praterie di un tempo ed orgogliosi sostenitori del recinto traballante che è questo sistema farlocco)…

Tutto questo quadro… è un’interpretazione “austriaca” della realtà perfettamente trasferibile dovunque e sempre, o ci sono varianti che dimostrano che anche ciò che è intrinsecamente tossico e pericoloso, come il fiat-money ed il sistema che sostiene, come un veleno od una droga, se assunto in dosi davvero minuscole ed accorte ed in modo appropriato può, nonostante tutto, funzionare da farmaco? Dipende. Il medium conta, ma non è tutto.

Credo, per individualismo metodologico, che qualsiasi strumento abbia una valenza positiva o negativa dipendente dall’utilizzatore. Che quello che conta, sia ancora e sempre, l’individuo che usa lo strumento. Pensate a tutti gli esempi che volete. Io vi propongo questo.

Dal 15 Agosto del 1971 tutte le valute del pianeta sono inconvertibili in oro. Tutte sono soltanto valute fiat a corso legale. Eppure, è dato di realtà storica, che non tutte hanno creato gli stessi problemi nella stessa entità a tutti i governi che le hanno gestite ed alle popolazioni che le hanno usate.

Pensate al Marco tedesco ed alla Lira italiana dal secondo dopoguerra fino alla fine del secolo scorso. Il primo è rimasto sostanzialmente stabile nel corso dei decenni, addirittura rafforzandosi nel valore di cambio con il fiat-money per eccellenza, il dollaro americano, e tutte le altre valute mondiali. La nostra Lira, viceversa, ha, nel corso dei decenni, subito numerose svalutazioni “competitive” che sono risultate evidenti alla fine del secolo scorso nel rapporto di quasi 2,000 ad 1 col Marco tedesco. Vien da chiedersi, allora, cosa differenzi così tanto due divise di eguale natura. Entrambe inconvertibili, entrambe sostenute solo dal proprio Potere di riferimento. Me lo sono chiesto anch’io e sono giunto alla conclusione che Marco e Lira si sono comportate diversamente tra loro perché sostenute, appoggiate a popolazioni, storie e culture profondamente diverse tra loro. Il sottostante per entrambe non era più il metallo prezioso, eppure c’era sempre un sottostante, immateriale, ma determinante, che ne ha segnato il differente destino.

Il fiat-money chiamato Marco, gestito con rigore e responsabilità dalla Bundesbank come fosse stato sound-money, cioè, puntando non sulla sua quantità, ma attribuendogli una rigida qualità gestionale, si è dimostrato strumento, nonostante tutto, adatto a favorire la crescita economica e lo sviluppo produttivo ed il benessere complessivo dei Tedeschi.

A dimostrazione inoppugnabile che l’aumento artificiale della quantità monetaria, tutti i quantitative easing e via discorrendo che vengono proposti e riproposti coi nomi più ingannevoli dai banchieri centrali e dai politici peggiori di tutto il pianeta alle prese con gli esiti disastrosi dell’uso irresponsabile del fiat-money, nulla ha a che fare con la ripresa della crescita economica di un Paese. A dimostrazione ovvia che l’inflazione fiat-monetaria non è mai fattore di crescita, ma solo arma di distruzione di ricchezza. A dimostrazione evidente che creare mezzo di scambio economico dal nulla non solo non serve proprio a nulla, ma è solo una breve illusione, un inganno del tutto controproducente. Solo un trucco disonesto per sostenere ancora una volta l’insostenibile, depredando la popolazione in maniera occulta e non uniforme, favorendo solo lo status quo ed i suoi cortigiani più stretti a discapito della platea più ampia che subisce gli effetti della svalutazione coatta dei propri risparmi senza capirne il motivo profondo. E così, ci sentiremo ripetere ogni volta, con legittima disperazione, che “i soldi non sono mai abbastanza, che non bastano per arrivare a fine mese”. Una volta a causa dell’inflazione monetaria (tassa occulta sulla platea più ampia), adesso per la deflazione monetaria causata dalle tasse crescenti e dai costi crescenti di tutti i servizi pubblici.

Tutt’altra storia quella della nostra Lira. Davvero storia esemplare dell’abuso politico del tossico fiat-money.

Gli effetti negativi non si sono manifestati subito, anzi, per molto tempo si è vista soltanto l’illusione, ma si sono sommati progressivamente nel tempo fino a diventare evidenti ed insostenibili nel momento in cui il nostro status quo ha dovuto “mollare” la macchina della svalutazione con la quale riusciva a conservare sé stesso (al di là delle apparenti differenze del gestore politico temporaneo "eletto democraticamente") ed a tenere in piedi l’enorme e tuttavia inefficiente apparato dello stato sociale che fino ad allora sembrava in grado di mantenere tutte le promesse di benessere e prosperità di cui effettivamente alcune generazioni di conterranei hanno potuto godere. Perché il conto, fattosi col tempo insostenibile da pagare, veniva sempre rinviato ad un domani… che è il nostro oggi. E poiché, per ora, pare che non potrà inflazionare platealmente, è inevitabile che lo status quo nostrano si sorregga soltanto incrementando in maniera pesante e pervasiva la tassazione evidente, propagandando inesistenti, sostanziali riduzioni della spesa complessiva. Che, comunque, colpisce sempre e soltanto la base della piramide e mai il vertice.

Pensando ai decenni passati di relativo benessere e crescita del risparmio nel nostro territorio, alle attività produttive e non, all’assistenzialismo agli zombie, alla politica clientelare, agli interessi altissimi sul debito pubblico che si andava inevitabilmente accumulando, credo che oggigiorno lo status quo del nostro paese si stia riprendendo con disperata ed inflessibile determinazione quanto erogato in passato durante gli anni del consenso più diffuso ad un sistema di cui nessuno pareva più dubitare.

Tutto sommato, un bengodi che elargiva pasti gratuiti e promesse di prosperità diffusa, crescente ed infinita. Un’illusione collettiva: lo Stato siamo noi. Per inciso: si riprenderanno il “loro” fiat-money. Gli resterà lo strumento del loro Potere, ma poi? Poi dovranno scappare.

A questo punto, è chiaro che le differenze storiche e culturali hanno giocato un ruolo importante. E sono diventate differenze antropologiche. Che, a mio parere, spiegano tante cose. Non è difficile comprendere il rigore tedesco nella gestione della valuta nazionale, indipendentemente che fosse sound- o fiat-money, ricordando l’esperienza tragica ed indelebile della Repubblica di Weimar. Ma un ruolo non secondario l’ha svolto anche il tessuto culturale di un popolo unito da secoli e permeato di etica calvinista del lavoro, per cui la ricchezza guadagnata legittimamente è segno della benevolenza divina e la ricchezza e la prosperità derivano solo dalla costante abnegazione e dalla produzione sempre più efficiente. E che buona parte della ricchezza guadagnata venga reinvestita di nuovo e costantemente, spiega la minore ricchezza privata dei Tedeschi rispetto a quella accantonata da noi Italiani.

In pratica, credo che, se non è importante e necessario l’intermediario tra l’individuo ed il Padreterno, come non lo è per Protestanti e Calvinisti, non è neppure fondamentale cosa funga da intermediario nello scambio economico. L’importante è che avvenga lo scambio di prodotti di valore fatti da lavoro di qualità. Innovazione e produttività.

Molto diversa la nostra storia, fatta di lunghe e continue dominazioni straniere, di costante e necessario adattamento rassegnato al Potere di turno, di divisioni e diversificazioni territoriali. Una condizione che dopo l’Unità d’Italia ha continuato ad influenzare l’atteggiamento e la mentalità da sudditi timorosi, servi sciocchi o furbi profittatori nei confronti dell’intermediario di turno tra le aspirazioni e le loro realizzazioni concrete. Una mentalità più che identitaria, direi intimamente statalista e collettivista, il fascismo/comunismo come dna di un popolo da secoli soggiogato e questuante, che tiene famiglia.

Ed anche nel nostro caso la religione ha svolto il suo ruolo. L’intermediario col trascendente diventava concretamente la richiesta mediata dal prete di paese al Potere. Il diritto come concessione. E quanto era ed è importante l’intermediario! Come oggi lo Stato, la politica, la burocrazia sono l’intermediario tra, per esempio, il lavoro ed il posto di lavoro, tra l’imprenditore e l’appalto. Ecco, in questa ottica, la ragione dell’abuso del fiat-money nel nostro caso ed in quello di realtà simili alla nostra. Il mezzo di intermediazione, di scambio, è la chiave, non importa se disonesta, per la prosperità e chissenefrega se non è strumento di libero mercato, ma strumento politico, del Potere. Ecco spiegato il trasformismo del sistema all'interno della continuità come cifra politica. Ecco perché la corruzione domina la scena politico-economica. Ecco perché la deresponsabilizzazione dello stato sociale ha trovato consenso promettendo sicurezza in cambio di una libertà comoda solo per approfittare dei propri agganci col potere e dei propri privilegi. Ecco perché funzionano ancora le balle della sovranità monetaria da riconquistare, dell’inflazione monetaria benefica e del debito pubblico come ricchezza nazionale. Ecco perché si guarda sempre al mezzo, anche se è solo un mezzuccio, per trovare una soluzione, per conseguire un fine.

Mi fermo qui.

Troverete voi lettori il modo di ampliare ancora queste riflessioni, se convincenti come punto di partenza. Per esempio, pensate agli Americani ed al loro dollaro, a come era stato concepito ed a cosa è diventato.

Sono partito dal sound-money e dal fiat-money, e concludo azzardando la definizione di sound-people per i Tedeschi e di sound-market per il loro sistema produttivo, nonostante i campioni nazionali dell’industria e della finanza siano stati, anche da loro, sostenuti e tutelati a livello centrale. E la definizione assai meno dignitosa di fiat-market, per la nostra imprenditoria clientelare e corporativa, e di fiat-people per la nostra gente. Manipolata e manipolabile come il fiat-money che, forse, le si confà antropologicamente, che l’ha condotta sin qui e ne ha determinato il destino inevitabile, ma non nuovo, di schiava rassegnata o plaudente del Potere di turno.

Una vera rivoluzione antropologica potrà avvenire solo quando, chissà quando, la nostra gente comincerà a recuperare la fiducia in sé stessa a livello individuale, non avrà più paura di accettare le proprie responsabilità e così, inevitabilmente, ritroverà la propria ed autentica libertà. Libertà da ogni Potere.


giovedì 24 luglio 2014

E se avessero creato uno stato che nessuno userà più?

Il più grande vantaggio che il libero mercato offre agli individui, è quello di potersi incontrare e stringere volontariamente un accordo per migliorare le proprie condizioni. Sebbene esistano differenze economiche tra di loro, questo non ferma gli individui dal soddisfare i propri bisogni ignorando tale fatto. Certo, le persone ricche possono stringere accordi con altre persone ricche, ma stringono accordi anche con persone "povere". Pensate ai giardinieri, alle babysitter, ai cuochi. Dal punto di vista sociale, vivono separati; dal punto di vista economico, lavorano insieme. Entrambi ci guadagnano, ed è questa la meraviglia del libero mercato. Un giorno, coloro assunti dalla gente ricca potrebbero avere abbastanza referenze e risorse da poter avviare un'azienda tutta loro ed "elevarsi" socialmente. Quando invece si fa ricorso alla violenza dello stato si vengono a creare barriere tra le varie classi: i poveri spronano lo stato a ridistribuire la ricchezza e diventano invidiosi dei ricchi; questi ultimi, per difendersi, cercano di organizzarsi politicamente per rispondere agli attacchi dei primi. L'unica cosa che li spaventa è che anche i poveri si organizzino politicamente. Minacce e paura vanno così a governare quello che prima era un ambiente pressoché pacifico e dedito alla cooperazione. La libera volontà, infatti, va a beneficio di tutte le classi sociali. Quando, invece, una classe manda un agente del governo a bussare alla porta di un'altra classe, potete star sicuri che il futuro sarà costellato da meno cooperazione e più conflitto.
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di Jeffrey Tucker


Ho chiesto ad un mio amico in Cina come funzionassero le poste. La sua risposta è stata rivelatrice: esiste un sistema postale statale, China Post. E' una grande burocrazia che si muove alla vecchia maniera. Le sue origini risalgono al 1870.

Ma oggi, quasi più nessuno pensa di usarla. Rimane lì. Le filiali postali sono qua e là, e vari burocrati vi bazzicano dentro. Invece quasi tutte le persone e aziende si rivolgono ai servizi privati. Ce ne sono decine, addirittura centinaia, tutti specializzati in qualche altro tipo di servizio. Ogni settimana ne spuntano di nuovi.

Perché la gente li usa? I servizi privati dispongono della tracciabilità. Sono veloci. Prendono la consegna da qualsiasi luogo e la portano a destinazione quasi istantaneamente. Sono incredibilmente competitivi, quindi i prezzi sono in costante calo. E' un mercato in forte espansione che al confronto quello statale è ridicolo.

Questi imprenditori, che hanno innovato nonostante i monopoli e le normative vigenti, hanno creato maggiori opportunità, prosperità e libertà. Le persone non sono più legate alle scelte dello stato. Possono lasciare il sistema e trovare nuovi e migliori modi di vivere. Questo è ciò che significa essere liberi.

Eppure il governo cinese va avanti facendo sempre meno. Per quanto tempo può mantenere viva la farsa? Probabilmente molto tempo. Forse anche di più. Ma i suoi servizi diventeranno obsoleti, ingestibili, inefficaci, irrilevanti per la vita delle persone e, quindi, costantemente minacciati di chiusura.

Negli Stati Uniti sta accadendo qualcosa di simile. Il servizio postale è in continua remissione. Le varie filiali vengono chiuse. Il servizio si sta riducendo. A volte si allea con i servizi privati, e talvolta si limita solamente a schiacciare i concorrenti — qualsiasi cosa pur di sopravvivere un altro giorno.

Privato e pubblico continuano ad esistere fianco a fianco. Ma chi è favorito dalla direzione della storia? I servizi che rendono la vita migliore sopravvivono, gli altri perdono energia e muoiono, anche quando sono finanziati dallo stato.

Lo stato può prolungare una funzione inutile, ma non per sempre. La tecnologia è una forza inesorabile. Il governo può rallentarla, ma non può fermarla. Il settore privato continua a sorprendere sempre di più, mentre i servizi statali — in tutto il mondo — continuano a peggiorare.

Il trend si sta diffondendo. Sta colpendo il settore del trasporto: i monopoli di stato vengono frantumati da parvenu privati​​. Sta accadendo nella comunicazione, dove, nel giro di pochi decenni, siamo passati da scatole parlanti di proprietà dello stato ad una conoscenza a portata di mano nelle nostre tasche.

Sta accadendo all'istruzione (raramente l'istruzione pubblica è la prima scelta), alle pensioni (nessuno sotto i 50 crede più a quelle statali), alla sanità (dove quella statale è sinonimo di scandalo) e alla sicurezza (anche lo stato ora ingaggia servizi privati).

In ogni ambito della vita, il trend è evidente ed è intensificato dalla rivoluzione digitale, la quale ha aperto una nuova frontiera agli imprenditori affinché innovino al di fuori del sistema statale. Le innovazioni sono diventate essenziali per la nostra vita.

Grazie alle app, per esempio, possiamo ascoltare la musica, impostare i nostri modelli di riposo, navigare per le mappe delle città, suonare uno strumento musicale; il tutto dai nostri telefoni cellulari. Grazie ai siti web peer-to-peer, possiamo vendere la nostra roba, affittare una stanza in più a casa nostra, affittare un'auto, frequentare lezioni con grandi maestri — o possiamo fare il contrario: comprare roba, trovare una camera, essere pagati per guidare, o insegnare. Gli strumenti per fare tutte queste cose vengono distribuiti a tutti, bypassando completamente gli stati.

Questo è un percorso molto più efficace verso la libertà rispetto alla via che passa dalla politica convenzionale. In tutto il mondo le persone soffrono sotto il peso della pianificazione centrale, della regolamentazione, della tassazione elevata, degli ostacoli al commercio e dei monopoli sull'educazione, sulle banche, sul denaro e su tanti altri settori. Le persone chiedono a gran voce più spazio per respirare, creare e servire. Ma come si arriva da qui a lì? L'innovazione è il percorso produttivo che sta facendo la differenza.

Facciamo un passo indietro ed esaminiamo una questione fondamentale: perché lo stato dovrebbe fornire un qualche servizio? Perché l'elite politica ed i suoi burocrati debbono prendere i nostri soldi per vivere a nostre spese? Perché si prendono la briga di fingere di fare qualcosa per noi come proteggerci, darci sicurezza, pulire l'ambiente, difenderci dai cattivi, amministrare la giustizia ed impedirci di comportarci in modo autodistruttivo?

Lo stato farebbe meglio a non fare nulla di tutto ciò. Invece di far finta di fare cose gloriose per noi, sarebbe molto meglio se si comportasse come un parassita in modo esplicito.

Ma ecco il problema. Gli stati hanno bisogno del sostegno delle persone, come minimo tacitamente. Nessun governo può governare solo con la forza. Il controllo è strettamente dipendente dai cuori e dalle menti. E' quel profondo impegno culturale nei confronti dello stato e di un governo della minoranza sulla maggioranza, che assicura stabilità allo stato e tiene a bada sconvolgimenti e rivoluzioni. Questa è la ragione fondamentale per cui lo stato continua a definirsi indispensabile.

Ma guardate cosa succede quando lo stato non è più così meraviglioso, quando i suoi sistemi di sicurezza, i sistemi bancari, i sistemi monetari, i sistemi educativi, i sistemi normativi, i programmi di pensionamento, le burocrazie ambientali e del lavoro sono poco efficienti rispetto a quello che può essere realizzato al di fuori della sua sfera d'azione. La gente, per una questione di interesse personale, si allontana da ciò che non funziona verso ciò che funziona.

Possono anche aver costruito lo stato, ma non possono costringere le persone ad usarlo, soprattutto se esistono alternative migliori. Ci sono migliaia e milioni di modi per lasciare il leviatano oggi. Ci circondano: da Uber taxi a Bitcoin, all'homeschooling, ai servizi medici privati, ​​alle farmacie online, alla conservazione ambientale privata​​.

Dite il nome di un qualsiasi servizio apparentemente essenziale che lo stato ha offerto nel XX secolo e potete dire il nome di un'alternativa privata più economica, più efficace, più innovativa e più accessibile. Non c'è nulla che gli stati possono fare che i mercati non sappiano fare meglio. La traiettoria attuale della tecnologia sta confermando questo punto, più volte.

Il risultato è l'instabilità politica. Un cambiamento di paradigma. L'obsolescenza del settore pubblico. La crescente irrilevanza del potere. Sempre meno dipendenza, e quindi meno fedeltà, verso una struttura di potere coercitivo e di conseguenza sempre più affidamento verso strutture culturali, economiche e sociali che la società crea per sé stessa. La tolleranza per la tassazione, la schiavitù, l'annullamento della privacy, la regolamentazione e la guerra sta cominciando a declinare. Alla fine morirà, perché è insostenibile senza il sostegno pubblico. Questa è la storia di come la libertà umana prevarrà sulla tirannia. Potrebbe essere la storia del nostro futuro a breve termine.

Si tratta di un percorso pacifico. Non è un percorso certo, ma guardando al mondo di oggi, rappresenta uno dei più produttivi per quanto riguarda i bisogni umani e soprattutto quello più temuto dall'élite politica. L'élite al potere non se ne andrà senza lottare, ma combatterà sempre di più queste persone che stanno già scoprendo un modo migliore di vivere.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


mercoledì 23 luglio 2014

La pianificazione centrale dei banchieri centrali





di Gary North


Uno dei problemi che affronta chi critica il Federal Reserve System, è che viene considerata come una persona senza alcuna competenza in materia monetaria e bancaria.

In un articolo del 2009, l'Huffington Post ha descritto in modo molto dettagliato il numero di persone con dottorati in economia impiegati dal Consiglio dei Governatori del Federal Reserve System. Questo è il ramo del governo nella Federal Reserve. Non è una delle 12 banche regionali Federal Reserve, le quali sono tutte di proprietà privata. Quando uscì l'articolo il Consiglio dei Governatori aveva 220 economisti a tempo pieno nel suo personale. L'autore cercava di scoprire quanti economisti fossero a libro paga delle 12 banche regionali, ma non ci riuscì. Queste sono le istituzioni principali. Ognuna di loro pubblica una propria rivista mensile.

Se parliamo del numero di persone con dottorati in economia che si specializzano in materia monetaria e bancaria a livello nazionale, ce ne possono essere fino a 1500, ma potrebbero essere anche 1000. Ad ogni modo, questo accadeva nel 2009. Quindi stiamo parlando di una situazione in cui circa un terzo di tutti gli specialisti del settore, sono impiegati in qualche ramo della Federal Reserve. Ma questa è solo la punta dell'iceberg. La Federal Reserve offre anche contratti part-time. Mette da parte quasi mezzo miliardo ogni anno per pagare gli economisti. E' una quantità enorme di denaro che scorre nella direzione di una singola professione.

L'articolo conclude che la Federal Reserve ha praticamente acquistato il controllo del campo. Quasi nessuno contesta la Federal Reserve in modo serio.

Ecco una situazione in cui l'agenzia che controlla la politica monetaria per gli Stati Uniti ha una quantità illimitata di denaro per comprare il sostegno, la conformità o il silenzio di quel segmento di economisti che si specializza in materia monetaria e bancaria. La Federal Reserve riesce a conservare tutti i soldi che vuole per le sue operazioni. Tutto il denaro non utilizzato per questo scopo deve tornare indietro al Dipartimento del Tesoro, ma non risponde né al Congresso né al Tesoro su come spende i suoi soldi. Ciò significa che la Federal Reserve ha essenzialmente fondi illimitati per acquistare quei critici che potrebbero mettere in discussione la sua politica.

La Federal Reserve è un cartello. Essa opera a vantaggio di un numero relativamente piccolo di banche, probabilmente meno di due dozzine, che come minimo inglobano l'80% di tutti i depositi bancari negli Stati Uniti. In realtà, la Federal Reserve sta trattando solo con una dozzina di queste enormi banche. Essa non risponde alle 7,000 piccole banche. Non hanno alcun peso. Hanno così pochi depositi, rispetto ai giganti, che se sopravvivono o meno non importa al Federal Reserve System.

Questa organizzazione è davvero intoccabile oggi. Non è mai stata sottoposta ad un audit da parte di un organismo indipendente da essa, sebbene suddetto audit sia solo un miraggio. Nessuno sa quanto oro abbia in deposito. Nessuno sa quanti debiti o crediti abbia nei confronti di questo oro. In altre parole, l'agenzia principale che controlla l'ente economico centrale nella società moderna, ovvero il sistema bancario commerciale, è al di là del controllo della maggior parte di queste banche ed è al di là del controllo del Congresso. Nessun presidente osa contestare il Federal Reserve System.

In queste circostanze, quale possibile effetto possono avere le critiche al di fuori della Federal Reserve? Lo sappiamo: nessuno. Se il Congresso, che si suppone sia in carica, non ha i voti necessari per ottenere un audit della Federal Reserve da parte del Government Accountability Office, allora la Federal Reserve è veramente indipendente dal governo. Può assecondare una particolare amministrazione presidenziale, ma non è obbligata.

Non credo che esista una qualsiasi altra istituzione negli Stati Uniti, che abbia questo grado di autonomia dal governo. Si proclama indipendente dal governo. E' lodata nei libri di testo perché è indipendente dal governo. Non sono a conoscenza di nessun'altra istituzione negli Stati Uniti, la cui fama principale è quella di essere indipendente dal controllo del governo. Nei libri di testo scritti da autori di sinistra che vogliono imbrigliare, o come minimo regolamentare, ogni aspetto dell'economia capitalistica, tutti alzano le mani quando si parla del Federal Reserve System. In questo caso, si tirano indietro dalla loro posizione ideologica e sostengono che il grande vantaggio della Federal Reserve è la sua indipendenza dalla politica. Questo è del tutto in contraddizione con la linea politica della sinistra americana, eppure non ci sono molte deviazioni da questa linea di partito.

E' un sistema arcano. Quasi nessuno capisce come funziona. Si suppone che nessuno capisca come funzioni. Coloro che pubblicano i propri articoli illeggibili sulle riviste delle Federal Reserve regionali, non arrivano mai al cuore del sistema. Non scriveranno una chiara spiegazione di quello che rappresentano le riserve in eccesso. Non troverete una spiegazione di come sia possibile che, sin dalla fine del 2008, le riserve in eccesso siano salite di quasi $3 bilioni, quando queste riserve erano praticamente inesistenti prima del 2008. Non esiste discussione su questo argomento. È il fatto centrale della politica monetaria di oggi: ancora non viene dibattuta apertamente. Questo tipo di silenzio non è casuale. E' imposto.

Se l'istituzione centrale di un'economia è il sistema monetario, e questa istituzione è controllata da un cartello creato dal governo, e questo cartello è indipendente dal governo, allora quale possibile occasione avrebbe la popolazione per rivendicare la propria libertà negli affari monetari? La risposta è ovvia: nessuna.

Se si considera il fatto che il Federal Reserve System è la banca centrale tra le varie banche centrali del mondo, almeno per il momento, si inizia a capire come una piccola manciata di persone, che si occupano di un istituto che è al di là del controllo politico e la cui proprietà è nascosta rispetto alle 12 banche regionali, possa essere al comando dell'economia. Questa è la pianificazione centrale. Dovremmo chiamarla per quello che è. Nessun governo socialista in Occidente ha mai avuto lo stesso grado di potere su tutta l'economia come quello che ha il Federal Reserve System negli Stati Uniti. Non sto parlando dell'Unione Sovietica o della Cina comunista. La Federal Reserve non è mai stata in una posizione per poter far arrestare persone nel bel mezzo della notte e giustiziarle. Ma se si sta parlando di pianificazione centrale sull'istituzione centrale dell'economia, questa è la vera pianificazione centrale. E' autorizzata dal governo federale, ma non è controllata dal governo federale.

In altre parole, le economie occidentali sono economie pianificate centralmente. Non vengono definite così, ma questo è quello che sono. Non sono pianificate centralmente dal governo, ma da un cartello che rappresenta circa una dozzina di banche. I libri di testo di economia non discutono di questo aspetto.

Ci sono alcuni critici del sistema sia a destra che a sinistra, e c'è il vecchio movimento populista che è stato critico fin dall'inizio nei confronti della banca centrale. Dal punto di vista politico propenderei ad inquadrare questo movimento nella sinistra, ma dal punto di vista sociale penso che faccia riferimento alla destra. E' rappresentato in questi giorni da Ellen Brown. Che una persona con scarsa conoscenza economica come Ellen Brown possa diventare il portavoce principale del movimento populista, è indicativo di quanto sia compromessa la situazione della popolazione. Lei non ha alcuna influenza. Le ho risposto qui.

Andare contro la Federal Reserve oggi, è davvero un atto suicida dal punto di vista politico. La FED è davvero intoccabile.

Le persone nella FED pensano di sapere quello che stanno facendo. Ma questa è un'organizzazione che, dal 1914 al 2008, ha accumulato $800 miliardi di debito del Tesoro. Lo ha fatto attraverso due guerre mondiali. Lo ha fatto nella Grande Depressione. E poi, in un periodo di cinque anni, ne ha aggiunto $3.2 bilioni al suo portfolio. Questa non è la risposta di un gruppo di professionisti che sa quello che sta facendo. Questa non è la risposta di un gruppo di tecnici che ha un piano per dirigere l'economia. Questo è il Keystone Cops. Eppure queste persone sono davvero responsabili della politica monetaria, il che significa che sono responsabili dell'ampiezza del ciclo economico. Non possono sopprimerlo definitivamente, ma possono fare molto, molto peggio. Possono contenere il disastro, ma non possono evitarlo. L'abbiamo visto nel 2008 e nel 2009. Ci sarà un altro evento simile, purtroppo di maggiore entità.

Allora la domanda sarà questa: chi rappresenterà i critici della Federal Reserve? Ci saranno milioni di critici a quel punto. La Federal Reserve può correre, ma non può nascondersi. Sarà lasciata con un pugno di mosche in mano. Verrà incolpata per il ciclo. Non sfuggirà alla critica la prossima volta. L'unico problema è che non è chiaro quali critici della Federal Reserve guadagneranno l'orecchio del pubblico, e non è chiaro se il Congresso ascolterà effettivamente gli elettori. Il settore bancario centrale è il cuore dell'economia moderna, ed è un organo di pianificazione centrale che sta tentando di controllare la vita di diversi miliardi di persone in tutto il mondo. Questo può andare avanti per un po', ma non può andare avanti a tempo indeterminato.

Non sappiamo che cosa potrebbe sostituire le banche centrali, ma sappiamo questo: la magnitudine del prossimo fallimento non potrà essere nascosta. La prossima volta, o forse quella dopo ancora, il pubblico capirà che la Federal Reserve è la causa del problema, e che deve essere abolita. Milton Friedman giunse infine a questa conclusione dopo aver difeso la legittimità delle banche centrali in quasi tutta la sua carriera. Alla fine rinunciò: http://bit.ly/FriedmanFed

Le persone si arrabbiano per la Federal Reserve. Non fa bene arrabbiarsi. Non è possibile modificare il sistema nelle circostanze attuali. Ma, ad un certo punto, la pianificazione centrale farà ciò che la pianificazione centrale fa sempre, e cioè, mandare in crash l'economia. A quel punto è molto probabile che i critici della Federal Reserve se la prenderanno coi burocrati, nonostante abbiano dottorati di ricerca in economia. Saranno lasciati con un pugno di mosche in mano. Saranno lasciati con la colpa della crisi, che hanno creato loro tra l'altro. In quel momento vedremo ciò che la popolazione vuole davvero.

Il mio timore è che la popolazione accetterà che il Congresso possa intervenire per prendere in consegna la Federal Reserve. Questa sarebbe una vera catastrofe. Vedremo se la gente crede davvero nel libero mercato. E' il nostro lavoro come critici della pianificazione centrale, e anche come critici dell'inflazione monetaria, di far avverare la migliore situazione possibile.

La scuola austriaca avrà la chance migliore, perché è stata la più coerente e si è sempre opposta alle banche centrali. Ciò risale al libro di Ludwig von Mises pubblicato nel 1912, The Theory of Money and Credit, in cui attaccò l'idea di una banca centrale. Ma durante la fase di cambiamento, ci sarà molto dolore. Ci saranno un sacco di disoccupati che non capiranno perché saranno disoccupati. Ci saranno impressionanti perdite nei mercati azionari, le quali faranno impallidire quelle avvenute nel 2008-2009. La Federal Reserve sembra intoccabile oggi, e lo è. Ma questo tipo di potere porta sempre ad un fallimento del mercato. Il nostro compito è di rendere certo che, la prossima volta che succederà, il Federal Reserve System non se la caverà a buon mercato.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


martedì 22 luglio 2014

Come il Giappone s'è mangiato i suoi risparmi: La distopia keynesiana in tutto il suo orribile splendore

"Tante grazie Mr. Abe", molto probabilmente è questo quello che molti speculatori staranno sogghignando mentre possono sguazzare in lauti profitti grazie alle sciocchezze propugnate da sedicenti salvatori della patria... i quali altro non sono che semplici cialtroni ansiosi di infilare le loro sudice mani nelle tasche dei contribuenti (giapponesi). E' così che quindi possiamo riassumere la politica espansiva inaugurata dalla nuova gestione pianificatrice in Giappone, grazie alla quale i prezzi dei beni importati schizzano in alto ed i salari ristagnano alla grande. A cosa è servito, quindi, inondare i mercati con tutta questa liquidità? Sovvenzionare situazioni ben peggiori. Come ad esempio l'Europa. In questo modo i grandi player (es. banche commerciali, hedge fund, fondi pensione, ecc.) hanno potuto prendere in prestito yen a prezzi ridicoli ed acquistare bond italiani o spagnoli che rendevano molto. Scommettendo sul deprezzamento dello yen, non solo hanno fornito un salvagente ad entità in bancarotta, ma si sono garantiti una vincita facile staccando profitti miliardari. Hanno cavalcato la bolla dei bond statali aiutando a far calare drasticamente i rendimenti obbligazionari di quei paesi in seria difficoltà, e ora possono rivenderli in virtù del loro status di "investimenti sicuri" (tante grazie zio Mario e Basilea III) e ricomprare yen. Essendo questi grandi player in estrema sintonia con la leva finanziaria, ciò significa lauti profitti. Ma non è finita qui, perché come se non bastasse tasse e spesa del governo stanno torturando quel che rimane di quel barlume di sanità finanziaria che il Giappone pareva aver flebilmente riacquistato durante i cosiddetti "decenni perduti". O beh... potrebbe andare peggio, no? Certamente! Infatti sta andando peggio proprio adesso.
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di David Stockman


Finanziariamente parlando, il Giappone sta rapidamente diventando una distopia keynesiana. Tutta la sua economia è ormai ostaggio di una bomba fiscale ad orologeria. Vale a dire, il debito pubblico che supera già il 240% del PIL e che sta crescendo rapidamente, poiché nemmeno il recente aumento dell'imposta sulle vendite (dal 5% all'8%) si avvicina a colmare il gap fiscale. Inoltre, anche con il tasso dei titoli statali assurdamente basso e truccato dalla BOJ (allo 0.6%), quasi il 25% delle entrate pubbliche viene assorbito dal pagamento degli interessi.

Ora arriva il colpo di grazia. Il tasso dei risparmi del Giappone è crollato (vedi sotto) e il tanto decantato surplus delle partite correnti è quasi pronto a sparire. Questo significa che i conti del Giappone con il resto del mondo finiranno in una "terra finanziaria di nessuno"; sarà costretto a liquidare progressivamente i suoi investimenti all'estero per pagare i suoi conti attuali — un surplus costruito nel corso degli ultimi 50 anni. Ma questo ridurrà anche i guadagni esteri e quindi espanderà il crescente deficit del Giappone.

Di conseguenza, per finanziare i suoi "deficit gemelli" dovrà attrarre enormi quantità di capitali stranieri per i decenni a venire — un imperativo che richiederà un aumento devastante dei tassi di interesse, forse più in alto del 4% secondo un esperto:

Il rendimento del decennale giapponese, ora intorno allo 0.6%, potrebbe salire al 4% — un livello non visto sin dal marzo 1995 — qualora il saldo delle partite correnti dovesse finire in deficit mentre il debito pubblico eclisserebbe i risparmi della nazione, ha detto Toshihiro Nagahama, capo economista presso il Dai-ichi Life Research Institute.

Inutile dire che se i costi dei debiti fiscali del Giappone dovessero aumentare anche meno di quella cifra, sarebbe game over lo stesso. Le spese per gli interessi assorbirebbero praticamente il 100% delle entrate attuali, costringendo il governo ad aumentare sempre di più le tasse. Un esperto citato nell'articolo di Bloomberg dice che sarebbe necessaria una imposta sulle vendite del 20% — quasi il triplo del livello attuale — per abbattere il mostro fiscale che nascerebbe dalla normalizzazione del tasso di interesse.

"A meno che il governo non aumenti l'IVA al 20% o approvi una riforma drastica della spesa sociale, questo scenario è altamente probabile", ha detto Ogawa. "Tassi di interesse più alti scoraggeranno gli investimenti di capitale interni e stimoleranno lo spostamento della produzione all'estero, aumentando il numero di disoccupati."

La citazione qui sopra ci dice perché la distopia keynesiana rappresenta una descrizione calzante di ciò che sta emergendo in Giappone; e perché impersoni l'orrore finanziario che si sta palesando qui da noi da un decennio o due a questa pate.

Come indicato in precedenza, l'alternativa ad un terribile aumento dell'imposta sulle vendite è "una drastica riforma della spesa sociale". Ma quest'ultima non è nemmeno una possibilità remota. La popolazione del Giappone si sta riducendo e sta invecchiando rapidamente, al punto che presto diventerà un arcipelago di case di riposo.

Il tasso di risparmio del Giappone, come illustrato di seguito, è sceso da oltre il 20% nel corso degli anni '70 e '80 (il suo periodo di massimo splendore come potenza esportatrice) al solo 3% di oggi. Quando la popolazione pensionata del Giappone raggiungerà quasi il 40% di quella totale nei prossimi anni, questo tasso diventerà ovviamente negativo poiché le famiglie intaccheranno i risparmi per sopravvivere.




Cosa è successo all'enorme surplus nel risparmio del Giappone? Il governo l'ha preso in prestito! E sprecato in massicci progetti di stimolo keynesiani che hanno tenuto il LDP al potere per decenni, costruendo ponti e autostrade verso il nulla che non saranno di alcuna utilità per la colonia di pensionati.

E l'invecchiamento demografico ha un effetto determinante sulla popolazione del Giappone in età lavorativa. In pochi anni quella che era un popolazione in età lavorativa di 88 milioni è scesa a 79 milioni; e scenderà al di sotto dei 50 milioni di persone nei prossimi due decenni.

Quello che gli stregoni keynesiani (che hanno consigliato al Giappone di sprofondare in stimoli fiscali dopo la crisi finanziaria del 1989-1990) non hanno spiegato, è come questo inesorabile calo della popolazione lavorativa possa portare sulle sue spalle l'onere fiscale di un enorme debito pubblico.

Eppure non c'è altra via d'uscita dalla trappola del debito keynesiana in cui è finito il Giappone. Al peggioramento delle partite correnti, come mostrato di seguito, la necessità di importare capitali per finanziare il divario porterà alle stelle i tassi di interesse. L'onere sui contribuenti giapponesi diventerà schiacciante.






Il grafico qui sotto dovrebbe essere incollato sulla fronte di ogni membro del Congresso degli Stati Uniti. Quando la spirale del debito va troppo oltre — diventa una trappola finanziaria devastante. E non può essere risolta con la stampa di soldi perché se portata all'estremo — anche per la cosiddetta valuta di riserva mondiale — distruggerà completamente il sistema monetario.

Inoltre non dovreste dimenticare che la drastica degenerazione delle finanze pubbliche del Giappone è accaduta in tempo reale — in meno di due decenni dopo che la sua leadership ha preso una cantonata fiscale dopo l'altra a causa della burocrazia keynesiana nel Tesoro degli Stati Uniti, nel FMI, nell'OCSE e altrove. E questo è chiaramente un caso di cattive idee importate dall'estero. La generazione di funzionari che ha assistito al miracolo post-guerra del Giappone può anche essere stata irrimediabilmente attratta da modelli insostenibili di matrice mercantilista, ma non era credente nel debito e nella spesa keynesiana.

Lo so per esperienza personale, per aver trattato con la burocrazia giapponese durante i primi giorni dell'amministrazione Reagan. Erano scioccati di come l'America potesse prendere parte ad un immenso gioco d'azzardo tagliando drasticamente le tasse prima di ridurre la spesa interna ed i finanziamenti alla difesa.

Questo era allora — in un momento in cui il debito del Giappone era sotto il 50% del PIL, nonostante due decenni di sviluppo economico interno direzionato dallo stato. Eppure solo un decennio più tardi — dopo essere stati penalizzati per aver lasciato apprezzare drasticamente lo yen in seguito agli Accordi del Plaza del 1985 — il loro modello di mercantilismo è andato in frantumi allo scoppio di una grande bolla finanziaria.

Così, lasciati completamente alla deriva, erano ansiosi per la visita di vigili del fuoco keynesiani come i professori Bernanke e Summers. Il Giappone ha poi lanciato il più grande esperimento keynesiano di stimolo fiscale mai immaginato. I risultati catastrofici parlano da soli ed evidenziano marcatamente come le cattive idee possono provocare enormi danni una volta che vengono abbracciate dalla macchina dello stato.




[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/