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martedì 12 dicembre 2023

Dannazione o ricchezza delle nazioni: intelligenza artificiale, robotica e automazione

 

 

di Raushan Gross

Cosa contribuisce alla ricchezza di una nazione? Il reddito nazionale lordo (RNL) e il prodotto interno lordo (PIL) sono due misure ben note della crescita economica di un Paese: uno misura i guadagni e l’altro misura il valore dei beni finali prodotti. Cosa alimenta queste misure nel ventunesimo secolo? Stiamo ora assistendo a un divario tecnologico fondamentale tra i vari Paesi per quanto riguarda la loro capacità d'investire e implementare l’intelligenza artificiale (IA) e la robotica nei mezzi di produzione; un divario che sta creando chi ha e chi non ha l’IA.

L’energia individuale pro capite sarà enorme poiché il cambiamento tecnologico – intelligenza artificiale, automazione e robotica – libererà la capacità degli imprenditori di creare app e personalizzare spazi di lavoro che accompagnino le partnership tra essere umano e macchina. Alcuni economisti pensano di poter calcolare il PIL, la ricchezza e la felicità umana complessiva di una nazione in base alle dimensioni e al consumo di un Big Mac all’interno dei suoi confini. Ne dubito. In quest'epoca misureremo la ricchezza di un Paese non in base alle dimensioni e al consumo di un Big Mac e patatine fritte, ma piuttosto in base a una misura più rilevante: la robotica e l’impiego dell’intelligenza artificiale nella produzione di prodotti e servizi.

Camminiamo un po' lungo il viale della memoria: secoli fa il libro di Adam Smith, La ricchezza delle nazioni, proponeva un principio di libero scambio e commercio e studiava come le nazioni prosperano attraverso gli scambi di mercato. Andando avanti fino alla fine del ventesimo secolo, lo stimato storico dell'economia Alfred Chandler, nel suo libro del 1997 Big Business and the Wealth of Nations, scrisse che la ricchezza di una nazione fosse costituita dai grandi affari, dalla gerarchia manageriale, dalle industrie ad alta intensità di conoscenza e dalle strategie aziendali di diversificazione non correlata. Quasi trent’anni dopo stiamo assistendo al potere dell’apprendimento automatico e della produzione robotica che Adam Smith e Alfred Chandler non avrebbero mai potuto immaginare, e all’integrazione di questi strumenti con l’imprenditorialità umana.

Nonostante tutti gli oppositori e i profeti di sventura, i dati diffusi suggeriscono il contrario: l’intelligenza artificiale e la robotica non sottraggono posti di lavoro all’essere umano; i lavori e le competenze legate all’intelligenza artificiale stanno aprendo a un nuovo mondo l’occupazione, i mercati e le industrie. Secondo l’Artificial Intelligence Index Report 2023 della Stanford University, le proiezioni indicano ampi margini di crescita per l’IA e l’occupabilità per gli esseri umani: la crescita dei posti di lavoro nell’intelligenza artificiale aumenta la produttività dei Paesi – e scusate, non si basa sulle dimensioni e sul consumo dei Big Mac!

Per l’osservatore occasionale è difficile discernere come gli investimenti privati ​​nell’intelligenza artificiale e nella robotica possano portare ricchezza a una nazione. A questo proposito sono utili le parole di Frédéric Bastiat: ciò che si vede e ciò che non si vede. Ciò che si vede in un Paese ricco è il consumo di beni (Big Mac) e di attrezzature dei produttori (produzione di hamburger e fritti); ciò che non si vede è l’implementazione tecnologica e la catena del valore per produrre panini, patatine fritte, tazze e attrezzature per gli ordini in negozio e tramite app.

Cos'altro si vede? Veicoli, cibo nei negozi di alimentari, smartphone e altri gadget di valore. In quanto consumatori, vediamo vari beni in vendita e la velocità fulminea dei beni di consumo consegnati a casa nostra, servizi abilitati tramite app per proteggere le nostre case, o persino applicazioni di lavanderia per smartphone che ci consentono di avviare e arrestare i nostri elettrodomestici quando siamo lontano da casa. Questi esempi moderni di supporto da parte dell’intelligenza artificiale sono inconfutabili e sono esempi di come tale tecnologia abbia migliorato la nostra felicità; il modo in cui ci interfacciamo sul mercato dipende in una certa misura dall’intelligenza artificiale.

Tuttavia ciò che non si vede è la tecnologia utilizzata per produrre i beni quotidiani che apprezziamo di più: l’intelligenza artificiale e la robotica sono la spina dorsale economica che fa sì che tutta questa espansione economica avvenga dietro le quinte. Disdegnarle sarebbe come apprezzare il gusto della salsiccia, ma provare disgusto per il modo in cui è fatta. In altre parole, il consumo (cosa che facciamo tutti) genera una domanda migliore e più forte per il meccanismo che permette di produrre di più in modi diversi rispetto a quelli utilizzati tradizionalmente.

Pensate a questo: cosa spiega come posso ottenere ciò che voglio e come voi potete ottenere ciò che desiderate? In altre parole, cosa ci aiuta a produrre e commerciare gli uni con gli altri? Una commissione statale? No. La ricchezza di una nazione è determinata non solo dalle sue forze produttive e dai suoi imprenditori, ma anche dai suoi cittadini che producono per i loro simili attraverso l’uso della tecnologia moderna.

Prendiamo, ad esempio, la fabbrica di spilli in Adam Smith:

[...] un operaio non istruito a questo mestiere [...] né con familiarità nell'uso dei macchinari in esso impiegati [...] nonostante la sua massima diligenza, difficilmente potrebbe fabbricare uno spillo in un giorno, certamente non riuscirebbe a farne venti [...]. Ho visto una piccola fabbrica di questo tipo dov'erano impiegati solo dieci uomini e dove alcuni di essi eseguivano due o tre operazioni distinte. Ma sebbene fossero molto poveri, e quindi scarsamente dotati dei macchinari necessari, potevano, quando si esercitavano, produrre tra loro circa dodici libbre di spilli in un giorno.

Come vengono realizzati gli spilli oggi? Dieci operai che utilizzano macchinari rudimentali? Improbabile. Oggi le persone che cercano spilli possono acquistarli tutti quelli che desiderano in qualsiasi negozio. E sono quasi certo che la disponibilità di massa di spilli esista perché le fabbriche di oggi utilizzano macchine robotiche e tecnologia IA per fornire spilli di vari forme e colori ai consumatori. Senza la robotica, i software e i servizi dell'intelligenza artificiale, la produzione di spilli sarebbe più limitata?

A questo proposito Alfred Chandler scrive: “Com'era vero per le precedenti tecnologie ad alta intensità di capitale e dipendenti dalle economie di scala, a meno che le capacità organizzative non fossero sviluppate e mantenute, la base critica dell’apprendimento spesso si disintegrava. Una volta persa raramente veniva riconquistata. Ciò era probabilmente ancor più vero per le industrie ad alta intensità di conoscenza e specializzate in settori specifici nella seconda metà del [ventesimo] secolo di quanto non lo fosse per le industrie ad alta intensità di capitale e dipendenti dalle economie di scala nel primo periodo della crescita economica moderna. [...] Le capacità organizzative specifiche del prodotto dovevano essere mantenute e migliorate; una volta disintegrate, il potere competitivo raramente si riprendeva”.

Cosa succede quando tutto è perduto: apprendimento, conoscenza, capacità, imprenditorialità? Il punto di Chandler è che se un Paese si allontana dall’intelligenza artificiale e dalla robotica nel processo produttivo, perderà nel tempo il know-how e le modalità di produzione, riducendo così la ricchezza del Paese. I Paesi che ignorano il potere degli investimenti privati ​​nell’intelligenza artificiale e nella robotica rimarranno indietro. Nell’AI Index Report 2023 emerge chiaramente che saranno i lavori legati ai settori che supportano e investono nell’intelligenza artificiale, e non le dimensioni e il consumo dei Big Mac, a misurare la creazione futura di ricchezza. Sebbene i Big Mac siano gustosi, è difficile credere che misurino la produttività economica di una nazione ricca.

Gli investimenti privati ​​nella produzione e nella diffusione dell’intelligenza artificiale e della robotica contribuiscono alla ricchezza di un Paese. L’AI Index Report 2023 sottolinea che: “Nel 2022 la quantità d'investimenti privati ​​nell’IA è stata 18 volte maggiore rispetto al 2013”. Il Grafico 1 mostra che questo investimento varia notevolmente da Paese a paese. Il settore privato sta strappando l’intelligenza artificiale dalla presa delle élite, il che non sarà un compito facile. Considerati gli investimenti nell’intelligenza artificiale, l’apertura di nuovi mercati (nazionali e internazionali) promuoverà la prosperità di una nazione. L’intelligenza artificiale e l’automazione non causeranno disoccupazione tecnologica.

Grafico 1: Aziende nel settore dell'IA per area geografica, 2022. Fonte: Artificial Intelligence Index Report 2023 (Stanford, CA: Stanford University Human-Centered Artificial Intelligence, 2023), fig. 4.2.16

Mentre l’intellighenzia e le élite possono storcere il naso davanti ad Adam Smith, Alfred Chandler e Murray Rothbard, la dura realtà è che l’investimento, l’uso e l’impiego dell’intelligenza artificiale aumentano la libertà di tutti, il che contribuisce alla produttività della società. Il Grafico 2 mostra che l’adozione dell’IA porta a una riduzione dei costi e a un aumento dei ricavi in ​​tutti i settori.

Grafico 2: Diminuzione dei costi e aumento dei ricavi derivanti dall'adozione dell'IA per funzione, 2021. Fonte: Artificial Intelligence Index Report 2023, fig. 4.3.7

È un dato di fatto che i costi di produzione diminuiscano quando si utilizza la tecnologia. Ancora una volta, immaginate la potenza produttiva della fabbrica di spilli di Adam Smith se avesse avuto accesso all'automazione, all'intelligenza artificiale e alla robotica! L’integrazione dell’intelligenza artificiale, dell’energia umana e della robotica nel processo di produzione e consumo farà crescere l’economia di un Paese.

Nonostante ciò che si dica sugli aspetti negativi dell’intelligenza artificiale e della robotica, i vantaggi per la creazione di ricchezza derivanti dagli investimenti in essi sono visibili nelle cose che consumiamo. Tuttavia se una nazione non persegue investimenti nelle competenze, nelle capacità dell’intelligenza artificiale e nei mezzi di produzione, essa infine verrà emarginata; lasciata indietro nei progressi orientati al commercio globale e alle opportunità nazionali. Pertanto la ricchezza delle nazioni dipenderà da quali Paesi investiranno nei mezzi tecnologici per integrare le competenze umane con l’intelligenza artificiale, la robotica e la produzione automatizzata.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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mercoledì 11 ottobre 2023

Il mondo del micro-lavoro è sull'orlo della distruzione?

I lavori nella gig economy, diversamente da quello che si pensa, non è per disadattati o straccioni. Lo fanno anche loro, ma non si guadagna poco. Anzi, si guadagna abbastanza bene ed è un tipo di lavoro che si può programmare (abilitarsi e disabilitarsi nelle apposite applicazioni). L'Italia e l'Europa, però, vorrebbero obbligare le aziende nella gig economy (i cosiddetti "colossi americani, dato che in Europa non c'è nessuno che ha fatto qualcosa di lontanamente paragonabile) ad assumere i "rider" sotto contratto. Vi sorprenderà anche sapere che la maggior parte di loro non lo vuole, come leggerete poi nell'articolo di oggi. Ma, inutile dirlo, all'Europa e all'Italia non piace che le persone possano fare ciò che loro deisderano legittimamente; no, loro "sanno meglio" di voi quello che è bene per voi. La Von der Leyen sa meglio di Uber, ad esempio, cosa è meglio per Uber. Ma non è finita mica qui, c'è molto di più. Lo scorso giugno Uber Eats, vedendo l'impossibilità di continuare a operare in un territorio ostile alla libera impresa, decide di togliere il disturbo e licenzia, ovviamente, il personale che aveva assunto. Ecco che arriva il "plot twist": un tribunale italiano ha sentenziato che è illegittimo agire in questo modo. Secondo il giudice la condotta di Uber Eats è stata anti-sindacale dato che l'azienda avrebbe innanzitutto dovuto consultarsi con le autorità italiane, accordarsi sulla sua "libertà" di lasciare l'Italia e, in caso di esito favorevole, solo allora avrebbe potuto lasciare l'Italia. Detto in parole povere, in Italia non c'è nemmeno la libertà di poter morire a livello commerciale, perché altrimenti si tratterebbe di abuso di posizione dominante. La bancarotta di un Paese è un processo che non per forza di cose deve essere immediato. Può anche essere lento, progressivo e agonizzante. La cosa certa è che per renderlo tale bisogna raccattare fondi da ogni dove e spremere fino alla morte i contribuenti, mentre si desertifica irrimediabilmente il tessuto industriale per far sopravvivere un giorno in più l'apparato burocratico-statale.

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di Raushan Gross

La gig economy (o lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo) come la conosciamo è sull’orlo della distruzione. Un tempo veniva considerato un ingresso nell'economia imprenditoriale per molte persone che vi si affacciavano per la prima volta, ma il mondo dei micro-lavori è attualmente minacciato da persone che non ne comprendono la vitalità per gli imprenditori. Ora c’è una spinta, da parte dei politici che pensano che sia nel migliore interesse di lavoratori e datori di lavoro, professionalizzare la gig economy.

Un articolo del Wall Street Journal ha intervistato grandi imprenditori e politici, i quali hanno spiegato come sarebbe la professionalizzazione della gig economy se le loro richieste fossero soddisfatte. In esso sono descritte le linee di politica che si cerca di attuare, le quali eliminano gli incentivi che rendono il mondo del micro-lavoro attraente per coloro che ne apprezzano la flessibilità e le opzioni occupazionali. I nuovi obblighi aumenteranno senza dubbio i costi aziendali per i datori di lavoro e inavvertitamente escluderanno le persone che la gig economy dovrebbe aiutare: studenti universitari non qualificati con poca o nessuna esperienza lavorativa, pensionati, genitori casalinghi e, naturalmente, imprenditori in erba. La professionalizzazione del settore dei concerti la impantanerà con nuovi requisiti inutili che finiranno per distruggerla.

Un lavoratore nella gig economy intervistato dal Wall Street Journal ha affermato: “È possibile trasformare il mondo del lavoro a chiamata in una professione dignitosa per i lavoratori”. Davvero? Un autista ha detto al giornalista che “la flessibilità e il reddito gli consentono tempo e fondi per altre attività, e non vuole che tutto venga rovinato”. La gig economy nel suo stato attuale è un’oasi per quelle persone che cercano canali imprenditoriali per guadagnare denaro extra o integrare la propria carriera. La spinta a trasformare questa economia in qualcosa di molto diverso darà diventare disoccupati autisti di consegne di cibo, artisti, tutor, musicisti, programmatori, istruttori di fitness, imprenditori edili e altri lavoratori del settore.


Come funziona la Gig economy

Se siete in possesso di uno scooter, una bicicletta, strumenti meccanici, un pennello, vernice, uno strumento musicale, o avete un insieme di competenze che sono utili per qualcun altro, quest'ultimo può assumervi per un progetto come lavoratore temporaneo. Semplice. Ancora più importante, un lavoratore occasionale può accettare progetti da un datore di lavoro come appaltatore, ottenendo così l’indipendenza attraverso opportunità indipendenti. Ogni anno la gig economy viene notevolmente potenziata dalla tecnologia basata su app che riunisce persone da ogni angolo del mondo. I lavoratori occasionali spesso sfruttano queste tecnologie tramite TaskRabbit, Upwork, Uber, Grubhub e altre app come ritengono opportuno. Perché no?

Con la tecnologia, gli imprenditori in erba che possiedono risorse produttive possono intraprendere progetti e lavori a breve termine. La proprietà dei lavoratori occasionali sui mezzi di produzione mantiene le spese generali per il datore di lavoro sufficientemente basse da ottenere risparmi sui costi, ma le entrate abbastanza alte da pagare i lavoratori (in questo caso, gli autisti delle consegne di cibo) per i loro servizi. È un vantaggio per tutti.

Infatti i datori di lavoro traggono vantaggio dall’utilizzo di appaltatori temporanei quando non sono in grado di assumere dipendenti per posizioni a tempo pieno e ciò è stato particolarmente vero durante la crisi sanitaria, quando gli autisti delle consegne a domicilio hanno dato da mangiare a molte persone che non potevano recarsi di persona ai fast food. Chi erano? Studenti universitari, disoccupati, meno occupabili e pensionati.


Misure di professionalizzazione proposte

Le politiche interventiste proposte, con l’obiettivo finale di professionalizzare le gig economy, saranno affidate a una commissione di pianificazione centralizzata. Le società di servizi di consegna di cibo basate su app saranno tenute a fornire misure come negozi di manutenzione di biciclette, officine di riparazione per auto e scooter, edicole agli angoli delle strade trasformate in rifugi meteorologici per i fattorini e salari minimi fissi. Queste misure proposte dai politici si tradurranno nell’esatto opposto di ciò che la gig economy intende fare. Invece di abbassare le barriere all’ingresso per le persone che vogliono evitare di impegnarsi in carriere dalle nove alle cinque, queste proposte di professionalizzazione alzeranno le barriere all’ingresso per le persone che intendono aiutare.

Queste misure potrebbero sembrare appropriate se i liberi professionisti si considerassero dipendenti a tempo pieno nelle catene di fast food, ma il Pew Research Center ha condiviso quanto segue in una relazione del 2021 sullo stato della gig economy: “Le percezioni dei lavoratori occasionali seguono uno schema simile: il 65% si considera collaboratore indipendente, mentre il 28% si considera dipendente”. La professionalizzazione della gig economy attraverso ulteriori norme e regole spremerà la linfa vitale da questo stile di vita nel lungo termine, con politiche rigide e costose che escluderanno sia i dipendenti poco qualificati, come gli studenti universitari, che gli aspiranti imprenditori.

Un salario minimo per il lavoro occasionale eliminerà immediatamente dal mercato i lavoratori meno competitivi (quelli non valutati ai “prezzi di mercato”, un termine improprio perché la gig economy si basa sulla capacità di lavorare come freelance), i quali saranno costretti a trovare lavoro altrove. Nel complesso, la spinta a professionalizzare il lavoro temporaneo significa che dovremmo aspettarci un aumento dei permessi, delle licenze e che altri lavoratori dovranno ridurre la burocrazia per accettare un lavoro. Inoltre questi oneri aumenteranno i costi legati all’attività imprenditoriale ed escluderanno sempre più i liberi professionisti. Dove andranno a finire i lavoratori a chiamata? Immagino che la risposta possa essere: a chi importa?

E chi pagherà? Il consumatore, ovviamente! Chi altro? Gli obblighi proposti influenzeranno negativamente la capacità dei fast food e dei ristoranti tradizionali di assumere lavoratori a chiamata. L’ovvio in questa situazione è che i prezzi aumenteranno in base agli ulteriori input nei servizi di ordinazione di cibo.


Paghe in base alla produttività

Per come vedo le cose, il lavoro temporaneo è accettato dai liberi professionisti a loro piacimento. Ciò significa che il lavoro occasionale dovrebbe basarsi non sullo stipendio, ma sulla quantità di lavoro ricevuto e completato. Alcuni che suggeriscono il contrario non si rendono conto che i “salari equi” in una gig economy sono l’antitesi della stessa. In altre parole, la produttività in una gig economy equivale a una retribuzione più alta o più bassa: fai di più, ottieni di più; fai di meno, ottieni di meno. Impegnarsi in un lavoro temporaneo è una scelta che si fa, comprendendo pienamente che non sostituisce i benefici che si potrebbero apprezzare in un impiego stabile.

Ciò non implica che i fattorini debbano guadagnare un minimo; infatti dovrebbero guadagnare il massimo. Tuttavia un massimo in una gig economy significa che più progetti s'intraprendono, maggiore sarà la remunerazione che si riceverà. Gli addetti alle consegne di cibo nella gig economy dovrebbero essere in grado di scrivere la propria busta paga senza l’intervento di politiche salariali socialiste e dovrebbero avere la libertà di accettare o rifiutare lavori di propria iniziativa. Non è forse questo il bello del lavoro freelance?

La realtà è che non tutti i fattorini accettano e completano lo stesso numero di lavori (al giorno/mese/città). Con una politica salariale e un’infrastruttura costosa dedicata a loro, tutti (indipendentemente dalla produttività) ricevono una retribuzione minima senza accettare lo stesso numero di lavori. Queste nuove misure uccideranno il rapporto rischio/rendimento della gig economy, la quintessenza dello spirito imprenditoriale. Qual è l'incentivo ad accettare un lavoro quando tutti ricevono un minimo per produrre a ritmi diversi? Anche se alcuni potrebbero non accettare alcun lavoro, vengono comunque pagati un minimo. Questo si trasformerà in un problema di azzardo morale.


La dura lezione della realtà

Gli imprenditori hanno creato la gig economy per aiutare le persone che ora stanno per danneggiare attraverso l’errata allocazione delle risorse attraverso l’imposizione di salari minimi e infrastrutture aggiuntive e costi generali. La dura lezione per le persone che ignorano le leggi economiche è la realtà dei rendimenti decrescenti, dei prezzi, della ridistribuzione dei salari e del risultato dell’eliminazione degli incentivi personali. La modifica delle tariffe di consegna del cibo e la necessità di infrastrutture aggiuntive aumenteranno i costi generali, i quali paralizzeranno la gig economy.

Ancora una volta, una dura lezione: quando i datori di lavoro devono pagare un minimo a un gruppo, devono, per necessità, escluderne un altro. Quando i datori di lavoro aggiungono costi, i prezzi di prodotti e servizi vengono influenzati in modo proporzionale. Stiamo assistendo alla distruzione dell’ultima oasi in cui può germogliare l’imprenditorialità?


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martedì 3 ottobre 2023

Assumereste un McRobot dotato di intelligenza artificiale o un dipendente umano?

Lo stesso fenomeno descritto da Gross nell'articolo di oggi lo vediamo replicato nel mondo della sicurezza. Sebbene si tratti ancora di un esperimento, la notizia in quanto tale è foriera di un orizzonte temporale che si restringe sempre di più per quanto riguarda la discesa tra le fila dei lavoratori da parte dei robot. I luddisti farebbero meglio a trattenere la rabbia: è così che sono andate le cose da sempre. Perché? Perché è prasseologicamente comprovato che gli esseri umani scelgano il percorso di minor resistenza per arrivare alla soddisfazione dei loro desideri. Questo a sua volta significa che nel determinare il rapporto costi/benefici l'automazione ha rappresentato sempre quell'asso nella manica affinché le aziende potessero sopravvivere ai tempi economicamente difficili e riorganizzare la produzione per renderla più efficiente. Questo calcolo economico è superiore a qualsiasi intelligenza artificiale e non potrà mai essere sostituito. Così come non potrà mai essere sostituito l'ingegno umano affinché reinventi le proprie competenze e ne studi di nuove in modo da avanzare in nuovi settori, migliorandoli nel tempo. Così come sedimentare la specializzazione del lavoro in un determinato settore lo rende più efficace ed efficiente, è altrettanto vero che l'automazione dello stesso cristallizzerà nel tempo gli avanzamenti conseguiti rendendolo alla stregua di una cornucopia. Non solo, ma i lavoratori saranno anche emancipati da quelle mansioni faticose e usuranti. Interferire con questo processo a livello centrale non porta a miglioramenti nello stesso, ma a una giustificazione progressiva affinché l'apparato statale possa trovare il suo spazio d'esistenza. I desideri politici non coincidono con i desideri economici più ampi: servono solamente a generare consensi. Chi perde? Lavoratori, consumatori, produttori. In particolar modo ne risente la produttività, il cui effetto negativo poi si espande fino a intaccare i salari dei dipendenti. E chi torna a intervenire affinché questi ultimi siano "tutelati"? Lo stato, apponendo un nuovo strato distorcente su un processo economico deformato e progressivamente inefficiente. L'unico prodotto che abbia mai sfornato il socialismo e l'economia pianificata centralmente è la povertà diffusa.

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di Raushan Gross

I giovani spesso trovano il loro primo lavoro nei fast food o in una sorta di servizio clienti al dettaglio. I giovani e i meno giovani sono consapevoli che i lavori nei fast food forniranno loro le competenze necessarie per acquisire un futuro impiego; alcuni scelgono di rimanere e fare carriera nei fast food, mentre per altri è un mezzo per sviluppare competenze e guadagnare denaro per soddisfare i propri bisogni e desideri.

In passato le persone potevano facilmente trovare lavoro producendo hamburger e patatine fritte, ma presto non sarà più così facile. I robot dotati di intelligenza artificiale possono anche preparare hamburger e patatine fritte e molte aziende si stanno rivolgendo a cucine robotiche gestite dai cosiddetti “McRobot”. Malgrado ciò i McRobot non sono in competizione con gli umani per l’occupazione come si potrebbe pensare.

La buona notizia è che le recenti proiezioni del settore mostrano che i posti di lavoro nei fast food e nella vendita al dettaglio sono in aumento in molte parti del Paese. Questi lavori sono vitali per la nostra economia e per quelle persone che cercano un punto d'entrata nel mondo del lavoro. Una relazione di Gitnux sui dati di mercato afferma: “Nel 2021 c’erano oltre 3,8 milioni di dipendenti nei fast food solo negli Stati Uniti e si prevede che questo numero crescerà del 14% entro il 2026”. La cattiva notizia è che la crescita prevista nel settore dei fast food potrebbe avvenire attraverso l’uso massiccio di McRobot dotati di intelligenza artificiale?

Ciò sarebbe comprensibile, dato che essi rimarranno con il loro datore di lavoro e non cercheranno salari più alti altrove. Uno svantaggio comparativo dei McRobot, però, è la necessità di costosi interventi di manutenzione e aggiornamento per funzionare in modo corretto e coerente. I McRobot dotati di intelligenza artificiale garantirebbero un mandato più lungo e fornirebbero un vantaggio in termini di costi al datore di lavoro? Poiché la robotica nelle cucine dei fast food è efficiente e costa meno nel breve periodo rispetto agli esseri umani, questi ultimi sono ora i lavoratori meno preferiti in tal settore? Detto in altro modo, i datori di lavoro preferiscono assumere un McRobot al posto vostro? Se i costano meno, allora sì; se costano di più, allora no.

Un McRobot è efficace nel servire le persone quanto lo sono gli esseri umani? No, nient'affatto. Ci sono degli svantaggi quando serve hamburger e patatine fritte. Un articolo di Business Insider del 2022 sottolinea che “la tecnologia non è sempre affidabile: se la fornitura di elettricità alla cucina si interrompe, allora non è in grado di funzionare [...]. Nelle cucine delle pizzerie c'è solo una macchina da taglio, quindi se si rompe è un grosso problema. Potrebbero volerci un’ora o due prima che qualcuno risolva il problema”.

Quindi lo assumereste lo stesso? Ci sono chiare ragioni per cui i datori di lavoro assumono un robot per svolgere un lavoro che altrimenti farebbe un essere umano. I robot, ad esempio, non scioperano, non rallentano la produzione quando sono scontenti, non inviano messaggi né utilizzano i social media mentre lavorano. Siamo onesti: gli esseri umani sì.

Ma nel complesso, gli esseri umani forniscono ai datori di lavoro più valore di quanto un robot possa produrre: possono essere empatici verso gli altri, servire i propri simili, risolvere problemi complessi e formare relazioni che le macchine invece non possono. Gli esseri umani sono inventivi e, a volte, cercano nuovi modi per aumentare l’efficienza. I robot possono aiutare i dipendenti a raggiungere l’efficienza, ma non possono concettualizzare e articolare nuove idee; pertanto non potranno mai eguagliare le capacità degli esseri umani.

Con l’avvento delle cucine dei fast food robotizzate e basate sull’intelligenza artificiale, la domanda è: quale prezzo sono disposti a pagare i datori di lavoro per dipendenti McRobot? Nel suo scritto sulla discriminazione sul lavoro l’economista Walter E. Williams fa un esempio molto convincente riguardo le differenze compensative restituite al datore di lavoro quando assume il lavoratore meno preferito:

Alcune persone considerano la bistecca di manzo meno preferibile rispetto al filetto. Ciò pone la prima in una posizione di svantaggio competitivo rispetto al secondo. Il modo in cui la bistecca di manzo compensa il suo svantaggio è “compensando” l’acquirente: il manzo può essere venduto a $2 la libbra, mentre il filetto viene venduto a $5. Il compenso che la bistecca di manzo dà all'acquirente è di $3 la libbra (la differenza di prezzo). Quindi se si asseconda la propria preferenza per il filetto, c'è un prezzo da pagare.

L'analisi del professor Williams conclude che i datori di lavoro possono assecondare le proprie preferenze, ma farlo costerà loro caro. In un libero mercato un’opzione meno preferita a un costo inferiore compete costantemente con la scelta preferita. Si dice che le cucine robotizzate forniscano servizi a un costo inferiore, ma quale prezzo dovranno pagare le aziende? È qui che entra in gioco la differenza tra un’economia socialista e un’economia capitalista.

Solo in un’economia socialista i gestori dei fast food possono soddisfare le proprie preferenze personali nonostante i costi economici, perché i costi delle loro decisioni non escono fuori dalle loro tasche. In un'economia di mercato, invece, i manager cercano sempre l’opzione meno preferita rispetto all’opzione preferita. Infatti se i lavoratori umani nei fast food cercano aumenti salariali, ciò incoraggia le relative aziende a rivolgersi alla fonte di lavoro da loro preferita, ovvero i McRobot, poiché qualsiasi altra scelta non garantirebbe risparmi sui costi.

Il punto è che i fast food possono assumere McRobot assecondando le loro preferenze, il che comporta costi associati in un’economia di mercato. I costi di questa decisione sono legati ai salari più alti e ai salari minimi? Sì. Se lo stato ordinasse ai fast food di aumentare i salari a $100 l’ora per tutti i lavoratori, un McRobot rappresenterebbe un’offerta inferiore a quella di un essere umano e otterrebbe il lavoro? Probabilmente sì. Inoltre, mentre nel breve termine i gestori dei fast food potrebbero preferire cucine e addetti alle casse robotizzati, nel lungo periodo costerebbe loro di più. L’impiego di cuochi dotati di intelligenza artificiale, cassieri drive-through McRobot e cucine robotizzate aumenterebbe senza dubbio i prezzi di hamburger e patatine fritte a causa del guasto dei macchinari, degli aggiornamenti del software, degli errori di ricezione degli ordini, delle interruzioni di corrente, ecc.

Mentre un McRobot non prenderebbe mai in considerazione l’idea di trasferirsi presso un altro datore di lavoro e sarebbe un dipendente leale e fidato all’infinito, a differenza di alcuni esseri umani che cercano pascoli più verdi, l’industria dei fast food registra un turnover umano tre volte superiore rispetto ad altre industrie orientate ai servizi. Questo perché gli esseri umani imparano e si specializzano nel tempo attraverso le esperienze lavorative; i dipendenti poi decidono anche di spostarsi in altri settori sfruttando le proprie competenze in modo da aumentare i propri guadagni. La possibilità di iniziare a lavorare nei fast food, a un costo inferiore per il daotre di lavoro, sarà ostacolata dal crescente utilizzo dei McRobot qualora gli esseri umani, nel breve periodo, rappresentassero un costo superiore.

L'economista Art Carden sottolinea l'importanza dell'occupazione nei fast food per gli esseri umani: “Non vale solo la pena di avere i 'McJob'; è essenziale che ci siano. Rendono più facile per le persone accumulare competenze preziose ed esperienza nel mercato del lavoro, che la ricerca ha dimostrato porta a guadagni futuri più elevati”. I McRobot non devono pensare alle opportunità di lavoro future, né cercare di sviluppare le proprie capacità per migliorarsi, né cercare ricompense per i loro sforzi.

La spinta principale che attualmente guida l’aumento dell’occupazione nei fast food è la capacità di assumere il lavoratore meno preferito, che, per ora, è il dipendente umano. Ciò significa che la persona qualificata, o non qualificata, in cerca di lavoro potrà trovarlo nel settore dei fast food a un costo inferiore per il datore di lavoro. Tutto questo cambierà? Sì. È già cambiato? Il cambiamento è in arrivo. Se i salari dei lavoratori nei fast food aumentano costantemente rispetto alla produttività, il dipendente meno preferito, ovvero i McRobot, sostituirà i dipendenti umani. La direzione di queste aziende assumerà persone a un prezzo più alto? I dipendenti umani saranno il nuovo filetto e i McRobot la bistecca di manzo. Quindi chi assumereste?


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martedì 29 agosto 2023

Il socialismo non può funzionare, nemmeno in un mondo gestito dalle IA

A livello di teoria abbiamo l'articolo di oggi che ci erudisce sull'impossibilità di un mondo socialista anche se l'IA dovesse "prendere il sopravvento". A livello pratico invece? Esistono anticorpi contro il virus del socialismo? Certo che sì e si chiamano protocolli aperti. Al centro dei protocolli aperti si trova il principio dell'ordine spontaneo, che consente un processo decisionale decentralizzato e interazioni volontarie tra individui e imprese. A differenza dei modelli chiusi, che esercitano un controllo centralizzato, i protocolli aperti promuovono la concorrenza dinamica, incoraggiano l'innovazione e guidano la scoperta di nuove soluzioni attraverso la saggezza collettiva. Sfruttando il coordinamento decentralizzato, i protocolli aperti creano un sistema di autoregolamentazione che si adatta e si evolve in base ai segnali di mercato. Una caratteristica distintiva dei protocolli aperti è l'innovazione senza autorizzazioni, la quale elimina le barriere all'ingresso e incoraggia la sperimentazione imprenditoriale. I protocolli aperti facilitano anche un mercato delle idee libero e competitivo, consentendo alle persone di perseguire i propri interessi e impegnarsi direttamente in scambi reciprocamente vantaggiosi; incoraggiano la collaborazione, la concorrenza e il libero flusso d'informazioni, massimizzando il potenziale di scoperta. Alimentando lo scambio di idee e prospettive diverse, i protocolli aperti alimentano l'innovazione, il miglioramento continuo e il progresso sociale. Questa libertà ispira le persone a identificare le lacune del mercato, assumersi dei rischi e creare applicazioni e servizi innovativi che soddisfino le diverse esigenze e preferenze dei consumatori. Incoraggiando il dinamismo imprenditoriale, i protocolli aperti alimentano il miglioramento continuo, la soddisfazione dei consumatori e la crescita economica. Gli imprenditori sono liberi di esplorare le loro visioni, adattarsi rapidamente alle mutevoli condizioni del mercato e imparare dai fallimenti. Questa cultura dell'imprenditorialità spontanea all'interno di protocolli aperti coltiva un ecosistema dinamico che premia l'innovazione, la creatività e la resilienza, consentendo soluzioni trasformative per modellare le industrie e alimentare il progresso. I protocolli aperti possiedono qualità intrinseche che li rendono resistenti alla censura e proteggono la libertà di espressione. La natura decentralizzata dei protocolli aperti, spesso costruiti su reti distribuite e meccanismi di consenso, rende difficile per qualsiasi singola entità o stato di esercitare il controllo sul contenuto e sulla comunicazione che si verificano all'interno del protocollo. Questa resistenza alla censura assicura che le diverse prospettive possano essere condivise, le idee possano essere dibattute e le informazioni possano fluire liberamente. Sostenendo la libertà di espressione, i protocolli aperti svolgono un ruolo fondamentale nel preservare la libertà, promuovere la crescita intellettuale e consentire l'innovazione che prospera in un ambiente aperto e inclusivo. Nel regno dei sistemi monetari Bitcoin emerge come un ottimo esempio: operando come un sistema volontario e decentralizzato, offre trasparenza monetaria, offerta limitata e maggiore inclusione finanziaria. Allo stesso modo i social network decentralizzati costruiti su protocolli come Nostr rappresentano una soluzione alternativa a piattaforme come Twitter e Facebook. Queste reti danno potere agli utenti, dotando loro di controllo sui propri dati e uno strumento per contrastare la censura esercitata da aziende e stati. Attraverso l'adozione di protocolli aperti gli individui rivendicano l'autonomia e partecipano a una rivoluzione pacifica, senza riforme utopistiche dello status quo, dando forma a un panorama digitale che sostiene la sovranità individuale.

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di Raushan Gross

Molti di noi cercano prodotti e servizi da venditori con merci della migliore qualità e prezzi relativamente più bassi; i venditori cercano i prezzi più alti per vendere la minor quantità di merci. I venditori competono per i clienti, ma preferirebbero di gran lunga essere gli unici nel mercato o nel loro spazio di mercato. Inoltre i consumatori vogliono di più per sé stessi e meno per gli altri consumatori.

Questa rappresentazione del comportamento umano è normale, mentre invece può sembrare caotica per alcuni che vedono il mercato attraverso una lente socialista. Con tutti i recenti discorsi sul controllo dell'intelligenza artificiale (IA), sul suo "addomesticamento" e sulla limitazione dei suoi usi, sembra proprio essere arrivati alla socializzazione di prodotti e servizi legati all'intelligenza artificiale.

Tuttavia un'economia guidata dall'intelligenza artificiale non può essere socializzata da una singola entità, nonostante tutto il rumore sulle restrizioni, i limiti e le norme/regolamenti più severi approvati dalle élite al vertice. Tutti usiamo l'intelligenza artificiale nelle nostre attività quotidiane, dal lavoro e dal tempo libero alle attività secondarie, se ne avete una. Con lo sfarzo e il fascino della tecnologia, in particolare dell'intelligenza artificiale, il punto che manca è questo: i prodotti e i servizi legati alle IA consentono alle aziende di soddisfare la domanda, aiutano gli imprenditori a creare valore e migliorano i processi di scambio a cui tutti partecipiamo quotidianamente.

Zack Dugow, che ha scritto How to Defend Yourself against All-Powerful Monopolies That Control Your Business per Forbes, ha fatto un'osservazione importante ma non l'ha portata alla sua logica conclusione: “Se fate affidamento su uno di questi monopoli [software automatico o social media/strumenti per pagine Web], dovete essere in grado di orientare rapidamente la vostra attività e avere il vostro piano di backup a pronta disposizione. A quali fornitori di servizi potete passare?”

La tecnologia e le startup IA dovrebbero eliminare il comportamento monopolistico tra aziende e consumatori e liberare lo spazio di mercato dall'idea irrealistica di una socializzazione della tecnologia sottostante? Tutto ha un prezzo e un costo, per questo il socialismo è stato da tempo confutato.

E che dire dell'intelligenza artificiale? Può essere socializzata? Si possono socializzare alcune cose, ma l'intelligenza artificiale non può essere posseduta e gestita da una singola entità, o ampiamente limitata nell'uso pubblico. Qualcuno deve possedere le risorse produttive, vendere servizi e aggiornare/mantenere l'hardware e il software.

L'apertura di spazi di mercato per l'IA sembra ragionevole, tuttavia le élite pianificheranno di socializzarne servizi e prodotti, chiudere il settore ed eliminarne le opzioni alternative? Quando i prezzi, gli input e gli output vengono calcolati, diventa una proposta irrealizzabile socializzare i servizi, i prodotti e le industrie legate all'intelligenza artificiale. Fortunatamente le startup in questo campo sono in aumento e stanno ascoltando ciò che vuole il mercato, nonostante la visione socialista che permea tutti i media spingendo verso più burocrazia e reprimendo la concorrenza. Quindi anche in un'economia guidata dall'intelligenza artificiale, il socialismo non può funzionare.

A nessuna azienda sono stati ancora concessi privilegi di proprietà esclusiva di prodotti e servizi legati all'intelligenza artificiale. Non ancora! Secondo eWeek, attualmente solo negli Stati Uniti ci sono oltre tredicimila (e in aumento) startup private che vendono servizi e prodotti legati all'intelligenza artificiale. I prodotti e i servizi in questo campo rimarranno decentralizzati? L'intelligenza artificiale è uno strumento che facilita gli scambi tra clienti e aziende e il suo avvento può scongiurare comportamenti monopolistici perché, con un approccio innovativo a un prodotto o servizio di consumo, qualsiasi azienda può essere in grado di dimostrarsi degna di fronte a Golia. Contrariamente all'opinione popolare, le aziende che utilizzano l'intelligenza artificiale per migliorare la soddisfazione del cliente e aumentare la produttività permettono alle persone normali di avviare la propria attività, il che offre agli acquirenti più opzioni sul mercato. Consente inoltre ai clienti di godere delle numerose funzionalità e vantaggi di prodotti e servizi che aggiungono valore alla loro vita quotidiana. Alcuni hanno bisogno di vedere questo punto. In altre parole, coloro che vogliono centralizzare i servizi e i prodotti legati all'intelligenza artificiale su un unico venditore ed erigere barriere all'ingresso affermano ad alta voce di volere di più per sé stessi e meno per voi (e per me).

Ciò significa che nessuna azienda dovrebbe avere il privilegio esclusivo di essere l'unico fornitore di servizi in questo campo. Giusto? Tante industrie hanno iniziato come aziende decentralizzate e ora sono fornitori privilegiati. Domanda: chi stabilisce i prezzi di servizi, pacchetti e modelli dell'intelligenza artificiale? Mentre al vostro fornitore di servizi pubblici locale, in molti casi, viene concesso il privilegio di essere l'unico fornitore di tali servizi, Amazon non ha ricevuto lo stesso privilegio. Ha una posizione forte sul mercato, ma sappiamo di concorrenti che possiamo scegliere se lo desideriamo. La differenza tra fornitori privilegiati e Amazon è che quest'ultima è soggetta alla concorrenza del mercato, pertanto deve ascoltare i clienti e prestare attenzione agli aumenti dei prezzi, alla logistica di magazzino e ai miglioramenti del servizio clienti.

Se i prodotti e i servizi legati all'intelligenza artificiale rimangono decentralizzati, ciò consentirà agli spazi di mercato di regolarne prezzi e costi. Quando i consumatori e gli imprenditori vedranno un aumento dei costi delle piattaforme abilitate all'intelligenza artificiale, ridurranno gli incentivi a utilizzare quella tecnologia, ma consentirà anche a nuovi concorrenti di entrare nello spazio di mercato e tentare di fornire un prodotto migliore a un prezzo leggermente migliore. Ignorare questo movimento di mercato è l'intento del socialismo in generale.

Inoltre se si riducesse tutto il mercato a una manciata di fornitori di servizi IA ciò ne ridurrebbe la qualità (ci sono molti casi di un processo simile quando a un fornitore viene concesso un privilegio di monopolio). La tecnologia di qualsiasi tipo, operante in un libero mercato, dovrebbe essere il meccanismo attraverso il quale le persone che desiderano entrare in un settore possono farlo con le loro capacità e investimenti, anche se non sono redditizie però possono buttarsi nella mischia.

Ciò che viene spesso frainteso sul monopolio e sui prezzi è spiegato da Murray Rothbard:

Non c'è controllo diretto sul prezzo perché quest'ultimo è un fenomeno reciproco. D'altra parte ciascuno ha il controllo assoluto sulla propria azione e quindi sul prezzo che cercherà d'imporre per un determinato bene. Ogni essere umano può fissare qualsiasi prezzo desideri per una qualsiasi quantità di un bene che vende; la questione è se riuscirà a trovare acquirenti a quel prezzo.

In un libero mercato a nessuno viene concesso un privilegio di monopolio: una posizione di mercato privilegiata si guadagna fornendo la migliore qualità e il miglior prezzo che i consumatori sono disposti ad acquistare. Dall'altra parte la scelta forzata o ristretta è una forma di socialismo, o come minimo d'interventismo. In questo momento sembra che i mercati dei capitali stiano decidendo dove investire, il che è evidente nel numero crescente di aziende che producono più prodotti e servizi in modo che le imprese possano soddisfare la domanda. Se, tuttavia, tutto il capitale per gli investimenti nell'IA fosse indirizzato a un'unica entità, sarebbe un disastro in termini di calcolo economico.

L'idea di socialismo non regge se prendiamo in considerazione i progressi tecnologici dell'IA realizzati negli ultimi anni da un numero crescente di aziende, in particolare i progressi nell'IA per imprenditori e consumatori. Una visione socialista del mondo è molto allettante, ma la realtà ci dice qualcosa di diverso: la premessa di base è che qualcuno debba produrre, qualcuno debba consumare e c'è un calcolo del prezzo affinché entrambi possano esistano. Nella terra delle illusioni socialiste, se sottoposta all'esame dello spazio di mercato questa premessa tende a venir meno.

In molti casi il produttore e il consumatore sono le stesse persone in momenti diversi. La produzione richiede tempo e, conoscendo i prezzi, i produttori conoscono la quantità di beni da produrre in un dato momento. Anche se si può socializzare la produzione di oggetti di lusso, case e veicoli, come si produce il capitale necessario per realizzare tali elementi? Anche con tutti gli input necessari, l'IA non può effettuare un calcolo economico necessario per far funzionare un'economia socialista.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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martedì 23 maggio 2023

L'intelligenza artificiale diventerà un imprenditore migliore di voi?

La vera rivoluzione rappresentata dai nuovi annunci di Google in materia di intelligenza artificiale è la possibilità in mano agli sviluppatori quegli strumenti per crearsi la propria intelligenza artificiale, cucita sulle proprie esigenze. In questo modo ognuno di loro arriverà sul mercato con la propria ricetta in quanto intelligenza artificiale, senza spendere miliardi in ricerca & sviluppo. Inutile dire che questa facilità di accesso alla tecnologia farà cambiare ancora più velocemente il mondo. Già nel 2020 su Forbes e successivamente sull'Economist nel 2022, ad esempio, era chiaro che l'IA avrebbe rappresentato un passo in avanti nel mondo dell'imprenditoria e nel mondo del lavoro. Soprattutto non in negativo. Le persone spesso temono di perdere il lavoro quando le aziende introducono nuove tecnologie, in particolare una tecnologia in grado di replicare le attività umane, tuttavia la disoccupazione di massa dovuta all'innovazione tecnologica non si è mai verificata in nessuna nazione industrializzata. L'idea che l'intelligenza artificiale disimpiegherà gli esseri umani sul mercato è infondata. Mike Thomas, nel suo articolo Robots and AI Taking Over Jobs: What to Know about the Future of Jobs, ci dice che "l'intelligenza artificiale è pronta a eliminare milioni di posti di lavoro e crearne milioni di nuovi". L'angoscia sociale per il futuro dell'intelligenza artificiale e della robotica ricorda i luddisti all'inizio del diciannovesimo secolo e la loro paura della tecnologia sostitutiva. I luddisti, fortemente impiegati nell'industria tessile, temevano che la macchina per tessere avrebbe portato via il loro lavoro. Giravano tutta l'Inghilterra rompendo e vandalizzando macchine e nuove tecnologie di produzione a causa della loro paura della disoccupazione. Tuttavia quando l'industria tessile entrò a pieno regime, l'occupazione in quell'industria crebbe vertiginosamente. La storia ci dice che la tecnologia alimenta l'aumento dei posti di lavoro per gli esseri umani, non il contrario. Naturalmente l'intelligenza artificiale e la robotica avranno effetti diversi su diversi settori, ma nel loro insieme sono facilitatori e amplificatori del lavoro umano. La ruspa non ha aumentato la disoccupazione nel settore edile, così come l'industria dei taxi non è stata eliminata da Uber (anzi quest'ultimo ha abbassato le barriere all'ingresso nel settore dei taxi) e i musicisti non sono stati eliminati quando la musica è stata digitalizzata (questa innovazione ha offerto ai musicisti piattaforme e un pubblico più ampi consentendo loro di raggiungere milioni di persone con il semplice tocco di uno schermo).

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di Raushan Gross

Le aziende contemporanee utilizzano l'ntelligenza artificiale per assistenza nelle operazioni e per competere sul mercato. L'intelligenza artificiale consente alle aziende e agli imprenditori di prendere decisioni basate sui dati e di accelerare il processo di raccolta dei dati. Quando si crea una strategia, si acquista, si vende e si aumenta la scoperta del mercato, le aziende devono porsi la seguente domanda: è meglio l'intelligenza artificiale o quella umana?

Un recente articolo dell'Harvard Business Review, L'intelligenza artificiale può aiutarvi a vendere?, ha affermato: “Algoritmi migliori portano a un servizio migliore e al successo”. Gli attributi dell'imprenditore di successo, come l'assunzione di rischi calcolati, la gestione dell'incertezza, l'acutezza nei confronti dei segnali economici e l'adattamento ai cambiamenti del mercato potrebbero appartenere al passato. L'intelligenza artificiale può prendere il posto dell'imprenditore umano? Un'intelligenza artificiale sofisticata sarebbe in grado d'individuare meglio i prezzi di mercato, adattarsi meglio alle aspettative e orientare la produzione verso le esigenze dei consumatori meglio di un essere umano?

In una delle mie lezioni di questo semestre, io e gli studenti abbiamo discusso del ruolo dell'intelligenza artificiale, del deep machine learning e dell'elaborazione del linguaggio naturale nel guidare molte delle decisioni e delle operazioni che un essere umano fornirebbe all'interno dell'azienda. Naturalmente metà della classe ha ritenuto che l'integrazione di un certo livello dell'intelligenza artificiale nelle operazioni e nella gestione delle risorse di molte aziende sia vantaggiosa per creare un vantaggio competitivo.

Tuttavia l'altra metà riteneva che l'uso dell'intelligenza artificiale avrebbe disabilitato inevitabilmente la funzione umana nell'economia di mercato, con minor individualismo come conseguenza. In altre parole, l'azienda sarà invasa dall'intelligenza artificiale. Una cosa è certa: anche gli studenti universitari più giovani sono indecisi se l'intelligenza artificiale eliminerà la funzione umana nell'economia di mercato. Abbiamo concluso come classe che l'intelligenza artificiale e l'apprendimento automatico hanno i loro pregi e i loro difetti.

Dopo la lezione, ho iniziato a pensare al mondo digitale dell'imprenditoria. L'e-commerce richiede l'uso dell'intelligenza artificiale per raggiungere i clienti, vendere beni, produrli e scambiare host, ovviamente insieme a un imprenditore umano.

Tuttavia l'intelligenza artificiale (machine learning o deep machine learning) potrebbe anche essere incaricata di creare un modello basato sul business, esaminare i dati sulle esigenze dei clienti, progettare una pagina Web e creare annunci. L'intelligenza artificiale potrebbe adattarsi all'azione del mercato e reagire all'incertezza del mercato come un essere umano? La risposta potrebbe essere un clamoroso sì! Quindi l'intelligenza artificiale potrebbe eliminare l'imprenditore umano?

Algorithm-XLab definisce il deep machine learning come qualcosa che “consente ai computer di risolvere problemi complessi. Questi sistemi possono persino gestire masse diverse di set di dati non strutturati”. Algorithm-XLab ha confrontato favorevolmente il deep learning con l'apprendimento umano, affermando: “Mentre un essere umano può facilmente perdere la concentrazione e possibilmente commettere un errore, a un robot non accade”.

Questa affermazione di Algorithm-XLab sfida l'idea che il sistema "tentativi ed errori" porti a una maggiore conoscenza del mercato e consenta agli imprenditori di fornire ai consumatori ciò che sono disposti ad acquistare. L'affermazione ritrae anche il mercato come un processo in cui le persone hanno una conoscenza perfetta e un punto di equilibrio, e implica che gli esseri umani non abbiano una conoscenza specializzata del tempo e del luogo.

L'uso dell'intelligenza artificiale e dei suoi strumenti di deep learning e di elaborazione del linguaggio ha i suoi vantaggi dal punto di vista tecnico. L'intelligenza artificiale può determinare come produrre meglio gli hula hoop, ma può determinare se produrli o dedicare energia altrove? Se gli imprenditori scoprono opportunità di mercato, devono soppesare i vantaggi e gli svantaggi delle loro potenziali azioni. L'intelligenza artificiale avrà la stessa lungimiranza imprenditoriale?

L'acquisizione della conoscenza può richiedere anni per essere acquisita dall'essere umano; l'intelligenza artificiale è molto più veloce di quanto lo sarebbero gli esseri umani. Ad esempio, l'Allen Institute for AI sta “lavorando su sistemi in grado di sostenere test scientifici, i quali richiedono una conoscenza di fatti non dichiarati e il buon senso che gli esseri umani sviluppano nel corso della loro vita”. La capacità di elaborare fatti non dichiarati e sparsi è proprio il tipo di caratteristica che attribuiamo agli imprenditori. Processi, cambiamenti e scelte caratterizzano il funzionamento del mercato e l'imprenditore è al centro di questa funzione di mercato.

Non c'è dubbio che le aziende contemporanee utilizzino il deep learning per la strategia, le operazioni, la logistica, le vendite e la tenuta dei registri per il processo decisionale delle risorse umane, secondo un articolo di Bain & Company intitolato Il nuovo mandato digitale delle risorse umane. Sebbene focalizzato sulle risorse umane, il mandato digitale si presta a mettere in discussione l'uso del pensiero e della strategia imprenditoriale condotti all'interno di un'azienda. Dopo che l'intelligenza artificiale ha imparato a gestire un'azienda utilizzando al massimo l'automazione dei processi robotici e le capacità di PNL, potrebbe superare le naturali capacità imprenditoriali umane?

L'intelligenza artificiale viene utilizzata nella vita di tutti i giorni, come la cassa automatica al supermercato, lo shopping online, l'interazione con i social media, le app di appuntamenti e gli appuntamenti virtuali dal medico. I servizi di fornitura, finanziamento e sviluppo dei prodotti coinvolgono sempre più una componente AI-as-a-service. L'intelligenza artificiale come servizio riduce al minimo i costi di raccolta ed elaborazione delle informazioni sui clienti, qualcosa solitamente associato a un team di menti umane che proiettano indicatori chiave di prestazione allineati con una strategia organizzativa.

L'imprenditore umano ha un vantaggio competitivo nella misura in cui gestisce il feedback ambiguo dei clienti e in effetti crea una risposta imprenditoriale e fornisce soddisfazione. Cerchiamo di determinare se l'IA ha sostituito l'energia umana in alcune aree della vita. L'intelligenza artificiale può comprendere il disagio o l'insoddisfazione umana o la soggettività del valore percepita dal consumatore? L'intelligenza artificiale può produrre hula hoop, ma può articolare piani e raccogliere le risorse necessarie per produrli in primo luogo?.

In quali funzioni imprenditoriali, se ce ne sono, l'IA può superare l'imprenditore umano? L'imprenditore umano è disposto ad assumersi dei rischi, adattarsi alle esigenze dei consumatori, raccogliere segnali di prezzo e comprendere le scelte dei clienti. Nonostante ciò potrebbe diventare presto una classe in via di estinzione? In tal caso l'apprendimento automatico e l'IA comprenderebbero le differenze tra mercati liberi e quelli altamente regolamentati? In tal caso quale preferirebbe o quale creerebbe?


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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martedì 14 gennaio 2020

Gli imprenditori di successo traggono lezioni da un mercato in costante cambiamento





di Raushan Gross


In un articolo del Wall Street Journal del 1° dicembre, Francis Greene, capo del gruppo per l'innovazione e l'imprenditoria presso la Edinburgh University Business School, ha erroneamente affermato che gli imprenditori non imparano niente dai loro fallimenti.

Gli Austriaci potrebbero non essere d'accordo con questa affermazione, poiché il mercato scarta le imprese le cui previsioni sulla domanda dei consumatori erano errate e premia le imprese le cui previsioni sulla domanda dei consumatori erano accurate. Gli Austriaci considerano il mercato come un processo: il meccanismo di trasmissione delle informazioni alla base del comportamento dei consumatori. Dal punto di vista Austriaco, gli imprenditori apprendono mentre il mercato cambia; e mentre il mercato cambia, gli imprenditori cercano di mantenere le loro previsioni al passo con la domanda di mercato (percezioni ed aspettative dei consumatori). Pertanto le strategie imprenditoriali devono essere adattate a questi cambiamenti mentre gli acquirenti, attraverso l'interazione volontaria, perseguono i loro acquisti.

Ma c'è di più nella tendenza imprenditoriale che fare i conti con il fallimento. La Scuola Austriaca considera il processo di mercato non attraverso i fallimenti ma attraverso i cambiamenti del mercato.

Se affrontiamo il problema in modo più ampio, vediamo che una strategia imprenditoriale di successo comprende l'apprendimento di tutti i tipi di trial and error. Quale altra scelta c'è per gli imprenditori dal momento che non sono onniscienti o onnipresenti nei processi di mercato? Gli imprenditori non imparano dai fallimenti di per sé, ma imparano dal sistema di mercato stesso. Attraverso questo processo, il processo di mercato separa il grano dalla paglia.

Tuttavia, poiché i mercati cambiano sempre, quanto possono essere accurate le percezioni imprenditoriali in un dato momento? Sono fuori bersaglio o sul bersaglio. Osservare ciò che sta accadendo nel mercato è la chiave per calibrare le strategie aziendali. Le percezioni e le aspettative non possono essere preconcette; la conoscenza cambia in base alle interazioni con i consumatori e le strategie devono essere conciliate con i desideri e le esigenze degli acquirenti. Gli imprenditori devono imparare ad essere sensibili e consapevoli dei cambiamenti del mercato e ad adeguare la loro strategia di conseguenza.

Spesso dimentichiamo che le interazioni di mercato riflettono obiettivi e valori disparati in qualsiasi momento e in qualsiasi mercato, in cui il valore è concettualmente soggettivo. Imprenditori e proprietari di piccole imprese hanno le loro percezioni ed anche i consumatori hanno le loro. Nessuno ha la stessa percezione: agiscono tutti per raggiungere un fine. La strategia, o ciò che F. A. Hayek chiamava pianificazione, è concepita secondo percezioni individuali che spesso si traducono in un guadagno per alcuni o in una perdita per altri. Fondamentalmente gli imprenditori, o i proprietari di piccole imprese, prendono posizione quando pianificano senza sensibilità del mercato. Le percezioni degli imprenditori, le percezioni dei consumatori e le strategie individuali potrebbero non essere tutte realizzate, ma alcune lo saranno. L'imprenditore deve conciliare le proprie percezioni individuali con i cambiamenti del mercato e con i gusti e le preferenze del singolo consumatore.

Il valore soggettivo di un bene si misura dalla sua utilità come concepita dal consumatore. Le aspettative di valore sono sviluppate nella mente del consumatore. Questa valutazione soggettiva da parte del consumatore rende la pianificazione e le strategie dell'imprenditore soggette ad errori in termini di proiezioni e aspettative di valutazione. Ad esempio, Eugen von Bohm-Bawerk ha sostenuto che è praticamente impossibile per l'imprenditore convincere gli altri che un prodotto è più bello o migliore di un altro. I consumatori decidono da loro.



Imparare a lavorare all'interno dei parametri impostati dai consumatori

Gli imprenditori devono imparare tre cose:
  1. Osservare gli scambi nel processo di mercato: l'innovazione e la scoperta imprenditoriale si basano su ciò che vediamo fare ai consumatori. L'imprenditore deve avvicinarsi il più possibile alle esigenze e ai bisogni dei consumatori. Dal momento che è impossibile leggere le menti delle persone e sapere cosa apprezzano soggettivamente, gli imprenditori deducono i valori dei consumatori dall'osservare il loro comportamento. I piani imprenditoriali vengono realizzati man mano che vengono acquisite le conoscenze e utilizzate poi per provare a soddisfare al meglio le valutazioni imprevedibili ed incommensurabili del consumatore.

  2. Impostare strategie in base alla sensibilità del mercato: come ha osservato Hayek, il mercato è un meccanismo di trasmissione che diffonde la conoscenza mediante gli scambi quotidiani nei mercati. Alcuni imprenditori tendono ad ignorare le opportunità che si verificano nel processo di mercato. La strategia imprenditoriale in senso Austriaco dovrebbe essere intesa come processo per allinearsi meglio con i consumatori e col circuito di feedback inviato attraverso il processo del mercato. Poiché i mercati e la corrispondente innovazione si muovono ad ondate, ha senso che anche la strategia imprenditoriale lo faccia.

  3. Trial and error: le percezioni, i gusti, le preferenze e gli ideali dei consumatori non sono congelati, né dovrebbero esserlo le strategie dell'imprenditore. Quest'ultimo non deve aver paura di innovare o apportare modifiche al fine di avvicinarsi il più possibile alle percezioni e alle aspettative dei consumatori. Prova qualcosa di nuovo, centralizza la conoscenza e crea perturbazioni nel mercato. Questo è il ruolo dell'imprenditore. I mercati mutano a causa di percezioni e aspettative, non con una bacchetta magica.

Il mercato come processo è una delle principali intuizioni della Scuola Austriaca. Spesso la pianificazione e la strategia non riflettono questa comprensione. Poiché l'interazione tra individui è dinamica, deve esserlo anche la strategia imprenditoriale. La natura stessa dell'imprenditore è quella di essere una forza destabilizzante, alterando il rapporto tra ciò che è richiesto e fornito, producendo innovazione ad ondate in qualsiasi momento.

Un cambiamento nel mercato provoca increspature che colpiscono tutto e tutti. Le strategie imprenditoriali dovrebbero essere conciliate con i potenziali movimenti del mercato. Le percezioni e le aspettative alterano il modo in cui i mercati reagiscono, così come la strategia di un imprenditore. Se la strategia di un imprenditore presenta un errore percettivo, o è distorta nelle aspettative, questi errori verranno eliminati durante le ondate di mercato consecutive.

Il mercato insegna agli imprenditori se le loro strategie sono efficaci o meno.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/