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venerdì 12 settembre 2025

La grande battaglia del nostro tempo non è Oriente contro Occidente, bensì globalisti contro sovranisti

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

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di Francesco Simoncelli

(Versione audio dell'articolo disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-grande-battaglia-del-nostro-tempo)

Di recente mi è capitato di vedere questo video su uno dei bari più famosi in Italia. Niente di correlato con la mia attività divulgativa... almeno all'apparenza. Poi ho capito. Quando ho scritto i miei primi due libri, L'economia è un gioco da ragazzi e La fine delle fallacie economiche, ho esposto ai lettori le regole del gioco, quelle che tutti di base dovrebbero seguire. La metodologia Austriaca, da questo punto di vista, è ottima nella descrizione e nell'approccio. Ma rimane un mondo ideale, distaccato dalla realtà delle cose. Così come rimane distaccato dalla realtà il sito web del Mises Institute, poiché immagina che tutti seguano le regole del gioco e che queste ultime puniscano chi si discosta eccessivamente da esse. Infatti il problema è il tempo: quanto tempo passa prima di una correzione violenta e inarrestabile del sistema in questione? Non si sa... le stesse regole descritte con dovizia di particolari, logica e rigore si rivoltano contro chi le spiega dato che il tempo è un concetto fondamentale nell'analisi Austriaca.

E se barare fa parte dell'azione umana, bisogna prendere in considerazione questo aspetto nella propria metodologia d'indagine e analisi. Quindi ho innovato il modello iniziale e l'ho riproposto secondo la mia ottica, la mia evoluzione della teoria. L'ho condensato infine nell'ultimo libro pubblicato, Il Grande Default. L'ho applicato anche sul blog e su tutti gli spazi di divulgazione in cui opero, compreso questo, sin da quando, nel 2021, mi sono posto la domanda: “E se la FED stesse iniziando a proteggere il dollaro, adesso, piuttosto che distruggerlo?” Questa semplice domanda ha spiegato con coerenza tutti gli eventi successivi: il SOFR, il ciclo di rialzo dei tassi di Powell, i dazi, Tether, la liquidità dei titoli sovrani americani, l'inclusione di Bitcoin e oro a protezione del dollaro e dei Treasuries, ecc.

Il mio metodo, quindi, la mia lettura della realtà, la mia area di consulenza, non si pone come obiettivo l'arrogante e ridicola invettiva, con tanto di dito indice alzato e scosso nell'aria, di “far rispettare le regole”; invece rallenta la mano dei bari e cerca, quanto più accuratamente possibile, di suggerire a chi legge, e cerca consulenza, il modo per trarre un vantaggio competitivo rispetto a chi scioccamente agita il dito in aria pretendendo che l'intera umanità aderisca al suo mondo ideale. Un nobile obiettivo da perseguire, senza dubbio, ma nel frattempo... occhio al portafoglio perché è questo, invece, il mondo che abbiamo.


DAL DOGMA ALLA STRATEGIA

Se le basi della dottrina Austriaca sono radicate profondamente nell'azione umana, è altresì vero che il sistema bancario centrale di per sé è solo uno strumento. Ciò che conta sono gli esseri umani e ciò che ne fanno. Inutile dire che esso incentiva all'arbitrio sconsiderato, ma un conto è usare un coltello per attaccare solamente... un altro è usarlo per difendersi. Ripeto si tratta del mondo che abbiamo e in cui dobbiamo vivere, lavorare per renderlo un posto migliore per noi stessi è sacrosanto, nel frattempo è altrettanto sacrosanto cogliere quelle vittorie che ci portano un passo in più verso l'obiettivo finale: la sostituzione del sistema bancario centrale con qualcosa di più sostenibile. Perché se è vero che la bancarotta è un fenomeno che avviene dapprima lentamente e poi improvvisamente, allo stesso modo la solvibilità è qualcosa che si manifesta dapprima lentamente solo infine improvvisamente. Con il colpo di stato perpetrato dai globalisti durante la pandemia Covid, era evidente che ci fosse un cambio di linea di politica al vertice; qualcosa era cambiato e bisognava capire cosa. All'inizio non è stato facile mettere insieme i puntini, visto che il piano è stato svelato a mano a mano e soprattutto c'era la chiave di lettura da cambiare: dal mondo che vorrei/vorremmo al mondo che ho/abbiamo.

Nel momento in cui ho capito che tutta quella storia verteva sullo smantellamento del sistema bancario commerciale così come lo conosciamo e l'implementazione della sorveglianza finanziaria (es. CBDC) per impedire alla popolazione di protestare nel momento in cui il “vecchio” debito sarebbe stato sottoposto a pesante haircut per poterne emettere di nuovo tramite i perpetual bond, riciclando quindi il “vecchio” sistema in quello “nuovo”, mi è stato chiaro quale fosse la guerra globale che si stava combattendo. Applicando questa visione delle cose agli eventi che accadevano, mi ha colpito l'ovvietà con cui Powell ha iniziato a restringere l'offerta di denaro americana ben prima delle altre banche centrali mettendo fine a una linea di politica coordinata tra queste istituzioni durata per più di dieci anni. Non solo, ma anche il modo con cui ha lottato per essere riconfermato per il secondo mandato: una realtà che si sarebbe manifestata solo con l'appoggio di istituti bancari come JP Morgan, Goldman Sachs, ecc.

Una volta che si accetta questo background, ed è stato relativamente facile accettarlo visto che per anni ho denunciato l'UE su queste pagine come la seconda venuta dell'URSS, si capisce che la vera minaccia era la centralizzazione progressiva messa in campo da questa presunta unione di stati. Una volta che questo background si applica al resto del mondo, si nota che la conformità con la regolamentazione selvaggia messa in campo dall'UE altro non è che un gigantesco colpo di stato mondiale affinché tutti si conformino ai suoi dettami. Non mancano ovviamente infiltrati nelle stanze dei bottoni dei governi esteri per facilitare questa progressione, come ad esempio lo è stata l'amministrazione Obama, prima, e quella Biden, dopo. L'effetto centripeta dell'UE si è dimostrato, di fatto, un modello predittivo a sé stante, in grado da fungere da proverbiale “palla di vetro” per gli eventi futuri. Se infatti si ha un modello è facile scremare il grano (fenomeni che contano) dalla pula (titoli dei giornali).

È così, quindi, che il mondo deve essere visto: un adattamento alla realtà della serie di romanzi Il Trono di Spade. Questo ovviamente serve a catturare l'attenzione delle giovani leve, per così dire, dato che esiste un adattamento migliore a livello di letteratura ed è rappresentato dai romanzi di Dune, i quali sono un manuale eccellente per chi volesse capire l'emergere della geopolitica moderna negli anni '50 e '60 del secolo scorso. Oltre agli aspetti sociologici, è assolutamente affascinante notare come la religione sia il primum movens che motiva la gente comune a scendere in battaglia e viene costantemente tenuta sotto controllo attraverso di essa mentre le fazioni al vertice della piramide sociale si danno battaglia per il potere politico. E visto che siamo in tema di letteratura, come non citare il Ciclo delle Fondazioni sull'ascesa e la caduta degli imperi, e le opere di Philip K. Dick sul takeover della tecnologia rispetto all'umanità delle persone e l'ascesa della tecnocrazia. Oltre a fornire il modello attraverso cui leggere le informazioni che arrivano dall'esterno, e non adattare le conclusioni alle proprie idee, tutti questi manoscritti servono anche a essere un buon comunicatore piuttosto che ad “avere ragione su tutto”.

Infatti le informazione che arrivano dalla sfera geopolitica sono talmente fungibili che praticamente tutti, soprattutto coloro senza un modello, giocano al gioco delle probabilità e delle percezioni plausibili.A tal proposito diventa enigmatico per queste stesse persone farsi un'idea di cosa stiano combinando Trump e Powell, rimanendo sulla chiave di lettura superficiale in cui il primo vuole far fuori, politicamente, il secondo. Poi, però, ci sono fatti come il licenziamento di Lisa Cook e lo smantellamento di quella cupola di infiltrati alla FED che nel 2021 aveva cercato di sabotare la riconferma di Powell e mettere al suo posto un pupazzo della cricca di Davos. L'emarginazione dei fidati di Powell (Clarida, Rosengren e Kaplan) mirava a spiazzare la presa sulla banca centrale americana di quella parte del FOMC che voleva rialzare i tassi e iniziare a prosciugare il mercato degli eurodollari, avvantaggiando personaggi come la Cook che invece volevano che il dollaro continuasse a essere svuotato. Quello che Powell ha fatto sin dal 2021 è stato preparare la scena per quello che poi avrebbe fatto Trump una volta in carica, o per meglio dire, i NY Boys una volta che il loro rampollo avrebbe preso la carica appoggiato dall'elettorato americano.

Alla fine, tutto si riduce a porsi le giuste domande... un buon modello, tutto sommato, non credete? Chiaramente la parte ardua è arrivare alle suddette e su questo vi da una mano uno spazio divulgativo come questo che ha accumulato negli anni esperienza su esperienza. Sostenere questo lavoro vi permette di risparmiare tempo, oltre all'originalità delle tesi proposte. Perché è importante? Presto detto. Torniamo un attimo alla FED, quindi, e poniamoci la domanda: come fa Powell, a capo di un'istituzione il cui mandato è un obiettivo d'inflazione al 2%, prezzi stabili e piena occupazione, a tagliare i tassi nel momento in cui il compito di Trump è introdurre l'economia americana in un periodo di prosperità economica? Lo stesso Powell non è mai stato d'accordo con un obiettivo specifico d'inflazione, ma è una linea di politica sedimentata ormai; così come prezzi stabili e piena occupazione sono chimere keynesiane usate per giustificare un intervento costante nell'economia. Se l'economia americana sta andando bene, come si evince dalla tesi di Trump, allora il lavoro della FED è quello di continuare a rialzare i tassi... perché questo è esattamente il suo lavoro. A meno che, ovviamente, non si cambia il ruolo della FED. 

E qui ritorniamo al ruolo di questo blog nella lettura del mondo: la maggior parte degli investitori, dei broker e dei consulenti finanziari guarda agli indicatori principali (es. Phillips Curve, ecc.) e ritiene, per formazione professionale, che la FED deve “impostare” il “prezzo” del denaro affinché tutti questi altri rapporti vengano “coordinati” e “armonizzati”. Come fa quindi ad abbassare i tassi quando, per definizione stessa del sistema attuale, c'è praticamente piena occupazione, i mercati azionari sono vicini ai picchi assoluti e le commodity sono ancora a prezzi inferiori rispetto a quando Powell è stato riconfermato? Fino allo scorso luglio la situazione fiscale e geopolitica era ancora in subbuglio... come avrebbe potuto tagliare i tassi Powell? Come avrebbe potuto farlo se prima Trump non avesse mostrato qualcosa di concreto al pubblico americano? Il petrolio stava schizzando in alto durante la crisi tra Iran e Israele, e la percezione comune, data dalla stampa internazionale, era che a Trump stavano sfuggendo le cose di mano. Powell doveva essere la voce della stabilità, far capire che avesse le cose sotto controllo. Poi Trump ha iniziato a segnare alcune vittorie sul suo tabellone: l'approvazione della Big Beautiful Bill, la pacificazione di varie aree in Medio Oriente (dal fondo della penisola arabica fin alla pace tra azeri e armeni), ha disinnescato l'escalation tra Israele e Iran, sta dimostrando che i dazi non sono inflazionistici, ecc. In sintesi, è ora di abbattere i miti keynesiani (piantati accuratamente dagli inglesi) nella testa di tutti quegli investitori e consulenti prima di procedere con il cambiamento strutturale del ruolo della FED.

Non è tanto una questione di “poliziotto buono” e “poliziotto cattivo”, bensì di “poliziotto caotico” e “poliziotto stabile”. Ma una domanda che segue naturalmente quella che ci siamo posti prima è: se Trump vuole i tassi bassi perché si preoccupa dell'economia nazionale, perché tutti gli altri si stracciano le vesti affinché segua questo percorso? L'eco che il resto del mondo fa a Trump sul taglio dei tassi da parte della FED equivale a uscire allo scoperto riguardo le loro vere intenzioni: hanno bisogno come l'acqua di liquidità in dollari. E qui casca l'asino keynesiano: è sempre servito per scopi diversi da quelli spacciati ai gonzi che hanno studiato questo ciarpame sui libri di testo. È questo il famoso redde rationem di cui si è tanto parlato su queste pagine in passato. E tutto ciò, ironia della sorte, supporta la tesi di Trump sui dazi! “L'indebolimento” del dollaro sin da quando s'è insediata la nuova amministrazione non è stato altro che una ri-dollarizzazione dell'economia mondiale perché le nazioni del mondo hanno rimpatriato i fondi quando la FED ha iniziato il ciclo di rialzi e Trump ha avviato le nuove politiche commerciali della nazione. Un doppio dazio per tuttiun ribilanciamento veloce del commercio mondiale! Se Powell avesse tagliato in precedenza, l'euro, ad esempio, sarebbe finito a 1.1 col dollaro e il comparto industriale tedesco avrebbe ottenuto un sollievo per quanto riguarda il suo languire.

L'altro lato dei dazi sono i tassi di cambio: davvero credete che la BCE non si preoccupi del tasso di cambio dell'euro? Non piace affatto che sia a 1.17 al momento della stesura di questo saggio. Quindi gli USA stanno fortificando il mercato dei titoli sovrani, indebolendo (strategicamente) il dollaro nel breve termine, stanno tenendo i tassi di riferimento alti forzando una stretta nel mercato delle garanzie collaterali, mentre il resto del mondo si arrabatta per impedire alle proprie divise di salire (vendere dollari e comprare titoli sovrani americani).


UN ASSET IN RAPIDO DEPREZZAMENTO: LA FED

Il mondo in divenire così come si sta configurando in base alle nuove necessità degli Stati Uniti non ha più bisogno di una Federal Reserve onnipresente per tutto e per tutti. Ritengo che Powell sia il primo a sostenere che la FED così com'è nel contesto attuale non è affatto necessaria e la campagna di relazioni pubbliche di Trump, che ha messo al centro dell'attenzione pubblica lo stesso Powell, rappresenta un modo per spiegare alla vulgata il motivo per cui non è necessaria una FED che salva tutto e tutti. Piuttosto che una Coordinated central banks policy, come accaduto fino al 2021, adesso abbiamo una Coordinated central banks submission, dove viene usato il potere della banca centrale americana per emanciparla dalle influenze estere che erano felici di ingrassare a scapito della ricchezza reale americana. Il post-Powell sarà caratterizzato da un dollaro onshore e da uno offshore; massima liquidità in patria, minima liquidità all'estero. La querelle Trump-Powell è una sceneggiata per impostare il dibattito pubblico lungo questi binari e introdurre le necessità di questo assetto al grande pubblico, giustificando la contrazione del mercato dell'eurodollaro e la sostituzione dello stesso con Tether.

Infatti l'infrastruttura messa in campo per le stablecoin esistenti e stablecoin emesse dalle banche commerciali rappresenterà il mezzo attraverso il quale gli USA vogliono tornare a una forma di “denaro privato” e una forma di “sistema bancario comunitario”. È così che si struttura una transizione da un mondo finanziario in cui la FED è la banca centrale del mondo a uno in cui è la banca centrale degli Stati Uniti. Il segno distintivo è stata la transizione dal LIBOR che prezzava il dollaro a livello mondiale in termini di eurodollari, al SOFR, che prezza il dollaro in termini di mercato americano.

La traiettoria è quella in cui la FED imposterà il valore del dollaro all'estero, mentre servirà per sostenere i mercati interni. Un ritorno alla sua concezione originale, un'istituzione eretta per fornire liquidità d'emergenza al commercial paper market, non una rete di salvataggio per istituti finanziari/bancari sull'orlo del fallimento. Infatti se l'economia americana è in buona salute, non ha bisogno di alcuna liquidità aggiuntiva dato che è in grado di fornirla da sé tramite suddetto commercial paper market, un'esclusività dell'economia statunitense. Inutile dire che questo a sua volta significa una decentralizzazione dell'emissione dei dollari.

Per il dollaro, ormai, essere una valuta di riserva mondiale è un peso; non lo è, invece, essere la valuta di saldo internazionale. Per l'appunto, le leggi incentrate sulle stablecoin vanno a rafforzare esattamente questo effetto di rete. Tutte le chiacchiere relative a un'ascesa dei BRICS e di una loro eventuale valuta di riserva mondiale sono gossip, esattamente perché gli USA non cercano più di imporre la propria valuta come riserva. Quel modello era stato creato per innescare cicli di boom/bust più violenti e trasferire, a prezzi stracciati, la ricchezza reale verso coloro che davvero gestiscono il sistema bancario centrale: la cricca di Davos, o più precisamente la City di Londra (il vecchio conglomerato di colonialisti londinese/olandese). L'imposizione di un fiat standard si riduce esclusivamente a questo: non erano gli americani a farlo, bensì questa rete di vecchi interessi bancari che per sostenere le varie valute fiat hanno soppresso il potenziale di oro, prima, e Bitcoin, poi, in modo da mantenere vivo un apparato di sottrazione di risorse in grado di soddisfare la sempiterna massima “vivere al massimo col minimo sforzo”. In fin dei conti è quel che fanno i colonialisti, solo che a lungo andare questo assetto finisce sempre in un declino per tutti, come scrisse anche Chodorov in uno dei suoi migliori libri. Emergono inevitabilmente i cosiddetti accordi vicendevolmente svantaggiosi (“lose-lose”) e c'è un fuggi-fuggi per dirigersi anticipatamente verso le uscite con quanto rimane del “malloppo”. L'euro digitale, per l'appunto, è la strategia d'uscita della cricca di Davos, dove la “exit liquidity” sono i risparmiatori europei.

Per farvi capire meglio cari lettori, attualmente il DAX tedesco viaggia intorno ai 24.000 perché gli investitori europei stanno vendendo Bund e comprano azioni tedesche. È una scommessa su quanto la BCE stamperà in futuro e quanto di questo denaro finirà nei bilanci dell'industria della difesa. Il rapporto P/E del DAX è circa 18; l'ultima volta che era a 16 si trattava del 2008 quando l'intero sistema finanziario era sottoposto a massiccia leva finanziaria. Pensate, quindi, che il mercato azionario tedesco sia sostenibile? Certo, il Dow Jones è trattato a un rapporto P/E superiore ma gli USA hanno prospettive a loro favore, vedono capitali scorrere verso di essi. Nessuno vuole inaugurare una nuova fabbrica in Germania, mentre invece tutti vogliono farlo negli Stati Uniti (il miglior paradiso fiscale “in chiaro” al mondo).

Oltre alla posizione fiscale, c'è anche quella normativa le cui prospettive di snellimento non fanno che migliorare con il lavoro messo in atto dal DOGE. Se a questo ci aggiungiamo che i dazi terminano anche il rent seeking estero tramite l'arbitraggio sulle valute, l'invito a delocalizzare negli USA è decisamente forte. Quello che stiamo osservando è una riorganizzazione del modello di business degli Stati Uniti e un'espressione dei propri vantaggi competitivi attraverso un dollaro più efficiente, ecco perché i vari stati del mondo stanno staccando accordi commerciali secondo i termini proposti da Trump. Questo renderà più facile il compito della FED e Powell ha fatto il suo lavoro: evidenziare il problema e buttare giù quel sistema che ha deformato l'economia statunitense. Ciò che arriverà dopo richiederà tutta una serie di altre capacità. Questo perché non sempre chi distrugge, prima, è anche un buon costruttore, poi, come ci ricordano anche Herbert, Tolkien, ecc.


LA NUOVA MAPPA DEL MONDO

La maggior parte delle volte che viene presentata la mappa del mondo, l'Europa è sempre il punto di partenza. Ora invece di aprire la mappa del mondo in questo modo predefinito, fatelo sull'oceano Pacifico. Per quanto possa essere noiosa la visuale ci sono tre grandi Paesi che si interconnettono: Russia, Cina e Stati Uniti. Questo nuovo assetto emergente serve a porre fine al sistema di estrazione di ricchezza che faceva confluire tutto a Londra e in Europa. Dopo Azerbaijan e Armenia, anche India e Cina si sono riappacificati. Cosa ha a che fare questo con suddetto nuovo assetto? Tutta la parte dell'Asia centrale è fondamentale perché la politica estera inglese ha tenuto sotto scacco la zona per centinaia di anni affinché non si integrasse. I titoli dei giornali si concentrano sul fatto che l'India, a causa della nuova politica commerciale americana, viene spinta “tra le braccia” della Cina, non che essa viene allontanata dalla sfera d'influenza inglese ed europea. Anche qui, il piano degli USA è quello di spingere l'UE e la cricca di Davos a mettere in gioco i propri di capitali per ricostruire ciò che resterà della demolizione “controllata” del tessuto socio-economico che hanno avviato nel 2020 (sulla scia della decisione epocale degli Stati Uniti di ridimensionare il mercato degli eurodollari, per la precisione la leva finanziaria spropositata in esso).

Il gioco di estrarre ricchezza dal contribuente americano e ottenere “pasti finanziari gratis” con cui controllare capillarmente il mondo è finito: la Francia sta vedendo sbriciolarsi il suo impero in Africa centrale, la Germania è stata tagliata fuori dall'accesso a energia a basso costo per la sua industria, il Regno Unito sta perdendo il controllo sulle assicurazioni nel commercio navale e sui saldi nel mercato del Forex, ecc. Per la ricostruzione dell'Europa o la cricca di Davos mette sul tavolo i propri capitali stipati in banche offshore, oppure Russia-Cina-USA l'affamerà dal punto di vista dei finanziamenti tanto che non potrà far altro che ricorrere alla predazione dei risparmiatori europei... almeno inizialmente. Ecco perché sono importanti gli asset congelati russi per la stabilità dei bilanci europei. Finché la Lagarde rimarrà a capo della BCE sarà questo il piano: introdurre l'euro digitale e cambiare il modo in cui hanno sinora funzionato i mercati dei titoli sovrani europei per implementare l'integrazione fiscale e la nuova emissione degli stessi sotto il comando della Commissione europea.

I mercati, però, si stanno rivoltando contro l'idea di una Germania al centro dell'UE come evidenziano soprattutto i rendimenti dei titoli sovrani. Il differenziale di rendimento tra il decennale tedesco e quello italiano, ad esempio, adesso ammonta a 87. Questo significa che alla Meloni viene data la possibilità, se “ripulisce” Roma, di far diventare l'Italia il nuovo centro dell'Unione Europea; oppure di guidare il nuovo blocco del Mediterraneo che si staccherà dagli stati europei del Nord dividendo in due ciò che rimarrà dell'attuale UE.

La cricca di Davos, comunque, è composta da gente che non si da per vinta tanto facilmente. Ancora hanno operazioni sul suolo americano: Newsom è una di queste, Mamdani è un'altra. È una guerra che non finirà tanto presto, perché nel frattempo Trump sta usando la NATO come leva per stringere il cappio al collo di UE/UK. Adesso devono pagare se vogliono armi da inviare il quel buco nero chiamato Ucraina; così come Israele ha dovuto vedersela da solo quando ha attaccato l'Iran. Niente più pantani bellici per gli Stati Uniti in cui avrebbero speso enormi capitali solo per finanziare gli altri. E questa spero sia la miglior interpretazione di ciò che sta accadendo ora: Putin sta verificando se gli USA possono davvero tenere al guinzaglio l'UE, ricostruendo una fiducia andata persa a causa di tutte le macchinazioni nell'ombra ordite dallo Stato profondo americano.

Cina, Russia e Stati Uniti non saranno “grandi amiconi”, ma nemmeno nemici: saranno semplicemente quelle nazioni che rimodelleranno il mondo in quella che verrà ricordata come Yalta 2.0.


EFFETTI DI RETE E VALUTE

Nel campo monetario ognuno avrà il proprio sistema monetario e tale sistema sarà interoperabile. Non voglio essere qui colui che fa propaganda per altre crittovalute, ma non si può ignorare un fatto: Ripple sta emergendo come l'asset digitale da usare come mezzo di pagamento e mezzo per fornire liquidità. Ma quale sarà il collaterale? Titoli sovrani affidabili, oro, Bitcoin e altre commodity. Perché c'è questa frenesia intorno all'oro a livello di banche centrali? Perché oro e avanzo/disavanzo commerciale verranno tokenizzati a un certo punto, o attraverso una stablecoin ancorata al dollaro o attraverso Bitcoin. Per costruire un sistema del genere c'è bisogno di tempo. Perché Bitcoin ha vinto nel corso del tempo rispetto alla “concorrenza”? Effetto di rete. Perché il dollaro è la migliore valuta del mondo? Effetto di rete. Perché Tether è la stablecoin preferita per digitalizzare il dollaro a livello mondiale? Effetto di rete (400 milioni di utenti in tutto il mondo e in crescita). Qualunque sistema verrà scelto in Oriente (es. mBridge) e in Occidente essi saranno interoperabili.

Se i gold bug vogliono davvero che l'oro ritorni a essere centrale nell'attuale società, devono ficcarsi in testa che non si possono muovere centinaia di tonnellate d'oro. È per questo, tra gli altri motivi, per cui l'oro ha smesso di essere mezzo di pagamento ed è stato spostato, durante la Seconda guerra mondiale, dall'Europa agli Stati Uniti. Man mano che il mondo si sposta verso un sistema diverso, uno in cui le riserve saranno tokenizzate, la fiducia nei partner commerciali sarà determinata da cosa si deterrà in tali riserve. È, in sostanza, quello che stanno facendo adesso i cinesi: non stanno più riciclando i loro avanzi commerciali nei titoli sovrani americani, bensì in altre parti del mondo (es. comprano il nickel dall'Indonesia, ferro e carbone dall'Australia, ecc.). La Cina ha ancora una avanzo della bilancia commerciale nei confronti degli Stati Uniti, ma il suo peso nei titoli di stato americani detenuti all'estero è diminuito negli ultimi 3 anni. Dove stanno finendo quei soldi? Circolano nel resto del mondo, e più è interoperabile il sistema meno c'è bisogno di detenere riserve in valute locali... e una volta che la tokenizzazione degli asset farà il suo corso scompariranno anche le restanti frizioni che ancora si porta dietro il mondo analogico (spostare grandi capitali a livello digitale costa spiccioli).

Di nuovo, agli americani non interessa che il dollaro sia detenuto in riserva; interessa principalmente che il biglietto verde sia usato come mezzo di saldo principale nel commercio internazionale.

Bitcoin sarà collaterale, l'oro sarà collaterale, per il prestito locale e quello internazionale; entrambi saliranno di prezzo in relazione al valore nominale degli asset finanziari dove i flussi di denaro hanno imperversato per anni (es. mercato immobiliare, azionario, ecc.). Non credo che assisteremo a una deflazione dei prezzi di massa in questo sistema che si sta spostando verso una minore leva finanziaria come tutti si aspettano: gli hard asset saliranno in termini di prezzo nominale. Ora immaginate la loro inclusione nel circuito di Tether che sta integrando a più livelli gli asset del mondo reale: ciò farà lievitare anche i salari e quegli asset che da tempo immemore sono stati inseriti nelle scelte delle famiglie come “salvadanaio” (es. immobili). Infatti la possibilità di permettersi una casa è un guaio che le neonate famiglie si portano dietro da due decenni ed è qualcosa che si può risolvere o aumentando i salari, o aumentando il valore del collaterale a garanzia, o abbassando le tasse (Lutnick ha fatto sapere che uno degli obiettivi dell'attuale amministrazione è cancellare l'imposta sul reddito per coloro al di sotto dei $150.000 all'anno).


CONCLUSIONE

I mercati dei capitali rappresentano una sorta di pensiero orientato al futuro: a loro non importa del passato. Il meccanismo di prezzo dei mercati dei capitali è scontare il futuro. Quindi gli Stati Uniti mettono in ordine i loro bilanci fiscali e i soldi si muoveranno verso di essi. È una questione di domanda: chi ha gridato allo scandalo quando nella Big Beautiful Bill è stato alzato il tetto del debito non ha pensato al fatto che i $5.000 miliardi in più di titoli emessi verranno venduti e il deficit di bilancio sarà sempre più esiguo. Questa domanda arriverà sulla scia di un miglioramento delle condizioni fiscali, un rafforzamento dello Stato di diritto, un ridimensionamento dello Stato amministrativo, un abbassamento delle imposte sul reddito, uno snellimento delle normative burocratiche, un vantaggio competitivo per coloro che investiranno negli USA (detrazioni fiscali, niente dazi), ecc.

Siamo stati raggirati quando ci è stato fatto credere che quello che ci stiamo lasciando alle spalle è il migliore sistema economico di sempre. L'era del colonialismo tramite l'arbitraggio delle valute è al tramonto e sarà un mondo completamente diverso. I mercati dei metalli (oro, argento e rame principalmente) sono un indicatore potente a tal proposito, non solo il loro aumento di prezzo, ma anche la decentralizzazione delle borse valori di riferimento. Dopo il SOFR, che ha mandato in pensione i tassi d'interesse mondiali gestiti dalla City di Londra, il nuovo exchange di San Pietroburgo manderà in pensione la LBMA e la relativa manipolazione pluridecennale del mercato dell'oro fisico tramite quello sintetico. Il compito arduo che s'è sobbarcata l'amministrazione Trump è quello di smantellare la piovra della cricca di Davos mediante una determinazione dei prezzi genuina in ogni ambito economico.

È una cosa per cui rallegrarsi. Non il mondo perfetto, ma uno migliore in cui vivere e costruire.


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giovedì 17 luglio 2025

Le stablecoin in soccorso del Dipartimento del Tesoro americano

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato “fuori controllo” negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

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di Michael Lebowitz

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/le-stablecoin-in-soccorso-del-dipartimento)

Digital Money” era il titolo della presentazione del TBAC al Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti il 30 aprile 2025, un argomento importante che vale la pena discutere. Il TBAC, acronimo di Treasury Borrowing Advisory Committee, è composto da esperti di investimento provenienti dalle principali banche, broker, hedge fund e compagnie assicurative. Il più delle volte questa commissione informa lo staff del Tesoro sulle condizioni di mercato e formula raccomandazioni sull'emissione di debito. Le raccomandazioni del gruppo hanno in genere un peso significativo per il Dipartimento del Tesoro americano. Nella sua riunione più recente il TBAC ha discusso di denaro digitale, meglio conosciuto come stablecoin, come “nuovo meccanismo di pagamento” che può avvantaggiare il Dipartimento del Tesoro americano generando “una domanda significativamente maggiore” di obbligazioni sovrane.

Considerato che il denaro digitale è ormai una realtà e che il TBAC fornisce consulenza al Dipartimento del Tesoro americano in merito, vale la pena riassumere la relazione del TBAC e discutere di come potrebbe avere un impatto sul mercato dei titoli del Tesoro e cambiare il sistema finanziario.

Per maggiori informazioni sulla digitalizzazione degli asset, che potrebbero aiutarvi a comprendere meglio le stablecoin, vi consigliamo di leggere il nostro articolo Tokenizzazione: la nuova frontiera per i mercati dei capitali.


Cosa sono le stablecoin?

Le stablecoin sono un tipo unico di crittovaluta progettato per mantenere un valore costante. A differenza della maggior parte delle crittovalute, come Bitcoin, il cui valore oscilla notevolmente, le stablecoin puntano a fluttuazioni di prezzo prossime allo zero. In genere, il valore delle stablecoin è ancorato a una valuta, come il dollaro statunitense.

Poiché il loro valore è pressoché costante, le stablecoin sono molto più adatte alle transazioni digitali rispetto ad altre crittovalute. Analogamente ai fondi del mercato monetario e ai conti di risparmio/conti correnti nell'ecosistema finanziario tradizionale, le stablecoin fungono da riserva di valore nell'ecosistema delle valute digitali.

Per raggiungere la stabilità chi emette stablecoin garantisce i propri token con dollari, titoli del Tesoro americani, accordi di riacquisto (repo) e altri asset. Tra le stablecoin più note ci sono Tether (USDT) e USD Coin (USDC). Sono ampiamente utilizzate nella finanza decentralizzata (DeFi) e per i pagamenti transfrontalieri grazie alla loro bassa volatilità e alla compatibilità con le reti blockchain.

Il grafico qui sotto indica che oltre l'80% degli asset a copertura di Tether è costituito da liquidità, equivalenti della liquidità e altri depositi a breve termine. Il restante 20% è costituito da asset più rischiosi di quelli che la maggior parte dei fondi del mercato monetario può detenere.

Le stablecoin offrono transazioni più rapide ed economiche rispetto al sistema bancario tradizionale. Facilitano inoltre l'inclusione finanziaria per le persone che non hanno accesso ai servizi bancari convenzionali. Infine fungono da “denaro contante” nel mondo delle crittovalute, consentendo transazioni digitali o semplicemente detenere fondi nel mercato digitale senza un rischio minimo di fluttuazioni di valore.

Secondo la relazione del TBAC:

Le stablecoin sono asset digitali progettati per mantenere un valore stabile ancorando il loro valore a un asset di riserva, come la valuta fiat (USD). La stabilità prevista delle stablecoin le ha rese un elemento chiave per i pagamenti e come riserva di valore negli ecosistemi on-chain.

Il grafico qui sotto, tratto dalla relazione sopraccitata, mostra che alcune stablecoin sono incredibilmente sicure, in quanto supportate da titoli del Tesoro americani, transazioni repo e fondi del mercato monetario. Tuttavia, proseguendo lungo il grafico, si scopre che altre utilizzano asset più rischiosi, come algoritmi e smart contract.


Benefici per il Dipartimento del Tesoro americano

La presentazione del TBAC analizza come le stablecoin potrebbero apportare benefici al Dipartimento del Tesoro americano.

Secondo un diagramma nella relazione, mostrato di seguito, attualmente ci sono circa $234 miliardi in stablecoin. Il TBAC ritiene che questo numero potrebbe moltiplicarsi fino a $2.000 miliardi entro il 2028. Si stima che circa $120 miliardi in Buoni del Tesoro siano oggi garanzia delle stablecoin. Inoltre, sulla base della sua stima di $2.000 miliardi per la crescita delle stablecoin, ritiene che oltre $1.000 miliardi in Buoni del Tesoro potrebbero essere utilizzati per sostenere la crescita futura.

Se fosse vero, un simile afflusso significherebbe che chi emette stablecoin deterrebbe più titoli del del Tesoro americani rispetto al Regno Unito ($779 miliardi) e alla Cina ($765 miliardi), rispettivamente il secondo e il terzo maggiore detentore sovrano di titoli del Tesoro americani. Solo il Giappone ne deterrebbe di più, con $1.130 miliardi.


Cambiamento dei modelli di emissione dei titoli del Tesoro americani

Il TBAC considera l'aumento della domanda uno sviluppo positivo per i finanziamenti del Dipartimento del Tesoro americano. A suo avviso, potrebbe potenzialmente ridurre i rendimenti fornendo una nuova base di acquirenti. Inoltre la diversificazione dagli acquirenti esteri sostiene maggiormente la stabilità fiscale degli Stati Uniti e rafforza il dominio globale del dollaro.

Una domanda aggiuntiva di Buoni del Tesoro pari a $1.000 miliardi richiederebbe probabilmente un cambiamento nelle modalità di emissione del debito da parte del Dipartimento del Tesoro americano. Un aumento dell'offerta di Buoni del Tesoro americani per soddisfare la nuova domanda si tradurrebbe in una minore emissione di titoli a più lungo termine. A parità di altre condizioni, tale risultato dovrebbe portare a tassi d'interesse a lungo termine più bassi. Tuttavia spostare una maggiore emissione da scadenze più lunghe a scadenze più brevi introduce dei rischi: ad esempio, potrebbe essere costoso se la curva dei rendimenti si invertesse e i tassi a breve termine superassero quelli a lungo termine.


Il GENUIS Act

Il GENUIS Act, una legge proposta a febbraio, impone a chi emette stablecoin di mantenere riserve in rapporto uno a uno con asset di alta qualità. GENIUS sta per “Guiding and Establishing National Innovation for US Stablecoins”. La legge menziona esplicitamente i Buoni del Tesoro statunitensi con scadenza inferiore a 93 giorni; inoltre cerca di limitare la capacità delle stablecoin di offrire rendimenti.

Il seguente tweet del promotore del disegno di legge, il senatore Bill Hagerty, riassume i vantaggi del GENIUS Act.


Rischi bancari

Mentre il Dipartimento del Tesoro americano potrebbe beneficiare di nuova domanda, le banche potrebbero risentirne. Se le stablecoin offrono rendimenti competitivi, alcuni clienti delle banche tradizionali potrebbero optare per la loro comodità, pertanto le banche dovrebbero aumentare i rendimenti per mantenere i depositi presso di esse, altrimenti rischierebbero di perdere una fonte di finanziamento vitale.

Tenete presente che le banche utilizzano i depositi per erogare prestiti, pertanto livelli inferiori di depositi potrebbero comportare una riduzione dei prestiti a lungo termine e, di conseguenza, una crescita economica più lenta.


La FED

La FED è attualmente in grado di utilizzare i tassi d'interesse e il suo bilancio per influenzare significativamente i prestiti bancari, che a loro volta influenzano direttamente l'offerta di moneta. Tuttavia è importante ricordare che la FED non stampa denaro, tutto il denaro viene prestato tramite la riserva frazionaria delle banche commerciali. La FED fornisce riserve alle banche, incentivandole a prestare denaro.

Se le banche svolgono un ruolo minore, la capacità della FED di influenzare l'economia attraverso le sue operazioni di riserva potrebbe ridursi. Pur avendo un controllo minore sulla massa monetaria, potrebbe anche essere più difficile per la FED supportare le istituzioni non bancarie nel mondo delle crittovalute durante una crisi.

Per evitare una crisi causata dalle stablecoin, il governo statunitense dovrà emanare requisiti rigorosi per quanto riguarda il tipo di garanzia e l'ammontare delle riserve a supporto delle stablecoin.


Riepilogo

La FED e il Dipartimento del Tesoro statunitense faranno tutto il possibile per garantire che quest'ultimo raggiunga i costi di finanziamento più bassi possibili. Come abbiamo scritto nel nostro pezzo d'opinione intitolato Bank Regulators Will Help The Treasury:

Secondo un articolo del Financial Times intitolato, US Poised To Dial Back Rules Imposed In Wake of 2008 Crisis, le autorità di regolamentazione bancaria statunitensi si stanno preparando a ridurre i requisiti patrimoniali delle banche. Di particolare interesse per il mercato obbligazionario è il coefficiente di leva finanziaria supplementare, meglio noto come SLR. A differenza di altre norme sul capitale basate sul rischio a cui aderiscono le banche, l'SLR applica un requisito patrimoniale minimo a tutte le attività di bilancio delle banche. La norma è stata introdotta nel 2014 per limitare un'eccessiva leva finanziaria.

Ridurre i coefficienti di leva finanziaria per le banche più grandi aumenterà la loro capacità di detenere più titoli del Tesoro americani. Allo stesso modo le stablecoin, coperte dai titoli del Tesoro statunitensi, offrono un'ulteriore fonte di finanziamento per il Dipartimento del Tesoro americano.

Le stablecoin e il concetto di moneta digitale rappresentano un cambiamento significativo rispetto al sistema attuale. Sebbene la moneta digitale presenti numerosi rischi, presenta anche delle potenzialità. Commissioni di transazione più basse e transazioni più rapide sono due di questi vantaggi. Naturalmente, come accennato in precedenza, un nuovo acquirente per i titoli del Tesoro statunitensi rappresenta un altro vantaggio significativo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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venerdì 27 giugno 2025

La Tavola Alta

 


di Francesco Simoncelli

(Versione audio dell'articolo disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-tavola-alta)

L'Europa, nel complesso, ha raggiunto il punto di non ritorno: quando il debito diventa impagabile, l'unico modo per liberarsene è quello di cancellarlo... e il modo migliore per farlo nel corso della storia è stato quello tramite una guerra. Ovvero, si vince una guerra, si acquisiscono gli asset del perdente e li si usa come collaterale per emettere nuovo debito nel sistema. Il problema per la cricca di Davos è che hanno fallito nuovamente in Russia, senza contare che quest'ultima è sopravvissuta ad altri attacchi precedenti: Napoleone, i bolscevichi, la Seconda guerra mondiale, la Guerra fredda. Hanno fallito in Cina: quest'ultima infatti ha preso il capitale che veniva estratto dagli Stati Uniti durante gli ultimi 40 anni, gli oligarchi locali hanno mandato al potere Xi e quest'ultimo ha tenuto i mercati dei capitali della nazione chiusi, oltre a far implodere determinate realtà interne che erano un cavallo di Troia (soprattutto nel mercato immobiliare) sotto forma di “investimenti occidentali”. Ecco perché la retorica ufficiale è passata da sostenere la Cina e agevolare, a livello normativo, che “invadesse” i mercati mondiali, al condannarla apertamente come “nemica dell'Occidente”. In questo modo diventa altrettanto impossibile guadagnare abbastanza potere politico per sovvertire il Paese dall'interno. E se ci pensate gli oligarchi russi hanno fatto lo stesso con Putin, visto che la Russia era sul punto di essere trasformata in una pedina con Yeltsin.

La Cina, infatti, sarebbe dovuto essere l'obiettivo successivo dopo la distruzione dall'interno degli Stati Uniti. Tutte le chiacchiere sull'ascesa dei BRICS come nuova superpotenza mondiale avevano tale scopo. Quando una nazione non agisce nel suo miglior interesse facendo cose stupide come hanno fatto gli USA nell'ultimo secolo, come ad esempio la Guerra al terrorismo, l'Obamacare, la spesa incontrollata, ecc. si capisce che non c'è niente di strutturale in ciò; non si tratta solo di corruzione. Certo è che quest'ultima emerge con più forza quando un Paese viene gestito da traditori. Lo Stato profondo americano non è affatto “americano”: è composto principalmente da globalisti transnazionali corrotti dall'interno (così come nella City di Londra, in Europa, a Singapore, a Hong Kong, a Zurigo, ecc.). In sostanza, si tratta di un network di persone le cui radici vanno indietro nella storia fino al vecchio sistema bancario olandese e veneziano. Questa è la cricca di Davos. Per chi ha visto la serie di film su John Wick, potremmo definirla la Tavola Alta.

Il motivo per cui odiano Trump, Putin, Orban, Xi, Georgescu, la Meloni, Fico, la Weidel, la Le Pen e tutti gli altri  “nazionalisti” è esattamente questo. Fino a tre anni fa era solo Trump e Putin, oltre a chi è andato dietro e fornito supporto alla Brexit; adesso si sono moltiplicati includendo anche Erdogan e Mohammed bin Salman in Arabia Saudita. Questa cricca, quindi, deve essere resa inoffensiva (improbabile che venga distrutta del tutto) e farlo significa non agire direttamente. Infatti i loro tentacoli sono ovunque e le relazioni che hanno intessuto sono vecchie di centinaia di anni. Soprattutto le relazioni a livello bancario, anche perché quando muovono i loro capitali non lo fanno tramite stanze di compensazione centralizzate... non lo fanno tramite i mercati regolamentati. Ecco perché, sin da quando è stato approvato il Dodd-Frank Act, ad esempio, il sistema bancario ombra americano è stato potenziato. Si ingessa il mercato regolamentato cosicché chi può permetterselo si rivolge a quello ombra. E ricordate sempre una cosa: i veri banchieri non hanno una pagina su Wikipedia.

Le persone comuni, quindi, non vedono davvero il potere che manipola e manovra, bensì un riflesso di quel potere. Vedono capi di stato, amministratori delegati, o consigli di amministrazione di grandi imprese agire contro i loro migliori interessi o contro i migliori interessi dei loro clienti, senza realizzare che in realtà c'è una forte influenza alle loro spalle affinché agiscano in tal modo. Per avere una prova di quanto scritto qui vi basta ricordare la storia più recente riguardo Facebook e Twitter. Un Zuckerberg o un Dorsey sono semplici tenenti, mentre gli ordini impartiti da uno Schwab sono quelli di un colonnello... ma i generali? Oh, i nomi di quelli rimangono ben nascosti nell'ombra. Molto probabilmente sono noti solo a gente dell'MI6. Comunque il modo di battere questa gente è forzarli fuori dalle ombre. Come? Ingrippando il motore tramite il quale scorrono i loro profitti. Qual è questo motore? Il dollaro e il sistema monetario americano, per essere più precisi l'eurodollaro come ho documentato nel mio ultimo libro Il Grande Default.

Al momento attuale, e per la prima volta nella storia forse, gli Stati Uniti sono davvero una nazione forte e indipendente. Il primo passo era quello di tornare a essere padroni della propria politica monetaria; il secondo quello della politica fiscale. Quello che ancora si fa fatica a capire in certi circoli e a livello generalista è che gli USA non erano affatto padroni della loro valuta finché è esistito il LIBOR. Tale meccanismo impostava il valore del dollaro in tutto il mondo, inclusi gli Stati Uniti stessi. Tutti i debiti della nazione (es. prestiti, carte di credito, mercati dei titoli, ecc.) erano una funzione determinata dal LIBOR. Se quest'ultimo iniziava a segnalare guai anche esterni agli Stati Uniti, la Federal Reserve veniva costretta ad alterare la sua politica monetaria in funzione di ciò che accadeva nel mercato del dollaro offshore.

I lavori iniziali, durante la prima amministrazione Trump, di sostituzione del LIBOR con il SOFR hanno segnato l'avvio di un cambio di passo. Il SOFR, infatti, è un tasso d'interesse di riferimento che si basa su cosa accade quotidianamente nei mercati monetari e dei pronti contro termine inversi americani. E diversamente dal LIBOR, il tasso americano è collateralizzato. Questo significa che se Londra finisce nei guai, non c'è più nessuno che può chiamare per aggiustare il tiro e spostare artificialmente un parametro in modo da coprire i suoi casini; o peggio, spostarlo talmente in alto da forzare la mano della FED quando il Paese invece non ne avrebbe avuto affatto bisogno. Non dimenticate che il sistema dell'eurodollaro è più sottoposto a leva dell'economia di un qualsiasi Paese, questo significa che un cambiamento minimo potrebbe avere effetti dirompenti. Quindi se avesse iniziato a salire velocemente, e di conseguenza anche la domanda di dollari per soddisfare la necessità di servire tutto il debito emesso in precedenza, la catena di guai avrebbe intaccato anche gli USA nonostante non fossero la fonte delle criticità e forzato la mano alla banca centrale americana nel taglio dei tassi (incentivando così l'azzardo morale in patria anche).

Infatti le rate dei mutui, delle carte di credito e di tutti quei debiti contratti dagli americani avrebbe iniziato a salire, costringendo così la FED a tagliare i tassi prim'ancora che i malinvestment del precedente ciclo fossero cancellati. Era così che le recessioni si diffondevano a macchia d'olio e gli USA venivano accusati di tutti i mali economici di questo mondo. Certo, la teoria Austriaca del ciclo economico spiega benissimo queste dinamiche, ma non si occupa di tracciare l'origine di queste distorsioni e così si perde anche la possibilità di capire CHI è da arginare. Per quanto si possa essere d'accordo con lo slogan “End the FED”, si finisce per essere (involontariamente) degli utili idioti al soldo della cricca di Davos dato che continuerebbero a esistere quelle figure che più hanno bisogno di dollari all'estero. Ogni ciclo economico che gli USA hanno sperimentato durante il “regno” dell'eurodollaro è servito a svuotare un po' di più il bacino della ricchezza reale del Paese.

Con l'entrata in pieno vigore del SOFR le cose sono cambiate: Powell, ad esempio, può rialzare di tassi oltre il 5% e l'economia americana non va in crash. L'ha fatto, ad esempio, nel 2023 quando la stampa gridava come una forsennata che così facendo avrebbe condannato l'economia americana... non è successo nulla; continua a farlo adesso nonostante la BCE tagli i tassi... l'economia americana è più forte di quella europea. Chi stava facendo crashare l'economia americana era la Yellen, la fautrice del rollover del debito di questa estate di cui molti analisti stanno lanciando l'allarme ma non ne capiscono a fondo le implicazioni. Gli manca il punto del SOFR e della contrazione dell'offerta di eurodollari, perni da cui viene innalzata la Grande riorganizzazione degli Stati Uniti. A tal proposito la recente approvazione al Senato del GENIUS Act aggiunge ulteriore spazio di manovra al Dipartimento del Tesoro per disinnescare questa bomba a orologeria fiscale (la stessa che sta fornendo margine a Bruxelles e Londra per tenere a galla l'euro tramite la manipolazione del front-end della curva dei rendimenti americana).

A sua volta questo significa che con il drenaggio da parte della FED dell'offerta di dollari offshore, la cricca di Davos è costretta a mettere sul tavolo il proprio di capitale e non più quello rubato altrove. Solo così stanno riuscendo a tenere solvibile l'intero sistema, soprattutto quello europeo. Senza contare che la liquidazione del Canada, con l'elezione di Carney, fa parte della “linea di sopravvivenza” della cricca di Davos. È così che questa gente sopravvive.


RISCRIVERE LA STORIA: IL GENESIS BLOCK

Il passaggio dal LIBOR al SOFR è stato un passaggio fondamentale nel modo in cui il mondo muove tutta la liquidità. Adesso sono gli Stati Uniti a impostare il prezzo del dollaro, internamente ed esternamente, non più gli altri. E il dollaro è ancora la valuta dominante nel mondo, nonostante le chiacchiere ideologiche di analisti indipendenti e stampa finanziaria di parte. La realtà è che le quote di mercato contano; gli accordi contano; i prospetti d'investimento contano; i prospetti dei fondi contano; le assicurazioni hanno regole su quello in cui possono o non possono investire. Tutte queste cose sono assolutamente sensibili al modo in cui scorre il denaro, non alla “logica” di chi vorrebbe che il mondo andasse secondo il suo metro di giudizio.

Di recente sono stato a un'audizione nell'aula lavori della Camera dei Deputati dove ho potuto assistere a una serie di interventi in merito a Bitcoin. Per quanto paradossale possa sembrare, la narrativa riguardo la sua esistenza nel mondo attuale deve essere riscritta in base a quanto accaduto nel 2022. Infatti la sua nascita è avvenuta come forza di opposizione a un dollaro che era stato tradito e non funzionava come strumento per le persone comuni. Bitcoin è stato progettato e costruito in una situazione in cui il dollaro veniva tradito dalle stesse persone che si supponeva dovessero gestirlo. E la sua crescita è stata straordinaria in questo ambiente, soprattutto quando ci sono stati personaggi come Bernanke e la Yellen che hanno lavorato attivamente per distruggere il Paese e, per estensione, il sistema di riserva del dollaro (sebbene questo fosse già morto nel 2009 durante il primo QE e la coordinated central bank policy).

Da quando Powell ha iniziato a rialzare i tassi, quel cartello si è rotto e adesso ci troviamo in una fase di transizione. Nell'attuale contesto Bitcoin ha spazio come collaterale aggiuntivo che non ha rischio di controparte, come l'oro. Gli interventi in quell'audizione ancora danno per scontato che la FED stia lavorando contro il dollaro, i suoi interessi e quelli della nazione; praticamente nessuno si sta chiedendo: cosa succederebbe in un mondo in cui la FED difende sé stessa? La FED ha migliaia di miliardi di dollari in spazio di manovra, oltre alla capacità adesso di manovrare come davvero desidera l'idraulica del dollaro, e potete scommettere che userà Bitcoin per rinforzare il dollaro. Questo è il mondo in cui viviamo, questo è il mondo in cui le decisioni d'investimento devono essere fatte... oggi.

Tutta la narrativa di base riguardo alla solidità di Bitcoin in quanto hard asset è assolutamente vera e quanto scritto sopra non cambia la sua natura sana/onesta. Ciò a sua volta significa non snobbare Tether, perché senza di esso non ci sarebbe liquidità in Bitcoin. Ciò a sua volta significa non snobbare Ripple, perché eroderà il mercato del Forex che la City ancora oggi intermedia al 30% del totale. Questo mi rende un fan di Ripple, ad esempio? No. Questo significa che Ripple, ad esempio, è un progetto della Tavola Alta? Non lo so. So solo quello che accade e che viene portato all'interno di un nuovo sistema finanziario come blocco importante.

Ora mettiamo insieme tutti i pezzi che possono sembrare sparsi a terra. Tether porterà a livello digitale il dollaro “analogico”, raggiungendo gli angoli più sperduti del mondo a prezzi ridicoli. Gli unbanked avranno accesso al mercato più liquido e affidabile della Terra. Inutile dire il potenziale che ha ciò sullo sviluppo tecnologico, industriale e sociale di qualsiasi regione ancora arretrata. Tether rappresenta la tokenizzazione dei titoli di stato americani, visto che nel suo bilancio la parte del leone la fanno questi asset. Questo significa, a sua volta, una domanda crescente e sostenibile del debito americano. Cosa non c'è nelle riserve di Tether? Titoli europei, canadesi, cinesi, ecc. Non solo, ma la credibilità di questo sistema viene puntellata dal collaterale a supporto della natura fiat del dollaro: oro e Bitcoin. Senza rischio di controparte e hard asset per eccellenza, entrambi coprono il debito americano e disincentivano corse agli sportelli. Non solo, ma attraverso il tramite dei titoli di stato americani Bitcoin collateralizza il SOFR. Lo ripeto, diversamente dal LIBOR, il SOFR è un tasso di riferimento collateralizzato.

Integrando di nuovo l'oro nel sistema monetario e introducendo per la prima volta Bitcoin in esso, si riduce la leva nel sistema finanziario. Più la si riduce, più ci si avvicina al proverbiale sound money. Con i mercati con sottostante questi hard asset, la liquidità temporanea e necessaria per “facilitare” gli scambi non sarà più foriera di gravi deformazioni economiche. Non scordiamoci la teoria e il mismatch tra pagamenti e produzione, come ci ha insegnato lo stesso Mises.

Tutti stanno impazzendo per il rilassamento delle regole del Supplemental Leverage Ratio, che ricordiamolo riguarda il collaterale più credibile e liquido al momento ovvero i titoli di stato americani, e “stranamente” la cosa di cui preoccuparsi veramente passa inosservata. Diversamente da quando c'era la Yellen, i titoli americani adesso hanno una maggiore credibilità. Oltre a ciò, rilassare la selva di regole partorite sulla scia del Dodd-Frank Act servirà a contrarre il sistema bancario ombra. Sto parlando dell'allentamento delle regole europee sulla cartolarizzazione degli asset. Non mi sorprende, visto che c'è un coordinamento sulla stampa finanziaria e da parte degli analisti “indipendenti” a far apparire come il malato cronico e incurabile gli Stati Uniti. Balle. Qui davvero devono tremare i polsi, perché dentro questi pacchetti ci può essere di tutto e la situazione economica/finanziaria europea è appesa a un filo. E sono pronto a scommettere che ci finirà anche l'immondizia obbligazionaria ucraina insolvente.


DUE DOLLARI

Infine ci saranno due dollari: uno circolerà all'interno degli Stati Uniti, un altro a livello internazionale. Questo è un concetto ancora difficile da digerire visto che siamo stati cresciuti a vedere un mercato globale per il dollaro e ancora non si riesce pienamente a concepire una divisione dello stesso per diversi mercati. Ovviamente il primo sistema è stato creato dai globalisti per i propri scopi. Ed è per questo che Powell ha detto più di una volta che il biglietto verde potrebbe perdere in futuro il suo status di valuta di riserva ad appannaggio di altro. Questo è uno scenario che si verificherà nel momento in cui il DXY schizza in alto e i debiti esteri denominati in dollari costringeranno le altre nazioni a scegliere qualcos'altro per onorarli (un po' come stava per succedere alla vigilia degli Accordi del Plaza). Fino a quel momento, però, la domanda di denaro si concentrerà su quell'asset più liquido e commerciabile: il dollaro. Agli USA non interessa, visto che il loro scopo adesso non è più essere i prestatori di ultima istanza del mondo, bensì rimettere a posto le cose in patria.

Molto probabilmente le grandi banche americane emetteranno le proprie stablecoin, andando progressivamente a mettere da parte la necessità di un sistema bancario centrale. Questo a sua volta risolverà il problema di un honeypot possibile da catturare e far ripiombare la nazione in un nuovo incubo come quello in cui i globalisti avevano il comando. Se poi da qui si arriverà alla eliminazione dell'imposta sul reddito, allora il film sarà riavvolto abbastanza da far ripartire le cose laddove si erano lasciate: il punto storico quando ancora la sostenibilità era una virtù. L'imposizione di dazi va in quella direzione...

La circolazione di un dollaro interno, compensato attraverso il sistema Federal Reserve regionale, e di uno esterno, ovvero Tether, rappresenta in sostanza l'erezione di un barriera contro i contraccolpi della recessione globale che ancora attanaglia le principali economie del mondo sin dal 2008. Quelli che stanno implementando gli USA non sono altro che controlli di capitali soft.

Ecco perché le altre nazioni del mondo stanno alzando un polverone nei confronti dei dazi e del bilanciamento degli squilibri commerciali a svantaggio degli Stati Uniti. Perché hanno riscoperto la teoria economica solida? No, usano gli utili idioti che la sventolano per portare acqua al loro mulino. Prendiamo ad esempio il Canada. Quest'ultimo ha un surplus commerciale tale che gli permette di incassare $10 miliardi al mese e questi sono dollari che possono essere sottoposti a leva nel mercato dell'eurodollaro. Non un granché, ma per il momento sufficienti a rallentare il processo. Per la cricca di Davos qualunque fonte, per quanto esigua di dollari, va bene per cercare di sopravvivere alla prova di forza imposta da Washington. La sua strategia attualmente è quella di aprire quanti più fronti possibili, uno di questi è quello fiscale con l'opposizione alla Big Beautiful Bill, e impantanare in essi l'amministrazione Trump affinché non concluda nulla; il passo successivo è rubare le elezioni di medio termine e sabotarla definitivamente. Di conseguenza la chiusura di questi fronti è importante, tergiversare non è affatto un'opzione. Da qui la necessità di fare dell'Iran un esempio.

E sulla scia di ciò l'Europa pare aver recepito il messaggio.

La parte ironica di tutta questa storia è che la Tavola Alta non userà hard asset come strategia per replicare. Non li vogliono affatto. Il loro “modello di business” è quello di rivendere la vita dei suoi sottoposti a una manciata di spiccioli rispetto a quanto esige in termini monetari, temporali ed energetici.


IL GUINZAGLIO FINANZIARIO

La Tavola Alta non vuole hard asset a copertura delle società che parassita perché ciò significherebbe mettere fine al modo in cui conduce i propri affari. Il suo scopo non è costruire, creare affidabilità e credibilità; il suo scopo è consumare per i propri scopi a scapito dell'ospite malcapitato. Come ha scritto E. M. Burlingame in un suo articolo d'opinione, si tratta di “un attacco sistematico alla sovranità economica di una nazione [...]. Questo ciclo ha rovesciato imperi e ha quasi posto fine agli stati moderni”. Potremmo immaginarlo come un guinzaglio che man mano viene stretto fino a far esplodere la testa del malcapitato. Secondo l'articolo citato, possiamo identificare sette fasi in cui ciò accade:

  1. Infiltrazione e influenza: i globalisti si insinuano nella leadership di un Paese, fingendosi consiglieri o alleati.
  2. Intrappolamento col debito: erogano prestiti insostenibili, bloccando le nazioni in cicli di rimborso.
  3. Identificazione degli asset: risorse preziose come terreni, industrie, basi imponibili e infrastrutture vengono prese di mira.
  4. Destabilizzazione economica: i mercati vengono manipolati per aggravare le crisi.
  5. Scambi debito-attivi: i beni vengono sequestrati in cambio di una riduzione del debito.
  6. Estrazione e sfruttamento: la ricchezza viene prosciugata attraverso l'estrazione di profitti.
  7. Abbandono e collasso: la nazione è distrutta, le sue ricchezze perdute. 

Negli Stati Uniti si è arrivati alla fase tra 6 e 7. Il Canada allo stesso livello. In Cina era stato avviato lo stesso processo fino a quando gli oligarchi della nazione non hanno eletto Xi. In Russia era stato avviato lo stesso processo fino a quando gli oligarchi della nazione non hanno eletto Putin. Negli USA è successa la stessa cosa con le ultime elezioni: Trump è stato messo lì dagli oligarchi della nazione, ovvero Dipartimento della difesa, industria tecnologica e Wall Street. Da questo punto di vista tutte queste nazioni sono un esempio e una volta che l'esempio viene portato a livelli mondiali tutti vogliono togliersi questo guinzaglio. Ed è anche per questo che la mia ipotesi è che USA-Cina-Russia creeranno un circuiti commerciale per ridimensionare l'Europa e i colonialisti europei. In questo modo è possibile capire come mai, oltre a voler eradicare la privacy entro il 2027 e introdurre un euro digitale scoperto, sul suolo europeo è stato bandito uno strumento come Tether.

La capitalizzazione di mercato di Tether è un potente strumento, ora in mano alla Federal Reserve, per digitalizzare l'analogico e coprirlo con hard asset (oro e Bitcoin). Tutte le altre stablecoin sono state giustiziate perché, come ho descritto nel Capitolo 16 del mio ultimo libro, Il Grande Default, revisionando la storia di FTX, erano un rubinetto per portare dollari all'estero. La BCE non potrà mai percorrere un percorso del genere, dato che il suo obiettivo è distruggere tutto il debito del continente. Il suo obiettivo è convogliare le banche centrali nazionali sotto la sua unica egida, far collassare tutto il vecchio debito, emetterlo di nuovo sotto forma di perpetual debt, ripulire i bilanci e implementare l'integrazione fiscale. Questo è il piano della Tavola Alta per l'Europa e il Regno Unito: far confluire tutte le vecchie banche nazionali del continente nella BCE e renderla la banca centrale della Commissione europea. In sostanza, farla diventare come la Federal Reserve visto che attualmente sono due cose diverse dato che operano in base a parametri operativi differenti.

Per farlo c'è bisogno di un'autorità singola che impone tasse e spende. Ecco perché Macron vuole un esercito europeo; ecco perché continuano a emettere obbligazioni tramite la Commissione europea (dapprima per il cambiamento climatico, poi le obbligazioni SURE durante la pandemia, poi le obbligazioni SURE per la guerra in Ucraina). Hanno provato qualsiasi cosa immaginabile, ma il mercato continua a respingere tutti i tentativi. Questo, in realtà, significa che chiunque sia dietro Trump sa come battere queste persone.

La geopolitica, la politica nazionale, i mercati finanziari sono guidati tutti dalla stessa storia: la vera guerra non è (ancora) cinetica, bensì finanziaria. Se l'amministrazione Trump dovesse perdere la guerra finanziaria, allora essa diventerebbe cinetica perché è l'unica altra opzione.


CONCLUSIONE

La Scuola Austriaca è ottima per un'analisi approfondita della radice dei problemi economici. Ciò a sia volta significa un ampliamento delle prospettive: il modo in cui opera la FED nel contesto di ciò che sappiamo e abbiamo scoperto riguardo l'eurodollaro. Alla fine tutti rispondono agli incentivi, anche la “malvagia” FED. Cosa succede quando quest'ultima deve affrontare una minaccia esistenziale? Non sto parlando del crack-up boom, ma della guerra contro la City di Londra e la cricca di Davos. Privarsi di questo strumento significa far vincere l'avversario a tavolino. Perché, vedete, esiste di fatto il valore soggettivo ed è indubbio. Al contempo, l'interconnessione dei vari valori soggettivi va a formare una realtà oggettiva che non si può discutere, bensì osservare. Le proprie prescrizioni lasciano il tempo che trovano e invece si deve agire nel proprio miglior interesse in base agli input che riceviamo. Ovviamente si tratta di figure, quelle istituzionali, che non sono affatto schierate per il “bene” della popolazione; non esistono buoni o cattivi, ma solo una variegata scala di grigi. Scegliere una parte e quindi migliorare la propria posizione, in questa strana coincidenza storica di interessi tra FED e investitori/risparmiatori/gente comune, non significa abiurare i principi e la teoria. Significa semplicemente non voler finire dalla padella alla brace, cosa che accadrebbe se venisse rimossa dall'equazione la FED e la Banca d'Inghilterra/BCE avessero campo libero. Soprattutto, poi, quando si realizza che gli USA sono un esempio virtuoso attualmente nel mondo intero e che l'indipendenza dalla Corona inglese è avvenuta solo di recente. Per quanto potesse essere un indipendenza politica formale, non lo è mai stato dal punto di vista finanziario; ecco perché il passaggio dal LIBOR al SOFR è qualcosa di epico e spartiacque. Cosa succede quando non sono più i globalisti al controllo della banca centrale più potente del mondo bensì un gruppo, diciamo, di “patrioti” che pensa principalmente ai propri interessi e quelli della nazione in cui vivono?

Quando Powell ha ripetuto, in diverse occasioni, che in futuro ci sarebbe stato spazio per più di una valuta di riserva mondiale stava implicitamente suggerendo il corso d'azione che sarebbe stato intrapreso negli USA per proteggere il dollaro. Attualmente il biglietto verde possiede tutti e tre gli aspetti di una valuta che viene usata internazionalmente e che è sottoposta, quindi, al Dilemma di Triffin: unità di conto, mezzo di scambio, riserva di valore. L'unità di conto può rimanere, perché è quella caratteristica che conta di meno in questo caso. Per quanto riguarda il mezzo di scambio, invece, la digitalizzazione sta portando alla ribalta una serie di soluzioni che permettono la diversificazione. Non c'è bisogno di una singola valuta per evitare i costi del Forex intermediati dalla City di Londra. Per il settlement ormai, con la rivoluzione Bitcoin, non c'è bisogno che sia una cosa sola. Ciò che conta è che i costi si stiano riducendo e che si possa evitare di pagare il pedaggio agli intermediari. Quest'ultimo aspetto è quello critico, perché i proventi da esso vengono trasformati in potere politico.

L'emancipazione dalla Tavola Alta può passare esclusivamente da questa via: abbandonare il vecchio sistema e dominare il proprio. È una questione di sopravvivenza non di bontà d'animo o benevolenza nei confronti della popolazione. E questa coincidenza di obiettivi può e dovrebbe essere capitalizzata.

Sopravvivere e pensare alla propria “salute” significa anche rinunciare a parti del vecchio sistema che avevano reso (artificialmente) dominante gli USA sui mercati. Non farlo significa far materializzare tutte quelle voci che vogliono concorrenti spuntare in ogni angolo del mondo e sottrarre lo scettro di punto di riferimento finanziario agli Stati Uniti. Possono farlo, e forse un giorno sarà così, ma ciò che vediamo sui mercati è una “ri-dollarizzazione” e l'uso diffuso di un asset liquido e ancora credibile. La volontà di ripulire la propria casa fiscale/monetaria da parte dello Zio Sam avvalorerà ancora di più la scelta di selezionare il dollaro per le transazioni internazionali, anche senza imposizioni di sorta. C'è poco da girarci intorno: i mercati monetari americani sono i migliori al mondo. Nessuno dice che sarà un cammino liscio e senza ostacoli, ma non ci sono altre opzioni. Rispetto a una cricca di Davos che odia visceralmente le persone e il loro individualismo, meglio gente come quella dei NY Boys che sono sostanzialmente indifferenti alle persone comuni e perseguono i propri interessi.

Il loro interesse principale adesso è duplice: aggiustare il flusso di cassa della nazione (troppe spese) e il problema delle passività (soprattutto quelle non finanziate). Il primo problema si risolve tagliando la spesa, agevolando la crescita del settore privato tagliando le tasse e limitando la fuoriuscita di dollari all'estero tramite i dazi. A causa delle politiche ambientali, poi, molti asset americani sono valutati 0 sul bilancio della nazione. Una volta contabilizzati il debito americano apparirà molto più sostenibile. Questo accoppiato, inoltre, con una Federal Reserve che continua a ridurre il ritmo della stampa di denaro.

Il mio esercizio su questo blog è quello di individuare le cause alla radice dei mali economici e qual è quella cosa che si può cambiare di più per migliorare il mondo nel breve, medio e lungo termine. Chi è il nemico più vicino? Quali sono i suoi punti di forza e debolezza? Come neutralizzarli? Abbiamo capito ormai che si tratta di Londra e Bruxelles. I tre passi per togliere loro potere sono:

  1. Accesso precluso al denaro pubblico: niente più soldi delle tasse per far pagare tutti i conti agli americani;
  2. Accesso precluso al denaro privato: raid ai proventi dei cartelli e delle ONG, cosa che ad esempio ha scatenato le rivolte a Los Angeles;
  3. Prosciugare la loro ricchezza: si tratta dei fondi rubati nel corso dei secoli e stipati in banche di cui nessuno ha mai sentito parlare.

Per quanto le soluzioni non siano perfette per i punti 1 e 2, l'amministrazione Trump sta facendo un buon lavoro. Il punto cruciale è il terzo: come si fa affinché mettano in gioco i loro di soldi? Come si fa a far percepire loro dolore economico in prima persona? Si rende altamente costoso il loro accesso al capitale e si tagliano le fonti di approvvigionamento al collaterale. In questo modo devono per forza rivolgersi ai loro di fondi per mandare avanti le guerre che vogliono. Come si batte un nemico che ha più armi, più potere e più denaro di voi? Lo si manda in rovina. Come lo si manda in rovina senza che esso se ne accorga? Gli si fa pensare che può vincere e lo si impantana nella fallacia dei costi irrecuperabili. Un esempio “sul campo” riguardo questa tattica è la strategia russa nel non voler far saltare in aria nemmeno uno dei venti ponti sul fiume Dnieper. La NATO ha continuato quindi a rifornire l'Ucraina, convincendosi che avrebbe potuto battere la Russia (l'unico distrutto a Kherson era stato precedentemente danneggiato severamente dagli stessi ucraini).

Lo stesso sta accadendo in Europa dove è stata costruita una camera di risonanza dove gli utili idioti elogiano l'UE senza rendersi conto che vengono privati della loro ricchezza per mantenere vivo un colosso dai piedi d'argilla. Quando poi la cricca di Davos dovrà mettere in campo i propri di fondi, perché “i soldi degli altri” finiscono sempre (soprattutto ora con la contrazione dell'offerta di eurodollari e la LBMA che vede sanguinare le proprie riserve d'oro), allora quello sarà il momento esatto dove attaccare in forze per sottrarli. E sulla faccia della Terra ci sono solo pochissime istituzioni in grado di fare una cosa del genere: la Federal Reserve è una di queste.

Ciò che vedremo in futuro sarà un suo ritorno a quello che era prima degli anni '30, effetto anticipato dalla regionalizzazione dei tassi d'interesse e del costo del capitale. Essa sarà il prestatore di ultima istanza per il mercato domestico e per quello delle stablecoin basate sul dollaro; imposterà il valore del dollaro per i mercati internazionali, decidendone il valore per chiunque sarà costretto a bussare alla sua porta.


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venerdì 30 maggio 2025

La grande riorganizzazione degli USA (Parte #2)

 


di Francesco Simoncelli

(Versione audio dell'articolo disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-grande-riorganizzazione-degli-ae4)

COPRIRE IL DOLLARO E RICAPITALIZZARE L'AMERICA

I mercati hanno iniziato a scontare una ricapitalizzazione degli Stati Uniti il ​​giorno dopo le elezioni presidenziali, quando è stato chiaro che sarebbe stato Trump a vincere. È più comune parlare di ricapitalizzazione in termini di un'azienda, ma lo stesso concetto può essere applicato a un Paese. Fa riferimento a una ristrutturazione del quadro finanziario ed economico di un'entità, oltre a stabilizzare la struttura del capitale. Per gli Stati Uniti, questo deve essere fatto sui seguenti livelli:

• Debito pubblico e salute fiscale;

• Stabilità del dollaro;

• Rilancio economico.

Se il team DOGE avrà successo, il suo sforzo contribuirà notevolmente a consolidare le finanze del governo federale e a stabilizzare il dollaro. Eviterebbe anche una crisi del debito sovrano, poiché la domanda di titoli del Tesoro statunitensi aumenterebbe quasi certamente. E se riuscisse a tagliare in modo netto l'attuale struttura normativa e amministrativa, ciò contribuirebbe notevolmente alla rivitalizzazione economica. Ci vorrebbe del tempo, ma assisteremmo a una rinascita delle piccole imprese in questo Paese se lo Stato profondo venisse smantellato. Allo stesso tempo tassi d'interesse normalizzati contribuirebbero a invertire cinque decenni di finanziarizzazione, il che aprirebbe la strada a una rinascita della classe media americana, un tempo fiorente.

Ma non si può essere totalmente ottimisti: anche se tutto ciò si verificasse, non cancellerebbe 50 anni di pessime politiche economiche dall'oggi al domani. Né cancellerebbe il debito nazionale di circa $36.000 miliardi.

Ed è qui che emerge un nuovo, curioso piano...

La senatrice del Wyoming, Cynthia Lummis, ha presentato un disegno di legge per istituire una “Riserva strategica in Bitcoin” per il governo degli Stati Uniti. La legge propone che il Dipartimento del Tesoro e la FED acquistino 200.000 bitcoin all'anno per cinque anni. L'obiettivo è accumulare un milione di bitcoin, quasi il 5% dell'offerta totale. Ai prezzi attuali, ciò equivale a oltre $100 miliardi in Bitcoin, ma se la FED portasse a termine questo piano, il prezzo in dollari aumenterebbe notevolmente, probabilmente di 5 volte o più. Donald Trump ha espresso il suo sostegno a questo piano, così come numerosi dirigenti aziendali.

Marc Andreessen, fondatore di Netscape e della società di venture capital Andreessen Horowitz, è uno di questi. Di recente ha rivelato di aver trascorso circa metà del suo tempo a Mar-a-Lago a lavorare con la nuova amministrazione Trump dopo le elezioni. Alla domanda su quale sarebbe la destinazione d'uso di questa “Riserva Strategica in Bitcoin”, le risposte fornite sono vaghe, incentrate sulla stabilità economica, la sicurezza nazionale e il rimborso del debito pubblico... ma c'è anche un altro aspetto. La mia scommessa è che Bitcoin sarà reso una forma di collaterale e quindi utilizzato per ricapitalizzare il sistema bancario e coprire i mercati dei titoli del Tesoro statunitensi. Bitcoin sarebbe perfetto per questo compito.

Naturalmente questo non era il suo scopo originale, non è per questo che mi sono avvicinato a questa tecnologia nel 2011. All'epoca ero interessato a Bitcoin come moneta, non come un meccanismo per contribuire a ricapitalizzare il sistema finanziario attuale. Tuttavia ho imparato a non lasciare che la “perfezione” fosse nemica della “scelta migliore”.


IL PIANO “AMERICA FIRST” SI CONCRETIZZA

Trump ha nominato Howard Lutnick come Segretario al Commercio. Non credo che sia molto noto, ma è l'amministratore delegato della società di investimenti Cantor Fitzgerald. Essa offre ai clienti istituzionali una vasta gamma di servizi finanziari ed è anche uno dei 24 Primary dealer del Federal Reserve System. Si tratta di una posizione davvero privilegiata, dato che i Primary dealer partecipano all'asta dei titoli del Tesoro USA e ricevono accesso diretto ai finanziamenti a basso costo della FED attraverso la “finestra di sconto” e il mercato pronti contro termine. Tutto questo per dire che Lutnick è un vero insider ed è in sintonia con i meccanismi che stanno alla base del sistema finanziario basato sul dollaro. Ed è qui che la storia si fa interessante...

All'inizio di quest'anno Cantor Fitzgerald ha investito $600 milioni in una società chiamata Tether. Cantor ora detiene circa il 5% della società. Tether emette l'omonima stablecoin in dollari: una criptovaluta che funziona in modo simile a Bitcoin, solo che è agganciata 1 a 1 al dollaro. Ciò significa che un USDT equivale sempre a circa 1 dollaro. Mantenere questo ancoraggio è piuttosto semplice: gli utenti acquistano USDT con dollari, Tether prende poi quei dollari e li investe in vari asset, tra cui titoli del Tesoro USA, Bitcoin e oro. Questo crea una riserva di asset a supporto di ogni USDT emesso.

Poco dopo l'investimento di Cantor in Tether, negli ambienti finanziari ha iniziato a diffondersi la voce che stesse anche sviluppando un fondo per prestare dollari a fronte di garanzie in Bitcoin, con Tether come elemento fondamentale di tale infrastruttura. E ora possiamo vedere il piano iniziare a prendere forma...

Sotto la guida di Cantor Fitzgerald, vedremo il sistema finanziario tradizionale iniziare a prestare dollari coperti da Bitcoin, proprio come accade con altri beni durevoli come gli immobili. Ciò significa che il governo statunitense potrà prendere in prestito dollari coperti dalla sua “Riserva Strategica in Bitcoin”, ottenendo così una seconda fonte di finanziamento oltre all'emissione di titoli del Tesoro. L'effetto netto è che il dollaro sarà in una certa misura coperto da Bitcoin e quest'ultimo sarà monetizzato. Ciò a sua volta stimolerà anche la domanda di USDT, in quanto rappresenta lo strato intermedio tra i dollari tradizionali e Bitcoin. Con l'afflusso di capitali verso USDT, Tether li investirà in asset di riserva, rafforzando ulteriormente il dollaro; e con un Primary dealer come Cantor che ora sostiene l'azienda, possiamo aspettarci che Tether investirà anche in titoli del Tesoro statunitensi.

Più ci penso, più mi rendo conto che si tratta di un piano davvero brillante.

Il governo degli Stati Uniti acquisterà un milione di bitcoin nei prossimi cinque anni per creare la sua riserva strategica. Nel frattempo il sistema finanziario sta creando l'infrastruttura necessaria per erogare prestiti in Bitcoin come garanzia. Ciò significa che la “Riserva Strategica in Bitcoin” coprirà il dollaro. Allo stesso tempo altre istituzioni e individui useranno questi prestiti garantiti da Bitcoin, consentendo a quest'ultimo di fungere da riserva personale. Questo convoglierà un maggiore capitale in Tether, che a sua volta acquisterà titoli del Tesoro statunitensi, cosa che a sua volta sosterrà le finanze del governo americano riducendo la necessità di investimenti esteri. Una tale dinamica sbloccherà un'immensa quantità di valore attualmente depositata in Bitcoin. È logico che gran parte di questo capitale verrà utilizzato per stimolare l'attività economica e forse anche per iniziare a risolvere il problema delle infrastrutture americane in rovina.

E non deve per forza fermarsi a Bitcoin...


LA RIMONETIZZAZIONE DELL'ORO

Il governo degli Stati Uniti possiede ancora 8.133,46 tonnellate d'oro. Si tratta della più grande riserva aurea conosciuta al mondo. Precedenti funzionari, tra cui l'ex-presidente della FED, Ben Bernanke, hanno sempre minimizzato la questione. Quando gli venne chiesto perché il governo degli Stati Uniti detenesse ancora oro, Bernanke rispose che era “per tradizione”... a dir poco assurda come risposta. Ovviamente il governo degli Stati Uniti ha sempre riconosciuto l'importanza strategica della sua enorme riserva aurea, altrimenti l'avrebbe venduta molto tempo fa. Se il governo monetizza Bitcoin come descritto sopra, è ragionevole che monetizzi anche l'oro. La stessa infrastruttura utilizzata per garantire Bitcoin potrebbe essere utilizzata per l'oro.

È interessante notare che il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti contabilizza ancora le sue riserve auree a un valore contabile di $42,22 l'oncia in bilancio. Questo valore stima l'oro del governo statunitense a $10,4 miliardi... una goccia nell'oceano oggi. Tuttavia l'oro oggi viene scambiato oltre $3.000 l'oncia mentre scrivo. Le riserve auree statunitensi valgono circa $800 miliardi ai prezzi correnti e il prezzo dell'oro salirebbe ancora di più se venisse rimonetizzato. Un aumento del prezzo dell'oro (in dollari) ricapitalizzerebbe ulteriormente l'America e contribuirebbe a fornire un'altra soluzione al debito nazionale.

Infatti negli ultimi anni abbiamo assistito a numerose proposte per operazioni del Dipartimento del Tesoro coperte dall'oro. L'ex-capo stratega di Trump, Steve Bannon, ha suggerito che la seconda amministrazione Trump potrebbe perseguire politiche monetarie coperte dall'oro nel tentativo di ridurre il debito nazionale; anche l'ex-candidata di Trump alla FED, Judy Shelton, ha promosso l'idea di titoli del Tesoro coperti dall'oro.

Inoltre il Project 2025 della Heritage Foundation richiede esplicitamente la rimonetizzazione dell'oro. Trump vi ha preso le distanze durante la campagna elettorale, ma due dei suoi nuovi membri del gabinetto vi hanno contribuito direttamente, tra cui il direttore entrante dell'OMB Russell Vought, il più influente per quanto riguarda le questioni monetarie.

Ripristinare il ruolo monetario dell'oro all'interno del sistema finanziario basato sul dollaro aumenterebbe quasi certamente la fiducia globale nel biglietto verde e nei titoli del Tesoro statunitensi. Insieme alla monetizzazione di Bitcoin, questo potrebbe anche sbloccare migliaia di miliardi di dollari di valore intrappolato che potrebbero essere utilizzati per ripagare il debito nazionale.


DAVVERO POTREBBE ACCADERE?

Prima di tre anni fa non pensavo che nulla di simile potesse mai essere possibile. Ero “black-pilled”, come si dice oggi: non pensavo che il sistema potesse essere riformato, soprattutto a causa di un'esperienza passata, ovvero quella di Ron Paul nel 2012. All'epoca esisteva un sito chiamato The Daily Paul attraverso il quale i sostenitori riportavano tutto ciò che vedevano accadere nelle loro contee e nei loro stati. I media tradizionali, inclusa Fox News, facevano di tutto per far sembrare Ron Paul un pazzo senza alcun supporto popolare; la realtà è che aveva il Partito Repubblicano contro. Arrivò addirittura un momento in cui un numero significativo di suoi delegati venne eletto alla convention nazionale, i quali avevano intenzione di votare per Ron Paul come candidato repubblicano alla presidenza. Ma gli imbrogli erano proprio dietro l'angolo: il Partito Repubblicano arrivò ​​al punto di revocare le credenziali a intere liste di delegati di Ron Paul e poi a sostituirli con quei nomi che più gli aggradava.

Per il Partito Repubblicano nel suo complesso, si trattava solo di assicurarsi che l'elettore repubblicano medio credesse che Ron Paul fosse un candidato marginale con idee folli. Non voleva che la gente sentisse cosa avesse realmente da dire, perché sapeva che avrebbe trovato eco in molti elettori. Una giornalista di nome Deborah Smarth ha scritto un libro su quanto accaduto durante quella stagione delle primarie repubblicane, intitolato America's Lost Opportunity: Stolen Victories 2012.

La Smarth ha documentato molti esempi di pratiche ingannevoli e ostili da parte del Partito Repubblicano durante quella campagna elettorale. Inutile dire che il cinismo era tutto quello che mi sono portato dietro dopo quell'esperienza, soprattutto quando si vede un candidato che sosteneva la riforma fiscale e un ritorno ai principi fondanti dell'America venir sostituito da un sostenitore dei globalisti come Mitt Romney.

Mi sono, quindi, aggrappato al cinismo per un decennio. Per il momento, però, l'ho messo da parte: c'è qualcosa di diverso in quello che sta succedendo oggi. Considerati tutti i punti che abbiamo collegato in questo saggio, e tutte le briciole di pane che ci hanno portato fin qui e raccolte nel mio ultimo libro intitolato Il Grande Default, credo che all'agenda “America First” gli si debba dare una possibilità. Certo, non è filosoficamente coerente come il piano di Ron Paul, ma è certamente migliore di quello che abbiamo ora ed è decisamente migliore di quello che i globalisti vorrebbero imporre.

Ecco cosa c'è di diverso in quello che sta succedendo oggi... Stiamo assistendo a una strana coalizione di giganti della tecnologia, addetti ai lavori di Wall Street, i nuovi media (con Joe Rogan e Tucker Carlson come protagonisti) ed ex-Democratici che si uniscono attorno al team di Trump e alla sua agenda “America First”. Anche Robert F. Kennedy Jr. è a bordo e il suo cognome rappresenta forse la dinastia politica più iconica del Partito Democratico nella storia americana. Sulla stessa linea Joe Rogan ha appoggiato Bernie Sanders nel 2016; ora sostiene attivamente il programma “America-First”.

Questa non è altro che una controrivoluzione contro il programma globalista. 

È di natura apartitica ed è guidata da qualcosa di più dell'interesse personale: è guidata dall'autoconservazione. Di chi? Del sistema bancario commerciale statunitense. Quindi sono convinto che lo sforzo di riforma a cui stiamo assistendo oggi sia sincero. C'è un piano in atto e non ha nulla a che vedere con l'amministrazione Trump del 2016, la quale nominò un gruppo di vecchi neoconservatori repubblicani (neocon) che alla fine fecero saltare tutto in aria. Ovviamente non so se i NY Boys e l'amministrazione Trump riusciranno a portare a termine il loro piano, ma penso che abbiano una ragionevole possibilità di successo. Sarà affascinante osservare come si evolverà il tutto.

E ci sono anche importanti implicazioni per gli investimenti...


INVESTIRE IN UN MONDO IN CUI L'AMERICA È AL PRIMO POSTO

Se ciò di cui abbiamo discusso oggi si realizzerà, entreremo in un mondo che nessuno di noi ha mai conosciuto prima. Non avrei mai pensato, nemmeno per un secondo, che una cosa del genere sarebbe stata possibile ma se i puntini si uniscono come li abbiamo uniti, ci troveremo in un mondo deflazionistico in cui la massa monetaria statunitense si ridurrà, così come la dimensione del governo federale stesso.

Questa non è una buona notizia per i multipli di valutazione nei mercati azionari. I titoli tecnologici in forte crescita, attualmente scambiati oltre 30X il valore di vendita, quasi certamente torneranno a livelli di valutazione più ragionevoli. Non credo però che questo scenario porterebbe a un'Armageddon nel mercato azionario, semplicemente perché il capitale d'investimento troverebbe probabilmente interessanti le azioni statunitensi in un mondo in cui la spesa pubblica è sotto controllo e la regolamentazione non è apertamente ostile alle imprese e al commercio. Inoltre il mondo che stiamo descrivendo è un mondo in cui 50 anni di finanziarizzazione verrebbero gradualmente invertiti.

In questo mondo, il mercato azionario tornerebbe gradualmente a rispecchiare l'economia reale. Proprio come ai vecchi tempi. Naturalmente ci saranno delle aziende che ne trarranno vantaggio e altre no. Nel frattempo Bitcoin e oro continueranno a salire in dollari. Per Bitcoin non c'è altro da fare che salire se il governo degli Stati Uniti inizierà ad acquistare 200.000 unità all'anno. Pensate a questo: ci saranno solo 21 milioni di bitcoin in circolazione, ma 19,8 milioni di questi sono già stati minati e ne restano solo 1,2 milioni da immettere in circolazione. Non solo, ma il protocollo di Bitcoin riduce esponenzialmente il numero di nuovi bitcoin minati nel tempo. Possiamo calcolare con certezza matematica che l'ultimo blocco non verrà minato prima del 2140; sono 116 anni da oggi e questa scarsità è il motivo per cui Bitcoin è prezioso come asset finanziario.

La prospettiva rialzista per l'oro in questo scenario non è così diretta. Infatti ci si aspetterebbe che la deflazione risulterà negativa per il suo prezzo in dollari. La rimonetizzazione dell'oro aumenterà la domanda da parte delle banche centrali e degli investitori istituzionali. Ogni istituto che attualmente detiene titoli del Tesoro USA come asset di riserva allocherà molto probabilmente anche una parte delle proprie riserve in oro.

Allo stesso tempo il dollaro si rafforzerà rispetto alle valute estere; soprattutto nei confronti dell'euro. Come investitori, penso che sostenere le proprie finanze con oro e Bitcoin sia la cosa più importante che si possa fare. Dovrebbero essere trattati entrambi come vere e propri asset di riserva, non come veicoli d'investimento. In altre parole, lo scopo di acquistare oro e Bitcoin non è investire valuta oggi nella speranza di ottenere più valuta domani. No, si tratta di scambiarla con le due principali riserve ufficiali mondiali. In questo modo ci si ritroverà un bilancio solido con una solida copertura finanziaria.

Questo apre una serie di strategie interessanti, soprattutto in un mondo in cui si possono usare queste riserve per collateralizzare e accelerare i propri investimenti. Una delle strategie più interessanti oggi, a livello aziendale, riguarda le “convertible note”: emettere obbligazioni a leva coperte da Bitcoin, ad esempio.

A livello individuale, invece, ci sono le “mortgage note” (cambiali ipotecarie). La maggior parte degli investitori sa che esiste un mercato immobiliare in ogni grande città degli Stati Uniti. Le persone comprano e vendono immobili ogni giorno. Non credo che molti si rendano conto che esiste anche un mercato per le cambiali ipotecarie: mutui su case unifamiliari e terreni. In qualsiasi momento ci sono centinaia di questi mutui in vendita e sono disponibili per gli investitori al dettaglio, senza bisogno di accreditamento. Acquistare cambiali ipotecarie è l'altra faccia della medaglia rispetto all'acquisto di immobili da dare in affitto. Con le cambiali non si possiede la casa, solo il debito. E questo significa che non si è responsabili per la pulizia dei tappeti, la tinteggiatura delle pareti o la riparazione della doccia che perde. Non ci sono spese impreviste che potrebbero intaccare il flusso di cassa mensile.

Inoltre si possono sempre trovare mutui a prezzi accessibili. Che ci crediate o no, la maggior parte delle cambiali ipotecarie disponibili sul mercato secondario si colloca nella fascia di prezzo più bassa. Questo perché banche, compagnie assicurative e hedge fund tendono a vendere le loro vecchie cambiali ogni volta che acquistano un blocco di cambiali più consistenti con durate più lunghe. Devono costantemente mantenere una “scala” di durata all'interno del loro portafoglio. Le cambiali ipotecarie sono un investimento molto interessante in un mondo deflazionistico, dove non bisogna preoccuparsi di un drastico calo del potere d'acquisto della valuta.

Inoltre le cambiali ipotecarie offrono rendimenti più elevati rispetto agli immobili in affitto nel clima attuale, dato l'aumento dei tassi d'interesse. Sono un ottimo strumento per creare un reddito mensile passivo. E se si usasse quest'ultimo per finanziare altri investimenti, inclusi investimenti con tassi di rendimento garantiti contrattualmente?

Ci sono parecchi pezzi di questo puzzle, ma una volta compresi – e come si incastrano tra loro – creare un sistema di investimento è alla portata di chiunque. L'idea alla base di un sistema di investimento del genere è semplice ed è quella che viene adesso usata da quelle aziende che utilizzano le “convertible note” per comprare Bitcoin: sostengono le proprie finanze con oro e Bitcoin, poi usano il loro flusso di cassa per coprire gli strumenti finanziari emessi e finanziare nuovi investimenti, inclusi quelli che aumentano ulteriormente il loro flusso di cassa. In questo modo si viene a creare un “effetto valanga” che aumenta il proprio patrimonio e il reddito nel tempo.

Il punto chiave è che questa strategia funziona meglio in un contesto in cui il potere d'acquisto del dollaro rimane relativamente stabile. Ecco perché il programma “America First” potrebbe rivelarsi un’importante manna per gli investitori in futuro.

Generare un flusso di cassa mensile: investire, ad esempio, in cambiali ipotecarie per creare un reddito passivo senza le complicazioni della gestione immobiliare;

Sfruttare il proprio flusso di cassa (sottoponendolo eventualmente a leva): usare tale questo reddito per finanziare altri investimenti ad alto rendimento, creando un “effetto valanga” che fa crescere il proprio patrimonio in modo esponenziale.

Proteggere il proprio patrimonio: integrare i modi migliori per sostenere le proprie finanze con oro e Bitcoin, garantendo stabilità, anche in un contesto deflazionistico.

Inutile ricordare che si tratta di ipotesi personali e non rappresentano un invito automatico all'azione. Questi comunque sono temi che vengono trattati in maggiore dettaglio nel servizio di consulenza del blog prenotabile su Calendly.


CONCLUSIONE

Quando parlo della cricca di Davos mi riferisco a quel gruppo costituito da banchieri e famiglie europei le cui ambizioni colonialiste non sono mai scomparse. Il loro modus operandi è sempre stato uno: destabilizzazione, estrazione di ricchezza, crollo, obiettivo successivo. Il modo migliore per pensare a essi è quello di immaginarli come locuste: si spostano in un territorio, lo destabilizzano dall'interno, creano caos nella società, cambiano leggi/regole, estraggono il capitale, lo spediscono altrove e riniziano il processo da lì. Gli Stati Uniti sarebbero dovuti essere i prossimi e la Cina dopo di essi. C'hanno provato con la Russia ma sono stati rispediti al mittente. Lo strappo con gli Stati Uniti, invece, è avvenuto nel momento in cui Powell e Williams sono stati posti come governatore e vice, e hanno iniziato a lavorare sul SOFR (forse anche prima, ma con loro due alla FED è stato lapalissiano). Come ho scritto nel Capitolo 3 del mio ultimo libro, Il Grande Default, il coordinamento a livello di banche centrali sin dalla crisi del 2008 denotava una volontà comune di portare l'attuale sistema economico/finanziario post-Seconda guerra mondiale alla sua naturale morte e riciclare la classe dirigente che l'ha scombussolato in quello nuovo.

Se la classe oligarchica americana, la classe bancaria americana, ha infine guardato cosa c'era oltre l'orizzonte e ha capito che non avrebbero fatto parte di coloro che avrebbero dettato le regole nel nuovo sistema, allora avevano tutti gli incentivi di questo mondo a opporre resistenza. E il modo migliore affinché la opponessero era quello di combattere, inizialmente, a livello finanziario e poi seguire il flusso del denaro: passare successivamente al livello culturale, al livello giudiziario, al livello politico, ecc. Nel caso in particolare, controllare il flusso di denaro tramite la riconquista della politica monetaria da parte della FED avrebbe significato rimuovere quegli “agenti infiltrati” che facevano gli interessi dei globalisti. Ed è qui che siamo ora: la rimozione di quel cancro che ha corrotto le istituzioni americane. Inutile dire che questo passaggio è meglio esemplificato nella concretezza dal marciume portato a galla dalle investigazioni del DOGE.

Quanto detto accade internamente, a livello internazionale la stessa “pulizia” viene portata avanti dai dazi e dagli accordi commerciali. Avete notato come 48 ore dopo la visita di Vance in India e l'intavolamento di un nuovo accordo commerciale con Modi, Pakistan e India hanno rischiato di far partire i razzi nucleari? E chi ha profonde radici di intrallazzi nella regione? Gli inglesi. Quel tipo di relazioni sono vecchie e radicate, e cambiarne la dinamica comporta una reazione violenta ed esagerata. Ecco perché la stampa (di stampo inglese) attacca senza tregua la nuova amministrazione facendola passare per spacciata e ingenua. Non analizza per niente il suo piano messo in campo, facendo invece apparire i membri che ne fanno parte come spaesati e divisi. Classico esempio di modus operandi dell'MI6, tra l'altro.

La rinegoziazione dei vecchi accordi commerciali viene fatta, adesso, a vantaggio degli USA, non più un volano per spolpare la nazione della sua prosperità e trasferirla all'estero. Infatti la politica estera americana, ad esempio, è stata fino al 2024 in mano ai globalisti oltreoceano. Il passo successivo è quello di cambiare il modo in cui vengono tassati gli americani, riformando una delle più grandi ingiustizie fiscali del mondo: l'imposta sul reddito. Saranno gli altri a pagare per la gigantesca mole di debito emessa, ad esempio, dalla Yellen nel 2024 per fare un favore a Londra e Bruxelles. Non si può non partire da un fatto: il collaterale è ciò che conta e conterà sempre, e quello di qualità superiore a livello internazionale e che permette di accedere al mercato dei finanziamenti rapidi più liquido al mondo è rappresentato dai titoli di stato americani. E questo lo sappiamo dal fatto che, secondo un articolo recente della Reuters, la BCE è preoccupata dal fatto che non tutti gli stati membri dell'UE potranno accedere alle linee di swap della FED in caso di difficoltà. Ed è una realtà già adesso, visto che la BCE stessa deve presentarsi alla finestra di sconto della FED, cappello in mano, per ottenere prestiti. Li ottiene, però, a un tasso d'interesse superiore rispetto a quello pagato dalle banche americane (uno spread di circa 80 punti base). Questo a sua volta significa che il margine attraverso il quale la nazione può assorbire e sostenere il rollover del debito interno sta aumentando. Prosciugare all'estero il mercato degli eurodollari e all'interno far rimanere quanto più possibile i titoli di stato americani. Non scordiamoci che i più grandi possessori di obbligazioni statunitensi, a oggi, sono Londra e Bruxelles (insieme alle loro succursali) ammassati durante la presenza della Yellen al Dipartimento del Tesoro. Stanno usando questo stock per puntellare i loro di problemi economici, perché nelle prime fasi di una crisi della valuta, il valore della stessa aumenta dato che i capitali vengono richiamati in patria per affrontare i problemi. Poi scende. Sia l'euro che lo yen si trovano nella stessa situazione, ma per ragioni diverse ed entrambi sono alla mercé della FED. Gli accordi commerciali sulla scia dei dazi serviranno a capire chi è “amico” e “nemico” degli USA, e ovviamente chi avrà accesso alle linee di swap.

Questa strategia viene ulteriormente portata avanti dalla proposta di legge al vaglio adesso al Congresso, la quale prevederebbe il decadimento delle agevolazioni fiscali per quelle compagnie estere che decidono di acquistare titoli obbligazionari americani. Per quanto possa esserci un selloff iniziale, i titoli di stato americani rimangono ancora il collaterale per eccellenza nei mercati mondiali. Il SOFR ha cambiato tutte le carte in tavola e adesso per avere dollari bisogna andare solo dalla FED. In parole povere, contrazione dell'offerta di dollari all'estero, rimpatrio di capitali, rinnovo del debito americano in scadenza attraverso la domanda interna e strangolamento degli avversari tramite carenza di dollari (BCE e BOE). Infatti gli USA non hanno affatto bisogno di $36.000 miliardi in debito da emettere, ma solo $4-5.000 miliardi per rendere liquidi i mercati monetari interni. Ecco perché il resto del mondo avrà un prezzo per i dollari che circoleranno all'estero diverso da quelli che circoleranno internamente.

L'obiettivo principale dei NY Boys è quello di difendere il prezzo del dollaro in patria, non all'estero. Il LIBOR, invece, era stato progettato per ottenere il contrario. Adesso saranno gli altri a pagare un premio per usare i dollari. I cambiamenti messi in moto sono epocali e stanno segnalando la fine di un'era che ci portiamo dietro sin dalla nascita della Banca d'Inghilterra.

Senza togliere di mezzo quei figuri che hanno corrotto il denaro, non ci potrà essere denaro sano/onesto o libertà individuale. E la guerra tra i NY Boys e la cricca di Davos è la miglior occasione per ottenere entrambi come sottoprodotto delle loro schermaglie. Non esistono player più potenti sulla faccia della Terra della Federal Reserve e del Dipartimento del Tesoro statunitense che lavorano insieme; e se l'indipendenza degli USA passa dalle strategie che ho messo in evidenza in questo saggio e se anche solo la metà di esse verranno messe in pratica, allora questa è l'occasione d'oro che stavano aspettando anarcocapitalisti e libertari. È a dir poco ironico che potranno essere quelle due entità a realizzare il loro sogno. In passato erano divisi, oppure catturati dall'unica visione delle linee di politica impostata dal Partito democratico e dai globalisti. L'Unipartito del passato, infatti, ha costantemente lavorato per sconquassare l'America; il nuovo Unipartito sta lavorando per rimettere insieme i cocci e assicurarsi che per i prossimi 20 anni i Democratici rimangano a bordo campo.

Come ho documentato nel mio ultimo libro, Il Grande Default, è stata la crescita incontrollata del mercato dell'eurodollaro che ha distrutto il Paese, che l'ha fatto arrivare sull'orlo della bancarotta dal punto di vista dei bilanci. Per quanto riguarda la questione fiscale, non è difficile mettere a posto le cose... basta solo la volontà di farlo. Lato attivi e passivi, invece, beh lì è più complicato. Però pensate a questo adesso: davvero gli USA sono in debito per la cifra ufficiale che ascoltiamo sempre? E se parte di quel debito può essere cancellato mandando in bancarotta quelle entità a cui è dovuto? E se il sottosuolo dell'Alaska venisse finalmente contabilizzato attraverso i fondi sovrani che Trump vorrebbe creare in tutto il Paese?

E se, sempre restando in termini di attivi, il problema di Fort Knox non fosse l'assenza di oro fisico bensì la presenza di un numero superiore di metallo giallo rispetto alle cifre ufficiali?

I giorni in cui i globalisti erano al comando negli Stati Uniti sono finiti e questo significa anche la manipolazione del mercato dell'oro per pompare l'eurodollaro e facilitare il ripagamento dei prestiti esteri, nonché accedere a finanziamenti facilitati senza garanzie, sono finiti. Sono finite le manipolazioni all'apertura di Londra e New York in cui l'oro subiva violenta volatilità si stabilizzava durante l'apertura dei mercati asiatici e infine veniva abbattuto alla chiusura di New York. Se, però, Trump riuscirà a staccare un accordo di pace durevole in Europa orientale l'oro quest'anno terminerà la sua corsa... almeno fino alla crisi del debito sovrano che imperverserà nell'UE. E se un accordo di pace verrà trovato anche in Medio Oriente, allora il capitale restante in Europa non avrà altra scelta che volarsene in toto negli USA dato che non vedrà alcun futuro nel Vecchio continente.

Man mano che l'amministrazione Trump continuerà a ridurre “G” nel conteggio del PIL e gli investimenti privati ne prenderanno il posto, i prezzi delle commodity saliranno in risposta alla domanda industriale. La FED, di conseguenza, non avrà alcuna pressione a rialzare i tassi, anzi potrà abbassarli anche in virtù del fatto che l'economia statunitense, date queste premesse, è una cold economy ovvero gli aumenti dei prezzi sono trainati dalle materie prime, principalmente il petrolio. Ci sono tre modi in cui l'amministrazione Trump sta sgonfiando il prezzo di quest'ultimo (rompendo il cartello dell'OPEC e costringendo i mercati arabi alla trattativa):

  1. Nuovi permessi per le raffinerie;
  2. Smantellare i privilegi per l'industria dei veicoli elettrici;
  3. Porre fine alla miscelazione dell'etanolo dal mais.

Man mano che la ri-industrializzazione farà il suo corso, i prezzi nel lungo periodo tenderanno a scendere e favorire una crescita economica organica. Questo fornirà anche la giustificazione ideale per la FED affinché tagli i tassi e agevoli il mercato del credito interno. Come detto in passati articoli, in questa nuova era la FED non tornerà più allo zero e la sua linea di politica si assesterà intorno al 3% dei tassi di riferimento senza la paura di una crisi del credito. Un piano già in moto e di cui vedremo i risultati tra 18 mesi, giusto in tempo per le elezioni di medio termine.


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👉 Qui il link alla Prima Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2025/05/la-grande-riorganizzazione-degli-usa.html