venerdì 30 ottobre 2015

L'emergenza infinita — Perché nel casinò è sempre tempo di ZIRP





di David Stockman


In base all'ultima relazione sul mondo del lavoro, siamo ancora impantanati in una situazione d'emergenza economica — talmente estrema che ha comportato l'ottantunesimo mese di tassi d'interesse a zero, come sentenziato nel corso della riunione del FOMC dello scorso settembre. Tutto ciò nonostante il fatto che il tasso di disoccupazione abbia raggiunto l'obiettivo della FED della piena occupazione: 5.1%.

Ma questa non è nemmeno la metà della storia. Il tasso di disoccupazione ad agosto si trovava nel quintile più basso della storia moderna.

Proprio così. Ci sono state 535 relazioni mensili sul lavoro sin dal 1970, ma solo in 98 mesi, o il 18% delle volte, il tasso di disoccupazione è arrivato al 5.1% o ad un numero inferiore.

In una parola, il tasso di disoccupazione ufficiale si trova in quella che negli ultimi 45 anni è stata la cosiddetta zona di conclusione macroeconomica. Questo ci suggerisce che l'emergenza è finita?

Nient'affatto. Le teste di legno nei media finanziari hanno insistito su un altro differimento del cosiddetto "lift-off", poiché l'economia è presumibilmente ancora fragile. Anche i cosiddetti moderati della FED — Stanley Fischer e John Williams — hanno blaterato qualcosa d'incoerente mentre attendono maggiori dati economici "in entrata".

Le uniche informazioni "in entrata" che contano per loro sono le medie del mercato azionario. Vale a dire, se lo scorso ottobre le parole di Bullard hanno bloccato il ribasso dell'S&P 500, la prossima volta il FOMC cercherà d'evocare la stessa magia; e se il mercato soccomberà ad un altro po' di vertigini, la FED inventerà un'altra scusa per ulteriori ritardi.

Infatti, il vero obiettivo dell'Humphrey-Hawkins Act è trasparente: evitare a tutti i costi un "risk-off".

Quindi possiamo tranquillamente definire tutto ciò, un'esilarante farsa cosmica. La gente comune è in grave pericolo, perché gli stati e le loro banche centrali hanno messo i giocatori d'azzardo a capo dello spettacolo economico.

Questo è evidente in Europa, dove i burocrati di Bruxelles/Francoforte sono spaventati a morte per una fuga precipitosa verso le uscite da parte di quei giocatori d'azzardo che "hanno affittato" (sul mercato repo) le obbligazioni europee sovrane sulla scia dell'ukase di Draghi. Ora hanno trasformato la Grecia in una prigione di debitori, spegnendo gli ultimi resti di un governo democratico e imponendo oneri di debito che si avvicineranno ai $500 miliardi quando ci si renderà conto del nuovo piano di salvataggio della Grecia e dei massicci debiti della BCE.

L'economia greca, malconcia e ancora in contrazione, o farà la fine di Atlantide sprofondando sotto il Mar Egeo oppure diventerà una bomba micidiale. Cioè, quando la Grecia andrà infine in default, innescherà la scomparsa dell'euro, del progetto europeo e del sistema bancario traballante dell'intero continente — infarcito con debiti impagabili d'economie socialiste economicamente sclerotizzate.

Nel contempo la folle coppia Abe/Kuroda è riuscita a mandare l'economia giapponese in recessione — sebbene gestiscano il più grande schema di Ponzi di riacquisti sovrani della storia. Vale a dire, la Banca del Giappone è arrivata ad acquistare un quadrilione di debito pubblico giapponese non appena è stato emesso, agganciando così il decennale giapponese a 36 (ridicoli) punti base e inondando gli investitori del Giappone con una bolla speculativa che rappresenta solamente un incidente annunciato.

Nel vicino paese del capitalismo rosso, la correzione statalista diventa più assurda di giorno in giorno. Dopo aver inviato camion carichi di $300 miliardi per comprare azioni indesiderate e una flotta di poliziotti per arrestare chiunque si azzardasse a venderle, il capo della stampante monetaria cinese ha detto al G-20 che il mercato azionario cinese, ammontante a $5,000 miliardi, aveva finalmente superato il suo momento critico.

Quando la scorsa notte il mercato di Shanghai ha aperto a quasi il -2%, la "squadra di casa" è scesa in campo schiacciando il pulsante "acquistare" in un disperato tentativo di dargli ragione. In un attimo, il casinò rosso ha improvvisamente invertito la rotta volando verso il 3% alla chiusura del mercato.

Ormai i suzerain del capitalismo rosso dipendono da una cosiddetta PPT (Squadra di Protezione Anti-cali) per tenere a bada la vecchia signora con la falce. Con più titolari di conti azionari retail (90 milioni) che membri del partito comunista (80 milioni), e più conti di trading (287 milioni) che gente in Giappone, Corea del Sud, Taiwan e Thailandia (267 milioni), una risata è davvero d'obbligo. Vale a dire, gli eredi della rivoluzione anti-capitalista di Mao non hanno altra scelta che sostenere il mercato azionario al fine d'offuscare il vortice deflazionistico che spazzerà via il castello di carte cinese.

Anche così, il gigantesco elefante rosso nella stanza è difficile da nascondere. Ecco perché il capitale è in piena fuga, come sottolineato dalla notizia di ieri sera secondo cui le riserve valutarie cinesi sono diminuite di $94 miliardi nel solo mese d'agosto — nonostante un enorme surplus delle partite correnti.

Questo è anche il motivo per cui nel mese d'agosto le importazioni della Cina sono crollate del 14% e le esportazioni di quasi il 6%, e perché le vendite di auto sono di nuovo calate sensibilmente. Infatti il piattume nella produzione industriale, nel consumo d'energia e nel trasporto di merci, mostra un'economia in stallo o peggio.




Almeno i governanti di Pechino non fanno mistero del fatto che stanno manipolando l'indice azionario. Dopo tutto, la pratica attuata dal partito comunista è quella del "comando e controllo".

Non è così per la combriccola ipocrita di codardi, dissimulatori e dogmatici keynesiani che gestisce la FED. Queste persone hanno al massimo una comprensione effimera dei rudimenti del capitalismo e del libero mercato.

Eppure insistono sul fatto che il mercato più importante di tutto il capitalismo — il mercato monetario in cui i trader e gli speculatori finanziano migliaia di miliardi di posizioni e inventari — non è affatto un mercato; invece secondo loro è un dipartimento amministrativo della banca centrale, disciplinato dai 12 membri del FOMC e soggetto alla loro valutazione soggettiva del rumore macroeconomico "in entrata".

Detto in altro modo, la FED ha spento tutti i prezzi; e in tale processo ha diffuso una falsificazione in tutto il mercato dei capitali — cioè, debito, equity e i loro derivati. Così Wall Street e i suoi equivalenti in tutto il mondo sono diventati dei casinò dove i giocatori d'azzardo se la vedono contro i croupier domiciliati nelle principali banche centrali.

Ma i nostri pianificatori monetari centrali non ammetteranno mai lo stato pietoso in cui languono. Quindi, per quello che ormai equivale ad un incantesimo rituale, persistono nel forgiare le loro politiche con rumore stagionalmente mal adattato, costantemente rivisto e intrinsecamente incompleto. Alla fine sono proprio queste le basi fragili su cui si basa il settore bancario centrale contemporaneo.

La verità è che le banche centrali emettono crediti dal nulla in un sistema finanziario planetario senza confini, il quale è popolato dai demoni delle bolle finanziarie. Questo denaro praticamente gratis permette ai giocatori d'azzardo e agli speculatori di non smettere mai di cercare nuove forme di carry trade, asset collateralizzati e algoritmi che disconettono il casinò dall'economia reale.

Inoltre la storiella dei tassi d'interesse a zero per stimolare l'economia reale è una farsa. Questo perché nel corso degli ultimi due decenni le banche centrali hanno alimentato un'abbuffata di debito di proporzioni impressionanti. Il debito totale nel mercato del credito è cresciuto dai $40,000 miliardi nel 1995 ai $200,000 miliardi dello scorso anno. Questa espansione del credito da $160,000 miliardi è stata quasi quattro volte superiore alla crescita del PIL mondiale ($45,000 miliardi) durante lo stesso periodo.

Di conseguenza il mondo sviluppato ha raggiunto una condizione di "picco del debito", dove il 90% delle famiglie o è in difficoltà finanziarie o dipende dal welfare state; invece il mondo emergente è investito dal "picco della capacità", dove la baldoria di costruzioni, estrazioni e investimenti improduttivi ha lasciato queste economie ad annegare in capacità industriale in eccesso e infrastrutture pubbliche vuote.

In tale contesto l'unica cosa che i tassi d'interesse a zero possono fare è: alimentare un paio di spasmi "risk-on" nel casino; fornire una flebo di capitali a basso costo alle aziende nei mercati sviluppati che desiderano riacquistare le proprie azioni drasticamente gonfiate; fornire una linea di vita temporanea ai mercati emergenti e agli zombie nei settori delle commodity in emorragia di denaro.

Ma ciò che non può fare, è raggiungere il cosiddetto target della massima occupazione; o l'obiettivo della stabilità dei prezzi, come da definizione perversa della FED al 2% in base al deflatore della spesa personale al consumo — meno cibo ed energia, o qualsiasi altra cosa il politburo monetario scelga d'eliminare dalla cifra finale.

Il tasso d'inflazione è ora fortemente soppresso dalla deflazione globale che scorre dai mercati sviluppati in picco del debito e dai mercati emergenti con capacità in eccesso generate dalle stampanti monetarie delle banche centrali negli ultimi due decenni. Oltre a questo, non c'è uno straccio di prova nella storia economica e nella logica che dimostri che c'è una crescita più sostenibile con un 2% d'inflazione al consumo rispetto ad uno 0%.

Ma alla fine tutte le chiacchiere della FED a sostegno della ZIRP sono radicate in un modello del tutto obsoleto di vasca da bagno economica. Cioè, l'idea che il credito della banca centrale venga iniettato in un'economia interna chiusa, non in un casinò globale aperto a tutti, e che queste iniezioni finiranno per stimolare un'entità economica invisibile chiamata "domanda aggregata" fino alla piena occupazione.

Dal 2000 la FED ha emesso $4,000 miliardi di credito. Ma, come ha mostrato l'ultima relazione sul mondo del lavoro, il tasso di disoccupazione al 5.1% non ha niente a che fare con il riempimento della vasca da bagno economica degli Stati Uniti al suo presunto limite potenziale della piena occupazione.

Come mostrato di seguito, nonostante il target della disoccupazione al 5% sia stato raggiunto per tre volte sin dalla fine degli anni '90, le misure reali rappresentanti gli input impiegati dall'economia statunitense sono scesi costantemente. Il rapporto tra occupazione e popolazione è sceso di cinque punti percentuali, o di 12.5 milioni di lavoratori, e le ore totali di lavoro non agricole non hanno rotto la linea piatta in 15 anni.





Inoltre il numero dei posti di lavoro dei capifamiglia ad un salario a tempo pieno, langue ancora quasi due milioni al di sotto del livello all'inizio del secolo.




Inutile dire che l'ultima relazione sul mondo del lavoro sottolinea perfettamente il motivo per cui basare la politica della FED sui "dati in entrata", come quelli del BLS sull'occupazione, rappresenta una manna per il casinò.

Visto che la FED ha lasciato invariati i tassi d'interesse lo scorso settembre, è difficile immaginare una relazione che piacerà agli stampatori di denaro e ai giocatori d'azzardo di Wall Street dimodoché abbandonino la ZIRP.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


giovedì 29 ottobre 2015

Attenzione! Clientelisti al lavoro...

Il commercio mondiale continua a languire. Gli ultimi dati provenienti dal Baltic Dry Index ce lo confermano. Il doppio boom che ha investito l'intero globo è finito. Prima la baldoria del credito facile negli USA ha creato una domanda artificiale di beni e servizi in tutto il mondo, facendo volare dollari ai quattro angoli del mondo (soprattutto nei paesi emergenti, sotto forma di riserve di valuta estera); poi, una volta scoppiata la bolla immobiliare, il boom inaugurato dalla FED è stato portato avanti dalle singole banche centrali dei suddetti paesi emergenti. Le deformazioni economiche a cui hanno portato queste politiche sono esplose dapprima in Cina, portando ad un rallentamento dei suoi settori industriali (soprattutto quello dell'acciaio) e delle sue importazioni di materie prime. Ciò ha lasciato paesi esportatori, come l'Australia e il Canada, con vendite minori e debiti elevati. Tutti questi paesi stanno facendo i salti mortali per evitare una svalutazione delle proprie valute nei confronti del dollaro, perché ciò non farebbe altro che acuire la terza guerra tra valute di questo secolo. Quindi vengono intaccate le riserve in valuta estera, e tutti questi paesi sperano che la FED non alzi i tassi. Infatti, tassi d'interesse più elevati sarebbero un'anatema per le economie mercantiliste dei mercati emergenti, poiché finora è stato il credito a buon mercato (soprattutto in America) che ha alimentato uno tsunami di spese al consumo insostenibili... cosa che a sua volta ha trainato artificialmente le economie emergenti. Senza le esportazioni, la crescita illusoria di quest'ultime cadrebbe definitivamente in pezzi, velocizzando l'entrata in scena della prossima recessione globale. A questo giro non ci sarà alcuna Cina che ne allevierà il dolore, e tutte le economie globali dovranno far fronte allo sgonfiamento di tutte le bolle finora gonfiate dalle rispettive banche centrali. In queste condizioni la FED non si azzarderà ad "alzare i tassi d'interesse"; invece, al primo segnale di panico, tornerà ad una politica monetaria allentata.
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di Bill Bonner


TIVOLI, New York – Le azioni statunitensi erano piatte. Un rimbalzo a Tokyo. Un rimbalzo a Shanghai. L'oro ha fatto registrare una perdita di $7 nel trading di New York.

Rumore, in altre parole. Niente di cui preoccuparsi. Cerchiamo quindi di ricordare ai nostri lettori, e a noi stessi, quello che sta realmente accadendo.

Questa è una Grande Guerra degli Zombie. La lotta è tra gli zombie, i loro alleati clientelisti e il resto del mondo.

Questa è la vera lotta in Grecia, per esempio.

Gli addetti ai lavori – approfittando della capacità del governo greco di prendere in prestito a tassi d'interesse bassi – godono di benefici che altrimenti non sarebbero disponibili.

Ora Atene è profondamente in debito... e gli addetti ai lavori sono disperati perché vogliono continuare a far scorrere il credito (a loro vantaggio!).

Probabilmente ricorderete che gli zombie sono persone che vivono a spese delle altre. Non sono persone cattive, ma il sistema permette loro... o le condanna... ad approfittarsi degli altri.

Alcuni dei modi in cui gli zombie parassitano gli altri sono abbastanza evidenti. Ottengono sussidi, garanzie e pagamenti direttamente dai federali (i quali affermano di dover fornire un servizio essenziale).

Altri modi sono meno visibili. Le normative invasive, ad esempio, tengono fuori i concorrenti, aumentano i margini di profitto e forniscono posti di lavoro zombie ad ispettori, regolatori e nullafacenti vari ed eventuali.

Charles Hugh Smith ci fornisce un buon esempio, documentando l'esperienza di uno dei suoi corrispondenti:

Per tanti anni molti dei miei amici e parenti che sono venuti a cena a casa mia, mi hanno detto che avrei dovuto "aprire un ristorante"...

Circa cinque anni fa c'era un ristorante in vendita non troppo lontano da casa mia. Ho pensato di comprarlo, ma a quel tempo l'economia non stava andando bene, e ho voluto temporeggiare prima di compiere un simile passo.

Infine il ristorante ha chiuso e al suo posto ha aperto un'attività diversa. Quest'ultima ha iniziato a speriemntare varie difficoltà nel 2014, e così ho deciso che poteva essere il momento d'aprire un chiosco alimentare in quello spazio. Quanto poteva essere difficile?

Quanto?

Troppo…

La storia è troppo lunga per riportarla tutta. Un permesso ha portato alla necessità di presentarne un altro. Poi ha dovuto aspettare un'ispezione. Quest'ultima ha portato ad ulteriori requisiti – allargare questo, sostituire quello, mettere così, togliere quello... una cosa dopo l'altra... mese dopo mese... documento dopo documento.

Norme cavillose... codici sciocchi... regole stupide... tutta una serie d'inutilità costose e perditempo. Infine anche un imprenditore esperto è stato costretto a rinunciare:

In sostanza ho speso sette mesi per cercare di capire non solo cosa dovevo fare, mentre pagavo l'affitto e le utenze, ma anche le complessità di quanto richiesto dallo stato.

La legge in Nevada è chiamata Nevada Revised Statutes, o NRS. Gli statuti per i prodotti alimentari al dettaglio contengono circa 500 pagine. E questi sono solo i codici che riguardano il cibo. Poi ci sono quelli che riguardano la costruzione, l'impianto elettrico, l'impianto idraulico e molte altre cose (come ad esempio la conformità all'ADA, al parcheggio per disabili, ecc.).

Così, ho chiuso. Mi hanno battuto.

E mi stupisco sempre quando i politici usano la formula "creeremo posti di lavoro". Beh, io sono un imprenditore e ho creato migliaia di posti di lavoro negli ultimi 25 anni...

Ma qui ci sarebbero stati come minimo sei posti di lavoro che non hanno visto la luce.

Nel frattempo l'Harvard Business Review ci mette al corrente di una cifra scioccante: tra il 2003 e il 2012 le società quotate nell'S&P 500 hanno speso il 54% dei loro profitti per riacquistare le proprie azioni (ridurre il numero – e aumentarne il prezzo – delle azioni in circolazione).

Queste aziende hanno dedicate un altro 37% dei loro guadagni per pagare i dividendi. Ciò significa che il 91% degli utili delle aziende americane di spicco è andato agli azionisti. Solo il 9% è finito negli investimenti di capitale, nella ricerca & sviluppo, nell'espansione aziendale e negli aumenti salariali.

Quando abbiamo visto questo numero, abbiamo pensato che ci doveva essere un errore. Negli ultimi 20 anni abbiamo re-investito circa il 90% dei nostri profitti nel nostro settore – l'opposto di quello che hanno fatto le 449 aziende nell'S&P 500.

Che tipo d'attività sarebbe così miope da dare via così tanto capitale?

Che tipo di società spenderebbe così poco nella ricerca & sviluppo... nello sviluppo del business... e negli investimenti di capitale?

Ah... poi ce ne siamo resi conto: sono i clientelisti!

In primo luogo, chiunque si stia domandando perché un'azienda possa fare una cosa talmente sciocca, l'Harvard Business Review ci dà la risposta:

Nel 2012 i 500 dirigenti più pagati nominati nel proxy statement delle società per azioni USA, hanno ricevuto in media $30.3 milioni ciascuno; il 42% del loro compenso è arrivato dalle stock option e il 41% dai premi per azione.

I riacquisti d'azioni sul mercato aperto ne hanno aumentato la domanda e ne hanno automaticamente aumentato il prezzo, anche se solo temporaneamente; inoltre hanno consentito alle aziende di soddisfare gli obiettivi trimestrali per quanto riguardava gli utili per azione.

I clientelisti sono pagati per farlo.

Probabilmente vi state chiedendo come questo si inserisca nella Grande Guerra degli Zombie. Non si tratta semplicemente di capitalismo? Non si tratta semplicemente del loro denaro... con cui possono fare ciò che vogliono?

Rispondiamo a queste domande con delle nostre domande: com'è possibile che possano fare una cosa del genere? Potreste pensare che, gestendo una qualsiasi attività commerciale, essi vogliano conservare più denaro. Sono capitalisti, giusto? Hanno bisogno di capitale, giusto?

Beh, state sottovalutando la sottigliezza del piano di guerra degli zombie.

È alimentato quasi interamente dal credito... fornito a bassissimo costo dai loro compari nella FED. Il credito a buon mercato permette alle corporazioni americane di prendere in prestito ingenti somme di denaro a fronte di spese minime, e distribuire questo denaro agli azionisti... e, soprattutto, agli addetti ai lavori nelle corporazioni.

I clientelisti ai piani alti stanno saccheggiando le principali corporazioni americane del loro capitale e lo stanno sostituendo col debito. La popolazione pagherà i costi del credito a buon mercato sotto forma di un'inflazione futura. Nel frattempo, gli addetti ai lavori nelle corporazioni si godono il bottino sotto forma di bonus spaziali.

Ecco perché gli zombie stanno lottando così duramente affinché la bolla del credito si gonfi ulteriormente – non, come comunemente pubblicizzato, perché stimola una ripresa.

Il credito a buon mercato fornisce loro un modo per prendere ciò che non li appartiene.

E la guerra continua...

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


mercoledì 28 ottobre 2015

Breve anatomia di un crash





di Alasdair Macleod


Il mese scorso abbiamo visto qualcosa che non accade molto spesso: sembrava d'essere entrati nelle prime fasi di un crollo globale del mercato azionario.

Per il momento gli investitori sono in stato di shock, in cerca di rassicurazioni e intenti a preservare il loro patrimonio piuttosto che a riflettere sulle ragioni economiche più ampie che l'hanno provocato. Per i commentatori finanziari mainstream la colpa è sempre riconducibile a fattori remoti, come la crisi finanziaria della Cina, e ha poco a che fare con gli eventi più vicini. Analisi di questo tipo sono selettive e mal impostate. Lo scopo di questo articolo è quello di fornire una panoramica del contesto economico in cui si trovano odiernamente i mercati, così come le probabili conseguenze.

Le origini di una crisi sono profondamente radicate nel sistema finanziario e risalgono all'invenzione delle banche centrali, e più in particolare all'accordo di Bretton Woods, il quale era alla base del sistema monetario del dopoguerra. Negli anni '40 gli economisti stavano iniziando ad abbracciare la nuova visione keynesiana secondo cui la legge di Say, la legge dei mercati, è irrilevante e l'offerta e la domanda di beni e servizi possono essere considerate indipendenti l'una dall'altra; e, soprattutto, i risparmi dovrebbero essere re-indirizzati nel consumo immediato e sostituiti da un approccio più flessibile nei confronti della moneta e del credito.

Keynes voleva una nuova super-valuta, che chiamava bancor. Invece il mondo ottenne il dollaro e il "full faith and credit" del governo degli Stati Uniti, garantito dalle sue considerevoli riserve auree. Mentre le banche centrali potevano scambiare dollari per oro a $35 l'oncia, non c'era alcun limite effettivo all'emissione di dollari e di credito. Ciò permise all'America di finanziare le guerre in Corea e Vietnam senza ricorrere alla tassazione. Quando quei dollari, dapprima finiti all'estero, ritornarono in patria verso la fine degli anni sessanta, iniziò la corsa contro i dollari e in favore dell'oro, portando allo Shock di Nixon quando gli Stati Uniti gettarono l'accordo di Bretton Woods nella pattumiera della storia.

Sin dagli anni '70 il dollaro ha continuato a ricoprire il suo ruolo di valuta di riserva mondiale senza alcun convertibilità in oro. Il governo degli Stati Uniti cercò di togliere all'oro lo status di moneta, negando il fatto che avesse avuto un tale ruolo. Questa propaganda è persistita fino ad oggi: il progresso incarnato nelle valute fiat emesse dagli stati. Avendo così eliminato le catene del denaro sonante, moneta e credito vennero espansi per pagare i prezzi alti del petrolio nei primi anni '70, e messi a disposizione dei mutuatari latino-americani senza alcun vincolo significativo. Nella seconda metà di suddetto decennio, il potere d'acquisto del dollaro calò progressivamente.

L'espansione monetaria e del credito sin da Bretton Woods ha danneggiato i calcoli aziendali nello stesso modo in cui la riserva frazionaria aveva fatto nel corso degli ultimi cento anni. Invece di crisi bancarie periodiche, che liquidavano l'eccesso di debito e i crediti inesigibili, le banche sono state salvate ed è stato permesso un ulteriore accumulo di debiti nel cicli economici successivi. Nemmeno gli aumenti dei tassi d'interesse alla fine degli anni settanta, progettati per bloccare un'inflazione galoppante dei prezzi, riuscirono a far regredire il debito totale.

Questi eccessi monetari e creditizi hanno portato alla crescita della speculazione finanziaria. Ciò è culminato col boom delle dot-com (bolla simile agli eccessi di borsa del 1927-1929 e alimentata dallo stesso grado di speculazione pubblica registrato nelle bolle Mississippi e South Sea di trecento anni fa). I mercati azionari sono stati salvati solo dalle azioni senza precedenti della FED nel 2001-2003, la quale ha ridotto i Fed Funds Rate all'1%, ponendo le basi per la bolla immobiliare del 2005-2007. E come tutti sappiamo, è stato lo scoppio di questa bolla che ha portato alla crisi finanziaria che ha fatto fallire Bear Stearns e Lehman Bros.

Secondo McKinsey Global Institute, il debito globale è passato da $142,000 miliardi nel 2007 a $199,000 miliardi alla fine del 2014. Questo è stato un tasso di crescita più lento rispetto al periodo 2000-2007, ma la differenza può essere spiegata con l'espansione della base monetaria e il livello medio più alto dei tassi d'interesse nel corso del periodo precedente. Anche il debito del settore bancario ombra è cresciuto, fonte di finanziamento alternativa a breve termine. Resta il fatto che l'instabilità finanziaria odierna è la conseguenza di un debito eccessivo, e il sistema finanziario globale è intrinsecamente più rischioso di quanto non fosse al momento della crisi Lehman.

Il ricorso al debito quale motore economico, rappresenta l'altro lato della medaglia dell'espansione della quantità totale di denaro. Ciò può andare avanti solo perché la gente continua ad accettare che il denaro conserva il suo valore di scambio oggettivo.



Tassi d'Interesse

Sin dalla fine degli anni '70 le principali banche centrali, guidate dalla FED, hanno strappato il controllo dei tassi d'interesse ai mercati sul presupposto che l'attività economica e l'inflazione dei prezzi possono essere gestiti centralmente variandoli su ordine dello stato. Tale politica è molto diversa dal modo in cui i tassi d'interesse sono fissati dal libero mercato. Il pregiudizio filosofico dietro la gestione statale dei tassi d'interesse, secondo cui i mutuatari sono più meritevoli dei creditori, ha una lunga storia alle spalle. Sin da quando le banche centrali hanno controllato i tassi d'interesse, hanno sempre favorito i mutuatari a scapito dei risparmiatori, con il risultato prevedibile che il debito globale s'è ampliato senza una produzione di base a sostenerlo. E senza guadagni accantonati grazie alla produzione, il debito non può essere rimborsato, quindi dev'esserci un default.

Prevenire questo default è diventato un problema sempre più impellente, ed è diventato il compito primario delle banche centrali. Le famiglie, le imprese, il governo e il settore finanziario, sono tutti esposti ad un default per il debito, e l'unico mezzo che le banche centrali possono impiegare è la creazione di denaro per favorire l'espansione del credito bancario ad un ritmo sempre crescente; una sorta di rimedio che è risultato efficace dopo il disinnesco della crisi Lehman e il successivo giro di quantitative easing. I tassi d'interesse a zero hanno fatto sì che la capitalizzazione degli interessi non pagati venisse ridotta al minimo, ma allo stesso tempo hanno favorito un indebitamento ancora più improduttivo. I mercati stanno segnalando l'appropinquamento di una nuova crisi finanziaria, e presto sarà il momento di scatenare di nuovo l'arma monetaria.

Ogni crisi è di una grandezza maggiore rispetto a quella precedente. L'innesco questa volta sarà il brusco rallentamento della produzione mondiale. Senza la foglia di fico dell'aumento della produzione produttiva, il problema del debito globale diventerà fin troppo evidente da ignorare, anche per gli ottimisti.



L'Inevitabile Conclusione

I mercati azionari ci stanno dicendo ancora una volta che la crisi del debito è piombata su di noi. La piega che prenderanno gli eventi da qui in poi non può essere prevista, ma possiamo essere certi che nei prossimi mesi i governi saranno pronti a smuovere cielo e terra per prevenire una crisi profonda. Tornerà, quindi, la pseudo-lezione della crisi Lehman: inondare il sistema con denaro fiat aggiusta le cose. Sparirà qualsiasi pretesa di una disciplina monetaria, sparirà qualsiasi pretesa di un aumento dei tassi d'interesse, e sparirà qualsiasi vincolo sull'emissione di più debito. Una crisi degli investimenti improduttivi diventerà una crisi del sistema finanziario, la quale si trasformerà presto in una crisi delle valute. Possiamo stare certi che il debito non verrà estinto dai debitori che fanno i conti coi creditori, bensì dallo svilimento del denaro e questo risultato è l'obiettivo non dichiarato dei responsabili delle politiche.

È una conclusione importante. Infatti essa postula che l'unica soluzione a disposizione delle banche centrali sia la distruzione delle proprie valute ad un tasso esponenzialmente accelerante, e non lento come accadeva durante l'era Bretton Woods. Non possiamo giudicare se questa strategia funzionerà ancora una volta, rimandando di nuovo nel tempo la crisi finale. Ma possiamo prevedere le circostanze future in modo più chiaro, e soprattutto possiamo immaginare con più facilità come i banchieri centrali ripeteranno le politiche sbagliate di Rudolf Havenstein, presidente della Reichsbank tedesca nel 1921-1923. Nel prevedere questa crisi finale per quei paesi che percorrevano il cammino della corruzione della propria moneta, l'economista von Mises la chiamò crack-up boom, il boom che mette fine a tutti i boom, quando la gente comune comprende infine l'inutilità della valuta statale e la spende il più rapidamente possibile in cambio di qualsiasi cosa possa ancora acquistare. Svaniscono, così, le ultime vestigia della funzione del denaro come merce di scambio.

L'iperinflazione del denaro fiat e la prospettiva di un crollo finale del suo potere d'acquisto, stanno diventando sempre più probabili alla luce degli eventi finanziari odierni. Tutto ciò si può dedurre grazie ad una teoria economica solida, ed è confermato da documenti storici di crisi simili. Possiamo aspettarci che questo risultato venga approvato anche dalla macroeconomia, la quale si basa sulla negazione della legge di Say e induce in errore i responsabili politici dei governi.

Solo che questa volta la minaccia sarà globale, perché dovunque va il dollaro, e il dollaro è ancora la valuta di riserva mondiale, andiamo tutti.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


martedì 27 ottobre 2015

Sta arrivando una recessione globale... e non sarà piacevole

La retorica di una ripresa dell'economia statunitense sta guadagnando sempre più trazione. Perché? Perché fondamentalmente la maggior parte degli analisti e dei commentatori osserva i numeri sui monitori dei computer, vede che sono positivi e conclude che è in atto una ripresa economica. Infatti, se si osserva la percentuale di cambiamento annuale del PIL USA, si noteranno dei miglioramenti. Qual è il problema, quindi? Sebbene sia possibile calcolare la ricchezza reale a livello individuale, è estremamente difficile farlo a livello nazionale. E, no, non basta sommare le singole ricchezze individuali, poiché significherebbe sommare patate e pomodori e aspettarsi un risultato significativo. Per questo motivo, quindi, il PIL non calcola la ricchezza reale di un paese, bensì aggrega varie spese che non hanno alcuna connessione tra di loro e aggiusta il risultato finale al deflatore dei prezzi (un parametro di dubbia utilità). Più denaro c'è e più denaro viene speso, più si suppone che l'economia sia forte. Da questo punto di vista non sorprende se la FED viene considerata il primum movens dell'economia, poiché attraverso il pompaggio monetario può influenzare l'andamento del PIL. Una cosa è certa: la ricchezza reale non può assolutamente essere creata dalla stampante monetaria. Quindi, sebbene sia molto difficile stabilire con certezza la quantità totale di ricchezza reale, siamo invece in grado di dire quali fattori la indeboliscono. Ovvero, la crescita del bilancio della FED a circa $4,500 miliardi e l'abbassamento artificiale dei tassi d'interesse allo 0.25%, hanno messo in moto una deviazione delle risorse scarse verso quelle attività che le hanno sprecate e che quindi hanno ridotto la ricchezza reale. Sin dal novembre scorso, però, la FED ha frenato la sua creazione di denaro ex-novo e questo fatto sta mettendo costante pressione verso l'alto a quelle attività che hanno beneficiato della politica monetaria allentata della banca centrale. Anche nelle statistiche ufficiali inizia a vedersi questa incrinatura. Perché queste non sono cattive notizie? Perché i creatori di ricchezza reale potranno di nuovo accedere alle risorse scarse con cui contribuire al benessere reale degli USA.
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di Bill Bonner


SIRACUSA, Sicilia – "In caso di dubbio, andate in Italia", suole dire quel detto.

Noi siamo sempre in dubbio. Quale posto migliore dove andare?

Oggi vi diremo perché una recessione globale è ormai assai probabile.

Ma prima, un aggiornamento sulla Sicilia... dove abbiamo trascorso gli ultimi giorni.

La Sicilia non è esattamente Italia. Si trova al centro del Mediterraneo, dove ogni marinaio assonnato o ambizioso costruttore di un impero doveva lavarsi. I fenici, i greci, i cartaginesi, i romani, i bizantini, gli arabi, i normanni, gli spagnoli e i francesi – tutti hanno cercato di governare la Sicilia. Gli italiani sono solo gli invasori più recenti.

Abbiamo affittato una piccola Fiat 500 per esplorare l'isola. Manca di potenza, ma è perfetta per spostarsi velocemente in spazi ristretti.

Ieri abbiamo visitato le rovine greche e romane. La Valle dei Templi ad Agrigento è una meraviglia. Ivi è situato uno dei templi greci meglio conservati al mondo.

A due ore di distanza c'è una villa romana con alcuni dei migliori affreschi mai scoperti. A quanto pare erano sepolti sotto una colata di fango e quindi si sono conservati per 1,000 anni.

La Sicilia che abbiamo visto finora, è straordinariamente aperta. Montagne rocciose, campi aperti, vasti pascoli – c'è poca ombra. Deve fare terribilmente caldo in estate. Se fossimo noi a gestire le cose, pianteremmo più alberi.

Eppure è bello vedere così tanta campagna. Una cosa che abbiamo notato è che ci sono migliaia di case abbandonate – grandi casali in pietra – in tutta l'isola. Anche le piccole città si sono spopolate.

Nelle grandi città – Siracusa e Palermo, per esempio – si vedono molti immigrati provenienti dall'Africa e dall'India. Ma le piccole città e le zone rurali sembrano perdere persone, lasciando le case vuote.

Di più sulla Sicilia tra un momento...

Torniamo ai mercati, il Dow è salito di 200 punti – o poco più dell'1% – venerdì scorso.

E il gigante Glencore ha recuperato la maggior parte delle perdite rispetto alla settimana scorsa. La paura di un paio di settimane fa sembra essersi attenuata. Tutto è "tornato alla normalità" – o quasi.

Azioni e obbligazioni ancora vengono scambiate a prezzi folli. Gli imbonitori di Wall Street ancora "parlano dei loro libri" in TV. E la FED sta ancora promettendo un rialzo dei tassi – forse entro la fine dell'anno.

C'è chi ci crede, c'è chi non ci crede. Nella misura in cui ci si crede, sarà una strategia disastrosa nel breve periodo. Nella misura non non ci si crede, sarà una strategia disastrosa nel lungo periodo.

Negli Stati Uniti un rialzo dei tassi (o anche la previsione di tassi d'interesse più elevati) spinge gli investitori verso i dollari. Questo aumenta il prezzo dei dollari per i titolari di valuta estera.

Chiunque abbia un debito denominato in dollari e non li può stampare a volontà – in particolare, i governi e le società nei mercati emergenti – è in una posizione scomoda.

E quando si mettono i debitori tra Scilla e Cariddi – cioè, tra l'incudine e il martello – molti di loro sono costretti ad arenarsi.

Il dollaro USA è la valuta di riferimento dell'economia mondiale.

Quando il valore di cambio del dollaro sale, è un altro modo per dire che i dollari sono scarsi. E quando i dollari sono scarsi, il commercio mondiale tende a rallentare.

In altre parole, si crea una situazione opposta a quella accomodante che la FED cerca di raggiungere.

Ne vediamo già gli effetti. Le vendite delle macchine gialle – retroescavatori, caricatori, bulldozer, ecc. – sono in calo da tre anni. Le merci containerizzate provenienti dalla Cina sono scese del 30% sin dal 2013. L'economia mondiale sta rallentando. Una recessione globale è ora alle porte.

D'altra parte, se non credete che la FED alzerà i tassi – e noi non ci crediamo – allora c'è qualcos'altro da dire. La FED non ha rialzato i tassi nella sua ultima riunione per un motivo. Deve vedere il problema in via di sviluppo nell'economia mondiale, come noi. E deve rendersi conto che il suo obiettivo di politica dev'essere quello d'abbassare il prezzo del dollaro, non quello d'alzarlo.

La nostra previsione: la FED si farà avanti, ma non per elevare il dollaro con tassi d'interesse più alti, bensì per seppellirlo con una linea di politica costituita da tassi d'interesse negativi (NIRP)... divieto d'uso dei contanti... e qualunque altra cosa necessaria. Sono misure che stanno arrivando... insieme a bolle più grandi e ancor più pericolose.

Ma lasciamo stare la FED per un attimo...

Venerdì scorso siamo atterrati a Palermo. La città ha una cattiva reputazione.

"Alla gente non piace Palermo perché era controllata dalla mafia", c'ha spiegato un tassista.

"Hanno corrotto chi di dovere e poi hanno costruito tutti quei palazzi brutti che avete visto nella periferia della città. Molte volte hanno dovuto abbattere edifici antichi che erano lì da centinaia di anni."

E' vero che ci sono condomini brutti nelle colline circostanti Palermo. Ma ci sembrava che questa storia appartenesse anche ad altra città. I condomini che ha costruito la mafia non erano più brutti di quelli costruiti dal governo democraticamente eletto di Baltimora.

"Com'è stato vivere in una città controllata dalla mafia?", abbiamo chiesto.

"Non era poi così male. Hanno ucciso persone che li minacciavano – ma oltre a ciò, la mafia gestiva la situazione in modo abbastanza decente."

"Non c'era molto crimine. Se qualcuno rubava qualcosa, di solito potevate andare dalla mafia e il maltolto vi sarebbe stato ridato indietro."

E c'è dell'altro…

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


lunedì 26 ottobre 2015

Perché i bellimbusti negli hedge fund sono stati schiacciati





di David Stockman


La distruzione dei mercati finanziari onesti da parte della FED e delle altre banche centrali ha creato una classe di bellimbusti negli hedge fund. Molti di loro hanno cavalcato le bolle sin da quando Alan Greenspan è salito al timone della FED nel 1987; e adesso non solo ritengono d'essere geni degli investimenti, ma minacciano di diventare permalosi se la FED o chiunque altro voglia provare a lasciare a secco il casinò.

Leon Cooperman, che è un trader ex-Goldman e ora titolare di un fondo gigante chiamato Omega Advisors, è uno dei più insopportabili sbruffoni tra questi cavalcatori di bolle. All'inizio di questa settimana l'ha dimostrato per l'ennesima volta.

Sembra che il suo fondo abbia subito una perdita tonante di oltre il 10% durante il ribasso nel mercato azionario di agosto, contro il quale la FED non ha preso provvedimenti. Ma piuttosto che accettare la responsabilità per il fatto che il suo portfolio d'azioni faceva acqua da tutte le parti, Cooperman ha snocciolato un sermone in cui incolpava di slealtà altri giocatori del casinò:

Lee Cooperman, il fondatore di Omega Advisors, si è unito al coro crescente d'investitori che accusano le strategie di trading esoteriche, ma sempre più influenti, introdotte da hedge fund come Bridgewater, per aver scatenato le vendite della scorsa settimana — e il suo scarso rendimento ad agosto.

Bene. Ma come fa Bridgewater a contare le carte in modo da provocare una tale agitazione ai tavoli da gioco?

In una parola, Ray Dalio, fondatore del colosso Bridgewater, ha fatto la stessa cosa di Cooperman e per quasi altrettanti decenni. Vale a dire, contare le carte sotto gli occhi degli sciocchi pianificatori monetari centrali domiciliati nell'Eccles Building.

A dire il vero, il fondo di Dalio ha avuto rendimenti superlativi e c'è senza dubbio una qualche magia algoritmica incorporata nel computer di Bridgewater. Ma alla fine è tutto in funzione dei mercati dei capitali rotti che sono stati usurpati e truccati dalla FED.

L'unica cosa che bisogna sapere sulle strategie implementate da Bridgewater e dai suoi imitatori, e che ora hanno suscitato le ire dei giocatori d'azzardo più primitivi come Cooperman, è rappresentata dal seguente grafico:




Si tratta, ovviamente, "dell'effetto ricchezza" della stampante monetaria della FED. Ci sono stati circa 30 "ribassi" identificabili sin dal marzo 2009 e ognuno ha visto una rinnovata frenesia d'acquisti da parte dei giocatori del casinò. E per una buona ragione.

Il salvataggio disperato e assolutamente ingiustificato di Wall Street da parte della FED di Bernanke al momento del crash post-Lehman, ha insegnato ai giocatori una profonda lezione. Cioè, avrebbero potuto riporre fiducia nel fatto che la FED li avrebbe inondati di denaro quasi gratis nonostante tutti i pericoli, e che avrebbe fatto ricorso a qualsiasi intervento di manipolazione dei prezzi per mantenere alte le medie azionarie.

Mai in tutta la storia economica circa diecimila scommettitori hanno guadagnato così tanti miliardi in cambio di così poco valore economico aggiunto. Ma ciò che Dalio ha fatto in questo contesto, è stato inventare un modo più efficiente per mettere a nudo la monumentale generosità della FED.

Vale a dire, i computer di Bridgewater comprano titoli durante la "fase euforica", quando la volatilità delle azioni è in calo e i prezzi in aumento; e poi durante i "ribassi" si spostano nei bond, quando la volatilità delle azioni è in aumento e la mandria si sta ritirando in cerca di un porto fatto da buoni del Tesoro e altri titoli a reddito fisso, facendo così salire il prezzo di questi ultimi.

In breve, esiste sempre un giorno di paga in ogni tipo di tempo finanziario di breve periodo, perché i computer di Bridgewater sono come pompe aspiranti monetarie; spurgano costantemente la volatilità dai portfoli.

Ma attenzione, perché il grafico qui sopra non potrebbe mai esistere in un mercato libero e onesto.

Non si potrebbero creare algoritmi per pompare fuori la volatilità e spremere il mercato, perché la regolarità delle onde su cui si basano non è naturale; è l'opera di una banca centrale che è stata presa in ostaggio dai giocatori del casinò.

Né "ostaggio" è una parola troppo forte. Ai tempi di di Paul Volcker e William McChesney Martin chiunque avesse anche sussurrato la possibilità di 80 mesi di ZIRP, sarebbe stato affiancato alla scuola di William Jennings Bryan come sciroccato monetario.

Però, com'è accaduto nelle ultime settimane, il lungo regno delle stampanti monetarie mondiali ha cominciato a sprigionare fratture. Dall'altra parte del mondo, in Cina, quella che era diventata "un'offerta d'acquisto" ventennale da $4,000 miliardi per i bond del Tesoro degli Stati Uniti e altri titoli a reddito fisso dei mercati sviluppati, s'è trasformata in "un'offerta di vendita".

Ciò si rivelerà come uno dei più grandi punti di svolta finanziari della storia. Durante il corso dello schema di Ponzi cinese da $28,000 miliardi, i suzerain rossi di Pechino hanno acquistato bond statali a palate e quindi hanno mantenuto alto il loro prezzo e bassa la volatilità nel mercato obbligazionario.

A dire il vero, questo non era un atto di carità nei confronti dei consumatori e dei governi d'America infatuati dal debito. È stato fatto per agganciare il tasso di cambio RMB/dollaro e quindi oliare la sua macchina mercantilista incentrata sulle esportazioni.

Ma era troppo bello per esere vero, perché ogni volta che la Banca del Popolo Cinese (PBOC) ha acquistato il debito dello Zio Sam ampliava simultaneamente il sistema bancario interno e l'offerta di credito in RMB. Inoltre, dopo che Pechino ha lanciato la sua folle campagna di costruzione d'infrastrutture in risposta alla crisi finanziaria del 2008, il falso boom immobiliare che ne è seguito ha attirato sempre più ondate di hot money dall'estero, gonfiando in tal modo l'economia nazionale cinese.

Infatti la PBOC è stata costretta a lasciar salire lentamente il RMB rispetto al dollaro per non far diventare il suo sistema bancario una trottola impazzita. Ma il RMB in costante aumento ha drasticamente accelerato l'afflusso di capitali esteri e di fondi speculativi nell'economia cinese, riempiendo così i caveau della PBOC con $4,000 miliardi all'inizio di quest'anno rispetto a qualche centinaio di miliardi di dollari alla fine del secolo.




Ma queste non erano riserve monetarie nel senso stretto del termine; erano il frutto di una stupida politica mercantilista e della conversione di un uomo ingenuo, e superstite delle depredazioni di Mao, il quale riteneva che il potere del partito comunista poteva essere meglio amministrato con la stampante monetaria piuttosto che con le armi.

Ma Deng ha semplicemente scatenato un Mostro del Credito che ha aspirato capitali e risorse provenienti da tutto il mondo in un vortice di scavi, costruzioni, prestiti, investimenti e speculazioni intrinsecamente instabili e incendiari. Era solo una questione di tempo prima che questo castello di carte iniziasse a traballare e crollare.

Ciò è avvenuto nel 2015 — circa 30 anni dopo che Deng ha proclamato come fosse glorioso essere ricchi. Così dicendo, egli non aveva idea che un simulacro del capitalismo gestito da burocrati comunisti si sarebbe trasformato in una macchina del giudizio universale.

In ogni caso, ciò che sta accadendo ora in Cina è che gli speculatori — sia interni che esteri — hanno gettato la maschera. Questo è stato particolarmente vero dopo che Pechino ha cercato disperatamente d'alleviare il suo problema col debito societario, gonfiando una bolla da $5,000 miliardi nel mercato azionario.

Questo è avvenuto nonostante i capi di partito abbiano inviato camion carichi di denaro contante per impedire il crollo del mercato azionario e camion pieni di poliziotti per arrestare coloro troppo zelanti nel vendere ciò che la PBOC stava cercando d'acquistare. Ciò vuol dire che infine la fiducia nello Schema di Ponzi Rosso è andata in frantumi.

Di conseguenza, il denaro sta uscendo dalla Cina attraverso mille rivoli finanziari. Per evitare che il tasso di cambio del RMB precipitasse ed incitasse in tal modo una fuga di capitali più furiosa, la PBOC ha ingranato per la prima volta la retromarcia in modo sostenuto e strategico da quando è nato il presunto miracolo del capitalismo rosso.

Ray Dalio non se l'aspettava, perché nonostante la competenza di Bridgewater con gli algoritmi di trading, il suo staff di macroeconomisti è composto da menti keynesiane. Ahimè, non avevano considerato il fatto che gli Austriaci avessero spiegato "come e perché" molto tempo prima.

Vale a dire, l'esperimento di Pechino con il capitalismo rosso sarebbe finito in un crack-up boom, poiché l'infinita offerta d'acquisto per i bond statunitensi da parte dei capitalisti rossi si sarebbe trasformata in una dirompente e sgradita offerta di vendita di centinaia di miliardi di bond sovrani e altre passività in dollari/euro/yen.

Per farla breve, durante le giravolte dello scorso agosto i prezzi delle obbligazioni non sono aumentati come è accaduto quando il mercato azionario è sceso del 12% nell'ottobre dell'anno scorso. Di conseguenza, il portfolio di Bridgewater è stato inondato da troppa volatilità sia sul lato obbligazionario sia sul lato azionario. Così le pompe aspiranti algoritmiche hanno scaricato pacci di azioni per drenare la nave di Dalio.

Di conseguenza, ad agosto Bridgewater ha spazzato via i suoi profitti annuali in un paio di giorni. Inutile dire che i grandi player nel casinò si stanno sparando a vicenda, mentre si allineano davanti all'Eccles Building per un altro giro di Kool Aid.

Ray Dalio ha già detto che è tempo per un QE4. Si rende conto che la grossa grassa offerta d'acquisto della FED è necessaria per sostituire l'offerta d'acquisto del capitalismo rosso sul mercato dei bond sovrani, e, quindi, far riprendere a funzionare i suoi algoritmi.

Nel contempo Goldman oggi ha sguinzagliato il suo capo economista affinché dicesse che la relazione sul mondo del lavoro di venerdì scorso, rappresenta un forte argomento per non aumentare i tassi a settembre. Perché abbiamo bisogno di un altro mese di ZIRP quando 80 mesi hanno finora fallito nel loro intento, non l'ha detto.

Non importa. Potete essere sicuri di questo: se il mercato rimbalzerà rispetto ai 1967 punti, è probabile che la FED annuncerà una mossa decisiva a settembre, permettendo al casinò di mettere in scena un breve rally.

Allo stesso modo, se il mercato scenderà ancora di più, la FED difenderà l'instabilità dei mercati e rinvierà ancora una voltà il patetico innalzamento da 25 bps, causando così una timida ripresa di breve durata.

Quello che non accadrà, invece, è un'altra gamba rialzista nel falso mercato toro costruito dalla FED e dai suoi compari di viaggio nelle altre banche centrali. Questo perché lo "shortamento" globale del dollaro sta finalmente arrivando alla fine.

Per quasi due decenni le banche centrali dei mercati emergenti hanno acquistato bond statunitensi, così come hanno fatto i produttori di materie prime e gli stati petroliferi. Così facendo, hanno aiutato la FED a guidare il tasso di riferimento verso livelli economici assurdi.

Questo è ciò che accade quando la stampante monetaria viene utilizzata per generare $12,000 miliardi di cosiddette riserve valutarie e $22,000 miliardi totali per gli scarafaggi monetari del mondo, noti anche come banche centrali e fondi sovrani.

A sua volta, questa massiccia pila di denaro è diventata la garanzia per l'emissione privata di crediti sovrani e aziendali in tutti i mercati emergenti, rallentando così la fame di rendimenti decenti tra i money manager disperati.

Ma ora il castello di carte cinese sta crollando, facendo precipitare anche tutta la catena di rifornimento della Cina. Un esempio tra i tanti è il Brasile, dove la produzione industriale è in calo dell'8% rispetto ad un anno fa, e continua a calare; o la Corea del Sud dove le esportazioni sono diminuite vertiginosamente.

Metaforicamente parlando, i dollari stanno ritornando a tutta velocità verso l'Eccles Building. La Cina e gli stati petroliferi stanno vendendo e i prestatori off-shore di dollari stanno rilasciando margin call.

Alla fine, sia le bolle obbligazionarie sia le bolle azionarie gonfiate così incautamente dalla FED e dalle altre banche centrali dopo il settembre 2008, scoppieranno in risposta al maremoto deflazionistico.

Inutile dire che tale eventualità sarà la campana a morto per i trade degli hedge fund. Ciò causerà una volatilità che costringerà gli algoritmi a mangiarsi vivi i loro portfoli.

I padroni dell'universo negli hedge fund riescono a sillabare "assicurazione sui portfoli"?




Leon Cooperman e i suoi compari si ritroveranno presto a pregare per un evento (relativamente) di poco conto come quello dell'ottobre 1987.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


venerdì 23 ottobre 2015

La tempesta perfetta





di Francesco Simoncelli


Sorpresi? Non dovreste esserlo. Dopo che Janet Yellen ha lasciato invariati i tassi dei Fed Funds lo scorso 17 settembre, qualche commentatore è rimasto interdetto. Anche nelle file Austriache ci sono stati sostenitori di un “rialzo” e di un “nuovo easing”; lasciatemi dire che sono stati troppo zelanti nelle loro conclusioni. La verità la disse qualche anno fa il Financial Times: “They’re flying blind”. Ovverosia, i banchieri centrali stanno andando alla cieca. Non è una novità. Come altro potremmo giustificare misure non convenzionali che persistono nonostante ci troviamo in una presunta ripresa economica? La più fiacca da sessant’anni a questa parte, tra l’altro. Siamo entrati ufficialmente nell’ottantunesimo mese consecutivo di ZIRP, e troviamo che Main Street ancora langue in una stagnazione perenne.





Da questi grafici possiamo notare che i presunti miglioramenti giustificanti un rialzo dei tassi, sono stati raggiunti perché nel mondo del lavoro si sono ritirati dalla forza lavoro una carovana di persone. Inoltre le cifre del BLS conteggiano anche i tipi che consegnano pizze, montano palchi per le serate musicali e incartano hamburger come lavoratori a “tempo pieno”. Inutile dire che, come minimo, dieci anni fa questi erano tutt’altro che posti di lavoro, bensì lavoretti svolti da studenti per racimolare quanto bastava per pagarsi la retta. Oggi il part-time è la regola, i lavori da capofamiglia sono letteralmente quasi scomparsi del tutto.

Ma non è finita qui, perché l’allentamento monetario della FED sino al novembre scorso, ha invaso come uno tsunami i canyon di Wall Street e da lì non è più uscito. I soloni monetari nell’Eccles Building sono stati formati secondo la teoria keynesiana facente riferimento alla vasca da bagno di James Tobin, ovverosia, per permettere all’economia di riprendersi basta semplicemente riempire la vasca da bagno dell’economia nazionale di domanda aggregata. Quindi la Federal Reserve ha scatenato una tremenda offerta d’acquisto nei mercati del debito sovrano degli USA in modo da permettere alle banche TBTF non solo di proteggere i propri bilanci disastrati con la nuova liquidità, ma anche di speculare nei mercati azionari e obbligazionari societari per elargire il cosiddetto effetto ricchezza a cascata. Non è andata così. La baldoria generata dal credito facile rilasciato dalla Federal Reserve ha permeato l’ambiente economico con bolle finanziarie in ogni dove. Infatti, gli unici lavori a tempo indeterminato spuntanti sul suolo americano sono stati registrati in quei pochi stati che hanno visto esplodere la mania delle patch di scisto.

In breve, le banche commerciali hanno utilizzato le riserve in eccesso sfornate dalla FED come collaterale per la loro salute e poi ricorrendo alla leva finanziaria hanno cercato di rastrellare quanti più asset possibile con un rendimento positivo visto che un bilancio in pareggio verrebbe considerato come un bilancio in perdita. Tutto ciò, a catena, ha fatto esplodere una mania all’interno dei casinò finanziari, la quale prevedeva di sfruttare LBO, IPO e qualsiasi altra misura d’ingegneria finanziaria per recuperare credito e con esso speculare nei mercati per impossessarsi di qualsiasi asset avesse una qualche probabilità d’ascesa. Di conseguenza il mercato azionario e il mercato obbligazionario hanno perso qualsiasi cosa rassomigliasse a un price discovery onesto, rilasciando in tali ambiente finanziari una mole di deformazioni e distorsioni senza precedenti. È così che sono proliferate le nuove industrie petrolifere sul suolo americano: il credito a basso costo ha permesso ad attività rischiose d’essere considerate alla pari di quelle più sostenibili.

Ciò non riguarda solo il settore petrolifero, ma un po’ tutto l’ambiente economico americano, il quale è stato inondato ancora una volta di capacità in eccesso.




Questa fame di rendimenti a causa della ZIRP della FED, però, penalizza indirettamente Main Street, il quale è costretto a intaccare i propri risparmi per sopravvivere visto che il rendimento del capitale è prossimo allo zero. In realtà, si tratta di un gigantesco furto imbastito per tenere a galla i TBTF protetti dal cartello della banca centrale, i quali risucchiano risorse scarse dall’economia più ampia per prolungare un giorno ancora la loro esistenza. In poche parole, si nutrono di ricchezza reale deviandola a loro favore e distruggendola. Nel frattempo, nonostante la FED abbia smesso d’inflazionare la base monetaria sin dal novembre scorso, riescono a sopravvivere sfruttando i carry trade a costo zero e implementando misure d’ingegneria finanziaria che vanno dai riacquisti d’azioni proprie fino alle fusioni & acquisizioni.

Ma attenzione, perché anche un piccolo perturbamento nei carry trade da favola di cui hanno goduto finora i TBTF potrebbe far crollare un castello di carte costruito sulle basi argillose di un’espansione monetaria e del credito. È per questo motivo che la Fed è spaventata a morte all’idea di dover aumentare i tassi d’interesse. Perché? Perché non ha una strategia precisa nel farlo. La prossima volta che leggerete gente che parlerà della Fed che dovrà aumentare i tassi d’interesse ponetevi questa domanda: “Come farà?” Nessuno ne parla, proprio perché nessuno lo sa. Stiamo parlando di bacchette magiche? Sarà necessario solo che la Yellen lo dica? Sin da quando è stato inaugurato il QE1 i comunicati stampa della Fed sono diventati dei semplici prestampati in cui cambiano solo alcuni numeri. Il resto è tutto uguale. O per meglio dire, il resto è tutto Fed-speak: borbottii e mugolii senza senso conditi con qualche parola in gergo tecnico. Quindi qual è il piano?

La FED non ha alcun potere sui tassi d’interesse a breve termine e a lungo termine dei buoni del Tesoro. Nel momento in cui terminerà la possibilità di fare front-running alle banche centrali sui bond del Tesoro, verranno scaricati con una tale rapidità che i livelli degli interessi schizzeranno talmente in alto da arrivare alla luna. La FED, quindi, non può iniziare a vendere il proprio cumulo di bond sovrani dall’alto del suo bilancio da $4,400 miliardi senza scatenare un panico che manderebbe Washington in bancarotta diretta. È per questo motivo che nel meeting di giovedì scorso la Yellen ha tenuto a puntualizzare che i profitti maturati dagli asset nel suo bilancio verranno re-investiti negli stessi asset (principalmente Treasuries e MBS).

La FED non ha alcun potere sui tassi dei Fed Funds. Questo rappresenta il tasso a cui le banche commerciali prestano denaro ad altre banche commerciali. Sin dalla crisi del 2008 le banche commerciali hanno una paura maledetta di prestare nuovamente denaro ad altri istituti bancari. Sanno a cosa vanno incontro. Non possono fidarsi d’istituti i cui bilanci sono un disastro. Inoltre hanno parcheggiato presso i depositi della Fed circa $2,500 miliardi in riserve in eccesso. Non hanno alcun bisogno immediato di prestiti quindi. Fondamentalmente è questo il motivo per cui il tasso di riferimento della FED rimane inchiodato quasi allo 0%: le banche commerciali non prestano denaro e Main Street non vuole prestiti. Finché quelle riserve rimarranno lì, non c’è alcun modo che i tassi possano salire. Ma il drenaggio di quelle riserve significa la mancanza di collaterale per quelle entità TBTF che in caso di recessione avranno disperatamente bisogno di liquidità.

La FED inoltre paga lo 0.25% su queste riserve. Come può permettersi d’aumentare tale interesse in un ambiente economico affamato di rendimenti decenti? Se volesse aumentare tali interessi dovrebbe pagarli dai suoi profitti di fine anno. Problema: ogni soldo che finirebbe per andare nelle casse delle banche commerciali, non finirebbe nelle casse di Washington. Questo a sua volta significherebbe un aumento dei deficit dello zio Sam. Il dolore economico sarebbe raddoppiato in caso di recessione, perché i deficit verrebbero aumentati ulteriormente scaraventando gli USA in un abisso fiscale.

Quindi lo ripeto: qual è il piano esattamente? La FED aumenterà i tassi d’interesse per magia? Quali aumenterà? No, non accadrà niente di tutto ciò. È per questo che la Yellen ha annunciato un nuovo ritardo nell’aumento dei tassi d’interesse. Ripeterà la stessa cosa al prossimo meeting del 28 ottobre.

Nel frattempo i nodi vengono al pettine, mentre le bolle gonfiate in tutto il mondo dalle stampanti monetarie iniziano a sgonfiarsi. Il peggio non è ancora arrivato in Cina, siamo solo alle battute iniziali. Infatti cos’è il mercato azionario cinese se non un’enorme bisca clandestina in cui un branco di pianificatori monetari centrali ha imposto per decreto una crescita del valore delle azioni? Come ho spiegato nel cappello di questo articolo, la Cina è pronta a spiralizzare ulteriormente il livello d’azzardo morale legato alle speculazioni a leva. Ovverosia, cerca di “alleggerire” la sua situazione finanziaria rendendola più esplosiva. Pazzia! Il credito facile sfornato dalla stampante monetaria della PBOC ha ingolfato progressivamente i bilanci delle varie istituzioni presenti sul suo suolo: dal settore pubblico a quello privato, passando da un artificio finanziario a un altro per sostenere il tutto.

Negli ultimi tempi i conti di trading si sono moltiplicati a macchia d’olio, e improvvisamente tassisti e panettieri sono diventati grandi esperti di finanza. Inutile dire che sono stati fregati dai loro broker, poiché servendosi del margin debt si sono uniti a una festa che ormai è agli sgoccioli. Ma una volta entrati in questo caos si sono accorti troppo tardi che erano i classici polli da spennare, come hanno dimostrato i furgoni della polizia appartati in ogni dove per impedire che qualche temerario vendesse azioni allo scoperto e andasse contro il “sogno del capitalismo rosso”. Malgrado ciò, i giocatori d’azzardo più sofisticati hanno iniziato a spostare i loro patrimoni fuori da queste bische clandestine, sfoggiando un deflusso di capitali da $800 miliardi negli ultimi trimestri. Ciò è andato ad alimentare ulteriormente le bolle immobiliari sparse in tutto il globo, dall’Australia a Londra fino in Canada.

L’innesco di questa situazione esplosiva è stato acceso dalla FED dopo che ha premuto il freno lo scorso novembre in materia monetaria, cosa che ha, di riflesso, coinvolto la Cina: una delle condizioni affinché gli USA avrebbero permesso l’entrata della Cina nel paniere di valute del FMI, era quella di un peg yuan/dollaro. L’apprezzamento del dollaro s’è riverberato sulle politiche monetarie cinesi, poiché non solo ha reso più costose le politiche mercantiliste a cui erano abituati i capitalisti rossi, ma li ha anche costretti ad avere un atteggiamento più sobrio nei mercati del credito.

I cambiamenti avvengono al margine, e i pezzi del domino stanno iniziando a cadere laddove il boom artificiale globale stimolato dalle politiche delle banche centrali ha attecchito per ultimo: i mercati emergenti. Il Brasile ne è l’esempio lampante. Seguiranno l’Australia e il Canada. Inutile dire che, in un modo o nell’altro, è stata la Fed stessa a trascinare tutti in questo guaio. Dapprima permettendo agli americani di saturarsi di debiti e inondando il mondo con dollari freschi di stampa. Questo a sua volta ha stimolato le altre banche centrali a seguire l’esempio e, per “proteggersi” in caso di crisi, a ingozzarsi di dollari. Ciò ha significato un boom artificiale interno trainato dal settore delle esportazioni. Poi, con l’arrivo della Grande Recessione, i paesi emergenti hanno visto prosciugare la domanda d’esportazioni e si sono rivolti ai propri mercati interni. Ciò non solo ha alimentato bolle nei loro settori immobiliari e obbligazionari, ma anche in quelli delle commodity.

Ora che i nodi stanno venendo al pettine, soprattutto in Cina, l’inversione epocale a cui si sta affacciando il mondo a seguito delle misure di repressione finanziaria da parte delle banche centrali, è qualcosa di mai visto prima. Col rallentamento cinese, seguiranno i bust dei vari mercati emergenti. Ciò significherà, tra le altre cose, il dishoarding delle riserve estere di questi paesi. Ovverosia, inizieranno a vendere dollari per tamponare l’inchiostro rosso nei loro conti. Questo significa che gli USA vedranno ritornare in patria un sacco di liquidità che prima era stata “rapita” dalle altre economie del mondo sotto l’illusione che il dollaro sia la merce più liquida in circolazione. Questo significa che se in un primo momento il mondo soffrirà di un rullo deflazionistico a causa del re-pricing di quegli asset gonfiati artificialmente durante il periodo di boom, in seguito si trasformerà in inflazione di massa a causa della sconsideratezza monetaria delle banche centrali.

Le politiche monetarie non convenzionali messe in atto sin dal 2008 "funzionano" solo se ci sono bilanci puliti all'interno dell'ambiente economico. Dopo il fiasco della bolla immobiliare Bernanke/Greenspan, le famiglie sono fuori gioco; con la recente deflazione dei prezzi nelle commodity, le corporazioni stanno raggiungendo il loro picco del debito. Come ho ripetuto spesso su queste pagine, saranno i default a catena di quelle aziende i cui piani alti hanno sfruttato la ZIRP per ingolfare i bilanci e ricavare guadagni da favola, che innescheranno la prossima recessione. E' un percorso già in atto. Le vendite stagnanti e gli inventari strabordanti porteranno al collasso quelle aziende che hanno pasteggiato con le spese in conto capitale per finanziare riacquisti d'azioni, LBO, IPO e fusioni & acquisizioni. Ovvero, si sono strafogate d'ingegneria finanziaria senza pensare minimamente ad innovare. Le banche centrali non hanno più la capacità di far nulla. La Yellen continuerà a rimandare il fatidico giorno del rialzo dei tassi. Ma il fallimento di queste corporazioni metterà fine alla presunta onniscienza di cui ancora godono i banchieri centrali. Il rialzo dei tassi sarà, quindi, una conseguenza di questi fallimenti e non la volontà dei banchieri centrali.

Siamo alle porte di una tempesta perfetta, e la prossima recessione sarà più dura di quella del 2008. Tenete, quindi, gli occhi ben aperti per i prossimi 12–18 mesi.


giovedì 22 ottobre 2015

Il moltiplicatore keynesiano esiste davvero?





di Frank Shostak


La maggior parte degli economisti pensa che gli aumenti nelle spese al consumo tendano a mettere in moto un processo in grado di rafforzare la crescita economica in base al multiplo della spesa iniziale.

Un esempio vi chiarirà le cose. Supponiamo che gli individui, per ogni dollaro ricevuto, spendano $0.9 e risparmino $0.1. Inoltre, supponiamo che i consumatori aumentino la loro spesa di $100 milioni. Come risultato, i ricavi dei dettaglianti aumentano di $100 milioni. Questi ultimi, in risposta all'aumento del loro reddito, consumano il 90% dei $100 milioni, vale a dire, incrementano la spesa per beni e servizi di $90 milioni. I destinatari di questi $90 milioni a loro volta spendono il 90% dei $90 milioni, vale a dire, $81 milioni. Poi i destinatari di questi $81 milioni spendono il 90% di tale somma, cioè $72.9 milioni e così via. La chiave di questo modo di pensare è che la spesa di una persona diventa il reddito di un'altra persona. In ogni fase della catena della spesa, le persone spendono il 90% del reddito supplementare che ricevono. Questo processo si conclude, o almeno così si sostiene, con una potenziale produzione complessiva di $1 miliardo (10*$100 milioni) rispetto alla spesa iniziale di $100 milioni.

Si osservi che più è grande la spesa, maggiore sarà il reddito supplementare e maggiore sarà il moltiplicatore, e pertanto maggiore sarà l'impatto della spesa iniziale sulla produzione complessiva. Per esempio, se le persone cambiano le loro abitudini e spendono il 95% di ogni dollaro ricevuto, il moltiplicatore diventerà 20. Al contrario, se decidono di spendere solo l'80% e risparmiare il 20%, allora il moltiplicatore sarà 5. Tutto questo significa che meno sarà il risparmio, più grande sarà l'impatto di un aumento della domanda globale sulla produzione complessiva.

Davvero più risparmi rappresentano un male per l'economia, come indica il modello del moltiplicatore keynesiano? Prendete per esempio Bob l'agricoltore che ha prodotto una ventina di pomodori e ne consuma cinque. Ciò che resta a sua disposizione sono quindici pomodori (risparmio reale). Con l'aiuto di questi quindici pomodori, Bob può ora assicurarsi vari altri beni.

Per esempio, può comprare una pagnotta di pane dal fornaio John pagandola cinque pomodori. Bob acquista anche un paio di scarpe da Paul il calzolaio, pagandole dieci pomodori. Si noti che un risparmio reale a sua disposizione limita la quantità di beni di consumo che Bob può comprare.

Il potere d'acquisto di Bob è limitato alla quantità di risparmio reale, vale a dire, i pomodori a sua disposizione. (Allo stesso modo, se John il panettiere ha prodotto dieci pani e ne consuma due, i suoi risparmi reali sono otto pagnotte di pane. Allo stesso modo, se da una produzione di due paia di scarpe Paul ne utilizza una per sé, allora il suo risparmio reale è un paio di scarpe.)

Quando Bob l'agricoltore esercita la sua domanda di una pagnotta e un paio di scarpe, sta trasferendo cinque pomodori a John il panettiere e dieci pomodori a Paul il calzolaio. I pomodori risparmiati da Bob sostengono e migliorano la vita e il benessere del fornaio e del calzolaio. Allo stesso modo, la pagnotta di pane risparmiata e il paio di scarpe risparmiato sostengono la vita e il benessere di Bob l'agricoltore. Si noti che sono i beni di consumo finali risparmiati che sostengono il panettiere, il contadino e il calzolaio, e che rendono possibile la conservazione del flusso della produzione.

I proprietari dei beni di consumo finali piuttosto che scambiarli per altri beni di consumo, potrebbero decidere di usarli per assicurarsi strumenti e macchinari migliori. Con questi ultimi potrebbero aumentare la produzione futura e migliorare la qualità dei beni di consumo offerti. Si noti che attraverso lo scambio di una parte dei loro beni di consumo risparmiati con utensili e macchinari, i proprietari dei beni di consumo stanno trasferendo i loro risparmi reali a quelle persone che si specializzano nella realizzazione di questi strumenti e macchinari. I risparmi reali sostengono queste persone mentre sono occupate a costruire suddetti strumenti e macchinari.

Una volta che vengono ultimati questi strumenti e macchinari, ciò consente un aumento della produzione dei beni di consumo. Quando il flusso della produzione si espande, ceteris paribus, ciò permette l'accumulo di ulteriori risparmi, cosa che a sua volta consente un ulteriore aumento della produzione di utensili e macchinari. Questo a sua volta permette d'incrementare ulteriormente la produzione dei beni di consumo, vale a dire, aumentare il potere d'acquisto nell'economia. Quindi, contrariamente al pensiero popolare, più risparmi espandono il flusso di produzione dei beni di consumo.

Può un aumento della domanda di beni di consumo portare ad un aumento esponenziale della produzione? Affinché possa soddisfare l'aumento della sua domanda di beni, il panettiere deve disporre di mezzi di pagamento, cioè, pane per pagare beni e servizi che desidera. Abbiamo visto che il panettiere acquista cinque pomodori pagandoli con una pagnotta di pane. Allo stesso modo, il calzolaio sostiene la sua domanda di dieci pomodori con un paio di scarpe. L'agricoltore sostiene la sua domanda di pane e scarpe con i suoi quindici pomodori risparmiati.

Ogni volta che l'offerta di beni finali aumenta, ciò consente un aumento della domanda di beni. L'aumento della produzione di pane del panettiere gli permette d'aumentare la sua domanda di beni. È in questo senso che l'aumento della produzione di beni dà origine alla domanda di merci. Le persone producono cose per esercitare la loro domanda di beni, affinché siano in grado di sostenere la loro vita e il loro benessere. Abbiamo visto che ciò che consente l'espansione dell'offerta di beni di consumo è l'aumento dei beni d'investimento, o strumenti e macchinari. E tale aumento è solo consentito da un risparmio reale incrementato. Possiamo quindi dedurre che l'aumento del consumo dev'essere in linea con un aumento della produzione.

Da ciò possiamo anche dedurre che il consumo non genera un aumento della produzione in base al multiplo a cui aumentano i consumi. L'aumento della produzione è sincronizzato col bacino dei risparmi reali e non è vincolato alla domanda dei consumatori in quanto tale. La produzione non può espandersi senza il sostegno del bacino dei risparmi reali, vale a dire, non è qualcosa che può emergere dal nulla.



Lo Stato e il Moltiplicatore

Esaminiamo l'effetto di un aumento della domanda da parte dello stato sulla produzione complessiva di un'economia. L'ambiente economico è composto da un fornaio, un calzolaio e un agricoltore, ma ora entra in scena un altro attore. Quest'ultimo esercita la sua domanda di beni per mezzo della forza.

Può tale domanda dar luogo ad una maggiore produzione come ritiene il pensiero popolare? Al contrario, essa impoverisce i produttori. Il fornaio, il calzolaio e il contadino saranno costretti a privarsi dei loro prodotti in cambio di nulla e questo a sua volta indebolirà il flusso di produzione dei beni di consumo finali. Come si può vedere, non solo l'aumento delle spese statali non incrementa la produzione generale, ma al contrario indebolisce il processo di generazione di ricchezza reale. Come disse Mises:

[...] Non c'è bisogno di sottolineare il dato di fatto che uno stato può spendere o investire solo quello che porta via dai suoi cittadini, e che la sua spesa e i suoi investimenti limitano la spesa e gli investimenti dei cittadini privati.[1]


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Ludwig von Mises, L'Azione Umana, 3rd revised edition, Contemporary Books Inc, p. 744.

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mercoledì 21 ottobre 2015

Una passeggiata davanti alla casa più costosa d'America

Ci sono ancora individui che non hanno ben chiara la teoria Austriaca del ciclo economico. Di conseguenza, affermano con noncuranza che nel futuro prossimo non succederà niente al sistema economico che abbiamo sotto gli occhi. Pensano di essere al sicuro. Non hanno prestato attenzione agli avvertimenti del professor Kotlikoff in merito alle passività non finanziate degli stati occidentali. Non hanno prestato attenzione all'impossibilità delle principali banche centrali del mondo di evitare la prossima crisi. Non hanno prestato attenzione all'impossibilità di un'exit strategy dalle politiche monetarie non convenzionali messe in atto sin dal 2008. Queste ultime "funzionano" solo se ci sono bilanci puliti all'interno dell'ambiente economico. Dopo il fiasco della bolla immobiliare Bernanke/Greenspan, le famiglie sono fuori gioco; con la recente deflazione dei prezzi nelle commodity, le corporazioni stanno raggiungendo il loro picco del debito. Come ho ripetuto spesso su queste pagine, saranno i default a catena di quelle aziende i cui piani alti hanno sfruttato la ZIRP per ingolfare i bilanci e ricavare guadagni da favola, che innescheranno la prossima recessione. E' un percorso già in atto. Tra 12-18 mesi le vendite stagnanti e gli inventari strabordanti porteranno al collasso quelle aziende che hanno pasteggiato con le spese in conto capitale per finanziare riacquisti d'azioni, LBO, IPO e fusioni & acquisizioni. Ovvero, si sono strafogate d'ingegneria finanziaria senza pensare minimamente ad innovare. Le banche centrali non hanno più la capacità di far nulla. La Yellen continuerà a rimandare il fatidico giorno del rialzo dei tassi. Ma il fallimento di queste corporazioni metterà fine alla presunta onniscienza di cui ancora godono i banchieri centrali. Il rialzo dei tassi sarà, quindi, una conseguenza di questi fallimenti e non la volontà dei banchieri centrali.
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di Bill Bonner


BALTIMORE, Maryland – Oggi vi parleremo di una visita che abbiamo fatto alla casa privata più costosa negli Stati Uniti... e quello che possiamo estrapolare riguardo l'economia fittizia della nostra nazione.

Ma prima, un titolo di Bloomberg di ieri:

S&P 500 Erases Gain for Year as Global Growth Concerns Intensify

Il Dow è sceso di 358 punti – un calo del 2%. Sono scesi anche il Nikkei e lo Shanghai Composite Index. L'oro è salito ad un massimo di sei settimane.

Ciò che ci sconcerta non è il motivo per cui le azioni stanno calando, ma perché qualcuno pensava che valessero così tanto.

La caratteristica distintiva della vita pubblica moderna è che nessuno sa quanto valga qualsiasi cosa... e quasi tutto ciò che viene segnalato è una frode.

Mercati, elezioni, l'economia, anche le nostre guerre – tutte queste cose sono truccate... tutti sanno quello che sembrano, nessuno sa quello che sono veramente.

Abbiamo descritto come e perché i federali e i clientelisti ai piani alti abbiano fatto aumentare artificialmente i prezzi delle azioni.

Ma non sono solo i prezzi delle azioni che sono manipolati; è l'intero sistema.

Quasi nessuno se ne rende conto. Perché quasi tutto quello che sentiamo proviene dai manipolatori. Si tratta di una Grande Guerra degli Zombie; la maggior parte delle "informazioni", delle "statistiche" e delle "opinioni" che leggiamo, non sono altro che propaganda.

La narrazione popolare recita che l'economia statunitense sia cresciuta dagli anni '90 fino al 2007. Poi il capitalismo è andato in crisi, a causa della troppa avidità e della troppo poca regolamentazione. Grazie a Dio c'erano i federali, o avremmo avuto un'altra Grande Depressione!

Semplice. Facile da ricordare. Ma ogni elemento è una bugia.

In primo luogo, l'economia già negli anni '90 era un imbroglio ed era improduttiva.

Nel 2007 non è stato il capitalismo avido che è andato in crisi; si trattava del clientelismo avido.

Infine, non sono stati i federali che hanno salvato la situazione. L'hanno fatta peggiorare. Il troppo debito ha causato la crisi finanziaria globale del 2008; i federali ce ne hanno dato di più.

È difficile sapere che cosa stia succedendo, perché i federali ponderano la situazione e riportano i numeri essenziali. Il problema è che, come un macellaio disonesto, hanno truccato la bilancia.

Ad esempio, il PIL è una misura del tutto inutile...

Tiene traccia delle attività economiche, ma non dice se rendono meglio o peggio. Né dice se l'attività economica ha senso.

Ecco un esempio: qualche tempo fa siamo andati a vedere un immobile in Florida.

A quel tempo era la casa più costosa mai messa in vendita negli Stati Uniti – una mostruosità di cemento in vendita a $139 milioni.

Gli agenti immobiliari richiedevano un'informativa finanziaria completa prima che potessero autorizzare un tour della casa al potenziale acquirente. Abbastanza giusto. Volevano essere sicuri di non perdere tempo. E probabilmente volevano anche essere sicuri che nessuno volesse ispezionare il posto per poi poterlo svaligiare.

In ogni caso, non volevamo fornire loro i nostri dati finanziari. Quindi ci siamo accontentati di uno sguardo dall'esterno, il che ci aveva soddisfatto completamente.

Il posto era così brutto... così volgare e pacchiano... e così costoso, che non l'avremmo comprata neanche se fosse stata gratis.

Stiamo parlando dell'anno scorso. A quanto pare c'è stato un certo rallentamento nelle vendite. Di recente i venditori ci hanno richiamato. Adesso non c'è bisogno di un'informativa finanziaria!

Questa settimana il nostro collega ha visto l'interno:

Non ho mai visto tanto sfarzo in tutta la mia vita... nonostante abbia visto la Casa Bianca, il Louvre e la casa di un uomo d'affari persiano a Los Angeles.

La villa è davvero incredibile... e l'agente immobiliare è convinto che vi piacerà. Gli ho assicurato che a voi piace lo sfarzo.

È ancora in costruzione. I fiocchi d'oro sono ovunque. Sul pavimento, sul rivestimento delle prese elettriche e anche sul rivestimento in kevlar di due pollici di spessore che avvolge lo spogliatoio delle signore nella master suite.

C'è un teatro IMAX da 18 posti... un garage per 30 auto... una vasca idromassaggio sospesa e rivestita in vetro... addirittura uno scivolo illuminato col LED in fondo alla piscina.

Tutto questo sarebbe sufficiente per costruire una piccola città; e tutto questo cemento è completamente rivestito con gomma fonoassorbente... è totalmente silenziosa all'interno.

Abbiamo anche scoperto chi è il proprietario della casa. [Non lo diremo per non creare imbarazzo al prorpietario.] Possiede una development company e ha immobili e altri interessi qui e ad Orlando. Nel 2012 ha anche dato $245,000 al candidato sfavorito per la contea di Broward Sheriff, e ha vinto.

Prima di firmare un assegno, considerate che la villa è stata concepita nove anni fa – il picco esatto dell'ultima bolla immobiliare.

Sarà finita entro la prossima festa del Ringraziamento... probabilmente il picco esatto dell'ennesima bolla immobiliare.

Perché abbiamo parlato di questa costruzione?

Perché è stata eretta – come gran parte delle altre costruzioni negli Stati Uniti negli ultimi 20 anni – su falsi pretesti. E tutto quel cemento, tutte quelle foglie d'oro e tutto il lavoro annesso, sono stati inclusi nelle cifre del PIL statunitense.

Molto probabilmente suddette risorse sarebbero state usate in altro modo se i federali avessero permesso al mercato di fissare i tassi d'interesse piuttosto che alla FED.

Invece la loro manipolazione ha permesso alla FED d'abbassare i costi dell'indebitamento... e rendere disponibile quello che Karl Marx chiamava "capitale fittizio" nelle mani di capitalisti fittizi.

E questa finzione ha contribuito a creare un'altra grande finzione – ampiamente distribuita dai media mainstream – secondo cui l'economia si stava "riprendendo".

Ma la costruzione di palazzi ciclopici non aumenta necessariamente la ricchezza alla nazione. Talvolta la sottrae. Dipende se il prodotto finito vale di più o di meno rispetto al valore delle risorse di cui è composto.

Troppe dot-com... troppe case economiche e troppe obbligazioni ipotecarie... troppi fracker nel Midwest... troppe fabbriche in Cina ... troppi centri commerciali in America – dove e quando c'è denaro a buon mercato, la gente viene indotta ad esagerare.

Si suppone che i dati del PIL misurino il ritmo della crescita economica. Ma secondo come li calcolano i federali, dicono più bugie che un candidato alla presidenza.

Quello che misurano è "l'attività", non la crescita. Quindi se prendiamo in prestito un milione di dollari e lo usiamo per comprare una casa, vedremo un milione di dollari di crescita, nonostante il fatto che nessuno ha guadagnato un centesimo.

Abbiamo una casa da un milione di dollari e un prestito da un milione di dollari. Netto: zero.

Tutto sembra andare bene, ma solo fino a quando gli zombie sembrano che stiano vincendo... i tassi d'interesse rimangono bassissimi... e nessuno si accorge che è solo un'illusione.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/