martedì 28 febbraio 2017

Prima la guerra al contante, poi la guerra all'oro





di James Rickards


Le élite globali stanno utilizzando i tassi d'interesse negativi e l'inflazione per sottrarre il vostro denaro. L'idea dietro la guerra al contante è quella di convogliare i risparmiatori nei conti bancari digitali in modo che il denaro possa essere sottratto loro sotto forma di tassi d'interesse negativi.

Un modo per evitare i tassi d'interesse negativi è quello di detenere contanti. Non si può imporre i tassi d'interesse negativi sui contanti.

Al fine d'impedire alle persone d'utilizzare questa opzione, le élite hanno dichiarato guerra al contante, come hanno confermato gli eventi recenti. La guerra al contante è una vecchia storia, ma si sta diffondendo rapidamente...

La decisione dell'India di bandire le banconote da 1,000 e 500 rupie sta avendo effetti a catena devastanti per l'economia indiana e per il mercato dell'oro.

Le conseguenze della decisione sono sia spaventose che incoraggianti — spaventose perché mostrano la capacità dei governi di distruggere ricchezza e incoraggianti perché mostrano l'ingegnosità degli individui contro un governo oppressivo.

Una conseguenza immediata della guerra al contante è stata che la cartamoneta ha iniziato ad essere trattata a sconto rispetto al valore nominale. L'intero sistema bancario in India è rimasto a corto di denaro contante e di forme alternative di pagamento, come l'oro, ed è riemerso il baratto.

In parole povere, si potrebbe vendere illegalmente la banconota da 1,000 rupie ad un intermediario in cambio di 750 rupie in tagli più piccoli. L'intermediario ha presumibilmente qualche connessione con le banche che gli permette di depositare i fondi senza essere molestato dalle autorità fiscali.

Per le obbligazioni non è inusuale essere trattate ad uno sconto a causa di variazioni dei tassi d'interesse o della qualità del credito, ma questa è la prima volta che vedo il contante trattato ad uno sconto.

La seconda distorsione è che l'oro in India viene venduto oltre i $2,000 l'oncia, in un momento in cui il prezzo sul mercato mondiale è $1,200 l'oncia. Questo perché i cittadini indiani si stanno affrettando a comprare oro in cambio di contanti.

I rivenditori d'oro possono poi depositare il denaro a valore pieno. Questa è solo un'altra forma di sconto sul valore nominale del denaro contante. Non è che l'oro sia più prezioso; è solo che i vostri $2,000 valgono meno dei $1,200 (in rupie equivalenti) quando arriva il momento di comprare l'oro.

Era da un po' che dicevo che la guerra al contante sarebbe stata seguita rapidamente dalla guerra all'oro. L'India potrebbe provare questo punto.

Non pensate a questa situazione come a qualcosa che può accadere solo nei paesi poveri. Scene simili le vedremo negli Stati Uniti e in Europa, man mano che le élite diventeranno più disperate.

Dovrebbe essere chiaro che la guerra al contante ha due spinte principali. La prima è quella di rendere difficile entrare in possesso di denaro contante. Le banche statunitensi, utilizzando il Modulo SAR (comunicazione di sospetto), riferiranno di chiunque ritiri più di $3,000 in contanti, poiché potenzialmente coinvolto in "attività sospette".

La seconda è quella di eliminare le banconote di grosso taglio. Una banconota da 1,000 rupie può sembrare molto, ma è solo equivalente a circa $15. Gli Stati Uniti si sono sbarazzati della loro banconota da $500 nel 1969, e la banconota da $100 ha perso l'85% del suo potere d'acquisto sin da allora. Con un po' più d'inflazione, la banconota da $100 sarà ridotta ad un comune resto.

Lo scorso maggio la Banca Centrale Europea ha annunciato che avrebbe interrotto la produzione di nuove banconote da €500. Le banconote da €500 ancora circolanti saranno ancora a corso legale, ma non ne saranno prodotte di nuove.

Ciò significa che nel corso del tempo, le banconote saranno scarse e gli individui che avranno bisogno di tagli grandi dovranno pagare un prezzo superiore al valore nominale, ad esempio, €502 in tagli più piccoli per una banconota da €500. Il premio di €2 in questo esempio è praticamente un tasso d'interesse negativo sulla liquidità.

Ken Rogoff è una voce leader delle élite nella guerra al contante. Di recente ha scritto un articolo su come le élite possono rubare il vostro denaro. Il primo modo è attraverso i tassi d'interesse negativi. Il secondo è attraverso l'eliminazione del denaro contante (i governi possono farlo dichiarando inutili le banconote da $100, proprio come l'India ha fatto con le banconote da 500 e 1,000 rupie).

Il terzo modo è quello di fissare obiettivi d'inflazione più elevati. Rogoff vuole alzare quello della FED dal 2% al 4% l'anno. Ad un tasso del 4%, il valore del dollaro viene tagliato del 75% tra quando avete 30 anni a quando arriverete all'età pensionabile. I vostri soldi che risparmiate in gioventù diventano quasi inutili nel momento in cui ne avrete bisogno.

Perché dovrebbe importarvi quello che pensa Ken Rogoff? Perché non è solo l'ennesimo cervellone, è un professore d'economia all'Università di Harvard ed ex-capo economista del Fondo Monetario Internazionale. Ancora più importante, il suo nome viene spesso menzionato come possibile candidato per un seggio nel Consiglio dei Governatori della Federal Reserve. Se Rogoff fosse nella FED, potrebbe trasformare le sue idee di confisca in linea di politica.

Ma anche se Rogoff rimanesse ad Harvard, il suo punto di vista rimarrebbe molto influente sulla politica economica in generale, visto che è ampiamente condiviso.

Una soluzione ai tassi d'interesse negativi è quella di comprare oro fisico. Ma se lo stato ha dichiarato guerra al contante, quella all'oro non può essere molto distante, no? Probabilmente no.

Ma gli stati usano sempre il riciclaggio di denaro, il traffico di droga e il terrorismo come scusa per tenere sotto controllo i cittadini onesti e privarli della possibilità di utilizzare alternative al denaro contante, come cartamoneta fisica e oro. Quando si inizia a vedere articoli di giornale su criminali che utilizzano l'oro al posto del contante, questo significa una spinta alla regolamentazione statale dell'oro.

Indovinate un po'? Un articolo simile è apparso proprio la scorsa primavera su Bloomberg. Questo è un motivo in più per comprare oro fisico ora, mentre è ancora possibile.

Se il vostro portfolio non ha come minimo un 10% d'esposizione all'oro, è il momento di correggere questa sbavatura. L'oro è (quasi) l'unico modo per evitare i piani di confisca che hanno in mente Rogoff e le élite.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


lunedì 27 febbraio 2017

La Trumponomics collasserà sotto una montagna di debiti





di David Stockman


I mercati finanziari si stanno dirigendo verso una tempesta perfetta: fallimento delle banche centrali, carneficina nel mercato obbligazionario, una recessione mondiale ed un bagno di sangue fiscale a Washington. Gli investitori dovrebbero correre a tutta velocità verso le uscite.

Ciò che fermerà la Trumponomics sarà il debito — circa $64,000 miliardi. Questo è ciò che sta schiacciando l'economia americana, e fino a quando la meccanica della sua crescita inarrestabile non verrà fermata e invertita, le probabilità di realizzare e sostenere una crescita economica reale del 3-4% saranno infime.

Ecco il punto: il problema del debito della nazione non è stato creato dall'amministrazione Obama o dal fatto che Nancy Pelosi non ha mai tagliato un programma di spesa. Gli ultimi otto anni hanno sicuramente reso il problema di gran lunga peggiore e i democratici sono senza dubbio colpevoli.

Ma francamente il problema del debito è una creazione completamente bipartisan. Infatti la piaga del debito della nazione risale all'agosto 1971, quando Nixon chiuse la finestra dell'oro e introdusse il mondo ad un esperimento distruttivo con l'espansione del credito ordita dal settore bancario centrale.

Tuttavia è stato dopo il 1980 che il mostro del debito ha fatto vedere il suo brutto viso, alimentato dalle banche centrali di tutto il mondo. In tale contesto, Paul Volcker è stato l'ultimo banchiere centrale onesto, e con l'acquiescenza di Ronald Reagan spezzò la schiena all'inflazione delle materie prime e dei beni di consumo che venne scatenata dai suoi immediati predecessori negli anni '70.

Eppure la grande opera di Volcker non valse a nulla a causa di altri due sviluppi: la rottura della rettitudine fiscale e la distruzione finale del denaro sonante da parte di Alan Greenspan — verificatasi anch'essa durante gli anni di Reagan.

Infatti i giganteschi deficit sotto il mandato di Reagan — che hanno quasi triplicato il debito nazionale da $930 miliardi a $2,700 miliardi durante i suoi otto anni in carica — sono esattamente quello che ha portato Greenspan ad arroventare la stampante monetaria della FED dopo il crollo del mercato azionario nell'ottobre 1987.

In quel momento un'economia in ripresa era soffocata dal fabbisogno finanziario dello Zio Sam, provocando un "crowding out" degli investimenti privati. Di conseguenza i tassi d'interesse aumentarono notevolmente — con un conseguente calo del 15% del prezzo dei trentennali statunitensi nel giro di pochi mesi.

Questa fu una delle cause che scatenarono il crollo del mercato azionario alla fine d'ottobre, ma al mercato non fu mai permesso di pulirsi. Invece Greenspan ed i suoi successori hanno abbracciato il vangelo keynesiano, creando in tal modo un parcheggio temporaneo per il debito pubblico della nazione nel bilancio della FED e in quello di altre banche centrali.

Così facendo, il regno di Greenspan/Bernanke/Yellen ha ritardato il giorno della resa dei conti di circa tre decenni, e, nel frattempo, ha alimentato un'espansione economica insostenibile costruita sul debito a buon mercato e su prezzi degli asset finanziari drasticamente gonfiati.

Il debito pubblico e privato degli Stati Uniti nel 4° trimestre 1980 era di soli $4,800 miliardi, o poco più del 150% del livello del PIL a $3,000 miliardi.

Da allora, il debito totale è esploso a quasi $64,000 miliardi, o del 13X. Ora è pari al 350% del PIL, il che significa che questi due turni extra di debito (3.5X vs. 1.5X) ammontano a $35,000 miliardi e costituiscono un pesante fardello economico per l'economia americana.

Di conseguenza non c'è la minima possibilità che le politiche progettate per accumulare ancor più debito in cima a quello che già abbiamo, possano rigenerare l'economia americana. La chiave per la ripresa passa per il licenziamento degli stampatori folli presso la FED, non passando il testimone agli stimolatori fiscali a Capitol Hill.

Eppure la Trumponomics è solamente questo — come attualmente presentato dai consulenti economici del presidente eletto. Nonostante tutta la retorica di Trump riguardo la "bonifica della palude", gli unici programmi federali di cui ha parlato durante la campagna elettorale erano quelli che intende aumentare o proteggere da eventuali tagli.

Trump ha già schermato dai tagli $3,600 miliardi per il bilancio dell'anno fiscale 2018, tra cui previdenza sociale, Medicare, i veterani, la difesa ed i controlli alle frontiere. Compresi gli interessi su un debito nazionale da $20,000 miliardi, stiamo parlando dell'86% del totale della linea di base... senza contare le migliaia di miliardi di più per la difesa, i veterani, il Muro, i controlli di confine e il suo programma per le infrastrutture.

Allo stesso tempo, le entrate federali hanno già raggiunto la linea piatta. Nel 2016 sono aumentate di soli $18 miliardi (0.6%), a $3,267 miliardi; e sono diminuite ad un tasso annualizzato del 2% negli ultimi due trimestri dell'anno scorso.

Quindi, a meno che la crescita economica e la riscossione delle entrate non avvengano quasi istantaneamente, il deficit di base per l'anno fiscale 2018 potrebbe essere equivalente a $930 miliardi. E questo senza mettere in conto nessun ulteriore slittamento delle entrate o recessione nei prossimi due anni.

È questo singolo fatto che stravolge la nozione fantasiosa che attualmente sta animando il casinò di Wall Street, ovvero, che la Trumponomics scatenerà un potente stimolo fiscale attraverso tagli fiscali e spesa per infrastrutture/difesa/veterani/muro.

No, non accadrà. L'ala estema del Tea Party non lo permetterà. I bond vigilantes, resuscitati di recente, faranno salire i tassi d'interesse. Il tetto al debito pubblico dello Zio Sam, che scade a marzo, ritarderà qualsiasi decisione per mesi.

Non esiste alcuna possibilità di un immediato shock fiscale per la moribonda economia degli Stati Uniti fantasticato dai rialzisti di Wall Street.

Allo stesso modo, nessuno scettro dello stimo fiscale sarà passato a Capitol Hill. Ciò significa, a sua volta, che l'economia americana scivolerà in recessione durante quest'anno.

La verità è che la matematica implicita nell'attuale fantasia dello stimolo fiscale di Wall Street è proibitiva — per non parlare della politica di Capitol Hill ed un mercato finanziario popolato da bond vigilantes risvegliati.

Il Congressional Budget Office (CBO) presuppone che le entrate federali cresceranno del 10% nel corso dei prossimi due anni, a $3,600 miliardi nell'anno fiscale 2018 e continueranno a salire con fermezza a $5,000 miliardi negli otto anni successivi. Anche allora il deficit cumulativo sarà pari a $9,000 miliardi e il debito pubblico sarebbe vicino ai $30,000 miliardi entro il 2026.

Ma niente di tutto ciò può avvenire in condizioni di Picco del Debito.

Poi aggiungeteci $6,000 miliardi di tagli alle tasse, $1,000 miliardi di spese in più per la difesa e per le infrastrutture, oltre ad altre iniziative di crescita sbandierate dall'amministrazione Trump. Si finisce ancora con un debito pubblico — almeno sulla carta — di $35,000-40,000 miliardi entro la metà del prossimo decennio.

Inutile dire che non potrà mai arrivare a tanto. La Città Imperiale andrà in fumanti molto prima.

Quindi, ecco il problema in poche parole: Donald Trump non ha la libertà di perseguire gli enormi tagli fiscali finanziati a deficit come fece Reagan. Dopo 35 anni di bugie nella Città Imperiale, come ad esempio "i deficit non contano", non vi è più alcun margine fiscale da sfruttare. Nessuno.

Allo stesso modo, dopo tre decenni di stimoli o piani di salvataggio da parte della FED o di autorità fiscali di Washington, Wall Street è ora in balia degli eventi. La FED è a corto di polvere da sparo asciutta e la Trumponomics non arriverà alla prima base.

Il rally azionario guidato da Trump s'è presentato agli investitori con un dono — l'opportunità di uscire dal casinò indenni prima che inizi la vera carneficina.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


venerdì 24 febbraio 2017

Automazione, robotica e libero mercato





di Francesco Simoncelli


Ogni tanto tornano di moda le chiacchiere concernenti luddismo ed occupazione. Come se secoli di evoluzione tecnologica non abbiano fatto altro che a peggiorare la vita della maggior parte delle persone! Di recente mi sono imbattuto in una vecchia agenda, la quale circa 20 anni fa poteva essere considerata all'avanguardia di ciò che necessitava una qualsiasi persona che doveva prendere appunti o farsi trovare pronta qualora la situazione lo richiedesse. Una volta aperta includeva un quadernino per gli appunti, post-it, calcolatrice, penne, matite, block-notes, ecc. Sicuramente valeva anche tanto all'epoca, malgrado fosse alquanto ingombrante. Ma poi il mercato ha pensato alle esigenza degli individui, sfornando, di recente, una meraviglia dell'avanguardia come lo smartphone. Tutti gli accessori che venivano intelligentemente inglobati in una agenda, e che potevano essere smarriti, nonché finire dopo un utilizzo intenso, sono stati accorpati in un aggeggio tecnologico che permette a coloro che lo utilizzano di avere a disposizione una quantità illimitata di risorse con cui organizzare la propria vita.

Perché nessuno è sceso in piazza per difendere i "diritti" e l'occupazione di coloro nella filiera delle agende? Eppure questo settore ormai è sorpassato grazie alle migliorie sfornate da un'industria telefonica ed informatica sempre sulla cresta dell'onda. Perché nessuno si scandalizza di come la stessa industria stia sottraendo quote crescenti di mercato al settore delle macchinette fotografiche? La verità è che, come diceva Orwell, ci vuole una lotta costante per comprendere ciò che si trova sotto il naso di tutti: la tecnologia rappresenta una delle migliori carte da giocare da parte degli attori di mercato per scampare alla scarsità delle risorse. Quest'ultimo aspetto è stato lo sprone sempiterno che ha spinto gli attori di mercato a specializzare sempre di più le proprie mansioni, in modo da permettere ad una porzione crescente della società di emanciparsi dal lavoro duro ed usurante, e, soprattutto, di convogliare gli sforzi produttivi verso settori che più lo richiedevano.

Popper usò l'esempio della lavatrice per far capire alle persone come quello strumento avesse permesso alle lavandaie di migliorare la propria vita e dedicare il loro tempo (risparmiato) per altri scopi. Allo stesso modo Frederic Bastiat, quando scrisse il suo geniale saggio, La Petizione dei Fabbricanti di Candele, non stava facendo altro che descrivere con arguzia l'insensatezza di coloro che, vedendo minacciato il loro orto e reticenti a re-inventare la propria posizione, cercavano di sfruttare la violenza dello stato per proteggere il loro business e creare una scarsità artificiale. Ma capita spesso che gli economisti che puntualizzano questo concetto fondamentale vengano tacciati di cinismo e insofferenza di fronte ai problemi della società.



SCETTICISMO, NON CINISMO

Prima di affrontare il discorso legato ai robot e all'occupazione, è meglio spiegare come gli economisti considerino l'ambiente economico circostante e traggano determinate conclusioni. Ovviamente, non in base ad un sentimento compassionevole nei confronti di questo o quel settore, ma facendo riferimento ad un ragionamento logico e a ciò che gli attori di mercato segnalano attraverso le loro azioni. Infatti sono queste ultime che contano davvero e non ciò che si pensa. Quando due attori di mercato si impegnano ad affrontare uno scambio volontario, lo fanno perché ritengono più di valore l'oggetto posseduto dall'altro attore di mercato e sono disposti a rinunciare a parte delle loro risorse, considerate quindi meno di valore, per entrarvi in possesso. A parole potrebbe anche dire di non essere interessato a tale scambio, per depistare o non dare nell'occhio o per qualsiasi altra ragione, ma infine conta ciò che le sue azioni dicono.

Gli attori di mercato possono anche negare l'evidenza, ma le azioni rimangono e, in assenza di coercizione, rappresentano l'immutabilità della realtà delle cose. Quindi l'economista si concentra su ciò che le forze di mercato segnalano, depurando le sue conclusioni da eventuali contaminazioni dettate dalla morale e da credenze popolari. Non c'è spazio per la reputazione o altri sentimenti esclusivi e diversi da attore di mercato ad attore di mercato, bensì l'analisi di cosa si sceglie e cosa comporta. Diversamente dalla politica, dove la percezione popolare è tenuta in alta considerazione, il ruolo dell'economista è quello di essere scettico nei confronti di quelle situazioni in cui la realtà dei fatti non è collimata da quello che si dice. Spesso, purtroppo, i motivi altruistici vengono addotti per ingannare gli attori di mercato, e questo accade con una certa frequenza nel mondo della politica. Quando scoperta questa trappola, allora l'economista viene attaccato con una fallacia ad hominem e si vede accusato di "cinismo".

Gli economisti comprendono come l'interesse personale sia un motivatore universale per le scelte individuali, mentre l'altruismo agisce con molta meno costanza. Così quando viene avanzata una spiegazione altruistica per giustificare il sostegno politico, ma esso va anche a migliorare l'interesse personale di colui (o del gruppo) che la propone, gli economisti tendono a scartare la spiegazione altruistica. Ad esempio, i sindacati spingono per l'aumento dei salari minimi al fine di "aiutare i poveri." Tuttavia questa misura va a vantaggio dei sindacati e di coloro che ne fanno parte poiché essi vedono aumentare artificialmente i loro guadagni e la domanda per i loro servizi, senza contare che aumenta anche il costo di coloro che non ne fanno parte. Ciò danneggia quegli stessi poveri che si suppone debbano essere aiutati.

Bisogna comprendere una cosa che gli economisti sono soventi ripetere: la scarsità è parte integrante di questo mondo. L'unico modo che si ha per smorzarne la presa sugli individui è quello di permettere agli attori di mercato di indirizzare la produzione verso quelle necessità ritenute da loro più urgenti da soddisfare, veicolando nell'ambiente economico segnali di mercato genuini. È così che vengono aiutati i poveri, fornendo incentivi ai produttori e non attraverso proclami partoriti dalla mente di un gruppo ristretto di individui.

È impossibile debellare completamente la scarsità, non esiste alcuna El Dorado o Paese di Cuccagna in cui i desideri degli individui sono istantaneamente soddisfatti. Esiste invece la capacità degli individui di portare ad un livello superiore la specializzazione del lavoro in modo da aumentare considerevolmente la disutilità del lavoro. Questo processo è avulso dalle capacità di un gruppo ristretto d'individui e delle loro promesse, poiché concernenti un campo limitato d'indagine. Essi, infatti, cercano d'adeguare le scelte degli attori di mercato alla loro ristretta lungimiranza in modo da far vedere come abbiano mantenuto fede alla parola data. Ma questo meccanismo finisce sempre in conseguenze non intenzionali ed eventi imprevisti che sconvolgono la visione originaria dei pianificatori.

Una legge inviolabile dell'economia, e a cui gli economisti fanno riferimento lasciandosi le chiacchiere buoniste alle spalle, è quella che recita: gli attori di mercato rispondono agli incentivi. Qualunque sia la natura di questi incentivi, gli attori di mercato saranno influenzati da essi e reagiranno di conseguenza. che si tratti di incentivi positivi o di incentivi negativi, gli attori di mercato li seguiranno fino alle loro conclusioni. Prendete, ad esempio, il trend welfaristico legato alle prestazioni sociali. Nonostante i continui interventi dello stato per condurre la società verso il nirvana della "piena occupazione", lo stato sociale sta crollando sotto il peso delle sue stesse contraddizioni. Spacciando l'illusione secondo cui "tutti possono vivere sulle spalle di tutti gli altri", la miopia della pianificazione centrale sta conducendo quest'ultima verso un baratro.





Maggiori saranno le risorse incanalate in questi sistemi, più il bacino dei risparmi reali sarà prosciugato, più si avvicinerà la bancarotta dello stato. Il secondo grafico inchioda al muro le menzogne dello stato: nonostante tutte le promesse e gli stimoli fiscali, i redditi reali medi della maggior parte delle persone non sono migliorati. È cinismo questo? No, è scetticismo nei confronti di una teoria che fa acqua da tutte le parti sia in teoria che in pratica.

Quindi se da un lato abbiamo gli attori di mercato che rispondono ad incentivi negativi, dall'altro abbiamo gli stessi che rispondono ad incentivi positivi. Questi ultimi hanno come alfiere le migliorie fornite dalla tecnologia, nello specifico quelle della cosiddetta cripto-anarchia. Lo stato verrà smantellato pezzo dopo pezzo e al suo posto il mercato sta già lavorando per sostituirlo con qualcosa che gli attori di mercato desiderano. Gli incentivi negativi portano alla consumazione totale di quell'idea che rappresentano, mentre gli incentivi positivi gettano le basi per il nuovo corso degli eventi. Smantellamento e ricostruzione.

Queste due strade si scontreranno alla fine. Nel giro di una generazione vedremo come il futuro ci porterà una società decentrata, e non più accentrata. Lo stato appassirà sotto le forze di mercato che stanno spingendo verso un futuro più indipendente dai vincoli della pianificazione centrale, mentre quest'ultima verrà assaltata anche dalle politiche con cui essa stessa pensava inizialmente di sopravvivere. Gli economisti, in conclusione, vedono oltre le patine altruistiche spacciate da individui che, attraverso la coercizione, tentano di approfittarsi degli altri per soddisfare esclusivamente il loro interesse.



I ROBOT CI RENDERANNO PIÙ RICCHI, NON POVERI

In questo contesto si inseriscono le innovazioni tecnologiche nel campo della robotica che renderanno questo processo meno doloroso dal punto di vista economico. Infatti la presenza di macchine che permettono agli individui di risparmiare una delle componenti più importanti della vita, ovvero, il tempo, rappresenta la quintessenza dell'addomesticamento della scarsità da parte degli esseri umani. È stato questo singolo fatto, impercettibile alla massa, che ha permesso agli esseri umani di scavalcare le avversità della natura e imprimere nella storia la propria impronta. I macchinari hanno funzionato come ariete per sfondare quella povertà che per tanto tempo aveva fatto arrancare il progresso, salvo poi esplodere con magnificenza durante il XIX secolo. Fu proprio in quel periodo che gli attori di mercato si emanciparono enormemente dalla povertà e riuscirono ad avere accesso a lussi che in passato erano considerati ad esclusivo appannaggio delle classi nobiliari.

Infatti la polemica moderna intorno alle migliorie nel settore della robotica e dell'informatica non è niente di nuovo, proprio perché tali polemiche si sono ripresentate nel corso del tempo spacciate da quei gruppi che volevano solo ottenere consensi per interessi personali, avanzando motivazioni altruistiche come scudo e chiamando in loro soccorso lo stato. Prendete, ad esempio, la storia della prima macchina da maglieria inventata nel 1589. Durante la Rivoluzione Industriale seguirono la propaganda di coloro che affermavano che tale macchinario diabolico avrebbe causato disoccupazione di massa tra quei lavoratori che tessevano ancora a mano. Non era insolito addirittura vedere rivolte per le strade e gente che distruggeva tali macchinari.

Nonostante la rabbia dei lavoratori di allora, il principio d'uso di suddetto macchinario ancora è in uso oggi. C'è stata disoccupazione di massa con il ritorno della maggior parte delle persone a salari di sussistenza? No. Sebbene si siano susseguiti tempi duri a tempi sereni, ancora oggi la maggior parte delle persone può dedicare parte del proprio reddito per acquistare oggetti "superflui".

Scrive Gary North nel Capitolo 7 del libro, L'Economia cristiana in una lezione, acquistabile in formato ebook a questo indirizzo:

[...] Negli ultimi 250 anni gli stati occidentali non hanno avuto successo nel limitare l'uso di nuove attrezzature in grado di ridurre il lavoro.

È per questo che l'occidente ha sperimentato un notevole sviluppo economico, decennio dopo decennio. I dipendenti sono preoccupati per l'uso di tali attrezzature, ma a meno che non siano membri di sindacati, probabilmente non avranno successo nel persuadere lo stato a limitare l'introduzione di un macchinario specifico, in un settore specifico, in una società specifica. I politici non rispondono a meno che i lavoratori non riescano a convincere un sacco di elettori alle elezioni successive. Le aziende in un settore specifico hanno maggiori probabilità di mobilitare grandi quantità di denaro per le campagne elettorali rispetto ai lavoratori.

C'è un altro fattore economico importante che ostacola l'introduzione di grandi restrizioni all'uso di nuovi macchinari: la maggior parte degli aumenti di produzione non deriva dall'uso di nuovi macchinari; proviene dall'aumento dell'efficienza di computer e software. È molto più economico migliorare i software piuttosto che inventare, brevettare, produrre, vendere e distribuire un macchinario. Al distanziarsi della produzione dalla manifattura e all'avvicinarsi ai servizi, le restrizioni all'uso dei macchinari diventano sempre meno rilevanti. Non esiste quasi più resistenza politica contro l'introduzione di un software specifico in un'attività imprenditoriale specifica. Questa è una buona notizia.

Ci viene detto che l'uso della robotica computerizzata porterà ad una disoccupazione di massa. Finora non ci sono prove a sostegno di quest'affermazione. In ogni caso, che cosa può fare lo stato a questo proposito? Come può limitare l'implementazione di aggiornamenti dei software?

Ancora una volta, non si tratta di cinismo ma di scetticismo. Soprattutto perché, sebbene all'inizio le nuove invenzioni abbiano rotto equilibri precedentemente stabiliti, il mercato in assenza di ostacoli centrali avrebbe assorbito tutti quegli squilibri e avrebbe creato una situazione potenzialmente migliore. Infatti, nel caso particolare del macchinario da maglieria, all'inizio molti lavoratori rimasero senza lavoro, questo è vero, ma non fu affatto una situazione permanente perché verso la fine del diciannovesimo secolo l'industria tessile dava occupazione a 100 uomini per ogni uomo che impiegava prima. Come sosteneva anche Schumpeter, l'imprenditore è colui il quale spezza equilibri precedentemente stabiliti ed introduce nell'economia nuove variabili con cui raggiungere nuovi equilibri.

È una questione di opportunità che nel breve termine non sono visibili a tutti, bensì sono inizialmente visibili ad un piccolo bacino d'individui che, anticipandole correttamente, ne trae profitto e permette alla maggior parte delle persone di beneficiarne in un momento futuro nel tempo. Infatti ciò porta la produzione di quel particolare settore industriale ad un nuovo livello, facilitandone la specializzazione e quindi l'introduzione di nuovi prodotti in grado di soddisfare desideri di ordine superiore insiti nelle menti dei consumatori. Assicurando un flusso costante di beni di base in una particolare industria, l'inventiva umana creerà l'humus ideale da cui far fiorire prodotti nuovi e più complessi. Aumenterà quindi il tempo risparmiato e la raffinatezza dei beni sfornati.

Di conseguenza non dobbiamo temere le innovazioni tecnologiche che il futuro ci presenterà. Pensate a lavori usuranti, come il camionista, che potranno essere svolti da mezzi di trasporto senza guidatore. Pensate a lavori socialmente "umilianti", come lavorare nei fast food, che potranno essere svolti da chioschi automatizzati. Uber, per esempio, potrebbe presto diminuire significativamente la sua necessità di guidatori umani, ma questo non significa che queste persone saranno lasciate a morire di fame o senza lavoro. Infatti Uber sta espandendo i suoi servizi di consegna: farmaci, pasti e anche animali. Uber offrirà una varietà di servizi che richiederanno ancora dipendenti umani. Se, in futuro, i droni saranno in grado di sostituire i servizi di consegna, sarà solo una questione di tempo prima che nuove opportunità appaiano sul mercato.

Ma una critica comune a questo punto di vista recita che tali innovazioni sono principalmente ad appannaggio di quei lavoratori con abilità specializzate, come gli ingegneri che costruiscono macchine simili, gli scienziati informatici che sviluppano i software e quei lavoratori specializzati in grado di effettuare manutenzioni per i nuovi macchinari. E chi penserà ai lavoratori con abilità scarsamente specializzate? Sicuramente non tutti hanno il privilegio di studiare materie simili e svolgere tali lavori. Tale considerazione non tiene conto del fatto che il flusso di beni di base nei vari settori industriali permetterà alla maggior parte delle persone di accedervi ad uno sconto rispetto al passato.

Indirittemanente, tutti gli attori di mercato guadagneranno dai miglioramenti tecnologici attraverso un costo della vita in diminuzione. Infatti questo è quello accaduto durante l'intero ventesimo secolo, quando le ore di lavoro sono diminuite mentre gli standard di vita sono parallelamente aumentati. Dobbiamo considerare i fatti: l'innovazione rimuoverà dal mercato posti di lavoro obsoleti, ma aumenterà l'efficienza, ed il costo di beni e servizi diminuirà di prezzo.

Torniamo all'esempio precedente fatto con Uber. Mentre è un peccato che la macchine senza guidatore porteranno disoccupazione temporanea, il calo dei prezzi per il trasporto sarà un vantaggio per molti altri. Ciò potrebbe essere particolarmente utile per molte famiglie a basso reddito che spendono gran parte dei loro soldi per assicurare e mantenere in ottime condizioni un veicolo. Infatti molte famiglie non potrebbero affrontare una spesa imprevista di €1,000 e un'automobile da riparare è un rischio economico incombente, e l'aumento del trasporto automatizzato potrebbe ridurre notevolmente questi rischi per i bilanci familiari. Si renderebbero conto che non è più economico avere un veicolo ed optare invece per il trasporto automatizzato più conveniente. Poi si accorgerebbero anche che tale scelta lascerebbe nelle loro tasche più soldi da spendere per altre cose, o da risparmiare.

Mentre l'innovazione tecnologica può eliminare posti di lavoro di alcune persone, altre possono vedere molti benefici. Se i prezzi di abbastanza beni e servizi scenderanno, anche i salari più bassi saranno sufficienti a vivere comodamente. È così che aumenta il "reddito reale", ed è quello che conta di più.



AUTOMAZIONE E CICLO ECONOMICO

Un ultimo aspetto da considerare in questo articolo è la natura della disoccupazione che si viene a creare, soprattutto osservare l'affermazione secondo cui è temporanea. S’afferma che l’economia debba essere guidata verso i lidi della «piena occupazione», dimodoché la società possa dirigersi verso uno stato di beatitudine economica rappresentato da quel numero nirvanico del «PIL potenziale». Una bella promessa: chi non vorrebbe lavorare per guadagnare più soldi e comprare ciò che vuole? È un incentivo più che plausibile affinché qualcuno dia fiducia a qualcun altro che promette di mantenere quest’impegno. Questa fu la giustificazione che, negli anni Sessanta, economisti come James Tobin fornirono allo Stato affinché esso avesse carta bianca per intervenire nell’economia. Per fare che cosa? Solidificare le posizioni di privilegio concesse dal monopolio della violenza.

In un libero mercato, non esiste qualcosa come la piena occupazione, perché ognuno di noi, per un motivo o per un altro, può scegliere di restare senza lavoro e non darsi la pena di cercarlo. Chi siamo noi per interferire con una scelta simile? Non dovremmo. Questo tipo di disoccupazione volontaria fu definito da Ludwig von Mises disoccupazione catallattica. Il suo opposto, invece, fu chiamato disoccupazione istituzionale. L’emersione di questo tipo di disoccupazione è legata a un intervento positivo (attivo) nell’economia.

Infatti, a seguito d’un’espansione artificiale dell’offerta di moneta, si creano attività in bolla che attraggono risorse materiali e umane. Finché l’espansione va avanti, queste bolle continuano a gonfiarsi, e i settori in cui vengono impiegate le suddette risorse scarse sembrano produttivi come qualsiasi altro. Quando l’espansione s’arresta, queste bolle scoppiano, e restano inoccupate quelle risorse ch’esse avevano attratto artificialmente. Affinché la struttura del mercato riallochi tali risorse in accordo con le forze di mercato, c’è bisogno di tempo. Tempo affinché possano sorgere nuove attività in grado d’assorbire le risorse disoccupate. Ma, soprattutto, c’è bisogno che il mercato sia lasciato in pace, affinché esso possa pulire gli errori commessi in precedenza.

Oltre all’espansione artificiale dell’offerta di moneta, esiste un’altra causa della disoccupazione istituzionale: la burocratizzazione. L’eccessiva presenza di cavilli e norme cui conformarsi e il conseguente «ingessamento» del mercato del lavoro scoraggiano gli attori economici, in particolare gl’imprenditori, dal creare nuovi posti di lavoro. In questo contesto, viene sprecato non solo capitale umano, ma anche potenziali imprese che avrebbero potuto nascere a seguito della scomparsa di quelle improduttive e creare un ambiente più consono a una crescita economica in accordo con le forze di mercato.

Il capitalismo, infatti, ha permesso agl’individui d’entrare in possesso di tutti quegli oggetti che in passato erano a esclusivo godimento di coloro con un conto in banca munito di molti zeri. La produzione di massa ha permesso agl’individui comuni di godere del possesso d’oggetti che in precedenza erano fuori dalla loro portata. Il mercato è una benedizione per gl’individui: attraverso le meraviglie della sua produzione, esso permette un costante miglioramento degli standard di vita. Ma questo è potuto accadere solo perché sono stati progressivamente soddisfatti e garantiti nel tempo bisogni considerati primari dalla maggior parte degl’individui: cibo, riparo, vestiario, ecc. La mutevolezza della volontà dell’essere umano permette l’emersione di nuovi bisogni, che possono esser soddisfatti da coloro in grado di prevederli attraverso un calcolo imprenditoriale privo d’ostacoli.

Al persistere d’una crisi economica, vengono progressivamente distrutti quei bisogni che in precedenza erano stati garantiti dalla produzione di massa. La deviazione e lo spreco di risorse in attività improduttive lasciano meno spazio di manovra a quelle attività che, invece, sarebbero state accolte a braccia aperte dagli attori economici. Ciò porta, ad esempio, alla nascita d’attività uguali tra loro e al ritorno d’attività che pensavamo ormai facenti parte del passato. Nonostante ciò, il tasso dei fallimenti aumenta, perché la pianificazione centrale trasferisce ostinatamente (con la violenza) denaro e risorse laddove non sono necessari, condannando il resto della società a una lenta agonia.

La pianificazione centrale distrugge il tessuto economico per tenere vivi i propri interessi e quelli dei propri clienti. Cosi s’intacca il bacino dei risparmi reali, il cui flusso sarà costantemente ingurgitato da entità parassitarie che rappresenteranno solo un peso per la società. Esse risulteranno sempre attività in perdita, perché non assistite da un corretto sistema profitti–perdite. Non importa quante volte esse saranno salvate: il mercato premia con la redditività quelle imprese che soddisfanno i bisogni degl’individui, e punisce con le perdite quelle che non li soddisfanno. Quindi, esse possono essere salvate, ma continueranno a operare in perdita. È una situazione sostenibile nel lungo termine? Non credo proprio. È per questo che, nel lungo termine, esse moriranno.

Nel frattempo, però, crescerà la «misallocation» di risorse umane e strumentali, impedendo alle persone scoraggiate di rientrare nel mercato del lavoro. Questo significa più bocche da sfamare a carico del welfare state, nonché individui più timorosi di perdere il proprio posto di lavoro e disposti ad accettare condizioni lavorative peggiori. Per sbloccare questa situazione, le banche centrali fanno ricorso ad una politica monetaria ulteriormente allentata. La strategia è stata quella di far sopportare un lieve deleveraging al settore privato, gonfiando a dismisura quello pubblico, che è diventato la garanzia delle attività improduttive. Durante una fase di bust, il mercato privo d’ostacoli purga l’ambiente economico dagli errori commessi durante un boom artificiale, sgonfiando i prezzi di quegli asset ch’erano stati distorti dall’intervento esterno della pianificazione centrale, e restituendo un sano e onesto meccanismo di price discovery. Nel nostro caso, al mercato è stato impedito di ripulire totalmente gli errori commessi in passato, permettendo la conservazione d’attività che avrebbero dovuto fallire.

Ciò significa che anche i posti di lavoro al loro interno vengono conservati, mandando fuori mercato i salari di coloro che ne fanno parte. In parole povere, si tenta d’ammortizzare questa situazione svalutando l’unità monetaria; si derubano gl’individui di nascosto aumentando il valore monetario degli stipendi ma abbassandone quello reale.

Le dittature degli anni Trenta, malgrado fossero etichettate come l’onda del futuro, perirono sotto il peso gravoso delle proprie contraddizioni. Le forze di mercato prevalsero allora, e continueranno a prevalere oggi. Sono inarrestabili. Sono inesorabili. Rosicchiano lentamente la struttura dirigistica che intende imbrigliarne la volontà. Più diventa dirigistica la presa, più le forze di mercato sgretolano velocemente tale struttura. Ciò significa che il prossimo sulla lista è il keynesismo. La sua natura non è di stampo socialista: è mercantilista e interventista. Ma questo punto fu già affrontato nel 1776 da Adam Smith. Non c’è modo che una società fondata su tali basi possa prosperare.

Perché? Perché si basa su promesse che non possono esser mantenute. Quando i dirigenti politici vedranno crollare la fiducia nei loro sacerdoti, la gilda accademica keynesiana, essi non potranno più vendere all’elettorato la menzogna d’una salvezza attraverso lo stato. Crescita economica bassa e recessioni inaspettate sono la scintilla che conduce al barilotto di polvere da sparo: passività non finanziate. Ancor una volta, quindi, noi Austriaci potremo sfoderare la frase: «Ve l’avevamo detto, e vi avevamo detto anche perché».



CONCLUSIONE

Il futuro ci porterà lungo un percorso costellato da un maggiore decentramento sociale. Questo vuol dire che le forze di mercato torneranno ad essere le padrone incontrastate del panorama economico in cui siamo immersi, senza intromissioni ingombranti da parte di istituzioni centrali. I cambiamenti tecnologici di cui siamo testimoni sono due passi avanti alla pianificazione centrale. Ci sarà disoccupazione in qui settori industriali che la tecnologia trasformerà, ma sarà temporanea. Ognuno di noi in futuro potrà avere un'industria in miniatura nelle propria casa. Con le stampanti 3D ciò diventerà realtà. Questo vuol dire che gli operai in parecchi settori di mercato saranno "liberati" da lavori usuranti e riallocati in nuovi settori.

Dobbiamo temere questo cambiamento? No. I movimenti del mercato sono temporanei. Ciò che dobbiamo temere sono le interferenze degli istituti centrali che facilitano un'allocazione errata delle risorse scarse. Sono queste interferenze che tendono ad essere protratte nel tempo. Sono queste interferenze che prosciugano lentamente il bacino della ricchezza reale e impediscono ad una nazione di prosperare genuinamente. Dobbiamo temere nel futuro prossimo queste interferenza? No. La pianificazione centrale si sta auto-distruggendo.

Siamo nel bel mezzo di un cambiamento di paradigma. La società occidentale si sta spostando verso un'economia prevalentemente fatta di servizi. La manifattura ha fatto il suo corso. Non c'è progresso senza una rottura degli equilibri di mercato precedenti. Poi il mercato si adatta alle nuove tecnologie, ma questo è un cambiamento che deve essere abbracciato come ci ha insegnato la storia del primo macchinario da maglieria. L'innovazione non deve mai essere scoraggiata, perché con il progresso tecnologico arrivano più opportunità per l'umanità.


giovedì 23 febbraio 2017

USA e Cina in rotta di collisione





di James Rickards


I mercati monetari e dei capitali della Cina sono in rotta di collisione con quelli degli Stati Uniti e, per estensione, con quelli del mondo intero. Gli economisti sono soliti dire che se qualcosa non può andare avanti per sempre, non lo farà. Questa verità lapalissiana vale anche per la Cina.

Enormi profitti saranno accatastati da coloro che riescono a vedere in anticipo questo disastro in Cina ed agiscono in tempo.

L'idea di uno stress economico in Cina suona strano alla maggior parte delle persone. La Cina è uscita dal caos della Rivoluzione Culturale ed è diventata la più grande economia del mondo in soli 35 anni, in base alla parità di potere d'acquisto. Anche usando il PIL nominale, stiamo parlando della seconda più grande economia del mondo.

L'economia cinese è cresciuta oltre il 12% all'anno nel 2006-2008, e di nuovo nel 2010. Anche dopo la crisi finanziaria globale del 2009, la crescita annuale cinese era ancora superiore al 6%. La crescita cinese è stata tra l'8% ed il 6.7% dal 2011 al 2016. Questi tassi di crescita sono straordinari rispetto alla crescita annuale tra lo 0% ed il 2% raggiunto dalle principali economie sviluppate a partire dal 2007.

Ma non tutto va bene. Gran parte della crescita della Cina è stata completamente artificiale. Le cose starebbero diversamente se la Cina fosse soggetta a principi contabili più rigorosi.

La crescita della Cina è stata costituita da investimenti per circa il 45%. Ciò si confronta con gli investimenti per circa il 30% nelle economie sviluppate. Gli investimenti vanno bene se hanno rendimenti attesi positivi e non sono finanziati con debito eccessivo. Ma entrambe le condizioni non sono state soddisfatte in Cina.

Gli investimenti cinesi sono stati sprecati per "città fantasma" (grandi complessi metropolitani che sono completamente vuoti), così come per progetti prestigiosi come la stazione ferroviaria Nanjing Sud con 128 scale mobili perlopiù inutilizzate. Supponendo che la metà degli investimenti cinesi sia andata sprecata, il PIL dovrebbe essere ridotto del 22.5%. Questo trasforma una crescita del 6.7% in una crescita del 5.2%, nella migliore delle ipotesi.

La situazione diventa ancora peggiore se si considera la quantità di debito utilizzato per finanziare questi sprechi. Gli attivi delle banche cinesi sono cresciuti di circa $2,500 miliardi in questi ultimi 10 anni per un totale di $40,000 miliardi, un aumento del 1,500%. E questa è solo la punta dell'iceberg.

La maggior parte del debito è "off-budget", tra i cosiddetti wealth management product (qualcosa come i CDO che hanno fatto affondare Lehman Brothers nel 2008) e derivati vari. La Cina ha un enorme sistema "bancario ombra" fatto di garanzie provinciali, prestiti infra-gruppo e schemi di trasferimento off-shore. Quando prendiamo in considerazione tutto questo debito, la Cina si presenta come il più grande Schema di Ponzi della storia.

Se la situazione è così instabile, perché non è ancora crollata? La risposta è che la Cina è il più grande manipolatore di valuta di tutti i tempi. La Cina ha utilizzato un 35% di "maxi-svalutazione" dello yuan nel 1994 per rendere la sua moneta competitiva a livello globale e aumentare le sue esportazioni. Poi ha usato l'intervento della banca centrale dal 1994 al 2006 per mantenere la propria moneta a quel livello soppresso.

Questa manipolazione della valuta ha permesso alla Cina di costruire le sue fabbriche, creare posti di lavoro, accatastare eccedenze di dollari e sostenere il suo sistema bancario. Naturalmente gran parte di questa crescita è avvenuta a scapito dei posti di lavoro nelle industrie degli Stati Uniti. Solo dopo il 2007, sotto forte pressione politica degli Stati Uniti, la Cina ha lasciato che lo yuan si apprezzasse.

Ora la Cina sta ricorrendo ancora una volta al copione "guerre tra valute". Dal 2014 la Cina ha permesso allo yuan di svalutarsi da 6.0 a 1/dollari a 6.9 a 1/dollari. In questo momento lo yuan è pronto a sfondare la soglia dei 7.0 a 1/dollari.

La differenza tra oggi e il 1994 è che gli Stati Uniti stanno prestando attenzione.

Questa escalation di tensione arriva in un momento in cui vi è un rischio di una vera e propria guerra con la Cina. Poco dopo la sua elezione, Trump ha ricevuto una telefonata di congratulazioni dal presidente di Taiwan. Questa potrebbe sembrare una cortesia di routine, ma non dal punto di vista cinese.

Pechino vede Taiwan come una "provincia in fuga" e non un paese a sé stante. I politici degli Stati Uniti di solito glissano su questo problema, ma non Trump. Non solo ha parlato con il presidente di Taiwan, ma ha messo in discussione la politica della Cina.

Le azioni di Trump hanno allarmato Pechino. La leadership comunista ha deciso d'inviare un messaggio a Trump, rubando uno dei nostri droni sottomarini della Marina che operano nelle acque delle Filippine, per niente vicino alle acque contese del Mar Cinese Meridionale rivendicate dalla Cina.

Il drone sottomarino è stato poi restituito, (dopo che Trump ha twittato che i cinesi "se lo potevano tenere"), ma il messaggio era chiaro. Le tensioni geopolitiche tra Cina e Stati Uniti sono sicuramente in aumento.

Con la Cina diretta verso una crisi del credito, e le relazioni politiche USA/Cina tese, che cosa significherà tutto ciò per lo yuan cinese e la guerra tra valute in atto?

La prima indicazione è che potrebbe essere già iniziata una nuova maxi-svalutazione. Naturalmente i cinesi non opereranno una svalutazione del 35% in una sola volta come nel 1994. Si muoveranno a piccoli passi.

Ma anche una svalutazione del 3% il 10 agosto 2015 è stata sufficiente a mandare giù i mercati azionari dell'11% nelle tre settimane successive.

Oggi, una maxi-svalutazione del 10%, meno di un terzo di quella nel 1994, farebbe precipitare in pochi giorni tutte le azioni degli Stati Uniti del 30% di fronte alla prospettiva di una guerra commerciale con la Cina.

Quanto è probabile una nuova maxi-svalutazione? Potrebbe arrivare nel giro di settimane.

La ragione per cui lo yuan è in calo ultimamente, non è per la manipolazione del governo, ma per la fuga di capitali. I ricchi cinesi stanno cercando di far uscire i loro soldi dalla Cina il più velocemente possibile, perché temono una nuova maxi-svalutazione.

La Cina ha bruciato $1,000 miliardi di riserve in valuta estera negli ultimi due anni per soddisfare la domanda di dollari proveniente da questa fuga di capitali. Le riserve cinesi di debito del Tesoro USA sono scese da $1.265 miliardi a novembre 2015 a $1.115 miliardi a ottobre 2016, secondo i dati del Tesoro USA.

Le riserve complessive della Cina sono scese dai circa $4,000 miliardi nel 2014 ai $3,000 miliardi di oggi. Di tale ammontare, circa $1,000 miliardi sono illiquidi e altri $1,000 miliardi saranno necessari per salvare le banche della Cina nella prossima crisi del credito. Ciò lascia solo $1,000 miliardi per difendere lo yuan. La fuga di capitali della Cina continua a circa $100 miliardi al mese. Questo significa che la Cina sarà in bancarotta tra un anno.

Se la Cina vuole evitare d'andare in bancarotta, ha solo tre scelte in base alla "Trinità Impossibile" di Mundell. Può aumentare i tassi d'interesse per difendere la moneta, intensificare i controlli sui capitali, o svalutare lo yuan.

Gli aumenti dei tassi d'interesse uccideranno l'economia e accelereranno la crisi del credito. I controlli sui capitali soffocheranno i nuovi investimenti esteri e fomenteranno la fuga di capitali in canali illegali. Una maxi-svalutazione è il modo più semplice per la Cina.

Perché non ha già svalutato allora? In parte per evitare d'essere etichettata dagli Stati Uniti come "manipolatrice della valuta", poiché questo potrebbe causare ritorsioni sotto forma di dazi. Ecco perché la Cina sta portando avanti una lenta ma costante svalutazione invece di una maxi-svalutazione.

Ma ora Trump dice che la etichetterà lo stesso così, forse con uno dei suoi ordini esecutivi. Se Trump lo farà, allora la Cina non avrà alcun motivo per ritardare la sua maxi-svalutazione, perché gli Stati Uniti toglieranno alla Cina l'unica motivazione per giocare regolarmente.

La guerra commerciale e monetaria risultante, farà sembrare una bazzecola la correzione del mercato azionario nel 2015. Tutti i mercati globali saranno interessati; gli Stati Uniti ne soffriranno, ma la Cina ne soffrirà di più.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


mercoledì 22 febbraio 2017

Keynes avrebbe amato il piano economico di Trump





di Frank Shostak


Il piano di Trump è quello che Keynes avrebbe prescritto!

La maggior parte dei commentatori economici, come il premio Nobel Paul Krugman, dovrebbero essere felici per il piano economico del neo-presidente eletto Donald Trump, poiché esso sarà in sintonia con le teorie keynesiane.

Una delle promesse di Trump è quella di un massiccio programma di spese per infrastrutture. Secondo Trump:

Aggiusteremo i nostri centri cittadini e ricostruiremo le nostre autostrade, i nostri ponti, le nostre gallerie, i nostri aeroporti, le nostre scuole, i nostri ospedali. Ricostruiremo le nostre infrastrutture, e non saranno seconde a nessun'altra. E ciò creerà posti di lavoro per milioni di americani.

Trump ha detto ad un certo punto della sua campagna elettorale che avrebbe raddoppiato il piano per le infrastrutture ($275 miliardi) che Hillary Clinton aveva proposto. Trump ha promesso di creare 25 milioni di posti di lavoro in 10 anni.



Trump raddoppia sulla spesa a deficit

Trump ha anche promesso tagli fiscali per tutti gli americani. Il suo piano prevede l'abbassamento dell'aliquota sui rendimenti più elevati dall'attuale 39.6% al 33% e anche l'abbassamento dell'imposta sul reddito delle società dal 35% al 15%.

Varie stime hanno calcolato il costo dei suoi tagli fiscali a circa $6,000 miliardi in 10 anni. In aggiunta a ciò, Trump ha anche promesso di aumentare le spese militari degli Stati Uniti.

Non è possibile abbassare le tasse ed aumentare la spesa pubblica allo stesso tempo.

Nulla nel piano di Trump suggerisce che egli miri a generare più ricchezza reale. Il suo obiettivo è quello di generare un aumento dell'occupazione indipendentemente dal fatto che sia in risposta ad attività creatrici di ricchezza o meno.

Questa mossa è abbastanza deludente, poiché viste le credenziali aziendali di Trump si supponeva che avesse capito la differenza tra attività redditizie e non redditizie.

Si noti che il piano di Trump prevede anche un abbassamento delle tasse e un corrispondente aumento della spesa pubblica. Ovviamente questa è una contraddizione, poiché non è possibile abbassare le tasse senza una corrispondente riduzione della spesa pubblica.

È probabile che il piano andrà ad aumentare il tasso di crescita dell'offerta di moneta.

Seguendo il pensiero popolare, il neo-presidente eletto sembra essere preoccupato della debolezza della domanda e secondo lui lo stato e la banca centrale dovrebbero concentrarsi per rafforzarla.

È del tutto possibile che la politica fiscale allentata di Trump possa accelerare il ritmo del pompaggio monetario aumentando l'indebitamento del governo, il quale alla fine sarà monetizzato dalla banca centrale degli Stati Uniti.

Si osservi che il tasso di crescita annuo della nostra misura monetaria (AMS) è già ai massimi, oltre il 16% alla fine dello scorso ottobre — il punto più alto sin dal 1990. Da notare che ad ottobre di due anni fa il tasso di crescita era pari al 3.5%.



Il piano di Trump & la ricchezza reale

Se le politiche fiscali allentate di Trump "funzioneranno", dipenderà da quanto rimane da sperperare nel "fondo comune" — la dimensione del "fondo comune", o bacino della ricchezza reale, è sconosciuta. Non è chiaro se il bacino della ricchezza reale sia in espansione, stagnante o in declino.

Ricordate, implementare qualsiasi piano statale o qualsiasi piano d'investimento significa allocarvi ricchezza reale. Quindi se durante un piano le infrastrutture attuali non generano un adeguato flusso di beni e servizi finali, il piano dovrebbe essere interrotto.

Qualsiasi tentativo di portare avanti il piano porterà ad un impoverimento economico. (Parte del bacino della ricchezza reale verrà assorbita dalle varie attività che non generano ricchezza, mentre l'attuale infrastruttura non riuscirà a compensare questo drenaggio, di conseguenza verrà indebolito il bacino della ricchezza reale totale e anche la crescita economica.)



Perché il bacino della ricchezza reale potrebbe essere nei guai

Abbiamo il sospetto che le politiche monetarie sconsiderate della banca centrale degli Stati Uniti, come ad esempio il pompaggio monetario aggressivo ed i tassi d'interesse vicino allo zero, abbiano ridotto la capacità del settore privato di generare ricchezza. (Ricordate che le politiche monetarie allentate portano ad uno scambio di nulla per qualcosa.)

La rimozione del legame tra il dollaro e l'oro nel 1971 ha dato alla banca centrale degli Stati Uniti la libertà d'impegnarsi nella stampa di denaro senza limiti — e ha rafforzato il processo di erosione del bacino della ricchezza reale. Questo attrito è stato ulteriormente intensificato con l'inizio della deregulation finanziaria nei primi anni '80, la quale ha rafforzato il prestito dal "nulla" delle banche commerciali.

Un ulteriore danno al bacino della ricchezza reale è emerso nel corso del 2008 con l'introduzione dell'allentamento quantitativo da parte dell'allora presidente della FED Ben Bernanke, affinché "s'evitasse" la cosiddetta depressione economica.

È del tutto possibile che il bacino della ricchezza reale sia attualmente in fase di stagnazione. Quindi qualsiasi onere aggiuntivo rappresentato dalla massiccia spesa fiscale, potrebbe spingere suddetto bacino lungo una traiettoria declinante.

In questo scenario le banche rischiano di limitare i prestiti. Questo potrebbe portare ad un collasso economico e di fatto ad una deflazione dei prezzi.

Un crollo della liquidità monetaria potrebbe costringere le imprese a cercare di scongiurare l'insolvenza vendendo i loro asset più liquidi, come i Treasuries, spingendone in alto i rendimenti. Inoltre il prezzo dell'oro potrebbe finire sotto pressione, dal momento che la maggior parte delle persone tende a vendere oro e trattenere contanti per evitare l'insolvenza.

Se, al contrario, il bacino della ricchezza reale è ancora in espansione, allora la politica fiscale allentata di Trump ed i forti aumenti nell'offerta di moneta potrebbero temporaneamente aumentare le attività in "bolla", l'inflazione dei prezzi e le aspettative d'inflazione. Ciò consentirebbe anche di far salire, in via temporanea, i tassi d'interesse.

Suggeriamo che la spinta artificiale nella cosiddetta attività economica, come illustrato dal PIL e da altri indicatori economici, è improbabile che duri a lungo. Dopo un breve periodo di tempo, è probabile uno scoppio delle attività in bolla e la conseguente deflazione dei prezzi.



Trump ha l'opportunità di rafforzare il bacino della ricchezza reale

Dato che i repubblicani sono ora responsabili di entrambe le Camere, il neo-presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha l'opportunità di attivare politiche che potrebbero rafforzare il processo di creazione di ricchezza reale.

Ciò richiederebbe controlli severi sulla capacità della FED di espandere il suo bilancio, limitando in tal modo la capacità delle banche commerciali di espandere il prestito dal "nulla" tramite la riserva frazionaria.

Il tutto abbinato ad uno stato più limitato, cosa che lascerebbe più ricchezza reale nelle mani dei creatori di ricchezza, permettendo così un rapido aumento del bacino della ricchezza reale — il motore della crescita economica.



Perché il profitto è la chiave, e non un ostacolo, alla crescita economica

Non v'è dubbio che aggiustare le strade e costruire ponti sia qualcosa di necessario. Ma ce lo possiamo permettere? Se il bacino della ricchezza reale è stagnante o forse in declino, allora tali politiche potrebbero essere disastrose, come abbiamo mostrato in precedenza.

Alcuni commentatori suggeriscono che abbiamo bisogno di un maggiore stimolo fiscale, perché il settore privato non s'impegnerà a costruire strade e ponti. Danno la colpa al settore privato poiché si concentrerebbe esclusivamente sul profitto, ignorando il benessere della nazione.

Questi commentatori trascurano il fatto che profitti e perdite rappresentano un quadro di riferimento che aiuta le aziende ad allocare in modo efficiente le risorse scarse. (Informa le imprese se le risorse scarse vengono utilizzate in modo efficiente o no.)

Il profitto segnala che le risorse sono impiegate in linea con i desideri della gente e una perdita segnala che le risorse sono utilizzate in modo non corretto.

Si noti che profitti e perdite rappresentano solo un indicatore, per così dire — indirizzano le aziende verso una condotta che corrisponde ai dettami degli attori di mercato.

In questo senso, ignorare tale quadro di riferimento implica la distruzione dei desideri degli attori di mercato, cosa che è in contrasto con l'essenza del processo democratico.

È da qui che le imprese che si sforzano di staccare profitti vengono etichettate come entità senza cuore e avide.

Ma ciò non è corretto. Permettere al mercato di allocare le risorse scarse, porta sempre a risultati migliori. Anche il fondatore dell'Unione Sovietica, Vladimir Lenin, lo capì quando per un breve periodo di tempo introdusse il meccanismo di mercato (vale a dire, la "Nuova Politica Economica") nel marzo 1921 per ripristinare l'offerta di beni e prevenire una catastrofe economica.

Eppure, per qualche strana ragione, oggi la maggior parte degli esperti continua a sostenere che il mercato non può essere attendibile in tempi difficili.

Un libero mercato farebbe in modo che l'America possa avere nuove strade e nuovi ponti.

È assolutamente concepibile che la crescita del bacino della ricchezza reale sarà accompagnata dall'espansione delle infrastrutture, come strade e ponti. Perché? Il processo d'espansione della ricchezza reale richiede implicitamente l'espansione delle varie forme di infrastrutture, e ciò comprende anche strade e ponti.

Gli Stati Uniti hanno bisogno di meno politiche fiscali keynesiane e un maggiore orientamento al libero mercato, al fine d'impostare fondamenta sane per la crescita economica.

Donald Trump ha la possibilità di attuare le cosiddette politiche meno "popolari" che potrebbero essere dolorose nel breve termine. Ma questo getterà le basi per una crescita economica reale, consentendo al processo di creazione di ricchezza reale di rigenerarsi — ed avvantaggiare tutti i cittadini nel lungo periodo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


martedì 21 febbraio 2017

Wall Street sta chiamando le pecore al macello... di nuovo





di David Stockman


Per la prima volta sin dagli anni '30 ci sarà un crollo per Wall Street ed una recessione per Main Street, ma la Città Imperiale sarà incapace di porre rimedio ad entrambe le faccende.

Ecco perché la storia finanziaria non è circolare; è cumulativa e verranno fatti a pezzi tutti gli artifici fiscali e monetari, gli espedienti e le frodi che sono stati implementati dallo stato per mantenere viva un'illusione di prosperità e prezzi degli asset finanziari artificialmente alti.

Con la FED pietosamente impalata allo zero bound per 96 mesi, è diventato evidente anche alle cheerleader nello zombie-box che il massiccio stimolo monetario degli ultimi due decenni è finito. L'unica cosa rimasta nell'arsenale della FED sono i tassi d'interesse sotto lo zero, e tale opzione non ha nemmeno una prospettiva remota d'essere attuata.

Donald Trump ha vinto le elezioni contro ogni previsione, e l'ha fatto sulla scia di una rivolta populista che è assolutamente una cattiva notizia per Wall Street. Brandendo torce e forconi, la gente sicuramente assalterà in massa l'Eccles Building se la FED accennerà alla possibilità d'imporre tassi negativi su risparmiatori e pensionati.

Né il mercato può essere salvato attraverso un qualche tipo di QE mirato che inondi i giocatori d'azzardo con indicibili guadagni inattesi e faccia ribollire la pentola del populismo politico.

L'ovvio vicolo cieco della politica monetaria è il motivo per cui abbiamo visto un rally frenetico dopo l'elezione di Trump.

L'idea di un massiccio stimolo fiscale targato Donald Trump è stato letteralmente inventato nel momento post-elezioni da parte degli operatori di Wall Street al fine di attirare i creduloni nel casinò per l'ennesima volta.

Ma gli smart money presto si affretteranno a vendere e il disastro incombente sarà una realtà palese a tutti. Anche se Donald Trump avesse un programma economico semi-coerente, cosa che non ha, non c'è la minima possibilità che possa essere approvato dal Congresso.

[...] Gli strilloni anti-Trump, come il senatore Elizabeth Warren, avranno un unico scopo: la morte politica di Trump. Inoltre è praticamente certo che la maggioranza repubblicana alla Camera e al Senato risulterà spaccata e immobilizzata dall'imminente bagno di sangue fiscale: il programma di bilancio totalmente irresponsabile di Trump che vomiterà $1,000 miliardi di deficit annuali.

Stiamo assistendo al ritorno dei bond vigilantes — metafora di una condizione di deficit in rapido aumento e contemporaneamente un aumento dei tassi d'interesse. Tuttavia i bond vigilantes sono stati assenti dalla scena per così tanto tempo che la memoria storica di un contraccolpo politico risultante è stata ignorata dalla Città Imperiale e dai media mainstream che celebrano le sue follie.

Ma sappiate questo: presto il bagno di sangue fiscale a Washington sarà sulla bocca di tutti. I commentatori economici saranno scioccati e sconcertati dal suo arrivo, dopo aver abbracciato il mito della ripresa economica ignorando il fatto che il debito pubblico è aumentato di $1,700 miliardi nel corso degli ultimi due anni.

Cioè, lo Zio Sam ha emesso quantità monumentali di nuovo debito durante i mesi #63-87 di una ripresa che è già sopravvissuta alla tipica espansione lunga 61 mesi sin dal dopoguerra; e lo ha fatto durante la fase avanzata del ciclo in cui i anche i keynesiani dicono che i deficit dovrebbero essere eliminati, o ridotti al minimo, al fine di preservare munizioni da sparare contro la prossima crisi.

Detto in modo diverso, la politica fiscale ha seguito i passi della follia dell'Eccles Building, rimanendo in modalità emergenza per tutta la presunta fase di ripresa del ciclo economico, rendendola paralizzata per affrontare la prossima recessione.

Ma questa follia ha moltiplicato gli imbrogli contabili di bilancio a Washington, tanto che fanno impallidire frodi infami come Enron, WorldCom, Tyco, AIG, Valeant e Bernie Madoff messe insieme.

Per esempio, l'anno scorso lo Zio Sam ha finanziato $96 miliardi di nuovi prestiti agli studenti, ma solo $15 miliardi sono stati conteggiati nel deficit. Questo perché nella sua saggezza, Washington ha stabilito che i prestiti agli studenti sono un "investimento" e solo una piccola "quantità" deve essere calcolata per potenziali perdite future.

Proprio così. Il Partito Democratico ha adottato il "copione" di Bernie quando si tratta di tasse universitarie, e perfino Donald Trump ha proposto un vasto schema di cancellazione di questo tipo di debito: un rimborso al 12% del reddito per un numero limitato di anni e annullare il resto. Quindi accumulare $100 miliardi l'anno di debito studentesco aggiuntivo in cima ai $1,300 miliardi totali, è spesa in deficit sotto altro nome.

E il Congresso ha ordinato che la FED trasferisca $19.3 miliardi di riserve contabili puramente fittizie al fondo fiduciario della rete autostradale al fine di mantenerlo "solvibile" fino al prossimo anno.

Eppure tale inganno era solo la punta dell'iceberg: il trasferimento dei "profitti" annuali della FED, al netto delle spese, al Tesoro degli Stati Uniti. L'anno scorso erano pari a $97 miliardi, e non erano né reali né sostenibili.

Al contrario, suddetto trasferimento era solo una finzione contabile proveniente dai $119 miliardi d'interessi che la FED guadagna sul suo bilancio da $4,500 miliardi.

Detto in altro modo, la banca centrale della nazione ha acquistato debito del Tesoro e altri titoli con crediti creati dal nulla e quindi non ha alcun costo per le sue "passività".

Eppure è lieta di definire questa magia monetaria un utile contabile e restituirlo ai politici di Capitol Hill per compensare gli interessi passivi netti sul massiccio debito dello Zio Sam da $19,600 miliardi.

Ecco il punto. Ora che i bond vigilantes sono stati resuscitati dalla storia della Trumpflation, anche questo utile contabile fittizio scomparirà. Questo perché la FED sperimenterà massicce perdite mark-to-market sul suo portfolio obbligazionario man mano che i tassi d'interesse si normalizzeranno in un modo o nell'altro.

Eppure, secondo le sue regole contabili, deve caricare le perdite dei titoli sul cosiddetto utile operativo. Questo significa che il profitto che la FED gira al Tesoro degli Stati Uniti si ridurrà drasticamente.

Questa storia sta giungendo alla fine. Le entrate federali durante gli ultimi sei mesi sono in calo di quasi il 2%, in quanto l'attuale espansione del ciclo economico si sta avvicinando ad una battuta d'arresto.

Quindi sulla base delle spese per i diritti sociali, che sono già incluse nella linea di base dell'attuale bilancio, e data la prospettiva di ricavi stagnanti nel migliore dei casi, credo che il primo bilancio completo (per il 2018) con cui dovrà fare i conti l'Amministrazione Trump mostrerà un deficit ereditato di circa $850 miliardi e un nuovo fabbisogno di quasi $1,000 miliardi.

E questo prima che spenda un centesimo per le infrastrutture o per i tagli fiscali!

Quando il mercato azionario andrà in crash in risposta ad un blocco del governo nella Città Imperiale e alla scomparsa della storia di uno stimolo enorme, l'economia americana scivolerà in recessione. Poi il deficit tornerà di nuovo nel range delle migliaia di miliardi di dollari.

Come ho detto, assisteremo ad un bagno di sangue fiscale.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


lunedì 20 febbraio 2017

Zombie per cena





di Richard Daughty (alias The Mogambo Guru)


Avete mai notato come le conversazioni a cena sembrano ridursi sempre a qualcuno che vi chiede soldi? O vogliono che trascorriate un po' del vostro prezioso tempo con loro, a "fare" qualcosa "come se si fosse una famiglia unita" e dove dovete comportarvi da "padre amorevole" in cambio di "un semplice gesto d'amore"?

Anche a me è capitato! Strano, eh?

E non vi siete stancati di rispondere cortesemente "andate al diavolo", solo per vederli arrabbiarsi inaspettatamente e diventare anti-sociali senza una ragione particolare? Come alcuni demoni bipolari fuoriusciti dall'inferno?

Anche a me è capitato! Strano, eh?

In ogni caso, la ragione per cui ve ne parlo è dovuta alla cena di ieri sera dove i miei figli hanno iniziato a sproloquiare su una qualche stupida serie TV sugli zombie. Nientemeno che zombie!

Naturalmente essendo sempre un padre amorevole e devoto che si agita quando si parla dell'educazione dei propri cari figli, sono inorridito dal fatto che la metà dei giovani di oggi non ha "alcun problema" con il socialismo.

A rischio di partire per la tangente e diventare isterico, questa è la prova assoluta che le nostre scuole sono state sequestrate dai socialisti e dai comunisti per diffondere le loro risibili, e a lungo screditate, teorie da imbecilli con la bava alla bocca: "Pace, amore e stampa di denaro."

E ora stiamo discutendo di zombie, come se esistessero davvero! Zombie!

Ho abilmente colto l'occasione per apportare un valore educativo alla conversazione, di cui era gravemente carente.

Così ho detto: "Avete notato che gli zombie non hanno soldi? Voglio dire, non c'è da meravigliarsi se si vestono così male! E perché non vanno dal dermatologo date le condizioni orribili della loro pelle?"

Immediatamente tutte le conversazioni si sono fermate. Speravo che alla fine avrebbero avuto un'epifania circa l'importanza di un sistema monetario funzionante.

Emozionato, ho deciso d'iniziare il tutorial dalle basi. "E sono così pigri e stupidi che non provano neanche il sistema del baratto! Gli zombie potrebbero offrire qualche lavoro, come baby-sitter per il fine settimana, in modo che i genitori disperati possano allontanarsi per un weekend rilassante, in cambio del cervello di un parente morto da poco!"

Ahimè, rimanevano semplicemente seduti lì, a guardarmi con quello sguardo vuoto d'incomprensione, ma, per fortuna, non a sbavare a bocca aperta in preda allo stupore.

Avvolgendo rapidamente questa importante lezione sugli zombie, sulla politica monetaria e sui mali del socialismo con un crescendo trionfale, ho detto: "E adesso il loro denaro è rovinato, loro sono rovinati, e tutto è un incubo mortalmente distopico. Ma guardate come ancora persistano ad essere socialisti avidi, vogliosi di mangiarvi il cervello senza pagare! Hahahaha!"

Naturalmente volevo che loro esclamassero improvvisamente: "Papà! Quanto sei brillante! Un modo meraviglioso per passare dalla cultura popolare ad un attacco devastante al socialismo ed alla politica monetaria moderna! Dicci di più!" Credevo che mia moglie m'avrebbe applaudito raggiante d'orgoglio, invece tutto è finito con pianti e grida, in un turbinio cacofonico di commenti su quanto mi odiassero, mi volessero morto, di come fossi il peggior padre/marito del mondo, bla, bla, bla. Sapete, le solite cose.

Ferito da queste critiche amare, ho voluto rispondere acidamente: "Mi state dicendo che non vi preoccupate dell'oro e dell'argento quando la dannata Federal Reserve sta commettendo ogni peccato monetario mai pensato da anima viva, in qualsiasi momento, in qualsiasi parte della storia del mondo, espandendo la spesa pubblica, facendo esplodere l'offerta di moneta, e ora acquistando titoli e forzandone di conseguenza i prezzi in su? Siete pazzi?"

Ebbene, lo ammetto. Ammetto che ero distratto, visto che stavo pensando ad un saggio di Chuck Butler di EverBank, che di recente ha scritto: "Le 10 più grandi banche centrali ora detengono asset per un totale di $21,400 miliardi! Un aumento del 10% rispetto all'anno scorso"; e ad un saggio di David Stockman sull'omonimo DavidStockmansContraCorner.com, il quale ha scritto: "Ad un 25X rispetto agli utili GAAP e dopo un calo del 18% rispetto al loro picco del settembre 2014, il mercato azionario è in una fase talmente sopravvalutata che non s'era mai vista nella storia, nemmeno durante i picchi precedenti nel 2008, 2000 e 1929."

Mai visto nella storia! 1929! Mai! Oddio! Pensate che questo tipo di mercato in bolla possa esistere senza un'offerta di moneta esorbitante? Hahahahaha!

Invece di percorrere questa strada buia, ho deciso di alleggerire l'atmosfera. "Hey! È tempo per un indovinello! Vi piacciono, no? Rispondete a questo: Che vuol dire avere oro ed avere figli?"

Sorprendentemente hanno risposto quasi all'unisono: "Ami l'oro e odi noi!"

Scioccato dal fatto che potessero pensare una cosa così terribile del loro padre amorevole, ho dovuto ammonirli delicatamente: "L'indovinello era sulle SOMIGLIANZE, idioti, non sulle diversità!"

Le cose sono partite per la tangente a quel punto e nessuno ha cercato più di risolvere l'indovinello.

Naturalmente la risposta è ovvia: i figli sono come l'oro, perché sono entrambi investimenti necessari ed assicurazioni per il futuro, ma, nel frattempo, una Grossa Spina nel Fianco (GSF).

Come, vi chiederete? Perché l'oro una GSF? Ebbene, possedere, immagazzinare e salvaguardare argento e oro è una GSF soprattutto quando ti scappa qualche oncia sotto i mobili e bisogna chinarsi per raccoglierla, quindi è una certezza che si sbatterà contro qualcosa e ci si rotolerà nella polvere per recuperare il prezioso bottino.

Anche avere figli è una GSF, ma saranno utili un giorno quando sarò vecchio e avrò bisogno di persone per accudirmi, per asciugarmi la bava colante dalla bocca, per scarrozzarmi a destra e a manca tra gli ambulatori medici, e per fungere da donatori volontari di organi nel caso in cui avrò bisogno di quel qualcosa chiamato "trapianto".

Già posso sentirvi domandare: "Quale diavolo è il punto di tutto questo minestrone? Che accidenti sto leggendo? Hai mai sentito parlare della formula 'venire al punto', idiota? O vuoi vivacchiare altri inutili anni tagliuzzando i tuoi figli?"

Sì, c'è un punto, dal momento che me lo avete chiesto così educatamente. Il punto è che nessuno può fermare la follia monetaria, e la Federal Reserve e le altre banche centrali devono continuare a creare denaro fino a quando non sarà più possibile.

Perché? Perché c'è così tanto debito che è assolutamente impossibile pensare d'iniziare a ripagarlo, perché altrimenti l'economia crollerebbe.

Significherebbe il fallimento rovinoso di tutti se smettessimo d'indebitarci, ma è possibile far continuare questo gioco ancora un po' con infusioni sempre più grandi di nuovo denaro e credito in modo da ritrovarsi un fallimento rovinoso PIÙ GRANDE in seguito.

E non ne soffrirebbero solo gli insider a Wall Street. Le pensioni pubbliche sono sotto-finanziate, tutti i risparmi di tutte le pensioni private sono investiti nei mercati azionari e obbligazionari, e lo stato diventa sempre più grande.

In breve, Siamo Dannatamente Fregati (SDF). Soprattutto se continuiamo ad accumulare debito impagabile, ma siamo SDF anche se la smettessimo.

Poi sarà la volta di: "Soldi, soldi, soldi! Salvare le pensioni! Salvare i posti di lavoro! Salvare le banche! Salvare tutto e tutti! E se ci sono davvero zombie, salvare anche loro!"

E poi l'inflazione al consumo salirà, mentre distruggerà l'economia (come accaduto spesso nel corso della storia) e l'oro avrà la sua rivincita (come accaduto spesso nel corso della storia), e arriverà anche il tempo in cui i figli mi ripagheranno per quello che mi devono (in un modo o nell'altro) dopo tutti questi anni.

Nel frattempo, ho qualche notizia felice!

Potete rilassarvi! Datemi il cinque! Fate una pausa! Perché gli stati e gli economisti keynesiani faranno tutto il possibile per assicurarsi che le cose vadano a rotoli, a prescindere da quanto sarà devastante il crollo finale. Forse ci saranno anche gli zombie.

E così, con un po' più di tempo per accumulare oro e argento ed assicurarsi di non morire finanziariamente, e per accudire i donatori di organi ed assicurarsi di non morire letteralmente, dovete capire che "Whee! Questa roba dell'investire è facile!"

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


venerdì 17 febbraio 2017

Cicli del credito e l'oro





di Alasdair Macleod


Lo shock per l'elezione di Trump ha prodotto reazioni inattese sui mercati, in parte spiegate da investitori che hanno acquistato titoli azionari e dollari e che hanno venduto altre valute e oro.

Questo perché il presidente Trump ha dichiarato che realizzerà investimenti in infrastrutture ed alleggerirà le politiche fiscali. Se perseguirà questo piano, ciò significherà deficit di bilancio più grandi e tassi d'interesse più elevati. L'aspetto globale della ricalibrazione dei mercati si concentra sulle tensioni tra il dollaro da un lato, e l'euro e lo yen dall'altro, entrambi ancora impantanati in tassi d'interesse negativi. I flussi di capitale, ovviamente, favoriscono il dollaro e stanno mettendo sotto considerevole pressione i mercati europei.

L'oro è finito sotto il fuoco incrociato, perché per gli hedge fund è semplice acquistare un dollaro in apprezzamento vendendo posizioni short sull'oro. Mentre questa pressione può persistere, in particolare se l'euro s'indebolisce ulteriormente, stiamo parlando essenzialmente di un effetto temporaneo. Questo articolo spiegherà perché le cose stanno così, analizzando la prossima fase del ciclo del credito e le implicazioni per i tassi d'interesse ed i prezzi, alimentati dalla crescita dei deficit fiscali degli Stati Uniti e dallo stoccaggio di materie prime da parte della Cina. Ci sono fattori in gioco che sono stati originariamente identificati da Gordon Pepper, considerato negli anni '60 e '70 come la mente analitica migliore nel mercato obbligazionario del Regno Unito.

Pepper ha osservato che le banche erano sempre cattive investitori in Gilt a breve scadenza, ritrovandosi quasi sempre a perdere soldi. Questo, ha spiegato, perché le banche acquistavano Gilt quando erano avverse alla concessione di prestiti, e li vendevano quando diventavano più fiduciose. Questo significava che le banche acquistavano titoli di stato quando la fiducia economica era al minimo, le sofferenze del settore privato salivano ed i tassi d'interesse scendevano per riflettere il contesto recessivo. Queste erano le condizioni che segnavano l'alta marea per i prezzi delle obbligazioni.

Com'è vero che il giorno segue la notte, la ripresa economica viene seguita dalla recessione. Al migliorare delle condizioni commerciali, le acquisizioni societarie diventavano comuni man mano che le imprese si riposizionavano in vista di prospettive di trading migliori ed un periodo d'aumento degli investimenti industriali. Le banche cominciarono a vendere tardivamente le loro posizioni obbligazionarie per fornire capitali all'espansione economica. Col tempo le banche si sarebbero sentite abbastanza fiduciose nella concessione di prestiti, ma i mercati avevano già anticipato una maggiore domanda di credito, così come una visione più inflazionistica. Inevitabilmente le banche finirono per vendere i loro Gilt in perdita.

Pepper aveva identificato i meccanismi alla base dei flussi di credito bancari tra settore finanziario e non-finanziario, un argomento importante ampiamente trascurato anche oggi. Attualmente il ciclo del credito è diventato prolungato e distorto, perché la maggior parte dei cattivi investimenti, che normalmente sarebbero stati eliminati nella fase di rallentamento del ciclo del credito, sono stati autorizzati a sopravvivere grazie alla soppressione aggressiva dei tassi d'interesse. Di conseguenza il credito bancario non è mai stato ridistribuito da un uso improduttivo ad un uso più produttivo, ma è stato ampliato nel nome dell'ingegneria finanziaria.

Le cose stanno per cambiare. Il presidente Donald Trump ha dichiarato che espanderà la spesa pubblica per infrastrutture e allo stesso tempo taglierà le tasse, nel qual caso si metterà in moto una nuova fase di espansione dell'economia degli Stati Uniti, portando ad un ulteriore aumento del credito bancario. L'effetto immediato sarà quello di una salita dei rendimenti dei titoli obbligazionari e tassi d'interesse del dollaro più alti.

In base alle tesi di Gordon Pepper, le banche sono solo nelle fasi iniziali di perdite dovute al mark-to-market dei titoli di stato, in quanto devono ancora vendere le loro partecipazioni obbligazionarie per concedere prestiti in virtù dell'espansione delle infrastrutture ed un deficit fiscale nettamente superiore. Questo è qualcosa che accadrà nel corso di quest'anno, presumendo che Trump segua i suoi piani economici. Ma possiamo aspettarci che i mercati trattino a sconto le vendite future di obbligazioni da parte delle banche e degli altri intermediari finanziari, e dato che i rendimenti sono scesi a livelli insolitamente bassi in vista dei piani espansivi di Trump, le perdite sui titoli obbligazionari risulteranno corrispondentemente maggiori.



La nuova fase espansiva

Il presidente eletto Trump è a tutti gli effetti a favore di un sostanziale stimolo fiscale. La differenza tra stimolo monetario e stimolo fiscale si trova nell'inflazione dei prezzi. In poche parole, lo stimolo monetario tende a gonfiare i prezzi degli asset, mentre lo stimolo fiscale tende a gonfiare i prezzi al consumo. Pertanto lo stimolo fiscale porta con sé maggiore certezza di un aumento dei tassi d'interesse e dei rendimenti obbligazionari a causa dell'effetto dell'inflazione dei prezzi, infliggendo perdite dolorose alle banche che hanno investito in obbligazioni.

Il passaggio da stimolo monetario a stimolo fiscale può indebolire i prezzi degli asset per ragioni che presto diverranno chiare. La seguente tabella illustra i flussi che possono derivare dallo stimolo fiscale, e chiarifica meglio le tesi di Pepper.




La spesa pubblica aumenta in questo esempio dal 35% al ​​37% dell'economia. E poiché lo stimolo fiscale viene speso nel settore privato non-finanziario, anche questo aumenta a sua volta. Inevitabilmente il settore finanziario, che rappresenta denaro impiegato in asset puramente finanziari, finisce sotto pressione, e in questo caso scende dal 30% al 25% dell'economia. I prezzi degli asset finanziari si sgonfiano.

Mentre i numeri effettivi differiscono da questo esempio teorico, viene dimostrato che nella fase espansiva il denaro deve lasciare gli asset puramente finanziari. Non si può avere sia stimolo fiscale sia una ridistribuzione delle risorse economiche nel settore privato non-finanziario, senza creare un potente effetto deflazionistico per gli asset finanziari. Di conseguenza non solo aumenteranno i rendimenti obbligazionari, ma verranno influenzati anche i mercati azionari, nel momento esatto in cui i fondamentali dei titoli azionari sembrano essere al loro meglio. L'euforia nei mercati azionari di oggi è quindi un riflesso del miglioramento nel sentimento, a dispetto della realtà.

I keynesiani sostengono che lo stress affrontato dal settore finanziario, può essere compensato dall'espansione del credito. Inizialmente può essere così, fino a quando le banche hanno spazio nei loro bilanci per far crescere il credito aggiuntivo. Tuttavia gli effetti inflazionistici dell'espansione fiscale sui prezzi al consumo diventano una forza notevole e relativamente immediata, dominando le considerazioni sulla politica monetaria. Ciò è dovuto al deficit fiscale che si traduce direttamente in un aumento della domanda di beni e servizi attraverso la spesa pubblica, facendo salire i prezzi man mano che vengono spesi i soldi creati dal nulla. Il risultato: tassi d'interesse aumentati dalla banca centrale per proteggere il potere d'acquisto della moneta.

Probabilmente l'esempio più chiaro di questo effetto fu l'economia del Regno Unito nella prima metà degli anni '70, la quale stimolò l'analisi di Pepper. Dal 1970 in poi il governo Heath svalutò la moneta in modo aggressivo abbassando i tassi d'interesse ed aumentando lo stimolo fiscale. Il risultato fu un boom del mercato azionario che si concluse nel maggio 1972, dopo che i rendimenti dei Gilt avevano toccato il fondo all'inizio di quell'anno. Mentre l'economia migliorava, i rendimenti dei Gilt aumentavano ulteriormente e le azioni entravano in un mercato orso profondo. La Banca d'Inghilterra rialzò i tassi d'interesse, mentre i rendimenti dei Gilt continuavano a salire, i prezzi azionari scendevano e l'inflazione dei prezzi saliva. La speculazione migrava dai mercati azionari agli immobili commerciali, quando affitti e valori di capitale rispondevano alla domanda in espansione per uffici, trainata dal boom economico artificiale.

Alla fine l'inflazione dei prezzi accelerò al punto in cui i tassi d'interesse dovettero essere rialzati ulteriormente, innescando un crollo del mercato immobiliare commerciale, cosa che richiese il salvataggio delle banche finanziatrici. Nel corso del ciclo, il tasso di riferimento della Banca d'Inghilterra aumentò dal 5% nel settembre 1971 al 13% a novembre del 1973, facendo precipitare il valore degli immobili commerciali. I rendimenti dei Gilt a lunga scadenza raddoppiarono andando oltre il 15% ed il mercato azionario perse il 75% del suo valore alla fine del 1975. La posizione finanziaria del governo britannico era talmente compromessa che dovette prendere in prestito soldi dal FMI.

Tutti i segni di un ciclo simile stanno emergendo anche oggi, ma su una scala più grande, con Donald Trump che intende esercitare politiche fiscali espansive come quelle di Edward Heath. Ma ci sono differenze evidenti, in particolare l'elevato onere del debito nel settore privato. Negli anni '70 i livelli di debito del settore privato erano bassi, tanto è vero che i prezzi degli immobili residenziali nel Regno Unito erano largamente influenzati dalla crescita dei tassi d'interesse. Oggi i prezzi degli immobili residenziali riflettono per l'80% mutui loan-to-value. Infatti il livello del debito del settore privato in America è ormai così grande che un aumento del tasso dei Fed Funds tra il due e il tre percento può essere sufficiente per mandare in crash i prezzi degli immobili residenziali ed il settore finanziario degli Stati Uniti.

Un'altra importante differenza è l'interconnessione dei mercati. L'aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro USA significherà consecutivamente un aumento dei rendimenti di altri titoli obbligazionari, in particolare nella zona Euro. Le banche della zona Euro, la cui sopravvivenza potrebbe essere minacciata da questi sviluppi, si troveranno ad affrontare perdite sui titoli talmente grandi che l'intero sistema bancario europeo potrebbe crollare. La BCE è probabile che continui a pompare denaro nel settore finanziario nel disperato tentativo di salvare le banche, ma può farlo fintanto che l'effetto dell'inflazione dei prezzi non la costringerà ad aumentare i tassi d'interesse.

La Gran Bretagna, insieme a tutti gli altri paesi negli anni settanta, così come gli Stati Uniti nei prossimi anni, ebbe un problema specifico: l'aumento dei prezzi delle materie prime e dell'energia. La domanda artificiale generata dall'espansione fiscale negli Stati Uniti nel 1970-1974, contribuì ad un significativo aumento del livello generale dei prezzi delle commodity. Degno di nota fu l'aumento del prezzo del petrolio, poiché l'OPEC lo alzò da $3 a $12 al barile nel solo 1973. L'aumento dei prezzi delle commodity venne pagato con l'espansione monetaria, proprio come oggi. E oggi, la Cina sta perseguendo grandi piani infrastrutturali per tutta l'Asia, cosa che le impone di accumulare ed utilizzare quantità senza precedenti di materie prime industriali ed energia. I piani espansionistici di Trump si scontreranno con i piani di gran lunga più ambiziosi della Cina, facendo salire ulteriormente i prezzi delle commodity espressi in dollari. Questo, in aggiunta ai considerevoli aumenti visti finora, crea una cattiva prospettiva per i prezzi.



L'effetto sull'oro

Il grafico qui sotto mostra come si sia comportato il prezzo dell'oro negli anni '70.




L'oro salì da $35 a $197.50 tra il 1970 e la fine del 1974, un incremento di più di quattro volte. Durante questo periodo, come già detto, il tasso di riferimento della Banca d'Inghilterra passò dal 5% al ​​13%. Il tasso di sconto della FED era al 4.5% nel 1972 e salì all'8% ad agosto 1974. Quindi un aumento del prezzo dell'oro venne accompagnato da un tasso d'interesse in aumento, in contraddizione con la saggezza convenzionale di oggi. L'oro raggiunse un picco di prezzo a $850 il 21 gennaio 1980, quando il tasso di sconto della FED era al 12%.

La convinzione attuale, secondo cui l'aumento dei tassi d'interesse rappresenta un male per l'oro, è stata smentita da quegli eventi. La salita del prezzo dell'oro aveva poco a che fare con i tassi d'interesse, ed invece aveva a che fare con l'accelerazione dell'inflazione dei prezzi. L'unico modo per fermare un prezzo dell'oro in aumento, era quello di aumentare ulteriormente i tassi d'interesse per comprimere l'attività economica, ciò che fece Paul Volcker nel 1980-81. In altre parole, fino a quando la FED non abbandonerà tutte le pretese per sostenere la crescita economica, la gente continuerà ad aumentare le proprie preferenze per il possesso di beni piuttosto che il possesso di dollari, riducendone così il potere d'acquisto.

Un altro modo di guardare al prezzo dell'oro è quello di pensare in termini di prezzi delle materie prime, i quali a lungo andare tendono ad essere più stabili quando misurati in oro piuttosto che in valute fiat. Date le prospettive per i prezzi delle commodity, poiché Cina e Stati Uniti competono entrambi per le materie prime e per espandere la quantità di denaro per pagarle, il prezzo dell'oro è più probabile che conservi il proprio potere d'acquisto rispetto all'aumento dei prezzi delle commodity, invece di declinare insieme alle valute di carta. La Cina si è preparata per questo evento dopo aver intrapreso una politica d'immagazzinamento dell'oro sin dal 1983. L'ammontare che ha accumulato oltre alle riserve dichiarate è un segreto di stato, ma la mia stima è di almeno 20,000 tonnellate. Nel 2002 lo stato cinese aveva presumibilmente ottenuto abbastanza oro fisico da permettere ai propri cittadini di comprarne anche per loro stessi, perché quello è stato l'anno in cui venne istituito lo Shanghai Gold Exchange ed eliminato il divieto alla proprietà privata di oro in Cina.

Nel corso degli ultimi quattordici anni, i privati ​​e le imprese in Cina hanno accumulato come minimo altre 10,000 tonnellate e la Cina è diventata il più grande produttore e raffinatore d'oro. Possiamo dire che la Cina ed i suoi cittadini si siano preparati con largo anticipo al crollo del potere d'acquisto delle valute di carta, tanto che la domanda per le commodity è probabile che s'intensificherà. L'unica cosa che deve fare è sbarazzarsi dei suoi titoli del Tesoro USA prima che diventino inutili, cosa che sta già facendo.




L'America, al contrario, è del tutto impreparata per prezzi più elevati delle commodity. Le sue riserve d'oro, ammesso che ci siano, non sono sufficienti a sorreggere un dollaro in declino e in ogni caso la conversione in oro non è un'opzione per i titolari di dollari. In termini di domanda per le commodity, nei prossimi anni l'America sarà seconda rispetto alla Cina, peggiorando una situazione già complicata.

A causa della continua domanda cinese per le commodity, vi è un rischio significativo che nemmeno un crollo del debito in liquidazione, causato da tassi d'interesse significativamente più elevati, ucciderà l'inflazione dei prezzi nelle valute occidentali. A differenza degli anni '70, quando il dollaro era la melodia in base alla quale tutti gli altri ballavano, la Cina, la Russia e tutte le nazioni legate a loro tramite il commercio non ballano più esclusivamente al ritmo della musica del dollaro. Di conseguenza la politica monetaria degli Stati Uniti non esercita più il controllo assoluto sull'inflazione dei prezzi globale, misurata in valute fiat.

Le pressioni sull'inflazione dei prezzi potrebbero pertanto persistere, nonostante un crollo del debito in liquidazione. Non può essere esclusa la possibilità che il prezzo del dollaro continuerà ad essere inflazionistico in un crollo economico degli Stati Uniti, nonostante la politica monetaria della FED. Ma prima che questa possibilità possa concretizzarsi, la probabilità di un collasso sistemico nella zona Euro è il rischio più immediato e minaccioso.



Conclusione

Al momento affrontiamo la prospettiva di una riallocazione di capitali dal settore finanziario degli Stati Uniti al settore pubblico e non-finanziario, evento alimentato dai piani espansivi del presidente Trump. Questi piani, se perseguiti, porteranno ad un flusso di denaro in uscita da attività puramente finanziarie ed avranno un effetto profondamente negativo sui prezzi degli asset. Inoltre l'inflazione dei prezzi, il risultato di un'espansione fiscale, farà aumentare i prezzi al consumo a livelli imprevisti, costringendo la FED ad alzare i tassi d'interesse più del previsto. Questo articolo ha sottolineato il motivo per cui l'aumento dei tassi d'interesse nella fase espansiva del ciclo del credito non comprometterà il prezzo dell'oro, a meno che, e questo non è più certo, i tassi d'interesse siano rialzati al punto in cui l'economia americana finirà in recessione. Tuttavia il mondo non è più dipendente esclusivamente da fattori economici e monetari negli Stati Uniti, perché la domanda asiatica di materie industriali è diventata il motore principale della domanda di commodity. Non possiamo quindi essere sicuri che uno shock in stile Volcker da parte della FED ucciderà l'inflazione dei prezzi alla fine del prossimo ciclo del credito.

Come le esperienze del passato dimostrano chiaramente, è un errore credere che il prezzo dell'oro sia impostato esclusivamente dai tassi d'interesse del dollaro, o dalla sua forza relativa in altre valute. L'attuale debolezza del prezzo dell'oro è semplicemente un riflesso della temporanea carenza di dollari, e niente di più.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/