lunedì 31 ottobre 2022

Cos'è il Grande Reset? Parte IX: il meeting annuale del World Economic Forum

 

 

di Michael Rectenwald

L'incontro annuale del World Economic Forum (WEF) a Davos è forse la conferenza più impopolare al mondo e il fondatore e presidente del WEF, Klaus Schwab, è una delle figure più disprezzate al mondo. Spesso paragonato al "Dr. Male", il personaggio interpretato da Mike Meyers nella serie Austin Powers, o a un supercriminale di James Bond, Schwab è visto come un megalomane messianico che guida una nefasta cabala di leader mondiali e capi di grandi aziende verso un futuro dominato da un'élite globalista.

Un sondaggio su Twitter di TruthBoost chiede: "Il World Economic Forum renderà il mondo un posto migliore?" Al momento della stesura di questo articolo, il 98,4% degli intervistati ha dichiarato di no.

Che cosa c'è in questo concilio e nei suoi leader che rende il WEF e le sue riunioni così disprezzate? Dopotutto il WEF è "impegnato a migliorare lo stato del mondo", o almeno così dice il suo slogan. A quanto pare, alla maggior parte delle persone non piace avere un gruppo di dittatori auto-nominati e non eletti che emettono decreti dall'alto verso il basso e raccomandano linee di politica che limitano la loro libertà e violano i loro diritti.

L'incontro annuale di quest'anno è stato annunciato come il più importante dei suoi cinquant'anni di storia, data la guerra in Ucraina e la "nuova normalità" post-pandemica. Schwab ha suggerito lo stesso nelle sue osservazioni di benvenuto, aggiungendo: "Dobbiamo rafforzare la nostra resilienza contro un nuovo virus, o altri rischi che abbiamo nell'agenda globale" (8:30, corsivo mio).

Dato che la retorica collettivista e i piani di Schwab sono stati accolti così male da aver dovuto scrivere un libro intitolato The Great Narrative per giustificare e riformulare il precedente, The Great Reset, si potrebbe pensare che Schwab potrebbe scegliere le parole con più attenzione senza suggerire che un "nuovo virus" o "altri rischi" fanno parte di una "agenda globale" che "noi" (loro) stiamo intraprendendo; come se si trattasse di eventi futuri pianificati. Ma l'aura di Schwab e del WEF è nota per generare naturalmente teorie cospirazioniste e complotti (per inciso, la parola "collettivo" è usata cinquantadue volte in The Great Narrative).

L'incontro annuale è stato caratterizzato da tavole rotonde su una serie di temi, tra cui la realtà aumentata, valute digitali delle banche centrali, transizione climatica nelle economie emergenti, l'impronta di anidride carbonica delle criptovalute, l'economia digitale, diversità, equità e inclusione, sanzioni economiche, occupazione nella quarta rivoluzione industriale, transizione energetica in Cina, indicizzazione ambientale, sociale e di governance (criteri ESG), geopolitica, un fisco mondiale, assistenza sanitaria pandemica, consumo responsabile, restituire la natura alle città e Russia, nonché un discorso speciale del presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelenskyy.

La gamma di argomenti è sbalorditiva, ma anche indicativa dell'etica di pianificazione centrale e arrogante del WEF. Dalle valute digitali centralizzate alla pianificazione urbana, le preoccupazioni del WEF ricordano quelle del Club di Roma, molto probabilmente influenzate da quest'ultimo, e sono intrise di neo-malthusianesimo. Sembra che non ci sia nulla in cui il WEF non pretenda di essere esperto e nulla su cui non emetta raccomandazioni. Eppure i media generalisti considerano ancora il Grande Reset del WEF una teoria del complotto, nonostante la recente osservazione di Joe Biden secondo cui i prezzi elevati del gas sono qualcosa da celebrare come parte di "un'incredibile transizione" verso le energie rinnovabili. In altre parole, i prezzi elevati del gas hanno sempre fatto parte della pianificazione del Green New Deal e il politburo di Biden è stato certamente parte della loro ascesa.

Un punto culminante della riunione del 2022 includeva il commissario australiano per la sicurezza, Julie Inman Grant, che durante un panel intitolato Ushering in a Safer Digital Future ha detto: "La libertà di parola non è la stessa cosa di una libertà per tutti" e che "avremo bisogno di un ricalibrazione di un'intera gamma di diritti umani che si stanno manifestando online, dalla libertà di parola, all'essere liberi dalla violenza online".

Questi commenti minacciosi arrivano sulla scia dello scivolamento dell'Australia verso il totalitarismo durante la pandemia e della recente approvazione da parte dell'Unione Europea del Digital Services Act, il quale vieta l'incitamento all'odio" e la "disinformazione" e rappresenta un passo importante verso la governance mondiale di Internet. In particolare, il quadro normativo dell'UE per le comunicazioni digitali regolerà il discorso in merito a "cambiamenti climatici", sfide per la salute come il coronavirus e altre "pandemie" e l'"incitamento all'odio" o altri "discorsi illegali" definiti dall'UE. Per soddisfare i requisiti normativi dell'UE e razionalizzare i propri sforzi, i siti di ricerca e le piattaforme di social media molto probabilmente si conformeranno di conseguenza.

In breve, che il WEF e i suoi partecipanti siano pianificatori centrali e globalisti incapaci o, ciò che è più probabile, potenti influencer che hanno un impatto su tutto, dalle politiche governative al processo decisionale aziendale, questo gruppo ha l'ardire di suggerire che sono o dovrebbero essere responsabili del mondo. Non si può lasciare le persone in pace affinché perseguano i loro interessi, comprese le loro vite economiche e familiari. Questi pianificatori devono intervenire contro tutti i piani individuali, locali, regionali e nazionali. Come fece notare Ludwig von Mises, pianificatori centrali del genere sono sempre totalitaristi che desiderano sovrascrivere i piani degli individui; credono di avere indubbiamente ragione, nonostante l'orrenda esperienza dell'interventismo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


👉 Qui il link alla Prima Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2022/09/cose-il-grande-reset-parte-i.html

👉 Qui il link alla Seconda Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2022/09/cose-il-grande-reset-parte-ii.html

👉 Qui il link alla Terza Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2022/09/cose-il-grande-reset-parte-iii.html

👉 Qui il link alla Quarta Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2022/09/cose-il-grande-reset-parte-iv.html

👉 Qui il link alla Quinta Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2022/10/cose-il-grande-reset-parte-v-lideologia.html

👉 Qui il link alla Sesta Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2022/10/cose-il-grande-reset-parte-vi-i-piani.html

👉 Qui il link alla Settima Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2022/10/cose-il-grande-reset-parte-vii.html

👉 Qui il link all'Ottava Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2022/10/cose-il-grande-reset-parte-viii-come.html

👉 Qui il link alla Decima Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2022/11/cose-il-grande-reset-parte-x-lagenda.html


venerdì 28 ottobre 2022

Implosione del credito: le conseguenze

 

 

di Alasdair Macleod

Vi è una crescente consapevolezza che il mondo affronterà, allo stesso tempo, una combinazione d'inflazione dei prezzi persistente e recessione. I fattori che alimentano entrambi si stanno visibilmente intensificando e quelli di noi esperti nel ciclo del credito bancario sono consapevoli che è la contrazione dei bilanci bancari che sta guidando la recessione, mentre è il continuo deprezzamento delle valute fiat che guida l'inflazione.

I neokeynesiani pensano che la posizione attuale sia contraddittoria, che gli attuali tassi d'inflazione dei prezzi scenderanno al loro obiettivo del 2% durante una recessione e che i tassi d'interesse possono quindi essere abbassati per stimolare l'attività economica.

La chiave per capire perché i prezzi continueranno a salire nonostante una recessione richiede una comprensione più completa del ruolo del credito in un'economia e di ciò che rappresenta. Il suo ruolo è molto più grande di quanto si pensi comunemente, vista la gigantesca mole di denaro fiat in circolazione. Tutta l'attività economica e la ricchezza sono credito. Questo articolo delinea i vari tipi di credito e come esso equivale alla nostra ricchezza collettiva.

Ci richiede anche di saper differenziare tra una valuta che è coperta dall'oro e una senza tale ancoraggio. La prima impone una disciplina di non intervento, mentre la seconda lo incoraggia. È tale intervento che alla fine porta le valute fiat e tutto il credito basato su di esse al collasso.


L'importanza del credito

Che le autorità monetarie non capiscano il credito potrebbe sembrare incredibile, ma evidenziato dalle loro azioni, è l'unica spiegazione per i loro errori. Oltre al credito non capiscono l'importanza del denaro, avendo bandito l'oro dal suo ruolo di ancoraggio del potere d'acquisto del credito. L'interesse di sostituire l'oro con una valuta scoperta, affinché gli stati ottenessero il beneficio di una svalutazione senza restrizioni, è ignorato o dimenticato dagli economisti e dai commentatori di oggi. Ignorando in primo luogo ciò che ha allontanato il dollaro dallo standard di Bretton Woods, l'establishment non può più distinguere tra credito e denaro fiat.

La svalutazione della valuta e del credito iniziò soprattutto negli anni '30, quando il dollaro fu riagganciato all'oro e svalutato da $20,67 l'oncia a $35 (solo che agli americani fu vietato di possederlo a qualsiasi prezzo). Da quel momento in poi, valuta e credito si espansero.

M3 degli Stati Uniti aveva raggiunto il picco di $55,2 miliardi nel 1929, scese a $41,52 miliardi nel 1933 prima di risalire a $692 miliardi quando lo standard Bretton Woods venne sospeso nel 1971. Questo è un multiplo di 12,6 volte mentre il dollaro era ancorato all'oro a $35 per oncia. Da allora l'espansione del credito è stata molto più violenta, quasi 32 volte, e abbiamo visto il prezzo dell'oro aumentare da $35 a $1725 attualmente. È una situazione meglio descritta come valuta dollaro e credito che perdono il 98% del loro potere d'acquisto rispetto al denaro reale.

Oggi siamo profondamente consapevoli che i prezzi di energia, cibo e beni di consumo stanno aumentando mentre le prospettive economiche si stanno deteriorando. Gli economisti definiscono la prima inflazione e la seconda recessione. Sebbene sia naturale credere che queste condizioni siano alimentate interamente da fattori esogeni, come interruzioni delle catene di approvvigionamento e aumento dei tassi d'interesse a livello globale, tale analisi è troppo semplicistica. La radice di tutti i problemi economici è la massiccia espansione del credito alimentata dagli stati che ha svalutato le varie valute fiat.

Questo è tacitamente ammesso da economisti e statistici che credevano che l'eccessiva espansione monetaria fosse un'azione una tantum per affrontare la crisi sanitaria e i problemi associati. Ma ora l'esitazione nei mercati è attribuibile alla crescente consapevolezza che è necessaria un'ulteriore espansione d valuta e credito per affrontare nuovi problemi. Gli stati stanno svalutando di nuovo le loro valute per consentire a privati ​​​​e imprese di far fronte all'aumento dei prezzi dell'energia, inutile dirlo conseguenza della precedente svalutazione.

Ho osservato sopra che la contrazione di M3 tra il 1929 e il 1933 è stranamente simile a quella che dobbiamo affrontare oggi. Meglio approfondire questo punto. Negli anni precedenti al ​​crollo di Wall Street (iniziato nel settembre del 1929) la FED aveva cominciato a intervenire sui mercati. Nel 1923 fu istituito il Federal Open Market Committee con Benjamin Strong, il governatore della FED, come presidente (il cambio di titolo da governatore a presidente fu apportato nella legge bancaria del 1935). Da quel momento in poi, la FED iniziò a condurre una politica monetaria.

Di conseguenza nel 1924 e nel 1927 la FED effettuò sostanziali acquisti sul mercato aperto per scongiurare le recessioni, i quali andarono a sopprimere i rendimenti obbligazionari e quindi i tassi d'interesse di mercato. I suoi interventi alimentarono in particolare la crescente speculazione nel mercato azionario, facilitata dall'espansione del credito bancario e dall'aumento della domanda di credito fornita a tassi d'interesse ridotti. Nel 1928 il FOMC si spaventò e invertì le sue politiche espansive e rialzando i tassi. L'anno successivo il mercato raggiunse il picco e lo sgonfiamento della bolla speculativa fece scendere il Dow Jones Industrial Index dell'89% fino alla metà del 1932.

Sebbene oggi ci siano differenze, la somiglianza con le attuali condizioni monetarie e di mercato è sorprendente. La principale differenza è che Strong credeva nel gold standard e guidava la politica del FOMC in quel contesto. Per la prima volta la FED intervenne nell'economia accumulando guai per la fine di quel decennio; oggi gli interventi del FOMC sono molto più pervasivi, con distorsioni simili nei mercati finanziari, ma senza un ancoraggio – l'oro – per garantire la fiducia nella valuta. Dobbiamo ancora realizzare appieno le conseguenze oggi, con il Dow Jones Industrial Index che finora ha perso solo il 21%.

La contrazione del credito bancario tra il 1929 e il 1933 è la caratteristica più importante di quel tempo. Il prosciugamento del credito per la speculazione nel mercato azionario fu senza dubbio ciò che alimentò il crollo di Wall Street, perché costrinse gli speculatori a vendere le loro azioni. Oltre alle proprietà fisiche, i prestiti bancari erano garantiti da azioni. Il calo dei loro valori accelerò il declino quando le banche liquidarono le garanzie che detenevano in asset finanziari, un punto notoriamente espresso dall'economista Irving Fisher. L'inizio di queste condizioni è evidente oggi nella contrazione del credito bancario per la speculazione azionaria, mostrata nel grafico seguente.

La psicologia dei mercati ci informa che la contrazione del credito dei prestiti a margine non è guidata da felici acquirenti, ma dal calo dei valori delle garanzie e della preclusione delle banche sulle posizioni. È un processo che ha ancora molta strada da fare.

Questa breve analisi del ruolo del credito bancario ne illustra l'importanza finanziaria ed economica. La sua contrazione nel 1929-1932 non solo indebolì i valori degli asset finanziari, ma fece anche precipitare l'economia agricola nella depressione. Si stima che circa 9.000 banche andarono in bancarotta, spazzando via $140 miliardi in depositi. Sul lato patrimoniale dei bilanci bancari, le vendite di fattorie e beni di piccole imprese non riuscirono a coprire i prestiti bancari, laciando i relativi proprietari nella miseria e nella disperazione. La lezione di oggi è che, nonostante tutte le normative volte a rendere sicure le banche, una grave contrazione del credito porterà a diffusi fallimenti bancari.

L'esperienza degli anni '30 ha generato due conclusioni molto diverse. Gli economisti Austriaci, essendo l'estensione più sofisticata dei teorici classici, hanno sottolineato che la depressione era il risultato dell'espansione del credito bancario negli anni '20, mentre una nuova generazione di economisti statalisti ha sostenuto l'opinione di Herbert Hoover e Franklin Roosevelt secondo cui il fallimento era a esclusivo appannaggio dei mercati e la soluzione era nelle mani dello stato. Entrambi i presidenti erano entusiasti interventisti.

L'intervento dello stato divenne il fondamento del keynesismo, mentre gli Austriaci furono ignorati. Tuttavia molti neo-Austriaci sostengono che il ciclo economico può essere eliminato se il ciclo del credito bancario venisse completamente rimosso. Se si vuole capire se questa linea d'azione sia davvero fattibile allora è necessaria una comprensione del credito nella sua forma più ampia. Il credito bancario è un piccolo sottoinsieme del credito complessivo, anche se importante.


La natura del credito nell'economia

Tutto si compra e si vende a credito. Legalmente, il denaro è solo l'oro, con l'argento e il rame in ruoli secondari. Sono stati cancellati dalla circolazione generale, quindi nessuna forma di denaro reale è coinvolta nelle transazioni oggi.

Le banconote emesse dalla banca centrale sono crediti, debiti a favore del portatore. Dai tempi in cui le banconote erano scambiabili con monete d'oro a discrezione del detentore, consideravamo le banconote come denaro, o più correttamente sostituti del denaro reale. E la maggior parte di noi lo fa ancora, ma in un mondo di valute scoperte, sono solo credito e non devono essere confuse con il denaro reale.

Sappiamo che oltre alle banconote anche i conti di deposito tenuti presso una banca sono credito, credito concesso dal depositante alla banca in cambio di un diritto d'azione contro la banca. La banca deve i soldi al depositante e, come sempre, l'altro lato del credito è il debito. In conformità con la contabilità in partita doppia, l'importo della valuta e del credito in qualsiasi Paese è la somma di tutti i debiti dovuti a ogni individuo e impresa in esso. Se non c'è debito, non c'è valuta. Debito è quindi sinonimo di ricchezza perché tutto il credito è ricchezza.

Il primo utilizzo del credito circolante è stato quello di rappresentare il denaro reale, cioè l'oro, in forma cartacea. Lo moltiplicò considerevolmente, prima sotto forma di banconote e poi come conti bancari scambiabili con banconote e oro. La convertibilità in oro per la popolazione terminò nella maggior parte delle nazioni dopo la prima guerra mondiale; continuò invece negli Stati Uniti fino al 1933. Da allora i depositi bancari sono stati convertibili solo in banconote e anche questo è stato limitato dalle norme antiriciclaggio e di elusione fiscale imposte dalle autorità di regolamentazione bancaria. In generale, però, i depositi bancari rimangono liberamente trasferibili in altri conti bancari.

Oggi conosciamo depositi bancari, banconote e gettoni metallici. Il totale di questi elementi costituisce le statistiche sull'offerta di denaro, così definita per ragioni storiche sebbene non sia coinvolto denaro reale. Ma come vedremo, M3 o M4 sono solo una piccola parte del credito totale in un'economia.

L'intera economia funziona ruota intorno al credito. Quando acquistate un biglietto ferroviario, un biglietto per il teatro o qualsiasi altra promessa prima della consegna di un servizio o di una merce, siete un creditore fino a quando il servizio non viene estinto o la merce non viene consegnata. Per legge, avete il diritto d'azione contro chi avete pagato anticipatamente per beni o servizi. E quando un commerciante vi fornisce un servizio, è vostro creditore finché non estinguete il debito nei suoi confronti. Ha un diritto d'azione contro di voi, il quale si estingue quando pagate quanto dovuto.

In ogni obbligazione o contratto la parte che ha il diritto di far eseguire l'obbligo è il creditore e la parte che ha il dovere di adempiere è il debitore. Un credito è il diritto di costringere una persona a pagare o fare qualcosa. Quindi grandi quantità di credito sono pagabili, non in qualsiasi sostanza materiale o denaro, ma in servizi personali.

Ci sono innumerevoli altri casi in cui le persone stipulano contratti per eseguire servizi. Questi contratti per la prestazione di servizi sono tanto obblighi quanto quelli di fornire sostanze materiali. Pertanto il credito può acquistare servizi esattamente allo stesso modo del denaro, della valuta o di un trasferimento da un deposito bancario a un altro. Il credito è un potere d'acquisto che può fornire tutto ciò che la valuta può fornire. Il credito è un diritto presente a un pagamento futuro e la sua vera funzione è di portare all'economia il valore presente dei profitti futuri.

Ogni aspetto delle nostre relazioni economiche e sociali con i nostri simili non si basa solo sul credito, ma è il credito stesso. E il credito, nella misura in cui è necessario misurarlo, si basa sul corso legale. Di conseguenza il valore di tutte le attività umane in un'economia moderna dipende interamente dalla fiducia nella valuta.

Come affermato sopra, esiste una chiara distinzione tra credito e denaro reale, ovvero oro e formalmente anche argento e rame. Tuttavia denaro reale e credito erano della stessa natura inizialmente, ciò che è cambiato è l'assenza del denaro. Il credito non è più ancorato al denaro reale ma alla valuta, una forma di credito ancora giudicata superiore al credito bancario. Possiamo quindi vedere che esiste una gerarchia del credito:

  1. Le banconote emesse da una banca centrale sono la forma di credito più alta, tramite le quali possono essere scambiate tutte le altre forme di credito. Come conseguenza dell'acquisto di obbligazioni da parte delle banche centrali negli ultimi anni, c'è stata un'espansione del credito a favore delle banche commerciali, registrate come riserve nei bilanci delle banche centrali. Queste riserve hanno lo stesso status di rischio delle banconote, ma non sono crediti in pubblica circolazione.
  2. Le cambiali, le cambiali commerciali e governative, le cambiali immobiliari e le finanze commerciali non legate alla proprietà stessa (come polizze di carico e warrant portuali) e altri strumenti negoziabili sono tutti crediti, classificati appena al di sotto delle passività della banca centrale. Sebbene siano sempre regolati tramite depositi bancari, sono spesso tra controparti non bancarie, quindi sono aggiuntivi al credito bancario.
  3. Il credito bancario è la forma più comune di credito circolante, classificandosi dietro le banconote ma superandole in numero di oltre dieci volte o considerevolmente di più in molte giurisdizioni. Oltre al rischio di credito della banca centrale, il credito bancario sopporta il rischio delle singole banche e un più ampio rischio sistemico. Inoltre c'è credito bancario non registrato creato dalle attività del sistema bancario ombra, che si stima che nelle economie finanziarizzate di oggi sia fino alla metà o anche di più.
  4. La controparte delle obbligazioni non bancarie che diventano esigibili nei termini in cui sono state concesse. Include tutte le transazioni finanziarie concordate per il regolamento futuro dal momento della negoziazione a un'ora futura specificata. Include anche i pagamenti anticipati, quando un intermediario prende il pagamento in acconto e deve un diritto di azione fino al completamento di una transazione e alla consegna della proprietà in un investimento.
  5. Oltre a margini e depositi pagati, derivati ​​sia nei mercati regolamentati che over-the-counter. Di seguito sono riportati ulteriori dettagli sul trattamento dei derivati.
  6. Possiamo anche includere la proprietà in tutti gli investimenti, finanziari e materiali, il cui possesso costituisce il diritto a un futuro flusso di reddito pagato a credito.
  7. Credito personale sotto forma di diritti d'azione in relazione all'acquisizione e alla cessione di beni e servizi che non vengono liquidati immediatamente. Le transazioni di credito personale sono di gran lunga la più grande quantità di credito non registrato, per lo più regolato tramite depositi bancari. Il livello del credito personale di un individuo è mostrato dalla disponibilità degli altri ad accettare pagamenti dilazionati per servizi e beni e gli obblighi personali sono spesso assolti in contanti o tramite baratto.

Per quanto riguarda le operazioni in derivati, esistono forme di credito non prontamente riconosciute come tali che si presentano in due forme: credito e obbligazioni di credito latente. Essendo impegni a fornire una merce o uno strumento finanziario a una data futura, i futures sono crediti, mentre le opzioni e i warrant sono crediti latenti essendo un diritto a un'azione, invece che un diritto d'azione. Forward e swap sono crediti, essendo impegni futuri da consegnare in totale.

Dividere le statistiche della Banca dei Regolamenti Internazionali in categorie di derivati ​​over the counter e regolamentati, permette di capire che il sistema finanziario ha generato $581.000 miliardi in più di credito e $104.000 miliardi di credito latente per un totale di $685.000 miliardi. Queste cifre sono raccolte da grandi dealer in tredici Paesi, con un'indagine triennale che ne copre di più. Pertanto l'elemento OTC ($541.000 miliardi di credito e $50.000 miliardi di credito latente) è incompleto e la cifra reale è leggermente maggiore. La capitalizzazione dei mercati azionari aggiunge altri $100.000 miliardi, essendo la proprietà dell'equity in un investimento azionario il diritto a un flusso di reddito futuro. Ciò si confronta con un debito mondiale di oltre $305.000 miliardi (Institute of International Finance, maggio 2022) e un PIL mondiale stimato a $96.300 miliardi (Statista, 2021). La proprietà in immobilizzazioni è allo stesso modo credito.

Pertanto è un errore pensare al credito semplicemente come composto da valuta e credito bancario. Queste due categorie sono semplicemente credito circolante, parte del credito totale che supera le decine di migliaia di miliardi. Tutto questo credito può essere misurato in valute fiat e dipende dalla loro stabilità. La perdita di stabilità di una valuta ha conseguenze considerevoli, non solo per i cambi o per la stabilità dei depositi bancari, ma indebolisce le basi stesse dell'esistenza umana.

Queste cifre astronomiche illustrano l'importanza fondamentale del credito per la società, ma suggeriscono anche gli effetti di vasta portata nelle variazioni del tasso d'interesse. Con l'aumento dei tassi d'interesse, i valori del debito diminuiscono e i valori dei derivati ​​cambiano, a vantaggio di alcune banche e a svantaggio di altre. Il valore presente dei potenziali flussi di reddito attualizzati da azioni e immobili ne risente negativamente, almeno inizialmente, perché i flussi di dividendi e gli affitti sono lenti ad aggiustarsi. Questi effetti sono, o dovrebbero essere, compresi dagli economisti, visto che sono ancora più estesi, spingendo verso il basso la ricchezza perché essa è credito e il credito è sinonimo di valori negoziabili di tutto il debito.


Le conseguenze della manipolazione dei tassi d'interesse

È un errore comune credere che i risultati economici possano essere gestiti attraverso la manipolazione artificiale dei tassi d'interesse. Dalla nostra analisi sul credito, diventa ovvio che quando le variazioni dei tassi d'interesse non sono fissate dai mercati ma guidate da commissioni stataliste, hanno un effetto profondo sulla nostra ricchezza collettiva. Con valuta e credito bancario che sono la punta di un iceberg molto più grande, le conseguenze della cattiva gestione dei tassi d'interesse sono di gran lunga maggiori di quanto registrato dalle statistiche ufficiali.

Ma le distorsioni stataliste imposte ai mercati del credito sono sempre di natura temporanea, essendo invertite quando alla fine si perde il controllo e i mercati riaffermano il loro giudizio. Di conseguenza, quando la soppressione dei tassi d'interesse alla fine fallisce, segue una crisi e viene rivelato il danno causato dal precedente intervento statalista.

È in questa luce che dobbiamo considerare la situazione odierna, che si presenta dopo decenni di tassi d'interesse artificialmente soppressi. Ciononostante non è corretto presumere che questo calo non sia stato per niente un trend di mercato: lo è stato, in parte, quando la sostituzione del denaro reale, ovvero l'oro, con il dollaro scoperto, ha visto rafforzare la domanda per quest'ultimo grazie al suo ruolo di valuta di riserva, alla sua egemonia e al suo ruolo dominante nel regolamento delle transazioni internazionali. Di conseguenza il dollaro ha mantenuto il suo valore più di quanto ci si sarebbe potuto aspettare.

L'espansione del debito, che è sinonimo di credito e quindi di ricchezza nazionale, è stata di gran lunga superiore ai numeri registrati nelle statistiche ufficiali, come tenta di mostrare l'elenco gerarchico di cui sopra. E ora che la tendenza al ribasso dei tassi d'interesse è terminata, la loro salita sta portando a una distruzione della ricchezza molto più ampia di quella che si riflette nell'aumento dei rendimenti obbligazionari e nel calo dei prezzi delle azioni. Che la tendenza all'aumento dei tassi d'interesse abbia ancora molta strada da fare è chiaro, data l'instabilità delle valute fiat che si riflette in un aumento inesorabile dei prezzi e il divario tra la preferenza temporale reale di chi le usa e il loro riflesso negli attuali tassi d'interesse soppressi artificialmente. Il valore del dollaro in termini di potere d'acquisto in queste circostanze deve essere il nostro obiettivo primario, perché il suo potere d'acquisto è conferito a tutto il credito in dollari e, attraverso la sua relazione di riserva con le altre principali valute fiat, anche a tutto il credito basato su di esse.

Le politiche sui tassi d'interesse ignorano l'effetto più ampio sul credito, ma dato che si è aperto il divario tra i tassi d'interesse delle banche centrali e dove forse dovrebbero essere, possiamo dire che la distruzione della ricchezza, essendo sinonimo di quantità di credito e valorizzata dai valori presenti dei flussi di reddito futuri, è appena iniziata. E come abbiamo ipotizzato, il credito mondiale supera le decine di migliaia di miliardi di dollari, quindi sottovalutarne la distruzione non è cosa da poco. In una profonda recessione, anche il merito di credito di tutti gli attori economici sarà messo in discussione, così che anche il credito personale in cambio di diritti d'azione.

Il credito bancario commerciale è destinato a seguire questa tendenza. Il mantenimento dei livelli di credito bancario è fondamentale per la sottoscrizione dei valori obbligazionari e di borsa. Tuttavia la liquidazione degli asset finanziari detenuti a livello ufficiale e ufficioso (sotto forma di garanzie) è solo la fase iniziale della contrazione del credito bancario. E man mano che le obbligazioni derivate vengono chiuse o giungono a maturazione, non verranno rinnovate. Le uniche eccezioni sono gl iasset liquidi, come i titoli di stato con scadenza a breve termine e i depositi di riserva presso le banche centrali, detenuti secondo la normativa bancaria di Basilea 3.

Dopo un prolungato periodo di declino, l'aumento dei tassi d'interesse ora minaccia la sopravvivenza delle società zombi e di tutti i piani aziendali basati sulla convinzione che i costi di finanziamento non sarebbero mai aumentati. Pertanto una seconda fase di contrazione del credito bancario rivolta ai settori non finanziari è già in corso, ma è destinata ad accelerare poiché i prestiti deteriorati minacciano di sopraffare le banche. Gli arretrati sul pagamento degli interessi ipotecari aumenteranno.

Sarà impossibile per le banche sottocapitalizzate sopravvivere intatte a queste condizioni. E poiché la coorte delle banche commerciali continua a contrarre i propri obblighi di credito, è inevitabile che ci saranno bancarotte capaci di minacciare addirittura l'intero sistema bancario. Le stesse banche centrali stanno scoprendo che le perdite sulle obbligazioni acquisite attraverso il quantitative easing hanno spinto i loro bilanci in un patrimonio netto negativo, una situazione in peggioramento poiché i rendimenti obbligazionari continuano a salire.

Con la manipolazione dei tassi d'interesse, principalmente costringendoli a livelli più bassi di quanto sarebbero stati altrimenti se impostati dai mercati, le banche centrali hanno inconsapevolmente creato le condizioni per una contrazione del credito mondiale su vasta scala. Ora sono a un bivio: o svolgono una delle loro funzioni primarie, ovvero garantire l'integrità del sistema finanziario, oppure cercano di assolvere un'altra funzione primaria, ovvero quella di prevenire un crollo del potere d'acquisto delle loro valute. O bianco, o nero.


Le conseguenze della rimozione della copertura aurea

Passiamo ora alle conseguenze della decisione più importante del secolo scorso presa dall'America come leader del mondo libero: l'abbandono del gold standard e l'introduzione del dollaro scoperto.

Durante il gold standard, le banche centrali erano chiamate ad agire come prestatori di ultima istanza se necessario per salvare il sistema bancario da una contrazione generale del credito. Finché c'era la credibilità del gold standard, le conseguenze non erano così devastanti. Infatti, oltre a preservare l'integrità del sistema bancario, né la politica monetaria né l'azione dello stato tentavano di gestire e intervenire nell'economia in generale.

In generale i crolli erano di breve durata poiché gli eccessi di credito venivano liquidati rapidamente e la stabilità tornava subito. L'ultima crisi del genere in America fu nel 1920, ma alla fine del 1921 era finita. Non era compito degli stati intervenire. Oggi, invece, ogni attività economica è regolata dagli stati e cercano di microgestire i risultati dei mercati.

Sebbene pochi di noi sembrino rendersene conto, la libera espressione degli individui che soddisfano i propri bisogni e desideri è pesantemente manomessa. E porzioni sempre più grandi del loro reddito vengono prelevate dalla tassazione e la loro ricchezza viene sottratta attraverso la svalutazione della valuta. In verità, l'ambiente economico non ha alcuna relazione con quello della dimenticata depressione americana del 1920, e più in particolare prima della prima guerra mondiale.

Oggi l'ancora monetaria dell'oro è assente e le valute fiat sono volatili nel loro potere d'acquisto. La differenza tra i due è chiaramente illustrata nel grafico seguente.

Il fattore comune è il petrolio greggio. Se prezzato in oro, dal 1950 il petrolio è stato notevolmente stabile; se prezzato in dollari, la variabilità è stata tutta della valuta piuttosto che nella merce. Tuttavia le convenzioni contabili incoraggiano i trader di petrolio greggio a pensare che la volatilità sia nel petrolio e non nella valuta.

Ciò ha importanti implicazioni su come dovremmo considerare un sistema creditizio ancorato a una valuta scoperta rispetto ad uno con una valuta coperta. Ci dice che dal 1950, e più in particolare dai primi anni Settanta, se ci fosse stato ancora un gold standard, il potere d'acquisto del dollaro sarebbe variato ma molto meno rispetto a quello come valuta scoperta.

C'è di più. Lo stesso grafico ci mostra che non solo il prezzo del petrolio in oro è stato meno volatile, ma misurato in dollari è aumentato di 33 volte, da $2,57 a $87. La stabilità del prezzo del petrolio in oro ci dice che è il dollaro ad aver perso potere d'acquisto, mentre il prezzo del petrolio è leggermente diminuito, non è aumentato 33 volte come indica il dollaro.

I critici di questa conclusione devono realizzare che l'oro è denaro e il dollaro no. Al massimo può essere un sostituto dell'oro ed essere scambiato con quest'ultimo a un prezzo fisso, anche in una forma annacquata come quella abbandonata dal presidente Nixon quando sospese l'accordo di Bretton Woods.

Il grafico successivo ci mostra come sono andate le quattro principali valute dall'inizio degli anni Settanta, indicizzate all'ultimo giorno del 1969.

Da quella data il dollaro ha perso quasi il 98% del suo potere d'acquisto, l'euro (calcolato prima del 2000) il 98,7%, la sterlina il 99,2% e lo yen il 94,8%. La maggior parte delle valute minori è andata considerevolmente peggio.

Chiaramente questo ha avuto importanti conseguenze per il credito: le valute stesse e i conti di deposito detenuti presso le banche, che sono i mezzi di circolazione che tutti utilizziamo per le proprie transazioni quotidiane. La maggior parte delle volte siamo felici di assecondare il mito secondo cui in qualsiasi transazione dovremmo considerare la valuta oggettivamente e gli articoli acquistati soggettivamente. In altre parole, possiamo concordare con un venditore che un dollaro è un dollaro e qualsiasi differenza di opinione sul prezzo si riflette interamente nell'articolo o nel servizio scambiato.

Ciò sarebbe certamente vero se la valuta fosse coperta, ma come mostrato nel grafico sopra, quando è scoperta quasi tutta la volatilità è nella valuta. Inoltre mantenere i saldi in valute scoperte è estremamente costoso nel tempo. La realtà della situazione non è compresa né dalla popolazione, né dalle divise estere, queste ultime totalmente assorbite dalle variazioni di valore tra valute scoperte, tutte in calo.

Ora dobbiamo considerare l'implicazione di questi risultati. La contrazione del credito bancario, iniziata solo di recente, si è finora evidenziata solo nella liquidazione di titoli finanziari. Data l'eccezionale leva finanziaria al culmine dell'attuale ciclo del credito bancario, con le banche giapponesi e dell'Eurozona a rilevanza sistemica globale (G-SIB) con rapporti tra bilancio e capitale proprio in media di oltre venti volte, la fase di contrazione si preannuncia estremamente acuta. In un gold standard, la scarsità di credito provoca inizialmente un aumento dei tassi d'interesse, accelerando la liquidazione degli investimenti impropri e la riallocazione del capitale verso imprese più solide. Il potere d'acquisto delle valute coperte aumenta, coerentemente con un calo dell'attività economica, prima di stabilizzarsi con la normalizzazione delle condizioni creditizie. Il grafico seguente mostra l'indice composito dei prezzi del Regno Unito e copre un secolo di gold coin standard nel Regno Unito (introdotto nel 1817), illustrando l'effetto sui prezzi del ciclo del credito bancario. Il livello generale dei prezzi ebbe qualche oscillazione, ma nel corso di quel secolo rimase sostanzialmente invariato. La volatilità diminuì drasticamente dopo il 1864, quando la Banca d'Inghilterra si unì al sistema di compensazione delle banche commerciali. Essendo l'unica a poter emettere banconote scambiabili in oro, ciò non solo rese la compensazione notevolmente più efficiente, ma l'effetto fu quello di legare più strettamente il credito bancario alla Banca d'Inghilterra.

La stabilità offerta da un simile assetto manca del tutto oggi. Nelle circostanze attuali le banche centrali affrontano la contrazione del credito bancario, che in un gold standard porta inizialmente a tassi d'interesse più elevati, cercando di sopprimere i tassi nel tentativo di evitare una recessione e salvare quindi la rete bancaria commerciale dal fallimento sistemico, oltre a sostenere i valori degli asset finanziari. Queste sono le responsabilità primarie e obbligatorie di una banca centrale.

Dopo decenni di calo artificiale dei tassi d'interesse, il deterioramento delle condizioni di credito è determinato da una nuova tendenza: aumento dei tassi d'interesse. Ai detentori di valute scoperte vengono attualmente offerti tassi di deposito ancora lontani da una compensazione per la perdita di potere d'acquisto, attualmente valutata intorno al 10% per i prezzi al consumo. Invece di valutare il possesso del credito sotto forma di depositi bancari, hanno tutti gli incentivi a eliminare il più possibile le loro perdite acquistando beni di cui potrebbero aver bisogno in futuro. All'inizio di questo processo i consumatori e le imprese diventano consapevoli che i prezzi salgono e ci sono pochi segni di un miglioramento della situazione. Questa è una descrizione corretta della posizione attuale.

Ad un certo punto ci sarà una crescente consapevolezza che non sono i prezzi a salire, ma  il potere d'acquisto della loro valuta scoperta a calare. Quando poi viene capita l'importanza dei grafici sopra, che il valore oggettivo è nelle merci e non nella valuta, una valuta scoperta è condannata.

Dobbiamo concludere la nostra disamina del credito affermando che una forma di denaro credibilmente legata a una commodity conserva generalmente il suo potere d'acquisto, nonostante le fluttuazioni del credito bancario. Senza tal collegamento, la valuta alla fine torna a zero. Dopo cinquant'uno anni senza alcun legame con una commodity, ci stiamo avvicinando rapidamente a un tale esito.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


giovedì 27 ottobre 2022

La Teoria dei Giochi di Bitcoin

 

 

da Bitcoin Magazine

Cos'è la Teoria dei Giochi? In poche parole, se state giocando a qualsiasi gioco di strategia, come gli scacchi, qualsiasi mossa che fate dovrà essere contrastata dal vostro avversario. Le decisioni strategiche che voi e il vostro avversario prendete determineranno alla fine chi vincerà e chi perderà la partita.

Come si collega tutto questo a Bitcoin? Bitcoin è la più grande invenzione dalla stampa di Gutenberg e quest'ultima influenzò la Teoria dei Giochi su come funzionavano la Chiesa e lo Stato e come le informazioni venivano condivise con il mondo. Quando Johannes Gutenberg inventò la sua macchina da stampa, stava essenzialmente muovendo il suo pezzo degli scacchi per dare scacco matto alla Chiesa. Fino all'invenzione della stampa di Gutenberg, la Chiesa e le persone in posizioni di potere, o istruite, potevano leggere, scrivere e diffondere qualsiasi informazione volessero. Prima della stampa c'erano copie limitate di scritti importanti come la Bibbia; qualsiasi conoscenza del mondo proveniva principalmente dalla figura di riferimento alfabetizzata della vostra città e il materiale che egli aveva a disposizione. La maggior parte delle persone non era in grado di leggere o scrivere, quindi doveva dipendere dagli altri per acquisire la propria conoscenza del mondo. La Chiesa diceva alle persone cosa imparare, credere e come vivere la propria vita. Finché lo Stato e la Chiesa controllavano ciò che veniva insegnato al popolo, potevano controllare le ideologie del popolo.

Bitcoin condivide la stessa Teoria dei Giochi della stampa di Gutenberg, ma la sua funzione è quella di separare lo Stato dal denaro. Ora immaginiamo una scacchiera in cui i "giocatori più potenti del mondo", ovvero banche, governi, gruppi d'interesse speciali, si trovano su un lato della scacchiera e Bitcoin è sull'altro. Questa partita di scacchi tra Bitcoin e loro è stata la partita di scacchi più lunga mai giocata, perché va avanti da 13 anni. Nel gioco degli scacchi ci sono due possibili esiti: stallo o scacco matto. Non c'è alcuna possibilità che Bitcoin affronti una situazione di stallo nel suo gioco contro i potenti, perché una situazione di stallo significa che nessuno dei due giocatori vince o perde. Si verifica una situazione di stallo quando nessuno dei due giocatori può fare una mossa che porterebbe il gioco a progredire ulteriormente.

In alternativa, quando Bitcoin darà scacco matto al re dei potenti, e vincerà la partita, sarà diventato una riserva di valore e un mezzo di scambio per il mondo intero. I potenti non possono dare scacco matto a Bitcoin perché se fosse possibile per il mondo intero vietare Bitcoin, per quanto inverosimile possa sembrare, diventerebbe un mercato nero e verrebbe utilizzato come la rete Tor, alias dark web.

Quest'anno i potenti hanno effettuato le seguenti mosse contro Bitcoin insieme alle "contromosse teoriche" di quest'ultimo:

Mossa #1: la Cina ha bandito tutti i miner di bitcoin dal Paese. La Cina rappresentava circa il 65% della potenza di calcolo che gestisce la rete Bitcoin.

Contromossa: i miner di bitcoin si sono trasferiti negli Stati Uniti e in altri Paesi favorevoli alle loro attività. La resilienza della rete Bitcoin è stata messa a dura prova da questa mossa del secondo Paese più potente del mondo. Il tasso del miele non si preoccupa della Cina, o delle decisioni di altri Paesi potenti al riguardo. Bitcoin ha la mentalità del "piccolo motore che potrebbe", e presto diventerà, un rullo compressore da cui tutti i Paesi dovranno togliersi di mezzo o altrimenti venirne schiacciati.

Mossa #2: Gli Stati Uniti hanno intrufolato all'interno della loro "legge per le infrastrutture" una voce inerente le criptovalute in modo da ottenere $28 miliardi in tasse per finanziare suddetta legge da $1.000 miliardi. La "voce" riguardante le criptovalute è stata formulata in modo orribile da persone a Washington che non avevano la minima idea di cosa fossero Bitcoin o le criptovalute in generale.

Contromossa: I bitcoiner hanno chiamato tutti i loro senatori e hanno combattuto affinché la voce sulle criptovalute fosse riformulata e fosse meno dura per l'industria Bitcoin. Questa contromossa ha inviato onde d'urto tra le sale del Congresso e anche se la "voce" non è cambiata a favore delle criptovalute, le onde d'urto causate dai bitcoiner si faranno sentire per sempre. Bitcoin, il protocollo, non se ne preoccupa e continua a funzionare.

Mossa #3: Il movimento Ambientale, Sociale e di Governance (ESG) ha incaricato Elon Musk di arrivare a "realizzare" quanto sia energicamente dispendioso Bitcoin e la necessità di renderlo "più verde".

Contromossa: Il Bitcoin Mining Council è stato creato da Michael Saylor e dopo aver compilato un'immensa quantità di dati sul consumo di energia da 23 miner (62% dell'industria dei miner) che hanno aderito liberamente al consiglio, si è scoperto che Bitcoin attualmente genera più del 50% del suo utilizzo da energia rinnovabile. Bitcoin è crollato a $29.000 dopo il FUD ambientalista, ciononostante non si preoccupa di Musk o dei criteri ESG, ma il Bitcoin Mining Council sta istruendo le masse sull'utilizzo di energia da parte di Bitcoin.

Mossa #4: Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha cercato di convincere El Salvador a non approvare una legge che consentisse a Bitcoin di diventare moneta a corso legale nel Paese, minacciando che non l'avrebbe più sostenuto.

Contromossa: Il presidente di El Salvador ha fatto ciò che pensava fosse meglio per il suo popolo approvando un disegno di legge nell'arco di un giorno e consentire a Bitcoin di diventare moneta legale in El Salvador. L'ha iniziato a utilizzare come moneta a corso legale il 7 settembre 2021, che è come se Bitcoin spostasse una sua pedina alla fine della scacchiera e tutti gli appassionati di scacchi sanno cosa succede a una pedina quando raggiunge la fine della scacchiera: le pedine diventano regine e la regina è il pezzo più potente nel gioco degli scacchi. Questa mossa avvierà una reazione a catena tra gli altri Paesi affinché adottino Bitcoin, aiutino chi non può permettersi i servizi bancari e protegga il potere d'acquisto di coloro che lo adottano dalla stampa dilagante di denaro fiat.

In conclusione, la rete Bitcoin continuerà a funzionare indipendentemente da ciò che dicono, fanno o pensano i potenti. Alcune delle entità più grandi e potenti come il FMI, la Cina, gli Stati Uniti e il movimento ESG hanno tentato di attaccare Bitcoin, ma quest'ultimo continuerà a muovere i suoi pezzi sulla scacchiera mondiale per contrastare ogni mossa, perché è un protocollo ben progettato. Si potrebbe anche sostenere che Bitcoin sia un'intelligenza artificiale considerando come ha contrastato ogni mossa dei potenti per 13 anni ormai...

I Paesi con i tassi d'inflazione più alti adotteranno per primi Bitcoin e saranno i maggiori beneficiari. Paesi come gli Stati Uniti potrebbero richiedere più tempo, poiché continueranno a gonfiare le loro valute con il loro potente strumento monetario che detengono. Quando queste superpotenze alla fine adotteranno Bitcoin, tutti quei Paesi che lo hanno adottato per primi riceveranno una spinta economica e saranno trasportati su un campo di gioco più uniforme con i Paesi più potenti. Ecco quanto può essere potente Bitcoin per un Paese che lo accetta volentieri.

I piccoli Paesi dell'America Latina, dell'Africa e di molte altre regioni del mondo in via di sviluppo guarderanno con ansia ed eccitazione i progressi di Bitcoin.

Molto probabilmente tutti i piccoli Paesi continueranno a essere vittime di bullismo e sminuiti dal Fondo monetario internazionale, dalle banche centrali, dai Paesi del G7 e da altre autorità centrali affinché non accettino Bitcoin in cambio della promessa di "denaro gratuito, protezione e supporto". Queste entità potenti proveranno tutto ciò che è in loro potere per impedire che la speranza e la prosperità di Bitcoin si diffondano, perché l'adozione diffusa significa che il loro potere svanirà per sempre. Le autorità centrali fino a questo punto hanno governato tramite paura, bugie, denaro fiat degli schiavi e tasse. I pezzi degli scacchi statunitensi continueranno ad attaccare Bitcoin con valutazioni Moody's inferiori e false narrazioni sui Paesi che lo adottano. L'FMI potrebbe smettere di fornire fondi ai Paesi che accettano il potere della speranza e del denaro sano/onesto. Quando il mondo vedrà la libertà che Bitcoin può offrire loro dalle catene dei loro governanti disonesti, molti più posti abbracceranno Bitcoin. L'oscurità del mondo fiat sarà spazzata via dalla luce monetaria di Bitcoin.

Uno dei più grandi eventi di Teoria dei Giochi di Bitcoin a cui potremmo assistere è quando società energetiche mondiali come Exxon Mobil, Saudi Aramco e altre inizieranno a minare bitcoin. Questa è un'inevitabilità, perché possono convertire le loro risorse energetiche in eccesso in energia digitale. Immaginate come sarà il mondo quando Saudi Aramco deciderà di denominare i prezzi del petrolio in satoshi. Il motivo per cui ciò è altamente probabile è duplice: l'ingiustizia del sistema dei petrodollari, come spiegato in grande dettaglio da Alex Gladstein. Quale migliore unità di conto scegliere per sostituire questo sistema se non Bitcoin, perché nessuno può manipolarlo? In secondo luogo, le compagnie petrolifere saranno in grado di fare soldi attraverso l'estrazione di bitcoin. Quale compagnia petrolifera non vuole fare più soldi? Uno dei miei fratelli digitali, @harvardhodl, crede che le compagnie energetiche diventeranno le nuove banche del mondo: "Le compagnie energetiche estrarranno bitcoin e avranno l'opportunità di tenerlo in bilancio sovvenzionandolo attraverso la vendita di energia". Tengo in gran considerazione le sue opinioni, perché lavora nel settore energetico e ha un impulso sul suo funzionamento interno. Consiglio vivamente anche di ascoltare il suo eccellente podcast, "Bitcoin for the People".

Gli Stati Uniti sono diventati la prima potenza mondiale a consentire a Bitcoin di prosperare. Ecco le mosse strategiche che gli USA hanno compiuto in questa partita a scacchi contro Bitcoin:

  1. Gli Stati Uniti hanno adottato il protocollo Internet (TCP-IP) e non regolamentano le loro società Internet come invece fa la Cina. Bitcoin è la moneta nativa di Internet. Inutile dire che si cercherà di normare e controllare Bitcoin, ma i legislatori statunitensi rimarranno col proverbiale pugno di mosche in mano con i loro regolamenti perché si renderanno conto che non possono controllare un protocollo aperto, proprio come non possono controllare Internet.

  2. L'Internal Revenue Service tassa Bitcoin come una proprietà immateriale, proprio come gli immobili tangibili.

  3. La CFTC ha ritenuto bitcoin una merce.

  4. Il mercato azionario statunitense ha consentito alle società di mining, come Bitfarms, Hut 8 e Marathon, di quotarsi come società per azioni. La compagnia di imning Core Scientific sarà probabilmente la prossima.

  5. Le compagnie di mining si stanno rapidamente diffondendo in stati come Texas, Wyoming, Washington, New York, Kentucky e Georgia. Gli stati stanno combattendo tra loro per attirare le compagnie di mining nelle loro economie.

  6. L' America ha oltre il 35% dell'hashrate del mining di Bitcoin.

  7. Governatori e senatori stanno facendo pressioni per Bitcoin.

  8. Bitcoin è diventato mainstream tra star come Tom Brady, Kevin O'Leary e molti altri atleti, celebrità e star statunitensi amate e popolari.

  9. Le principali app di pagamento come Cash App e PayPal consentono l'acquisto di bitcoin.

  10. 46 milioni di americani possiedono bitcoin, ovvero circa il 17% della popolazione statunitense.

  11. Block, la società di Intel e Jack Dorsey, inizierà a progettare ASIC per il mining di Bitcoin, rendendolo più accessibile agli americani comuni.
  12. Gli americani comuni potranno acquistare bitcoin presso 300 banche della comunità locale quest'anno.

Tutte queste mosse fanno parte della Teoria dei Giochi Bitcoin.

Gli Stati Uniti saranno costretti ad adottare Bitcoin come mossa difensiva, altrimenti potrebbero perdere il loro status di valuta di riserva mondiale. Tutte le valute dall'avvento del denaro fiat hanno fallito e per il dollaro non sarà diverso. I senatori, i governatori, i presidenti e le forze armate statunitensi useranno bitcoin per vincere le elezioni, attirare le società di mining nei loro stati e nella nazione e combattere le guerre tra valute in cui ci troviamo attualmente. Bitcoin servirà come mossa difensiva e offensiva per consentire agli Stati Uniti di mantenere il loro status di superpotenza; ma Bitcoin appartiene solo al mondo.

La Russia potrebbe adottare Bitcoin prima degli Stati Uniti per ottenere un vantaggio contro il suo rivale secolare. Se ciò dovesse accadere, nelle parole di Max Keiser, "inizierà una corsa globale all'hashrate" e ciò a sua volta avvierà una reazione a catena tra i Paesi del G7. La capitolazione della Russia sarà dovuta al fatto che capirà la correlazione tra oro e Bitcoin, metallo che acquistano in modo aggressivo sin dalla crisi del 2008. La Russia ha molta energia a basso costo e inizierà a minare bitcoin quando si renderà conto di quanti soldi può fare, data questa energia in eccesso.

Un altro evento relativo alla Teoria dei Giochi Bitcoin potrebbe verificarsi se la Turchia decidesse di acquistare bitcoin con la sua valuta fiat senza valore, la lira. Questa sarà la mossa strategica più importante per un Paese che ha una valuta praticamente iperinflazionata. Il bello di questa mossa è che la Turchia sarà in grado di stampare denaro fiat senza valore per acquistare denaro che invece si sta apprezzando intorno al 170% annuo. Essenzialmente imiterà ciò che gli Stati Uniti hanno fatto dal 1971: stampare denaro fiat per ottenere prosperità economica. L'unica differenza nel caso della Turchia è che non invaderà Paesi per farlo, ma riporterà in vita l'economia fallita del proprio Paese diventando enorme beneficiario del vantaggio pionieristico. La Turchia avvierà una reazione a catena tra tutti gli altri Paesi falliti affinché seguano l'esempio e il mondo guarderà con totale incredulità mentre Bitcoin verrà rapidamente adottato. I Paesi del G7 osserveranno nervosamente questi avvenimenti e inizieranno la loro capitolazione anche prima.

Ci sarà un grande dissenso durante la transizione da un mondo fiat a uno Bitcoin, ma non sarà colpa di quest'ultimo. Le guerre possono essere combattute in vari modi, non necessariamente in modo cinetico, ma forse anche cibernetico. Perché i pianificatori centrali dovrebbero opporsi? Perché nel mondo fiat i ricchi diventano più ricchi e i poveri sempre più poveri. In un mondo Bitcoin, tutte le persone sono trattate in modo equo perché il denaro è:

• Aperto a tutti

• Immutabile

• Universale

• Decentralizzato

• Equo

• Dal basso verso l'alto

La Teoria dei Giochi di Bitcoin è una cosa elegante, organica, fenomenale e potente da vedere.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


mercoledì 26 ottobre 2022

L'interventismo statale nei tassi di cambio internazionali: il Giappone come caso di studio

 

 

di Mihai Macovei

Il recente e pesante deprezzamento dello yen al minimo degli ultimi ventiquattro anni rispetto al dollaro ha sollevato non poche sopracciglia visto il ruolo storico della valuta giapponese come rifugio sicuro in tempi di turbolenze. Il calo dello yen era già iniziato quando le principali banche centrali avevano segnalato una politica monetaria restrittiva per combattere l'inflazione, mentre la Bank of Japan (BoJ) ha raddoppiato sulla sua politica monetaria accomodante e sull'obiettivo zero per i rendimenti obbligazionari a dieci anni. Il deprezzamento è ulteriormente accelerato quando i prezzi del petrolio e del gas sono aumentati, indebolendo le ragioni di scambio del Giappone.

Gli analisti mainstream si sono preoccupati della caduta dello yen e del suo impatto negativo sui prezzi all'importazione e sui consumi, ma hanno raccomandato alla BoJ di continuare la sua politica monetaria estremamente accomodante al fine di rilanciare l'economia e sostenere la crescita. Ciò che questi analisti non riescono a cogliere è che in una prospettiva a più lungo termine, il valore dello yen rispetto ad altre valute è ancorato ai fondamentali economici guidati dagli sviluppi monetari e dal suo potere d'acquisto.

Dal forte apprezzamento dello yen in seguito all'Accordo del Plaza nel 1985, la valuta ha mantenuto la sua forza relativa rispetto al dollaro nonostante le politiche fiscali e monetarie ultra accomodanti del Giappone. Questo perché la creazione di denaro è proseguita a un ritmo più lento in Giappone che negli Stati Uniti, poiché l'Accordo del Plaza aveva inaugurato i decenni perduti dal Giappone, illustrando bene quanto possano essere dirompenti gli interventi statali sui mercati delle valute.


L'Accordo del Plaza

Per più di tre decenni, dopo il suo improvviso apprezzamento a seguito dell'Accordo del Plaza nel 1985 (Grafico 1), lo yen ha seguito un andamento stabile rispetto al dollaro. L'Accordo del Plaza tra i paesi del G-5 (Stati Uniti, Germania Ovest, Francia, Giappone e Regno Unito) aveva segnato il primo grande esperimento di cooperazione monetaria internazionale per rivalutare il sistema dei tassi di cambio.

Per volere degli Stati Uniti, che volevano svalutare il dollaro e ridurre il deficit commerciale, le cinque banche centrali decisero d'intervenire sui mercati delle valute per riequilibrare il commercio internazionale e la crescita. La sopravvalutazione percepita del dollaro era stata il risultato di tassi d'interesse relativamente alti promossi dalla FED nel 1980-82 per reprimere l'inflazione, combinati con una politica fiscale espansiva di Ronald Reagan nel 1981-84, la quale causò afflussi di capitali e un apprezzamento del dollaro.

Gli elevati disavanzi di bilancio insieme alla vivace domanda interna gonfiarono il disavanzo commerciale, producendo i famosi "deficit gemelli" degli anni '80. In realtà il problema non era il tasso di cambio, ma la dissolutezza fiscale statunitense e l'eccessiva espansione dell'offerta di denaro, che superava il 12% nel 1983. Invece di fissare politiche interne, il governo degli Stati Uniti convinse Giappone e Germania a manipolare i loro tassi di cambio e ad aumentare la domanda interna. Come affermò Ludwig von Mises: "Ciò che gli stati chiamano cooperazione monetaria internazionale è un'azione concertata per il bene dell'espansione del credito".

Grafico 1: tasso di cambio spot yen giapponese/dollaro statunitense

A seguito d'interventi concertati delle banche centrali, lo yen si apprezzò da circa 240 unità per dollaro nel settembre 1985 a 153 unità nel 1986. Nel 1988 lo yen era quasi raddoppiato di valore a un tasso di cambio di 120 unità per dollaro. Molte analisi, comprese le relazioni del Fondo monetario internazionale, concordano sul fatto che il significativo apprezzamento dello yen gettò i semi per la successiva debacle economica di lunga durata del Giappone.

Nella prima metà del 1986, quando le esportazioni giapponesi crollarono a seguito dell'apprezzamento dello yen, l'economia entrò in recessione. Le vendite di dollari da parte della BoJ compressero ulteriormente l'offerta di denaro e la domanda interna. Le autorità reagirono in modo esagerato e introdussero un considerevole stimolo macroeconomico, tagliando i tassi d'interesse cinque volte, per un totale di 3 punti percentuali, fino al 1989. Un ampio pacchetto fiscale venne introdotto nel 1987, anche se l'economia era già in ripresa. La crescita del credito quindi aumentò, alimentando un boom del mercato azionario e immobiliare che esplose all'inizio del 1990 e innescò quasi tre decenni di pessime prestazioni economiche.


Gli sviluppi monetari hanno mantenuto lo yen forte

Invece di consentire a una recessione curativa di liquidare gli investimenti errati del boom della fine degli anni '80, il Giappone raddoppiò la posta in gioco con gli stimoli alla crescita, i quali hanno eroso lo stock di capitale, la produttività del lavoro e i salari reali, portando quindi a una stagnazione economica di lunga durata. Sulla base delle politiche monetarie e fiscali estremamente accomodanti del Giappone, ci si sarebbe aspettati un indebolimento dello yen.

Gli stimoli alla crescita hanno tenuto in vita le società zombi e le banche crivellate da asset deteriorati, riducendo drasticamente la crescita del credito. Inoltre i deflussi di capitali privati sono saliti a causa dell'elevata incertezza economica alimentata dalle politiche anti-mercato dello stato, intaccando ulteriormente la creazione di denaro. Anche se il bilancio della BoJ è salito parecchie volte di più rispetto a quello dei suoi omologhi a causa degli acquisti aggressivi di asset (Grafico 2), l'aumento complessivo dell'offerta di denaro (M3) è rimasto molto contenuto rispetto agli Stati Uniti e all'area Euro (Grafico 3). Pertanto la crescita più lenta dell'offerta di denaro in Giappone spiega sia la forza relativa dello yen dopo il suo forte episodio di apprezzamento, sia l'inflazione contenuta in Giappone. In una prospettiva a più lungo termine, le improvvise preoccupazioni del mainstream circa un drammatico indebolimento dello yen sembrano fuori luogo, in particolare se combinate con la raccomandazione incoerente che la BoJ si attenga alla sua politica monetaria accomodante.

Grafico 2: Dimensioni del bilancio della Bank of Japan rispetto ad altre banche centrali. Fonte: Borrallo Egea e del Río López, Banco de España.

Grafico 3: Crescita dell'offerta di moneta (M3) in Giappone rispetto a USA e area euro. Nota: al fine di riflettere meglio le variazioni delle parità di potere d'acquisto, che sono il motore chiave delle parità di cambio, la crescita di M3 è stata deflazionata dalla crescita del PIL reale.


L'Accordo del Plaza e il deficit commerciale degli Stati Uniti

In che misura gli interventi del Plaza hanno risolto il deficit commerciale degli Stati Uniti? Il disavanzo commerciale degli Stati Uniti ha continuato a crescere nel 1986 e nel 1987 e si è ridotto solo in seguito, alimentando lo scetticismo sull'impatto positivo dell'Accordo. In "Plaza Accord, 30 Years Later", Jeffrey Frankel ammette che gli stati non sono in grado di modificare il tasso di cambio per un lungo periodo senza un corrispondente cambiamento dei fondamentali, ma sostiene che gli interventi sui tassi di cambio possono essere efficaci nel breve termine, in particolare se modellano le aspettative del mercato e sono coordinate tra le principali banche centrali come lo erano nel 1985.

Pertanto Frankel ritiene che gli interventi dell'Accordo del Plaza si siano rivelati utili nel ridurre sia il dollaro sopravvalutato sia il deficit commerciale, ma solo con un ritardo di due anni. Eppure questa spiegazione ignora il fatto che l'economia statunitense abbia rallentato considerevolmente dopo il crollo del mercato azionario nell'ottobre 1987 e alla fine è finita in recessione nel 1990.

Inoltre anche il disavanzo di bilancio si è ridotto dopo il 1987, indicando un rallentamento della creazione di denaro. Infatti il tasso di crescita annuale dell'aggregato monetario M3 è notevolmente decelerato da un picco del 12,2% nel 1983 all'8,9% nel 1985 e al 4,1% nel 1989 (Grafico 4). Ciò illustra molto bene l'intuizione di Mises e Murray Rothbard secondo cui la bilancia dei pagamenti è guidata da cambiamenti intenzionali nei saldi di cassa delle persone e non è "sfavorevole" se c'è una fuga d'oro, ipotesi che in realtà è un errore mercantilista.

Un deficit commerciale riflette una riduzione volontaria della quantità di denaro detenuta dalla popolazione a favore dell'acquisto di beni e servizi, o riflette una politica inflazionistica interna che aumenta i redditi nominali dei cittadini. Nel caso degli Stati Uniti, lo status del dollaro come principale valuta di riserva mondiale consente l'uso dell'espansione fiscale e monetaria per finanziare i disavanzi commerciali in modo relativamente semplice, con il dollaro meno incline al deprezzamento rispetto ad altre valute fiat. Un'accelerazione nella creazione di denaro può aumentare il deficit commerciale e viceversa, il che non implica che il dollaro sia sopravvalutato dai mercati e che gli stati debbano intervenire per aggiustare la parità di cambio.


Conclusione

Il tasso di cambio di equilibrio tra due valute è dato dalla loro parità di potere d'acquisto, cioè dal rapporto tra il potere d'acquisto di ciascuna in termini di altri beni economici. Qualsiasi tentativo di spostare il tasso di cambio dal suo valore di mercato attraverso l'intervento statale rischia di essere annullato dall'arbitraggio di mercato, il quale ripristina il tasso di cambio alla sua parità di potere d'acquisto. Quando gli stati utilizzano le leve della politica monetaria per aggiustare i tassi d'interesse e l'offerta di denaro, può verificarsi un cambiamento duraturo nel valore della valuta. In questo caso, la variazione dei tassi di cambio rispecchia il movimento dei prezzi interni e altera la bilancia commerciale, come spiegò Mises. Tuttavia gli interventi di politica monetaria introducono altre distorsioni nell'economia, le quali possono avere gravi conseguenze economiche, come illustrato dai decenni perduti dal Giappone dopo l'Accordo del Plaza.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


martedì 25 ottobre 2022

L'inutile guerra di Washington a nome di una nazione fasulla

 

 

di David Stockman

Il messaggio sta arrivando forte e chiaro, dalla sterlina che crolla al ripudio dei governi tecnici in Italia, Svezia e altri a venire, all'appello del primo ministro ungherese Orban a porre fine alla guerra delle sanzioni: l'intervento ottuso di Washington nello scontro tra Russia e Ucraina, e la conseguente Guerra delle Sanzioni mondiale, è sicuramente il progetto più stupido e distruttivo sorto dalle rive del Potomac nei tempi moderni. E gli artefici di questa perfida follia – Biden, Blinken, Sullivan, Nuland, et. al. – non possono che essere duramente condannati per quanto approvato e alimentato.

Dopotutto questa follia viene perseguita in nome di norme politiche astratte – lo stato di diritto e la santità dei confini – che fanno di Washington uno zimbello: negli ultimi decenni le ha violate in modo seriale e palese decine di volte più di qualsiasi altra nazione sul pianeta Terra.

Gli interventi di Washington in Serbia, Iraq, Afghanistan, Libia, Yemen, Siria, Somalia ecc. non solo sono stati inutili, ma erano anche un'evidente violazione dello stesso stato di diritto e santità dei confini su cui ora si batte il petto in modo sempre più stridente.

Inoltre, crogiolandosi in questa sfrenata ipocrisia, Washington ha abbandonato ogni parvenza di buon senso sul perché questo conflitto sia scoppiato in primo luogo e perché sia ​​del tutto irrilevante per la sicurezza nazionale americana, o, se è per questo, anche dell'Europa.

Il fatto fondamentale è che, a parte il breve intervallo del dominio comunista durante l'era sovietica, dopo il 1991 l'Ucraina non era mai stata uno stato-nazione all'interno dei suoi confini attuali. Infatti per oltre 275 anni prima del 1918 gran parte dei suoi territori erano terre di confine, vassalli e vere e proprie province della Russia zarista; e prima ancora costituenti dell'impero polacco-lituano e altri.

Quindi non abbiamo a che fare con l'invasione di uno stato di lunga data, etnicamente e linguisticamente coerente, da parte del suo vicino aggressivo, ma con un pot-pourri di lingue, territori, economie e storie diversi che furono costretti a stare insieme da brutali governanti comunisti tra il 1918 e il 1991.

Di conseguenza il freddo e buio inverno stagflazionistico che si sta avvicinando rapidamente in Europa, non è la cosneguenza dell'eroica difesa dei grandi principi offerti da Washington e dalla NATO. Al contrario, equivale all'inutile e sudicia volontà di preservare un vile status quo ante che si è evoluto nelle terre a nord del Mar Nero; un'evoluzione non in base ad un processo storicamente genuino, ma nato dalle mani lorde di sangue di Lenin, Stalin e Krusciov.

Gli sbalorditivi costi economici per la gente comune d'Europa, costretti a perseguire uno scopo illegittimo dai governanti elitari di Bruxelles, sono ormai sotto gli occhi di tutti. Da qui il risultato delle elezioni italiane e il parallelo appello di Viktor Orbán all'Unione Europea per revocare le sanzioni e quindi ridurre della metà i prezzi dell'energia in un colpo solo.

Né Orbán è l'unico a chiedere la fine delle sanzioni, dato che il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotaki, chiede anch'egli l'abrogazione delle sanzioni alla Russia. Altri leader politici, come Matteo Salvini, affermano che l'Europa deve "ripensare" a queste sanzioni dati gli effetti economici dannosi.

Allo stesso modo, anche il partito conservatore Alternativa per la Germania (AfD) ha spinto per la fine delle sanzioni a causa dell'aumento dei costi energetici in Germania. Mariana Harder-Kühnel, membro dell'AfD nel Bundestag, ad esempio, ha di recente fatto eco all'appello di Orbán: "La burocrazia dell'UE ha fatto un danno inenarrabile con le sanzioni e ora stiamo pagando il conto", ha affermato.

In questo contesto, le ultime oscillazioni nel mercato FX per la sterlina parlano più di ogni altra cosa.

La sterlina britannica è scesa velocemente al livello più basso di sempre, toccando $1,0349 durante le ore di negoziazione asiatiche, superando il precedente minimo record nel 1985. Inoltre tale crollo era stato preceduto da un altro calo del 3%, dopo che il nuovo governo Truss aveva annunciato tagli fiscali radicali e un massiccio salvataggio energetico per imprese e privati.

Allo stesso modo, il prezzo del debito pubblico del Regno Unito è sceso di pari passo con la sterlina, con rendimenti in forte aumento. Il decennale inglese rende il 4,11%, in aumento di 28 punti base rispetto alle sessioni precedenti e uno sbalorditivo 342% rispetto al rendimento dello 0,93% di appena un anno fa.

Di seguito potete vedere il percorso della sterlina inglese negli ultimi dodici mesi; un enorme pollice in giù dai mercati FX, se mai ce ne fosse rimasto uno.

Ma il punto rilevante qui non sono tutte le chiacchiere keynesiane sull'"errore" di abbassare l'aliquota massima dell'imposta sul reddito e rimuovere altri disincentivi al lavoro e agli investimenti; anzi queste riduzioni fiscali, che sia il governo conservatore che quello laburista ad approvarle, vanno a smontare il sontuoso welfare state del Regno Unito e sono una benedizione.

Ciò che in realtà distruggerà i resti della sostenibilità fiscale del Regno Unito è il piano assolutamente sciocco della Truss di congelare tutti i prezzi dell'energia per tutti i cittadini e le imprese non oltre i $200 miliardi all'anno, o il 5% del PIL. Questa è follia neocon!

Se Londra vuole alleviare i suoi consumatori dagli onerosi prezzi dell'energia e dalle bollette, deve solo seguire il consiglio di Orban e porre fine alla sua guerra delle sanzioni contro le esportazioni russe di energia, cibo e altre materie prime. E non costerebbe un centesimo allo Scacchiere.

Vale a dire, il crollo della sterlina dovrebbe essere un campanello d'allarme anche per l'Europa e Washington. Dichiarando guerra al commercio produttivo e pacifico con la Russia, i leader europei, in particolare il nuovo governo del Regno Unito, hanno sacrificato la propria prosperità e il tenore di vita dei loro cittadini a favore di un regime antidemocratico e prodigiosamente corrotto a Kiev che si dedica a preservare intatto un vecchio e stantio presidio sovietico.

O come ha giustamente riassunto il nostro amico James Howard Kunstler:

Siamo d'accordo sul fatto che il luogo chiamato Ucraina non è mai stato affare dell'America. Per secoli l'abbiamo ignorato, dalle cariche di cavalleria di turchi e tartari, dal regno dei focosi cosacchi zaporoziani, dai crudeli abusi di Stalin, poi Hitler, fino agli anni opachi e grigi da Krusciov a Eltsin. Ma poi, dopo aver distrutto l'Iraq, l'Afghanistan, la Libia, la Somalia e vari altri luoghi, tutto per un grande scherzo egemonico, i guerrafondai professionisti della nostra terra e i loro accoliti a Washington hanno fatto dell'Ucraina il loro progetto speciale successivo. Hanno progettato il colpo di stato del 2014 a Kiev che ha estromesso il presidente eletto, Yanyukovich, per creare una gigantesca sala dei furti e una lavanderia automatica internazionale (riciclaggio di denaro). L'altro obiettivo strategico era preparare l'Ucraina all'adesione alla NATO, cosa che l'avrebbe resa una base missilistica davanti il confine russo.

Quindi torniamo al punto in questione: tutte le elezioni presidenziali ucraine dal 1991 hanno mostrato una nazione radicalmente divisa tra popolazioni filo-russe a est e sud e nazionalisti anti-russi al centro e a ovest. Quando il pugno di ferro del governo comunista è stato rimosso, l'Ucraina è diventata un territorio desideroso di essere diviso in più giurisdizioni.

Per esempio, ecco i risultati delle elezioni del 2010 che elessero un politico filo-russo come presidente e alla fine diedero origine al colpo di stato di Washington durante la rivolta di Maidan che di lì a poco portò il Paese alla guerra civile.

La mappa sopra rende a malapena giustizia alle cifre reali. In molte delle aree gialle che sostenevano la Tymoshenko, il voto fu dell'80% o più a favore della candidatura di quest'ultima, mentre in gran parte dell'area blu il filo-russo Yanukovich vinse con le stesse percentuali.

Questo non fu un colpo di fortuna della politica elettorale: fu in realtà la recrudescenza del modo in cui la falsa nazione ucraina è stata costituita negli ultimi tre secoli.

Prima della fine della prima guerra mondiale, non esisteva uno stato ucraino. Come le politiche artificiali e insostenibili in Cecoslovacchia e Jugoslavia, messe in atto da politici egoistici a Versailles (soprattutto da parte di Woodrow Wilson), l'Ucraina è stata un prodotto dell'ingegneria geopolitica, in questo caso dei nuovi governanti dell'Unione Sovietica.

Infatti la provenienza storica di "Ucraina" può essere descritta in poche parole. Quella che sarebbe diventata l'Ucraina si unì alla Russia nel 1654 quando Bohdan Khmelnitsky, un etmano zaporozhiano, chiese allo zar russo Alexey di annettere i suoi territori alla Russia. Vale a dire, la Russia Imperiale acquisì quella che oggi chiamiamo Ucraina annettendo al suo servizio i temibili guerrieri cosacchi che abitavano la sua regione centrale.

L'esercito e un piccolo territorio allora sotto il controllo dell'etmano erano chiamati "u kraine", che in russo significa "al limite", termine che aveva avuto origine nel XII secolo per descrivere le terre al confine con la Russia.

Nei successivi 250 anni gli zar annetterono sempre più territorio adiacente, designando le regioni orientali e meridionali come "Novorussiya" (Nuova Russia), i cui territori includevano l'acquisto della Crimea da parte di Caterina la Grande nel 1783.

Vale a dire, all'epoca dell'indipendenza dell'America, il cuore dell'Ucraina odierna era governato dal lungo braccio dell'autocrazia zarista.

Dopo la rivoluzione bolscevica, la mappa è cambiata radicalmente. Nel 1919 Lenin creò lo stato socialista dell'Ucraina su una parte del territorio dell'ex-impero russo. L'Ucraina divenne ufficialmente la Repubblica popolare ucraina con capitale Kharkov nel 1922 (trasferita poi a Kiev nel 1934).

Di conseguenza il nuovo stato comunista inghiottì la Novorussiya nelle porzioni orientale e meridionale dell'area verde della mappa qui sotto, comprese le regioni di Donetsk e Lugansk, nonché le regioni di Kherson e Zaporizhzhia al confine con il Mar d'Azov e il Mar Nero (i luoghi degli odierni referendum sulla successione sponsorizzati dalla Russia).

Poi nel 1939, a seguito del famigerato patto nazi-sovietico, Stalin annesse i territori orientali della Polonia, come indicato dalle aree gialle della mappa qui sotto. Così il territorio storico della Galizia e la città polacca di Lvov furono incorporati in Ucraina dal decreto congiunto di Stalin e Hitler.

Nel giugno del 1940 Stalin annesse la Bucovina settentrionale (area marrone) dalla Romania e poi alla conferenza di Yalta nel 1945, su insistenza di Stalin contro Churchill e Roosevelt, la Rutenia dei Carpazi ungherese fu incorporata nell'Unione Sovietica e aggiunta all'Ucraina.

Presi insieme, questi sequestri stalinisti sono ora conosciuti come Ucraina occidentale, la cui gente comprensibilmente non si adatta alle cose russe. Allo stesso tempo, l'85% della popolazione di lingua russa che abitava nell'area viola (Crimea) fu donata all'Ucraina da Krusciov nel 1954 proprio per estendere la propria adesione alla dittatura comunista.

Tuttavia, dopo la disintegrazione dell'Unione sovietica, l'Ucraina ereditò questi confini dai comunisti all'interno dei quali c'erano più di 40 milioni di russi, polacchi, ungheresi, rumeni, tartari e innumerevoli nazionalità minori, tutti intrappolati in un Paese in cui non avevano desiderio di risiedere.

Infatti il motivo per cui lo sfortunato stato dell'"Ucraina" ha bisogno di un sollievo nella partizione, non di una guerra per preservare l'operato di zar e commissari sovietici, è stato ben riassunto da Alexander G. Markovsky sul sito American Thinker:

L'odierna guerra civile ucraina è quindi notevolmente esacerbata dal fatto che, a differenza di società pluralistiche come USA, Canada, Svizzera e Russia, che tollerano culture, religioni e lingue diverse, l'Ucraina è l'esatto contrario. Non sorprende che la devozione al pluralismo non si sia rivelata il suo forte. Anche se il regime di Kiev non aveva radici storiche nel settore in cui abitava, ha imposto le regole ucraine e la lingua ucraina ai non ucraini dopo aver dichiarato l'indipendenza.

Di conseguenza i sentimenti filo-russi, che vanno dal riconoscimento dello status ufficiale della lingua russa alla secessione totale, sono sempre stati prevalenti in Crimea e nell'Ucraina orientale. L'Ucraina occidentale ha sempre gravitato verso le sue radici polacche, rumene e ungheresi. Decisamente anti-russa, la Polonia non può perdere questa opportunità strategica per riacquistare la sua terra e vendicare l'umiliazione inflitta dalla Conferenza di Yalta.

L'insistenza dell'Occidente nel mantenere lo status quo dei confini ucraini stabiliti da Lenin, Stalin e Hitler rivela lo scollamento tra dottrina strategica e principi morali.

Infatti i polacchi non fanno mistero delle loro ambizioni. Il presidente polacco Andrzej Duda ha dichiarato di recente: “Per decenni, e forse, Dio non voglia, per secoli, non ci saranno più confini tra i nostri Paesi, Polonia e Ucraina. Non ci sarà un tale confine!”.

La Romania non è da meno, soprattutto alla luce dei molti abitanti dell'ex-Bucovina settentrionale che già portano passaporti rumeni.

Il territorio dell'Ucraina è un mosaico di terre altrui. Se vogliamo fermare questa folle guerra e garantire la pace in Europa, invece di definire una farsa il referendum sponsorizzato dalla Russia nell'Ucraina orientale, dovremmo condurre un referendum onesto in tutti i territori contesi sotto gli auspici delle Nazioni Unite e lasciare che sia il popolo a decidere quale governo vuole davvero.

Inutile dire che la spartizione del falso stato dell'Ucraina non è nemmeno lontanamente nella mente di Washington. Dopotutto eliminerebbe l'ultimo motivo neocon per diffondere le benedizioni della Guerra Infinita nelle parti più belle del pianeta.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/