mercoledì 29 febbraio 2012

La Natura e l'Origine del Denaro

Ieri è stato il 172° anniversario della nascita di Carl Menger, esimio fondatore della Scuola Austriaca d'economia. Nonostante anche Bohm-Bawerk fosse un esponente cardine di tale Scuola, la pietra su cui è stato fondato l'Austrismo rimane scolpita col nome di Menger. Il suo lavoro del 1871 rivoluzionò il modo in cui gli economisti avrebbero considerato valore e prezzi attraverso l'introduzione della teoria dell'utilità marginale. In questa traduzione in "onore del suo ricordo," propongo un argomento che ormai la maggior parte delle persone dà per scontato o ignora totalmente: l'origine del denaro. Sconnesso dalla realtà, il denaro è solo l'ombra della sua reale essenza; un balocco in mano alle autorità monetarie centrali con cui potersi concedere degli eccessi, portando l'intera società allo sfascio ed alla distruzione della divisione del lavoro. L'annientamento di secoli di progresso. Queste autorità, che popolano le banche centrali, sono dei credenti attivi al dogma Keynesiano ed attraverso le operazioni monetarie soddisfano i bisogni di finanziamento della classe politica. E mentre il libero mercato viene incolpato per il casino economico che si sta consumando davanti ai nostri occhi, non può esistere libero mercato se il denaro è controllato e manipolato dallo stato. Menger ci ricorda un concetto da tempo dimenticato: non abbiamo bisogno dello stato per avere una moneta solida ed un'economia solida.
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di Carl Menger



Estratto da Principles of Economics [testo online], Capitolo VIII, 1871

NEI PRIMI STADI del commercio, quando gli individui sono solo economizzatori che lentamente vengono a conoscenza dei vantaggi economici che possono derivare dallo sfruttamento delle opportunità di scambio esistenti, la loro attenzione è, in linea con la semplicità di tutte le origini culturali, diretta solo alla più evidente di queste opportunità.

Nel considerare i beni che si acquistano in commercio, ogni uomo tiene conto unicamente del loro valore d'uso che ha per lui. Quindi, le operazioni di scambio che vengono effettivamente svolte si limitano naturalmente a situazioni in cui gli individui economizzatori hanno beni in loro possesso che secondo loro hanno un valore d'uso più piccolo rispetto ai beni in possesso di altri individui economizzatori che apprezzano gli stessi prodotti in modo inverso. A ha una spada che per lui ha un valore d'uso più piccolo rispetto all'aratro di B, mentre per B lo stesso aratro ha un valore d'uso minore rispetto alla spada di A — all'inizio del commercio umano, tutte le operazioni di scambio erano effettivamente svolte e limitate a casi di questo tipo.

Non è difficile vedere che il numero di scambi effettivamente realizzati dovevano essere strettamente limitati a queste condizioni. Quanto raramente accade che un bene in possesso di una persona ha per lui un valore d'uso inferiore rispetto ad un altro bene di proprietà di un'altra persona che valuta questi beni esattamente nella direzione opposta! E anche quando questo rapporto è presente, quanto ancora più rare devono essere le situazioni in cui le due persone si incontrano! A ha una rete da pesca che vorrebbe scambiare per una certa quantità di canapa. Affinché egli sia davvero in grado di effettuare questo scambio, non solo è necessario che ci sia un altro individuo economizzatore, B, che sia disposto a dare una quantità di canapa corrispondente ai desideri di A per la rete da pesca, ma anche che i due individui economizzatori, con questi desideri specifici, si incontrino. Supponiamo che l'Agricoltore C abbia un cavallo che vorrebbe scambiare per un certo numero di attrezzi agricoli e vestiti. Quanto è improbabile che troverà un'altra persona che ha bisogno del suo cavallo ed è, allo stesso tempo, disposto e in grado di dargli tutti gli strumenti e vestiti che desidera avere in cambio!

Questa difficoltà sarebbe insormontabile, ed avrebbe seriamente ostacolato i progressi nella divisione del lavoro, e soprattutto nella produzione di beni per la vendita futura, se non ci fosse stata, nella natura stessa delle cose, una via d'uscita. Ma nella loro situazione c'erano elementi che in tutto il mondo hanno portato gli uomini inevitabilmente, senza la necessità di un accordo speciale o addirittura coercizione del governo, ad uno stato di cose in cui questa difficoltà sarebbe stata completamente superata.

La soddisfazione diretta delle proprie esigenze è il fine ultimo di tutti gli sforzi economici degli uomini. Il fine ultimo delle proprie operazioni di scambio è quindi quello di scambiare i propri prodotti per dei beni che nei propri giudizi hanno valore d'uso. Lo sforzo per raggiungere questo scopo finale è stato altrettanto caratteristico di tutte le fasi della cultura ed è del tutto corretto economicamente. Ma gli individui economizzatori si comporterebbero ovviamente in modo antieconomico se, in tutti i casi in cui questo fine ultimo non può essere raggiunto immediatamente e direttamente, non avessero nemmeno provato a raggiungerlo.

Supponiamo che un fabbro dell'età Omerica abbia plasmato due armature di rame e voglia scambiarle per rame, carburante e cibo. Va al mercato ed offre i suoi prodotti per questi beni. Sarebbe senza dubbio molto contento se incontrasse persone che desiderano acquistare la sua armatura e che, allo stesso tempo, vogliano vendere tutte le materie prime e gli alimenti di cui ha bisogno. Ma deve necessariamente essere considerata una coincidenza particolarmente felice se, tra il piccolo numero di persone che in qualsiasi momento chiedono di acquistare un prodotto così difficile da vendere come la sua armatura, dovesse trovare qualcuno che offre proprio i beni di cui ha bisogno. Renderebbe la commercializzazione dei suoi prodotti o del tutto impossibile, o possibile solo con la spesa di una grande quantità di tempo, se dovesse comportarsi in modo così antieconomico da accettare in cambio della sua merce solo i beni che per lui hanno valore d'uso e non altri beni che, pur avendo nella sua ottica una caratteristica come merce, hanno una maggiore commerciabilità rispetto alla sua merce. Il possesso di queste merci faciliterebbe notevolmente la sua ricerca di persone che hanno solo i beni di cui ha bisogno.

Nei tempi di cui sto parlando, i bovini erano, come vedremo in seguito, la merce più vendibile tra tutte le merci. Anche se il fabbro è già sufficientemente dotato di bestiame per i suoi requisiti diretti, egli agirebbe in modo molto antieconomico se non venderebbe la sua armatura per un numero di bovini aggiuntivi. Così facendo, egli, naturalmente, non sta scambiando le sue merci per beni di consumo (in senso stretto in cui questo termine è opposto a "merci"), ma solo per beni che per lui hanno anche un carattere di merce. Ma per le sue merci meno vendibili ne sta ottenendo altre di maggiore commerciabilità. Il possesso di questi beni più vendibili moltiplica in modo chiaro le sue possibilità di trovare persone disponibili sul mercato che offriranno di vendergli i beni di cui ha bisogno. Se il nostro fabbro riconosce correttamente il suo interesse individuale, dunque, sarà indotto naturalmente, senza costrizioni o qualsiasi accordo speciale, a dare la sua armatura per un corrispondente numero di bestiame. Ottenuti in questo modo i prodotti più vendibili, andrà dalle persone al mercato che stanno offrendo rame, carburante e cibo per la vendita al fine di raggiungere il suo obiettivo finale, l'acquisizione attraverso lo scambio dei beni di consumo di cui ha bisogno. Ma ora si può procedere a tal fine molto più rapidamente, più economicamente, e con una probabilità di successo notevolmente migliorata.

Come ogni individuo economizzatore che diventa sempre più consapevole dei propri interessi economici, egli è guidato da questo interesse, senza alcun accordo, senza costrizioni legislative, e anche senza tener conto dell'interesse pubblico, a dare le sue merci in cambio di altre merci più vendibili, anche se non ne ha bisogno per qualunque scopo di consumo immediato. Con il progresso economico, quindi, possiamo osservare in tutto il mondo quel fenomeno in cui un certo numero di beni, in particolare quelli che sono più facilmente vendibili in un dato momento e luogo, diventa, sotto la potente influenza della consuetudine, accettato da tutti nel commercio e, quindi, in grado di essere dato in cambio di qualsiasi altra merce. Questi beni furono chiamati "Geld" dai nostri antenati, un termine derivato da "Gelten", che significa compensare o pagare. Da qui il termine "Geld" nella nostra lingua indica il mezzo di pagamento in quanto tale.

La grande importanza che ricopre la consuetudine nella nascita del denaro può essere osservata immediatamente facendo riferimento al processo, sopra descritto, attraverso il quale talune merci sono diventate denaro. Lo scambio di merci che sono vendibili meno facilmente con quelle di maggiore commerciabilità è nell'interesse economico di ogni individuo economizzatore. Ma le prestazioni effettive delle operazioni di scambio di questo tipo presuppongono una conoscenza del proprio interesse da parte degli individui economizzatori. Essi devono essere disposti ad accettare in cambio delle loro merci, a causa della sua maggiore commerciabilità, un bene che forse è in sé abbastanza inutile per loro.

Questa conoscenza non sarà mai raggiunta da tutti i membri di una popolazione nello stesso tempo. Al contrario, solo un piccolo numero di individui economizzatori riconoscerà in un primo momento il vantaggio finanziario derivante dall'accettazione di altre merci, più vendibili, in cambio di quelle loro ogni qual volta che uno scambio diretto dei loro prodotti per i beni che desiderano consumare è impossibile o altamente incerto. Questo vantaggio è indipendente da un riconoscimento generale di un qualsiasi bene come denaro. Uno scambio di questo tipo porterà sempre, in qualunque circostanza, un individuo economizzatore notevolmente più vicino al suo fine ultimo, l'acquisizione dei beni che desidera consumare.

Poiché non c'è modo migliore in cui gli uomini possono comprendere i loro interessi economici se non con l'osservazione del successo economico di coloro che utilizzano i mezzi giusti per raggiungere i loro scopi, è evidente che nulla ha favorito la nascita del denaro quanto l'accettazione, a lungo praticata ed economicamente proficua, di merci più vendibili in cambio di tutte le altre da individui economizzatori più capaci. In questo modo, la consuetudine e la pratica hanno contribuito non poco alla trasformazione di merci che erano più vendibili in un dato momento in merci che sono divenute accettate, non solo da molti, ma da tutti gli individui economizzatori in cambio delle proprie merci.

Entro i confini di uno stato, l'ordinamento giuridico di solito ha un'influenza sull'aspetto del denaro come merce che, anche se piccola, non può essere negata. L'origine del denaro (in quanto distinta dalla moneta, che è solo una varietà di denaro) è, come abbiamo visto, assolutamente naturale e mostra un'influenza legislativa solo nei casi più rari. Il denaro non è un'invenzione dello stato. Non è il prodotto di un atto legislativo. Anche la sanzione dell'autorità politica non è necessaria per la sua esistenza. Alcune merci sono diventate denaro in modo del tutto naturale, come risultato di rapporti economici che erano indipendenti dal potere dello Stato.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


martedì 28 febbraio 2012

Il Tempo E' Denaro: Capitale ed Interesse

Spesso al centro di grandi dibattiti la teoria dell'interesse è un argomento che appare di difficile comprensione alla maggiore parte delle persone. L'interesse non è altro che il maggior valore che conferiamo agli oggetti presenti rispetto a quelli futuri. Ognuno vuole consumare nel presente piuttosto che nel futuro. Questa comeponente nota come "preferenza temporale", insieme al "rischio" ed alle aspettative sull'inflazione, vanno a costituire il tasso di interesse. E' questo tasso uno dei punti di riferimento fondamentali nel panorama economico, come spiegato anche nella teoria del capitale. Come è ovvio che sia, il governo non deve interferire con il tasso d'interesse di mercato; esso riflette semplicemente il premio che gli individui pongono su un bene presente rispetto ad un bene futuro. Vediamo ora, attraverso una breve biografia di Böhm-Bawerk, come si è generata questa teoria e come una preferenza temporale negativa sia intrinsecamente dannosa per l'uomo.
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di Eugen-Maria Schulak & Herbert Unterköfler


[The Austrian School of Economics: A History of Its Ideas, Ambassadors, and Institutions (2011)]


L'emergente Scuola Austriaca ricevette il sostegno dall'estero anche durante il Methodenstreit. Léon Walras menzionava già ben noti sostenitori della nuova teoria del valore nella prefazione al suo Théorie de la Monnaie (1886). Nelle pubblicazioni in Inglese, anche la teoria soggettivista del valore stava ottenendo sempre maggiore riconoscimento (cfr. Böhm-Bawerk 1889b). Il solo fatto che venne scoperta quasi contemporaneamente da tre autori (Walras, Menger, e Jevons) venne considerata da Böhm-Bawerk la prova concreta della sua veridicità (Böhm-Bawerk 1891/1930, p. 132 n. 1). Al contrario, Gustav Cohn (1840-1919), un sostenitore della Scuola Storica, interpretò questa vivace attività editoriale come la prova che la scoperta dell'utilità marginale costituisse un "magro boccone" che sarebbe stato condiviso da "un certo numero di scopritori con la stessa mentalità" (Cohn 1889, p. 23).

Eppure in pochi mesi, la frase schernitrice "magro boccone" venne confutata in modo impressionante. Nel 1889, i membri della Scuola Austriaca pubblicarono un notevole numero di monografie che offrivano suggerimenti produttivi per un ulteriore sviluppo: Böhm-Bawerk, Positive Theorie des Kapitales (La Teoria Positiva del Capitale); Zuckerkandl, Zur Theorie des Preises ("Sulla Teoria dei Prezzi "); Wieser, Der Natürliche Wert (Il Valore Naturale); Schullern zu Schrattenhofen, Untersuchungen über Begriff und Wesen der Grundrente ("Analisi del Concetto e dell'Essenza dell'Affitto Terriero"), Sax, Neueste Fortschritte nationalökonomischen in der Theorie ("I Progressi Recenti nella Teoria di Economica") e Komorzynski, Der Wert isolirten in der Wirtschaft ("Il Valore nell'Economia Isolata"). Böhm-Bawerk raggiunse di gran lunga l'impatto più duraturo. Con il suo Positive Theory, non solo pose le basi per una teoria "Austriaca" del capitale e degli interessi, ma diede un contributo fondamentale alla reputazione internazionale della Scuola Austriaca. Divenne uno degli economisti più discussi e citati del suo tempo.

Durante un seminario condotto da Carl Gustav Adolf Knies (1821-1898) presso l'Università di Heidelberg, Böhm-Bawerk, come borsista, aveva già attentamente considerato il rapporto tra il presente e il futuro ponendo la domanda: perché un debitore è disposto a pagare l'interesse al creditore per un prestito al di sopra dell'importo del prestito stesso da restituire? Rispose a ciò spiegando che i beni futuri hanno un valore inferiore ai beni presenti, e il risultato è una differenza di valore tra il presente e il futuro: tra prestito e restituzione. Il pagamento e il ritorno sono considerati equivalenti quando la differenza di valore è stata bilanciata da un "quantitativo maggiore", cioè, gli interessi. Senza altre precisazioni, disse che "una creazione auto-indotta del valore del capitale" (citato dopo Yagi 1983, p. 32), renderebbe il rimborso di tali importi economicamente realizzabile per un debitore.

La pubblicazione di Posistive Theory venne preceduta da un'ampia raccolta quasi completa di tutte le teorie consolidate del capitale e degli interessi. Böhm-Bawerk passò al vaglio più di 150 autori e delineò una storia esemplare del dogma, la cui struttura suggerisce che avesse già messo insieme un progetto completo per il suo Positive Theory (cfr. Tomo 1994, p. 92). Die Geschichte und Kritik der Kapitalzinstheorien (1884) (Storia e Critica delle Teorie dell'Interesse) avrebbe fornito alla Scuola Austriaca un ulteriore sviluppo su due piani, in particolare: in primo luogo, Böhm-Bawerk sottopose le teorie socialiste del valore del lavoro di Johann Karl Rodbertus (1805-1875) e Karl Marx (1818-1883) ad una critica dettagliata e di biasimo, gettando così le basi per la critica del Marxismo nella tradizione della Scuola Austriaca (Böhm-Bawerk 1890/1884, pp. 328-392). In secondo luogo, respinse la teoria dell'utilità di Carl Menger, secondo cui l'affitto del capitale è la remunerazione per l'utilizzo impiegato del capitale. L'obiezione di Böhm-Bawerk era che Menger considerava che un "bene" e la "disposizione dei beni" fossero due idee di valore separate, ed avrebbero portato ad un conteggio doppio ed errato (ibid., p. 260). Questa era semplicemente la conseguenza logica della sua definizione del termine "bene", che differiva da quella di Menger e che Böhm-Bawerk aveva appena presentato nella sua tesi di post-dottorato (cf. Böhm-Bawerk 1881/2006, pp. 16-17; Menger e 1950/2007, pp. 52-53). Questa divergenza e le sue conseguenze fecero scaturire nel fondatore della Scuola Austriaca una visione distaccata tra la sua teoria definitiva del capitale e quella degli interessi.

Nel suo Positive Theory, la cui pubblicazione è stata rimandata per anni, Böhm-Bawerk definì "il capitale" come "un insieme di prodotti destinati a servire come ulteriore produzione" o come "un insieme di prodotti intermedi" (Böhm-Bawerk 1891/1930, p. 38). Sulla base di questa nozione di capitale, erano concepibili tre tipi di rendimento del capitale: i proventi da un prestito, i ricavi dalla locazione di un bene durevole, o le entrate da un processo di produzione. Tutti e tre i tipi di entrate potrebbero infine essere spiegate con la teoria del valore soggettivo. Il punto di partenza era stato l'osservazione che, in generale, i beni presenti venivano valutati di più rispetto ai beni futuri di tipo e numero uguale. Per due motivi. In primo luogo, il rapporto tra domanda e offerta varia in punti diversi nel tempo perché le circostanze personali e le aspettative future sono in costante evoluzione (ibid., p. 249). In secondo luogo, sottovalutiamo sistematicamente le nostre "esigenze future", così come i "mezzi per farvi fronte". Le cause di questo errore di valutazione sono le nostre immagini offuscate del futuro, la nostra debolezza di volontà, e la nostra "considerazione della vita come breve ed incerta" (ibid., pp. 253-256; cf. Menger 1950/2007, pp. 150 -152). Böhm-Bawerk concluse da tutto ciò che "associamo un'utilità marginale inferiore ai beni futuri, come se fosse, in prospettiva", e che quindi "[l']aggio sui beni presenti si muove verso l'alto." (Böhm-Bawerk 1891/1930, pp. 258-259).

C'è una terza ragione per la pressione al rialzo su questo aggio ("premio"), tuttavia, che non risiede nella sfera del consumatore ma in quella del produttore. Secondo Böhm-Bawerk, è nella natura della produzione capitalista che le forze produttive elementari — lavoro ed uso del suolo, eventualmente anche in combinazione con le forze naturali — vengano combinate in modo tale che i beni di consumo siano creati direttamente o indirettamente. Come regola generale, tale "produzione indiretta" porterebbe anche ad un risultato maggiore nella produzione. Così si potrebbero usare solo le proprie mani per spaccare pietre da una parete di roccia, o si potrebbe estrarre prima il ferro e poi usarlo per fare martelli e scalpelli, e poi mettersi al lavoro. Una forma di produzione indiretta più grande sarebbe quella di prendere zolfo e nitrato di sodio per produrre polvere da sparo, inserirla nei fori, e quindi far saltare le rocce. Un'operazione del genere aumenterebbe il risultato della produzione di molte volte (ibid., p. 19). Tuttavia, questa regola si applicherebbe solo per un "processo capitalista saggiamente scelto" (ibid., p. 82). Con l'aumento della diversità della produzione, le entrate supplementari diminuirebbero di nuovo dopo un certo punto (ibid., pp. 85-86).[1]

L'interesse, secondo Böhm-Bawerk, ha quindi cause psicologiche e tecnico-produttive. Esiste anche indipendentemente dal sistema economico e sociale dominante. Esisterebbe una differenza di valore tra beni presenti e futuri, anche in uno "stato socialista". Il "principio dell'interesse" quindi non può essere in alcun modo concepito come "sfruttamento" perché non è una categoria "storico-giuridica", "ma una categoria economica che sgorga da cause economiche elementari" (ibid., pp. 367, 371; corsivo nell'originale).

Böhm-Bawerk, che considerava i principi fondamentali della sua teoria del capitale e degli interessi come "particolarmente semplici e naturali" (Böhm-Bawerk 1891/1930, p. xxvi), dovette integrare ed espandere di molto il suo lavoro al fine di combinare la teoria soggettiva del valore con la sua teoria del capitale. Fece quindi una chiara distinzione tra le ragioni all'origine dell'interesse e quelle che erano responsabili del tasso d'interesse specifico. Inoltre, dato che aveva combinato prodotti intermedi eterogenei ed i loro percorsi di produzione indiretti sotto il termine "capitale", dovette introdurre il termine "periodo medio". Ciò venne illustrato con un semplice diagramma (ibid., p. 89). Inoltre, adottò il concetto di Stanley Jevons dei "fondi salariali" (cf. Jevons 1871/1970, cap. 8), perché i lavoratori coinvolti nei percorsi indiretti della produzione dovevano essere sostenuti per tutta la durata del processo di produzione (Böhm-Bawerk 1891/1930, pp. 318-319). Infine, la teoria soggettiva del valore doveva conciliarsi con la legge dei costi, che afferma che nel lungo periodo, il prezzo di mercato dei beni riproducibili sarà uguale ai costi di produzione (ibid., pp. 223-234). Queste e altre "aggiunte" stavano a significare che la struttura teorica fondamentalmente appariva sempre più artificiosa e sovraccarica.

Ciononostante, Positive Theory di Böhm-Bawerk ebbe un impatto enorme a livello internazionale. Venne tradotto in Inglese fin dal 1891, ed in Francese poco dopo. Nel 1892, l'economista Svedese Knut Wicksell (1851 - 1926) vide la sua riformulazione matematica. Al volgere del secolo, Böhm-Bawerk fu annoverato tra gli economisti più famosi e discussi al mondo (cfr. Kurz 1994, p. 151). Una seconda edizione fu pubblicata nel 1900, e conteneva una critica pesante ed ampia a Marx. Una terza venne pubblicata nel 1913. Entrambe le edizioni includevano aggiunte per dare risposte alle obiezioni che erano state sollevate (cfr. Böhm-Bawerk 1921, vol. 3). Infine, Friedrich von Wieser organizzò una quarta pubblicazione nel 1921 — un'edizione completa in tre volumi che doveva essere pubblicata con il titolo di Kapital und Kapitalzins (Capitale ed Interessi).

Menger, la cui nozione di capitale fondamentalmente differiva da quella di Böhm-Bawerk, adottò una posizione estremamente critica. In piccole cerchie si spinse oltre fino al punto di chiamare la teoria di Bohm-Bawerk "uno dei più grandi errori mai commessi" (Schumpeter 1954, p. 847 n. 8). C'è stata molta speculazione su quello che avrebbe portato Menger ad un tale rifiuto. Difficilmente poteva trattarsi di una coerenza insufficiente di Böhm-Bawerk col soggettivismo, poiché anche alcune definizioni di Menger sulla teoria del valore contenevano ancora un oggettivismo residuo (cf. Gloria-Palermo 1999, pp. 39-50; Mises 1960/2003, pp. 177, 183-185). Una linea distintiva, tuttavia, la si ritrovava nei loro diversi approcci metodologici. Menger portò Böhm-Bawerk a domandarsi "l'artificialità ovvia" di alcune delle sue teorie (Menger 1915/1970, pp. 11, 16). Böhm-Bawerk dimostrò effettivamente un atteggiamento quasi indifferente e pragmatico-eclettico quando si trattava di questioni metodologiche. Caratteristica di questo atteggiamento era il suo rifiuto dell'uso della matematica in economia. Questo non per ragioni epistemologiche fondamentali, come accadde per Menger, ma perché egli, insieme alla maggior parte dei suoi colleghi di facoltà, era del tutto privo delle necessarie competenze matematiche (cfr. Böhm-Bawerk 1894c, pp. 163-165). Inoltre, Positive Theory sembra in certi aspetti puntare nella direzione della moderna macroeconomia. A differenza di altre opere chiave degli "Austriaci", contiene una tendenza inconfondibile a creare aggregati altamente astratti, e dimostra una ricca propensione a quantificare, sia pure attravero forme semplici di calcolo.

La teoria di Böhm-Bawerk venne considerata anche con riserva, o addirittura con rifiuto, da parte delle generazioni successive della Scuola Austriaca. Il ventottenne Joseph A. Schumpeter (1883-1953) sviluppò la sua "teoria dinamica dell'interesse" (Schumpeter 1912/1934/1961, pp. 157-211), che venne considerata da Böhm-Bawerk come una diffamazione della moralità della classe economica media e l'apripista di politiche inflazionistiche spericolate. Böhm-Bawerk la respinse con forza (Böhm-Bawerk 1913a; Böhm-Bawerk 1913b). La risposta di Schumpeter fu quindi sottomessa (Schumpeter 1913, pp. 599-639). Nel contesto dei seminari di Böhm-Bawerk, anche Ludwig von Mises (1881-1973) presentò una critica: la sua teoria del capitale e degli interessi aveva proceduto sul presupposto di una "neutralità della moneta." Secondo Mises, Böhm-Bawerk si spostò ben oltre le sue teorie pubblicate durante la fine della sua vita (cfr. Mises 1978/2009, pag 47; anche Elster 1923, p. 164).

Fu infine Emil Sax, che, in Der Kapitalzins (1916) ("Interessi sul Capitale"), presentò la prima critica completa di Böhm-Bawerk e sollevò tutti gli argomenti che gli autori futuri avrebbero sollevato contro di lui. La teoria di Bohm-Bawerk del capitale e degli interessi era "una catena di pensiero troppo elaborata e prolissa, e, a causa della sua irregolarità, incapace di resistere ad una prova di elasticità" (Sax 1916, p. 229). Soprattutto, Sax credeva di poter provare che era discutibile ciascuno dei tre motivi sulla differenza di valore tra i beni presenti e futuri, che i beni durevoli (capitale fisso) in quanto tali non avrebbero potuto portare alcun interesse, che il termine "processo medio di produzione" ("durchschnittlicher Produktionsumweg") era troppo vago, e che Positive Theory non parlava dell'interesse composto. Così, Der Kapitalzins documentò solo un altro passo della separazione graduale dalla Scuola Austriaca al culmine della sua preminenza internazionale. Tuttavia gli eventi esterni, come il ritiro definitivo di Menger dall'attività universitaria, la morte di Böhm-Bawerk nel 1914, e lo scoppio della guerra, non permisero che questa scissione interna venisse a galla (cfr. Elster 1923, p. 163).

In ultima analisi, nessun economista concordava con Böhm-Bawerk su ogni punto. Ma per decenni il suo lavoro continuò ad avere un impatto straordinariamente stimolante e fecondo (cfr. Schumpeter 1954, p 930; Kurz 2000, p. 153). Tra i rappresentanti della Scuola Austriaca, Böhm-Bawerk fu sempre venerato come uno dei grandi. La generazione di studiosi che venne dopo la Prima Guerra Mondiale si sentì costretta a qualificare il suo lavoro e ad apportare modifiche o diverse variazioni nell'enfasi. Ma ciò fece poco o nessun danno al fascino straordinario con il quale viene trattata la rimarchevole teoria di Böhm-Bawerk del capitale e degli interessi. Questo fascino marmoreo potrebbe essere dovuto al fatto che la teoria monumentale di Böhm-Bawerk rivela uno scorcio della "logica nascosta" o della "grammatica dei fenomeni economici" (Orosel 1986, pp. 127-128).


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Böhm-Bawerk prese in prestito il concetto di "deviazione produttiva" e il suo "profitto addizionale" da un certo numero di predecessori, le cui idee si svilupparono e vennero formulate più scrupolosamente. In seguito si scoprì che nel 1834 John Rae (1796–1872), uno Scozzese emigrato in Canada e caduto nel dimenticatoio, aveva già preceduto Positive Theory nei punti chiave. cf. Böhm-Bawerk 1890/1959, pp. 208–240.

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lunedì 27 febbraio 2012

Tuttlemania





di Johnny Cloaca


Ricordate che fine fa Tuttle nel film Brazil? Ci sono alcuni decerebrati là fuori che si stanno sbucciando le ginocchia davanti lo zio Mario affinché ci inondi di carta da cesso colorata. La mania del 3-D sta facendo uscire di melone parecchi soggetti. A volte rischia di diventare talmente reale da diventare devastante. Così, anche stavolta, abbiamo trovato il "premio" da dare alla montagna di cazzate più alta che si sia mai vista dopo la comprasa sulla scena mondiale della General Theory. Quando le persone si impegnano riescono a partorire una sequenza combo di assurdità tutte pronte da essere degustate dall'attento lettore. Orsù, apriamo le tende del circo e lustriamo la vecchia carabina.

Le grandi crisi partoriscono grandi idee. Così fu dopo il crac del 1929 e la Depressione.

Questa non me la voglio perdere...

Per uscirne, l'Occidente usò il pensiero di John Maynard Keynes, scoprì un ruolo nuovo per lo Stato nell'economia, inventò le politiche sociali del New Deal e la costruzione del moderno Welfare State. Oggi siamo daccapo.

>"Buongiorno, lei è...?"

>"Termine...Lungo Termine"

Eccoci, il lungo termine è arrivato. Siamo daccapo perché quelle politiche erano fallimentari, infatti Roosevelt scopiazzò il suo discorso per il New Deal dai deliri di Keynes nella General Theory promettendo all'elettore medio la luna. Ma c'è una domanda: chi paga?




Ecco il costo delle promesse. In realtà, la Grande Depressione terminò nel 1946, quando 10 millioni di individui ritornarono nei ranghi dei disoccupati e la spesa federale calò del 40% dopo la morte di Roosevelt ed il conseguente abbandono del New Deal.

L'eurozona sprofonda nella sua seconda recessione in tre anni. Gli Stati Uniti malgrado la ripresa in atto pagano ancora i prezzi sociali elevatissimi della Grande Contrazione iniziata nel 2008 (almeno 15 milioni di disoccupati).

Una ripresa nominale. Grazie alla distrazione chiamata "Europa" e alla stampante dello zio Ben.

Ma dall'America una nuova teoria s'impone all'attenzione. Si chiama Modern Monetary Theory, ha l'ambizione di essere la vera erede del pensiero di Keynes, adattato alle sfide del XXI secolo. Ha la certezza di poter trainare l'Occidente fuori da questa crisi.

Ho un prurito. "Più zecche, più pulci!"

E' questa la presunta soluzione archittetata da questi riformatori sociali del fine settimana. Ma non vi erano dubbi che ormai il Keynesismo, avendo fallito su ogni fronte, dovesse darsi una lucidata per proporre le sue bislacche soluzioni ad un'economia allo sfascio. Ma vediamo quale è questa "certezza".

(rullo di tamburi)

A patto che i governi si liberino di ideologie vetuste, inadeguate e distruttive. È una rivoluzione copernicana, il cui alfiere porta un cognome celebre: James K. Galbraith, docente di Public Policy all'università del Texas e consigliere "eretico" di Barack Obama.

Se avete iniziato a ridere, vi do un motivo per non smettere.

James K. Galbraith è figlio di uno dei più celebri economisti americani, quel John Kenneth Galbraith che fu grande studioso della Depressione e consulente di John Kennedy.

Galbrauth senior era l'autore di The Affluent Society, che contrastava e criticava il settore privato per una mancanza di sostegno del settore pubblico. Galbraith senior invocava nuovi investimenti in parchi, trasporti, istruzione ed altre amenità pubbliche. Risposta? Maggiore spesa, maggiore stimolo della domanda. Quando però interrogato sulla reale necessità di tali soluzioni e del costante fallimento della pianificazione centrale, magicamente l'attenzione si spostava altrove.

Il nuovo Verbo che sconvolge i dogmi degli economisti, assegna un ruolo benefico al deficit e al debito pubblico. È un attacco frontale all'ortodossia vigente.

L'ortodossia vigente è la stampa allegra di denaro ed una spesa a deficit senza ritegno, il tutto condito con prestiti dati anche all'ultimo morto di fame per la strada. Il nostro giornalista sta mascherando le carte, poiché sta proponendo una semplice cosa: più della stessa medicina. Un pò come i Keynesiani si lamentavano del fatto che le loro politiche non funzionassero e invocavano una maggiore dose. Il lettore che non fosse completamente cretino potrebbe anche cominciare a cogliere un trend...

Sfida l'ideologia imperante in Europa, che i "rivoluzionari" della Modern Monetary Theory (o Mmt) considerano alla stregua di un vero oscurantismo. Quel che accade in questi giorni a Roma e Atene, l'austerity imposta dalla Germania, per i teorici della Mmt non è soltanto sbagliata nei tempi (è pro-ciclica: perché taglia potere d'acquisto nel bel mezzo di una recessione), ma è concettualmente assurda.

Austerità sul settore pubblico che si è espanso a dismisura contraendo debiti enormi. L'entrata nell'euro per i PIIGS è stata una manna dal cielo, proprio perché ha visto il proprio rischio allineato con quello di nazioni più forti godendo di una maggiore sicurezza in fatto di spesa. L'Italia ne è l'esempio.

Il nuovo Verbo che sconvolge i dogmi degli economisti, assegna un ruolo benefico al deficit e al debito pubblico.

Proprio così, perché il vecchio ostacola il nuovo, e ci impone di usare l'euro e l'inflazione e il debito.

L'ho letto su Topolino quindi dev'essere proprio così.

Se nel 2012 devo ancora leggere queste boiate buttate lì come se fossero vere allora tanto vale che mi anneghi con la testa in un secchio d'acqua.

È un attacco frontale all'ortodossia vigente. Sfida l'ideologia imperante in Europa, che i "rivoluzionari" della Modern Monetary Theory (o Mmt) considerano alla stregua di un vero oscurantismo.

Oh povero... e pensare che i libri per studiare sono pure gratis.

Quel che accade in questi giorni a Roma e Atene, l'austerity imposta dalla Germania, per i teorici della Mmt non è soltanto sbagliata nei tempi (è pro-ciclica: perché taglia potere d'acquisto nel bel mezzo di una recessione), ma è concettualmente assurda.

Qui non si capisce come cazzo sia possibile affermare una cosa del genere. In pratica se ad un ubriaco viene diagnosticata una cirrosi epatica la soluzione è farlo bere ancora di più in modo che schiatti quanto prima.

Un semplice esercizio mette a nudo quanto ci sia di "religioso" nella cosiddetta saggezza convenzionale degli economisti. Qualcuno ha provato a interrogare i tecnocrati del Fmi, della Commissione Ue e della Banca centrale europea, per capire da quali Tavole della Legge abbiano tratto alcuni numeri "magici".

Sono gli stessi numeri magici che compongono il paniere dell'inflazione, rigorosamente aggiustato ogni anno.

La Teoria Monetaria Moderna fa a pezzi questa bardatura di vincoli calati dall'alto, la considera ciarpame ideologico. La sua affermazione più sconvolgente, ai fini pratici, è questa: non ci sono tetti razionali al deficit e al debito sostenibile da parte di uno Stato, perché le banche centrali hanno un potere illimitato di finanziare questi disavanzi stampando moneta.

Finanziare determinate attività con i soldi rubati ai cittadini (che in caso contrario sarebbero stati ben disposti a spendere), è un'idea di prosperità? Anche perché stampare moneta a tavoletta crea inflazione, che è l'equivalente di una tassa occulta.

Riflettiamo insieme: come cazzo è possibile uscire da una crisi rubando ai coglioni che lavorano, e come cazzo è possibile affidare all'interventismo la risoluzione dei problemi se esso stesso ne è stato la causa? Perché noi stiamo analizzando il periodo post-bolla, ma è esistito anche un periodo pre-bolla.

Si potrà mai finalmente sapere da dove nasce questo curioso paradosso della storia? Oppure si tratta di uno dei tanti casi in cui le parole valgono quanto la carta da cesso ed acquistano il significato necessario volta per volta, dovunque ci si propone di fottere altri soldi e far passare l'idea che il privato, essendo moralmente indegno, comunque non meritava di averli guadagnati lavorando ogni maledetto giorno, salvo poi contribuire allo stipendio di Napolitano ed altri fantocci sacri della "patria" del mio beneamato cazzo?

E non solo questo è possibile, ma soprattutto è necessario.

Indovinate per chi...


La via della crescita, passa attraverso un rilancio di spese pubbliche in deficit, da finanziare usando la liquidità della banca centrale.

Ma basta, ancora con questa favoletta dello stato onniscente che sa dove spendere e sicuramente creerà ricchezza, porca puttana è già stato tutto scritto e riscritto tremila volte. Ci manca solo di far votare il bestiame "democratico" per decidere quanta carta stampare.

Poi si lamentano se il mondo va in merda: dove altro deve andare se devo leggere questa roba nel 2012, come se non si trovassero gratis (santiddio, GRATIS!) i libri da leggere su Internet...

Non certo alzando le tasse: non ora.

Infatti è più facile derubare il povero pirla che ti capita a tiro se non ti vede.

Se è così, stiamo sbagliando tutto. Proprio come il presidente americano Herbert Hoover sbagliò drammaticamente la risposta alla Grande Depressione, quando cercò di rimettere il bilancio in pareggio a colpi di tagli (stesso errore che fece Franklin Roosevelt nel 1937 con esiti nefasti).

Spulciamo nei ricordi:

«[...] La teoria di Stiglitz toglie dai guai anche le amministrazioni Hoover e Roosevelt, le cui politiche ostacolarono il sistema dei prezzi affinché riallocasse le risorse nel modo più efficiente rispetto ciò che avvenne in altri paesi.

Pensateci. Nella prima metà del 20° secolo, vi era per la prima volta nella storia umana un surplus di produzione agricola. Questo surplus, fortunatamente, pose una pressione al ribasso sui prezzi dei prodotti alimentari. Poi arrivarono Hoover e FDR che mantennnero più alti i prezzi agricoli rispetto a quello che altrimenti sarebbero stati, o ad un livello che rifletteva i loro livelli di prezzo precedenti all'esplosione della produzione agricola. I risultati economici di questi interventi sono sia prevedibili che disastrosi:

La quantità richiesta di produzione agricola cala (perché i prezzi sono mantenuti alti).

Sale alle stelle la disoccupazione agricola (a causa della riduzione della domanda per la produzione).

Molti milioni di persone che altrimenti sarebbero state in grado di sostenere se stessi e le loro famiglie lavorando nel mondo agricolo diventano quindi dipendenti dallo stato.

Le eccedenze agricole derivanti dagli aumenti artificiali (e violentemente imposti) dei prezzi conducono a bizzarri interventi secondari che richiedono al governo di distruggere cibo in un momento in cui milioni guadagnano salari da fame, se non nessun salario.»

Ohibò! Interventismo!

Il "nuovo Keynes" oggi non è un profeta isolato. Galbraith Jr. è solo il più celebre dei cognomi, ma la Mmt è una vera scuola di pensiero, ricca di cervelli e di think tank. Così come la destra reaganiana ebbe il suo pensatoio nell'Università di Chicago (dove regnava negli anni Settanta il Nobel dell'economia Milton Friedman), oggi l'equivalente "a sinistra" sono la University of Missouri a Kansas City, il Bard College nello Stato di New York, il Roosevelt Institute di Washington.

Potete assaporare questo gruppo di pensiero qui.

Oltre a Galbraith Jr., tra gli esponenti più autorevoli di questa dottrina figura il "depositario" storico dell'eredità keynesiana, Lord Robert Skidelsky, grande economista inglese di origine russa nonché biografo di Keynes.

Lo stesso Skidelsky che tentò di coprire con del fogliame qualunque le esternazioni amorose di Keynes per l'Unione Societica.

Fra gli altri teorici della Mmt ci sono Randall Wray, Stephanie Kelton, l'australiano Bill Mitchell. Non sono una corrente marginale; tra i loro "genitori" spirituali annoverano Joan Robinson e Hyman Minsky. Per quanto eterodossi, questi economisti sono riusciti a conquistarsi un accesso alla Casa Bianca.

L. Randall Wray è più che altro un Keynesiano dallo zoccolo duro che fa impallidire le fantasie di Krugman. Nel periodo Greenspan, considerava le sue politiche monetarie discrezionali ed inutili perché troppo graduali e quindi di scarso impatto. In sintesi, come credo abbiate ormai compreso, non esiste alcune teoria monetaria qui solo un dogma: "Stampa denaro dal nulla e crea ricchezza."

Di economia non vi è traccia, perché questo si chiama rubare. Questo modo di pensare è stato già prontamente messo a nudo:

Barack Obama consultò Galbraith Jr. prima di mettere a punto la sua manovra di spesa pubblica pro-crescita, così come fece la democratica Nancy Pelosi quando era presidente della Camera. Ma la vera forza della nuova dottrina viene dai blog.

Riassunto delle puntate precedenti.


The Daily Beast, New Deal 2.0, Naked Capitalism, Firedoglake, sono tra i blog che ospitano l'elaborazione del pensiero alternativo. Hanno conquistato milioni di lettori: è una conferma di quanto ci sia sete di terapie nuove, e quanto sia screditato il "pensiero unico".

Solo una cosa può sconfiggere le spore a questo punto!




La Teoria Monetaria Moderna è ben più radicale del pensiero "keynesiano di sinistra" al quale siamo abituati. Perfino due economisti noti nel mondo intero come l'ala radicale che critica Obama da sinistra, cioè i premi Nobel Paul Krugman e Joseph Stiglitz, vengono scavalcati dalla Mmt.

Due sacchi di sterco al prezzo di uno, per non parlare dei poveri pirla che gli hanno rifilato un Nobel.

Da una parte ci sono i "falchi" del deficit: come Angela Merkel, le tecnocrazie (Fmi, Ue), e tutti quegli economisti schierati a destra con il partito repubblicano negli Stati Uniti, decisi a ridurre ferocemente le spese. Per loro vale la falsa equivalenza tra il bilancio di uno Stato e quello di una famiglia, che non deve vivere al di sopra dei propri mezzi: un paragone che non regge, una vera assurdità dalle conseguenze tragiche secondo la Mmt.

Allora, vediamola questa "assurdità" con un esempio:




Dove l'avevo già sentita questa storia? Ora ricordo.

Poi ci sono le "colombe" del deficit, i keynesiani come Krugman e Stiglitz. Questi ultimi contestano l'austerity perché la giudicano intempestiva (i tagli provocano recessione, la recessione peggiora i debiti), però hanno un punto in comune con i "falchi": anche loro pensano che a lungo andare il debito crea inflazione, soprattutto se finanziato stampando moneta, e quindi andrà ridotto appena possibile.

Ovvero, la sua "soluzione" è quella di truffare i lavoratori con una politica monetaria più aggressiva di quella Statunitense. Quali sono i risultati storici di tale politica monetaria? Questo grafico ve lo rivela.




Ora potete tirare lo sciacquone.

Quasi dimenticavo, con ridotto intendono: più tasse. Il Keynesismo ha fallito.

Il terzo protagonista sono i "gufi" del deficit. Negli Stati Uniti come nell'antica Grecia il gufo è sinonimo di saggezza. I "gufi", la nuova scuola della Mmt, ritengono che il pericolo dell'inflazione sia inesistente.

Peccato che lo stiano già facendo:




Con i seguenti risultati.

Secondo Galbraith Jr. "l'inflazione è un pericolo vero solo quando ci si avvicina al pieno impiego, e una situazione del genere si verificò in modo generalizzato nella prima guerra mondiale". Di certo non oggi.

Puttanata. Perché non misuriamo l'inflazione come veniva misurata ai tempi di Carter? Data la grande contrazione economica che ha avuto luogo sotto Bernanke, i prezzi al consumo sarebbero dovuti calare. Invece questi dementi amano ancora masturbarsi con i dati del PCE.

Il deficit pubblico nello scenario odierno è soltanto benefico, a condizione che venga finanziato dalle banche centrali: comprando senza limiti i titoli di Stato emessi dai rispettivi governi.

Scrive Rothbard:

«Negli ultimi decenni abbiamo sempre avuto deficit federali. La risposta invariabile del partito fuori dal potere, qualunque esso sia, è quella di denunciare questi deficit come causa dell'inflazione perpetua. E la risposta invariabile di qualunque partito sia al potere è quella di affermare che i deficit non hanno nulla a che vedere con l'inflazione. Entrambe le affermazioni in opposizione sono dei miti.

Fare deficit significa che il governo federale sta spendendo più di quello che sta prendendo in tasse. Questi deficit possono essere finanziati in due modi. Se vengono finanziati con la vendita di buoni del Tesoro al pubblico, allora i deficit non sono inflazionistici. Non viene creato nuovo denaro; le persone e le istituzioni prosciugano semplicemente i loro depositi bancari per pagare le obbligazioni, ed il Tesoro spende quei soldi. Il denaro è stato semplicemente trasferito dal pubblico al Tesoro, e quindi il denaro viene speso da altri membri della popolazione.

Dall'altra parte, il deficit può essere finanziato con la vendita di titoli al sistema bancario. In tal caso, le banche creano nuova moneta con la creazione di nuovi depositi bancari e li utilizzano per comprare le obbligazioni. Il nuovo denaro, sottoforma di depositi bancari, viene poi speso dal Tesoro, e così entra definitivamente nel flusso di spesa dell'economia, aumentando i prezzi e causando inflazione. Attraverso un processo complesso, la Federal Reserve consente alle banche di creare nuovo denaro generando riserve bancarie di un decimo di quella cifra. Quindi, se le banche devono comprare $100 miliardi di nuove obbligazioni per finanziare il deficit, la FED compra circa $10 miliardi di vecchie obbligazioni del Tesoro. Questo acquisto aumenta le riserve bancarie di $10 miliardi, permettendo alle banche di piramidare la creazione di nuovi depositi bancari o di denaro dieci volte tale importo. In breve, il governo e il sistema bancario controllano in effetti la "stampa" di nuovo denaro per pagare il deficit federale.

Così, i deficit sono inflazionistici nella misura in cui vengono finanziati dal sistema bancario; non sono inflazionistici nella misura in cui vengono sottoscritti dal popolo.

Alcuni politici fanno riferimento al periodo 1982-83, quando i deficit erano in accelerazione e l'inflazione era in diminuzione, come "prova" statistica che i deficit e l'inflazione non hanno alcuna relazione tra loro. Questa non è affatto una prova. Le variazioni di prezzo generali sono determinate da due fattori: l'offerta e la domanda di denaro. Durante il 1982-83 la FED creò nuovo denaro ad un ritmo molto alto, circa il 15% annuo. Molto di questo denaro andò a finanziare il deficit in espansione. Ma dall'altra parte, la grave depressione di questi due anni aumentò la domanda di moneta (cioè, abbassò la voglia di spendere soldi in beni) in risposta alle gravi perdite aziendali. Questo aumento temporaneo nella compensazione della domanda di moneta non rende i deficit meno inflazionistici. Infatti, mentre la ripresa muoveva i suoi passi, la spesa aumentò e la domanda di moneta cadde, e la spesa del nuovo denaro accelerò l'inflazione.»

Ben più di quanto hanno iniziato a fare Ben Bernanke (Fed) e Mario Draghi (Bce), questa leva monetaria va usata in modo innovativo, spregiudicato: l'esatto contrario di quanto sta avvenendo in Europa.

Bisognerebbe ancora spiegare al lettore in che modo la stampa spropositata di denaro ci renda tutti ricchi, intelligenti e con il cuore colmo di doveri sociali, dato il pattume concettuale appena presentato.


giovedì 23 febbraio 2012

Salvare le Banche E' Inflazionistico

Pare essere ormai l'unica "soluzione" ventilata dall'establishment mainstream: inflazionare. Negli Stati Uniti la stampa di moneta dello zio Ben sta iniziando ad avere effetto nell'economia più ampia. Leggiamo da EPJ: il petrolio greggio della West Texas Intermediate viene commerciato a $106.07 (+2.5%); l'oro è arrivato a $1757.20, su di $31.30 (+1.85%); l'argento è arrivato a $34.35 su di $1.13 (+3.47%); il rame è arrivato a $3.8385 su di $0.1305 (+3.53%); lo zucchero è arrivato a $24.50 su di $0.73 (+3.03%). E apprendiamo nello stesso momento che Krugman ormai è uscito di senno poiché non fa altro che starnazzare "deflazione!" anche quando i passanti vorrebbero informazioni per il più vicino Taco Bell. Un pò come Abe Simpson che vedeva la morte ovunque si girasse.
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di Thorsten Polleit


I.

L'ultima ondata di turbolenze nei mercati finanziari è stata causata dalla crescente preoccupazione degli investitori circa la solidità finanziaria delle banche commerciali, in particolare le banche nella zona euro.

Sembra che gli investitori stiano perdendo sempre più fiducia nella capacità delle banche di tenere fede ai loro obblighi di pagamento in condizioni "normali" di mercato e di generare utili sufficienti per il futuro.

Tale interpretazione può contribuire a spiegare le valutazioni depresse dei titoli bancari della zona euro, che hanno perso circa il 71% del loro valore dall'inizio del 2007.[1] Al contrario, le perdite dei titoli bancari Statunitensi sono pari a (solo) circa il 50%.





II.

L'attuale livello di "stress" in cui si trovano le banche — sottoforma di costi crescenti per ottenere i finanziamenti sul mercato — può essere illustrato da due variabili:[2]

  1. Il differenziale tra il tasso Libor interbank market a 3 mesi ed il tasso overnight index swap (OIS); e, per le banche della zona euro,
  2. il cosiddetto EUR/USD cross currency basis swap, che mostra il costo del finanziamento in dollari per le banche della zona euro: prendono in prestito euro e li convertono in dollari Statunitensi attraverso uno scambio FX.

Il grafico qui sotto mostra lo spread in percentuale tra il tasso Libor e quello OIS nella zona euro e negli Stati Uniti dal 2007 all'inizio del 2012. Sin da Agosto dell'anno scorso, gli spread hanno preso l'ascensore, soprattutto nella zona euro, riflettendo una crescente preoccupazione degli investitori circa la salute finanziaria delle banche.




Tuttavia, gli spread sono finora rimasti ben al di sotto dei picchi visti nel mese di Settembre/Ottobre 2008, quando la banca d'investimento Americana Lehman Brothers andò in default. Allora, gli spread elevati indicavano che gli investitori temevano che il crollo della banca di investimento Statunitense avrebbe potuto trascinare verso il basso tutto il settore bancario (internazionale).

Da allora gli investitori hanno appreso che le banche centrali avrebbero fornito alle banche qualsiasi quantità di denaro necessaria per tenerle a galla. Infatti, la Federal Reserve (FED) ha rimpolpato le riserve in eccesso delle banche a circa $1.5 biliardi, mentre nella zona euro la Banca Centrale Europea (BCE) le ha portate a circa €700 miliardi.




Questo, a sua volta, ha portato ad un calo, o default, del rischio creditizio sul debito bancario denominato in valuta nazionale dal punto di vista degli investitori: sotto l'attuale politica monetaria di fornire una quantità illimitata di base monetaria, gli investitori possono aspettarsi di ricevere il denaro nominale investito in obbligazioni e depositi bancari.

Ultimamente, però, le banche della zona euro sono state sempre più sotto pressione per quanto riguarda il loro finanziamento in dollari Statunitensi. Gli investitori privati sono disposti ad estendere il credito denominato in dollari alle banche della zona euro a tassi di interesse elevati, o per nulla.

Nel grafico qui sotto (per scadenze ad un anno) si può osservare lo sviluppo dei costi di finanziamento in dollari per le banche della zona euro quando hanno fatto ricorso ad un cross-currency basis swap. Più il valore diventa negativo, più diventa costoso per le banche della zona euro ottenere finanziamenti in dollari Statunitensi. In effetti, i costi di finanziamento stanno ritornando verso i livelli massimi osservati nel mese di Settembre/Ottobre 2008.





III.

Questo sviluppo ha portato le principali banche centrali di tutto il mondo ad un'azione coordinata. Il 30 Novembre 2011, la Banca del Canada, la Banca d'Inghilterra, la Banca del Giappone, la BCE, la FED e la Banca Nazionale Svizzera (BNS) hanno annunciato che avrebbero fornito una quantità illimitata di base monetaria attraverso accordi di swap di liquidità "per sostenere il sistema finanziario globale."[3]

L'annuncio includeva un abbassamento degli swap di liquidità già esistenti di 50 punti base e l'estensione di tali disposizioni fino al 1 Febbraio 2013.

Inoltre, le banche centrali hanno annunciato che avrebbero fornito "swap di liquidità bilaterali e temporanei, in modo che la liquidità potesse essere fornita in ogni giurisdizione e in una qualsiasi valuta, qualora le condizioni di mercato lo avessero giustificato." Quindi tutte le banche centrali hanno effettivamente aperto i cancelli per sfornare una somma indefinita di denaro per consentire alle banche di onorare i loro obblighi.

Con tale azione, le banche centrali stanno segnalando che sono pronte a ricapitalizzare le banche in qualsiasi valuta: se la domanda degli investitori per gli oneri bancari non dovesse "tornare alla normalità," le banche centrali colmeranno le lacune finanziarie delle banche con base monetaria creata da poco.

Questo è in realtà quello che è successo nel 2008/2009, in una situazione di profondo stress del mercato, quando gli swap di liquidità della FED nei confronti di altre banche centrali raggiunsero quasi i $583 miliardi nel Dicembre 2008.[4] Con un calo del livello dello stress di mercato, le banche rimborsarono il denaro alla FED.[5]





IV.

L'incremento dello stock di moneta è ben lungi dall'essere neutrale. In primo luogo, un aumento dell'offerta della base monetaria (fiat) è inflazionistico: si abbassa il potere d'acquisto di una unità di denaro (al di sotto del livello che avrebbe prevalso se l'offerta di moneta fosse rimasta invariata).

Ne beneficiano i ricevitori iniziali del nuovo denaro, a scapito di coloro che lo ricevono in un momento successivo o per niente — come spiegato dal cosiddetto effetto Cantillon.

Tale aumento dell'offerta di moneta impedisce ai prezzi di mercato di aggiustarsi ai loro livelli reali. Per esempio, se le banche centrali estendono denaro addizionale alle banche, quest'ultime non dovranno vendere, ad esempio, asset (prestiti, titoli, ecc.) per rifinanziarsi.

Come conseguenza, i prezzi degli asset vengono tenuti a livelli artificialmente elevati. Le banche e gli altri proprietari di asset godranno di un utile imprevisto, impedendo ad altri investitori di avere l'opportunità di acquistare asset a prezzi inferiori.

Mentre una politica di aumento dell'offerta di moneta potrebbe evitare delle perdite nella produzione presente e nell'occupazione mantenendo a galla le banche, impedendo che vadano in default per i loro oneri, la questione importante è se una tale politica contribuirà a ripristinare di nuovo la salute delle economie.

Dal punto di vista della Scuola Austriaca d'economia, la risposta è no. Ludwig von Mises dimostrò che un boom indotto dal denaro fiat — e oggi tutte le principali valute sono denaro fiat — può essere mandato avanti solo con l'infusione sempre maggiore di denaro fiat (o mezzi fiduciari), creato attraverso l'espansione del credito bancario, con conseguente abbassamento artificiale dei tassi di interesse di mercato. Scrisse,

Un boom indotto dall'espansione del credito dovrà inevitabilmente portare ad un processo che secondo il linguaggio quotidiano viene chiamato depressione. [...] La depressione è in realtà il processo di riaggiustamento, che mette le attività produttive di nuovo in accordo con lo stato dei dati di mercato.[6]

Tuttavia, se è l'obiettivo politico è quello di evitare una depressione — cioè, una diminuzione dello stock di moneta dovuto al default delle banche e per i debiti in generale, accompagnato dalla diminuzione della produzione e dei prezzi insieme ad un aumento della disoccupazione — a tutti i costi, dovranno essere monetizzate dalle banche centrali quantità sempre maggiori di debito.

Una politica di crescita illimitata dell'offerta di moneta, di conseguenza, se perseguita, finirebbe per portare ad una drastica svalutazione della moneta fiat. Potrebbe anche condurre a quello che Mises chiamò un "crack-up boom" (in Tedesco: Katastrophenhausse), che comporta la distruzione della moneta fiat.

Ad un certo punto,

Enta in scena il crack-up boom. Ognuno è ansioso di scambiare il proprio denaro con beni "reali", non importa se ne ha bisogno o meno, non importa quanti soldi deve pagare. In un tempo molto breve, entro poche settimane o addirittura giorni, le cose che erano usate come moneta non sono più utilizzate come mezzi di scambio. Diventano carta straccia. Nessuno vuole scambiare nulla con questa carta straccia.[7]


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Un altro fattore potrebbe essere l'aspettativa dell'investitore sulle questioni dei diritti, che diluirebbero il valore delle proprietà degli attuali azionisti. In un caso estremo, gli investitori potrbbero temere anche la possibilità che le banche vengano nazionalizzate.

[2] Consultare Goldberg, L. S., Kennedy, C., Miu, J. (2011) Central Bank Dollar Swap Lines and Overseas Dollar Funding Costs, in: FRBNY Economic Policy Review, Maggio, pp. 3- 20.

[3] Consultare, per esempio, il comunicato stampa del SNB "Coordinated central bank action to address pressures in global money markets" del 30 Novembre 2011.

[4] Per l'impatto sull'eurozona consultare Vergote, O., Studener, W., Efthymiadis, Merriman, N. (2010), Main Drivers Of The ECB Financial Accounts And ECB Financial Strength Over The First 11 Years, Occasional Paper Series, No 111, Maggio, esp. pp. 17–19.

[5] Le banche hanno anche mantenuto elevati livelli di base monetaria verso la fine dell'anno, il che ha contribuito alla domanda di base monetaria. Il programma è terminato il 1 Febbraio 2010 (che segnala l'ultimo giorno per l'inizio di uno swap di liquidità).

[6] Mises, L. v. (1996), Human Action, 4th ed., Fox & Wilkes, San Francisco, p. 563.

[7] Ibid, p. 428.

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mercoledì 22 febbraio 2012

In Lode dell'Homeschooling

"Questi difensori dell’insegnamento di Stato metterebbero se stessi in una cattiva trappola se potessero dimostrare la verità della loro dottrina. Perché che cosa s’intende col dire che il governo deve educare il popolo? Perché il popolo deve essere educato? Qual è il fine dell’educazione? Certamente di preparare il popolo alla vita sociale – di fare dei buoni cittadini. E chi ha l’autorità per dire quali sono i buoni cittadini? Il governo: non c’è altro giudice. E chi ha l’autorità per dire come possono essere formati questi buoni cittadini? Il governo: non c’è altro giudice.
Quindi questa proposizione è convertibile in quest’altra: il governo deve trasformare i fanciulli in buoni cittadini, usando la sua propria discrezione per decidere che cos’è un buon cittadino, e in che modo il fanciullo può essere trasformato in un buon cittadino. Il governo deve in primo luogo elaborare una concezione precisa di un modello di cittadino; dopo aver fatto questo, deve elaborare un sistema di disciplina che appaia più appropriato a produrre cittadini sulla base di quel modello. Questo sistema di disciplina, infine, è tenuto a imporlo nella misura più grande possibile. Poiché se si comporta in maniera diversa, permette che gli uomini diventino diversi da quel che dovrebbero diventare a suo giudizio, e quindi fallisce nel compimento di quel dovere al quale è tenuto." -- Herbert Spencer
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di Aaron Smith


Il gruppo più ammirevole di imprenditori è forse il meno apprezzato. I genitori impegnati nella scuola parentale (homeschooling, ndt), o genitori-imprenditori, non sono in attesa che i politici ed i tecnocrati riparino il sistema danneggiato dell'istruzione. Piuttosto, stanno rifuggendo dallo status quo e sono alla ricerca di modalità innovative per promuovere la crescita intellettuale, emotiva e spirituale dei loro figli. A differenza dei loro omologhi nel settore pubblico, i genitori-imprenditori hanno ottenuto risultati sorprendenti con un budget modesto.

Curiosamente, i genitori-imprenditori raramente sono oggetto di lode. Sono invece ricoperti di ridicolo e sommersi di regolamenti invadenti che erodono la loro efficacia come educatori. I sindacalisti egoisti sono spesso in prima linea per questa diffamazione. Una risoluzione del National Education Association è esemplare di tale demagogia:

La National Education Association ritiene che i programmi di istruzione domiciliare in base alla scelta dei genitori non possono fornire allo studente un'esperienza didattica completa. Nel caso dell'homeschooling, gli studenti iscritti devono soddisfare tutti i requisiti curriculari dello stato, compreso il passaggio di valutazioni per assicurare un adeguato progresso accademico.[Scarica il PDF]

La NEA perpetua il mito secondo cui i genitori sono troppo ignoranti per essere degli educatori. Ancora peggio, implica odiosamente che le scuole pubbliche, infatti, forniscano un'esperienza educazionale completa per tutti gli studenti. Naturalmente, la NEA non è certo un faro di obiettività. Tra il 1999 e il 2007, il numero di studenti nell'homeschooling sono aumentati quasi del doppio, da 850,000 a 1,500,000 — un trend che minaccia la sua ricchezza e la sua influenza politica.[Scarica il PDF]

Purtroppo, il movimento d'opposizione all'homeschooling è onnipresente ed è sostenuto non solo dai sindacalisti assetati di potere. Anche l'élite della Sinistra liberale, gli statalisti ed i bigotti anti-religione sono motivati a violare la libertà dei genitori. Tuttavia, uno sguardo obiettivo su quattro indicatori chiave di rendimento illumina la verità e ci porta ad una conclusione ovvia: i genitori che praticano homeschooling dovrebbero essere lodati per il loro nobile lavoro.



Indicatore Chiave di Rendimento #1: Gli Accademici

Per Murray Rothbard, i meriti dell'istruzione individuale sono inequivocabili. Solo questo tipo di educazione, affermò, può sviluppare il potenziale umano al suo massimo grado. Era quindi ovvio per lui che le scuole formali erano di gran lunga inferiori.

Dato che ogni bambino è diverso dagli altri per interessi e capacità, e l'insegnante può insegnare solo una cosa alla volta, è evidente che ogni classe fornirà tutta l'istruzione secondo un unico stampo uniforme. Indipendentemente da come l'insegnante insegna, a che ritmo, tempo, o varietà, sta esercitando violenza ad ognuno dei bambini. Ogni istruzione coinvolge il disadattamento di ogni bambino in un letto di uniformità non idonea.

Le scuole governative non possono distinguere l'istruzione come le scuole parentali. Nella migliore delle ipotesi, un insegnante altamente operativo potrebbe avere la capacità di collocare gli studenti in piccoli gruppi in base al livello dei risultati, trascurando del tutto i loro interessi. E' quindi evidente che anche un genitore medio sarebbe più efficace di un grande maestro; non deve preoccuparsi della gestione della classe, delle scadenze arbitrarie e dei curricula restrittivi — la sua energia si concentra su ciò che è meglio per un singolo bambino. Tuttavia, questo vantaggio è forse secondario per la scuola parentale. Come spiega John Holt, ciò che separa veramente la scuola parentale dalle scuole tradizionali è che non sono in realtà delle scuole:

La cosa più importante e preziosa sulla casa come base per la crescita dei bambini nel mondo non è che è una scuola migliore di tutte le scuole, ma che non è affatto una scuola. Non è un luogo artificiale, creato per "l'apprendimento" ed in cui non accade nulla ad eccezione "dell'apprendimento". Si tratta di un'istituzione fondamentale, naturale, organica e centrale della persona umana, si potrebbe facilmente e giustamente definire come il fondamento di tutte le altre istituzioni umane.

Questo non vuol dire che tutte le scuole parentali sposano la filosofia della non-istruzione di Holt. In realtà, differiscono molto nei loro approcci all'istruzione. Alcune scuole parentali acquisiscono curricula da editori, mentre altre scelgono di iscrivere i loro figli nei programmi di corrispondenza. Le scuole parentali potrebbero anche usare biblioteche, tutor, e gruppi di sostegno locali. Proprio come nel lavoro, c'è più di un modo per gestire un'organizzazione proficua — ed i risultati supportano quest'idea.

In uno studio condotto dal Dr. Brian D. Ray del National Education Home Research Institute coloro che frequentano le scuole parentali hanno segnato una media di 34-39 punti percentili superiore alla norma nei risultati dei test standardizzati (1, 2). I regolamenti governativi, compresi o meno i genitori con un certificato d'insegnante nelle scuole parentali, non hanno avuto impatto su questi punteggi. Infatti, gli studenti i cui genitori non hanno un diploma di laurea, sono arrivati al percentile 83. In termini di ammissioni al college, coloro che frequentano scuole parentali segnano tipicamente un punteggio superiore alla media del SAT.

Nonostante questi risultati eccezionali, le scuole parentali non erano nemmeno legali in tutti i 50 stati fino al 1993 e molti stati hanno adottato normative onerose. La California e New York, per esempio, hanno leggi invadenti che regolano i curricula, i test e le credenziali come insegnante. Utilizzando le leggi sulla frequenza obbligatoria, i funzionari del governo fanno rispettare queste regole e possono perseguire i genitori che non si conformano ad esse. In sostanza, i genitori-imprenditori sono puniti per essere genitori eccezionali, così come gli imprenditori di successo sono tassati e condannati per i loro profitti.



Indicatore Chiave di Rendimento #2: La Socializzazione

Una critica comune avanzata dagli oppositori della scuola parentale è che le scuole pubbliche sono più adatte allo sviluppo delle abilità sociali. Mentre ciò si maschera come un'affermazione legittima, non riesce a sopravvivere nemmeno ad un esame più rudimentale. Non solo gli studi hanno dimostrato che gli studenti della scuola parentale crescono come adulti con un livello di socializzazione appropriato ma le radici delle scuole pubbliche sono profondamente radicate in una miscela di assimilazione e di obbedienza — terreno fertile per reprimere l'ingegnosità umana e la produzione di cittadini dipendenti.

Un impulso primario della scuola del governo degli Stati Uniti era quello di imporre la disciplina ai bambini immigrati ed integrarli secondo il modo di vita Americano. Gli antenati della pubblica istruzione, tra cui Horace Mann, si ispirarono allo stato dispotico della Prussia ed emularono molte delle sue pratiche tra cui la frequenza obbligatoria e l'istruzione collettiva. John Stuart Mill avvertì dei pericoli dell'istruzione controllata dal governo:

L'istruzione in generale di uno stato è un mero espediente per modellare le persone e renderle esattamente una uguale all'altra: e lo stampo in cui le getta è quello che piace al potere predominante del governo.[Scarica il PDF]

Stranamente, il veicolo che è comunemente pensato per essere il più efficace per far socializzare i bambini Americani è stato quello progettato essenzialmente per intorpidire le menti e sterilizzare gli spiriti. Ciò potrebbe spiegare perché 2.7 milioni di giovani vengono curati per l'ADHD — senza farmaci, questi bambini "indisciplinati" non sarebbero in grado di sedersi durante le lezioni e di comportarsi servilmente. Naturalmente, questo è solo per parlare del tipo di socializzazione che si verifica nelle scuole buone. Le minoranze spesso non sono tanto fortunate — sono costrette in prigioni virtuali, dotate di metal detector, agenti di sicurezza, ed aule caotiche.

È questa la socializzazione che sposano gli avversari della scuola parentale? Dire che la loro critica è ipocrita sarebbe troppo educato.

Per gli oppositori, coloro che frequentano la scuola parentale sono tenuti prigionieri lontano dalla società ed isolati dalle esperienze necessarie per socializzare. Questa visione è puro fanatismo. Le famiglie della scuola parentale vivono la convinzione che "il mondo è una classe". Secondo lo studio di Ray, colui che frequenta la scuola parentale è coinvolto in 5.2 attività al di fuori di casa, tra cui gli scout, il volontariato, e lo sport. Altri studi[Scarica il PDF] hanno dimostrato che, da adulti, coloro che frequentano la scuola parentale, hanno più probabilità rispetto alla popolazione generale di andare all'università, di votare, e di partecipare al servizio della comunità. Un adulto Canadese riflette sulla sua vita sociale come bambino della scuola parentale:

Nella mia esperienza [i miei fratelli ed io] abbiamo avuto ampie possibilità di socializzazione con altri bambini. Tra le attività del gruppo della scuola parentale (come lezioni d'arte, calcio, lezioni di nuoto), lezioni di piano e voce, coro, chitarra, violoncello e lezioni di violino e delle attività della parrocchia, abbiamo potuto socializzare in quantità enormi.

Il mito della socializzazione dovrebbe essere esposto per quello che è: una paura di una mente ristretta secondo cui i frequentatori della scuola parentale cresceranno come adulti socialmente imbarazzati. Con lo stato attuale dell'istruzione pubblica, è davvero questo quello di cui gli avversari della scuola parentale dovrebbero essere preoccupati? Provate ad immaginare una società in cui gli avventori dei bar discuterebbero di qualcosa di diverso rispetto al clima, lo shopping e la TV! (A pensarci bene, questo è precisamente quello che deve temere l'establishment.)



Indicatore Chiave di Rendimento #3: Le Finanze

Molto spesso viene proposto il legame tra "vincoli" di bilancio e rendimento delle scuole governative. Se solo avessero avuto più denaro, si sostiene, i loro problemi sarebbero risolti! Mentre è vero che alcune scuole operano in strutture fatiscenti, questo non condanna i bambini al fallimento (gli edifici brutti non rendono inefficaci gli insegnanti), né fornisce una rappresentazione accurata delle risorse che sono concesse alla maggior parte degli amministratori. Il distretto scolastico pubblico medio, dopo tutto, spende $10,499 a bambino ogni anno — o $136,487 per tredici anni della scuola dell'obbligo. E ciò non include le spese di capitale e di ricerca e lo sviluppo che viene speso dai distretti scolastici e dalle scuole d'istruzione.

I costi dello spreco, della burocrazia e dell'incompetenza in materia di istruzione pubblica sono difficili da quantificare, soprattutto per coloro che sono accecati dalla retorica emotiva (ad esempio, "I tagli di bilancio danneggiano i nostri bambini!"). I guardiani dei "nostri" bambini dovrebbero essere informati, tuttavia, che i genitori-imprenditori spendono in media — sentite questa — meno di $600 l'anno a bambino.[Scarica il PDF] Un'inezia rispetto alle spese delle scuole governative. Naturalmente, le scuole parentali non hanno spese incrementative per cose come edifici, palestre, ed amministratori inutili — ed è proprio questo il punto. Una buona educazione non richiede l'abbondanza di risorse.

Ora si deve ammettere che questo confronto è incompleto in quanto non tiene conto del costo d'opportunità che sostengono i genitori-imprenditori. Mentre molti genitori mandano i figli nella scuola "libera" e lavorano a tempo pieno, i genitori della scuola parentale spesso rinunciano alla carriera per investire tempo ed energia scarsi nel futuro dei loro figli. Dovrebbe essere di scarso dibattito se questo sacrificio di ego e di benessere materiale incarni la definizione della genitorialità. Per il genitore-imprenditore, tuttavia, questa non è certo una preoccupazione effimera: non c'è tempo per aspettare una "riforma" — nessun piano grandioso o progetto di legge aggiusterà la condizione delle scuole statali di oggi.

Gli avversari della scuola parentale sono pronti a ribattere che "solo i ricchi" possono permettersi la scuola parentale e la maggior parte delle famiglie fatica a far quadrare il bilancio con due redditi a tempo pieno, per non parlare di uno. Questa obiezione, naturalmente, è solo più della loro solita demagogia. Il reddito familiare mediano per i genitori della sucola parentale è quasi lo stesso della mediana a livello nazionale, circa $79,000.[Scarica il PDF] Così, circa la metà delle scuole parentali sta guadagnano meno di $79,000 l'anno — con molte che rendono sostanzialmente di meno. È questo ciò che essi considerano essere ricchi?

Sebbene non tutte le famiglie possono permettersi la scuola parentale, questo dimostra che è alla portata di molti — se non la maggior parte — degli Americani. Alcune dovrebbero rinunciare a vacanze costose, mentre altre potrebbe dover apportare tagli più sostanziali, ma i rendimenti potenziali sono incalcolabili. Con il numero di scuole parentali in crescita esponenziale, è evidente che un numero crescente di genitori sta riconoscendo la tangibilità di questa opportunità.

Vale la pena ricordare che i genitori della scuola parentale fanno risparmiare ai contribuenti una cifra stimata di $16 miliardi l'anno.[Scarica il PDF] Con la crisi di bilancio che dilaga in tutto il settore pubblico si potrebbe pensare che i nostri amati funzionari pubblici possano incoraggiare la scuola parentale come il tentativo fruttuoso che rappresenta — ma ciò potrebbe in ultima analisi servire a diminuire l'influenza degli avversari della scuola parentale.



Indicatore Chiave di Rendimento #4: I Valori

Le scuole pubbliche, almeno in una certa misura, ostacolano la capacità dei genitori di formare i valori dei loro figli. Con grande dispiacere dei genitori libertari, per esempio, i loro figli possono ritrovarsi ad avere un insegnante di economia Marxista. Allo stesso modo, un genitore conservatore potrebbe essere sconvolto nell'apprendere che l'insegnante di suo figlio/a sta insegnando il "sesso sicuro" al posto dell'astinenza. Indipendentemente dalla fascia politica di un genitore o del sistema di valori, le scuole pubbliche, in ultima analisi, macchieranno la tela sulla quale stanno dipingendo.

I genitori della scuola parentale riconoscono questo problema e, nel complesso, si rifiutano di permettere che sia la burocrazia a scegliere i modelli da seguire per i loro bambini. Infatti, il 36% cita l'istruzione religiosa o morale come la ragione più importante per la scuola parentale, mentre il 21% è essenzialmente guidato da preoccupazioni per l'ambiente scolastico.[Scarica il PDF]

Naturalmente, questo fa infuriare gli avversari che credono che ogni bambino dovrebbe essere esposto a valori "progressisti", e si sforzano di regolare le scuole parentali per raggiungere questo fine. Nello scrivere dei cosiddetti pericoli della scuola parentale, Robin L. West del Georgetown University Law Center avanza tale punto di vista:

Viene anche sacrificata la loro esposizione ad idee diverse, culture e modi di essere. Di nuovo, questo non è casuale; è il risultato pieno ricercato dal movimento di deregolamentazione. I figli dei fondamentalisti più devoti sono intenzionalmente schermati da quelle parti del programma scolastico pubblico che hanno questo potenziale d'ampliamento.[Scarica il PDF]

Forse una visita ad una delle più belle scuole pubbliche di DC aiuterebbe ad illuminare West sul "potenziale in allargamento" della scuola pubblica. Lei stessa probabilmente scoprirà "modi di essere" e "culture" che non ha mai conosciuto nel corso della sua vita di tutti i giorni presso la Georgetown. Ironia della sorte, un collega della West Rob Reich scardina la sua affermazione secondo cui i genitori-imprenditori sono dei "fondamentalisti più devoti":

I frequentatori della scuola parentale sono ora una popolazione diversificata. Non più ad appannaggio della constroscuola di sinistra e dei fondamentalisti religiosi di destra, la vasta gamma di persone che ha scelto la scuola parentale per i propri figli rende molto difficile anche la più ampia generalizzazione sul fenomeno. Gli unschooler di Berkeley che disprezzano la strutturazione, gli evangelici Cristiani, che disdegnano la laicità, ed i tecnofili suburbani che scaricano i tutorial della Khan Academy: questo è il quadro della scuola parentale nel 2011.

L'indottrinamento forzato di un qualsiasi sistema di credenze o valori sarebbe una grave ingiustizia per la libertà individuale. Gli avversari credono davvero che i frequentatori della scuola parentale stanno contribuendo al degrado morale della società? E' altamente improbabile che un frequentatore della scuola parentale sia un membro dei Bloods, dei Crips, o di qualunque altra banda di delinquenti che affligge le scuole pubbliche. (Che cosa hanno fatto i programmi della scuola pubblica per questi furfanti?) I genitori della scuola parentale dovrebbero essere lodati per plasmare attivamente i valori dei loro figli — e sì, anche quelli della varietà di sinistra.



Conclusione

Le scuole parentali sono un esempio ispiratore di come lo spirito imprenditoriale sia in grado di superare l'incompetenza del governo. Gli avversari della scuola parentale sono minacciati dal successo dei genitori-imprenditori e cercano di utilizzare i regolamenti e la paura per mantenere il loro monopolio virtuale sulle menti e sui portafogli degli Americani — questi sforzi sono ingiustificati e deprecabili. I genitori della scuola parentale sono tremendamente coraggiosi e dovrebbero essere lodati per essere dei genitori eccezionali.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/