venerdì 29 gennaio 2021

La mia risposta a Caplan ed ai costruttivisti economico/sociali



di Francesco Simoncelli

"A volte ritornano", è il titolo di uno dei racconti più famosi di Stephen King e come la maggior parte dei suoi lavori l'orrore si annida da qualche parte per poi sbucare e rapire il lettore che viene colto alla sprovvista dalla sua dinamica lenta e costruttiva. Se vogliamo chiamarlo segreto dell'autore siamo liberi di farlo, ma questa tecnica, sua personale, è riuscita a garantirgli il successo che ha riscontrato tra i fan. Nonostante diverse storie si possano assomigliare tra loro. Per quanto bizzarro possa sembrare il paragone che mi accingo a fare, la trama del sopraccitato racconto è azzeccatissima per la "seconda giovinezza" (O terza? Quarta? N?) che sta avendo un saggio di Bryan Caplan. Pubblicato più di venti anni fa, ritorna regolarmente sulle bocche dei costruttivisti economico/sociali, tanto pigri e apatici da non volersi leggere le continue confutazioni pubblicate sulla scia dell'opera "accusatrice". Ogni volta, quindi, dobbiamo assistere all'orrore di riveder spuntare fuori una tesi smontata pezzo per pezzo e dover di nuovo puntualizzare che l'autore iniziale di questa catena presumibilmente infinita non ha capito le risposte fornitegli nel corso del tempo. O sono i suoi sostenitori a non aver capito che esiste una letteratura che ha sistematicamente dimostrato privo di fondamento il lavoro svolto da Caplan.

Cerchiamo adesso di inquadrare il problema alla base di questa diatriba ricorrente: Bryan Caplan nel suo saggio elenca una serie di punti attraverso i quali spiega perché lui non è un economista Austriaco. Se i motivi fossero personali, una stretta di mano ed un "arrivederci" sarebbero bastati per lasciarsi dietro le spalle tutta questa faccenda, a dir poco grottesca. Ma, ahimè, come accade per la maggior parte degli accademici, la presunzione di aver ragione sempre e l'istinto da prima donna fungono da stimolante per riversare negli occhi del lettore ignaro una serie di imprecisioni che non solo sono errate, ma soprattutto sono frustranti per chi è addetto al settore. Come accade nei racconti di King, credi di vivere una vita tranquilla ma da un momento all'altro l'orrore ti prende alla sprovvista e ti sconquassa l'esistenza. Nel nostro caso particolare, si tratta del saggio di Caplan sull'economia Austriaca, fatto spuntare fuori da qualche solerte costruttivista economico/sociale che, spinto dallo zelo della sua laurea fresca di stampa, vuole farsi ben volere dalla gilda degli economisti mainstream.

Diversamente dai racconti di King, qui non evocheremo alcun demone ma ci affideremo solo alla logica e alla scienza deduttiva. Perché quello che non capisce Caplan e la sua schiera di zelanti adoratori (chiusi di mente come i protagonisti di un altro racconto di King, "I figli del grano") è proprio l'essenza della scienza economica: logica e deduzione sono il sentiero da percorrere. Quello che l'economia Austriaca rappresenta è uno strumento per vedere nel buio della conoscenza umana. Essa infatti è limitata ad ogni attore di mercato e solo attraverso lo scambio volontario, e vicendevolmente proficuo, la si riesce ad ampliare. Alla base di questo processo c'è l'azione individuale di ogni attore di mercato, ovvero, l'impulso di soddisfare determinate necessità in base ad un panorama infinito di desideri ma di mezzi con cui realizzarli decisamente scarso. Questo è un fatto auto-evidente ed è la base dalla quale parte la scienza economica propriamente compresa. Nessun homo oeconomicus, nessuna stilizzazione dell'essere umano, nessuna funzione di probabilità da massimizzare; solo la realtà e la metodologia d'indagine dietro la scienza economica.

Non c'è niente da confutare o negare qui, perché significherebbe negare l'essenza stessa dell'essere umano. Si può criticare, ovviamente, l'aspetto riguardante la ricerca in campo economico da parte della Scuola Austriaca, ma additare i principi fondanti è a dir poco ridicolo visto che la contraddizione lampante non par per niente preoccupare chi vi incappa. Per gli smemorati farò qui un elenco di autori Austriaci che in passato hanno fornito risposte esaurienti e precise alle accuse mosse da Caplan: Hulsmann, Block, Stringham. Il mio intervento oggi sarà una sorta di riassunto di quanto già risposto finora, un sottolineare le critiche salienti e ovviamente l'esposizione della loro inconsistenza.

Anche perché, a dirla tutta, se non fosse stato per l'individualismo metodologico di misesiana memoria, non sarei stato in grado di individuare sin da subito la natura fraudolenta e truffaldina della narrativa mainstream riguardo la salute e la libertà. Non è un caso, infatti, che parecchi "liberali" siano caduti mani e piedi nella retorica terroristica  sparsa dai media e non abbiano atteso neanche un secondo prima di vendere al miglior offerente la loro libertà. Perché, come accadde nel XIX secolo con la Scuola storica tedesca, credono che il collettivo sia in qualche modo superiore all'individuo. Questa è gente che vi dice di seguire Hayek, ma poi si dimenticano cosa scrisse in The Use of Knowledge in Society, prostrandosi quindi davanti il tempio dello stato e richiedendo il suo intervento per risolvere le "crisi". Non è un caso che Mises nel suo capolavoro, L'Azione umana, abbia sottolineato come l'individualismo metodologico sia a tutti gli effetti una metodologia d'indagine che può essere applicata a tutto lo scibile umano.

Ma sto divagando, torniamo in carreggiata cercando di analizzare cosa non va con il saggio di Caplan, che potete trovare al seguente indirizzo. Nota a margine: non affronterò il saggio nella sua totalità, ma solo i punti salienti che ritengo più importanti; inoltre salterò la sezione 3 riguardante la teoria Austriaca del ciclo economico, altrimenti questo articolo diventerebbe oltremodo lungo e tecnico. Per chi fosse interessato ad una confutazione più dettagliata di quella sezione, può consultare il seguente paper di Robert Murphy che copre gran parte degli argomenti sollevati da Caplan e molto altro.

Caplan inizia così:

Qualunque cosa gli economisti Austriaci abbiano che valga la pena dire dovrebbe essere inclusa nella professione economica più ampia, che rimane desiderosa di idee originali, vere e sostanziali.
Falso. Qualsiasi scuola che domina un particolare pensiero scientifico è essenzialmente un vicolo cieco (si veda: Kuhn: The Structure of Scientific Revolutions). E questo è un fatto anche in economia. I grandi economisti Austriaci della seconda metà del XX secolo sono stati fermati alle porte delle migliori università d'America. Ludwig von Mises riuscì ad ottenere solo una posizione di insegnante non retribuita presso la New York University (finanziata da sostenitori esterni) ed a Friedrich Hayek gli fu negata una posizione nel dipartimento di economia presso l'Università di Chicago, rimbalzato in qualcosa chiamato "Comitato sul pensiero sociale". E anche la sua paga veniva da uno sponsor esterno. Murray Rothbard insegnò per decenni con uno stipendio molto basso in una scuola di ingegneria, il Brooklyn Polytechnic Institute. E poi ebbe la sua "grande occasione": una cattedra all'Università del Nevada a Las Vegas. Furono persino fatti tentativi per impedirgli di ottenere il suo dottorato di ricerca a causa della sua dissertazione sul panico del 1819.

Ecco come venivano trattati questi giganti del pensiero economico. E Caplan ammette che hanno dato contributi importanti:

Mises e Rothbard hanno trascorso la maggior parte della loro carriera dando un contributo sostanziale all'economia [...].

Poi Caplan sferra il suo primo attacco a Rothbard:

[Rothbard] non capisce la posizione che sta attaccando. L'approccio della funzione di utilità si basa esattamente sull'utilità ordinale. I teorici neoclassici moderni (come Arrow e Debreau) che hanno sviluppato l'approccio della funzione di utilità, hanno fatto di tutto per evitare l'uso dell'utilità cardinale. Che un teorico neoclassico dica "il pacchetto uno offre l'utilità di 8, mentre il pacchetto due offre l'utilità di 7" non può portare Rothbard a concludere che egli creda nell'utilità cardinale. Ma il linguaggio qui è tecnico; per analizzarlo è necessario tornare alle definizioni sottostanti. In tal modo scopriremo che il significato di "il pacchetto uno offre l'utilità di 8, mentre il pacchetto due offre l'utilità di 7" non è altro che "il pacchetto uno è preferito al pacchetto due". Una funzione di utilità è solo un breve sommario sulle preferenze ordinali di un agente, non un'affermazione sulle "utilità".

Ci sono due problemi con la sua tesi. Il primo è che non è vero, visto che alcuni economisti usano e hanno usato utilità in un senso cardinale per presumere quantità definite di utilità. Paul Samuelson, che conosceva la teoria neoclassica moderna, scrisse quanto segue nel suo libro di testo, Economics:

Gli psicologi e gli economisti più audaci presumono che il consumatore provi una definita quantità di soddisfazione o di piacere anticipato quando si confronta con un lotto di merci. Questa quantità o sensazione psicologica viene chiamata "utilità".

Il secondo problema è che se presumiamo per un momento che Caplan abbia ragione e che tutti gli economisti utilizzino insieme utilità e numeri, ma vedano comunque le cose in senso ordinale, allora Caplan sta dicendo che Rothbard ha ragione. Tale utilità può essere classificata solo in modo ordinale. Quindi qual è il problema? Semmai il sistema di classificazione di Rothbard è chiaro, mentre coloro che introducono numeri, che come afferma Paul Krugman (es. Microeconomics) sono "unità ipotetiche" chiamate util, stanno cercando in tutti i modi di fuorviare il lettore solo per fare un giro talmente lungo e poi tornare al punto di Rothbard: che l'utilità riguarda il ranking e non ci sono misure, ipotetiche o meno.

Questo, tra le altre cose, è un perfetto esempio del tanto frainteso rasoio di Occam. Molti credono che il rasoio di Occam affermi che quando due conclusioni opposte vengono raggiunte da teorie diverse, allora si dovrebbe adottare la teoria che è la più semplice. Non è proprio così. Il rasoio di Occam si chiama lex parsimoniae, o "la legge della brevità", o, per essere meno concisi, significa che non dovrebbero essere usate più cose del necessario. Cioè, se avete due teorie che spiegano qualcosa allo stesso modo, prendete quella più semplice. Nel caso dell'utilità, la spiegazione di Rothbard è la più semplice. La formulazione neoclassica o è sbagliata, quando include misure quantitative nella teoria dell'utilità, o arriva allo stesso punto di Rothbard in un modo molto più complesso assumendo unità ipotetiche e quindi utilizzando operazioni matematiche (con tanto di note a piè di pagina!). Ma, poi, ecco che spunta la frase "per analizzarlo è necessario tornare alle definizioni sottostanti" e quindi si torna allo stesso punto di Rothbard che dice semplicemente "l'uomo classifica le sue scelte".

Caplan continua con il suo attacco a Rothbard.

Il rifiuto di Rothbard riguardo l'approccio della funzione di utilità lo ha portato a strane concessioni ad hoc altrove nei suoi scritti. Utilizzando il suo approccio sulle scale dei valori, Rothbard è stato in grado di derivare le leggi della domanda e dell'offerta come teoremi. Ma poi, inspiegabilmente, nella sua successiva discussione sul lavoro e sulla terra, Rothbard ammise la possibilità teorica di backward bending supply curves. Inoltre, nella sua discussione sull'economia della tassazione, Rothbard ammette la possibilità teorica che una maggiore tassazione del reddito da lavoro possa indurre un aumento dell'offerta di lavoro, arrivando anche a menzionare un effetto "sostituzione" e di "reddito" che nel suo iniziale trattamento della teoria dell'utilità non menziona per niente. Ciò che è interessante è che Rothbard non è stato in grado di ricavare la sostituzione e gli effetti sul reddito dal suo approccio sulle scale dei valori. Invece l'ha preso in prestito dall'analisi della funzione di utilità standard, che mostra che ci sono due diversi canali attraverso i quali una variazione di prezzo induce una variazione della quantità domandata. Pertanto, non solo Rothbard respinge in modo inappropriato l'approccio neoclassico alla teoria dell'utilità, ma lo considera sufficientemente fruttuoso da prenderlo in prestito per le sue implicazioni su una base ad hoc [...].

Strane concessioni ad hoc all'approccio della funzione di utilità? Inspiegabilmente? Sento uno strano odore, quello della fallacia dell'uomo di paglia. Infatti è bizzarro che Caplan affermi che Rothbard "ammise" che potesse verificarsi una backward bending supply curve nel mercato del lavoro e dei terreni. Rothbard non ha mai scritto nulla per suggerire il contrario. Ma forse sono troppo malizioso io e Caplan ha un problema con il fatto che Rothbard non scrisse sull'argomento nello stesso momento in cui scrisse sulle curve di offerta e domanda in generale. Chissà...

Per quanto riguarda il fatto che Rothbard abbia scritto su questo argomento in un capitolo successivo di Man, Economy and State, non significa che abbia ammesso un punto che non ha trattato prima. La prima trattazione di Rothbard (pag. 121-156) riguardo le curve di domanda e offerta di base, senza discutere quelle backward per lavoro e terra, è da manuale. In Economics Samuelson trattò le backward supply curves solo in un'appendice; Krugman in Microeconomics le tratta a pagina 566, mentre alle pagine 76-81 tratta quelle normali; Greg Mankiw in Principles of Economics tratta le curve di offerta alle pagine 73-76, mentre tratta quelle backward a pagina 476; in Man, Economy and State Rothbard tratta le backward supply curves a pagina 572. Dov'è la stranezza? Non solo, ma non ha dovuto utilizzare l'approccio della funzione di utilità come afferma Caplan:

Una delle complicazioni nell'analisi del lavoro è il presunto verificarsi di una "backward supply curve". Ciò accade quando i lavoratori reagiscono a saggi salariali più elevati riducendo la loro offerta di ore di lavoro, sostituendo così una parte dei loro redditi più alti con l'aumento del tempo libero [...]. Una backward supply curve potrebbe verificarsi anche per i terreni, quando il proprietario ha un elevata domanda di riserva nei confronti del terreno per godere della sua bellezza inutilizzata (in senso catallattico). In tal caso, la terra perderebbe una crescente disutilità marginale del godimento visivo, proprio come il tempo libero col lavoro.

Stesso discorso si applica al cosiddetto effetto di sostituzione e di reddito. Quale legge impone a Rothbard di menzionarli nei suoi capitoli iniziali? Caplan critica la Scuola Austriaca perché non gli piace il modo in cui Rothbard ha strutturato il contenuto del suo libro?

Inoltre Rothbard vede un problema con l'approccio neoclassico riguardo la funzione di utilità e il modo in cui i suoi sostenitori usano i termini effetto di "sostituzione" e di "reddito" come parte della teoria. Rothbard usa i termini solo in un momento successivo in cui si adattano alla sua prospettiva di funzione di utilità non neoclassica: si attiene in modo coerente alla prospettiva dell'uomo che agisce e prende decisioni basate su una scala di valori. Il fatto che utilizzi l'effetto di "sostituzione" e di "reddito" nel contesto della sua analisi dell'essere umano agente non significa che abbia improvvisamente adottato l'approccio neoclassico alla funzione di utilità.

È chiaro come il giorno se visto nel contesto di come usa i termini:

[Una] tassa sui redditi monetari crea sia un “effetto di sostituzione”, contro il lavoro ed a favore del tempo libero (o contro il risparmio ed a favore dei consumi), ed un “effetto reddito” che opera in senso opposto. Questo è vero, e in rari casi empirici, quest'ultimo effetto predominerà. In parole povere, questo significa che quando vengono inflitte sanzioni extra agli sforzi dell'uomo, egli generalmente li ridurrà; ma in alcuni casi lavorerà di più per cercare di compensare gli oneri. In questi ultimi casi, però, dobbiamo ricordare che perderà il prezioso bene di consumo del “tempo libero”; ora avrà meno tempo libero di quanto avrebbe avuto se le sue scelte fossero ancora libere.

Siamo ben lontani dal senso in cui i neoclassici intendono la funzione di utilità. Secondo Rothbard, infatti, continua a riguardare i cambiamenti nel ranking delle scale dei valori (in questo caso a causa dei cambiamenti nel contesto fiscale). Una tassa può far sì che alcuni lavorino di meno e questo è un semplice cambio di preferenza. Meno soldi meno lavoro, sostituito dal tempo libero ("effetto sostituzione"). Tuttavia, per alcuni, il mantenimento di un determinato livello di reddito al netto di tasse più elevate, è più importante; quindi lavorano di più preferendo di più il lavoro ("effetto reddito").

Caplan poi attacca Murray Rothbard per aver rifiutato la teoria dell'indifferenza:

L'approccio della funzione di utilità ha un'ultima implicazione che Rothbard ha rifiutato. Ricordate che usando le definizioni neoclassiche standard, U (a) > U (b), significa semplicemente che data la scelta tra A e B sarà scelto A, mentre in caso di U (a) < U (b) significa che sarà scelto B. Ma cosa succede se U (a) = U (b); cioè, cosa succede se un agente è indifferente alle due alternative? Rothbard seguì l'esempio di Mises rifiutando la possibilità stessa come incoerente e rifiutando implicitamente l'uso stesso delle curve d'indifferenza, un elemento fondamentale nella teoria neoclassica moderna.

Rothbard aveva ragione nel rifiutare la curva d'indifferenza:

La tendenza a trattare i problemi dell'azione umana in termini di uguaglianza di utilità e di passi infinitamente piccoli è evidente anche in recenti scritti sulla "mappatura dell'indifferenza". Quasi tutta l'economia matematica contemporanea riguardo la teoria del consumo è stata costruita sull'ipotesi della cosiddetta "indifferenza". La sua base è il trattamento di grandi classi di combinazioni di due beni, tra i quali l'individuo è indifferente alle valutazioni. Inoltre le differenze tra loro sono infinitamente piccole, in modo da poter tracciare linee morbide e tangenti. L'errore cruciale è che "l'indifferenza" non può essere una base per l'azione. Se un uomo fosse davvero indifferente a due alternative, non potrebbe fare alcuna scelta tra di esse, e quindi la scelta non potrebbe essere rivelata tramite l'azione. Ci interessa analizzare l'azione umana. Ogni azione dimostra una scelta basata sulla preferenza: preferenza per un'alternativa rispetto ad altre. Non c'è quindi alcun ruolo per il concetto di indifferenza in economia, o in qualsiasi altra scienza prasseologica. Se è una questione di indifferenza per un uomo usare 5,1 o 5,2 once di burro, ad esempio, perché l'unità è troppo piccola per essere presa in considerazione, allora non ci sarà occasione per lui di agire su questa alternativa. Userà il burro in unità di oncia invece di decimi di oncia. Per lo stesso motivo, non ci sono passi infinitamente piccoli nell'azione umana. I passaggi sono solo quelli che sono significativi per gli esseri umani; quindi, saranno sempre finiti e discreti.

Ma credo che ci sia un modo ancora più semplice per mostrare l'assurdità della teoria della curva d'indifferenza. Prendiamo la discussione sulle curve d'indifferenza inclusa in Principles of Economics del professor Greg Mankiw di Harvard (uno dei più popolari libri di testo introduttivi all'economia). Mankiw spiega:

Le preferenze del consumatore gli permettono di scegliere tra diverse quantità di pizza e Pepsi. Se offrite al consumatore due diversi pacchetti, lui sceglie i pacchetti più adatti ai suoi gusti. Se i due si adattano ugualmente bene ai suoi gusti diciamo che il consumatore è indifferente.

Così come abbiamo rappresentato graficamente il vincolo di budget del consumatore, possiamo anche rappresentare graficamente le sue preferenze. Lo facciamo con le curve di indifferenza. Una curva di indifferenza mostra i fasci di consumo per rendere il consumatore altrettanto felice. In questo caso, la curva di indifferenza mostra gli abbinamenti pizza e Pepsi di cui il consumatore è ugualmente soddisfatto.

Il Grafico 2 mostra due delle tante curve di indifferenza del consumatore. Il consumatore è in diverse combinazioni di A, B e C perché sono tutti sulla stessa curva. Non a caso, se il consumo di pizza da parte dei consumatori viene ridotto, diciamo, dal punto A al punto B, il consumo di Pepsi deve aumentare per mantenerlo altrettanto felice. Se il consumo di pizza viene nuovamente ridotto, dal punto B al punto C, la quantità di Pepsi consumata deve aumentare ancora.

Questo è il Grafico 2 che si trova sulla stessa pagina del testo cui si fa riferimento qui sopra.

Dal punto di vista logico, come si fa a credere a questa roba e non ridere? Diamo uno sguardo alla vita reale. Supponiamo che dopo una lunga notte in città, X si fermi in pizzeria per ristorarsi con pizza e Pepsi. Prima di entrare nel locale ha già in mente il suo ordine: una pizza e una Pepsi per €10. Quando entra scopre però che la pizza è finita, quindi l'impiegato gli dice: "Mi dispiace, abbiamo finito la pizza. Quante Pepsi vorrebbe invece?" detto secondo il linguaggio di Mankiw: "In base a dove si trova sulla curva di indifferenza tra pizze e Pepsi, visto che abbiamo finito le pizze, quante Pepsi vuole sostituire alla pizza, tre, quattro, cinque?"

Un altro esempio, Y va dal ferramenta per comprare un martello e dei chiodi. L'impiegato gli dice: "Mi dispiace, ma abbiamo finito i martelli. Quanti chiodi vorrebbe invece per compensare la mancanza?" O detto secondo il gergo di Mankiw: "Qual è la sua indifferenza tra martelli e chiodi?"

La maggior parte di questi pacchetti esiste in un momento specifico e in isolamento, dove nessun sostituto tra due beni ha senso; ecco perché nella realtà le curve di indifferenza non hanno senso. Anche perché, a dirla tutta, si tratta di eventi estremamente isolati (che Rothbard riconosce, si veda la sua discussione sull'asino di Buridano). Diciamo che qualcuno mi deve €100.000 e ha due valigette ciascuna contenente una quantità diversa di tagli di banconote, tutte pari però alla somma dovuta. Potrebbe dire "Quale preferisci?" A quel punto potrei essere davvero indeciso fino a quando non le vedo, ma questo non è un fondamento su cui costruire la teoria economica. La realtà, la stragrande maggioranza delle volte, non riguarda indecisioni.

Poi Caplan passa al welfare:

Mentre Rothbard e Mises presentavano obiezioni simili alla teoria dell'utilità mainstream, Rothbard fece un ulteriore passo avanti "ricostruendo" l'economia del welfare lungo le linee Austriache. Le sue conclusioni principali sono semplici e austere: ogni transazione di mercato avvantaggia tutti i partecipanti, mentre ogni atto di intervento dello stato avvantaggia alcune persone a spese di altre. Rothbard prosegue con un'affermazione apparentemente più forte: "Se permettiamo a noi stessi di usare il termine 'società' per descrivere il modello di tutti gli scambi individuali, allora potremmo dire che il libero mercato 'massimizza' l'utilità sociale, poiché ognuno guadagna in utilità". Questa affermazione potrebbe essere riformulata: ogni scambio volontario avvantaggia tutti i partecipanti e il libero mercato consente l'attuazione di tutti gli scambi volontari desiderati.

Hans-Hermann Hoppe, sostenendo l'approccio di Rothbard, fa un'affermazione sottilmente più forte: "L'ottimalità parietana non è solo compatibile con l'individualismo metodologico; insieme alla nozione di preferenza dimostrata fornisce anche la chiave per l'economia del welfare (Austriaca) e la sua prova che il libero mercato, operando secondo le regole appena descritte, aumenta sempre l'utilità sociale, mentre ogni deviazione da essa la diminuisce". A rigor di termini, Rothbard potrebbe solo affermare che gli effetti del welfare (attraverso l'intervento statale) sull'utilità sociale sono indeterminati; cioè, poiché la vittima perde e chi interviene guadagna, è impossibile dire qualcosa sull'utilità sociale senza fare un confronto del welfare interpersonale. Questo è un punto importante, perché mostra che l'economia del welfare di Rothbard fornisce una difesa del libero mercato molto più debole di quanto si supponga normalmente. In particolare, la stessa teoria di Rothbard lo spoglia della capacità di definire "inefficiente" qualsiasi atto dello stato. Negando la capacità di sostenere l'azione dello stato in nome dell'efficienza, Rothbard nega implicitamente anche la capacità di rifiutare l'azione dello stato in nome dell'efficienza. Questo non è un difetto logico nella teoria di Rothbard (sebbene riveli un difetto logico nella presentazione di Hoppe della teoria di Rothbard), ma le sue implicazioni politiche sono piuttosto diverse da quelle comunemente assunte: il criterio del welfare di Rothbard giustifica l'agnosticismo (non la negazione) riguardo i benefici dello statalismo .

Caplan ha ragione qui, tuttavia non riesce a sviluppare il punto nella direzione corretta. Rothbard, in base alla sua prospettiva, non sta mostrando una debolezza nell'economia Austriaca, ma piuttosto un'incompletezza nell'estendere la teoria Austriaca della società in un modo ancora più soggettivo. Quindi Caplan ha ragione nel rilevare una debolezza nella prospettiva di Rothbard, ma piuttosto che diventare più Austriaco (più soggettivista individualista) abbraccia una direzione prospettica anti-Austriaca e più statalista.

Infine c'è la sezione riguardante la matematica, il cuore di ogni attrito tra la Scuola Austriaca e quella neoclassica/mainstream. Tra l'altro lo stesso Caplan afferma: "[Gli approcci matematici] hanno avuto cinquant'anni di egemonia crescente in economia. L'evidenza empirica sul loro contributo è decisamente negativa". Infatti la sterilità di questo approccio all'economia ha portato ad una serie di cortocircuiti nella teoria neoclassica, la cui parte più frequentemente sotto attacco è stato il presupposto di un comportamento economico razionale. Ciò che i neoclassici intendono per comportamento razionale è molto diverso da ciò che intendono gli Austriaci, ovvero che gli esseri umani agiscono con l'obiettivo di migliorare la loro situazione. Il concetto neoclassico di razionalità postula che il comportamento umano dovrebbe avere gli stessi risultati di un computer che calcola il modo "migliore" di utilizzare determinati "input" per ottenere il "massimo" output. Sicuramente possiamo essere d'accordo sul fatto che qualcuno che è esperto nell'uso di questi modelli li capirà meglio di qualcuno che non lo è. Allo stesso modo, qualcuno che ha una lunga esperienza con gli incantesimi magici li capirà meglio di coloro che hanno trascurato questo studio; ciò però non ha alcuna incidenza sul fatto che gli incantesimi magici siano un modo utile per avvicinarsi alle relazioni umane. Eugen von Böhm-Bawerk fu criticato per motivi simili da George Stigler, che lo liquidò dicendo: "Böhm-Bawerk non è formato in matematica". Ma come scrisse Murray Rothbard in Man, Economy and State: "La 'formazione' in matematica non è necessaria per capire la sua inutilità e inapplicabilità alle scienze dell'azione umana così come, ad esempio, la 'formazione' nelle tecniche agricole non è essenziale per sapere che non sono applicabili a bordo di un transatlantico".

Ciò che distingue epistemologicamente il sistema prasseologico dal sistema matematico è precisamente che esso implica le categorie sia del tempo che della causalità. Prendiamo come esempio una famosa scoperta matematica, il teorema di Pitagora. Come è ben noto ai bambini delle scuole di tutto il mondo, il teorema dice che esiste una relazione immutabile tra i tre lati di un triangolo rettangolo, dove la somma dei quadrati di ciascuno dei cateti è uguale al quadrato dell'ipotenusa. Mises puntualizzò che questo tipo di relazione ha una natura fondamentalmente diversa dalle relazioni implicite dall'azione umana. Nessuno dei lati di un triangolo "fa sì" che gli altri lati abbiano una certa lunghezza. Né l'equazione di Pitagora, né alcuno del numero infinito di triangoli che descrive, hanno alcuna relazione temporale tra loro. Indipendentemente dal fatto che crediamo o meno che le formule matematiche abbiano un'esistenza indipendente dalla mente umana, una volta appresa questa relazione, l'universo dei triangoli rettangoli, insieme alla relazione dei loro lati e tutti gli altri fatti geometrici su di essi, emergono come aspetti di un forma ideale e senza tempo. Sebbene le nostre menti limitate debbano avvicinarsi a questi aspetti in modo frammentario, la loro esistenza è simultanea alla nozione stessa di "triangolo rettangolo" e nessuno di questi aspetti è precedente o ha una relazione casuale con qualsiasi altro aspetto della forma ideale.

Non è così con l'azione umana. Proprio come l'idea di un triangolo rettangolo implica il teorema di Pitagora, l'idea dell'azione umana implica "prima" e "dopo", "causa" ed "effetto". Non possiamo dare il minimo senso ai progetti umani se non comprendiamo che c'è un passato che, per l'essere umano, è come un terreno in cui possono essere seminati i semi dell'azione, c'è un presente durante il quale nascerà la pianta e c'è un futuro in cui egli spera di raccogliere i frutti della sua azione. L'essere umano spera anche che la sua azione sia la causa di un effetto desiderato, altrimenti non agirebbe. Il fatto che le curve di domanda e offerta possano darci un quadro approssimativo del comportamento del mercato è un effetto dell'azione umana, e non viceversa. Nessuno (ad eccezione di un pianificatore centrale) agisce con l'obiettivo di portare in equilibrio domanda e offerta. Le persone agiscono sul mercato per trarvi profitto: scambiano perché sentono che dopo lo scambio staranno meglio di prima. Il fatto che la loro ricerca del profitto tenda a portare in equilibrio domanda e offerta è un sottoprodotto dei loro obiettivi reali. Al fine di rendere la teoria economica subordinata alla matematica, gli economisti neoclassici rimuovono il fattore dell'azione umana dalle loro teorie. Mises, nel capitolo 16 sezione 5 del libro L'Azione umana, scrive: "Gli economisti matematici ignorano in toto la delucidazione teorica del processo di mercato e si divertono con una nozione ausiliaria impiegata nel suo contesto e priva di senso se usata al di fuori di quel contesto".

Il cuore dell'economia, secondo l'approccio Austriaco, è rappresentato dalle cause degli eventi economici, non dalle correlazioni esistenti tra di loro. Lo studio di queste correlazioni è oggetto della storia economica e non rivelerà mai le leggi fondamentali dell'economia, poiché, come sottolinea Mises: "Non esistono relazioni costanti nel campo dell'azione umana". Se diciamo che l'anno scorso un aumento di €1 del prezzo del pane ha portato ad una riduzione della domanda del 5% (in termini neoclassici stiamo misurando l'elasticità della domanda di pane), questo non ci dice cosa succederà quest'anno in presenza di un simile aumento.

Le equazioni matematiche possono essere utili per modellare il risultato di persone che seguono piani precedentemente realizzati. Una volta che un calciatore deve tirare un rigore, possiamo usare un'equazione che, in base alla forza iniziale che sceglie di applicare al pallone, ne predice il progresso. Tuttavia questa equazione sarà di scarsa utilità per prevedere se il calciatore cambierà idea e deciderà di calciare il pallone in modo diverso. Allo stesso modo, il prezzo di due titoli aziendali che stanno per fondersi potrebbe muoversi in linea con le previsioni di un modello matematico, almeno per qualche tempo, ma se i trader dovessero venire a conoscenza di qualcosa che altera la loro percezione riguardo la fusione, il prezzo delle azioni potrebbe differire notevolmente dalla previsione del modello. Se iniziano a circolare voci secondo cui la fusione potrebbe fallire, il prezzo potrebbe precipitare. I trader devono quindi impiegare la loro esperienza storica nel tentativo di comprendere come gli altri trader reagiranno ad una tale notizia. Una volta completata questa valutazione, inseriscono un nuovo fattore di rischio nel modello e funzionerà di nuovo ragionevolmente bene.

In sostanza, non si può prescindere da una metodologia d'indagine completa e coerente nel campo economico. L'economia mainstream, chiudendosi a riccio intorno alle aspettative razionali come strumento per caratterizzare l'essere umano e utilizzando funzioni matematiche di probabilità per descrivere la realtà, continuerà a rappresentare una materia che difficilmente riuscirà a spiegare i fenomeni dell'ambiente economico e soprattutto a stento riuscirà a comunicare con la platea di esseri umani che presuppone debba studiare. L'approccio Austriaco non ha bisogno di prendere in prestito teorie da campi esterni, proprio perché inizia proprio laddove una qualsiasi scienza sociale dovrebbe iniziare: dall'essere umano. Lo studia per quello che è, non per quello che vorrebbe che fosse.

Caplan, quindi, dovrebbe ricordare soprattutto questo aspetto quando affronta la sua critica alla Scuola Austriaca, riflettendo più attentamente su come tale approccio sia fondamentale se si vuole avere una teoria economica esaustiva e metodologicamente coerente.


giovedì 28 gennaio 2021

Un sacco di persone concorda con Thanos riguardo la popolazione

In retrospettiva questo articolo sta invecchiando bene, visto che oggi come non mai è un argomento ancora caldo. In realtà lo è stato sin da quando Malthus ha elaborato la sua sciocca teoria (1798), ma solo degli analfabeti funzionali possono abboccare. E purtroppo là fuori ce ne sono molti, dato che sulla scia della pellicola Marvel è andato in voga un meme a dir poco idiota. Infatti, anche volendo rimanere nel presunto ragionamento di chi alza bandiere e cori a favore di Malthus, Thanos invece di fare una carneficina, e dato il potere che stava acquisendo, non poteva semplicemente raddoppiare la scorta di risorse nell'universo? Cari lettori, "ciò che non si vede" è la bussola morale e analitica cui dovete far sempre riferimento per non essere fregati intellettualmente e fisicamente. Ricordate sempre che più persone non significa solo più bocche da sfamare, ma anche più menti con cui creare e più mani con cui costruire. Finché le persone sono libere di esplorare nuove idee, in un contesto in cui anche le altre persone possono fare lo stesso, la ricchezza aumenterà. Ed è esattamente quello che è successo nella vita reale, ogni volta che ci sono diritti di proprietà, nessuna barriera all'imprenditorialità e libero scambio. La popolazione mondiale è ora sette volte quella di quando Malthus scrisse il suo sproloquio, eppure solo negli ultimi 30 anni abbiamo dimezzato la povertà estrema. Meno persone muoiono di fame oggi, il reddito pro capite è più alto, il lavoro minorile è in calo. Il problema principale non è mai stato che il mondo fosse "sovrappopolato", ma che la sua gente non è mai stata abbastanza libera da creare ricchezza e conservarla.

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di Alexander Hammond 

Dopo aver sbancato ai botteghini, possiamo dire che Avengers: Infinity War è uno dei più grandi film di Hollywood. La pellicola mette in scena una squadra di supereroi contro un super-criminale, simile ad un dio, di nome Thanos. Il piano di Thanos? Uccidere metà dell'universo per paura di una situazione in cui ci sono troppe persone e pochissime risorse. Potrebbe sembrare il classico piano folle che viene solo in mente ad un super-criminale dei fumetti, ma non è troppo lontano dalle preoccupazioni degli ambientalisti del mondo reale che hanno diffuso timori fuorvianti sui pericoli della sovrappopolazione.


Thanos ed Ehrlich

Avengers: Infinity War è il culmine di 18 film precedenti e 10 anni di lavoro dei Marvel Studios. Il film ruota attorno a dozzine di eroi che uniscono le forze per impedire a Thanos, l'ultimo antagonista del Marvel Comics Universe, di raccogliere tutte e sei le "pietre dell'infinito". Se Thanos entra in possesso di queste pietre, può raggiungere il suo obiettivo finale: la distruzione di "metà di tutta la vita nell'universo".

Thanos crede che nell'universo ci siano risorse limitate, un'idea appropriatamente analfabeta, considerando che l'universo è infinito. Quindi, se la crescita della popolazione non viene controllata, l'aumento della domanda di risorse porterà inevitabilmente alla rovina di tutti. Dimezzare la popolazione dell'universo è, nella mente di Thanos, "non sofferenza, ma salvezza", poiché è intesa ad evitare la carestia e la povertà. La premessa è fuorviante, ma è sorprendente come molte persone qui sulla Terra la condividano.

Le preoccupazioni di Thanos sono identiche a quelle del professore della Stanford Paul Ehrlich, il cui influente best-seller del 1968, The Population Bomb, predisse che una rapida crescita della popolazione avrebbe portato ad una domanda eccessiva di risorse, causando il crollo della società. Fino ad oggi Ehrlich continua a fare previsioni apocalittiche, e fino ad oggi la realtà continua a dargli torto.

Proprio il mese scorso Ehrlich ha dichiarato che "il collasso della civiltà è una certezza quasi decennale". In un'intervista del 1979 Ehrlich predisse che "nei prossimi 15 anni arriverà la fine e intendo un completo crollo della capacità del pianeta di sostenere l'umanità". L'affermazione più divertente, mentre sto scrivendo questo articolo in un piccolo caffè nel centro di Londra, è quella del 1969, in cui diceva che era pronto a scommettere che l'Inghilterra non sarebbe più esistita nel 2000.


Cattive previsioni, politiche mostruose

Meno divertenti sono le orribili politiche nella vita reale, le quali sono state implementate a causa di Ehrlich. A dire il vero, nessuna politica è stata ancora alla pari con il piano di Thanos di uccidere direttamente metà della popolazione, ma come ha sottolineato Chelsea Follett:

L'imbecillità di Ehrlich ha portato a violazioni dei diritti umani in tutto il mondo, tra cui milioni di sterilizzazioni forzate in Messico, Bolivia, Perù, Indonesia, Bangladesh e India, così come una draconiana politica in Cina del "figlio unico". Nel 1975 solo in India i funzionari statali hanno sterilizzato 8 milioni di uomini e donne [...]. Per dare una prospettiva più completa, la Germania di Hitler sterilizzò forzatamente dalle 300,000 alle 400,000 persone.

Da quando Ehrlich scrisse The Population Bomb nel 1968, la popolazione mondiale è più che raddoppiata, passando da 3.5 miliardi a 7.5 miliardi. Dal 1968 le carestie sono quasi scomparse, al di fuori delle zone di guerra ,e il consumo calorico giornaliero pro-capite è aumentato di oltre il 30%. In Asia, nella regione che consumava meno calorie e aveva la popolazione a più rapida crescita nel 1968, l'apporto calorico è aumentato del 40%, più velocemente della media globale. Dal 1990 il numero complessivo di persone affamate nel mondo è diminuito di 216 milioni, nonostante il fatto che la popolazione sia cresciuta di oltre 1.9 miliardi.


Le nostre risorse stanno bene

Alcuni potrebbero obiettare che queste tendenze non affrontano l'argomento principale di Thanos ed Ehrlich: il progresso alla fine si fermerà, perché alla fine esauriremo le risorse. Le cose non stanno proprio così visto che manca una considerazione cruciale: l'ingegno umano.

L'economista dell'Università del Maryland, Julian Simon, ha osservato nel suo libro del 1981 che il cervello umano è la "risorsa definitiva". Gli esseri umani possono innovare sé stessi per sconfiggere scarsità e diventare più efficienti, aumentando l'offerta e sviluppando sostituti.

Nuove tecnologie e migliori metodi di coltivazione hanno portato l'umanità ad utilizzare meno terra producendo più cibo, che viene poi venduta ad un prezzo più conveniente. Nel 2013 il mondo ha utilizzato 26 milioni di ettari in meno in terreni agricoli rispetto all'inizio del millennio. Prendiamo i cereali come esempio: un ettaro oggi produce in media il 118% in più rispetto a 50 anni fa. Se tutti gli agricoltori riuscissero a raggiungere la produttività di un agricoltore americano medio, il mondo potrebbe restituire una massa di terra alla natura delle dimensioni dell'India.

Per quanto riguarda la risorsa finita da cui dipende il nostro mondo moderno, pensate ai combustibili fossili. Grazie al miglioramento della tecnologia di rilevamento e perforazione, ora ci sono molte più riserve di petrolio e gas che mai. Dal 1980 le riserve di petrolio sono aumentate di oltre il 151%; il gas del 163%. Per mettere tutti questi dati in prospettiva, nel 2015 abbiamo utilizzato 34 miliardi di barili di petrolio grezzo, mentre abbiamo scoperto 53.2 miliardi di barili ogni anno tra il 2010 e il 2015.

Stiamo risolvendo i problemi legati alla fame, alla povertà, all'analfabetismo, alle malattie, alla mortalità infantile, alla produzione alimentare e a molto altro ancora ad un ritmo senza precedenti. E invece di diventare più scarse, le risorse naturali stanno calando di prezzo.

Quando guardate Avengers: Infinity War, godetevi quello che dovrebbe essere uno dei più grandi film di tutti i tempi, ma ricordate: la legittimità delle paure di Thanos è fittizia quanto il personaggio stesso. L'umanità continua a prosperare.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


mercoledì 27 gennaio 2021

La forza distruttrice del QE

 

 

di Alasdair Macleod

Questo articolo conclude che il quantitative easing, come mezzo per stimolare le economie e finanziare i disavanzi pubblici, alla fine sarà un fallimento. L'ipotesi di fondo è che la trasmissione di denaro aggiuntivo a soggetti non bancari per gonfiare i prezzi degli asset finanziarie e alle banche per coprire le finanze pubbliche diventerà troppo grande nel 2021 affinché possa avere successo senza indebolire le valute fiat ed i mercati finanziari. Certo, questa opinione è in netto contrasto con la visione keynesiana, secondo cui una volta che il Covid sarà finito le economie ricominceranno a crescere.

Per aiutare i lettori a capire perché il QE fallirà, questo articolo descrive come i suoi obiettivi siano cambiati: dallo stimolare l'economia aumentando i prezzi degli asset, al finanziamento di deficit pubblici in rapida crescita. Guida il lettore attraverso le differenze inflazionistiche tra il QE sottoscritto dalle banche e dalle istituzioni finanziarie non bancarie, come i fondi pensione e le compagnie di assicurazione.

Avendo esaurito la possibilità di abbassare ulteriormente i tassi d'interesse come principale mezzo di stimolo economico, le banche centrali, e soprattutto la FED, si sono in una inflazione monetaria senza fine. Prima della fine del 2019 questa è diventata la forza trainante della politica monetaria della FED. Da marzo 2020 l'obiettivo alla base del QE si è stato nuovamente modificato per finanziare il deficit di bilancio del governo statunitense.

In questo anno fiscale, solo per finanziare i deficit di bilancio e in assenza di domanda estera netta di titoli del Tesoro USA, è probabile che il QE raggiunga una media mensile di $450 miliardi. Quasi impossibile con un tasso di cambio stabile e con il dollaro che viene venduto per valute estere e per materie prime, la bolla del denaro fiat scoppierà.


Introduzione

Ora dobbiamo dimenticare i recenti eventi politici e concentrarci sulle future politiche economiche e monetarie. È praticamente scontato che Biden ed il suo nuovo segretario al Tesoro saranno più keynesiani di Trump e Mnuchin, ed è probabile che l'attenzione economica sarà più sullo stimolo dei consumi che sull'economia dal lato dell'offerta. È probabile che le politiche saranno più vicine alla MMT, la quale è altamente inflazionistica.

Un cambiamento importante è quindi destinato a verificarsi nella politica monetaria, e ai fini di questo dibattito possiamo dimenticare qualsiasi idea che la FED, o qualsiasi altra banca centrale, sia un agente governativo indipendente preparato a limitare la crescita monetaria in modo responsabile. Al di là delle normali espressioni pubbliche di indipendenza, la FED si allineerà con le politiche fiscali del governo federale: spetta alla FED trovare un modo per conformarsi senza perdere la faccia. Nei primi giorni della nuova amministrazione Biden questo non dovrebbe essere troppo difficile, perché lo scorso marzo la FED aveva già abbassato il tasso sui fondi a zero e annunciato un quantitative easing illimitato, inizialmente fissato a $120 miliardi ogni mese, nonché un gamma di altre misure espansive.

È probabile che un maggiore QE sia fondamentale per le future politiche monetarie, ma a parte il presupposto che il QE sia un modo infallibile per salvare un'economia in difficoltà, le conseguenze sono poco conosciute. Inizialmente doveva limitarsi al salvataggio delle economie nazionali a seguito della crisi bancaria della Lehman, ma essendo stato creato il precedente, non dovrebbe sorprendere che sia diventato un appuntamento fisso per la FED e le altre principali banche centrali.

In termini linguistici il quantitative easing aveva lo scopo di sminuire le accuse pubbliche di un finanziamento inflazionistico. La semantica è stata un successo: la consapevolezza pubblica è ai minimi termini ed i suoi effetti monetari rimangono non sufficientemente compresi. E la classe politica, di solito non dotata di know-how economico e monetario, vede poco o nessun pericolo riguardo le conseguenze dell'inflazione monetaria, avendo posto la questione interamente nelle mani dei banchieri centrali.

L'obiettivo originale è racchiuso in poche parole in un documento della Banca d'Inghilterra pubblicato nel suo Bollettino trimestrale nel primo trimestre 2014: "Il QE ha lo scopo di aumentare la quantità di denaro nell'economia acquistando direttamente asset, principalmente da società finanziarie non bancarie [...], far salire i prezzi di tali asset e stimolare la spesa nell'economia".

L'affermazione in questa citazione riguarda l'aumento dei prezzi degli asset (finanziari), ammettendo di voler perseguire deliberatamente le orme di John Law: stampare denaro per manipolare i prezzi di mercato. Gli apologeti delle politiche monetarie potrebbero dire che le banche centrali hanno manipolato i prezzi degli asset per un tempo considerevole, il che è vero, ma far accelerare un treno già lanciato a folle velocità finisce sempre in un disastro. Tutte le ulteriori considerazioni sulle conseguenze vengono eliminate.

Non merita menzione il conseguente impoverimento di tutti, tranne che dello stato e dei suoi intermediari bancari autorizzati, attraverso la svalutazione monetaria.

Gli altri processi di creazione monetaria descritti nel documento del Bollettino trimestrale sono certamente informativi e meritano di essere studiati da coloro che sono a digiuno di questi argomenti. Ma mentre il Bollettino trimestrale continua a spiegare il risultato previsto del QE in quel momento, le cose sono chiaramente cambiate ed è necessario un aggiornamento della situazione. Nell'esaminare in dettaglio i flussi monetari dal QE, questo articolo va oltre il documento della BOE e lo fa da un punto di vista indipendente.


Capire il ruolo delle riserve bancarie

Durante il QE lo stimolo monetario viene convogliato attraverso le banche commerciali, finendo nei loro conti di riserva presso la banca centrale. Capire come funzionano questi conti di riserva è importante per una piena comprensione dei meccanismi del QE e possiamo farlo con i seguenti punti:

• Solo le banche commerciali autorizzate possono avere un conto presso la banca centrale. Qualsiasi interazione tra una banca centrale ed una non banca viene condotta tramite il conto di riserva di una banca commerciale autorizzata.

• Il saldo di un conto di riserva è registrato come un attivo nel bilancio della banca commerciale ed è quindi una delle numerose voci sotto la relativa colonna degli attivi.

• Come in ogni relazione bancaria, esistono ruoli attivi e passivi. In questo caso solo la banca centrale può attivare le variazioni delle riserve totali. Una banca commerciale non può avviare una vendita o un acquisto di fondi di riserva alla o dalla banca centrale.

• Se una banca centrale presta denaro ad una banca commerciale, esso viene accreditato sul suo conto di riserva. Una banca può scambiare le proprie riserve con un'altra banca in possesso di un conto di riserva presso la banca centrale.

• Essendo un attivo nel bilancio di una banca commerciale, le riserve detenute sul suo conto presso una banca centrale sono una fonte attiva di finanziamento per le sue passività.

È chiaro, quindi, che le riserve sono solo uno dei mezzi di una banca commerciale per finanziare le proprie passività. In linea di massima queste passività sono costituite da conti correnti e depositi dovuti a clienti, obbligazioni e cambiali emesse dalla banca, finanziamenti del mercato all'ingrosso e fondi degli azionisti. Un aumento delle riserve consente ad una banca commerciale di aumentare le proprie passività espandendo il credito bancario, ma il grado in cui ciò è possibile è regolato dal rapporto di cambio tra il totale degli attivi ed i fondi degli azionisti, che è una questione separata.


Stimolare il settore finanziario

Il documento della Banca d'Inghilterra postula che una volta che i tassi d'interesse raggiungono lo zero, la banca centrale non può stimolare ulteriormente l'economia tagliando gli interessi pagati sulle riserve delle banche commerciali. È a quel punto che gli acquisti di asset sono considerati il ​​mezzo per immettere più denaro nell'economia e, come hanno affermato gli autori, richiede un cambiamento della linea di politica: dalla gestione dei tassi d'interesse all'espansione diretta della quantità di denaro. L'intenzione originaria era quella di accedere ad istituzioni finanziarie non bancarie, come fondi pensione e assicurativi, acquistando da loro il debito pubblico e incoraggiandoli a reinvestire la liquidità guadagnata in asset a rendimento più elevato: in altre parole, adottare un maggiore rischio di investimento, che si riflette in rendimenti più elevati sul debito non governativo e sui rendimenti futuri delle azioni.

Il QE ha certamente funzionato per raggiungere tale scopo, immettendo liquidità attraverso queste istituzioni nei mercati finanziari e spingendo i prezzi sempre più in alto. Il QE rivolto ai grandi fondi d'investimento è l'anello di congiunzione tra l'accelerazione dei tassi dell'inflazione monetaria e la bolla nei mercati azionari, un punto poco compreso da coloro che credono che i mercati finanziari debbano essere fondati su valutazioni di fondamentali e rischio. Ma il punto di vista della banca centrale è che l'aumento dei prezzi degli asset finanziari fa galleggiare tutte le barche e l'effetto ricchezza stimola sia la fiducia che l'attività economica in generale. Però è un errore pensare che tutto il QE finisca nei fondi pensione e assicurativi: è diventato sempre più un mezzo per finanziare i deficit pubblici, con le banche commerciali che agiscono come tramite. E la delineazione tra banche e non banche è importante, perché le conseguenze monetarie e di mercato sono diverse.


Come funziona il QE per il settore non bancario

Il documento della BOE sottolinea la differenza di quelle operazioni di QE adottate da istituzioni finanziarie non bancarie e per una buona ragione: ha poco a che fare con il finanziamento diretto di un disavanzo pubblico, che al momento della pubblicazione del documento si presumeva sarebbe stato attuato attraverso i canali normali. Inoltre gli effetti inflazionistici del QE mirato a soggetti non bancari, come fondi pensione e compagnie di assicurazione, sono completamente diversi da quelli di una banca commerciale che sottoscrive il debito pubblico.

Affinché una banca centrale possa fornire uno stimolo monetario a soggetti non bancari, deve farlo tramite una banca commerciale, poiché solo le banche commerciali hanno conti presso la banca centrale. La banca centrale accredita nuovo denaro sul ​​conto di riserva della banca e quest'ultima poi provvede ad accreditare la somma sul conto del fondo pensione. Nel caso della FED, l'asset finanziario acquistato, solitamente obbligazioni del Tesoro o di agenzie governative, viene ceduto dal fondo pensione e registrato sul conto della FED. Il diagramma schematico qui sotto, tratto dall'articolo della Banca d'Inghilterra, riassume la transazione.

Dopo aver ceduto il suo asset, il fondo pensione riceve nuovo denaro sul suo conto presso la propria banca commerciale. Lo investe o acquistando nuove emissioni di investimenti regolamentati, inclusi asset a rendimenti fissi e azioni, oppure acquistando azioni e obbligazioni esistenti sui mercati. Il denaro di nuova emissione passa quindi dal fondo pensione a nuove mani con diverse conseguenze sui prezzi. Un investimento in una nuova emissione viene distribuito attraverso il settore non finanziario e segue un percorso di Cantillon, facendo salire i prezzi di beni e servizi sulla scia del suo assorbimento nell'economia più ampia. Un investimento in azioni e obbligazioni esistenti rimarrà per lo più in circolazione nel settore finanziario, essendo reinvestito dai venditori in altri titoli.

Se il fondo pensione investe in ETF, si determina un'espansione della società che lo emette e che può alimentare ulteriori acquisti di investimenti finanziari o non finanziari in conformità con il mandato dell'ETF. Trasmettendo denaro di nuova creazione attraverso fondi pensione e assicurativi fino agli acquisti di ETF sulle materie prime, i prezzi di queste ultime salgono a causa dei flussi d'investimento la cui origine è il QE.

Ciò spiega come le banche centrali facciano salire attraverso il QE i prezzi degli asset finanziari e come l'inflazione monetaria influisca anche sui prezzi delle materie prime. Nel caso della FED, il meccanismo richiede che il debito pubblico o dell'agenzia sia disponibile per l'acquisto da parte di assicurazioni e fondi pensione. Ma c'è una discrepanza da superare: sia i fondi pensione che quelli assicurativi hanno passività a lungo termine contro le quali desiderano detenere investimenti privi di rischio a lungo termine. Di conseguenza il debito pubblico, che sono normalmente disposti a vendere alla banca centrale, tende ad essere limitato a scadenze più brevi, posseduto principalmente a fini di liquidità. Pertanto se vogliono vendere titoli di debito pubblico con scadenza a breve termine, finiscono per sottoscrivere nuove emissioni con scadenze simili senza cambiare la strategia d'investimento complessiva. L'introduzione del finanziamento a più lungo termine è una questione diversa, perché la banca centrale utilizza un intervento deliberato sulla curva dei rendimenti per accedere alla proprietà non bancaria di obbligazioni a più lungo termine. Questa forma di "svolta operativa" viene discussa più avanti in questo articolo. Per ora, dobbiamo esaminare un secondo obiettivo monetario, da considerare separato dall'intenzione originale alla base del QE: il finanziamento del deficit pubblico.


Finanziare il deficit pubblico

Un fondo pensione che sottoscrive nuove emissioni di debito pubblico per poi venderlo alla banca centrale tramite la propria banca commerciale effettua un'operazione diversa da quella sopra descritta. Quando un acquisto di debito pubblico è abbinato alla sua vendita, l'effetto monetario è lo stesso di quello in cui è una banca che agisce come attore principale di una transazione QE.

Sebbene le regole e le procedure variano tra le banche centrali, gli effetti sono sempre gli stessi. Una banca commerciale che si interessa ad una nuova emissione di titoli di stato lo fa fuori dal proprio bilancio. Il QE consente quindi alla banca di vendere le obbligazioni alla banca centrale ed i proventi vengono accreditati sulle riserve della banca commerciale presso la banca centrale. Oltre all'utile della transazione, l'acquisto e la vendita si compensano a vicenda e non vi è alcun cambiamento sostanziale nel denaro in circolazione.

L'effetto monetario è fondamentalmente diverso se il venditore finale è un istituto non bancario, come un fondo pensione, il quale vende un asset esistente alla banca centrale. La vendita di un'obbligazione già esistente alla banca centrale non giova alle finanze pubbliche, ma il trasferimento di nuovi titoli di stato alla banca centrale tramite una banca commerciale che agisce di sua iniziativa, sì.

L'effetto inflazionistico del QE proviene dalla spesa pubblica dei fondi raccolti e dipende da come viene speso tal denaro. Vale anche la pena ripetere che se un istituto non bancario sottoscrive in modo analogo il debito pubblico e poi lo vende nel programma di QE tramite la sua banca commerciale, dopo il completamento della transazione non vi è alcuna espansione monetaria, a parte il profitto sulla transazione. In ogni caso, laddove i titoli di stato vengono acquistati solo per essere venduti alla banca centrale, l'operazione non prevede stimoli monetari al livello iniziale. Tutto quello che si può dire è che non vi è alcun crowding-out della domanda di obbligazioni del settore privato a causa dell'aumento delle emissioni di titoli di stato. L'inflazione monetaria proviene dalla spesa pubblica dei fondi raccolti.

Nell'attuale contesto economico, in cui i disavanzi pubblici stanno crescendo rapidamente, il QE è sempre più utilizzato come mezzo per finanziare la spesa pubblica invece di essere diretto a stimolare i prezzi degli asset finanziari. L'intenzione originale descritta nell'articolo del 2014 della BOE è stata cambiata dal settembre 2019, almeno per quanto riguarda la FED.

Nel caso delle emissioni di bond del Tesoro del governo degli Stati Uniti, fino a settembre 2019 c'erano acquirenti pronti da fonti estere che riciclavano dollari guadagnati attraverso il deficit commerciale americano e da grandi hedge fund in un carry trade attraverso il mercato degli swap FX (prestito di euro e yen per investire in titoli di debito governativi statunitensi ad alto rendimento). Settembre 2019 è stato il momento in cui il sistema bancario statunitense ha esaurito lo spazio di bilancio per finanziare gli swap FX, e il tasso repo è esploso in alto, ben l'8% al di sopra del tasso sui fondi della FED che era al 2%.

L'inversione degli swap su cambi è stato seguito da una diminuzione dell'appetito estero per i titoli del Tesoro USA. Questo calo della domanda è stato attenuato da compagnie assicurative in posti come le Cayman, le quali hanno reninvestito i loro premi denominati in dollari per compensare le loro passività in dollari USA.

Ma con il tasso dei Fed fund allo zero, il processo di riduzione dei premi di rischio attraverso il QE è finito. Inoltre il malessere economico dovuto all'impatto dei lockdown ha aumentato i rischi d'investimento. Visto che l'enfasi del QE s'è spostato dal gonfiare i prezzi degli asset finanziari al finanziamento di un deficit pubblico in rapida crescita, lo slancio dietro l'inflazione dei prezzi degli asset finanziari rischia di rallentare. Saranno necessarie nuove misure e le due possibilità sono una nuova "operation twist" per sbloccare l'accesso al debito del Tesoro a media e lunga scadenza in pancia ad istituti non bancari e un'avventura verso tassi negativi.

In una nuova Operation Twist la FED reinvestirebbe in titoli del Tesoro in scadenza e in debito delle agenzie a media e lunga scadenza, mantenendo il tasso sui fondi a zero ma riducendo i rendimenti obbligazionari lungo la curva. Quando la FED ha utilizzato questa tattica nel 2011, faceva parte di un pacchetto di stimoli economici e in un contesto di domanda estera per il nuovo debito pubblico degli Stati Uniti. Una nuova Operation Twist sarebbe diversa, in quanto il suo obiettivo principale sarebbe quello di finanziare la spesa pubblica in assenza di domanda estera per il debito del Tesoro USA.

Il piano sarebbe quello di sostituire, almeno in una certa misura, lo stimolo del QE per gli investitori non bancari con un nuovo stimolo che faccia calare i rendimenti per i bond a dieci e trent'anni. Se il rendimento del decennale potesse essere restituito a meno dello 0,75% rispetto al suo attuale 1,1%, ciò potrebbe prolungare l'effetto ricchezza negli asset finanziari senza toccare gli istituti non bancari, utilizzando al contempo il QE per finanziare la spesa pubblica in disavanzo.

In altre parole, lo stimolo tornerà ad abbassare i tassi d'interesse lungo la curva dei rendimenti, ma senza scendere sotto lo zero. Le banche che operano sul lato off-budget possono guadagnare miliardi per un po', ma già questa tesi si scontra con le ipotesi di gran lunga troppo ottimistiche.

La prima ipotesi è che il calo dei tassi d'interesse per il dollaro USA possa continuare in territorio negativo e consentire il proseguimento del QE, la parte importante per le banche è la loro capacità di utilizzare costi di finanziamento negativi sulle loro riserve per aumentare il rendimento sulle sottoscrizioni per il debito pubblico, che viene successivamente venduto alla banca centrale. Esistono precedenti con l'euro, lo yen e la sterlina, ma con il dollaro come valuta di riserva mondiale i tassi negativi spingerebbero tutte le materie prime verso la backwardation con importanti conseguenze non intenzionali. Inoltre, se trasferiti dalle banche commerciali ai loro clienti, sarebbe una tassa sui depositi esteri, accelerando il calo del dollaro sui cambi.

La seconda ipotesi riguarda la deviazione dell'attività bancaria a favore del finanziamento del deficit pubblico, indebolendo quindi il fabbisogno di credito del settore privato. Mentre le banche nell'attuale clima economico non sono comunque inclini ad aumentare i prestiti al settore privato, un aumento del QE può solo incoraggiare ed accelerare un allontanamento dal finanziamento del settore privato attraverso il credito bancario. Ricordate: la capacità dei bilanci bancari è strettamente limitata, indipendentemente dai loro saldi di riserva.

Inoltre si deve presumere che non ci saranno circuiti di feedback da un dollaro in calo o da un aumento dei prezzi nell'economia non finanziaria, come conseguenza della spesa in deficit del governo USA. Un presupposto irreale.


Il fallimento sempre più inevitabile del QE

Sembrerebbe che nel 2021 il ritmo del QE aumenterà in modo significativo rispetto ai tassi delle banche centrali che lo hanno schierato lo scorso anno. Nel caso della FED, potrebbe presto ritrovarsi a finanziare importi senza precedenti, solo per coprire il deficit di bilancio del governo USA nell'anno fiscale in corso. Il deficit di bilancio nella seconda metà dell'ultimo anno fiscale (marzo-settembre 2020) è stato di un sorprendente $2.774 miliardi su un totale di $3.300 miliardi per l'intero anno. Se, come sembra probabile, i deficit del governo degli Stati Uniti continueranno ad un ritmo simile a quello della seconda metà dello scorso anno fiscale, il deficit dell'intero anno da finanziare sarà vicino ai $5.500 miliardi, richiedendo un tasso di finanziamento medio attraverso il QE di circa $460 miliardi ogni mese.

Sulla scia delle elezioni presidenziali, il pensiero keynesiano è andato ben oltre la speranza che non appena i lockdown finiranno, l'attività economica tornerà rapidamente alla normalità. Tutto ciò che secondo loro serve è solo un altro pacchetto di stimoli, attualmente in fase di negoziazione. Quindi, dicono i keynesiani, la FED può iniziare a normalizzare il proprio bilancio e consentire un graduale rialzo dei tassi d'interesse. Una prova di questa opinione è stata espressa di recente dai capi regionali della FED di Dallas, Atlanta, Chicago e Richmond, suggerendo all'unisono che la FED potrebbe iniziare a ridurre il QE entro la fine dell'anno.

Poiché gli istituti non bancarie guardano ai propri rischi d'investimento in un momento di stallo del credito bancario, le forze deflazionistiche nei mercati del credito sono destinate ad indebolire l'efficacia del QE nel riuscire a sostenere i prezzi degli asset finanziari.

Vi è anche una crescente minaccia che i fondi pensione e le compagnie d'assicurazione, che devono mantenere i loro saldi di base in titoli di stato, non vogliano vendere gli asset "sicuri" in loro possesso e saranno riluttanti a venderli alla banca centrale in cambio di contanti. Lo stimolo rallenterà fino al punto in cui i mercati inizieranno a scivolare. Inoltre è probabile che la FED si ritrovi a dover assorbire anche le vendite da parte di detentori stranieri di bond del Tesoro USA a breve scadenza, indebolendo i tentativi di mantenere i tassi a breve termine prossimi allo zero.

La tendenza è già in atto, infatti il Grafico 1 di seguito mostra come il rendimento del decennale USA stia ora salendo nonostante tutto il nuovo denaro proveniente dal QE.

I keynesiani sperano che i rendimenti obbligazionari più elevati anticipino la loro decantata ripresa economica e la prospettiva del tapering della FED entro la fine dell'anno. Ma questa stima sorvola alcuni fatti indiscutibili. Le imprese dei settori non finanziari stanno fallendo su una scala senza precedenti e qualsiasi analisi del rischio sistemico mostra che un grave fallimento bancario è in arrivo, alimentato da eccessivo indebitamento dei bilanci bancari e da un'escalation di crediti inesigibili. I prezzi delle azioni delle banche in tutto il mondo, in particolare di alcune delle principali banche G-SIB nell'Eurozona, in Cina e nel Regno Unito, vengono trattati a sconti sostanziali rispetto al valore contabile. Allora perché il rendimento decennale USA sta salendo?

La risposta è stranamente singolare: i mercati vedono calare il valore del dollaro in futuro. I possessori di dollari richiedono quindi un livello di preferenza temporale più elevato per compensare le loro aspettative sul potere d'acquisto. Ciò è confermato dall'aumento dei prezzi su tutta la linea per le materie prime e per Bitcoin. Il fatto che l'oro sia aumentato del 26% l'anno scorso è un ulteriore indicatore del fatto che le cose stanno così.

Pertanto la prospettiva di inondare i mercati obbligazionari con più debito pubblico su una scala senza precedenti farà salire i rendimenti delle obbligazioni in dollari e continuerà a farli salire ancora di più. L'intero schema, in base al quale la FED stampa dollari tramite i suoi agenti finanziari non bancari per continuare a gonfiare i prezzi degli asset finanziari, è destinato a fallire. E come ha dimostrato l'esperienza di John Law in Francia tre secoli fa, il modo migliore per trarre vantaggio dal replay keynesiano di oggi su scala globale è shortare il denaro fiat e andare long sul sound money. Alla fine del 1719 Richard Cantillon shortò il livre di Law e andò long su sterline inglesi e fiorini olandesi. Oggi venderebbe dollari in cambio di oro e Bitcoin.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


martedì 26 gennaio 2021

Ogni casa ha bisogno di un amuleto contro il malocchio



di Jeffrey Tucker

Stavo cercando immagini dai mercati di Istanbul e continuava a spuntare lo stesso oggetto: un ciondolo blu con uno spazio bianco al centro e un'altra tonalità di blu, rifinito con un punto blu scuro.

È un po' strano e quasi sconosciuto in Occidente, al di fuori di coloro che viaggiano e tornano con souvenir. Sembra una specie di occhio e infatti si chiama occhio di Allah. È un amuleto contro il malocchio. La teoria è che quando qualcuno si risenta per il vostro successo, questo occhio guarda la persona e allontana i pericoli dell'invidia.

Se vi capita di andare in Turchia e in Grecia, potete trovare questo amuleto ovunque: aeroporti, auto, barche, centri commerciali, case e così via. Perché tanta importanza per questo oggetto che non ha basi religiose ed emerge interamente da una tradizione popolare? Ha origini antiche, il cui scopo è allontanare il risentimento che le persone provano verso un bambino carino e sano.

Col passare del tempo, la ricchezza ha assunto altre forme. L'Impero Ottomano è una delle più antiche regioni commerciali del mondo, un luogo in cui l'ascesa della ricchezza iniziò ad essere protagonista nel corso di una generazione durante il XVI secolo. Tenere gli altri lontani dai vostri giusti guadagni era sicuramente una priorità e lo è ancora.

Questo è il punto dell'occhio di Allah: proteggere i diritti del commercio contro coloro che lo distruggerebbero attaccando il successo nell'aver creato ricchezza. Ne abbiamo bisogno ora più che mai.

Quando è stata l'ultima volta che avete ascoltato un sermone contro l'invidia o avete osservato un personaggio dei media che ne riconosceva i relativi mali? La condanna dell'invidia come forza motivante per la distruzione della vita e della proprietà è quasi del tutto scomparsa dalla cultura. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che gran parte della politica moderna si basa su di essa e dipende dal suo incoraggiamento. Quello che una volta era uno dei sette "peccati capitali" è ora parte integrante della nostra etica pubblica.


Cos'è l'invidia?

Torniamo alla definizione classica di cosa sia l'invidia: il vizio di guardare negativamente al successo degli altri. È diverso dalla semplice cupidigia, perché essere avidi significa desiderare qualcosa che non è vostro. È anche diverso dalla gelosia, il che significa guardare al successo degli altri e desiderare che fosse anche il vostro.

La gelosia può portare all'emulazione e questo può essere positivo. Non è la stessa cosa dello zelo, che è sentirsi ispirati dalla fortuna di un altro e adattare la propria vita per sperimentare la stessa buona sorte (questa definizione è tratto direttamente da San Tommaso d'Aquino).

L'invidia è diversa da tutto ciò. Osserva l'eccellenza degli altri e desidera che si fermi; vede la fortuna di un altro e aspira a punirla. L'invidia è vuol dire distruzione dei successi altrui. Inoltre l'invidia non porta felicità alla persona che vuole danneggiare gli altri, vuole solo soddisfare la rabbia che si prova quando si guarda la felicità degli altri. Danneggia, fa male, schiaccia, distrugge e uccide. Inizia con il risentimento contro i risultati degli altri e termina con l'infliggere danni alla persona.

Immaginate di vedere una bella casa. Dire: "Quella stessa casa dovrebbe essere mia", significa essere avidi. Dire: "Voglio comprare una casa come quella", nasce dalla gelosia che porta all'emulazione. Dire: "Aspiro ad una vita in cui posso permettermi una casa come quella", è zelo. L'invidia è dire: "Voglio bruciare quella casa".

C'è un ulteriore livello: la realizzazione del desiderio dettato dall'invidia è correlata ad un certo esito che potrebbe essere favorevole alla persona che lancia il malocchio. Il vostro successo è la ragione del mio fallimento, quindi devo fermarlo. La vostra buona fortuna è la causa della mia sfortuna, quindi ne ho bisogno per eccellere. Se la vostra casa più bella scompare, la mia casa meno bella aumenterà di valore. In questo modo l'invidia è collegata ad una teoria di causa/effetto: i poveri stanno così a causa della buona fortuna dei ricchi; la mia mancanza di lavoro è dovuta al vostro impiego; l'elevato PIL del vostro Paese è la causa del nostro PIL basso, e così via.

L'invidia è un problema onnipresente, ma non è sentito da tutti. Supponiamo che voi conosciate una persona con una personalità aspirazionale. Lui o lei guarda alla vita come ad una serie di opportunità di successo; è una questione di volontà, intelligenza e creatività, e lui o lei crede in tutte queste cose. Non c'è spazio per l'invidia nel cuore di questa persona. Il successo di un altro serve come ispirazione e spinta per migliorarsi, non per abbattere.

Ma diciamo che un'altra persona non ha questa prospettiva. Lui o lei immagina di essere intellettualmente limitato, inesperto, non creativo, vincolato da una personalità limitata o da una mancanza di volontà. nel caso di quest'ultima persona, la vita sembra una routine da non interrompere e inizia a risentirsi degli altri che gli passano accanto nella lotta per il successo. Questa persona è terreno fertile per sentimenti di invidia, cioè il desiderio di danneggiare gli altri che si comportano meglio dei loro coetanei.

Ogni persona di successo deve affrontare il problema di incappare nell'invidia degli altri. Potreste iniziare la vostra carriera pensando che la vostra eccellenza sarà premiata, e a volte o spesso lo è, ma dovete fare inevitabilmente i conti anche con l'invidia, con le coltellate dietro la schiena, i tentativi nascosti di indebolirvi, complotti e cospirazioni per impedirvi di avanzare nella carriera.

Uno dei grandi meriti degli scritti di Ayn Rand è che attirano l'attenzione su questo problema. Ne fu testimone in prima persona in Russia, dove è cresciuta, di come un movimento politico alimentato dall'invidia abbia distrutto la sua famiglia e la sua nazione. Lottò con forza in tutti i suoi scritti per mettere in guardia gli altri dal male dell'invidia; elaborò una sorta di psicologia della resistenza per aiutare le persone ad accettare il successo come una ricompensa giustamente meritata.

Era come se stesse ridando nuova linfa ad una preoccupazione morale molto vecchia. La mitologia medievale descriveva l'invidia come il "mostro dagli occhi verdi", perché guarda a qualsiasi segno di ricchezza con l'aspirazione di porvi fine. La leggenda del "malocchio" risale all'antichità e denota la profonda paura che tutte le persone hanno provato riguardo all'invidia. Nel giudaismo i rabbini insegnano a favorire il "buon occhio" che ci permette di rallegrarci della fortuna degli altri, mentre il malocchio è l'impulso opposto.


La politicizzazione dell'invidia

Ad un certo punto del XX secolo, abbiamo normalizzato l'invidia come idea politica. Abbasso i ricchi! Tassateli al 70%! Il successo deve essere punito e saccheggiato! I successi di quel Paese sono la causa dei fallimenti del nostro! Tutte queste idee risalgono ad un'idea antica che era ampiamente vista non come una virtù o una buona motivazione, ma piuttosto come un peccato socialmente distruttivo. Così le politiche commerciali e fiscali dei giorni nostri sono riconducibili alla stessa radice invidiosa.

C'è una fiorente letteratura accademica che cerca di riabilitare l'invidia come motivazione. Maschera questo suo obiettivo dicendo di opporsi all'ingiustizia e alla disuguaglianza, quindi finisce per costruire il tipo di istituzioni politiche che molti progressisti e protezionisti favoriscono.

Certo, ci sono buone ragioni per essere arrabbiati e urlare contro l'immoralità della ricchezza acquisita ingiustamente, ma tenete presente che il problema qui non è la ricchezza in quanto tale, ma i mezzi con cui la si acquisisce. La vera invidia non fa distinzione: è un odio che finisce con la distruzione. Sembra una cosa poco plausibile da fare, prendere un peccato e convertirlo in una virtù politica, ma qui c'è una verità nascosta che le persone non sono in grado di affrontare: le istituzioni politiche moderne sono infatti costruite su un antico vizio, istituzionalizzato e lasciato libero di agire.

L'invidia può sembrare relativamente benigna quando è incorporata nelle istituzioni politiche. Se si utilizza ogni discorso e ogni articolo per seminare odio e incoraggiare le persone ad incolpare i successi degli altri per la propria situazione miserevole, si sta giocando con il fuoco. Questa visione può portare ad una vasta distruzione.

La maggior parte delle grandi divisioni ideologiche del nostro tempo sono radicate nei vizi. Mentre siamo pronti a riconoscere il male della razza e dell'odio religioso, non ci piace pensare agli effetti insidiosi scatenati dall'odio per la ricchezza e il successo. Forse è ora che l'occhio di Allah si faccia strada dalla regione ottomana alle nostre case. Abbiamo bisogno di una certa protezione contro il malocchio che la politica moderna sparge quotidianamente nelle nostre vite.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


lunedì 25 gennaio 2021

Il lockdown non impedisce la diffusione del virus C

Ultimamente il NBER si sta dando molto da fare per sfornare studi che smentiscono le baggianate della narrativa terroristica mainstream. Infatti, oltre a quello menzionato nella traduzione di oggi, c'è quest'altro studio che va ad evidenziare un fatto importante a cui si era già arrivati col ragionamento: aumenti significativi delle morti in eccesso tra i giovani a causa dei lockdown. Le morti in eccesso sono il numero di morti che superano il numero previsto in un dato anno. Se ci sono morti in eccesso significa che è successo qualcosa di insolito, come un drastico cambiamento nella vita sociale. Si sono inventate menzogne a iosa per collegare in qualche modo le morti per questa influenza ai giovani, mentre invece si è soprasseduto sul vero killer: morti per disperazione dovute in gran parte all'isolamento sociale. Indipendentemente da quello che si possa pensare sui lockdown, non si può sfuggire al fatto empirico che chiudere la società porta a morti in eccesso. Droga, overdose, disperazione, depressione, suicidi, sono tutti sottoprodotti della mente malata di policymaker che approvano regole di condotta liberticide e del dispotismo dell'isteria popolare, incapaci (o volontariamente ignari) di vedere come queste morti superano di gran lunga quelle del virus. Se volete sapere come andrà a finire questa storia vi basta guardare il film "Operazione Diabolica" di John Frankenheimer. L'illusione di una vita felice in una trappola per topi, il controllo progressivo, la seduzione di salvare l'illusione di avere qualcosa e quindi chinare la testa ad ogni sopruso e infine la realizzazione dell'impossibilità di poter dire, ancora per una volta, "no". Il finale del film è terrore puro, ma vi conviene farvi venire lo stomaco forte perché la realtà si sta fondendo con la pellicola.

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di Joakim Book

Si è detto molto sui modelli terribili che in primavera hanno previsto un numero sbalorditivo di morti a causa del nuovo coronavirus.

Col senno di poi, per quanto grave sia stata l'epidemia, non si è mai nemmeno avvicinata ai numeri lugubri proiettati; gli stessi numeri che hanno razionalizzato i lockdown a livello nazionale in Italia, Regno Unito, New York e poi in molti altri luoghi.

Ciò che i ricercatori hanno affrontato sin da allora è stato come misurare l'impatto delle varie azioni intraprese. Sappiamo anche se quello che stiamo facendo funziona? Dove sono le prove e ci sono altre cose che dovremmo fare invece?

Naturalmente i sostenitori dei lockdown hanno da tempo affermato che una forte azione dello stato ha prevenuto situazioni peggiori. Anzi, secondo loro gli scarsi risultati che abbiamo avuto in primavera e in autunno indicano che non abbiamo fatto abbastanza. Gli scettici, dall'altra parte, hanno affermato che i lockdown non hanno fatto altro che danneggiare le nostre società (fisicamente, economicamente e mentalmente) e che le curve del tasso d'infezione si sono mosse come hanno fatto indipendentemente da ciò che i politici hanno attuato, e spesso prima che le loro politiche avessero effetto. Il documento di agosto del NBER, a firma di Andrew Atkeson, Karen Kopecky e Tao Zha, "Four Stylized Facts about COVID-19", spiega la posizione scomoda per la maggior parte dei policymaker: il virus sembra diffondersi rapidamente, uccidere selettivamente e non risponde in alcun modo a tutto ciò che i politici hanno attuato contro di esso.

Il dibattito sul virus C è diventato rapidamente una battaglia per indicare questo o quel Paese: i fanatici del lockdown hanno preso l'Australia e la Nuova Zelanda; gli scettici invece Svezia e Taiwan. Le faide nelle arene politiche e sulle pagine editoriali sono state all'ordine del giorno. I tassi di mortalità in Svezia hanno superato di gran lunga quelli dei Paesi limitrofi, argomento su cui già ad agosto abbiamo cercato di fare un po' di chiarezza. Per americani e britannici che non sanno distinguere Bergen da Ystad, o il danese dai dittonghi finlandesi, i tassi di mortalità più alti e le restrizioni più deboli erano la prova conclusiva che la strategia leggermente più aperta della Svezia aveva fallito. Non importava che i Paesi nordici potessero differire per altri aspetti. L'analisi statistica è diventata uno zimbello, mentre nessuno ha paragonato la Svezia al Regno Unito, al Belgio o alla Francia che hanno sfoggiato risultati molto peggiori.

Forse i Paesi differiscono molto l'uno dall'altro in modi che renderebbero tali confronti completamente fuorvianti: dati demografici, densità di popolazione, dimensione dello shock Covid, effetto dei consigli del governo, valori culturali di come le persone interagiscono e come hanno risposto all'epidemia. Inoltre tutti questi Paesi hanno introdotto così tante nuove politiche e cambiamenti comportamentali che anche quelli di noi che hanno cercato di dar loro un senso ne hanno perso rapidamente traccia.

Ciò di cui avevamo bisogno era un esperimento, in cui tutte quelle differenze di fondo fossero controllate. Idealmente, una giurisdizione con condizioni simili che opera con regole simili; dove alcune delle aree sono state bloccate, mentre le contee vicine, identiche in ogni altro modo, no. In un nuovo articolo ha fatto esattamente questo. L'articolo "Lockdown Effects on Sars-CoV-2 Transmission - The evidence from Northern Jutland", di Kasper Planeta Kepp e Christian Bjørnskov, è ora disponibile su MedRxiv.

Alla fine della scorsa estate, una nuova mutazione del virus Sars-CoV-2 è stata scoperta negli allevamenti di visoni in Danimarca. Quelle informazioni sono diventate improvvisamente importanti nel dibattito pubblico ad ottobre, quando i ricercatori del Danish Serum Institute hanno messo in guardia contro la mutazione ed i politici hanno chiesto un'azione. Il 4 novembre il primo ministro ha annunciato che nella regione danese dello Jutland settentrionale, sette comuni sarebbero entrati in condizioni di lockdown estremo, attuando la consueta batteria di lavoro da casa, chiusure di attività commerciali/ricreative e trasporti pubblici chiusi. Sparsi tra loro, tutti nella stessa regione dello Jutland settentrionale, c'erano quattro comuni che non hanno aderito; sono rimasti fedeli alle regole abbastanza moderate del resto della Danimarca. In totale 280.000 persone e 126.000 posti di lavoro sono stati colpiti dal lockdown estremo, poiché alle persone è stato vietato di attraversare i confini municipali per andare a lavorare.

Questa è stata un'occasione d'oro per misurare gli impatti delle infezioni in presenza di lockdown molto rigidi. Confrontando comuni molto simili (lingua, cultura, regione amministrativa, geografia) i professori danesi hanno potuto evitare i problemi di identificazione di causa ed effetto che ostacolavano le osservazioni tra Paesi. Inoltre il blocco di sette comuni non era giustificato su numeri di casi diversi o diffusione del virus, ma solo su una preoccupazione per una nuova mutazione che successivamente si è rivelata infondata.

Prima dei lockdown più pesanti in quei sette comuni, non c'era alcuna differenza rilevabile tra i due gruppi dello Jutland settentrionale. Nei sette giorni precedenti al lockdown, il gruppo bloccato aveva 0,15 test positivi per mille abitanti al giorno contro lo 0,14 del gruppo aperto. Anche in primavera, quando sono state testate molte meno persone, il primo gruppo ha sperimentato un totale di 0,69 test positivi per mille abitanti mentre il gruppo aperto ha visto 0,82 test positivi (tutte differenze statisticamente non significative).

Considerando i due gruppi come unità autonome, Planeta Keep e Bjørnskov scrivono:

Non ci sono differenze statisticamente significative tra i due gruppi di comuni prima dell'intervento. La forte somiglianza nei tassi di infezione in tempi diversi prima dell'intervento rivela la natura del lockdown: un vero e proprio esperimento sociale.

In nessuna statistica specifica sottolineata dai ricercatori, la variabile del lockdown (spostata di 4, 7 o 10 giorni per consentire un periodo di incubazione incerto del virus) supera i test di significatività convenzionali per il suo impatto sul numero di infezioni. L'unica cosa che sembra alimentare i test positivi nei comuni nord-danesi sono le infezioni nei giorni e nelle settimane precedenti.

Come si vede nella Grafico 1 del documento, il numero di infezioni da Covid nei due gruppi era già in calo prima dell'inizio delle pesanti restrizioni; e continua a diminuire allo stesso modo in entrambi i gruppi. In termini non statistici: guardando contee identiche, i ricercatori non possono rilevare alcun impatto da parte dei lockdown. Questi ultimi, infatti, non fermano, rallentano o influenzano in alcun modo la diffusione della malattia.

Ciò che è notevole è che lo studio include una popolazione abbastanza grande da rilevare un tale cambiamento. C'è stata una grande spinta per tamponi di massa in entrambi i gruppi e quindi nessuna possibilità che non sia stato rilevato un numero significativo di infezioni. I professori riflettono sullo studio e lo descrivono come:

L'insieme di dati empirici più focalizzato nel tempo e nello spazio disponibile con sufficiente potenza statistica, gruppo di controllo adeguato e omogeneo, tamponi a tappeto e con il più piccolo possibile inquinamento immaginabile in un ambiente reale.

In contrasto con le terrificanti proiezioni dei modelli proposti in precedenza, questo studio ha mostrato risultati reali con persone reali. Potrebbe benissimo essere che i lockdown funzionino in base ad alcune impostazioni particolari, in alcune giurisdizioni e in alcune condizioni. Ma in un contesto con conformità volontaria, alta fiducia nello stato e molte informazioni generali a disposizione dei cittadini, come in tutta la Danimarca (e in altri Paesi nordici e nordeuropei), i lockdown non hanno fatto nulla per prevenire la diffusione.

Resta da vedere se questo risultato sia unico per una parte prevalentemente della Danimarca o se si traduca in politica preventiva in senso più ampio. Dato che "mancano [ndr] casi effettivi di controllo empirico per le stesse popolazioni", la comunità scientifica non è stata in grado di individuare cosa funziona e cosa no. Tuttavia una serie di studi recenti cercano di sopperire ai vari problemi avanzati in modi diversi e concludono definitivamente che i lockdown non funzionano.

Ciò che il nuovo studio sullo Jutland settentrionale mostra è che una forma estrema di lockdown non ha funzionato in una delle società più rispettose della legge al mondo. Perché, allora, dovremmo aspettarci che siano efficaci in qualsiasi altro luogo?

Livelli di infezione segnalati nella regione amministrativa dello Jutland settentrionale intorno al periodo del lockdown di novembre (blu: nuovi positivi giornalieri; arancione: risultati positivi sommati settimanalmente). (A) I sette comuni con mandato di lockdown. (B) I quattro comuni senza mandato di lockdown. Le linee verticali indicano il primo e l'ultimo giorno di validità del mandato (6 e 9 novembre). Qualsiasi effetto deve emergere più tardi, poiché la PCR richiede tempo anche per manifestarsi nella popolazione dei positivi.


(A) Comuni con lockdown. (B) Comuni senza lockdown. Le linee tratteggiate sono medie correnti a 7 giorni. Le linee verticali indicano il giorno di validità del mandato (6 novembre) e il primo giorno in cui è possibile registrare i positivi alla PCR (tre giorni). Questo intervallo più breve possibile richiede un'intensità di prova quasi perfetta. L'aumento dell'infezione a dicembre è molto simile in percentuale in entrambi i gruppi (aumento di circa 5 volte), confermando la somiglianza anche dopo NPI all'interno del rumore.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/