venerdì 28 febbraio 2020

Seguire due tipi di denaro: fasullo e reale





di Francesco Simoncelli


Per capire in che condizioni versa l'economia, gli economisti utilizzano varie teorie. Ma quali sono i criteri per decidere se la teoria utilizzata è utile per accertare i fatti? Secondo il modo di pensare generale, la nostra conoscenza del mondo dell'economia è inafferrabile, pertanto si ritiene che il criterio per la selezione di una teoria dovrebbe essere il suo potere predittivo. Finché la teoria "funziona", è considerata valida per quanto riguarda la valutazione di un'economia. Una volta che la teoria smette di essere buona, inizia la ricerca di una nuova.

La teoria economica dovrebbe spiegare l'attività economica, tuttavia i metodi statistici non sono di alcun aiuto al riguardo. Tutto ciò che possono fare è confrontare i movimenti di varie informazioni storiche senza riuscire ad identificare le forze trainanti alla base. Contrariamente al pensiero generale, l'economia non riguarda il prodotto interno lordo, l'indice dei prezzi al consumo, o altri indicatori, bensì gli esseri umani che interagiscono tra loro. Le persone operano all'interno di una struttura di mezzi e fini: usano vari mezzi per arrivare a determinati fini e l'azione intenzionale è la cinghia di trasmissione tra questi due fenomeni. Ciò che limita il raggiungimento di vari fini è la scarsità di mezzi, quindi una volta che aumenteranno di volume questi ultimi sarà possibile perseguire un numero maggiore di fini o obiettivi, vale a dire, aumenteranno gli standard di vita delle persone.

Il fatto che le persone perseguano consapevolmente azioni intenzionali ci fornisce una conoscenza definita, che è sempre valida per quanto riguarda gli esseri umani. Questa conoscenza crea la base per un quadro coerente che consenta una valutazione significativa dello stato di un'economia. Ad esempio, durante una crisi economica, si osserva un calo generale della domanda di beni e servizi. Dobbiamo quindi concludere che tale calo rappresenta la causa di una recessione? Sappiamo che le persone cercano costantemente di migliorare la loro vita e il proprio benessere, di conseguenza il calo della domanda generale è il risultato dell'incapacità delle persone di sostenere la loro di domanda. A sua volta questo significa che non riescono a sviluppare la loro offerta di beni con cui presentarsi sul mercato e successivamente sostenere la loro domanda di beni/servizi con quelli venduti in precedenza. I problemi sul versante della produzione sono le cause di un generale calo della domanda.

Sapere che le persone agiscono intenzionalmente ci consente anche di sconfessare l'idea mainstream secondo cui il "motore" di un'economia è la spesa dei consumatori, ovvero, la domanda crea l'offerta. Sappiamo che senza mezzi, nessun obiettivo può essere raggiunto. Tuttavia i mezzi non spuntano fuori dal nulla, devono essere creati per primi. Quindi contrariamente al pensiero generale, la forza trainante è l'offerta non la domanda. Senza contare che ogni individuo decide quanto del suo reddito utilizzerà per il consumo e quanto per gli investimenti.

O, ad esempio, per contrastare una crisi economica vari esperti sollecitano la banca centrale ad aumentare il ritmo del pompaggio monetario. Il denaro creato dal nulla non promuove la creazione di ricchezza reale, in quanto può svolgere solo il ruolo di mezzo di scambio. Un aumento dell'offerta di denaro non farà altro che indebolire il processo di generazione di ricchezza reale e metterà in moto il ciclo boom/bust.



UNA BUONA TEORIA ECONOMICA SI FOCALIZZA SULLE SPIEGAZIONI, NON SULLE PREVISIONI

La teoria Austriaca del ciclo economico spiega le conseguenze se e quando le banche centrali, in stretta collaborazione con le banche commerciali, aumentano la quantità di denaro nell'economia attraverso l'espansione del credito, ovvero un aumento dei prestiti bancari non coperto da risparmi reali. L'aumento dell'offerta di credito abbassa inizialmente il tasso d'interesse di mercato al di sotto del suo "livello naturale", scoraggiando il risparmio ed incoraggiando i consumi. L'economia entra in un boom, tuttavia dopo che l'iniezione iniziale di nuovo credito ha avuto un impatto sui prezzi e sui salari, le persone si rendono conto che il boom è insostenibile e tornano al loro rapporto risparmio/consumo pre-boom (il tasso d'interesse di mercato torna al livello di quello naturale). Questo è il processo che innesca il bust.

Per evitare questa trasformazione, le banche centrali agiscono per abbassare ulteriormente i tassi d'interesse di mercato, perché se cala ancora di più, la struttura di produzione ed occupazione può essere sostenuta un po' di più e il boom può andare avanti.

Dalla crisi finanziaria del 2008/2009, le banche centrali hanno assunto sempre più il controllo dei tassi d'interesse di mercato. Non si limitano più ad impostarli nel breve termine, ma stanno sforando sempre di più nel lungo termine. Non solo i tassi d'interesse di mercato sono stati distorti ed ancorati ad un livello troppo basso attraverso la politica monetaria, ma viene impedito loro di tornare a livelli economicamente ragionevoli. Controllando i tassi d'interesse di mercato, le banche centrali hanno messo una "rete di sicurezza" sotto le economie ed i mercati finanziari. Poiché le banche centrali hanno segnalato al pubblico di sentirsi responsabili di un'economia sana e, in particolare, di garantire la prevalenza della "stabilità nei mercati finanziari", gli investitori hanno fatto due più due: se le economie o i mercati finanziari dovessero arrivare al limite del collasso, gli investitori possono aspettarsi che le banche centrali intervengano combattendo la crisi. Questa conclusione incoraggia gli investitori ad assumersi ulteriori rischi, ad intensificare i propri investimenti, ad ignorare e sottovalutare il rischio.

La "rete di sicurezza" delle banche centrali produce quindi un mercato finanziario truccato: i prezzi sono ingiustificatamente più alti ed i rendimenti inferiori. In tali condizioni il boom può continuare a durare molto più a lungo rispetto ad uno scenario in cui le forze del libero mercato sono autorizzate a fare il loro lavoro. Ciononostante sarebbe un errore concludere che un boom può essere sostenuto indefinitamente se le banche centrali abbassano il tasso d'interesse di mercato a zero o addirittura lo spingono in territorio negativo. Infatti senza un tasso d'interesse di mercato positivo (in termini reali), l'economia moderna, che poggia sulla divisione del lavoro e sui complessi processi di produzione, non potrebbe esistere.

La manifestazione della preferenza temporale nel mercato è il "tasso di interesse naturale", indica lo sconto sul valore presente o futuro di un bene. La preferenza temporale dell'uomo è, per ragioni logiche, sempre positiva. Potrebbe avvicinarsi allo zero, ma non può mai raggiungerlo, figuriamoci diventare negativa. Quindi, se il tasso d'interesse di mercato è zero, nessuno risparmia più nei processi di produzione, le persone non sono disposte ad offrire i propri risparmi per investimenti sostitutivi o nuovi investimenti accumulandoli sotto il materasso, il consumo di capitale diviene preponderante, ecc. In altre parole, portando il tasso d'interesse di mercato a zero, le banche centrali hanno distrutto l'economia.

Infatti nonostante tutto il loro intervenire non hanno affatto posto fine al ciclo boom/bust e sebbene abbiano prolungato la fase di boom è errato presumere che portando a zero i tassi d'interesse di mercato si potrebbe creare un boom perpetuo. Tale politica è autolesionista: una volta trascinati a zero tutti i tassi d'interesse di mercato, l'attuale sistema economico crollerà.



SEGUIRE IL DENARO (FASULLO)

E la strada è tracciata da come si può leggere dalle ultime notizie sui media generalisti, soprattutto da quello che dice Jerome Powell, ovvero, la FED è pronta a sfoderare un QE ancor più aggressivo di quelli visti finora. Allora diventa chiaro che l'inversione di marcia vista a settembre dello scorso anno non era affatto un caso che coincidesse con una rinnovata spinta al mercato azionario. E sebbene chiunque nel FOMC si sia sbracciato per dire che non si trattasse di un QE, in realtà abbiamo ormai capito che invece le cose stavano così. Ovviamente implementando il ragionamento sin qui adottato si poteva arrivare a tale conclusione ben prima che venisse affermato palesemente, era un'inevitabilità data la fragilità dei mercati stessi a causa della sopraccitata "rete di sicurezza", ma la teoria Austriaca non è una teoria accreditata a livello accademico e mainstream. Non ancora almeno...

Quindi c'è bisogno che qualcuno di "autorevole" si faccia avanti e faccia notare l'ovvio. In fin dei conti è come per le catastrofi, nessuno guarda fino a quando il cataclisma non è alle porte. Lo stesso vale per il rinnovato QE dello scorso settembre. Dapprima il presidente della FED di Dallas ha velatamente raccontato la verità, adesso abbiamo una banca che con un paper di studio ha minuziosamente descritto l'effettiva connessione tra QE e azioni.



Ma attenzione, perché non si tratta solo della FED, come detto nelle sezioni precedenti tutte le banche centrali del mondo sono coordinate per iniettare liquidità ed intervenire in modo permanente nei mercati. Infatti il recente intervento della PBOC nei mercati cinesi per sostenerli e prevenire una rottura della supply-chain della Cina non ha fatto altro che diffondersi nel resto delle borse mondiali. Questa manipolazione senza precedenti ha distorto praticamente tutto quello che si poteva distorcere all'interno del panorama economico, facendo viaggiare l'economia lungo due binari paralleli: uno illusorio e l'altro reale. Nel primo la manna monetaria ha garantito guadagni galattici a chi ha fatto front-running alle banche centrali e ha investito pesantemente (volumi) in strumenti finanziari. Il bilancio della FED è esploso di $500 miliardi in tre mesi e ha portato ad afflussi annuali giganteschi in obbligazioni, titoli tecnologici e persino fondi sanitari.
  • Afflussi in obbligazioni $918 miliardi (annualizzati, $481 miliardi nel 2019)
  • Afflussi in obbligazioni IG $587 miliardi (annualizzati, $308 miliardi nel 2019)
  • Afflussi in debiti dei mercati emergenti e capitali azionari $166 miliardi (annualizzati, $133 miliardi nel 2017)
  • Afflussi in titoli azionari legati alla tecnologia $54 miliardi (annualizzati, $18 miliardi nel 2017).

In breve, per coloro che hanno bisogno di prove sia dell'euforia sia di una bolla gonfiata dalla FED, i quattro grafici qui sopra dicono tutto quello che bisogna sapere. Ho volutamente lasciato per ultima la chicca di questa storia, con la Lagarde che ammette placidamente come le manipolazioni delle banche centrali creino due tipi di economie. Inutile ricordare infatti che anche la BCE è unita alla carovana delle banche centrali che attivamente stanno distorcendo rischi e valutazioni nei mercati, entrate in quella spirale da cui è ormai impossibile uscire pena una correzione severa degli errori economici fin qui nascosti sotto il tappeto. Non scordiamoci, però, quanto detto nelle sezioni precedenti, perché queste scelte hanno un costo e viene pagato dall'altro binario parallelo, quello popolato da Main Street. Infatti se prendiamo ad esempio l'Europa notiamo che a fronte di tutti gli interventi finora messi in piedi, l'economia della gente comune è al palo e continua a scivolare lentamente nell'oblio.




Lo stesso vale per gli Stati Uniti. Sebbene a livello nominale sembra che tutti siano più ricchi, a livello reale la maggior parte delle persone sta peggio. Infatti le politiche monetarie allentate non hanno fatto nulla per la gente comune, anzi hanno esacerbato ancor di più l'ineguaglianza sociale. Perché? Perché è così che funziona l'inflazione monetaria e successivamente quella dei prezzi. Creare denaro fasullo è un'azione ordita per fregare qualcuno, di solito quelle persone che ricevono il denaro creato ex novo per ultimi o non lo ricevono affatto. I pensionati, ad esempio, vivono con i soldi guadagnati decenni prima. Quando i prezzi al consumo aumentano, perdono potere d'acquisto.

Ma l'inflazione agisce in modo nascosto e sfuggente. Nell'ultimo mezzo secolo la maggior parte del denaro creato ex novo è stato investito in asset. Ecco perché i ricchi sono diventati molto più ricchi. La maggior parte delle persone, senza risorse finanziarie, è il 30% più povera di 20 anni fa. E il tipico stipendio di una famiglia vale meno in denaro reale rispetto a 45 anni fa.

L'inflazione deve fregare qualcuno, altrimenti perché preoccuparsi di gonfiare l'offerta di denaro? Lo stato controlla il sistema monetario e non produce ricchezza, tutto ciò che fa è "ridistribuire" quella esistente. L'inflazione è solo un altro modo di farlo.




Questa fregatura diviene più chiara se mettiamo il quadro generale in prospettiva: sin da quando nel 1971 è stato dichiarato il denaro fasullo tanto buono quanto quello reale (coperto dall'oro), la fregatura ha preso definitivamente forma. L'idea originale era quella di fregare i francesi e gli altri stranieri che detenevano dollari. A loro era stata promessa un'oncia d'oro per ogni $35; oggi avrebbero dovuto presentarsi con $1.500+ per ottenere esattamente la stessa oncia d'oro. Una fregatura del 97,7% dei loro soldi.

Ma quello era solo l'inizio. Fino al 1970 gli Stati Uniti avevano sempre avuto un surplus commerciale in ogni singolo anno sin dalla fine del 1800. Quando poi è stato introdotto il denaro fasullo, gli americani avrebbero potuto fregare gli stranieri due volte, pagando beni e servizi con pezzi di carta verdi e non doverli mai rimborsare in oro. Dopo il 1975 non hanno mai più avuto un avanzo commerciale. I nuovi dollari fasulli si sono rivelati utili anche per fregare gli stessi americani, permettendo ai pianificatori centrali di acquisire risorse senza dover aumentare le tasse.

E oggi sono arrivati a spendere più di mille miliardi di dollari all'anno, la maggior parte dei quali presi in prestito attraverso l'emissione di obbligazioni piuttosto che con un aumento delle tasse. Questo era solo un modo per fregare le generazioni future, chi ancora non è nato non si lamenta e non vota. Ma poi il 17 settembre 2019 il futuro si è ribellato: gli americani non erano più disposti o in grado di sostenere l'enorme ammontare di finanziamenti necessari per rifinanziare il debito degli Stati Uniti.

Quindi ora la FED "stampa". Ma attenzione, perché sebbene di primo acchito questa cosa possa sembrare avere una vita indefinita non è così. A differenza del denaro fasullo, quello reale non è infinito. Rudolf Havenstein ne rimase a corto nel 1920 per pagare le spese del governo; Gideon Gono ne rimase a corto nel 2005 per pagare l'esercito dello Zimbabwe; Hugo Chavez ne rimase a corto nel 2001. E al giorno d'oggi il denaro reale ha assunto una forma estranea e incontrollabile per i pianificatori monetari centrali.



SEGUIRE IL DENARO (REALE)

Nell'ultimo decennio un'inflazione virulenta dei prezzi degli asset e un'inflazione al consumo bassa hanno confuso chi ricercava una moneta sana ed onesta. Nel prossimo decennio un equilibrio diverso tra le suddette forze creerà un'opportunità per chi ha capito le meccaniche alla base dell'attuale sistema economico. Le influenze deflazionistiche non monetarie della globalizzazione e della digitalizzazione, che hanno tenuto a bada l'inflazione dei prezzi al consumo negli ultimi dieci anni, si stanno già dissipando e il ritmo della globalizzazione potrebbe aver già raggiunto il picco. Gli investimenti non produttivi, alimentati dall'inflazione monetaria, hanno contribuito a velocizzare questo processo.

La digitalizzazione ha camuffato l'inflazione monetaria nei mercati dei beni e dei servizi, con il suo forte impatto sulla determinazione dei salari e ha forgiato imprese di successo con un considerevole potere monopolistico in ogni settore industriale. Gli ostacoli che impediscono al loro know-how tecnologico e organizzativo di filtrare verso i concorrenti impedisce ai salari di essere aumentati nello stesso in modo in cui è accaduto durante il passato; ciò riflette il fatto che molti investimenti sono ora sotto forma di beni immateriali specifici dell'impresa. Tuttavia tali ostacoli tendono a perdere la loro efficacia nel tempo.

Man mano che questo tipo di deflazione svanisce, la tassa della repressione monetaria si farà sempre più palese trasformandosi in alta inflazione dei prezzi al consumo (soprattutto date le condizioni disastrate delle finanze dei vari stati mondiali) e allo stesso tempo l'inflazione degli asset procederà lungo un nuovo percorso fatto di crash repentini e consistenti.



La combinazione di queste due forze, quindi, che fa da anfitrione ad una crisi economica, rappresenta quel segnale che incentiva lungo tutto il tessuto economico un ritorno al denaro sano ed onesto. È sempre stato così ed ora più che mai. L'ultima volta che abbiamo visto la combinazione di un'inflazione elevata dei beni unita a mercati degli asset soggetti a crash è stato proprio negli anni '70. In sintesi, dato che il camuffamento dell'inflazione di beni e servizi si assottiglia, un aumento dell'inflazione dei prezzi al consumo andrà ad indebolire il mercato azionario e porterà ad una bella dose di deflazione dei prezzi degli asset. Gli stati, come già abbiamo visto con Powell all'inizio di questo pezzo, accelereranno la stampa di denaro fasullo e il denaro sano ed onesto emergerà come ancora di salvataggio.

L'entità degli investimenti improduttivi durante l'inflazione monetaria degli ultimi decenni e l'effettiva carenza di capitale risultante dall'obsolescenza forzata significherà che l'inflazione dei prezzi di beni e servizi salirà più rapidamente e prima di quanto possano suggerire i modelli macroeconomici convenzionali. Infatti tutto questo lascerà un vuoto sia a livello di sistema monetario affidabile sia a livello di teoria accademica affidabile. Il keynesismo infatti diventerà uno zimbello nella professione economica (già lo è) e si invertirà quel processo iniziato nel 1936 che l'ha portato ad essere una "teoria" seguita dalla maggior parte del mondo accademico. Lo stesso accadrà a tutti i figli deformi che ha partorito: monetarismo, MMT, ecc.

Il vuoto nel sistema monetario, invece, verrà colmato dall'unica forma di denaro attualmente affidabile e non controllabile in maniera top-down: Bitcoin. Ha introdotto un cambio di paradigma notevole: è la prima tecnologia per trasferire "beni" digitali scarsi. Da quando l'era digitale ha fatto la sua apparizione è stato possibile inviare dati e "beni" digitali tra computer, ma un tale "trasferimento" in realtà inviava solo una copia al destinatario. Utilizzando la crittografia a chiave pubblica-privata su un registro decentralizzato, Bitcoin consente di archiviare su tale registro e di limitarne la proprietà alla persona che possiede la chiave appropriata. Come tale, Bitcoin è la prima moneta digitale che porta scarsità ed irreversibilità dalle transazioni fisiche al regno digitale e, soprattutto, consente transazioni digitali senza la necessità di intermediari fidati. Questo, da solo, è un duro colpo ai tentativi degli stati di controllare finanziariamente le persone.

Adesso qualsiasi ammontare di valore può essere spostato a livello globale senza che gli stati abbiano alcuna possibilità di fermarli. Ma più importante delle transazioni senza autorizzazione è la politica monetaria di Bitcoin e la formidabile sconfitta che infligge alla sovranità monetaria monopolizzata. Mentre gli stati e le banche centrali hanno continuato a gonfiare le loro valute fiat, gli attori di mercato sono stati privati ​​di uno strumento affidabile per salvaguardare la loro ricchezza. Bitcoin è la soluzione tecnologica a questo problema. Essendo una rete decentralizzata e distribuita, Bitcoin non ha un punto centrale di errore che potrebbe essere trasformato in una falla di sicurezza. La veridicità della registrazione delle transazioni è garantita dalla potenza di elaborazione chiamata Proof-Of-Work. I membri della rete che spendono elettricità e potenza di elaborazione per la verifica delle transazioni vengono premiati con l'emissione di nuovi Bitcoin. Questo modello di sicurezza economica ha generato incentivi molto forti affinché chi si impegnasse in questo esercizio proteggesse la rete Bitcoin, e l'ha portato oggi a diventare di gran lunga la più grande rete di computer al mondo.

Incanalando la potenza delle reti distribuite, incentivi economici e bassi tassi d'inflazione, Bitcoin ha fornito una soluzione trasparente ai problemi che la maggior parte delle persone aveva a lungo considerato di competenza esclusiva dello stato. L'affidabilità impeccabile del programma di inflazione e la veridicità delle transazioni, senza la necessità di affidarsi a terze parti di fiducia, rendono Bitcoin la moneta sana ed onesta ideale per scardinare la coercizione statale nel campo monetario.



CONCLUSIONE

La teoria Austriaca del ciclo economico è la migliore spiegazione teorica che abbiamo per inquadrare l'attuale situazione economica. Dapprima introdotta da Carl Menger, è stata perfezionata dall'inclusione della teoria del capitale di Eugen von Böhm-Bawerk, dove inserisce il tempo ed i processi di produzione come fattori nell'analisi economica. L'input principale, a parte il capitale, è il tempo, il quale viene impiegato nella produzione in relazione ai profitti (interessi) futuri attesi, mentre il consumo di capitale viene ignorato nel momento t, prevedendo che sia maggiore al momento t + 1 grazie alla creazione di valore.

Friedrich Hayek e Ludwig von Mises hanno ulteriormente perfezionato la teoria spiegando che armeggiare con i tassi d'interesse porta ad aumenti innaturali dell'offerta di moneta, cosa che sfocia inevitabilmente in un ciclo di boom/bust. I boom sono costituiti da spese eccessive, bassi risparmi ed investimenti in attività economiche altrimenti improduttive che generano prospettive di profitto false.

Grazie a questa metodologia d'indagine chiara e coerente, si possono scovare dove si trovano le storture nell'attuale panorama economico seguendo il denaro fasullo e ci si può proteggere dai contraccolpi seguendo invece il denaro reale. Molte persone si fidano di chi sta sopra di loro, ignorando il proprio giudizio in merito a questioni che invece dovrebbero essere loro a dirimere. I contribuenti ignari finiranno per essere i finanziatori di ultima istanza di un sistema morente. Non hanno voce in capitolo. Possono cercare vie di fuga, ma ogni via di fuga per loro è tassata. Perché? Perché non sanno pensare al di fuori degli schemi del denaro fasullo. La loro pigrizia avrà un costo.

Ci saranno vincitori e perdenti nella Grande Debacle che ci aspetta, ma la maggior parte delle persone finirà tra le fila dei perdenti.


giovedì 27 febbraio 2020

Brexit: le previsioni di una catastrofe economica dimostrano il perché le persone ignorano gli “esperti”





di Ryan McMaken


Il titolo è inequivocabile: "Brexit Is Done: The UK Has Left the European Union". Il 31 gennaio è stata applicata la Legge dell'Unione Europea del 2018 sulla dipartita di uno stato membro e il Regno Unito ha iniziato il processo di uscita dall'Unione Europea. Tale processo continuerà per tutto il 2020, mentre i governi di Regno Unito ed UE negozieranno la natura delle loro relazioni future.

Ora che l'uscita britannica dall'Unione Europea è una realtà a tutti gli effetti, la situazione economica nel Regno Unito è sorprendentemente tranquilla.

Questa sarà una sorpresa per coloro che credevano in quegli esperti (economisti e commercialisti) che annunciavano una paralisi economica del Regno Unito in caso di Brexit effettiva.

Eppure non abbiamo assistito ad alcun tumulto economico. Certamente i mercati e le società si sono mosse per adattarsi alla nuova realtà, in gran parte al di fuori del mercato comune dell'UE, ciononostante è da scartare che il Paese sia in bilico sul bordo di un disastro economico causato dalla Brexit.



Previsioni di catastrofe

Non doveva andare così.

Gli oppositori di un'uscita britannica, compresi burocrati, economisti e commercialisti, insistevano sul fatto che non solo l'eventuale uscita sarebbe stata disastrosa per l'economia del Regno Unito, ma che anche l'incertezza del mercato associata ad essa avrebbe paralizzato l'economia britannica.

Ad esempio, il Ministero del Tesoro del Regno Unito ha pubblicato una relazione nel maggio 2016 affermando:
Un voto per l'uscita provocherebbe un profondo shock economico, creando instabilità e incertezza che sarebbero aggravate dai negoziati complessi e interdipendenti che ne seguiranno. La conclusione dell'analisi è che l'effetto di questo profondo shock spingerebbe il Regno Unito in recessione e comproterebbe un forte aumento della disoccupazione.

Secondo la relazione sopraccitata, questo disastro economico non richiedeva nemmeno un'uscita completa dall'UE. Il semplice atto di voto a favore dell'abbandono avrebbe innescato enormi problemi economici.

Nel frattempo l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) in una relazione dell'aprile 2016 prevedeva che la Brexit sarebbe costata alla Gran Bretagna l'equivalente di oltre tremila sterline a famiglia e "avrebbe rappresentato un grave shock negativo per l'economia del Regno Unito, con ripercussioni nel resto dell'OCSE".

Analisi più sfumate hanno discusso gli effetti di una "Brexit" no-deal rispetto ad una Brexit più "soft". Ma in vista delle elezioni, e negli anni seguenti, il messaggio era chiaro: la Brexit renderà la Gran Bretagna significativamente più povera.

Tuttavia, investitori, imprenditori e consumatori non sembrano essere stati convinti che gli ostacoli al commercio internazionale posti da una Brexit sarebbero stati sufficienti a mandare in recessione l'economia del Regno Unito. Gli investitori non hanno abbandonato le opportunità di investimento nel Regno Unito e gli imprenditori hanno scartato l'idea di un un onere tariffario schiacciante. Anche se l'UE insiste, il Regno Unito ha altri importanti partner commerciali. Infatti il Telegraph ha scritto: "La forza dell'economia britannica sta sfidando le previsioni del destino post-Brexit"; Bloomberg scrive che, nonostante le previsioni di enormi perdite nel settore finanziario, "sin dal referendum Londra ha esteso la sua leadership nel mercato dei cambi esteri e dei derivati ​​sui tassi d'interesse". Il Telegraph ha anche fatto notare che, man mano che la Brexit si avvicinava, le assunzioni sono aumentate e la crescita economica, misurata con i metodi abituali degli economisti, è aumentata.



I “costi di transazione” vanno oltre le barriere commerciali

L'affermazione secondo cui la Brexit avrebbe reso tutti più poveri era basata sull'ossessione che avrebbe fatto salire i cosiddetti "costi di transazione" per le imprese britanniche in termini di dazi e altri ostacoli alla libera circolazione di lavoro e merci. L'ipotesi affermava che gli affari con il Continente fossero semplificati e sostanzialmente privi di attriti, mentre l'uscita dall'UE avrebbe sollevato molte nuove barriere.

Questo è un argomento comune tra economisti e politici che favoriscono una maggiore razionalizzazione del commercio e della migrazione attraverso accordi internazionali.

Minimizzare i costi di transazione è sempre una buona cosa, a parità di condizioni. È positivo quando il commercio aumenta e quando i Paesi, e gli individui al loro interno, sono in grado di trarre vantaggio dalla divisione del lavoro. È anche positivo quando i consumatori e gli imprenditori possono scegliere autonomamente quali prodotti desiderano acquistare e da dove.

Ma il problema con l'integrazione economica dell'UE è che tende a portare anche una integrazione politica.

Pertanto l'integrazione economica è seguita da una serie di stringhe collegate sotto forma di gestione burocratica dall'alto. Tale gestione è stata estesa nel corso del tempo e gli oneri normativi ad essa associata sono opprimenti.

Ralph Peters alla Hoover Institution definisce l'UE come "un mostro burocratico" che interferisce assurdamente con "le strutture della vita quotidiana".

Peggio ancora, cercare di ridurre questo onere burocratico è estremamente difficile per ogni singolo membro dell'UE. Qualsiasi modifica significativa agli editti burocratici in tutta Europa richiede un enorme sforzo per ottenere sostegno dagli altri stati membri e per far avanzare le riforme. Il fardello imposto sulle piccole imprese e sugli imprenditori è particolarmente dannoso. Come ha osservato Peter Chapman su Politico "l'antipatia dell'UE nei confronti degli imprenditori rimane un enorme ostacolo" al miglioramento economico. Sebbene i vantaggi apparenti dell'adesione all'UE possano essere evidenti in termini di barriere commerciali ridotte, i benefici netti sono molto meno per coloro che sono consapevoli del costo reale della burocrazia dell'UE. Non solo l'adesione all'UE comporta costi di transazione elevati in termini di normative aggiuntive, ma la natura delle istituzioni non elette dell'UE ha reso la burocrazia meno reattiva, meno flessibile e più permanente. Questo di per sé è un onere aggiuntivo al di là delle normative stesse.

Alcuni commentatori anti-Brexit hanno detto che la Brexit non porta automaticamente ad un sollievo dagli oneri normativi. Questo è certamente vero, ma tutto ciò significa che gli imprenditori ed i consumatori britannici stanno puntando sull'idea che intanto si scrolleranno di dosso i provvedimenti normativi europei e che il costo del commercio internazionale non salirà a livelli paralizzanti. Ma significa anche che se i politici britannici vogliono cambiare o ridurre questi oneri burocratici, non devono recarsi a Bruxelles per farlo. In altre parole, il settore privato sembra avere una visione a lungo termine, mentre gli esperti anti-Brexit sono ossessionati dal futuro a breve.

Quindi coloro che prevedono un vantaggio economico sulla scia della Brexit non sono ottimisti a vuoto. Come sottolienato da numerosi commentatori pro-Brexit, le relazioni commerciali del Regno Unito sono globali e non dipendono solo da condizioni favorevoli con il blocco dell'UE. Anzi l'adesione all'UE ha limitato gli scambi del Regno Unito con il mondo esterno. La Cina e l'Asia orientale stanno rapidamente diventando più importanti per una strategia commerciale globale rispetto all'UE e ciò vale anche per i principali Paesi dell'UE come la Germania. Inoltre, nel caso in cui coalizioni politiche di imprenditori, contribuenti e consumatori cerchino un rimedio normativo, avranno maggiori possibilità e capacità di cercare un cambiamento a Londra piuttosto che a Bruxelles.



Gli economisti non possono prevedere il futuro

Quindi cosa succede adesso?

Certo, il fatto che finora non ci sia stata una grave crisi economica sulla scia della Brexit non significa che non possa accadere. Ma poi di nuovo, anche se l'economia del Regno Unito finisse in recessione, quanto di tutto ciò potrebbe essere attribuibile alla Brexit? I cicli di boom/bust sono ancora una realtà e possono essere innescati da molti fattori.

Ma c'è una cosa che sappiamo: gli stessi "esperti" che hanno predetto il caos economico a seguito di un voto di uscita, difficilmente prevederanno con precisione eventuali effetti della Brexit.

Infatti la complessità dei cambiamenti futuri nel panorama legale, politico e internazionale è tale che qualsiasi economista responsabile dovrebbe ammettere che non sa cosa accadrà.

In un articolo intitolato "Mission Impossible: Calculating the Economic Costs of Brexit", Roch Dunin-Wasowicz della London School of Economics scrive:
È un dato di fatto, stimare i costi che circondano un evento stocastico futuro (o rottura strutturale) è facile come prevedere il tempo dell'anno prossimo. I matematici finanziari conoscono la questione meglio di chiunque altro. Considerando che in precedenza nessuno è mai uscito dall'Unione Europea (né in alcuna area economica altamente integrata), la stima dei costi completi non è possibile. I tentativi che sono stati fatti prima del referendum hanno coinvolto molte ipotesi, comprese solide premesse per quanto riguarda la reazione delle altre economie e dei partner commerciali all'interno dell'UE e oltre. Inoltre la questione coinvolge una moltitudine di aspetti al di là di quelli strettamente legati al commercio, come produttività e vantaggio competitivo, mobilità del lavoro, istruzione, complementarietà transfrontaliera, interdipendenza macroeconomica, allineamenti delle politiche (macroeconomiche), interdipendenza finanziaria, flessibilità, innovazione finanziaria, liquidità, rischi sistemici e stabilità finanziaria o efficacia politica prudenziale.

Questa realtà, tuttavia, non impedirà agli attivisti anti-Brexit di incolparla per ogni sviluppo negativo nel Regno Unito nei prossimi anni.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


mercoledì 26 febbraio 2020

Le criptovalute sono il sistema bancario degli anarchici e delle persone comuni





di Wendy McElroy


"Le criptovalute sono per i ricchi", questo mito dannoso fa sì che le persone ne siano sospettose. Un numero impressionante di utenti ha fatto fortuna scommettendoci sin da subito o investendo con astuzia, è vero, ma il principale beneficiario delle criptovalute è stata la gente comune. Esse livellano il campo di gioco finanziario tra i ricchi e la classe operaia.

È relativamente facile per i ricchi preservare la privacy, evitare una tassazione alta ed essere trattati bene dagli istituti finanziari. Hanno avvocati, commercialisti e altri esperti che custodiscono con zelo i loro interessi. Hanno conti bancari esteri, partecipazioni diversificate e scappatoie fiscali. Per i ricchi è anche facile diventare investitori accreditati, uno status legale che apre l'accesso agli investimenti più redditizi, come le azioni nelle start-up.

Al contrario la persona media gestisce essa stessa i propri soldi, o li fa gestire da un fondo per l'impiego, come un piano di previdenza registrato. Non può permettersi di consultare esperti, figuriamoci assumerli a tempo pieno. Non ha un conto bancario estero, nessun investimento degno di nota, né agevolazioni fiscali significative. È estremamente difficile diventare un investitore accreditato, il che la esclude dalle opportunità più redditizie. Il sistema è truccato per andare contro gli interessi finanziari della gente media.

Le criptovalute rappresentano un punto di svolta. Richiedono solo una comprensione di base del loro funzionamento e questo è disponibile gratuitamente su una moltitudine di siti che forniscono manuali di istruzioni, tutorial video, esperti online, forum di utenti e articoli su come iniziare e come proteggersi. Con un modesto investimento di tempo e denaro, la persona media può diventare il proprio banchiere, controllare la propria ricchezza, accedere ai mercati globali e sfuggire alla tirannia del sistema finanziario statalista.

Per apprezzare meglio i vantaggi che offrono le criptovalute alle persone medie basta guardare al passato e vedere quanto fosse difficile avere libertà finanziaria.



Anthony L. Hargis, banchiere di anarchici e gente media

Per circa ventotto anni, fino alla sua breve prigionia nel 2004, Anthony L. Hargis ha gestito una banca a Fountain Valley, in California, frequentata da libertari; il fondo azionario si chiamava Anthony Hargis & Company (ALH & Co). Una warehouse bank è quella che nasconde singole transazioni e identità dei clienti mescolando fondi che vengono depositati e pagati attraverso un altro istituto finanziario. Le warehouse bank sono spesso utilizzate per evitare gli oneri fiscali, pertanto l'occultamento delle identità dei depositanti è l'aspetto chiave sia del valore della banca che della sua presunta criminalità.

Negli Stati Uniti l'Internal Revenue Service (IRS) persegue in modo aggressivo le warehouse bank. Un comunicato del Dipartimento di Giustizia del 16 marzo 2004, "Presunto promotore di frode fiscale mandato in prigione", dichiarava:
La scorsa settimana il Dipartimento di Giustizia ha fatto causa a Hargis, sostenendo nei documenti giudiziari che la sua warehouse bank accetta fondi da circa 253 clienti e quindi inserisce i fondi combinati in nove conti bancari commerciali, intestati a suo nome o ai nomi dei suoi associati. Hargis utilizza quindi i conti bancari commerciali per firmare assegni e pagare i conti dei clienti. I conti bancari commerciali sono intestati a Hargis e ai suoi associati, il che rende difficile per le autorità rintracciare le entrate, le attività, le spese e le identità dei clienti. La denuncia sostiene che i clienti di Hargis, situati tutti negli Stati Uniti, ma principalmente in California, devono pagare circa 24 milioni di dollari di tasse federali evase.

Hargis offriva anche altri servizi. I clienti potevano investire in azioni di ALH & Co, ad esempio; potevano mantenere conti denominati in oro o in dollari su cui potevano essere scritti “ordini di trasferimento” (assegni); ALH & Co fungeva da depositario ed emetteva assegni bancari FDIC per pagare i conti di quei clienti che richiedevano tale servizio.

Phil Osborn, uno stretto collaboratore di Hargis, ha spiegato la motivazione del suo amico: "L'attenzione di Anthony, allora ed ora, era rivolta alla disonestà e alla frode perpetrata dal Federal Reserve System, che considerava una gigantesca truffa e uno Schema Ponzi sostenuto dalla violenza armata degli Stati Uniti e dalla sua cabala internazionale".

Sebbene non sia mai stato accusato di un crimine, Hargis ha trascorso circa sei mesi in prigione; o, piuttosto, il suo crimine era rifiutarsi di consegnare i registri dei clienti e delle società a varie agenzie federali, in particolare l'IRS. Mentre Hargis era incarcerato, le agenzie gli hanno confiscato le sue proprietà, compresi tutti i depositi dei clienti, e gli hanno rubato i suoi archivi. Hanno sequestrato l'ufficio di ALH & Co, nonché tutti i suoi indirizzi postali o e-mail e il suo numero di telefono. Hargis aveva avvisato la sua base di clienti. "Ciò significa che tutti coloro che tentano di comunicare con me al mio vecchio indirizzo si vedranno rispondere dall'IRS". I beni sono stati infine assegnati all'IRS dal tribunale, compresi i conti in banche estere.

I clienti e gli azionisti di ALH & Co sono stati contattati da agenti governativi, con l'emissione di un invito a comparire. (Nota: tale invito fa riferimento ad una base di clienti diverse composta da 1190 unità che utilizzavano servizi diversi rispetto ai 253 sopraccitati.)

In un aggiornamento del 16 marzo 2006, Osborn diceva: "L'ultima volta che l'ho sentito parlare, Anthony è senza un soldo e deve ancora all'IRS circa $30 milioni. Il suo patrimonio totale, al momento in cui i federali sequestrarono tutto, valeva circa $7 milioni. I sequestri hanno comportato la perdita di una buona parte di tali beni (quando varie aziende hanno chiuso, ecc.), lasciando forse $2 milioni dalla liquidazione finale".



Libertà finanziaria per tutti grazie alle criptovalute

ALH & Co offriva molti degli stessi vantaggi delle criptovalute: privacy, protezione dalle banche tradizionali e dallo stato, ed una maggiore capacità di controllo della ricchezza. Dato che si trattava di mattoni e malta, l'utilizzo di ALH & Co comportava rischi: molestie da parte dello stato, confisca di ricchezza, multe e possibili arresti. Dopo la sua liberazione dal carcere, Hargis ha avvertito i suoi ex-clienti:
Per favore capite, è in gioco la vostra vita qui, letteralmente. Lo stato è davvero risentito dal fatto che abbiamo salvaguardato i diritti delle persone per ventotto anni; ed è determinato a farci diventare un esempio.

Tutti quelli associati ad ALH & Co conoscevano i rischi.

Chi erano i clienti di Hargis? I ricchi, ma la maggior parte era costituita da lavoratori medi o piccoli imprenditori che non erano né ricchi né poveri. Osborn ne descrisse uno: "Bruce, che era un mio amico, anche se non molto vicino, gestiva una piccola attività di stampa, specializzata in stampe di alta qualità, che aveva preso un prestito da ALH & Co. e poi ripagato. Su questa base, per quanto ne so, Bruce è stato accusato di essere una sorta di co-cospiratore con il malvagio impero criminale di Anthony e nel 2004 è stato multato per un milione di dollari. L'intero patrimonio dell'azienda, che ovviamente rischiava come tante piccole tipografie tradizionali nell'era digitale". Bruce è morto di insufficienza cardiaca prima dei 50 anni.

I clienti erano in gran parte persone nella media che riconoscevano la palese ingiustizia delle banche tradizionali; erano persone che lavoravano onestamente e che decidevano di conservare ciò che guadagnavano.



Conclusione

Le criptovalute rappresentano la libertà finanziaria senza il rischio assunto dai clienti di ALH & Co. Erano in pericolo perché Hargis era una terza parte fidata, una rara in verità visto che era davvero degna di fiducia. Una terza parte fidata è il punto in cui le transazioni sono più vulnerabili, perché sono più visibili ai criminali, incluso lo stato. La bellezza di Bitcoin è che ha rimosso il "problema" delle terze parti dalle transazioni e questo ha rimosso la maggior parte della vulnerabilità.

È la persona media che non ha un avvocato o un contabile che ha più bisogno di controllare la propria ricchezza. Può farlo attraverso un wallet privato sul proprio disco rigido, attraverso la crittografia e la conoscenza. Un wallet protetto e privato non può essere saccheggiato allo stesso modo in cui è accaduto ad ALH & Co. I federali fecero irruzione in quegli uffici con mitragliatrici e giubbotti antiproiettile credendo di dover fermare il riciclaggio di denaro e lo spaccio di droga. Invece trovarono Hargis ed i suoi dipendenti vestiti in modo normale e che conducevano affari con gente comune. Non è un caso infatti che ha vinto la sua battaglia in tribunale.

Al contrario, le criptovalute peer-to-peer consentono agli utenti di sedersi davanti il proprio computer, in privacy e comfort, ed investire quanto è loro possibile. Niente mitragliatrici, niente giubbotti antiproiettile. Coloro che utilizzano le criptovalute godono della stessa libertà dei clienti di ALH & Co nei giorni d'oro dell'azienda, però senza rischi e con molta più efficienza. Le criptovalute offrono alla gente media la stessa protezione di cui godono i miliardari. Esse rappresentano il grande livellatore finanziario.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


martedì 25 febbraio 2020

La scogliera dei tori





di Sven Henrich


Le banche centrali, nella loro disperata ricerca di intervenire sempre, puntano a prolungare il ciclo economico a tutti i costi facendo quindi in modo che i tori si buttino dalla scogliera?

Riflettiamo: siamo nella fase espansiva del ciclo del credito più lunga espansione sin dal dopoguerra, la disoccupazione è al 3,6%, i salari sono cresciuti del 3,2% l'anno scorso e ben al di sopra delle misure dell'inflazione della FED, i mercati continuano a correre verso nuovi massimi ogni settimana e tuttavia la FED si trova nelle condizioni finanziarie più deboli della storia.


Allo stesso tempo, tutti gli interventi non sono riusciti a produrre alcun miglioramento significativo nelle aspettative di inflazione, il grande divario tra fondamentali e prezzi degli asset:

Liz Ann Sonders è la chief investment strategist presso Charles Schwab e riconosce che i tagli dei tassi della FED del 2019 e le iniezioni di liquidità hanno contribuito a far salire i prezzi delle azioni.

E anche il FMI lo pensa: "Un'importante forza trainante che ha fatto salire i prezzi degli asset è stata l'allentamento della politica monetaria sincronizzata per tutto il 2019".

E così la pensa anche l'intera comunità di ivnestitori che sta inseguendo le azioni:

FOMO (paura di perdere il treno buono). La FED vi copre le spalle. Interviene continuamente e previene tutti i danni. La FED e le altre banche centrali hanno creato un effetto riflesso pavloviano. Tutti vogliono comprare durante i ribassi, qualunque cosa accada nel mondo.

Le banche centrali sono diventate il motore principale dei prezzi degli asset e del comportamento degli investitori. Eppure i banchieri centrali hanno il coraggio di negarlo e mentire sugli impatti che le loro politiche hanno su tali prezzi.

Ieri è stato il turno della Lagarde: "Non vorrei che qualcuno traesse la conclusione che la nostra attuale politica monetaria sia stata il principale fattore nell'aumento dei prezzi delle case; è stato il principale fattore nel calo della redditività di alcune banche".

La settimana prima è toccato a Jay Powell: "È molto difficile dire con precisionecosa sta influenzando i mercati".

E così gli investitori continuano a lanciare  denaro in questo mercato ai massimi di sempre.


Con l'indice $NDX ben al di fuori della banda di Bollinger nel mensile e mostrando un comportamento simile a quello del 2007.

Gli investitori potrebbero non aver notato nella loro frenesia che i banchieri centrali potrebbero portarli giù da una scogliera, ma gli addetti ai lavori sanno quando è il momento di alleggerire il carico quando è necessario.

Finora i mercati hanno ignorato tutte le revisioni al ribasso riguardo la crescita.

Se il coronavirus avrà un impatto duraturo sulla crescita non è ancora noto in questa fase, ma come ho scritto sul mio pezzo di opinione per la CNN, il mondo ora è diverso rispetto a quello del 2003 con la SARS nel 2003: "La Cina è ora la seconda economia mondiale per dimensioni e ciò che accade alla sua economia ha ripercussioni globali. Prima dell'epidemia di coronavirus, la Cina ha fatto registrare la sua crescita annuale più debole in 29 anni, in parte a causa della sua guerra commerciale con gli Stati Uniti, l'aumento del debito, tassi di natalità in rallentamento, invecchiamento della popolazione e deflazione. La Cina non può permettersi un'altra grave battuta d'arresto come il coronavirus. Tuttavia, con un certo numero di aziende tra cui Nike, Adidas, Starbucks e Apple che chiudono temporaneamente i negozi a causa di strade vuote e due dozzine di compagnie aeree che interrompono il servizio sulla terraferma a causa del coronavirus, l'economia cinese ha ricevuto l'ennesimo colpo."

E non è solo la Cina. Al di fuori degli Stati Uniti le maggiori economie globali sono ancora nei guai.

Il Giappone è in recessione. La Cina sta rallentando alla grande, ed ecco i dati di produzione industriale della Germania prima della diffusione del virus...


Ma prego, comunque, continuate ad inseguire le azioni sulla scia dell'effetto pavloviano creato dalla FED e dalle altre banche centrali. Queste ultime hanno la stampante monetaria, nessun dubbio, ma è tutto ciò che hanno. Non hanno una visione particolare dell'economia, non potranno mai normalizzare le loro politiche nonostante anni di promesse. Non sono riuscite a realizzare gli obiettivi di crescita che hanno progettato per anni. E ora stanno attuando la più irresponsabile politica monetaria nella storia in un momento in cui dovrebbero lasciar salire i tassi poiché a corto di munizioni per combattere una vera recessione.

Se volete che la FED combatta una recessione, volete che si presenti a mani vuote o che sia armata fino ai denti con un set completo di munizioni?

Le banche centrali possono negare tutto ciò che vogliono, di non essere responsabili dell'inflazione dei prezzi degli asset, ma tutti lo sanno: le loro smentite non sono solo vuote, ma palesi bugie.

E avendo creato l'effetto pavloviano che ora vediamo nella comunità degli investitori, li stanno spingendo ad abbandonare ogni senso di rischio quando invece stanno aumentando in ogni dove, mentre i multipli delle valutazioni e degli utili continuano ad espandersi sulla scia della politica monetaria. E quindi si può dire che i banchieri centrali potrebbero spingere gli investitori giù dalla scogliera.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


lunedì 24 febbraio 2020

Coronavirus e ciclo del credito: la tempesta perfetta





di Alasdair Macleod


Questo articolo ipotizza che la diffusione del coronavirus coincida con la fase di bust del ciclo del credito globale, con risultati potenzialmente catastrofici. Al momento in cui scriviamo, gli analisti stanno ancora cercando di fare i conti con l'impatto economico del virus ed esprimono la speranza che dopo un mese o due tutto tornerà alla normalità.

La crisi del credito già si prospettava di grave intensità, data la combinazione della fine della fase espansiva e del protezionismo commerciale. Queste furono le condizioni che portarono al crash di Wall Street del 1929-32. Dato il ciclo del credito e le dinamiche commerciali simili oggi, la questione è come verrà risolta una sopravvalutazione delle obbligazioni e delle azioni unita all'aumento dell'inflazione monetaria.

Questo articolo evidenzia preoccupanti parallelismi con il crollo della bolla Mississippi di John Law esattamente 300 anni fa. Legando il potere d'acquisto delle livree al valore della sua impresa, Law fece in modo che entrambi collassassero insieme nell'arco di soli sei mesi.

Le somiglianze con il nostro esperimento keynesiano sono troppo grandi per essere ignorate. Potrebbe ripetersi un crollo simultaneo di valute fiat ed asset finanziari? In tal caso, sia la bolla monetaria sia la bolla degli asset finanziari potrebbero scoppiare entro la fine di quest'anno.

Sebbene gli asset finanziari si avvicinano ai massimi storici, ciò è senza dubbio dovuto al fatto che denaro e credito vengono pompati nei mercati finanziari; e mentre i rendimenti obbligazionari continuano ad essere soppressi da questo giochetto, sembra che gli attori economici preferiscano correre il rischio di possedere azioni piuttosto che depositi bancari.

Proprio quando si è materializzata questa epidemia virale, il sistema finanziario era già in supporto vitale e nella sua condizione più debole. Il ciclo del credito deve passare alla fase successiva e le dinamiche sottostanti suggeriscono che potrebbe essere peggio della crisi della Lehman, almeno quella riguardava solo le entità finanziarie ed i prezzi degli immobili residenziali. Questa volta le banche hanno accumulato livelli preoccupanti di debito spazzatura direttamente e indirettamente attraverso obbligazioni di prestito garantite. I mercati monetari sono gravemente sotto stress e la liquidità pare incredibilmente scomparsa. Le banche centrali li stavano inondando con denaro ex novo ancor prima che si verificasse la crisi bancaria e sistemica, ma tutto questo denaro extra non fa altro che far aumentare ulteriormente i valori degli asset finanziari.

Sarà un errore incolpare il coronavirus per gli eventi finanziari ed economici che seguiranno, ma inevitabilmente questo è ciò che faranno coloro che hanno fatto affidamento su un sistema monetario fallito. Quanto al decorso dell'epidemia, solo il tempo ci dirà come andranno le cose. Con i mercati finanziari già sull'orlo di una crisi sistemica ed economica, i tempi della sua comparsa potrebbero innescare un crollo finanziario ed economico globale.



Il ciclo del credito e l'inflazione dei prezzi degli asset

Dobbiamo ricordarci che il ciclo del credito, la manifestazione della psicologia bancaria riguardo i cambiamenti nella disponibilità del credito, è al suo punto di svolta. Vi sono tre distinte classificazioni da cui proviene la domanda di credito: l'economia non finanziaria, gli speculatori (in particolare i grandi hedge fund) e gli stati.

Il commento degli esperti finanziari riguarda quasi esclusivamente l'economia non finanziaria, con la politica monetaria rivolta ufficialmente ai prezzi al consumo e all'occupazione. In presenza di un boom artificiale, le banche sono persuase ad aumentare i loro prestiti a tassi repressi, portando ad un'allocazione errata delle risorse di capitale. I prezzi dei beni di consumo iniziano quindi a salire ed i tassi d'interesse anche, indebolendo la base del calcolo economico. Rilevando un aumento del rischio di prestito, le banche iniziano a limitare l'espansione del credito bancario, cosa che fa salire ulteriormente il rischio di credito. Le banche iniziano a farsi prendere dal panico, ritirano le agevolazioni creditizie revolving e di conseguenza facilitano la discesa dell'economia in crisi.

Questo è un breve riassunto di un ciclo del credito, ma ha poca relazione con quello di oggi. Invece di essere prevalentemente distribuito per la produzione, il credito bancario viene sempre più utilizzato dagli intermediari finanziari che concedono prestiti al consumo. Inoltre i consumatori hanno ridotto i loro risparmi, che in passato erano parte integrante del funzionamento del ciclo del credito. E nonostante la propaganda del sistema bancario centrale si rivolga principalmente all'economia non finanziaria, questo settore è stato progressivamente lasciato indietro rispetto alle esigenze della speculazione finanziaria al fine di sostenere i valori degli asset ed i prestiti allo stato.

Oggi negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in molte altre economie sviluppate, ad eccezione dei fondi pensione ed assicurativi, i risparmi come forza economica sono praticamente scomparsi. La maggior parte dei consumatori vive giorno per giorno ed è indebitata fino al collo rispetto alle proprie spese. La ricchezza e il reddito reale sono stati sempre più trasferiti da individui produttivi a stati, grandi banche e clientes attraverso la svalutazione monetaria. Gli effetti di quest'ultima sono stati nascosti con il metodo statistico, lasciando i consumatori in condizioni peggiori di quanto i seguaci delle statistiche ufficiali amano pensare.

Ogni ciclo del credito impoverisce ancora di più i consumatori, poiché i loro guadagni ed i loro risparmi vengono continuamente erosi da una sempre più rapida svalutazione monetaria. Avendo domato le statistiche, governi come quello degli Stati Uniti, del Regno Unito e dell'UE ora pensano di poter abbandonare la responsabilità fiscale. Pensano di poter finanziare deficit di bilancio, investimenti pubblici e persino progetti di energia sostenibile senza grandi conseguenze per il potere d'acquisto delle loro valute, il tutto con mezzi inflazionistici. Naturalmente è un'illusione, coerente con la psicologia di fine ciclo.

La realtà è che la spesa pubblica è fuori controllo. I valori attuali degli impegni previdenziali futuri si stanno materializzando sotto forma di passività presenti non finanziate. Gli stati sono finanziati mediante l'espansione dei bilanci delle loro banche centrali e l'unica cosa che mantiene in piedi questa illusione sono le speculazioni degli hedge fund che portano direttamente e indirettamente all'aumento costante dei valori degli asset finanziari.

Ma sta arrivando una crisi. Sembra che abbia iniziato ad arrivare lo scorso settembre, quando il mercato dei pronti contro termine USA si è improvvisamente bloccato ed il tasso overnight è salito al 10%. Tale blocco andava a rimarcare le richieste in accelerazione dei finanziamenti pubblici che non possono essere accolte, nonché le attività di arbitraggio sugli interessi da parte degli speculatori attivi in ​​operazioni di pronti contro termine e swap in valuta estera (fx).

Gli speculatori, in particolare i grandi hedge fund, sono diventati ottimisti nei confronti del dollaro nell'aprile 2018, tre mesi dopo l'entrata in carica del presidente Trump. Per gli speculatori era chiaro che i suoi tagli delle tasse avrebbero stimolato l'economia, fatto salire i tassi d'indebitamento del governo e quindi la domanda estera di dollari da investire nel debito degli Stati Uniti in un momento in cui i tassi d'interesse in euro e yen erano intrappolati sotto lo zero. Questo punto è contrassegnato dalla freccia nella Figura 1 qui sotto, quando si è verificato un chiaro breakout nel Trade-Weighted Index del dollaro.


Il Trade-Weighted Index del dollaro è fortemente ponderato a favore dell'euro. Poiché la BCE aveva ancorato i suoi tassi d'interesse al di sotto dello zero, ha dato origine ad un trade immensamente redditizio. Uno speculatore poteva prendere in prestito euro a tassi d'interesse vicini allo zero ed acquistare bond del Tesoro USA a rendimenti di oltre l'1,5% nell'aprile 2018, per poi vederli salire al 2,39% un anno dopo mentre la FED provò a ridurne il suo bilancio. Gran parte di questo trade era condotto attraverso swap FX, i quali bloccano i differenziali dei tassi d'interesse per un periodo di un anno (a volte di più) e il cui deposito del 10% consente ad uno speculatore di operare con una leva di dieci volte. Il meccanismo è raffigurato nell'immagine qui sotto.


Mettendo da parte il rischio di controparte, questo trade veniva visto dagli hedge fund come privo di rischi e funzionava in modo molto simile ad un contratto repo. Tuttavia va notato che quando il trade viene smobilitato, le variazioni del valore della garanzia e del tasso di cambio devono essere assorbite direttamente o indirettamente dal fornitore dello swap.

L'aumento dei rendimenti obbligazionari ed un calo del tasso di cambio del dollaro avranno conseguenze significative per la disponibilità di swap. Nel frattempo, secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali, i contratti forward e swap in circolazione sono cresciuti da $53.900 miliardi a $59.400 miliardi nella prima metà del 2019, la stragrande maggioranza ha coinvolto dollari. Data la crescente popolarità di questo trade, è probabile che sia cresciuto ulteriormente verso la fine dell'anno scorso. Ora sta mettendo a dura prova le risorse del sistema bancario: prestare dollari come parte degli accordi di swap, mentre i GSIB devono detenere quantità crescenti di bond del Tesoro statunitensi.

Dobbiamo anche considerare l'effetto della valuta, poiché il trade richiede alla controparte dello swap FX di shortare direttamente o indirettamente l'euro o lo yen ed investirli in bond del Tesoro statunitensi a breve scadenza. L'effetto ha fatto calare l'euro e lo yen e aumentato la domanda di dollari. La normale domanda ed offerta è stata sommersa dalla domanda speculativa per il dollaro.

Ma come suggerisce la Figura 1, lo slancio rialzista del dollaro si sta ora bloccando. Le tensioni nelle banche, in particolare le banche di rilevanza sistemica a livello globale (GSIB) che, in base alle regole di Basilea III, devono dimostrare liquidità sufficiente per coprire tutte le passività a termine con trenta giorni di anticipo, sono ora limitate nella propria capacità. Il segnale di questa crisi di liquidità si è verificato lo stesso giorno in cui Deutsche Bank ha venduto la sua intermediazione primaria a BNP, il che suggerisce che potrebbero esserci altri elementi di rischio nell'ambiente. Per il dollaro la conseguenza è una fondamentalmente: a meno che la domanda di swap in valuta non vada avanti, inizierà a calare.

La FED non ha avuto altra alternativa che intervenire e attraverso i pronti contro termine fornire ulteriore liquidità ai GSIB, cosa che ha fatto da settembre ad una media di circa $50 miliardi. Nella misura in cui i GSIB fanno ora affidamento sui pronti contro termine della FED, fungono da passepartout agli hedge fund. Infatti la FED ormai sostiene direttamente gli hedge fund nelle loro attività ed è ora l'agente principale dietro l'inflazione dei prezzi degli asset finanziari.

Che sia fatto con intenzione o no, la FED ha saldato il potere d'acquisto del dollaro ai valori degli asset finanziari. Stanno entrambi salendo e quasi sicuramente cadranno insieme. L'unica domanda è chi prenderà l'iniziativa.

La politica della FED di gonfiare il valore degli asset finanziari li ha portate in un territorio fortemente sopravvalutato. La realtà ignorata è che gli stati, in particolare il governo degli Stati Uniti che con la sua valuta di riserva stabilisce la base di valutazione per tutti i mercati, possono solo garantirsi una solvibilità a breve termine attraverso la svalutazione delle loro valute. Aumentare le tasse invece sarebbe rovinoso per l'economia sottostante e tagliare la spesa andrebbe contro la spinta delle banche centrali verso stimoli fiscali.

Il rating del debito del governo degli Stati Uniti è totalmente incompatibile con i fatti. Peggio ancora, quando i mercati inizieranno a riflettere su questa contraddizione, si renderanno conto che maggiore è il costo del finanziamento, maggiore sarà la sua crescita. Il governo degli Stati Uniti è fermamente imprigionato in una trappola del debito e col passare del tempo l'unico modo per sostenere la spesa pubblica sarà quello di accelerare continuamente la svalutazione della valuta.

Nel frattempo la tranquillità dei mercati finanziari nasconde la loro più grande sfida: l'impatto del coronavirus sull'economia cinese e quindi sull'economia globale. Anche se non diventa una pandemia arriverà in un momento in cui l'economia globale entrerà nella fase di crisi del ciclo del credito. Il fatto che questi due eventi abbiano anche coinciso con un crollo del commercio transfrontaliero, provocato dai dazi del presidente Trump contro la Cina, fornisce un'ulteriore aggravante alla situazione. Anche senza il virus, le somiglianze con il 1929 dovrebbero spingere gli investitori a concedersi una pausa di riflessione.



Il grande risveglio

Se la nostra tesi è corretta, il fatto che potere d'acquisto del dollaro e valori degli asset finanziari essendo legati collasseranno insieme, vedremo un risultato diverso da quello che ci si potrebbe aspettare. Oggi chiunque discuta delle conseguenze dell'inflazione monetaria suggerirebbe che il potere d'acquisto della valuta diminuirà per un certo periodo di tempo (anni forse) ad un ritmo accelerato, dando a coloro che riconoscono che cosa sta accadendo il tempo per proteggersi. Questa è stata l'esperienza in Germania e in alcune altre nazioni europee sulla scia della prima guerra mondiale. Invece se le cose vanno come descritto in questo articolo, il crash sarà estremamente rapido, con obbligazioni, azioni e valute fiat che collasseranno in meno di un anno. Tutto ciò che serve è che il settore privato smetta di acquistare titoli di stato.

È successo una volta, esattamente trecento anni fa. Come le banche centrali di oggi che si occupano del debito dei loro governi, John Law a Parigi aveva usato l'inflazione delle proprie banconote per far salire il prezzo delle azioni della compagnia Mississippi. Nel dicembre del 1719 il piano di Law andò a gambe all'aria: il diluvio di moneta stampata alimentò la presa di profitto delle azioni emesse dalla sua compagnia. Le livree scoperte emesse da Law raggiunsero l'economia più ampia e portarono ad un aumento dell'inflazione dei prezzi.

Il fattore che alla fine indebolì il suo piano fu il giovane re che il 28 febbraio di quell'anno vendette l'esposizione della corona (100.000 azioni) a 9000 livree. Troppa offerta da sostenere per il mercato e sia le azioni che le livree di carta iniziarono a colare a picco. Nel settembre successivo, mentre le azioni Mississippi avevano ancora un valore nozionale di qualche migliaio di livree, queste ultime erano privi di valore.

Il crollo della valuta precedette di qualche mese quello delle azioni. Oggi prevale una situazione simile attorno alle valute fiat, il cui potere d'acquisto reale è nascosto dagli stati. Negli ultimi anni l'inflazione dei prezzi negli Stati Uniti ha raggiunto circa il 10% nella maggior parte delle principali città (come si può verificare consultando il Chapwood Index o ShadowStats di John Williams), non il 2% come recitano i dati ufficiali. Vista la standardizzazione del calcolo dell'IPC, possiamo presumere che l'inflazione dei prezzi in altre giurisdizioni sia similmente soppressa. Ma non abbiamo ancora visto i poteri di acquisto delle valute fiat iniziare a declinare considerevolmente, come accadde alla fine del 1719.

Non importa. Dovremmo invece valutare i probabili cambiamenti della politica monetaria nei prossimi mesi. Questa volta dobbiamo aggiungerci anche i danni aggiuntivi posti dal coronavirus. L'economia cinese, dove la produzione sta cessando ed i prezzi dei generi alimentari stanno salendo, potrebbe evolversi in un crollo simile a quello di John Law, nel qual caso la valuta sarà la prossima. I commentatori mainstream stanno dicendo che una volta che il virus passerà, tutto tornerà alla normalità. Non proprio, perché le bugie dietro il denaro fiat saranno quasi sicuramente state esposte, come scoprì John Law a sue spese.

Rispetto alle vicende di John Law, nel nostro caso l'illusione rialzista viene sconfessata dal coronavirus. E la Cina conta, essendo il più grande produttore al mondo di beni di consumo e di produzione intermedia. Il governo cinese sta espandendo rapidamente l'offerta di denaro per sostenere il mercato azionario e lo farà anche attraverso banche commerciali statali nel vano tentativo di sostenere l'economia in generale. Proprio come John Law nei suoi ultimi tre mesi di gloria.

Il segnale che tutto sta andando storto per lo yuan è probabilmente riflesso nella domanda di Bitcoin, che può essere acquistato online attraverso mercati peer-to-peer anche da utenti in quarantena (gli exchange cinesi sono stati banditi dal governo nel 2017). Al momento della stesura di questo articolo, sono scambiati ad un piccolo premio. Se quest'ultimo aumenta, o il numero di offerte d'acquisto sale improvvisamente, sarà un'indicazione che i residenti cinesi stanno iniziando a perdere fiducia nella loro valuta. Se le autorità tentano di vietare i siti Bitcoin peer-to-peer, ciò invierà un segnale simile. Anche senza che il coronavirus si diffonda ad altre nazioni e ne indebolisca direttamente le economie, coloro che credono nell'efficacia della politica monetaria del sistema bancario centrale inizieranno ad avere dubbi poiché nemmeno i tassi d'interesse negativi sono riusciti a fermare un declino economico. L'errore deriva da credenze incrollabili nelle politiche inflazionistiche di John Law e John Maynard Keynes.



L'effetto sul dollaro

Senza dubbio ci sarà l'amministrazione americana che vedendo nei guai economici la Cina coglierà l'opportunità di rilanciare la produzione americana, ma non considera una conseguenza di gran lunga maggiore: un crollo globale della domanda dei consumatori. Era già in atto; il ciclo del credito ha svoltato verso la fase di bust e il commercio globale si sta chiaramente riducendo.

Il pericolo maggiore per gli americani è la consapevolezza che, con una crisi economica globale che non può essere negata, i prezzi delle azioni sopravvalutati sono vulnerabili ad un grave calo. Allo stesso tempo, è probabile che vi sia una brusca rivalutazione dei requisiti di prestito del governo USA. A quel punto il legame tra titoli sopravvalutati e rendimenti dei titoli di stato ridicolmente bassi può solo portare ad una conclusione: fare affidamento su un quantitative easing illimitato.

Precedentemente in questo articolo è stato evidenziato come gli hedge fund stessero giocando con lo swap fx finché i bilanci dei GSIB erano diventati eccessivamente tesi e la FED è stata costretta a fornire liquidità necessaria per mantenere tali posizioni. Sarebbe pericoloso per questi speculatori supporre che la FED continuerà, attraverso i GSIB, a finanziare i loro swap in valuta. Gli stessi GSIB hanno sempre più probabilità di ritirarsi dall'offerta di strutture illimitate di swap fx mentre l'intero gioco arriverà a bloccarsi.

Supponendo che ciò avvenga, le posizioni di swap dovranno essere smobilitate, portando ad una offerta aggiuntiva di titoli del Tesoro USA a breve termine, ad una vendita di dollari e ad una chiusura delle posizioni short in euro e yen. Un indebolimento del dollaro e il calo dei prezzi dei titoli del Tesoro USA possono essere evitati solo se i compratori stranieri li acquistano, ma con il crollo del commercio globale già evidente prima del coronavirus, non lo faranno. Hanno livelli di liquidità e titoli in dollari che sono più che sufficienti per le loro esigenze e quindi si trasformeranno in venditori di entrambi. Analisti e commentatori finanziari statunitensi non sono preparati per questo evento.

Il mito in cui credono è la protezione del Dilemma di Triffin per il dollaro, secondo cui gli stranieri saranno ancora costretti ad acquistarlo perché è la valuta di riserva mondiale. I credenti nel Dilemma di Triffin non riescono a comprendere la conclusione di Robert Triffin: i crediti esteri sul dollaro si accumuleranno al punto in cui inevitabilmente si verificherà una corsa agli sportelli. Triffin temeva che l'inevitabile aumento dei tassi d'interesse in dollari statunitensi che ne sarebbe seguito avrebbe causato una deflazione globale.

Se Triffin avesse ragione, allora la nostra analisi sarebbe ancor più corretta. L'unico elemento della sua teoria che possiamo contestare è la conclusione riguardo la deflazione, ma lo scrisse in un momento storico in cui esisteva un gold standard. Se per deflazione presumeva un crollo dell'attività economica, siamo d'accordo; se, come suggerisce il termine, intendeva una contrazione delle quantità di denaro, non siamo d'accordo. Di fronte a un governo degli Stati Uniti alla disperata ricerca di fondi ed un sistema bancario con problemi di liquidità, la risposta monetaria della FED sarà quella di fornire tutto ciò che serve loro.

Non è solo Triffin. John Law fu il precursore di Keynes, che allo stesso modo comprese che un'economia potesse essere stimolata dall'espansione monetaria e creditizia, ma non riuscì a trovare una soluzione alle successive conseguenze. Nel caso di Law, il suo esperimento non venne ripetuto fino al tempo della rivoluzione francese, una situazione molto diversa. Nel caso di Keynes, abbiamo assistito all'accumulo di cicli del credito destabilizzanti per un periodo più lungo, ma il risultato sarà lo stesso.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


venerdì 21 febbraio 2020

Stimare l'intensità della prossima crisi





di Alasdair Macleod


Non sappiamo che cosa innescherà la prossima crisi economica, ma un probabile candidato è la vendita estera di dollari USA combinata con un crollo delle finanze del governo degli Stati Uniti. Forse il coronavirus si rivelerà un "cigno nero", ma esistono già le condizioni alla base di una crisi economica e monetaria.

Questo articolo esaminerà i risultati alternativi, visto che l'attuale situazione assomiglia al crollo del programma Mississippi di John Law. La chiave per capirlo è guardare il legame tra i prezzi degli asset e le valute fiat.



Introduzione

In vista di un evento finanziario è una questione di congetture anticiparne il corso. Nelle ultime settimane sono stati osservati diversi segni di una recessione globale, cosa che ci dice che una crisi sistemica arriverà a breve. Oltre a ciò, il coronavirus potrebbe rivelarsi una piaga delle proporzioni bibliche, almeno così recita l'opinione generale. In tal caso il danno economico sarebbe immenso.

Un analista potrebbe dedurre che uno dei seguenti esiti è quindi probabile:

1) Esito da manuale. Alcune banche finiscono nei guai e vengono salvate. I banchieri diventano cauti coi prestiti e cercano di ritirare le linee di credito da clienti più rischiosi. Ne consegue una moderata recessione, la disoccupazione aumenta, il tasso d'inflazione diminuisce e le banche centrali rispondono allentando la politica monetaria. Col tempo l'economia si stabilizza e inizia a riprendersi. Questa è l'aspettativa neo-keynesiana di economisti e pianificatori monetari impiegati dalle banche centrali, degli stati e dei mercati finanziari.

2) Un crollo sistemico. In questa versione i problemi bancari sono solo l'inizio. Dopo il crollo e il salvataggio delle prime banche, i problemi bancari spuntano altrove e diviene evidente che l'economia globale è in gravi difficoltà. Nei tentativi delle autorità di mantenere il controllo della situazione, l'espansione dell'offerta di denaro raggiunge proporzioni inimmaginabili, più grandi di quelle osservate a seguito della crisi della Lehman, sia per finanziare i deficit pubblici che le riserve bancarie. Dopo un lungo periodo di tempo l'economia globale si stabilizza, a caro prezzo però per la credibilità e il potere d'acquisto delle valute fiat. Un reset monetario potrebbe essere necessario nel tentativo di stabilizzare la situazione.

3) Un crollo totale. Un crollo sistemico porta inizialmente a tassi d'interesse più bassi (già in corso) e dopo una breve pausa ad un mercato ribassista delle obbligazioni, indebolendo i valori degli asset finanziari su cui si basa il castello di carte della moneta fiat. Entra quindi in gioco la natura scoperta di questo strumento, dove il crollo dei valori delle garanzie bancarie ne espone l'illiquidità e il fallimento delle imprese e degli individui è una triste conseguenza. Il reddito fiscale evapora, insieme a tutta la credibilità residua del denaro fiat che alla fine diventa cartastraccia.

Nel tentativo di divinare il risultato più probabile dobbiamo valutare l'importanza delle varie parti in gioco e il loro probabile sequenziamento.



Considerazioni cicliche

È un errore considerare la fine dell'attuale ciclo del credito separatamente dai cicli precedenti. In passato era valido considerare l'espansione del credito bancario e la sua successiva contrazione come un fenomeno puramente ciclico, dove l'eccessiva espansione veniva spazzata via dalla successiva contrazione. Ma sin dal mandato del presidente Hoover, i successivi governi americani e la banca centrale hanno tentato di contenere gli effetti della contrazione del credito bancario. Di conseguenza i bust sono stati sempre più istituzionalizzati.

L'accumulo degli effetti dei bust ha richiesto ulteriori mali per arginarli: i governi hanno messo le mani sempre di più sui mercati; la regolamentazione ha fortemente limitato la concorrenza in tutti i settori; i consumatori sono stati incoraggiati a spendere i propri risparmi e ad indebitarsi per aumentare i consumi immediati; le barriere commerciali ed il protezionismo, giustamente considerati come un contributo alla depressione degli anni '30, sono stati intensificati.

Anche i deficit di bilancio, associati a deficit commerciali nelle economie senza risparmi, sono aumentati, in particolare per l'America. Il governo americano è finito in una trappola del debito, alleviata solo dalla soppressione forzata dei costi di prestito da parte della FED. Sempre più spesso i finanziamenti pubblici sono apertamente inflazionistici.

Le prove e le conseguenze del finanziamento inflazionistico sono state nascoste al pubblico perché le statistiche, in particolare le stime sull'inflazione dei prezzi, sono state soppresse. Ciò ha permesso agli stati di finanziarsi espandendo le quantità di denaro senza conseguenze apparenti per il livello generale dei prezzi, e allo stesso tempo dare l'illusione che il PIL reale fosse positivo se adeguatamente aggiustato all'inflazione dei prezzi.

Con i cicli successivi a cui non è stato permesso di cancellare il debito improduttivo, il dollaro è passato da $20,77 l'oncia dai tempi del presidente Hoover a quasi $1600 di oggi. Rispetto all'oro, questa è una perdita di potere d'acquisto per il dollaro USA di quasi il 99%. Con l'aumento delle quantità di debito improduttivo nell'economia globale è chiaramente ingenuo pensare che sia un processo che continuerà indefinitamente, quando le probabilità che favoriscono una grande crisi stanno aumentando nel tempo.

Gli studenti diligenti della storia avranno ormai capito che i sistemi economici e monetari sotto il controllo degli stati alla fine falliscono sempre. Non c'è motivo per cui questa volta debba essere diverso; la domanda non è se, ma quando.



Svalutazione monetaria

Al centro di questo controllo illusorio dell'economia c'è il denaro. Nel corso dei vari cicli del credito  la fase di espansione è sempre stata seguita da una di contrazione del credito bancario. Questo accadeva prima della crisi della Lehman. All'epoca il salvataggio del sistema bancario ha comportato un'espansione senza precedenti dell'offerta di moneta. L'anno scorso il tentativo della FED di ridurre il proprio bilancio è stato rapidamente abbandonato quando è diventato chiaro che tutta la liquidità post-Lehman era praticamente svanita.

La storia recente della quantità di denaro fiat è illustrata nella Figura 1, una misura che include anche le riserve bancarie non in circolazione.


Il percorso della FMQ è cresciuto ad un tasso medio del 5,9% prima della crisi, mentre il tasso medio di crescita successivo è stato del 9,6%. Nonostante i $5.600 miliardi in più nel sistema derivanti da questa divergenza, ci sono segni di grave stress visto che la FED deve iniettare decine di miliardi di dollari al giorno nel sistema bancario attraverso operazioni di pronti contro termine. Ciò si riflette nella forte ripresa della FMQ degli ultimi mesi, visibile nel grafico.

Va notato che prima della Lehman la FMQ rappresentava circa un terzo del PIL; oggi è di due terzi. Vi è quindi una notevole quantità di denaro nell'economia americana rispetto ai requisiti normali, un fattore che potrebbe essere cruciale per il futuro del dollaro.

Ciononostante viene richiesto un ulteriore aumento nell'accelerazione della creazione di moneta, con una crescita della FMQ che probabilmente aumenterà ben al di sopra del 10% annuo.Negli ultimi anni è stato il governo degli Stati Uniti e gli speculatori finanziari che hanno richiesto denaro, non il settore privato produttivo. Il deficit pubblico dovrebbe ora salire ufficialmente oltre i mille miliardi di dollari, mentre secondo i dati TIC del Tesoro USA gli stranieri sembrano perdere l'appetito per l'acquisto di titoli del Tesoro USA.

Il drenaggio della liquidità imposto dalle richieste di finanziamento del governo ora si combina con le richieste di liquidità da parte degli hedge fund. Hanno fornito un sostegno artificiale al dollaro aumentando le posizioni di arbitraggio sui tassi d'interesse, per cui shortano euro e yen con i loro tassi negativi, e vanno long sul dollaro e sui buoni del Tesoro a breve termine per raccogliere i differenziali di rendimento.

Sta quindi diventando chiaro che senza ulteriori espansioni monetarie i tassi d'interesse ed i rendimenti dei titoli di stato saliranno, con conseguenze devastanti per le finanze del governo degli Stati Uniti. Gli hedge fund sarebbero costretti dalle banche a sciogliere le loro posizioni, vendendo dollari e acquistando euro e yen, per mancanza di riserve di bilancio disponibili. Limitata dalle regole di Basilea III, la carenza di liquidità in dollari farebbe salire i tassi d'interesse overnight in un momento in cui il Federal Reserve Board vorrebbe reflazionare l'economia.

Di conseguenza una crescita annua inferiore al 10% dell'offerta monetaria più ampia non è più sostenibile, senza innescare una crisi nel finanziamento pubblico e finanziaria. Siamo ora al limite di un'accelerazione dell'inflazione monetaria, che nel tempo porterà ad un significativo calo del potere d'acquisto del dollaro, misurato non rispetto ad altre valute fiat che affrontano difficoltà simili, ma rispetto alle materie prime e, in definitiva, a beni di consumo e servizi.



Valori degli asset finanziari

Il modo in cui si sviluppa una crisi finanziaria dipende dalla progressione dei valori degli asset. Sin dalla presidenza Greenspan negli anni '80, si è ipotizzato che la FED avrebbe sempre salvato i mercati azionari abbassando sufficientemente i tassi d'interesse. A partire dal contenimento del crash del 1987, sono stati implementati un numero crescente di modi, tra cui manipolazione dei tassi d'interesse, operazioni di mercato aperto e quantitative easing. Anche modificare il livello delle riserve obbligatorie per le banche commerciali è stato un importante strumento monetario, ma non è più un'opzione a causa della forzatura delle normative di Basilea III per le banche di rilevanza sistemica. Questo è il motivo per cui la FED alcuni anni fa ha rimosso la distinzione tra riserve obbligatorie e riserve in eccesso.

Il principale metodo di controllo dei prezzi monetari e degli asset rimane l'abbassamento dei tassi d'interesse e, attraverso di essi, i rendimenti obbligazionari, aumentando così l'appeal delle azioni.


Con il Fed Funds Rate al due percento e il mercato che sta già iniziando a scontare ulteriori ribassi, è improbabile che la ZIRP sia sufficiente a sostenere i valori degli asset durante la prossima crisi finanziaria. Per questo motivo molti commentatori ritengono che i tassi negativi per il dollaro siano sempre più probabili.

Ciò non aiuterebbe necessariamente a stabilizzare l'economia americana, come attestano le prove della BCE dell'Eurozona. Inoltre ponendo tutte le commodity in backwardation permanente, non solo il potere d'acquisto del dollaro verrebbe indebolito gravemente, ma anche quello delle valute fiat ancorate ad esso. È un dato di fatto che anche il Fed Fund Rate sconti completamente una preferenza temporale per le merci, il che significa che i tassi d'interesse sono già a zero in termini reali, o addirittura negativi. L'unico pezzo del puzzle monetario mancante è una comprensione da parte degli investitori compiacenti di quanto i mercati siano vicini ad un precipizio.

Comprendere come e perché i mercati siano sull'orlo di una significativa erosione del potere d'acquisto del dollaro è cruciale, perché definisce il limite di quanto in basso possano essere spinti i tassi d'interesse senza innescare una crisi monetaria. Sappiamo già che gli attuali livelli di soppressione dei tassi d'interesse richiedono che l'effetto sui prezzi venga soppresso con il metodo statistico. Basta solo una spintarella in più tra dollari e commodity, e il risultato diventerà quasi certamente catastrofico per il dollaro e tutte le altre valute fiat.

Se il dollaro subisce questo destino, allora un calo iniziale dei tassi d'interesse sarà seguito da un significativo aumento, imposto dai mercati globali che rifiutano di finanziare il deficit USA e scelgono invece di liquidare le loro posizioni in dollari.

Vi sono due forze opposte che gli investitori devono prendere in considerazione: esiste ancora una speranza che l'attuale deterioramento economico possa essere contenuto e un costante abbassamento dei tassi d'interesse contribuirà a preservare i valori degli asset; la politica della FED non riuscirà a migliorare le prospettive economiche, portando all'aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro USA man mano che i mercati capiranno che i deficit di bilancio sono fuori controllo. Aspettiamoci, quindi, un acquisto diretto e indiretto di azioni da parte delle banche centrali e dei fondi sovrani, cosa che andrà a vincolare ancora di più gli asset finanziari alle valute fiat.



Come finisce la storia

Dovrebbe essere ormai chiaro che non solo c'è una crisi finanziaria e sistemica dietro le quinte, ma non può essere risolta dalle banche centrali usando gli strumenti a loro disposizione. Possiamo facilmente dedurre che ci sarà la solita fine del ciclo del credito, problemi sistemici e finanziari, che potrebbero comportare il salvataggio di una o più grandi banche. Inoltre la svalutazione monetaria da parte delle banche centrali sarà significativamente maggiore di quella successiva alla crisi della Lehman, non solo perché l'entità del problema bancario coinvolge numeri molto più grandi, ma anche a causa della posizione impossibile in cui si trova il governo degli Stati Uniti rispetto alle sue stesse finanze.

Stando così le cose, possiamo escludere la prima delle tre opzioni esposte nell'introduzione a questo articolo (l'esito da manuale). Ci rimane una crisi sistemica o un crollo totale.

Non vi è dubbio che una crisi sistemica comporterà un calo del potere d'acquisto delle valute fiat, cosa che sarà impossibile da nascondere con il metodo statistico. In questo frangente un leader politico che comprende la situazione e come risolverla avrà l'opportunità di farlo, perché l'alternativa a non farlo sarà molto peggio per la popolazione. Tale approccio richiederà l'abbandono della socializzazione della moneta e dei mercati, la riduzione all'osso del welfare state e il ritorno ad una moneta sana ed onesta. Sebbene le cose possano cambiare, non sembra esserci la possibilità che un tale leader esista e che sia in grado di smuovere i suoi colleghi.

Questo ci lascia con l'ultimo risultato possibile, un crollo totale del paradigma neo-keynesiano e del suo strumento principale: il denaro fiat. Dopo un iniziale abbassamento dei tassi d'interesse e un calo dei rendimenti dei titoli di stato, che è già in atto, diventa chiaro che l'economia è in condizioni molto peggiori di quanto si pensasse in precedenza; il settore produttivo e coloro che vi sono impiegati sono stati impoveriti dall'inflazione monetaria.

La ripresa economica diventa un pio desiderio e le finanze statali si deteriorano rapidamente. Con i risparmiatori spariti ed i consumatori allo stremo, l'unico mezzo per finanziare i deficit di bilancio è con mezzi inflazionistici. La valuta inizia a declinare in due modi: gli stranieri la vendono e si rifiutano di contribuire a finanziare il deficit di bilancio, oppure i depositanti nazionali decidono di smobilitare i loro conti bancari e acquistare invece beni. In quest'ultimo caso il danno è rappresentato dal dumping della valuta fiat, i cui effetti superano l'apparente aumento della domanda derivante dalla fuga di denaro.

Se gli stati sono fortunati, la gente continua ad usare il denaro fiat come moneta, nonostante il suo potere d'acquisto continui a diminuire. I tentativi di stabilizzare la valuta, introducendo controlli sui prezzi, non fanno che peggiorare le cose. Queste sono le condizioni che hanno appestato alcuni Paesi dell'America Latina con alti tassi di inflazione per periodi prolungati.

In alternativa il denaro fiat finisce in un abisso. Non presenteremo un confronto con il Venezuela o lo Zimbabwe, dove la corruzione è stata un fattore importante. L'esperienza tedesca dopo la prima guerra mondiale è un modello migliore, quando il finanziamento inflazionistico della spesa pubblica iniziò prima della guerra e portò al crollo finale della valuta nel novembre 1923. Ciò suggerisce che ci vorranno diversi anni affinché un crollo finale possa riflettersi nella distruzione di una valuta fiat. Ma ci sono differenze tra le iperinflazioni europee di quasi cento anni fa e la situazione di oggi.

In America e Gran Bretagna, nonché in alcuni Paesi dell'Eurozona, la maggior parte dei depositi bancari non è dovuta a privati, in quanto prevale il credito al consumo. Con l'ottanta per cento dei dipendenti in questi Paesi che vivono di busta paga in busta paga e il prestito mediante carte di credito è la norma, vi è una maggiore ponderazione dei depositi istituzionali nel sistema bancario di oggi rispetto al passato. Nel caso del dollaro USA, i conti correnti e di risparmio ($12.150 miliardi) includono circa $4.000 miliardi di depositi di proprietà estera. Gli emittenti di carte di credito e altre società finanziarie accumulano flussi di cassa significativi e quindi depositi. Anche gli speculatori finanziari, come gli hedge fund, mantengono saldi significativi come garanzie repo.

In breve, le classificazioni dei detentori di depositi sono molto diverse da quelle di un tempo, quindi è probabile che il loro atteggiamento collettivo nei confronti del denaro sia molto diverso. Non li spendono in beni e non danno giudizi di valore. È più probabile che siano spaventati da sviluppi puramente finanziari. Ciò ci porta a prendere in considerazione un'altra possibilità: scoppio della bolla come quella ai tempi di John Law e il crollo della valuta.



Il modello di finanziamento di Law

John Law fu un proto-keynesiano che nel 1716 ottenne l'autorizzazione dal Duc d'Orléans, in qualità di reggente di Luigi XV, di istituire la Banque Genérale nella Place de Vendome di Parigi, capitalizzata con debito pubblico e base per l'emissione di banconote. Accettava depositi di metalli, principalmente monete d'oro e d'argento. Nel settembre del 1716 la banca ebbe un tale successo che stava facendo fallire gli altri banchieri.

Il rapporto tra Reggente e Law si basava sul piano di quest'ultimo di ripristinare le finanze reali che erano in considerevoli difficoltà. In parole povere, il suo piano era di trarre profitto dall'inflazione delle sue banconote per pagare i debiti reali. Inoltre introducendo il sistema bancario moderno in una Francia finanziariamente arretrata, il miglioramento dell'economia derivante da una circolazione monetaria più efficace contribuì anche a ripristinare le finanze reali attraverso entrate fiscali più elevate.

L'uso delle banconote di Law per pagare le tasse assicurava la loro circolazione ed i metalli continuavano ad essere depositati presso la Banque Royale in cambio di esse. In conformità con i piani di Law, il bilancio della Banque Genérale si stava rapidamente gonfiando e stava cominciando a dominare negli affari finanziari a Parigi. Law accettava il debito statale ad un tasso del 4% e lo copriva con le sue banconote  che rendevano un 4% apparentemente più certo e un bonus derivante dal commercio di pellicce nelle colonie francesi in America.

L'uso del debito pubblico come fondamento dei suoi affari assomiglia a come funzionano oggi le banche centrali, le quali emettono denaro attraverso il quantitative easing in cambio di debito pubblico. Nel dicembre del 1718 la Banque Generale divenne Banque Royale, trasformandosi da banca privata in banca statale. Law ora aveva il monopolio dei soldi in Francia.

Inoltre aveva acquisito tutti i diritti per commerciare con le colonie francesi in America, che divenne l'impresa Mississippi. La capitalizzò utilizzando sottoscrizione coperte parzialmente che, dando profitti rapidi e sostanziali ai primi sottoscrittori, garantirono un buon inizio alle azioni Mississippi; inoltre Law utilizzò le emissioni di banconote della Banque Royale per aumentare ulteriormente i prezzi delle azioni.

E così nacque una bolla, ma alla fine del 1719 Law trovava sempre più difficile sostenerla. Un miliardo di livree erano stati creati e spesi per aumentare le quote nella Mississippi. In seguito alla sua nomina a controllore generale nel 1720, decretò che le sue banconote fossero l'unica valuta consentita ad eccezione delle piccole transazioni e che tutte le vecchie monete dovevano essere sequestrate. Chiaramente stava tappando buchi in una nave sempre più alla deriva.

Il 22 febbraio 1720 la Mississippi Company e la Banque Royale si unirono. Il re vendette 100.000 azioni a 9000 livree e successivamente le azioni iniziarono ad affondare. A novembre di quell'anno erano scese a 3.200 livree e per molte di loro c'era difficoltà a rimborsarle. Negli ultimi tre mesi del 1720 non vi era alcun prezzo in sterline per le livree francesi, perché anche le banconote di Law erano scoppiate insieme alla bolla Mississippi.



Somiglianze odierne con la bolla Mississippi

Ci sono importanti somiglianze che si stanno sviluppando tra gli eventi in Francia di trecento anni fa e quelli di oggi:
  • Law implementò uno schema inflazionistico simile a quello proposto da Keynes. Entrambi ottennero un impatto economico inizialmente favorevole, seguito da un fallimento nel mantenere le promesse precedenti. Avendo progredito attraverso una serie di cicli del credito, il piano di Keynes deve ancora crollare completamente.
  • Law usò il debito pubblico come base per il suo piano, così come fanno oggi le banche centrali. La differenza è che il pubblico sapeva che Luigi XV era in bancarotta. Oggi i mercati devono ancora rendersi conto di questo fatto.
  • Supportato dallo stato, Law usò i poteri che gli vennero concessi per manipolare i valori degli asset e sostenere il suo piano, un obiettivo ora apertamente perseguito dalle banche centrali moderne e dai loro fondi sovrani alleati.
  • Con la Banque Royale Law mise in piedi un prototipo di banca centrale il cui duplice obiettivo era finanziare i prestiti dello stato ed emettere valuta. Il supporto che le banche centrali offrono al sistema bancario commerciale odierno è in definitiva orchestrato per raggiungere lo stesso scopo.
  • Law vietò la circolazione dei metalli preziosi come denaro e di qualsiasi altra alternativa alle proprie banconote. Le banche centrali di oggi esercitano esattamente gli stessi monopoli nelle rispettive giurisdizioni.
  • Law fu il primo ad utilizzare derivati ​​sotto forma di azioni e opzioni per promuovere e sostenere i valori patrimoniali. Il sistema finanziario globale oggi utilizza allo stesso modo i derivati ​​per supportare e incoraggiare la speculazione rialzista tra gli asset finanziari.
  • Collegando l'aumento dei valori degli asset finanziari al potere d'acquisto della sua livree, Law fece in modo che il crollo dei valori degli asset finanziari indebolisse anche la fiducia nella valuta, causandone il collasso totale in sei mesi. Oggi sia le banche centrali che i fondi sovrani sono investitori attivi in ​​obbligazioni e azioni, con l'effetto di creare un legame simile tra titoli di stato, azioni e valute fiat.

Dati i tempi diversi ed i metodi diversi, ci sono differenze tra lo schema di Law e il modo in cui si è evoluto quello di Keynes. Ciononostante sono le somiglianze che dovrebbero far suonare campanelli d'allarme. I critici del finanziamento inflazionistico generalmente ipotizzano che la fine di una valuta fiat sia contrassegnata dalla popolazione che alla fine non la usa più. Le somiglianze tra gli schemi di Keynes e Law suggeriscono un risultato diverso.

Legando i valori degli asset finanziari alle valute, se uno fallisce anche l'altro seguirà lo stesso destino. Una perdita di fiducia nell'uno indebolirà immediatamente l'altro. Prima c'è un fallimento nel sostenere i prezzi di obbligazioni ed azioni, seguito poi da un loro crollo, accompagnato successivamente dall'erosione di tutta la fiducia nella valuta.

Con questo quadro in mente possiamo disegnare un futuro sia per i mercati finanziari sia per il dollaro. La FED, in un ruolo simile alla Banque Royale, continua con i suoi tentativi di manipolare i prezzi dei titoli del Tesoro USA e quindi i mercati azionari, come è accaduto in modo più netto da quando Greenspan è diventato presidente. Nel febbraio del 1720 il re vendette 100.000 azioni per 9.000 livree ciascuna, evento che segnò il picco della bolla di Law. La domanda è chi o cosa suonerà il campanello questa volta.

Al di fuori del sistema bancario statunitense, chi comprerà quantità sempre più grandi di titoli del Tesoro USA? Questo perché gli stranieri stanno bloccando il loro appetito ed i risparmiatori interni sono pressoché inesistenti. Dobbiamo tenere presente che la proprietà delle valute estere è giustificata dai volumi degli scambi e le prove del calo del commercio internazionale indicano fermamente che il dollaro è venduto. Di conseguenza le banche che agiscono come agenti per la FED saranno le sole acquirenti, essendo pagate dalla FED attraverso l'accredito di riserve.

All'ultimo conteggio gli stranieri ed i loro governi possedevano $19.400 miliardi in titoli statunitensi e avevano circa $4.000 miliardi di depositi bancari. La bolla scoppierà sicuramente quando il dollaro inizierà a scendere rispetto ad altre valute, creando perdite raddoppiate per gli investitori stranieri e una crisi di finanziamento per il debito pubblico degli Stati Uniti. Con i rendimenti dei titoli del Tesoro statunitensi in rialzo, il dollaro vedrà accelerare il suo declino a causa delle crescenti perdite nei portafogli degli investitori stranieri.

Questa, forse, è la somiglianza più marcata con la fine dello schema di Law: una combinazione di circostanze basata su un legame tra asset finanziari e valuta fiat. Come con il crollo dello schema di Law, possiamo aspettarci una impennata del prezzo dei metalli preziosi (oro e argento) e delle criptovalute (principalmente Bitcoin).

Stando così le cose, il crollo non verrà risolto come si aspettano anche coloro più ribassisti, ma potrebbe completarsi entro la fine di quest'anno.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/