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mercoledì 25 maggio 2011

L'Insegnante di Sette Lezioni

Stamattina, mentre mi dilettavo ad allenare i miei muscoli, ho assistito alla sempreverde scena del bambino che scongiura la madre di non mandarlo a scuola. La novità? Non era l'unico. "Curiosamente" sono sempre i bambini delle elementari che sfoggiano questa "caratteristica", diversamente da quelli delle superiori (per non parlare dell'università) già "addomesticati". Chiamatelo istinto. Perchè bisogna notarle queste cose altrimenti si finisce per essere divorati dai neolinguismi mainstream, dove il "bene comune" è semplicemente una facezia per sottindere "freghiamo i beni alla comunità". E qual'è il futuro della comunità ed il suo bene più prezioso? Esatto, i pargoli. Tanto "decantati" da pannolone Napolitano e dalla sua minchiata di routine del "leggere il giornale in classe". Questa modesta introduzione solo per fare largo ad uno degli insegnanti in giro che la sà lunga sulla questione, in uno dei suoi, sempre gradevoli da leggere, scritti.
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di John Taylor Gatto


Chiamatemi professor Gatto, per favore. Ventisei anni fa, non avendo in quel momento niente di meglio da fare, provai a fare il professore di scuola. La mia licenza certifica che sono un insegnante di lingua e letteratura inglese, ma non è affatto ciò di cui mi occupo. Non insegno l'inglese, insegno la scuola - e facendolo vinco anche dei premi.

La parola "Insegnare" ha significati diversi in luoghi diversi, ma sette lezioni sono universalmente impartite da Harlem [quartiere nero di New York, in passato simbolo di degrado, ndt] ad Hollywood Hills. Queste costituiscono un curriculum nazionale per cui pagate in più modi di quanti possiate immaginare, quindi dovreste ben sapere di cosa si tratta. Siete liberi, ovviamente, di considerare queste lezioni in qualunque modo vogliate, ma credetemi quando dico di non voler fare alcuna ironia in questa presentazione. E' questo che insegno, mi pagano per insegnare quanto segue. Fate di queste lezioni quel che volete.


1. CONFUSIONE

L'altro giorno una signora di nome Kathy mi ha scritto da Dubois, Indiana:

"Quali grandi idee sono importanti per i bambini piccoli? Beh, la più grande idea di cui penso abbiano bisogno è che quanto stanno imparando non è stravagante - è un qualche sistema di approccio, e non sta semplicemente piovendo loro addosso mentre assorbono impotenti. E’ questo il compito: capire, rendere coerente".


Kathy si sbagliava. La prima lezione che insegno è quella della confusione. Tutto ciò che insegno è fuori contesto... Insegno la non-correlazione di tutto. Insegno le sconnessioni. Insegno troppo: orbite dei pianeti, legge dei grandi numeri, schiavitù, aggettivi, disegno architettonico, danza, ginnastica, coro, assemblee, ospiti a sorpresa, allarmi antincendio, linguaggi informatici, serate di genitori, giornate per la formazione dello staff, programmi extrascolastici, consigli da estranei che i miei studenti potrebbero non rivedere mai più, test standardizzati, segregazione per età come mai vista nel mondo esterno... Ma cosa hanno a che fare queste cose tra di loro?

Anche nelle scuole migliori un attento esame del programma e della sua sequenza rivela una mancanza di coerenza, piena di contraddizioni interne. Fortunatamente i bambini non hanno le parole per definire il panico e la rabbia che provano per le costanti violazioni dell'ordine naturale e della sequenza che viene rifilata loro come qualità nell'educazione. La logica della mente scolastica è che sia meglio lasciare la scuola con un bagaglio di gergo superficiale derivato dall’economia, dalla sociologia, dalle scienze naturali e così via, piuttosto che lasciare i bambini con il loro genuino entusiasmo. Ma la qualità nell'educazione impone di imparare qualcosa in profondità. La confusione è inculcata ai bambini da troppi adulti strani, ognuno dei quali lavora da solo con la minor relazione possibile con gli altri, solitamente vanagloriandosi di una maestria che non possiede.

L'apprendimento, e non dei fatti disconnessi, è quel che cercano gli esseri umani sani, e l'educazione è un sistema di codici per elaborare fatti grezzi in un significato. Dietro il mosaico delle routine scolastiche e l'ossessione della scuola per fatti e teorie, si trovano le vecchie, ma ben conservate, menzogne della ricerca umana. Questo è più difficile da vedere in una scuola elementare, dove la gerarchia dell'esperienza scolastica sembra aver maggior senso per via della relazione, semplice e d'indole buona, del "facciamo questo" e "facciamo quello", che viene assunta come se avesse un significato, e la clientela non ha ancora coscientemente distinto quanta poca sostanza ci sia dietro le apparenze, dietro questa recita.

Pensate a tutte le grandi sequenze naturali come imparare a camminare e imparare a parlare; seguendo la progressione della luce dall'alba al tramonto, osservando le antiche tecniche di un agricoltore, di un fabbro, di un calzolaio, guardando vostra madre che prepara il piatto per il Giorno del Ringraziamento - tutte le parti sono in perfetta armonia le une con le altre, ogni azione si giustifica da sé e illumina il passato e il futuro. Le sequenze scolastiche non sono così, non è così in una sola lezione e tantomeno nel complesso delle lezioni quotidiane. Le routine scolastiche sono folli. Non c'è alcuna ragione particolare per nessuna di esse, nulla che meriti un'attenta analisi. Pochi insegnanti oserebbero insegnare gli strumenti se i dogmi di una scuola o di un insegnante potessero essere criticati, in quanto tutto deve essere accettato. Le materie scolastiche vengono imparate se possono essere imparate, così come i bambini imparano il catechismo o imparano a memoria i trentanove articoli della Chiesa Anglicana.

Io insegno la non-correlazione di tutto, una frammentazione infinita che è l’opposto della coesione; quel che faccio è più vicino ad una programmazione televisiva che alla composizione di uno schema ordinato. In un mondo dove la casa è solo un fantasma perché entrambi i genitori lavorano, o perché troppi trasferimenti o cambi di lavoro o troppa ambizione o altro hanno lasciato tutti troppo confusi per conservare una relazione familiare, io vi insegno ad accettare la confusione come vostro destino. Questa è la mia prima lezione.


2. POSIZIONE DELLA CLASSE

La seconda lezione che insegno è la posizione della vostra classe. Insegno che gli studenti devono rimanere nella classe a cui appartengono. Non so chi decida che i miei bambini le appartengano ma non è affar mio. I bambini sono numerati di modo che se qualcuno si allontana possa essere fatto tornare nella classe giusta. Nel corso degli anni la varietà di modi in cui i bambini vengono numerati dalle scuole è drammaticamente aumentata, al punto che è diventato difficile distinguere gli esseri umani sotto il peso dei numeri che portano. Numerare i bambini è un’impresa grande e molto proficua, anche se sfugge il senso di ciò che questa strategia mira a realizzare. Non so neanche perché i genitori dovrebbero consentire, senza protestare, che venga fatto questo ai loro figli.

Ad ogni modo, ancora una volta, questi non sono affari miei. Il mio compito è far piacere loro il fatto di essere rinchiusi insieme ad altri bambini che hanno addosso dei numeri come loro. O almeno di tollerarlo come se si trattasse di una buona pratica sportiva. Se faccio bene il mio lavoro, i ragazzi non possono neanche immaginarsi in un altro posto, perché ho mostrato loro come invidiare e rispettare le classi migliori e come provare disprezzo per le classi insulse. Con questa efficiente disciplina la classe si controlla per lo più da sé rispettando un buon ordine di marcia. E’ questa la lezione autentica di qualsiasi competizione truccata come la scuola. Si arriva a sapere qual è il proprio posto.

Nonostante il programma globale di classe dia per scontato che il novantanove percento dei ragazzi si trovi nella propria classe per restarvi, faccio tuttavia uno sforzo pubblico per spingere i bambini verso livelli più alti di buona riuscita negli esami, ventilando un eventuale trasferimento dalla classe inferiore come fosse una ricompensa. Spesso lascio intendere che arriverà il giorno in cui un datore di lavoro li assumerà in base a dei punteggi e dei voti, anche se la mia esperienza dice che i datori di lavoro sono, giustamente, indifferenti a queste cose. Non mento mai spudoratamente, ma sono giunto al punto di vedere che verità e insegnamento sono, in fondo, incompatibili proprio come diceva Socrate lo fossero migliaia di anni fa. La lezione delle classi numerate è che ognuno ha un proprio posto nella piramide e che non c’è alcuna via d’uscita dalla propria classe se non con la magia dei numeri. In mancanza di questa, si è costretti a rimanere dove si viene messi.


3. INDIFFERENZA

La terza lezione che insegno ai ragazzi è quella dell’indifferenza. Insegno ai bambini a non preoccuparsi troppo per qualcosa, anche se vogliono far vedere che è così. Il modo in cui lo faccio è molto sottile. Io pretendo che si coinvolgano totalmente nelle mie lezioni, balzando in piedi e risedendosi di scatto sulle loro sedie come se non vedessero l’ora di farlo, facendo a gara vivacemente l’uno con l’altro per ottenere la mia approvazione. Mi sento gratificato quando si comportano così; fa impressione a tutti, me compreso. Quando sono al meglio delle mie possibilità pianifico con molta attenzione le mie lezioni, per produrre questo spettacolo di entusiasmo. Ma quando suona la campanella io insisto affinché si fermino, a qualsiasi cosa stessero lavorando, e che procedano senza indugio alla sessione di lavoro successiva. Devono accendersi e spegnersi come un interruttore. Nulla d’importante viene mai finito nella mia classe, né in altre classi che conosco. Gli studenti non hanno mai un’esperienza completa se non del piano delle rate.

La lezione della campanella infatti insegna che nessun lavoro vale la pena di essere finito, quindi perché preoccuparsi troppo per qualcosa? Anni ed anni di campanelle abitueranno tutti, tranne i più forti, ad un mondo che non può più offrire un’occupazione importante da fare. Le campanelle rappresentano la logica segreta dell’orario scolastico; la loro logica è inesorabile. Le campanelle distruggono il passato ed il futuro, rendendo identico ogni intervallo, come l’astrazione di una mappa fa risultare identici ogni fiume ed ogni montagna esistenti, anche se non lo sono. Le campanelle infondono d’indifferenza ogni iniziativa.


4. DIPENDENZA EMOTIVA

La quarta lezione che insegno è quella della dipendenza emotiva. Con stelle e segni rossi, sorrisi e occhiatacce, premi, onori e disonori, io insegno ai ragazzi a rinunciare alla loro volontà in favore della catena di comando prestabilita. I diritti possono essere concessi o negati senza appello da qualsiasi autorità, perché i diritti non esistono all’interno di una scuola – nemmeno il diritto alla libertà di parola, come stabilito dalla Corte Suprema – a meno che le autorità scolastiche non dicano diversamente. Come insegnante, io intervengo in molte decisioni personali, fornendo un permesso a coloro che ritengo giustificati, o dando inizio ad un confronto disciplinare per comportamenti che minacciano il mio controllo. L’individualità tenta costantemente di affermarsi tra i bambini e gli adolescenti, per cui le mie sentenze arrivano velocemente e in abbondanza. L’individualità rappresenta una contraddizione della teoria di classe, una maledizione per tutti i sistemi di classificazione.

Ecco alcuni dei modi più comuni in cui si manifesta: i bambini sgusciano fuori per godersi un momento in privato in bagno col pretesto di un bisogno urgente, oppure rubano un istante tutto per loro in corridoio perché devono bere. Lo so che in realtà non ne hanno bisogno, ma permetto loro di imbrogliarmi perché questo li condiziona a dipendere dalla mia approvazione. A volte la libera volontà appare proprio di fronte a me in bambini arrabbiati, depressi o felici per delle cose che sono al di là della mia comprensione; i diritti relativi a queste materie non possono essere riconosciuti dagli insegnanti, solo i privilegi che possono essere revocati, garanzie di una buona condotta.


5. DIPENDENZA INTELLETTUALE

La quinta lezione che insegno è quella della dipendenza intellettuale. Le persone in gamba aspettano che un insegnante dica loro cosa fare. E’ la lezione più importante: dobbiamo attendere che altre persone, più esperte di noi, creino i significati delle nostre vite. L’esperto fa tutte le scelte importanti; solo io, l’insegnante, sono in grado di stabilire cosa voi dobbiate studiare, o piuttosto, solo le persone che mi pagano possono prendere quelle decisioni che io poi metto in atto. Se mi viene detto che l’evoluzione è un dato di fatto e non una teoria, io trasmetto questo come mi è stato ordinato, punendo i devianti che si oppongono a ciò che mi è stato detto di dire loro di pensare. Questo potere di controllare ciò che i bambini penseranno mi permette di separare con successo gli studenti dai fallimenti molto facilmente.

I bambini di successo pensano che io li nomini con un minimo di resistenza e un’onesta parvenza di entusiasmo. Tra milioni di cose che meriterebbero di essere studiate, stabilisco io qual è quel poco per cui abbiamo tempo, o meglio, sono i miei anonimi datori di lavoro che lo decidono. Le scelte spettano a loro, perché dovrei discutere? La curiosità non ha un ruolo importante nel mio lavoro, solo la conformità ce l’ha.

Naturalmente i ragazzi cattivi sfidano tutto ciò, anche se mancano loro i concetti per sapere contro cosa combattono, e lottano per prendere decisioni per se stessi su cosa impareranno e quando lo impareranno. Come possiamo permettere questo e nello stesso tempo sopravvivere come insegnanti? Per fortuna ci sono dei metodi per forzare la volontà di coloro che oppongono resistenza; certo, è più difficile se il ragazzo ha dei buoni genitori che vengono in suo aiuto, ma questo accade sempre meno, malgrado la cattiva reputazione che hanno le scuole. A dire il vero, io non ho mai incontrato nessun genitore appartenente al ceto medio che pensasse che la scuola di suo figlio rientrasse tra quelle scadenti. Non un solo genitore in ventisei anni d’insegnamento. Questo è sorprendente ed è probabilmente la miglior testimonianza di ciò che accade alle famiglie quando madre e padre sono stati essi stessi ben istruiti, attraverso l’insegnamento delle sette lezioni.

Le persone in gamba aspettano che sia un esperto a dir loro cosa fare. Non è certo un’esagerazione affermare che la nostra intera economia dipende da quanto viene appresa questa lezione. Pensate che rovina se i ragazzi non venissero educati ad essere dipendenti: le imprese che si occupano di servizi sociali non potrebbero certo sopravvivere; sparirebbero, penso, in quel limbo della storia recente dal quale sono sorte. Consulenti e terapeuti guarderebbero con orrore sparire le loro scorte di invalidi psichici. L’intrattenimento commerciale di ogni sorta, compresa la televisione, appassirebbe nel momento in cui la gente imparasse di nuovo a divertirsi da sé. Ristoranti, rosticcerie e un gran mucchio di altri servizi assortiti legati alla ristorazione verrebbero drasticamente ridimensionati se le persone tornassero a prepararsi il cibo da sole, invece di dipendere da estranei che piantano, raccolgono, tritano, e cucinano per loro. Anche una buona parte del diritto moderno, della medicina, e dell’ingegneria verrebbe meno, così come l’industria dell’abbigliamento e l’insegnamento scolastico, a meno che ogni anno una scorta assicurata di persone incapaci non continuasse ad uscire a frotte dalle nostre scuole.

Non siate troppo pronti a votare a favore della riforma radicale della scuola, se volete continuare a ricevere la busta paga. Abbiamo costruito un modo di vivere che dipende da persone che fanno ciò che viene loro detto, perché non sanno come dire a loro stesse cosa fare. Questa è una delle più grandi lezioni che insegno.


6. AUTOSTIMA PROVVISORIA

La sesta lezione che insegno è quella dell’autostima provvisoria. Se avete mai provato a lottare con un ragazzo giunto al livello in cui i genitori lo hanno convinto a credere che lo ameranno malgrado tutto, sapete già quanto impossibile sia riuscire a conformare gli spiriti che sono sicuri di sé. Il nostro mondo non sopravvivrebbe a lungo ad un’alluvione di persone sicure di sé, quindi io insegno che il rispetto di sé dovrebbe essere subordinato all’opinione di un esperto. I miei ragazzi sono costantemente valutati e giudicati.

Una relazione mensile, la cui preparazione è impressionante, viene inviata a casa degli studenti per segnalare l’approvazione o per indicare esattamente, fino ad un particolare punto percentuale, quanto dovrebbero essere scontenti i genitori dei loro figli. L’ecologia della "buona" istruzione dipende dal fatto di perpetuare l’insoddisfazione, proprio quanto l’economia commerciale dipende dallo stesso fertilizzante. Benché alcune persone possano essere sorprese di quanto poco tempo o riflessione ci voglia per raggiungere questi record matematici, il peso complessivo di documenti apparentemente oggettivi stabilisce un profilo che obbliga i bambini a giungere a certe decisioni su loro stessi ed il loro futuro basate sul giudizio accidentale di un estraneo. L’auto-valutazione, argomento principale di ogni grande sistema filosofico che sia mai apparso sul pianeta, non è mai considerata un fattore. La lezione delle pagelle, dei voti, e degli esami è che i bambini non dovrebbero aver fiducia in se stessi o nei loro genitori, ma dovrebbero invece fare affidamento sulla valutazione di funzionari certificati. La gente ha bisogno di sentirsi dire quanto vale.


7. NON CI SI PUÒ NASCONDERE

La settima lezione che insegno è che non ci si può nascondere. Io insegno ai bambini che sono sempre tenuti d’occhio, che ognuno è sorvegliato costantemente da me e dai miei colleghi. Non esistono spazi privati per i bambini, non esiste del tempo privato. Il cambio di classe dura trecento secondi per mantenere a livelli bassi la socializzazione indiscriminata. Gli studenti vengono incoraggiati a spettegolare su loro stessi o anche sui propri genitori. Naturalmente io incoraggio i genitori anche a prendere nota della cocciutaggine del proprio figlio. Una famiglia addestrata a fare la spia su se stessa è improbabile che nasconda eventuali segreti pericolosi.

Io assegno un tipo di istruzione allargata chiamata "compiti a casa", di modo che l’effetto della sorveglianza, se non quella stessa sorveglianza, si rechi nella sfera privata delle famiglie, dove gli studenti altrimenti potrebbero usare il tempo libero per imparare qualcosa di non autorizzato da un padre o da una madre, esplorando, o facendo pratica da qualche persona saggia del vicinato. La slealtà nei confronti dell’idea di istruzione è un diavolo sempre pronto a trovare un lavoro per mani oziose.

Il significato della sorveglianza costante e della negazione della privacy è che non si può aver fiducia di nessuno, che la privacy non è lecita. La sorveglianza è un antico imperativo, sposato da certi pensatori influenti, una prescrizione fondamentale messa per iscritto nella Repubblica, nella Città di Dio, nell’Istituzione della religione cristiana, nella Nuova Atlantide, nel Leviatano, e in un mucchio di altre opere. Tutti questi uomini senza figli che scrissero questi libri scoprirono la stessa cosa: i bambini devono essere controllati da vicino, se si vuole mantenere una società sotto uno stretto controllo centrale. I bambini seguiranno un percussionista solitario se non si riesce ad inserirli in una banda uniformata.

II

Il grande trionfo della scolarizzazione di massa obbligatoria del governo monopolista è che anche tra i migliori dei miei colleghi insegnanti, e tra i migliori genitori dei miei studenti, solo una minima parte riesce ad immaginare un modo diverso di fare le cose. "I ragazzi devono sapere leggere e scrivere, no?" "Devono sapere fare le addizioni e le sottrazioni, no?" "Devono imparare ad eseguire degli ordini se si aspettano di mantenere un posto di lavoro".

Solo poche generazioni fa le cose erano molto diverse negli Stati Uniti. L’originalità e la varietà erano moneta corrente; la nostra libertà da ogni inquadramento ci ha resi il miracolo del mondo; i confini tra le classi sociali erano abbastanza semplici da attraversare; i nostri cittadini erano meravigliosamente sicuri di sé, creativi, e capaci di fare molto per se stessi in modo indipendente, e di pensare per se stessi. Eravamo qualcosa di speciale, noi Statunitensi, tutti autonomi, senza che il governo ficcasse il naso nelle nostre vite, senza che le istituzioni e gli enti sociali ci dicessero come pensare e sentire. Eravamo qualcosa di speciale, come individui, come Statunitensi.

Ma negli Stati Uniti abbiamo avuto essenzialmente una società con un potere centrale da poco prima della Guerra Civile, e una società di questo tipo richiede una scolarizzazione obbligatoria, una scolarizzazione monopolistica del governo, per mantenersi efficiente. Prima di questo sviluppo l’istruzione non era molto importante in nessun luogo. Ce l’avevamo, ma non troppa, e solo nella misura in cui un individuo la desiderasse. Si imparava comunque a leggere, a scrivere, e a far di conto molto bene; esistono alcuni studi che rivelano che il grado di istruzione all’epoca della Rivoluzione Americana, per lo meno per coloro che non erano schiavi sulla costa orientale, era quasi universale. Il Buon Senso di Thomas Paine vendette 600.000 copie in una popolazione di 3.000.000 di abitanti, il 20% dei quali erano schiavi, ed il 50% servitori a contratto.

I coloni erano dei geni? No, la verità è che leggere, scrivere e l’aritmetica richiedono solamente circa cento ore per essere trasmessi, a condizione che l’uditorio sia diligente e desideroso di imparare. Il trucco è quello di attendere finché qualcuno non fa una domanda, e poi procedere velocemente mentre l’atteggiamento è ricettivo. Milioni di persone insegnano l’una all’altra queste cose, in realtà non è tanto difficile. Prendiamo una quinta classe di matematica o un manuale di retorica del 1850 e si vedrà che allora i testi erano impostati su quello che oggi sarebbe considerato un livello universitario. Il richiamo continuo alla pratica delle "competenze di base" è una cortina fumogena attraverso la quale le scuole si appropriano del tempo dei ragazzi per dodici anni, insegnando loro le sette lezioni che vi ho appena descritto.

La società che, da poco prima della Guerra Civile, è sempre più controllata dal potere centrale si mostra nelle vite che conduciamo, nei vestiti che indossiamo, nel cibo che mangiamo, e nei cartelli autostradali verdi accanto ai quali passiamo viaggiando da una costa all’altra, che sono tutti prodotti di questo controllo. Questo vale anche, a mio avviso, per le epidemie di droghe, di suicidi, di divorzi, di violenza, di maltrattamenti, per il fatto che la classe diventi casta, quale prodotto della disumanizzazione delle nostre vite negli Stati Uniti, per la riduzione dell’importanza dell’individuo, della famiglia e della comunità, una diminuzione che procede dal potere centrale. Non ci si può sottrarre al carattere delle grandi istituzioni coercitive; esse vogliono sempre di più finché non rimane più nulla da dare. La scuola porta via ai nostri figli ogni possibilità di esercitare un ruolo attivo in una vita di comunità – di fatto distrugge le comunità relegando la formazione dei bambini nelle mani di esperti certificati – e facendo ciò garantisce che in nostri figli non potranno crescere pienamente umani. Aristotele insegnava che senza un ruolo pienamente attivo nella vita comunitaria non era possibile sperare di diventare un essere umano sano. Sicuramente aveva ragione. Guardatevi intorno la prossima volta che passate vicino ad una scuola o ad un’oasi per anziani, se ne volete una prova.

La scuola, così com’è stata creata, è un sistema di sostegno essenziale ad una visione di ingegneria sociale che condanna la maggior parte della gente ad essere pietre di ordine inferiore in una piramide che si restringe innalzandosi ad un terminale di controllo. La scuola è un artificio che fa sembrare inevitabile un ordine sociale piramidale di questo tipo, sebbene una tale premessa costituisca un tradimento fondamentale della Rivoluzione Americana. Dall’epoca del colonialismo fino al periodo della Repubblica non avevamo scuole di cui parlare – basta leggere l’Autobiografia di Benjamin Franklin per avere l’esempio di un uomo che non aveva tempo da perdere a scuola - eppure iniziava ad essere realizzata la promessa della democrazia. Volgevamo le spalle a questa promessa resuscitando l’antico sogno faraonico dell’Egitto: sottomissione forzata per tutti. Era questo il segreto di cui Platone parlò con riluttanza nella Repubblica, quando Glaucone e Adimanto sollecitavano da Socrate il progetto per il controllo totale della vita umana da parte dello stato, un progetto necessario per mantenere una società in cui alcune persone prendono più della loro parte. "Vi mostrerò", dice Socrate, "come determinare una tale città affetta da infiammazione, ma non vi piacerà ciò che sto per dire". E così è stato delineato per la prima volta il programma della scuola delle sette lezioni.

L’attuale dibattito su se si debba avere un programma a livello nazionale è fasullo. Abbiamo già un programma nazionale racchiuso nelle sette lezioni che ho appena delineato. Un tale programma genera una paralisi fisica, morale ed intellettuale, e nessun programma di contenuto sarà sufficiente a capovolgere i suoi esecrabili effetti. Ciò che in questo momento è in discussione nel nostro isterismo scolastico nazionale a proposito dello scarso rendimento accademico non afferra il punto. Le scuole insegnano proprio quello che intendono insegnare e lo fanno bene: come si può essere un buon Egiziano e rimanere al proprio posto nella piramide.

III

Niente di tutto ciò è inevitabile. Niente di tutto ciò è impossibile da rovesciare. Abbiamo delle alternative su come educare i giovani; non esiste un modo giusto o sbagliato. Se ci aprissimo un varco nel potere dell’illusione piramidale lo vedremmo. Non c’è nessuna competizione internazionale all’ultimo sangue che minacci la nostra esistenza nazionale, difficile come quell’idea sia persino da pensare, e tanto meno da credere, in presenza di un continuo fuoco di fila mediatico di miti al contrario. Sotto ogni importante aspetto materiale la nostra nazione è autosufficiente, energia compresa. Mi rendo conto che quell’idea è in contrasto con il pensiero più alla moda degli esperti di economia politica, ma la "profonda trasformazione" della nostra economia di cui parlano queste persone non è né inevitabile, né irreversibile. L’economia globale non parla al bisogno collettivo di un lavoro che abbia un senso, di una casa che sia accessibile, di un’istruzione soddisfacente, di cure mediche adeguate, di un ambiente pulito, di un governo onesto e responsabile, di un rinnovamento sociale e culturale, o semplicemente di giustizia. Tutte le aspirazioni universali sono basate su una definizione di produttività ed io sono convinto che la bella vita così alienata dalla realtà umana comune sia sbagliata, e che la maggior parte della gente sarebbe d’accordo con me se potesse percepire l’esistenza di un’alternativa. Potremmo essere in grado di vedere che se riacquistassimo il sostegno di una filosofia che individui il significato dove il significato è davvero da trovare – nelle famiglie, negli amici, nell’alternarsi delle stagioni, nella natura, nelle cerimonie e nei riti semplici, nella curiosità, nella generosità, nella compassione, e nel servizio agli altri, in una dignitosa indipendenza e nella riservatezza, in tutte le cose libere ed economiche di cui sono costituite le vere famiglie, i veri amici e le vere comunità - allora saremmo così autosufficienti che non avremmo bisogno neanche di quella "sufficienza" materiale che, secondo le insistenze dei nostri "esperti" globali, ci preoccupa tanto.

Come si sono creati questi luoghi terribili, queste "scuole"? Beh, un’istruzione occasionale è sempre stata presente in una varietà di forme, un accessorio moderatamente utile alla crescita. Ma l’"istruzione moderna" così come la conosciamo è un sottoprodotto delle due "Paure Rosse" del 1848 e del 1919, quando potenti interessi temevano una rivoluzione tra i nostri poveri dell’industria. L’istruzione generalizzata si è creata in parte anche perché le famiglie statunitensi da lunga data erano spaventate dalle culture native degli immigrati di origine celtica, slava, e latina degli anni ’40 del XIX secolo, e provavano avversione nei confronti della religione cattolica che questi portavano con sé. Un terzo fattore che ha contribuito alla creazione di una prigione per bambini chiamata scuola dev’essere stato senza dubbio la costernazione con cui questi stessi "statunitensi" guardavano il movimento degli afroamericani nella società sulla scia della Guerra Civile.

Diamo un’altra occhiata alle sette lezioni dell’insegnamento scolastico: confusione, posizione della classe, indifferenza, dipendenza emotiva e intellettuale, autostima provvisoria, sorveglianza – tutte queste cose rappresentano un addestramento fondamentale per classi inferiori fisse, per persone private per sempre della possibilità di trovare il centro del proprio genio speciale. E col passare del tempo questo addestramento si è scrollato di dosso la sua logica originaria: disciplinare i poveri. Perché fin dagli anni ‘20 la crescita della burocrazia scolastica, e lo sviluppo meno evidente di uno sciame di industrie che traggono profitto dall’istruzione esattamente così com’è, ha ampliato la portata originaria dell’istituzione, al punto che ora si impadronisce anche dei figli e delle figlie delle classi medie.

C’è forse da stupirsi se Socrate era indignato per l’accusa di aver preso dei soldi per insegnare? Anche allora, i filosofi vedevano chiaramente la direzione inevitabile che avrebbe preso la professionalizzazione dell’istruzione, accaparrandosi la funzione dell’insegnamento che, in una comunità sana, appartiene a chiunque.

Con delle lezioni come quelle che io insegno un giorno dopo l’altro, non dovremmo meravigliarci di essere in presenza di una vera e propria crisi a livello nazionale, la cui natura è molto diversa da quella indicata dai mezzi d’informazione nazionali. I giovani sono indifferenti nei confronti del mondo degli adulti e del futuro, indifferenti quasi a tutto tranne che al diversivo rappresentato dai giochi e dalla violenza. Ricchi o poveri, gli scolari che affrontano il XXI secolo non riescono a concentrarsi a lungo su qualcosa; hanno uno scarso senso del tempo passato e di quello a venire. Sono diffidenti verso l’intimità, come i figli del divorzio che effettivamente sono (perché noi li abbiamo separati dall’importante attenzione parentale); odiano la solitudine, sono crudeli, materialisti, dipendenti, passivi, violenti, timidi in presenza di qualcosa di inaspettato, drogati di distrazioni.

Tutte le tendenze marginali dell’infanzia sono alimentate ed esaltate fino a rasentare il grottesco dall’istruzione che, attraverso il suo programma occulto, impedisce uno sviluppo efficace della personalità. Infatti senza sfruttare l’apprensione, l’egoismo e l’inesperienza dei bambini, le nostre scuole non potrebbero assolutamente sopravvivere, né lo potrei fare io in quanto insegnante qualificato. Nessuna scuola pubblica che osasse effettivamente insegnare l’uso degli strumenti del pensiero critico – come la dialettica, l’euristica, o altri mezzi di cui dovrebbero servirsi le menti libere – resisterebbe molto a lungo prima di essere fatta a pezzi. La scuola è diventata il sostituto della chiesa nella nostra società laica, e proprio come la chiesa esige che ai suoi insegnamenti si creda per fede.

E’ giunto il momento in cui affrontare direttamente il fatto che l’insegnamento scolastico istituzionale è distruttivo per i bambini. Nessuno sopravvive completamente incolume al programma delle sette lezioni, nemmeno gli educatori. Il metodo è profondamente e completamente anti-educativo. Non si può tentare di rabberciarlo. Per una delle grandi ironie delle faccende umane, il pieno ripensamento di cui hanno bisogno le scuole costerebbe molto meno di quello che stiamo sborsando, ora che potenti interessi non possono permettere che accada. Dovete capire che prima di tutto l’affare in cui sono coinvolto è un progetto di posti di lavoro e un’agenzia per la stipula di contratti. Non possiamo permetterci di risparmiare soldi riducendo la portata della nostra operazione o diversificando il prodotto che offriamo, neppure per aiutare i bambini a crescere nel modo giusto. E’ questa la legge di ferro dell’istruzione istituzionale – è un affare che non è soggetto né alle normali procedure contabili, né al bisturi razionale della concorrenza.

Una qualche forma di sistema del libero mercato nell’istruzione pubblica è il luogo più probabile per cercare delle risposte, un libero mercato in cui le scuole a gestione familiare, le piccole scuole imprenditoriali, le scuole gestite da religiosi, le scuole artigiane e le scuole-fattorie esistano in abbondanza e competano con l’educazione in mano al governo. Io sto cercando di descrivere un libero mercato nell’istruzione proprio come quello che il paese possedeva fino alla Guerra Civile, quello in cui gli studenti si imbarcano nel tipo di educazione che è adatta a loro, anche se questo significa educarsi da sé; non ha fatto male a Benjamin Franklin, da quel che vedo. Queste possibilità attualmente esistono in meravigliosi resti in miniatura di un passato forte e vigoroso, ma sono accessibili solo agli intraprendenti, ai coraggiosi, ai fortunati, o ai ricchi. La quasi impossibilità che una di queste strade migliori si apra alle famiglie in frantumi dei poveri, o alla schiera di perplessi accampata ai margini della borghesia urbana suggerisce che il disastro delle scuole delle sette lezioni sta diventando sempre più grande, a meno che non facciamo qualcosa di coraggioso e decisivo con quel pasticcio dell’istruzione monopolista del governo.

Dopo una vita adulta spesa nell’insegnamento, credo che il metodo della scolarizzazione di massa sia il suo solo vero contenuto. Non fatevi ingannare pensando che un buon curriculum o una buona preparazione o dei buoni insegnanti siano i fattori determinanti cruciali dell’educazione dei vostri figli. Tutte le patologie che abbiamo esaminato si verificano in larga misura perché le lezioni scolastiche impediscono ai bambini di mantenere appuntamenti importanti con se stessi e con le loro famiglie, apprendendo le lezioni dell’automotivazione, della perseveranza, dell’autonomia, del coraggio, della dignità e dell’amore – e anche le lezioni del servizio agli altri, che sono fondamentali per la vita domestica e comunitaria.

Trent’anni fa [nei primi anni ‘60] queste cose potevano essere ancora imparate nelle ore che rimanevano dopo la scuola. Ma la televisione ha fagocitato la maggior parte di questo tempo, e una combinazione di televisione e tensioni proprie delle famiglie con due redditi o monoparentali hanno inghiottito anche molta parte di ciò che era solito essere il tempo dedicato alla famiglia. I nostri figli non hanno del tempo a disposizione per crescere pienamente umani, solo deserti dal terreno magro da mandare in rovina.

Sulla nostra cultura sta precipitando un futuro che insisterà nel far imparare a noi tutti la saggezza dell’esperienza immateriale; un futuro che pretenderà come prezzo della sopravvivenza che noi seguiamo un percorso di vita naturale economico nel costo materiale. Queste lezioni non possono essere insegnate nelle scuole così come sono. La scuola è una sentenza da dodici anni di carcere, in cui le cattive abitudini rappresentano il solo programma davvero insegnato. Io insegno la scuola e facendolo vinco dei premi. Ne so qualcosa.


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Note

John Taylor Gatto, insegnante dell'anno 1991 nello stato di New York, è l'autore di questo e di molti altri saggi che si trovano nel libro Dumbing Us Down.

Link: http://hometown.aol.com/tma68/7lesson.htm

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CRISTINA MAZZAFERRO


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mercoledì 3 novembre 2010

L'incubo della scuola pubblica

Con questo passaggio Gatto ci porta alla scoperta della storia che ha caratterizzato la scuola moderna, non più edificio del sapere e dell'istruzione ma fucina per la creazione di zombie senza cervello e pronti ad obbedire a chi li governa. Provate a chiedere a chiunque abbia preso lauree o diplomi (e si, perchè per poter avere voce in capitolo in questa società bisogna avere la qualifica di manzi d.o.c.) se esista qualcosa di meglio della democrazia? No, a quanto pare abbiamo raggiunto l'apice...si perchè da questa gabbia ormai nessuno ci schioda e la morte del pensiero individuale è il passpartù per la cella. Una risposta chiara e precisa questa, a chi si chiede perchè non ci si ribella a tutto ciò.
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di John Taylor Gatto


Perchè aggiustare un sistema progettato per distruggere il pensiero individuale?

Vorrei che voi consideraste la paurosa possibilità che noi stiamo spendendo fin troppi soldi sull'istruzione, non pochi. Vorrei che consideraste che abbiamo fin troppe persone impiegate nell'interferenza con il modo in cui i nostri figli crescono – e che tutti questi soldi e tutte queste persone, tutto il tempo che prendiamo alle vite dei bambini e tenendoli lontano da casa, dalle famiglie, dai vicini, dalle esplorazioni private – va tutto in direzione dell'istruzione.

Ciò sembra radicale, lo so. Sicuramente in una società moderna e tecnologica è la quantità di istruzione e la somma di denaro che si spende che fa acquistare valore. Però lo scorso anno ho ancora ascoltato a St. Louis un vice-presidente della IBM dire, ad una conferenza di persone riunite per riprogettare il processo di certificazione dell'insegnante, che secondo la sua opinione questo paese è diventato esperto di computer grazie all'auto-insegnamento, non attraverso alcuna azione delle scuole. Ha detto che 45 milioni di persone si sono trovate a loro agio con i computer che hanno imparato ad usare attraverso dozzine di strategie non metodiche, nessuna delle quali realmente professionale; se le scuole avessero anticipato il diritto ad insegnare l'uso del computer saremmo stati in un'orribile casino proprio ora, invece di guidare il mondo nell'apprendimento di ciò. Ora pensate alla Svezia, un paese bello, sano, prosperoso ed aggiornato con una reputazione spettacolare per la qualità in tutto ciò che produce. Sembra di avere la sensazione che le loro scuole debbano avere qualcosa a che fare con ciò.

Allora cosa ne dite del fatto che non si può andare a scuola in Svezia finchè non si ha 7 anni? La ragione per cui i poco sentimentali svedesi hanno spazzato via ciò che sarebbe stata la prima e la seconda elementare, è che non vogliono la grande fattura sociale che rapidamente matura quando ragazzini e ragazzine sono strappati dai loro migliori insegnanti a casa troppo presto.

Non vale la pena pagare, dicono gli svedesi, per fornire lavori ad insegnanti e terapisti se il risultato sono ragazzi malati ed incompleti che non possono essere rimessi in sesto di nuovo molto facilmente. L'intera sequenza scolastica svedese non è di 12 anni – è di nove. Meno istruzione, non di più. I diretti risparmi di un tale passo negli Stati Uniti sarebbero di 75$-100$ miliardi, un sacco di mutui sulla casa ripagati, un sacco di tempo libero con cui cercare un'istruzione.

Chi è stato che ha deciso di forzare la vostra attenzione sul Giappone invece che sulla Svezia? Il Giappone con le sue scuole di lunga durata ed obbligatorie per volere dello Stato, invece che la Svezia con le sue scuole di breve durata, una sequenza scolastica breve ed una libera scelta sul dove vostro figlio è educato? Chi ha deciso che avreste dovuto sapere del Giappone e non di Hong Kong, un suo vicino asiatico con scuole di breve durata che superano il Giappone in matematica ed in scienza a tutti i livelli? Quali interessi vengono soddisftatti nel nascondervi ciò?

Una delle ragioni principali per cui noi siamo nel casino in cui ci troviamo oggi è che abbiamo permesso all'istruzione di diventare un monopolio molto redditizio, garantito ai suoi clienti dal potere di polizia dello Stato. L'istruzione professionale attrae investimenti crescenti solo quando insegna scarsamente e dal momento che non ci sono alcune sanzioni per simili comportamenti, la tentazione di non fare un buon lavoro sarà schiacciante. Ecco perchè lo staff scolastico, sia sul modo di pensare che sulla gestione, è coinvolto in un sistema corporativo; in quell'antica forma di associazione in cui a nessun singolo membro è permesso di superare qualsiasi altro membro, di mettersi in evidenza o di introdurre una nuova tecnologia oppure improvvisare senza il preventivo consenso della corporazione. La violazione di questi precetti è duramente sanzionata – come Marva Collins, Jaime Escalante ed un gran numero di (una volta) brillanti insegnanti hanno scoperto.

La realtà della corporazione non può essere rotta senza restituire il potere decisionale primario ai genitori, lasciandoli comprare ciò che vogliono comprare per l'insegnamento scolastico, ed incoraggiare la realtà imprenditrice che è esistita sin dal 1852. Questo è il perchè esorto ogni attività finanziaria a pensarci due volte prima di entrare in una relazione cooperativa con le scuole che abbiamo oggi. Cooperare con questi posti li renderà soltanto peggiori.

La struttura dell'insegnamento scolastico americano, del ventesimo secolo, iniziò nel 1806 quando i soldati dilettanti di Napoleone sconfissero quelli professionisti della Prussia nella battaglia di Jena. Quando i tuoi affari riguardano la vendita di soldati, perdere una battaglia come quella è una cosa seria. Quasi immediatamente dopo un filosofo tedesco chiamato Fichte consegnò il suo famoso "Discorso alla Nazione Tedesca", che diventò uno dei più influenti documenti nella storia moderna. In effetti egli disse ai prussiani che il partito era finito, che la nazione sarebbe dovuta procedere attraverso una nuova istituzione utopica di scuola forzata in cui ognuno avrebbe imparato a prendere ordini.

Così il mondo prese la via della scuola obbligatoria infine, per la prima volta nella storia dell'umanità; la scuola forzata moderna partì in Prussia nel 1819 con una chiara visione di cosa le scuole centralizzate potessero consegnare:

Soldati obbedienti all'esercito, lavoratori obbedienti alle miniere; servi civili ben subordinati al governo; impiegati ben subordinati all'industria; cittadini che la pensassero allo stesso modo sulle principali questioni.

Le scuole avrebbero creato un consenso nazionale artificiale sulle questioni che sarebbero state concepite preventivamente dalle famiglie dirigenti tedesche e dal comando delle istituzioni. Le scuole avrebbero creato unità tra tutti gli Stati tedeschi, unificandoli infine nella Grande Prussia.

L'industria prussiana risultò in forte espansione sin dall'inizio. Era vincente nel sistema bellico e la sua reputazione negli affari internazionali era molto alta. Ventisei anni dopo che questa forma di scuola iniziò, il re di Prussia fu invitato in Nord America per determinare il confine tra gli Stati Uniti ed il Canada. Trentatre anni dopo quella fatidica invenzione dell'istituzione scolastica centrale, sotto la richiesta ufficiale di Horace Mann e motli altri cittadini influenti, abbiamo preso in prestito lo stile scolastico prussiano e fatto nostro.

Dovete sapere ciò perchè nei primi 50 anni la nostra istituzione scolastica di stampo prussiano – la quale era creata per dare vita ad una forma di socialismo di Stato – gradualmente spodestò lo scopo tradizionale americano, ovvero preparare l'individuo ad essere fiducioso in se stesso.

In Prussia lo scopo del Volksschule, che educava il 92% dei bambini, non era per nulla lo sviluppo intellettuale, bensì la socializzazione nell'obbedienza e nella subordinazione. Il pensiero era lasciato al Real Schulen, in cui l'8% dei ragazzi vi prendeva parte. Ma per la maggior parte della massa lo sviluppo intellettuale era considerato un'orrore dai dirigenti, come qualcosa che causasse agli eserciti di perdere le battaglie.

La Prussia architettò un metodo basato su complesse frammentazioni per assicurarsi che i prodotti della sua scuola si adattassero al grande progetto sociale. Alcuni di questi metodi coinvolgevano la divisione di intere idee in materie scolastiche, ognuna delle quali ulteriormente divisibile, altri metodi coinvolgevano brevi periodi accentuati dal suono di un corno cosicché l'automotivazione nello studio sarebbe stata cambiata da incessanti interruzioni.

C'erano molte tecniche di formazione, ma tutte erano costruite attorno alla premessa che l'isolamento dall'informazione diretta e la frammentazione dell'informazione astratta presentata dagli insegnanti, avrebbe dato come risultato laureati obbedienti e subordinati adeguatamente rispettosi degli ordini arbitrari. Uomini "inferiori" sarebbero stati incapaci di interferire con coloro che decidevano le strategie politiche perchè, nonostante potessero ancora lamentarsi, non potevano organizzare un pensiero prolungato o completo. I bambini ben scolarizzati non pensano in modo critico, non possono argomentare efficacemente (grassetti miei, n.d.t.).

Uno dei più interessanti sottoprodotti dell'istruzione prussiana si scoprì essere le due più devastanti guerre della storia moderna. Erich Maria Ramarque nel suo classico "All'Ovest Niente di Nuovo" ci dice che la Prima Guerra Mondiale fu causata dai trucchi dei maestri ed il famoso teologo protestante Dietrich Bonhoeffer disse che la Seconda Guerra Mondiale fu l'inevitabile prodotto del buon insegnamento scolastico.

E' importante sottolineare che Bonhoffer intendeva ciò letteralmente, non metaforicamente – l'insegnamento scolastico secondo il modo prussiano rimuove l'abilità della mente di pensare da sola. Insegna alle persone ad aspettare un'insegnante per dire loro cosa fare e se ciò che hanno fatto è buono o cattivo. L'insegnamento prussiano paralizza la volontà morale come anche l'intelletto. E' vero che a volte gli studenti ben scolarizzati sembrano furbi, perchè memorizzano molte opinioni di grandi pensatori, però sono praticamente seriamente danneggiati perchè la loro abilità di pensare è lasciata primitiva e non sviluppata. Siamo andati dagli Stati Uniti alla Prussia e ritorno perchè un piccolo numero di ardenti leader ideologici visitarono la Prussia nella prima metà del diciannovesimo secolo e si innamorarono di questo ordine, di questa obbedienza, di questa efficienza del sistema prussiano, ed inesorabilmente fecero proseliti su questi lidi con una traduzione della visione prussiana.

Se lo socpo finale della Prussia era l'unificazione della Germania, il nostro scopo principale, così quegli uomini pensavano, era l'unificazione delle orde di immigrati cattolici in un consenso nazionale basato su un modello culturale nord europeo. Per fare ciò i bambini sarebbero dovuti essere rimossi dai loro genitori e dall'inappropriata influenza culturale. In questo modo l'insegnamento obbligatorio, una cattiva idea che è circolata almeno sin dalla "Repubblica" di Platone ed una cattiva idea che il New England provò ad imporre nel 1650 senza alcun successo, fu finalmente inserito di forza nella legislatura del Massachusetts nel 1852. Fu, ovviamente, la famosa legislatura del "Non so Niente" che fece passare questa legge, una legislatura che fu l'avanguardia di una famosa società segreta che prosperò a quel tempo conosciuta come "L'Ordine della Bandiera a Stelle e Striscie", la cui parola d'ordine era la semplice frase "Io non so niente" – da qui la popolare etichetta attaccata al braccio politico della società segreta, "Il Partito Americano". Nei successivi 50 anni Stato dopo Stato seguirono questa causa, chiudendo le scuole facoltative che cedevano il passo al nuovo monopolio del governo.

Ci fu una potente eccezione a ciò – i bambini che potevano permettersi di essere istruiti privatamente. E' importante notare che la premessa sottostante dell'insegnamento scolastico prussiano è che il governo è il vero genitore dei bambini – lo Stato è sovrano al di sopra della famiglia. Al più estremo polo di questa nozione c'è l'idea che i genitori biologici sono il vero nemico dei loro stessi figli, e non ci si deve fidare di loro. Come fece il sistema di rincitrullimento prussiano ad impadronirsi delle scuole americane?

Migliaia e migliaia di giovani uomini da famiglie americane di spicco viaggiarono verso la Prussia ed altre parti della Germania durante il diciannovesimo secolo e riportarono a casa un dottorato di ricerca in una nazione in cui una simile credenziale era sconosciuta. Questi uomini anticipavano le alte posizioni nel mondo accademico, nella ricerca aziendale e nel governo, al punto tale che le opportunità in questi posti erano quasi precluse a coloro che non avessero studiato in Germania, oppure che non fossero direttamente discepoli di qualcuno che avesse un dottorato di ricerca acquisito in Germania, come John Dewey era il discepolo di G. Stanley Hall alla John Hopkins. Praticamente ogni singolo fondatore dell'insegnamento scolastico americano aveva fatto il pellegrinaggio in Germania e molti di questi uomini scrissero relazioni, che circolarono ampiamente, lodando i metodi teutonici. Il famoso "7th Report" di Horace Mann del 1844, ancora disponibile in molte librerie, era forse il più importante di queste.

Dal 1889, poco più di 100 anni fa, il raccolto era pronto per la mietitura. Fu quell'anno in cui William Torrey Harris, Commissario dell'Educazione degli Stati Uniti, assicurò ad un magnate delle ferrovie, Collis Huntington, che le scuole americane erano "scientificamente progettate" per impedire che potesse accadere "la super-istruzione". L'americano medio sarebbe stato soddisfatto del suo umile ruolo nella vita, disse il commissario, perchè non sarebbe stato tentato di pensare a qualsiasi altro ruolo. Io credo che Harris intendesse dire che egli non sarebbe stato capace di pensare a qualsiasi altro ruolo. Nel 1896 il famoso John Dewey, allora all'Università di Chicago, disse che le persone indipendenti e fiduciose nelle loro capacità erano un'anacronismo controproducente nella società collettiva del futuro. Nella società moderna, disse Dewey, le persone sarebbero state definite dalle loro associazioni – non dalle loro qualità personali.

In un simile mondo le persone che leggono troppo bene o troppo prematuramente sono pericolose perchè diventano personalmente potenti, sanno troppo e sanno come scoprire ciò che loro non sanno da soli, senza consultare esperti. Dewey disse che l'errore della pedagogia tradizionale era quello di lasciare che la lettura e la scrittura costituissero la maggior parte dei primi compiti scolastici. Incalzava dicendo che il metodo di insegnamento della fonetica fosse abbandonato e rimpiazzato interamente dal metodo della parola, non perchè quest'ultimo fosse più efficiente (egli ammise infatti che era meno efficiente) ma perchè i pensatori indipendenti erano prodotti dai libri difficili, pensatori che non potevano essere socializzati molto semplicemente. Con la socializzazione Dewey intendeva un programma di obiettivi sociali amministrati dai migliori pensatori sociali nel governo.

Questo fu un grande passo sulla strada verso il socialismo statale, la forma introdotta in Prussia, ed è una visione radicalmente sconnessa con il passato americano, le sue speranze storiche ed i suoi sogni. Il precedente professore di Dewey ed amico più vicino, G. Stanley Hall, disse ciò all'incirca nello stesso tempo: "La lettura non dovrebbe essere più una fissazione. Alla lettura dovrebbe essere prestata scarsa attenzione". Hall era uno dei tre uomini responsabili per la costruzione di una gigante infrastruttura amministrativa sulle classe scolastiche. Quanto enorme quella struttura diventò realmente, può solo essere compreso con i paragoni: lo Stato di New York, per esempio, ingaggia più amministratori scolastici rispetto a tutte le nazioni della Comunità Economica Europea combinate insieme.

Una volta che si pensa che il controllo del comportamento è quello per cui le scuole esistono, la parola "riforma" pernde un significato molto particolare. Vuol dire fare aggiustamenti alla macchina cosicché i giovani soggetti non si rivolteranno e divincolerrano, mentre le loro menti e corpi sono scientificamente controllati (grassetti miei, n.d.t.). Aiutare i ragazzini ad usare meglio le loro teste non è attinente al punto. Bertrand Russell una volta osservò che l'insegnamento scolastico americano era tra gli esperimenti più radicali nella storia umana, quell'America stava deliberatamente negando ai suoi figli gli strumenti per il pensiero critico. Quando si vuole insegnare ai bambini a pensare, si inizia a trattarli seriamente quando sono piccoli, dando loro responsabilità, parlando loro candidamente, fornendo loro privacy e solitudine e rendendo loro lettori e pensatori di pensieri significativi sin dall'inizio. Così è, se si vuole insegnare loro a pensare.

Non c'è nessuna prova che ciò è stato uno scopo dello Stato sin dal momento che l'insegnamento obbligatorio è partito. Quando Frederich Fröbel, l'inventore del kindergarten nella Germania del diciannovesimo secolo, modellò la sua idea non aveva in mente un "giardino per i bambini", ma una metafora di insegnanti come giardinieri e bambini come vegetali. Il kindergarten fu creato per essere un modo per rompere l'influenza delle madri sui loro bambini. Io noto con interesse la crescita di asili negli Stati Uniti e le ripetute esortazioni di estendere la scuola anche ad età più basse per includere i bambini di 4 anni.

Il movimento verso il socialismo statale non è solo una curiosità storica ma una forza dinamicamente potente nel mondo intorno a noi. Sta combattendo per la sua vita contro quelle forze che vorrebbero, attraverso buoni e detrazioni fiscali, privarlo della sua linfa vitale finanziaria, ed ha risposto a questa stoccata con una maggiore domanda per il controllo sulle vite dei bambini ed anche più denaro che questo controllo richiede per il giorno e l'anno scolastico prolungato.

Un movimento visibilmente tanto distruttivo all'individualità, alla famiglia ed alla comunità quanto il sistema scolastico di governo ci si sarebbe aspettato che fosse collassato alla faccia del suo lugubre record, insieme al massiccio aumento dell'estorsione a scapito del contribuente, ma ciò non è accaduto. La spiegazione si può ampiamente ritrovare nella trasformazione dell'insegnamento scolastico da un semplice servizio alle famiglie ed alle città ed un'enorme azienda centralizzata e corporativa.

Mentre questo sviluppo ha avuto effetti marcatamente avversi sulle persone e sulle nostre tradizioni democratiche, l'insegnamento scolastico è stato reso l'unico e più grande datore di lavoro negli Stati Uniti ed il più grande garante di contratti dopo il Dipartimento della Difesa. Entrambi questi fenomeni di poca visibilità forniscono il monopolio dell'insegnamento scolastico con potenti amici dei politici, editori, avvocati ed altri utili alleati. Questa è larga parte della spiegazione per cui la quantità dei fallimenti nelle scuole non cambia mai le cose, o non le cambia per molto tempo. Le persone nella scuola sono in una posizione per sopravvivere ad ogni tempesta e di mantenere sguardi indagatori completamente confusi limitando la soglia dell'attenzione pubblica.

Una visione d'insieme della breve storia di questa istituzione rivela un sentiero marcato da intervalli di indignazione pubblica, seguito da un'allargamento del monopolio in ogni caso.

Dopo circa 30 anni spesi dentro un numero di scuole pubbliche, alcuni lo considerano un bene, altri lo considerano un male, percepisco che la gestione non può pulire la sua stessa casa. Marginalizza incessantemente tutti i cambiamenti significativi. Non ci sono incentivi per i "proprietari" della struttura per riformarla, nemmeno può esserlo senza la concorrenza esterna.

Ciò che sarebbe servito per diverse decadi è il tipo di libero mercato che abbiamo avuto all'inizio della nostra storia nazionale. Non può essere sempre sottolineato che non esiste alcun sistema di teoria per definire accuratamente il modo in cui i bambini imparano, oppure quale apprendimento vale di più adottare. Pretendendo l'esistenza di ciò ci siamo tagliati fuori dall'informazione e dall'innovazione che solo un reale mercato può fornire. Fortunatamente la nostra situazione nazionale è stata così favorevole, così dominante attraverso la maggior parte della nostra storia, che il margine di errore permesso è stato vasto.

Ma il futuro non è così chiaro. La violenza, la dipendenza da droghe, il divorzio, l'alcoolismo, l'isolamento....tutte queste sono nient'altro che situazioni tangibili di povertà nell'educazione. Sicuramente le scuole, come le istituzioni che monopolizzano durante il giorno l'infanzia, possono essere chiamate in causa per tutto questo. In una democrazia i giudici finali non possono essere gli esperti, ma solo le persone.

Fidatevi delle persone, dategli delle possibilità e l'incubo della scuola svanirà in una generazione.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


domenica 11 luglio 2010

Perchè le scuole non educano


Dopo un piccolo intermezzo di vacanza torno a postare qualcosa.
Nello specifico, un'interessante punto di vista su dove e come la scuola debba indirizzarsi per un avvenire che le garantisca di non essere più quella macchina di propaganda che al momento è.

Questo articolo è il testo di un discorso di John Taylor Gatto dove accetta il premio come Miglior Insegnante dell'Anno di New York, il 31 gennaio 1990.


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di John Taylor Gatto

Accetto questo premio nell'interesse di tutti quei buoni insegnanti che ho conosciuto durante gli anni in cui ho combattuto per rendere le loro interazioni con i ragazzi onorabili, uomini e donne che non sono mai soddisfatti, che chiedono senza sosta e si battono strenuamente per definire e ridefinire senza fine ciò che la parola "educazione" debba significare. Un'Insegnante dell'Anno non è il miglior insegnate in circolazione, quelle persone sono abbastanza facili da scoprire, ma è un latore-standard, un simbolo di queste persone che spendono le loro vite con piacere a servizio dei ragazzi. Questo è un loro premio come lo è il mio.

Viviamo in un tempo di grande crisi per la scuola. Il livello dei nostri ragazzi nella lettura, nella scrittura e nell'aritmetica è al diciannovesimo posto tra i paesi indutrializzati. Veramente in basso. L'economia narcotica mondiale è basata sul nostro consumo di merci, se non comprassimo così tanti sogni di polvere la finanza collasserebbe – e le scuole sono un importante punto di vendita in saldo. Il tasso di suicidi tra i ragazzi è tra i più alti del mondo ed i suicidi sono ragazzi provenienti per la maggiore da famiglie ricche, non da quelle povere. A Manhattan il 50% di tutti i matrimoni dura meno di cinque anni. Quindi c'è qualcosa che non va.

La crisi della nostra scuola è solo un riflesso di questa grande crisi sociale. Sembra che abbiamo perso la nostra identità. Ragazzi e vecchi sono rinchiusi e segregati dal mondo degli affari ad un livello senza precedenti – nessuno parla più con loro e senza ragazzi ed anziani che si confrontano nella vita quotidiana la comunità non ha ne futuro ne passato, solo un continuo presente. Infatti il termine "comunità" difficilmente si applica al modo con cui interagiamo tra di noi. Viviamo in reticolati, non in comunità e tutti quelli che conosco si sentono soli per questa ragione. In qualche strano modo la scuola è l'attrice protagonista di questa tragedia, proprio come è colpevole dell'allargamento tra le classi sociali. Usando la scuola come una sorta di meccanismo siamo diretti sulla via di creare un sistema di caste, completa di paria che vagano nelle metropolitane mendicando e dormendo per le strade.

Ho notato un fenomeno affascinante nei miei 25 anni di carriera scolastica – ovvero che le scuole e l'educazione sono crescentemente irrilevanti per la grande maggioranza delle imprese sul pianeta. Nessuno crede più che gli scienziati siano preparati in corsi scientifici oppure che i politici sono preparati in corsi d'educazione civica o che i poeti in corsi d'inglese. La verità è che la scuola non insegna, a parte obbedire agli ordini. Questo è un grande mistero per me perchè migliaia di esseri umani, persone che si preoccupano, lavorano nelle scuole come insegnanti, sostenitori ed amministratori ma la logica astratta dell'istituzione sommerge i loro contributi individuali. Sebbene gli insegnanti si preoccupino e lavorino duramente, l'istituzione è psicopatica – non ha coscienza. Suona una campanella ed il ragazzo nel bel mezzo della scrittura di un componimento dovrà chiudere il suo quaderno e spostarsi in una cella differente, dove dovrà memorizzare che l'uomo e le scimmie derivano da un comune antenato.

La nostra forma di educazione obbligatoria è un'invenzione dello Stato del Massachusetts intorno al 1850. Fu rigettata – a volte anche con le armi – da uno stimato 80% della popolazione del Massachusetts; l'ultimo avamposto a Barnstable sul Capo Cod a non consegnare i propri figli fino al 1880, quando l'area fu conquistata con l'uso della milizia e i bambini marciarono verso scuola sotto osservazione guardinga.

Ora ecco un curioso pensiero su cui riflettere. L'ufficio del senatore Ted Kennedy rilasciò un documento non molto tempo fa asserendo che prima dell'educazione obbligatoria il tasso di conoscenza di lettura e scrittura nello Stato era del 98% e dopo di questa non raggiunse mai più il 91% dove si trovava nel 1990. Spero che ciò vi interessi.

Qui c'è un altra curiosità su cui riflettere. Il movimento della scuola a casa è cresciuto abbastanza da raggiungere 1 milione e mezzo di ragazzi che sono istruiti interamente dai loro genitori. Lo scorso mese la stampa scolastica ha riportato la strabiliante notizia che i ragazzi che frequentano l'insegnamento a casa sembrano essere cinque o dieci anni più avanti nelle loro facoltà di pensare rispetto ai loro coetanei.

Non penso che ci sbarazzeremo delle scuole tanto presto, sicuramente non durante la mia esistenza, ma se vogliamo cambiare ciò che rapidamente sta diventando un disastro dell'ignoranza, dobbiamo riconoscere che l'istituzione scolastica "addestra" molto bene, ma non "educa" – ciò è inerente con il modello della cosa. Non è colpa dei cattivi insegnanti o dei pochi soldi spesi, solamente è impossibile per educazione ed istruzione essere la stessa cosa.

Le scuole furono progettate da Horace Mann, Barnard Sears, Harper dell'Università di Chicago, Thorndyke della Columbia Teachers College ed alcuni altri uomini atti ad essere strumenti della gestione scientifica della massa. Le scuole sono intese a produrre, attraverso l'applicazione di formule, esserei umani formulari i quali comportamenti possono essere predetti e controllati.

In grande misura, le scuole riescono brillantemente nel fare ciò. Ma la nostra società si sta disintegrando, ed in un tale ambiente, le uniche persone che hanno successo sono quelle auto-sufficienti, fiduciose ed individualiste – poichè la vita comunitaria dove viene protetto il dipendente ed il debole è morta. I prodotti dell'istruzione sono, come ho detto, irrilevanti. Le persone ben istruite sono irrilevanti. Possono vendere film e rasoi per radere, compilare scartoffie e rispondere al telefono, o sedere incurantemente di fronte ad un computer lampeggiante ma come esseri umani sono inutili. Inutili agli altri ed inutili a loro stessi.

La miseria giornaliera intorno a noi, penso, in larga misura è causata dal fatto che – come Paul Goodman disse trenta anni fa – noi forziamo i ragazzi a crescere nell'assurdo. Ogni riforma scolastica deve avere a che fare con le sue assurdità.

E' assurdo e contro-vitale essere parte di un sistema che ti obbliga a sedere in prigionia con altre persone della stessa età e classe sociale. Quel sistema effettivamente ti taglia via dall'immensa diversità della vita e dalla sinergia della varietà, ti taglia via dal tuo passato e futuro, inquadrandoti in un continuo presente come fa la televisione.

E' assurdo e contro-vitale essere parte di un sistema che ti obbliga ad ascoltare da uno straniero la lettura di una poesia quando tu vorresti imparare a costruire palazzi, oppure sederti con uno straniero e discutere della costruzione di palazzi quando tu vorresti leggere poesie.

E' assurdo e contro-vitale muoversi da una cella ad un'altra al suono di un gong ogni giorno della tua giovinezza in una istituzione che non permette nessuna privacy e ti segue anche nella sacralità della tua casa domandandoti di fare i suoi "compiti".

"Come imparerebbero a leggere?" voi dite e la mia risposta è "Ricordate le lezioni nel Massachusetts". Quando i ragazzi sono distribuiti lungo tutto il corso della vita, invece che per classi d'età in blocchi carcerari, loro imparano a leggere, scrivere e fare calcoli aritmetici con tranquillità se quelle cose hanno senso in quel tipo di vita che si dispiega intorno a loro.

Ma è da tenere a mente che negli Stati Uniti quasi nessuno che legge, scrive o si dedica all'aritmetica guadagna molto rispetto. Siamo un paese di parlatori, paghiamo profumatamente gente che parla ed ammiriamo enormemente gente che parla, così i nostri figli parleranno costantemente seguendo i modelli pubblici della televisione e degli insegnanti. E' davvero difficile insegnare le "basi" perchè non sono più realmente fondamentali per la società che abbiamo creato.

Due istituzioni al momento controllano le vite dei nostri figli – la televisione e la scuola, in questo ordine. Entrambe riducono la saggezza, la tempra, la temperanza e la giustizia del mondo reale in un'astrazione senza fine e senza freno. Nei secoli passati il tempo di un bambino e di un adolescente sarebbe stato occupato dal lavoro reale, dalla reale carità, da avventure reali e dalla realistica ricerca di mentori che ti avrebbero insegnato ciò che tu realmente volevi imparare. Gran parte del tempo era speso nei bisogni della comunità, dedicandosi agli affetti, studiando ed analizzando ogni livello della comunità, imparando come costruire una casa e dozzine di altri compiti necessari a far diventare un'uomo o una donna completi.

Ma ecco qui il calcolo del tempo che i ragazzi a cui insegno devono affrontare:

Delle 168 ore della settimana, 56 di queste i miei ragazzi le usano per dormire. Ciò lascia loro 112 ore la settimana da dedicare a loro stessi.

I miei ragazzi guardano 55 ore di TV la settimana secondo le recenti relazioni. Ciò lascia loro 57 ore la settimana in cui crescere.

I miei ragazzi frequentano 30 ore di scuola la settimana, usano circa 6 ore per prepararsi, andando e tornando a casa, e spendono un'ammontare di 7 ore nei compiti a casa – un totale di 45 ore. Durante questo lasso di tempo sono sotto una stretta sorveglianza, non hanno ne tempo per loro ne spazi privati e sono puniti se provano ad affermare la propria individualità nell'uso di quel tempo e di quello spazio. Ciò lascia loro 12 ore la settimana nelle quali costruire una consapevolezza unica. Sicuramente i miei ragazzi mangiano e ciò prende loro del tempo – non molto, poichè hanno perso la tradizione di cenare con tutta la famiglia, ma se assegnamo 3 ore la settimana per i pasti serali, arriviamo all'ammontare netto di tempo proprio per ogni ragazzo di 9 ore.

E' abbastanza. E' veramente abbastanza? Più il ragazzo è ricco meno televisione guarderà, ma il tempo del ragazzo ricco è pressochè circoscritto da una sorta di ampio catalogo di intrattenimenti commerciali e raramente accade che la serie di lezioni a cui è iscritto siano di sua scelta.

Dire che queste cose siano bizzarre è dire poco, solo un ulteriore trucco per creare dipendenza negli esseri umani, incapaci di riempire da soli le proprie ore, incapaci di iniziare a percorrere un fine per dare sostanza e piacere alla propria esistenza. E' una malattia nazionale questa dipendenza e mancanza di scopo, e penso che la scuola, le lezioni e la TV – tutte le componenti di questa messinscena – hanno molto a che fare con la stessa malattia..

Si pensi alle cose che ci stanno uccidendo come nazione – droghe narcotiche, competizione stupida, sesso ricreativo, la pornografia della violenza, alcohol, gioco d'azzardo e la peggiore pornografia tra tutte – vite dedicate a comprare cose, l'accumulo è diventato una filosofia – tutta la lista di queste cose sono vizi che assoggettano le personalità dipendenti e questo è ciò che il marchio scolastico deve inevitabilmente produrre.

Vorrei dirvi quali sono gli effetti sui ragazzi nel togliere loro l'intero tempo personale – tempo di cui hanno bisogno per crescere – e nel forzarli a spenderlo nelle astrazioni. Dovete ascoltare ciò che ho da dirvi, perchè nessuna riforma che non attacchi queste specifiche patologie non sarà altro che mera apparenza.
  1. I ragazzi a cui insegno sono indifferenti al mondo degli adulti. Ciò li bandisce da migliaia di anni d'esperienza. Uno studio accurato su cosa le grandi persone erano impegnate a fare aveva sempre come risultato l'occupazione più eccitante della loro gioventù, ma nessuno vuole crescere al giorno d'oggi e chi li può biasimare? Noi siamo i giocattoli.
  2. I ragazzi a cui insegno non hanno quasi più curiosità e qualsiasi interesse abbiano è solo passeggero; non riescono a concentrarsi a lungo, perfino nelle cose che loro scelgono di fare. Riuscite a vedere una connessione tra le campanelle che suonano ancora ed ancora per il cambio delle classi e questo fenomeno di attenzione evanescente?
  3. I ragazzi a cui insegno hanno uno scarso senso del futuro, di come il domani sia inestricabilmente connesso all'oggi. Come ho detto prima loro vivono in un continuo presente, l'esatto momento in cui sono è il confine della loro consapevolezza.
  4. I ragazzi a cui insegno sono a-storici, non hanno alcuna concezione di come il passato abbia predestinato il loro attuale presente, limitando le loro scelte, formando i loro valori e vite.
  5. I ragazzi a cui insegno sono crudeli tra loro, mancano di compassione per la sventura, ridono delle debolezze ed hanno disprezzo per quelle persone il quale bisogno d'aiuto affiora con estrema chiarezza.
  6. I ragazzi a cui insegno si trovano a disagio con l'intimità e il candore. Il mio pensiero è che, per questo particolare, loro siano come molte di quelle persone che sono state adottate che ho conosciuto – non riescono ad affrontare genuinamente l'intimità a causa di un'abitudine di tutta una vita che li ha portati a preservare nel profondo un se stesso segreto a vantaggio di una personalità esterna composta da pezzi e parti artificiali di carattere presi in prestito dalla televisione o acquisiti per manipolare gli insegnanti. Poichè loro non sono chi vorrebero far credere di essere, questo camuffamento si affievolisce in presenza di intimità, quindi devono evitare di avere relazioni intime.
  7. I ragazzi a cui insegno sono materialisti, seguendo la guida degli insegnanti che materialisticamente "classificano" ogni cosa – ed i mentori televisivi che offrono loro qualsiasi cosa nel mondo gratis.
  8. I ragazzi a cui insegno sono dipendenti, passivi e timidi in presenza di nuovi sfidanti. Ciò è spesso mascherato da una spacconeria superficiale o da rabbia oppure aggressività, ma al di sotto di queste c'è un vuoto senza forza d'animo.
Potrei elencare alcune altre condizioni che la riforma scolastica dovrebbe affrontare se si vuole frenare il nostro declino nazionale, ma ora avreste dovuto aver afferrato le mie convinzioni, che siate d'accordo o meno. La scuola o la TV hanno causato queste patologie, oppure entrambe. E' una semplice questione di aritmetica, tra l'educazione e la televisione tutto il tempo che i ragazzi hanno è divorato dalle stesse. Questo è ciò che ha distrutto la famiglia americana, non è più un fattore d'educazione dei figli. Televisione e scuola, tra queste due risiede indubbiamente la colpa.

Cosa può essere fatto? Primo, abbiamo bisogno di un feroce dibattito nazionale che non si arresti, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Abbiamo bisogno di urlare ed argomentare circa l'attuale situazione scolastica finchè non è aggiustata o rotta senza speranza di riparazione, l'una o l'altra. Se possiamo aggiustarla, bene; se non possiamo, allora il successo della scuola a casa mostra una strada differente da prendere, la quale possiede un futuro promettente. Versando i soldi che ora versiamo nell'educazione familiare potremmo prendere due piccioni con una fava, riparando le famiglie di conseguenza si assesterebbero anche i ragazzi.

Una riforma genuina è possibile ma non dovrebbe costare niente. Dobbiamo ripensare alle premesse fondamentali dell'educazione e decidere ciò che noi vogliamo che i nostri figli imparino e perchè. Per 140 anni questa nazione ha provato ad imporre obiettivi sempre più bassi dal superbo comando centrale composto da "esperti", un'elite centrale di ingegneri sociali. Non ha funzionato. Non funzionerà. Ed è un volgare tradimento della promessa democratica che una volta rendeva questa nazione un nobile esperimento. Il tentativo dei russi di creare la repubblica di Platone nell'Europa dell'est è esploso davanti i nostri occhi, il nostro tentativo di imporre la stessa ortodossia centrale usando le scuole come uno strumento si sta egualmente scucendo, benchè più lentamente e dolorosamente. Non funziona perchè le sue premesse fondamentali sono meccaniche, anti-umane ed ostili alla vita familiare. Le vite possono essere controllate dalla macchina educativa ma reagiranno sempre con armi di patologia sociale – droga, violenza, autodistruzione, indifferenza e i sintomi che vedo nei ragazzi a cui insegno.

E' ora che ci guardiamo indietro per riguadagnare una filosfia educazionale che funzioni. Una che particolarmente mi piace parecchio è stata la favorita delle classi dirigenti europee per migliaia di anni. La uso finchè mi è possibile nel mio modo di insegnare, e la uso tanto più possibile per allontanare la presente istituzione di educazione obbligatoria. Penso che funzioni tanto per i ragazzi poveri quanto per quelli ricchi.

Al nucleo di questo fior fiore di sistema d'educazione c'è la credenza che la conoscenza di sè sia l'unica base della vera conoscenza. Dovunque in questo sistema, ad ogni età, si possono trovare sistemazioni in cui posizionare il ragazzo da solo, in un ambiente senza guida, con un problema da risolvere. Qualche volta il problema è irto e con tanti rischi a carico, come il problema del galoppare un cavallo oppure farlo saltare, ma questo, ovviamente, è un problema meravigliosamente risolto da migliaia di ragazzi prodigio prima dei dieci anni. Potete immaginare che chiunque abbia padroneggiato una simile sfida possa aver avuto una mancanza di fiducia nelle proprie abilità? Qualche volta il problema è il problema di dominare la solitudine, come Thoreau fece a Walden Pond, o Einstein fece alla dogana svizzera.

Uno dei miei studenti, Roland Legiardi-Lura, sebbene entrambi i suoi genitori fossero morti e non gli avessero lasciato nessuna eredità, prese un bicicletta e si mise in viaggio da solo attraverso gli Stati Uniti quando era scarsamente al di fuori dell'adolescenza. Non ci sarebbe da meravigliarsi se poi in età adulta quando decise di fare un film sul Nicaragua, sebbene non avesse ne soldi ne esperienze precedenti nella realizzazione di film, tale lungometraggio risultò vincente nel panorama internazionale – anche se il suo lavoro era quello di carpentiere.

Proprio ora stiamo discutendo tutto il tempo dei nostri figli che hanno bisogno di sviluppare la conoscenza di se stessi. Ciò deve finire. Dobbiamo inventare esperienze scolastiche che ridiano loro indietro un sacco di tempo, dobbiamo fidarci dei ragazzi da un'età precoce concedendo loro studi indipendenti, forse anche posizionati nelle scuole ma che prendano un posto distante dall'ambiente istituzionale. Dobbiamo inventare curriculum dove ogni ragazzo abbia una possibilità di sviluppare caratteristiche personali uniche ed autosufficienza.

Poco tempo fa presi settanta dollari e mandai una ragazzina di dodici anni della mia classe, con sua madre (che non parlava inglese), su un bus diretto nel New Jersey per trovare il capo della polizia di Sea Bright e scusarsi per aver inquinato la spiaggia con una bottiglia di Gatorade. In cambio di queste scuse pubbliche raggiunsi un accordo con il capo della polizia per far fare alla ragazzina un giorno di apprendistato nelle procedure di poizia in un piccolo paese. Pochi giorni dopo altri due ragazzini dodicenni della mia classe viaggiarono da soli fino a West First Street ad Harlem dove iniziarono un apprendistato con un editore giornalistico, la settimana dopo tre ulteriori ragazzi della mia classe si sarebbero ritrovati nel mezzo delle paludi del Jersey alle 6 di mattina, per studiare le strategie di un presidente di una compagnia di trasporti e come organizzasse l'invio di 18 mezzi a Dallas, Chicago e Los Angeles.

Questi ragazzi "speciali" seguono un "programma speciale"? Bè, in un certo senso si, ma nessuno conosce tale programma tranne me e i ragazzi stessi. Sono solo dei simpatici ragazzi provenienti dal centro di Harlem, brillanti e svegli, ma così malamente istruiti che quando mi furono assegnati la maggior parte di loro non riusciva ad addizionare o sottrarre senza alcuna fluidità. E nemmeno uno di loro conosceva la popolazione di New York o quanto distante fosse New York dalla California.

Mi preoccupava ciò? Certamente, ma sono convinto che se loro guadagnano conoscenza di se stessi possono anche diventare insegnanti di se stessi – e solo l'auto-insegnamento ha un valore ultimo.

Dobbiamo dare a questi ragazzi tempo indipendente immediatamente poichè questa è la chiave dell'auto-apprendimento e dobbiamo coinvolgerli di nuovo nel mondo reale il più presto possibile cosicche quel tempo indipendente possa essere speso in qualcos'altro meglio dell'astrazione. Questa è un'emergenza, richiede un'azione drastica per essere corretta – i nostri figli stanno morendo come mosche nella scuola, sia che essa dia una buona o cattiva educazione, è lo stesso. Irrilevante.

Di che altro ha bisogno un sistema scolastico ristrutturato? Deve smetterla di essere un parassita sulla comunità che lavora. Di tutte le pagine nel libro dell'essere umano, il nostro ingresso ha rappresentato solo un supplizio che ha rinchiuso i ragazzi, chiedendo loro di fare nulla in quanto a servizi per il bene generale. Per un pò penso che dovremmo fare del servizio civile una parte fondamentale dell'educazione. A parte l'esperienza che consegna nell'agire in maniera non egoistica, è la strada più breve per dare ai nostri figli responsabilità reali nel grande corso della vita.

Per cinque anni ho percorso un programma di fuoco dove ogni ragazzo, ricco o povero, furbo o lento di comprendonio, spende 320 ore all'anno di duro servizio civile. Dozzine di questi ragazzi tornarono da me l'anno dopo, cresciuti, e mi dissero che quell'esperienza di aiutare qualcun'altro cambiò la loro vita. Insegnò loro a guardare il mondo in modo diverso, a ripensare ai valori ed agli scopi. Accadde quando loro erano tredicenni, nel mio laboratorio scolastico – reso possibile solo perchè il mio ricco distretto scolastico era nel caos. Quando la "stabilità" tornò il laboratorio fu chiuso. Aveva troppo successo con una larga mescolanza di gruppi di ragazzi, ai minimi costi, affinchè gli fosse permesso di continuare. Faceva sfigurare i costosi programmi d'elite.

Non c'è mancanza di problemi reali in città. I ragazzi possono essere chiamati per risolverli in cambio di rispetto ed attenzione da parte di tutto il mondo adulto. Buono per i ragazzi, buono per tutti noi. Questo è un curriculum che insegna la Giustizia, una delle quattro virtù cardinali in ogni sistema d'ottima educazione. La regola vale per tutti, ciò che vale per il ricco e potente vale anche per tutti noi – in più, l'idea è assolutamente gratutita come tutte le altre idee di riforma genuina dell'educazione. Più soldi e più persone inserite in questa istituzione malata la renderanno solo più malata.

Lo studio indipendente, il servizio civile, le avventure nelle sperimentazioni, grandi dosi di solitudine e privacy, un migliaio di tirocini differenti, la varietà di un giorno o più – queste sono tutte vie potenti, economiche ed efficienti da dove far partire una riforma reale dell'istruzione. Ma nessuna riforma su larga scala funzionerà mai per riparare i nostri figli dannegiati o la nostra società danneggiata, finchè l'idea di una "scuola" aperta sarà solo imposta – ovvero l'inclusione della famiglia come motore principale dell'educazione. Gli svedesi si accorsero di ciò nel 1976 quando abbandonarono a tutti gli effetti il sistema di adozione di bambini indesiderati ed invece spesero tempo e fondi nazionali nel rafforzamento della famiglia originale, cosicche i bambini nati da svedesi fossero voluti. Non riscossero un successo completo ma riuscirono a far diminuire il numero di bambini svedesi indesiderati da 6000 nel 1976 a 15 nel 1986. Può essere fatto. Gli svedesi, semplicemente, si stancarono di pagare per il dissesto sociale causato da bambini non allevati dai loro genitori naturali, così fecereo qualcosa. Anche noi possiamo farlo.

La famiglia è il motore principale dell'educazione. Se usiamo l'istruzione per separare i ragazzi dai genitori – e che non si commettano errori, questa è stata la funzione centrale delle scuole fin da quando John Cotton la dichiarò come scopo delle scuole di Bay Colony nel 1650, stessa dichiarazione fatta anche da Horace Mann per le scuole del Massachusetts nel 1850 – continueremo ad avere questo terrificante spettacolo a cui assistiamo ora. Il curriculum di famiglia è il cuore di ogni vita buona, siamo stati separati da quel curriculim, è tempo quindi di ritornarci. Il modo per riportare l'educazione sulla via della guarigione è che le nostre scuole prendano l'iniziativa per scardinare la morsa delle istituzioni sulla vita familiare, promuovere durante l'orario scolastico confronti tra genitori e figli in modo da rinsaldare i legami familiari. Questo era il mio reale obiettivo quando mandai la ragazza e la madre giù sulla costa del Jersey per incontrare il capo della polizia. Ho molte idee su come stilare un curriculum familiare e credo che anche molti di voi avrebbero tante idee una volta iniziato a pensarci. Il nostro più grande problema nello sviluppare questo pensiero basilare che potrebbe riformare la scuola è che abbiamo interessi maggiori a svuotare preventivamente tutti gli orari ed approfittare della scuola esattamente per come è adesso, nonostante la retorica del contrario. Dobbiamo pretendere che le nuove voci e le nuove idee abbaino un seguito, le mie idee e le vostre. Abbiamo fatto una scorpacciata delle cosidette voci autorizzate veicolate dalla televsione e dalla stampa – un'intera decade libera da tutti i dibattiti è ciò che si chiede, niente più opinioni degli "esperti". Gli esperti non ne hanno mai azzeccata una nel campo dell'educazione, le loro "soluzioni" sono dispendiose, auto-referenziali ed implicano sempre più centralizzazione. Basta. E' tempo di ritornare alla democrazia, all'individualità ed alla famiglia. Ho detto la mia. Grazie.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/