venerdì 26 luglio 2024

Sovranismo, parte #7: la libertà trionfa su tutto

 

 

di Robert Breedlove

“Non sono le carestie, né i terremoti, né i microbi, né il cancro, ma l’essere umano stesso il pericolo più grande per sé stesso, per la semplice ragione che non esiste una protezione adeguata contro le epidemie psichiche, le quali sono infinitamente più devastanti dei peggiori disastri naturali.”

~ Carl Jung

Una psicosi di massa è un’epidemia psichica. Si verifica quando gran parte della società perde il contatto con la realtà e precipita nella follia. Come la psicosi individuale, una psicosi di massa si manifesta quando gli agenti perdono il contatto con le rispettive arene d’azione. Sebbene le cause della psicosi di massa siano molteplici, posso affermare che il denaro – un’estensione psicotecnologica critica della mente umana e la forma più alta di proprietà privata – è una pietra di paragone per una relazione integrata tra i singoli agenti e le loro rispettive arene socioeconomiche d'azione.

Quando il denaro è controllato centralmente, i sistemi di prezzo che coordinano l’azione umana sono corrotti dal capriccio burocratico: un rumore che soffoca il segnale dei desideri reali dei consumatori espressi attraverso l’acquisto e la vendita. Quando i segnali di prezzo sono corrotti dalla monopolizzazione, è sempre più difficile per gli attori di mercato valutare i risultati delle loro azioni (profitti e perdite). Tale confusione mentale induce una regressione nell’accumulo di capitale e quindi nella civiltà. Introducendo rumore in questo canale di comunicazione economica, gli sforzi imprenditoriali vengono gettati nel caos e ne derivano conseguenze socioculturali deleterie. La principale tra queste conseguenze della manipolazione monetaria è il fenomeno della psicosi di massa.

I processi alle streghe di Salem rappresentano un esempio storico su piccola scala (ma ben noto) di psicosi di massa. Negli anni 1692 e 1693 nell'attuale Danvers, Massachusetts, migliaia di persone, per lo più donne, furono brutalmente assassinate. Coloro assassinati non erano criminali, bensì capri espiatori psicologici di una società in balia della psicosi. Dopo che la frenesia si estinse definitivamente, non rimasero quasi più donne vive. La maggior parte delle persone oggi sa di questo massacro. Meno comunemente noto è che i decenni precedenti al famigerato culmine di questa psicosi di massa coinvolsero la contraffazione, i controlli sui capitali e le lotte stataliste che circondano il “privilegio sovrano” dell’emissione di valuta (ovvero il diritto di contraffarla).

Nel 1652 fu istituita la Boston Mint nel tentativo di impedire a chiunque (a parte la zecca) di contraffare la valuta. Furono applicate rigorose politiche di “perquisizione e sequestro” per impedire l’uscita dell’argento dal Massachusetts. Tuttavia queste misure furono di effetto limitato e sia la contraffazione che la fuga di capitali continuarono fino a quando il re d’Inghilterra emanò un “Order of Council” contro la defunta Boston Mint alla fine del 1686. Sebbene i documenti scritti siano scarsi, sembra che la contraffazione esplose ancora una volta a Salem nel periodo precedente agli orrori nei processi alle streghe di Salem. Nel 1690 Boston fece il passo coraggioso di diventare il primo governo della civiltà occidentale a emettere valuta fiat; nel 1692 le “streghe” venivano bruciate vive da una società sotto l’incantesimo di una psicosi di massa. Documenti scritti dell'epoca descrivono in dettaglio alcune attività di contraffazione che portarono a questo massacro psicotico:

Questi dollari spagnoli erano rozze ‘pannocchie’ ricavate da un ciuffo d’argento, senza nemmeno una forma standard. Gli spagnoli coniavano le pannocchie il più rapidamente possibile, principalmente come un modo semplice per inventariare e contrassegnare l'argento raffinato da spedire in Spagna dove sarebbe stato fuso per vari usi. Le pannocchie non erano state progettate per essere utilizzate come moneta circolante. Tuttavia nelle colonie queste monete d’argento grezze riempivano un grave vuoto economico e venivano utilizzate regolarmente. Sfortunatamente, a causa della loro forma irregolare, molti possessori di queste monete tosavano un piccolo pezzo d'argento dal bordo irregolare della moneta per venderlo in un secondo momento e poi spacciare la moneta per il suo intero valore. Man mano che queste monete circolavano da una persona all'altra, diventavano sempre più leggere. La forma irregolare non solo favoriva la tosatura, ma facilitava anche la contraffazione. Naturalmente i contraffattori avrebbero incluso quanta più lega possibile in modo che la moneta contenesse meno del contenuto minimo di argento richiesto (cioè la finezza).

La storia del denaro in questo periodo era uno dei tanti esempi della Legge di Gresham: gli incentivi spingevano le persone ad accendere prestiti, spendere il denaro debole e ad accumulare denaro forte. Altri esempi di contraffazione che portano alla psicosi di massa includono gli episodi di totalitarismo del XX secolo, di cui parleremo nella prossima puntata di questa serie di saggi. Come vedremo, lo statalismo nelle sue forme più estreme è incarnato dai processi alle streghe di Salem, poiché entrambi sono resi possibili dalla diffusa contraffazione della valuta. La domanda è: come sono correlati i fenomeni apparentemente non correlati della contraffazione monetaria e della psicosi di massa? Ancora una volta, le cause della psicosi di massa sono molteplici, ma il fattore che contribuisce alla contraffazione monetaria (e alle violazioni dei diritti di proprietà più in generale) è spiegato da un ramo delle scienze cognitive chiamato Material Engagement Theory.


Il bastone del cieco

“La mente non abita nel corpo, è invece il corpo che abita nella mente.”

~ Dr. Lambros Malafouris

In alternativa al materialismo, che considera la creazione di significato come un processo mentale puramente soggettivo, la Material Engagement Theory (MET) presuppone che il significato sia una proprietà emergente che gli attori manifestano attraverso l'interazione con il mondo materiale. Secondo la MET “la mente” non è un’entità strettamente legata al cervello, ma è invece un complesso di coinvolgimenti relazionali che incorpora cervelli, corpi e cose. Né soggettivo, né oggettivo, la MET sostiene che il significato è un fenomeno transiettivo simile all'adattamento darwiniano. Per chi sostiene questa teoria “il mondo” non è un dominio strettamente segregato che gli esseri umani esaminano con i sensi per trasmettere informazioni ai loro processori interni. La cognizione secondo la MET è invece una dinamica relazionale generata dall’accoppiamento di un organismo al suo ambiente, mediante appendici, strumenti, simboli o – come mostreremo – denaro e diritti di proprietà.

Un aspetto importante da comprendere sulla vita è la distinzione tra genotipo e fenotipo. Il genotipo è l'informazione digitale trasmessa su una forma di vita, in genere attraverso le generazioni e include il materiale genetico codificato nel DNA, ma può anche includere le norme culturali o istituzionali codificate attraverso interazioni ritualizzate con gli altri. Il fenotipo è la manifestazione fisica di uno di questi set di istruzioni comunicate geneticamente o culturalmente. Pensate al genotipo come a un algoritmo di sviluppo biologico (come il DNA di una tigre) e al fenotipo come il risultato dell'applicazione di queste istruzioni (le strisce mimetiche della tigre). Il genotipo è informazione; il fenotipo è l'istanziazione.

Spesso i biologi distinguono tra fenotipi standard ed estesi. Le corna di un ariete, ad esempio, sono un fenotipo standard poiché sono prodotte come parte dello sviluppo biologico dell’animale, mentre i ramoscelli utilizzati per costruire il nido di un uccello fanno parte del suo fenotipo esteso, poiché il codice genetico dell’uccello non ha assemblato direttamente la sua dimora. Contribuendo in modo significativo al proprio dominio sul mondo, gli esseri umani sono eccezionalmente abili nell'estendere i propri fenotipi. Gli esseri umani sono “cyborg nati” e specializzati nella progettazione, fabbricazione e utilizzo di strumenti sempre più sofisticati per la soddisfazione dei propri obiettivi. Gli strumenti quindi, e l’impegno con la realtà materiale più in generale, sono estensioni della mente umana. Come scrive il famoso teorico della MET, Malafouris:

Se accettiamo che la mente si evolva ed esista nel dominio relazionale come il nostro mezzo fondamentale per interagire con il mondo, allora la cultura materiale è potenzialmente coestensiva e consustanziale alla mente.

Comprendere la propensione umana all'estensione fenotipica è la chiave per comprendere l'importanza della MET. L’esempio fornito da Malafouris per spiegare la relazione tra cognizione e fenotipo esteso è l’ipotesi del bastone del cieco. Questo esercizio teorico ci aiuta a riconsiderare i confini tradizionali che tracciamo mentalmente attorno al cervello, al corpo e alle cose. Chiedetevi: “Dove inizia il sé del cieco?” Inizia dal bordo della pelle, dal centro del bastone, o forse dalla punta di quest'ultimo? Per comprendere meglio la MET, Malafouris suggerisce di concentrarsi su due domande chiave:

  1. Cosa fa il bastone per i ciechi?
  2. Anche per i ciechi vale il limite biologico della pelle?

Per rispondere alla prima domanda, Malafouris sostiene che il bastone consente al cieco di “vedere”, fornendogli un mezzo per rilevare i modelli fisici rilevanti per la continua riorganizzazione cognitiva necessaria per orientarsi nell’ambiente circostante. Infatti gran parte dell’elaborazione cognitiva del feedback tattile fornito dal suo “bastone della vista” viene elaborata in aree del cervello tipicamente utilizzate per la percezione visiva, ma riproposte per assimilare i flussi di dati tattili. Per la seconda domanda, il confine “delineato dalla pelle” ha poca rilevanza, poiché il bastone viene incorporato in un processo percettivo complesso tanto da diventare effettivamente “trasparente”: il cieco non vede il bastone nella sua mente, vede attraverso il bastone.

Guardando il bastone del cieco con gli occhi della mente, è il contatto della punta con il mondo materiale che “scopre” il feedback tattile utile a un cieco per orientarsi con successo nell’ambiente circostante. Senza questo strumento, il cieco diventerebbe “un animale completamente diverso” poiché mostrerebbe un'idoneità molto inferiore al suo ambiente spaziale (camminare contro i muri, inciampare su terreni irregolari, ecc.). In questo modo il bastone migliora sostanzialmente la capacità del cieco come attore consapevole nel mondo; un cambiamento che si riflette direttamente nelle modifiche cognitive offertegli da un elemento critico del suo fenotipo esteso: il bastone. Quest'ultimo, come tutti gli altri strumenti, è solo un dispositivo di mediazione nella relazione tra agente e arena: un modello “materiale” attraverso il quale mente e materia si interfacciano.

Diversamente dai modelli mentali incentrati sulla sostanza, la MET concettualizza il mondo come un complesso caleidoscopico di schemi compenetrati. Molti di questi modelli sono stratificati insieme e sono spesso simili, coerenti con la geometria frattale della natura. Fiocchi di neve, caratteristiche geologiche e strutture organiche mostrano tutti frastagliature frattali e somiglianze su scale diverse. Esteso ben oltre i confini fisici del cranio, la MET concepisce la mente umana come un modello estensibile emulativo dei modelli ambientali in cui è immersa. In questo modo gli schemi mentali (agenti) e i loro ambienti (arene) interagiscono reciprocamente, spesso mutualizzando forme e contorni simili. Secondo questo punto di vista mente e materia sono modelli speculari prismatici. Forse è per questo che il consiglio di Jordan Peterson di “pulire la propria stanza” è efficace per purificare la mente!

La MET spiega perché le menti e i mercati – processi di cognizione distribuita denominati in denaro – sono frattali che si riflettono a vicenda: il denaro è lo strumento che fa scalare la mente nel mercato attraverso lo scambio e il mercato fa scalare la mente verso l’interno attraverso i prezzi con una continua reciprocità. Il libero mercato è una matrice di menti interconnesse attraverso segnali di prezzo. Visto in questo modo, non sorprende che la consapevolezza associata a una mente individuale sia un meccanismo di correzione degli errori simile alla funzione svolta dalle dinamiche del libero mercato. La MET spiega il meccanismo dell'interfaccia tra mente e materia, sebbene renda difficile, se non impossibile, delineare specificamente tra i due. Portata all'estremo, la MET evidenzia le somiglianze osservate tra l'architettura cellulare del cervello e i superammassi galattici del cosmo più profondo.


Mente, materia e denaro

“Mente sulla materia; il denaro su tutto.”

~ Wayne Carter

Secondo la MET il cervello è solo una componente della mente. La cognizione umana, quindi, avviene non solo all'interno del cervello riguardo alle cose, ma anche all'esterno dello stesso e attraverso le cose. Si ritiene infatti che la mente degli esseri umani pre-alfabetizzati fosse impegnata esclusivamente attraverso le cose, senza alcun bisogno di rappresentazione mentale. L'essere umano antico pensava attraverso l'azione, con poca riflessione sul prima o dopo. Ciò potrebbe aver inibito la sua capacità di pianificare, ma lo manteneva “in stretto contatto” con il presente, utile per la caccia e il monitoraggio. Alla luce di ciò, le menti dei nostri antenati non sono scomparse con il deterioramento del loro cervello, ma sono state codificate in documenti archeologici intatti che riflettono i loro modelli di azione. La MET afferma che nell'ambito dell'azione e della cognizione umana, la materia è la mente e la mente è la materia. Esiste una reciprocità, o addirittura una continuità, di influenza tra queste entità tradizionalmente segregate. Come John Culkin descrive succintamente:

Diventiamo ciò che vediamo. Diamo forma ai nostri strumenti e poi i nostri strumenti modellano noi.

Il filosofo A. Illopoulos fa un ulteriore passo avanti per descrivere l’apparente unità di mente e materia:

Considerando che il significato è prodotto attraverso le abitudini, non sarebbe irragionevole vedere la materia come ‘nient’altro che una mente che ha abitudini talmente indurite da farla agire con un grado particolarmente elevato di regolarità meccanica, o routine.

Per gli attori di mercato un’interfaccia significativa tra mente e materia è il sistema dei prezzi espresso in denaro. Gli esseri umani oggi pensano al denaro in molte situazioni, come la pianificazione economica e le negoziazioni. Il denaro è uno degli strumenti più importanti per l’azione umana: è antecedente alle psicotecnologie, le quali sono fondamentali per pensare e agire quanto l’alfabetizzazione e la matematica. In altre parole, commerciamo da molto più tempo rispetto alla parola e ai calcoli. Infatti l’alfabetizzazione e la capacità di calcolo ci forniscono buoni esempi di quanto le psicotecnologie possano diventare profondamente radicate nei software cognitivi degli esseri umani. Molto spesso riflettiamo attraverso la lingua, i numeri e il denaro piuttosto che su di essi. Ad esempio, oggi è difficile immaginare di strutturare i pensieri senza parole, perché praticamente pensiamo sempre attraverso le parole, al punto che il dialogo interno denominato in parole diventa invisibile agli occhi della mente, proprio come fa il bastone per il cieco. L’aspetto psicotecnologico del denaro è simile: pensiamo così spesso attraverso il denaro che la maggior parte di noi non smette mai di pensare al denaro. Per analogia: il denaro è l’acqua economica in cui nuotano tutti gli esseri umani.

Ci sono questi due giovani pesci che nuotano e incontrano un pesce più vecchio che nuota nella direzione opposta, il quale annuisce e dice: ‘Buongiorno, ragazzi. Com’è l’acqua?’. I due giovani pesci continuano a nuotare per un po’ e poi alla fine uno di loro guarda l’altro e dice: ‘Che diavolo è l’acqua?’.

Il denaro è il luogo in cui la semiotica delle capacità umane incontra l’azione umana. Il confine effimero tra mente e materia è esemplificato nell’ibridazione del denaro come tecnologia e della psicotecnologia. Dal punto di vista storico il denaro richiesto un’incarnazione fisica affinché si radicasse nelle realtà termodinamiche alla base dell’economia come il lavoro, il sacrificio e la scarsità. Dal punto di vista psicotecnologico, gli esseri umani nel corso della storia hanno cercato di “informazionalizzare” al massimo le loro implementazioni del denaro per ottimizzare le sue funzioni cognitive di calcolo, negoziazione e riconciliazione delle relazioni di scambio. In termini di permissibilità, i processi di libero mercato hanno promulgato quella valuta basata sull’oro come moneta ideale: una tecnologia monetaria informatizzata con un’offerta protetta dalla svalutazione grazie all’unica cosa che nessun essere umano può contraffare... il lavoro.

Le possibilità ricercate dalla moneta (divisibilità, durabilità, riconoscibilità, portabilità e scarsità) spiegano sia la selezione dell’oro sia la sua successiva trasformazione in valuta. L’oro è una tecnologia monetaria che mostra una scarsità saldamente radicata nella termodinamica del lavoro. L’applicazione della valuta ha “informalizzato” l’oro in un modo tale da consentire agli attori di mercato di trattarlo più come una psicotecnologia e meno come una tecnologia monetaria fisica (lucente, pesante e ingombrante). Per inciso: combinando e sfruttando le proprietà economiche sia dell’oro che della valuta, Bitcoin perfeziona il denaro, essendo uno strumento puramente informativo che si adatta al lavoro svolto nel suo processo di produzione. In quanto moneta digitale che si adatta all’azione umana, Bitcoin è “denaro vivente”. A questo proposito, e come ho già sostenuto in precedenza, Bitcoin potrebbe rivelarsi l’idea più brillante dell’umanità.

Tornando all’ipotesi del bastone del cieco proposta dalla MET, possiamo ricavare un’analogia utile per comprendere l’impatto della manipolazione del denaro sulla mente umana. Innanzitutto è importante comprendere che i diritti di proprietà funzionano come una “presa” che gli esseri umani usano per rimodellare il mondo in base alle loro preferenze. Partendo dall’assioma dell’autoproprietà individuale, la proprietà è la relazione tra proprietari e beni, tra agenti socioeconomici e i loro ambiti. Quando i diritti di proprietà vengono violati – come accade quando l’offerta di denaro viene gonfiata arbitrariamente – i circuiti di feedback vengono disturbati e gli attori di mercato perdono la capacità di discernere le conseguenze specifiche delle loro azioni. I diritti di proprietà soggetti a violazione separano gli attori dalle conseguenze delle loro azioni, e, alla fine, contribuendo al collasso della civiltà. Le violazioni della proprietà fanno sì che gli attori di mercato “perdano la presa” sul mondo, creando un’opportunità per l’espansione dello statalismo. In altre parole, l’integrità dei diritti di proprietà è il mezzo attraverso il quale gli attori di mercato “restano in contatto” con la realtà. In questo modo l’inviolabilità della proprietà è essenziale per la salute e la stabilità psicologica di massa.

Quella forma di “denaro forte” è una con un’offerta difficile da modificare, il che significa che i diritti di proprietà che sancisce sono difficili da violare. Quella forma di “denaro debole”, d’altro canto, ha un’offerta che è più facile da modificare, il che significa che i diritti di proprietà che simboleggia sono più facili da violare attraverso l’inflazione. Collegando il concetto denaro all’analogia del bastone del cieco, la moneta forte è come un bastone rigido, mentre la moneta debole è più simile a una pasta molle. I segnali tattili trasportati dal bastone inflessibile di un cieco – come i segnali di prezzo trasportati da una moneta con un’offerta inflessibile – sono più salienti, accurati e utili di quelli propagati dalla forma flaccida di un bastone morbido, o dal suo equivalente la moneta debole. L’integrità strutturale del bastone è tanto importante per gli sforzi di navigazione del cieco quanto lo è l’integrità dell’offerta di denaro per un’imprenditorialità efficace. Come ha scritto John Dewey a proposito di questo “arco riflesso” tra agente e arena:

Lo stimolo e la risposta formano fasi specifiche di coordinamento, i quali ci aiutano a unificare le parti disgiunte fornite dalla teoria. Lo stimolo rappresenta le condizioni che devono essere soddisfatte per realizzare un coordinamento efficace; la risposta fornisce la chiave per soddisfare queste condizioni e serve come strumento per influenzare il successo del coordinamento.

Ogni essere umano è un modello di azione esteso attraverso lo spaziotempo. Le distribuzioni della ricchezza influenzano fortemente questi modelli di azione degli esseri umani, poiché gran parte della vita dell’individuo medio viene spesa lavorando in cambio di denaro. Per questo motivo il proprio patrimonio netto determina in gran parte i pensieri e i movimenti che si fanno quotidianamente. Se sieteun miliardari, i tipici schemi di azione che ripetete sono ben lontani da quelli di qualcuno che vive di stipendio in stipendio. E, come spiega la MET, l’azione determina in gran parte il modo in cui modelliamo il mondo che ci circonda, e quindi il modo in cui modelliamo le nostre menti. In questo modo il denaro – lo strumento socioeconomico definitivo della MET – influenza profondamente l’imprinting della conoscenza procedurale di chi lo usa. Nel corso del tempo l’autoriflessione porta questa conoscenza procedurale a cristallizzarsi in conoscenza semantica; l'azione è antecedente alla parola e al pensiero linguistico, il che spiega l'ubiquità della metafora spaziale nel linguaggio umano. Pervertendo i diritti di proprietà, l’accumulo di conoscenza procedurale viene compromesso, creando così distorsioni della mente e della materia. In questo modo l’inflazione e tutte le altre violazioni della proprietà privata, almeno in parte, provocano esplosioni di psicosi di massa.

Il denaro è fondamentale per l’esistenza umana: è il collante che tiene insieme i modelli di azione umana ed è la prima arma estratta in un combattimento. Come ha scritto Jeff Booth a proposito di questa familiare progressione geopolitica: “Guerre monetarie, poi guerre commerciali, poi guerre vere”. In quanto sistema contabile per i diritti di proprietà, il denaro è essenziale per il rapporto tra agente e arena, pertanto possiamo dire che il denaro è l'elemento motore dell’azione umana. È il protocollo di base per triangolare mentalmente la propria posizione all’interno delle gerarchie socioeconomiche e questo è il motivo per cui la contraffazione monetaria provoca reazioni psicologiche così avverse tra le popolazioni. Visti in questo modo, gli orrori associati ai processi alle streghe di Salem possono essere compresi più chiaramente. Data questa connessione fondamentale tra denaro e mente, non sorprende che gli statalisti utilizzino il denaro per manipolare i modelli di azione umana ed emarginare la forza mentale dei cittadini ogni volta che ciò si adatta ai loro interessi economici.

Ricordate: tutte le organizzazioni umane sono imprese e tutte le imprese sono strategie di acquisizione di ricchezza. Lo statalismo è una strategia aziendale in cui i contribuenti sono i raccolti standardizzati. Sebbene lo statalismo rimanga oggi la modalità dominante dell’organizzazione umana, lo possiamo definire quel momento più scuro prima dell'alba. Prima di immergerci nell’oscurità dello statalismo nella sua forma più estrema, esploriamo il suo strutturalismo ideologico per mostrare perché è destinato a fallire. Nonostante i migliori sforzi degli autoritari e dei politici nel corso della storia, non ci sono state implementazioni sostenibili dello statalismo proprio perché i modelli generati dalla libertà trionfano inesorabilmente alla fine.

Non si può costringere qualcuno a rispettarvi e il rispetto è la valuta definitiva.

Il sovranismo supera lo statalismo per ragioni estremamente pragmatiche. Come avevano capito i Padri fondatori americani, la libertà crea esternalità positive, mentre il suo opposto suscita esternalità negative. Le civiltà che abbracciano la libertà diventano più prospere di quelle che danno priorità alla forza. Oppure, come dice Jordan Peterson, facendo eco alle scoperte dell’epistemologo genetico Jean Piaget: “Le strutture equilibrate superano le strutture disequilibrate”. Ma cosa significa esattamente questo e cosa ha a che fare con libertà? Scopriamolo.


La libertà trionfa su tutto

“La prosperità dello Stato, come quella dei sindacati, è direttamente correlata alla leva finanziaria per l’estorsione. Essa era molto più bassa nel XIX secolo rispetto al XX secolo. Nel XXI secolo scenderà quasi al punto di svanire”

~ The Sovereign Individual

L’interazione umana nell’ambito dell’economia mostra dinamiche di Teoria dei giochi. Un gioco è qualsiasi situazione in cui vi è competizione per risorse scarse: nel caso di un gioco da tavolo, queste risorse sono tipicamente punti o obiettivi; nel caso dei mercati, queste risorse sono i fattori produttivi (terra, capitale e lavoro) e il potere d’acquisto del denaro. Ogni volta che ci sono potenziali vincitori e perdenti, si sta giocando una partita. Una strategia è un approccio al processo decisionale nell'ambito del gameplay. Le strategie si basano sulle costanti che governano il gioco: tipicamente sono le regole, ma possono anche essere fattori fenomenologici come la gravità o la termodinamica. Gli attori formulano le loro strategie in previsione delle azioni dei loro concorrenti nell'ambito di queste regole, o fattori governativi.

In un gioco in cui le regole non sono immutabili, la strategia superdominante è ottenere il controllo sulla creazione delle regole. In tal modo, qualunque cosa accada, il giocatore che stabilisce le regole può sempre piegarle per ottenere la vittoria: controllare le regole significa controllare il risultato di ogni partita. Dato il grande potere che la regolamentazione offre a un attore, questa è la strategia più accanitamente perseguita, se possibile. Il problema, ovviamente, è che nessun giocatore vuole giocare a un gioco in cui un altro giocatore si è arrogato il potere di stabilire (e rifare continuamente, o addirittura infrangere selettivamente) le regole. Immaginate di sedervi per giocare a scacchi contro un avversario che ha la capacità di cambiare la manovrabilità dei suoi pezzi ogni tot. turni, magari facendo saltare i suoi pedoni per lunghe distanze sul tabellone come una regina in un turno, o spostando le sue torri diagonalmente come gli alfieri. Esercitando un potere così straordinario nel gioco degli scacchi, l’esistenza stessa del giocatore che crea (o infrange) le regole sarebbe estremamente demoralizzante agli occhi di tutti i suoi avversari, poiché questo privilegio asimmetrico renderebbe il gioco decisamente ingiusto per tutti quelli contro cui si scontra. In poche parole: chi governa tende a rimanere imbattuto. Questo ovvio principio è l'impulso alla base del sistema bancario centrale:

“Permettetemi di emettere e controllare la moneta di una nazione e non mi interesserà chi farà le leggi.”

~ Nathan Mayer Rothschild

Il problema con il potere della creazione delle regole è che non c'è nulla di più contestato nella sfera del gameplay. La creazione di regole è il potere di vincere per sempre, e quale giocatore sano di mente non lo vorrebbe? Tuttavia la regolamentazione è un privilegio costoso da preservare. A causa del potere assoluto che conferisce, i giocatori combattono costantemente per assumere la posizione di creatore delle regole quando esse sono mutevoli. Per questo motivo i legislatori sono costretti a spendere costantemente grandi risorse per difendere le proprie posizioni e far rispettare le regole agli altri giocatori. Ciò spiega l’ascesa e la caduta periodiche delle valute di riserva mondiali:

La storia umana è segnata dalla violenza geopolitica volta a ottenere il controllo sulle “regole del denaro”

Un gioco con regole mutevoli è intrinsecamente instabile: è una struttura sbilanciata, il che significa che i decisori delle regole sosterranno i costi della protezione del territorio e dell’applicazione delle regole nelle loro infinite contese per mantenere il controllo del gioco. Naturalmente la domanda allora diventa: come fanno questi regolatori a pagare questi costi per preservare i loro privilegi? Per i legislatori la risposta è semplice: basta stravolgere le regole in modo da estrarre risorse dagli altri giocatori, prendendone abbastanza da coprire i costi di protezione e applicazione e lasciando un certo margine come profitto. Naturalmente data la possibilità di un’alternativa meno costosa, i giocatori tassati (uso questo termine di proposito) abbandoneranno il gioco sbilanciato e sceglieranno di giocarne un altro. In assenza della minaccia di coercizione o violenza, questo processo fa sì che gli attori convergano su regole più prevedibili, resistenti alla manipolazione e favorevoli ai loro interessi personali. Questo è il motivo per cui i processi di scoperta pragmatica della verità nel libero mercato convergono su strutture equilibrate: giochi in cui nessun giocatore sostiene i costi di protezione o di applicazione associati a una struttura disequilibrata. Quando le regole vengono “scoperte” in questo modo (es. legge sostanzialmente giustificabile) e adottate volontariamente da tutti, è necessaria una minore spesa per la protezione o l’applicazione. Di conseguenza le strutture equilibrate superano naturalmente le loro controparti disequilibrate. Questa inevitabile realtà economica è il motivo per cui l’oro è stato monetizzato sul libero mercato, perché Internet ha soppiantato le intranet e perché Bitcoin sta attualmente riscuotendo molto successo. A lungo termine le reti aperte e volontarie superano sempre le reti chiuse e involontarie.

Come avrete intuito, lo statalismo è sbilanciato, mentre il sovranismo è una struttura equilibrata. Gli Stati-nazione spendono enormi risorse standardizzando, manipolando e tassando le loro popolazioni. Questi costi possono essere pagati solo quando il rapporto costi-benefici della coercizione è sufficientemente basso. In altre parole, la redditività dello statalismo dipende da ritorni economici della violenza che devono essere superiori ai costi di protezione e applicazione della legge. Man mano che gli attori di mercato si renderanno conto dell’indebita tassazione imposta loro dalle banche centrali, adotteranno una linea d’azione razionale e venderanno le loro posizioni in valuta fiat per Bitcoin. Questa vendita esercita una pressione al ribasso sui potenziali ricavi inflazionistici degli Stati-nazione in tutto il mondo, poiché accelera il deprezzamento del potere d’acquisto delle valute fiat. Per mantenere almeno una parvenza di solvibilità, ciò forzerà la mano agli Stati-nazione che non avranno altra scelta se non quella di compensare le carenze delle entrate legate all’inflazione con aumenti della tassazione diretta. Aspettatevi di vedere applicazioni sempre più esotiche come la tassazione delle plusvalenze non realizzate, l’esproprio, il bail-in e il saccheggio delle cassette di sicurezza mentre la disperazione finanziaria degli Stati-nazione aumenta. La fine di tutto questo? L’unica moneta nella storia umana con un tasso d'inflazione terminale dello 0% e un’elevata resistenza a tutti gli altri schemi fiscali grazie alla sua natura digitale e iperportabile: in questo modo il sovranismo reso possibile da Bitcoin è la campana a morto per lo statalismo e la nascita di una prosperità senza precedenti.

“Ogni volta che le circostanze consentono alle persone di ridurre i costi di protezione e di minimizzare i tributi pagati a coloro che controllano la violenza organizzata, l’economia cresce notevolmente.”

~ The Sovereign Individual

L’unica strategia di sopravvivenza efficace per gli Stati-nazione è acquistare Bitcoin. Di conseguenza saranno inevitabilmente costretti a ridursi nella loro portata, ad aumentare l’efficienza operativa e a sforzarsi di soddisfare le richieste dei cittadini. Mentre la competizione per attrarre i sovranisti si inasprisce, le nazioni saranno costrette a offrire servizi migliori a prezzi più convenienti, forniti in modi più innovativi. Il risultato finale non avrà nulla a che vedere con gli Stati-nazione che conosciamo oggi. Gli “Stati in rete” (come quelli descritti da Balajis) sono un risultato possibile. Le persone andranno dove saranno trattate meglio e non saranno vincolate a nessuna singola unità geografia. In breve: il capitale iperportabile darà potere a determinate capitali indipendentemente dalla loro localizzazione. Lo statalismo è destinato a dissolversi nell’“acido digitale” del libero scambio e della proprietà a prova di saccheggio. Il sovranismo vincerà perché è una meritocrazia priva di coercizione.

La MET ci insegna la concordanza tra i creatori e le loro creazioni. Quando viene imposto un intervento dall'alto, i processi di scoperta necessari per una sana cognizione vengono disturbati, contribuendo così alla psicosi di massa. Una tale comprensione può essere stabilita solo tra agenti e arene attraverso un consenso di azioni volontarie. Quando i diritti di proprietà vengono violati attraverso l’inflazione o altri mezzi, gli attori di mercato “perdono di vista” la realtà e diventano mentalmente emarginati.

L’ammorbidimento del denaro nelle mani degli attori di mercato equivale alla disintegrazione strutturale del bastone del cieco, cosa che oscura le interrelazioni tra agenti e arena, facendo sì che l’azione umana cada in modelli distruttivi di disarmonia. L’integrità degli strumenti percettivi – come la rigidità del bastone del cieco o l’inflessibilità dell’offerta di denaro – sono indispensabili per il successo degli attori di mercato nella navigazione delle arene socioeconomiche. La disintegrazione strutturale di questi strumenti è causa di psicosi e decivilizzazione.

Fortunatamente l’assoluta integrità di 21 milioni di bitcoin offre una grande speranza per un mondo che soffre sotto l’incantesimo della psicosi indotta dallo Stato. Nella Parte 8 entreremo nell’oscurità dello statalismo portato alla sua forma più estrema: il totalitarismo. Fortunatamente i sovranisti hanno dalla loro parte la fisica, l’economia e la Teoria dei giochi. Tuttavia la strada per uscire dallo statalismo sarà probabilmente un po’ insidiosa, ma alla fine ne varrà la pena.

“La tirannia, come l’inferno, non è facile da sconfiggere, eppure abbiamo questa consolazione: più duro è il conflitto, più glorioso sarà il trionfo.”

~ Thomas Paine


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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👉 Qui il link alla Prima Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2023/12/sovranismo-parte-1-distruzione-creativa.html

👉 Qui il link alla Seconda Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2024/01/sovranismo-parte-2-bitcoin-sistema.html

👉 Qui il link alla Terza Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2024/01/sovranismo-parte-3-mega-politica-la.html

👉 Qui il link alla Quarta Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2024/02/sovranismo-parte-4-lascesa-della.html

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giovedì 25 luglio 2024

Quando Bitcoin a $100.000? Dipende dalla prossima mossa di Biden

 

 

 

da Zerohedge

Per gran parte dell'anno scorso Geoffrey Kendrick di Standard Chartered ha avuto in mente un bel numero tondo per il suo obiettivo di prezzo di fine 2024: dopo aver previsto (in modo piuttosto accurato) alla fine del 2022 che Bitcoin sarebbe potuto crollare fino a $5000 in seguito alla crisi di FTX, ha ribaltato la situazione a metà del 2023 e da allora ha sostenuto che a causa dei “cambiamenti sismici nell'approccio istituzionale a Bitcoin da parte degli Stati Uniti” avrebbe raggiunto i massimi storici nel 2024 (lo ha fatto) e sarebbe salito fino a $100.000 (non è ancora riuscito a farlo).

Poi all'inizio del 2024, e dopo che la SEC ha approvato gli ETF su Bitcoin, Kendrick ha raddoppiato i numeri tondi e ha affermato che, sulla base delle sue ipotesi sull'afflusso negli ETF, sebbene pensi ancora che un obiettivo di prezzo di fine 2024 di $100.000 sia realistico, guardando più lontano ha previsto che un livello di fine 2025 a $200.000 è possibile. Ciò presuppone che tra 437.000 e 1,32 milioni di nuovi bitcoin saranno detenuti negli ETF spot statunitensi entro la fine del 2024. In termini di dollari, questo dovrebbe essere di circa $50-100 miliardi.

Poi, all'inizio di maggio, una volta diventato sempre più realistico che non solo Trump aveva una possibilità di sconfiggere Biden ma che i giorni di Gary Gensler erano probabilmente contati — con l'incessante resistenza della SEC contro gli ETF su Ethereum — Kendrick ha aggiunto un'ulteriore osservazione riguardo la sua precedente previsione, affermando che Bitcoin supererà i $100.000 “quando ci avvicineremo alla vittoria elettorale di Trump, quindi ci sarà un forte rally da settembre fino a fine anno”.

Quindi eccoci qui, due mesi dopo, e non solo Bitcoin non è affatto vicino al bel numero tondo, ma in effetti è sceso in modo piuttosto notevole da dove veniva trattato a fine maggio.

Cos'è successo?

Come spiega Kendrick nella sua ultima nota pubblicata questa mattina, “i tori frustrati hanno escogitato una serie di teorie sul motivo per cui siamo bloccati in un intervallo. La più popolare (quella che ho sentito di più e che ha anche senso) è che i detentori a lungo termine continuano a vendere ad acquirenti a più breve termine, quindi i rally vengono venduti e i cali vengono acquistati”.

La domanda quindi è: quale macroelemento motore sarà in grado di fermare tutto ciò? Kendrick ritiene che ci sarà una combinazione di movimenti tra i rendimenti dei titoli del Tesoro e un contesto politico americano costruttivo, ed entrambi i risultati “avverranno presto”.

Partendo dal primo, sui rendimenti dei titoli di stato americani possiamo individuare 3 elementi motore che dovrebbero essere costruttivi per BTC:

• Una curva nominale 2Y/10Y più ripida

• Un aumento maggiore dei pareggi rispetto ai rendimenti reali

• Un aumento del premio a termine

E sebbene lungi dall'essere perfetta, Kendrick ritiene che esista una “correlazione ragionevole” tra ciascuno di questi fattori e i prezzi di BTC, mostrati qui come variazioni a 3 mesi. È interessante notare che nelle ultime settimane i movimenti UST hanno iniziato a migliorare nella direzione di BTC (o almeno hanno iniziato a lateralizzare) mentre i prezzi di BTC sono stati deboli, il che suggerisce che c'è qualcos'altro che sta soffocando i prezzi.

Ma se i movimenti sempre più favorevoli dei tassi non stanno avendo un impatto sui prezzi di Bitcoin, allora di cosa si tratta? Perché i prezzi di BTC sono stati più deboli di quanto suggerirebbero gli elementi motore del dollaro?

Qui Kendrick pensa che abbiamo a che fare con lo stato attuale delle elezioni presidenziali americane.

Ricordiamo la relazione positiva discussa in precedenza tra le probabilità elettorali di Trump (mostrate qui come percentuale di probabilità di vittoria riflessa nei mercati delle scommesse) e i prezzi di BTC. La logica qui è che sia la regolamentazione che il mining sarebbero visti in modo più favorevole con Trump.

Osservando il grafico qui sopra, si può affermare con certezza che i prezzi di BTC hanno superato le probabilità di vittoria di Trump rispetto agli afflussi degli ETF, ma ora però sono in ritardo. Perché?

Kendrick ritiene che questa volta i prezzi di BTC siano inferiori alle probabilità di vittoria di Trump perché la probabilità che Biden si dimetta/venga sostituito è in aumento. Nello specifico, questa settimana le probabilità combinate di Trump e Biden sono scese fino al 90%, il livello più basso da marzo. Cioè, i mercati delle scommesse dicono che c’è una probabilità del 10% che qualcun altro oltre a Trump o Biden possa andare alla Casa Bianca.

Infatti la storia di oggi proviene dal portavoce preferito della CIA secondo cui i democratici sono ora allo sbando e che Hunter Biden è effettivamente al comando del Paese...

... cosa che ha fatto impennare le probabilità di Kamala Harris di diventare la candidata democratica.

In senso probabilistico, ciò significa che il mercato ora dice che Trump ha più probabilità di vincere (buono per BTC), seguito da Biden (male per BTC), ma con una ragionevole probabilità diversa da zero che Biden possa essere sostituito da qualcun altro — Michelle Obama, Kamala Harris, o Gavin Newsom (male per BTC).

Da qui Kendrick vede 2 possibili esiti:

• Biden rimane in corsa e, dati i prezzi di mercato, si prevede che perderà contro Trump (buono per BTC);

• Biden esce dalla corsa e il nuovo arrivato potrà avere più possibilità di battere Trump rispetto a lui (male per BTC).

La buona notizia è che non dovremo aspettare molto per avere la risposta: la data chiave è il 4 agosto, data in cui la legge dell'Ohio prevede la registrazione dei candidati presidenziali. Quindi se Biden sarà ancora il candidato democratico dopo questa data, lo sarà ancora nella prima settimana di novembre.

Andando avanti ciò che gli analisti di Standard Chartered si aspettano di vedere è quanto segue:

Molto probabile (90%): a fine luglio sarà chiaro che Biden sarà il candidato a correre per la presidenza e le probabilità di vittoria di Trump aumenteranno ulteriormente. BTC si muoverà più in alto. È probabile un nuovo record in agosto, poi $100.000 entro il giorno delle elezioni americane;

Meno probabile (10%): a fine luglio Biden si farà da parte, i prezzi di BTC scenderanno a $50-55.000. Se il nuovo candidato democratico sarà molto credibile (Michelle Obama), i prezzi di BTC rimarranno bassi. In caso contrario, sarà una fantastica opportunità di acquisto. I prezzi di BTC andranno a $100.000 entro il giorno delle elezioni statunitensi.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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mercoledì 24 luglio 2024

La follia dell'Impero e l'albatross del debito

 

 

di David Stockman

Come è accaduto con Roma, l'Impero sta mandando in bancarotta l'America. Il costo fiscale reale del bilancio della sicurezza nazionale supera ora i $1.300 miliardi l'anno (se si contano anche le spese per i veterani, le operazioni internazionali e gli aiuti), ma non esiste che possano essere in qualche modo ripagati.

Questo perché i 78 milioni di baby boomer sono al posto di comando della politica americana: non permetteranno che lo stato sociale da $3.500 miliardi l'anno venga tagliato. Allo stesso tempo Washington è diventata la Capitale Mondiale della Guerra dove l'Unipartito insediato ritiene che le gigantesche rivendicazioni fiscali dello settore militare non siano negoziabili.

Il bilancio federale è praticamente diretto verso l'abisso. Con i tassi d'interesse che finalmente si stanno normalizzando e il debito si accumula a un ritmo superiore alla crescita nominale del PIL, i costi degli interessi sul debito pubblico schizzeranno alle stelle.

Le prospettive sono così tetre che il CBO non si azzarda a pubblicare i numeri al ungo termine riguardo il debito. Invece tenta di mascherare questa catastrofe mostrando i numeri in termini di “% del PIL” senza pubblicare le cifre di quest'ultimo.

Ciononostante ci sono tutte le cifre per ricavarseli e salta fuori che il CBO nelle sue ultime letture ha proiettato un PIL nominale in crescita del 3.8% l'anno per 30 anni. Ciò significa $85.000 miliardi entro il 2054; e se si applica la cifra del 172% del PIL al debito pubblico, il risultato è $146.000 miliardi!

Non è un errore di battitura. In base allo scenario roseo del CBO per i prossimi tre decenni la linea di politica fiscale partorirà un debito talmente grande che la cifra non viene nemmeno pubblicata nei documenti ufficiali. Ciò significa, a sua volta, che l'America sta volando verso una spesa per interessi di $7.500 miliardi l'anno in base all'attuale rendimento medio sulla curva del debito statunitense.

Il CBO proietta che il debito pubblico raggiungerà i $146.000 miliardi entro la metà di questo secolo

Sfortunatamente la generazione che ha marciato sul Pentagono nel 1968 protestando contro la Guerra in Vietnam di Lyndon Johnson ha da tempo abbandonato la causa della pace. In questo modo i baby boomer hanno permesso al settore militare di crescere indisturbato, soprattutto da quando gli Stati Uniti sono diventati la sola superpotenza dopo che l'Unione Sovietica è finita nella pattumiera della storia nel 1991.

Ciononostante c'è una ragione per cui la fine della guerra dei 77 anni non permise al mondo di ritornare allo status quo pre-1914 dove regnavano una pace relativa e una prosperità mondiale alimentata dal capitalismo: l'ideologia dell'eccezionalismo americano e della Nazione Indispensabile.

Di conseguenza la missione di Washington era diventata quella di diventare un egemone mondiale. Si trasformò, sotto la presidenza di Bush e Clinton, nella Capitale Mondiale della Guerra e diede vita a tutta una serie di think tank, organizzazioni non governative, agenzia di consulenza, “agenzie legali” e lobby di tutte le specie. Ed è stata l'idea della Nazione Indispensabile che ha fornito il collante alla classe politica affinché appiccicasse a Washington l'etichetta dell'Impero e trasferisse quante più risorse fiscali al settore militare.

Inutile dire che l'Impero è una cosa terribile perché diventa la salute dello stato e l'acerrimo nemico della prosperità capitalistica e delle libertà costituzionali.

Cresce e si metastatizza abbandonando le verità repubblicane del non intervento all'estero e del commercio pacifico con tutte le nazioni del mondo, abbracciando invece il ruolo auto-insignito di Egemone Mondiale. Piuttosto che badare alla difesa interna, la linea di politica dell'Impero è quella di un ficcanaso imperiale, egemone militare e applicatore brutale di sanzioni, capricci, linee rosse e stati canaglia.

Non c'è niente di più emblematico del tradimento del non interventismo repubblicano di quello che succede oggi: la guerra per procura dell'Ucraina contro la Russia, vari cambi di regime falliti in Medio Oriente, la campagna ventennale fallimentare e sanguinosa in Afghanistan, la Settima Flotta statunitense che si intromette nel Mare cinese meridionale e, soprattutto, l'infinita ossessione di Washington nei confronti dell'Iran.

Per quanto riguarda quest'ultimo, non c'è assolutamente nessun motivo per cui l'Impero debba continuamente tenerlo nel mirino. Il proverbiale marziano che ci guarda dall'alto rimarrebbe perplesso riguardo al motivo per cui Washington vuole sempre attaccare briga contro i governanti puritani e totalitari dell'Iran, ma in fin dei conti innocui a livello geopolitico.

Dopo tutto l'Iran non ha violato il patto nucleare del 2014 agli occhi di una qualsiasi autorità affidabile – per giunta anche agli occhi della CIA. Né questo stesso consenso di istituzioni ritiene che abbia mai avuto un programma di ricerca sull'armamento nucleare sin al 2003.

Allo stesso modo il suo PIL modesto da $410 miliardi è uguale a soli cinque giorni di spesa statunitense, quindi sarebbe arduo considerarla una piattaforma industriale da cui i suoi teocrati possano plausibilmente minacciare l'America.

Né il suo minuscolo bilancio militare da $10 miliardi, che ammonta a soli quattro giorni di spese del Dipartimento della Difesa, può infliggere un qualsiasi danno ai cittadini americani.

Infatti l'Iran non ha una marina che può operare fuori dal Golfo Persico; i suoi aerei da combattimento possono a malapena raggiungere Roma senza fare rifornimento; il suo arsenale di missili difensivi a medio raggio non possono colpire la maggior parte dei membri della NATO, figuriamoci il continente Nord americano.

La risposta al proverbiale marziano è che l'Iran non è affatto una minaccia militare alla sicurezza dell'America. La sua demonizzazione, quindi, deriva dall'egemonia di Washington: non può avere una linea di politica estera indipendente e quindi stringere alleanze con la Siria, il partito politico di spicco libanese (Hezbollah), le autorità che governano Baghdad e gli Houthi in Yemen.

Tutti questi regimi, a eccezione dello stato pupazzo dell'Iraq, sono considerati da Washington come la fonte della proverbiale “instabilità regionale” e l'alleanza dell'Iran con essi è stata etichettata come un atto di sponsorizzazione del terrorismo.

Lo stesso discorso vale per il modesto arsenale di missili balistici a breve e medio raggio dell'Iran. Queste armi sono per autodifesa, ma Washington insiste sul fatto che siano per aggredire – salvo ignorare qualsiasi altro caso simile in cui altre nazioni sono clienti dei mercanti di armi statunitensi.

Per esempio, l'acerrimo nemico dell'Iran nel Golfo Persico, l'Arabia Saudita, ha una scorta cospicua di missili balistici forniti dalla NATO con percorribilità superiori (2600 km). Lo stesso vale per Israele, Pakistan, India e un'altra mezza dozzina di altre nazioni che sono o alleate di Washington oppure hanno ricevuto un lasciapassare dagli Stati Uniti per esportare armi.

In breve, l’incessante guerra economica e la pressione politica, diplomatica e militare di Washington sull’Iran è un esercizio di egemonia mondiale, non di autodifesa territoriale della propria patria. È una testimonianza del modo in cui la nozione storica di difesa nazionale si è trasformata nell'arrogante affermazione di Washington di costituire una “Nazione Indispensabile” che presumibilmente si erge come baluardo dell'umanità contro il disordine mondiale tra le nazioni.

Inutile dire che l’Iran è solo un tipico esempio di questo concetto in azione, ci sono anche altri punti caldi che non sono altro che esercitazioni dell’aggressione egemonica che ne deriva inesorabilmente.

Washington ha alimentato la carneficina ucraina sponsorizzando, finanziando e riconoscendo il colpo di stato del febbraio 2014 che rovesciò un governo favorevole alla Russia, sostituendolo con uno nazionalista e aspramente antagonista alla Russia. E lo ha fatto per la ragione più superficiale e storicamente ignorante che si possa immaginare: opporsi alla decisione del precedente governo ucraino alla fine del 2013 di allinearsi economicamente e politicamente con il suo storico egemone Mosca piuttosto che con l’UE e la NATO. Eppure il governo ucraino, giustamente eletto e costituzionalmente legittimo allora guidato da Viktor Yanukovich, aveva intrapreso quella strada principalmente perché aveva ottenuto da Mosca un accordo migliore di quello richiesto dagli artisti della tortura fiscale dell'FMI.

Inutile dire che il conseguente colpo di stato, sponsorizzato dagli Stati Uniti, scaturito dalla folla nelle strade di Kiev nel febbraio 2014, ha riaperto profonde ferite nazionali. L’aspro divario dell’Ucraina tra i russofoni nell’Est e sulla sponda del Mar Nero e i nazionalisti ucraini nel centro e nell’Ovest risale al brutale controllo di Stalin in Ucraina durante gli anni ’30 e alla collusione ucraina con la Wehrmacht di Hitler nel suo cammino verso Stalingrado.

È stato proprio il ricordo di quest’ultimo incubo, infatti, a innescare nel marzo 2014 lo scoppio, alimentato poi dalla paura, del separatismo russo nel Donbass e dal voto referendario del 96% in Crimea per riaffiliarsi formalmente alla madre Russia.

In questo contesto anche una vaga familiarità con la storia e la geografia russa ricorderebbe che l’Ucraina e la Crimea sono affari di Mosca, non di Washington.

In primo luogo, in Ucraina non c’è nulla di importante in gioco. Negli ultimi 700 anni è stato un insieme tortuoso di confini alla ricerca di un Paese.

Infatti gli intervalli in cui l’Ucraina è esistita come nazione indipendente sono stati pochi e rari. I suoi governanti, piccoli potentati e politici corrotti, facevano accordi o si arrendevano a ogni potere esterno che si presentava alla loro porta.

Questi includevano, tra gli altri, lituani, turchi, polacchi, austriaci, moscoviti e zar. Infatti nei tempi moderni l’Ucraina è stata parte integrante della Madre Russia, fungendo da granaio e crogiolo di ferro e acciaio sotto zar e commissari sovietici. Considerata questa storia, l’idea che l’Ucraina dovesse essere indotta ad aderire alla NATO era semplicemente folle.

Il territorio presumibilmente “occupato” della Crimea fu in realtà acquistato dagli Ottomani da Caterina la Grande nel 1783, soddisfacendo così la lunga ricerca degli zar russi per uno sbocco sui mari meridionali. Nel corso dei secoli Sebastopoli è diventata una grande base navale sulla punta strategica della penisola di Crimea, dove divenne sede della potente flotta degli zar e poi anche dell'Unione Sovietica.

Per i successivi 171 anni la Crimea fu parte integrante della Russia. Tal periodo che va finisce nel 1954 supera di gran lunga i 106 anni trascorsi da quando la California fu annessa a questo continente, fornendo così alla Marina degli Stati Uniti il ​​proprio porto a San Diego.

Sebbene nessuna forza straniera abbia successivamente invaso le coste della California, sicuramente non furono i fucili, l'artiglieria e il sangue ucraini e polacchi ad annientare la carica della brigata leggera nella città di Balaclava in Crimea nel 1854; i coraggiosi difensori erano russi che proteggevano la loro patria dagli invasori turchi, francesi e inglesi.

E il ritratto dell’“eroe” russo appeso nell’ufficio di Putin è quello dello zar Nicola I – il cui brutale regno trentennale ha portato l’Impero russo al suo apice storico. Eppure, nonostante la sua crudeltà, Nicola I è venerato nell’agiografia russa come il difensore della Crimea, anche se perse la guerra del 1850 contro ottomani ed europei.

In fin dei conti la sicurezza del suo storico porto in Crimea è la linea rossa della Russia, non quella di Washington. A differenza dei politici odierni a Washington, ignoranti quado si tratta di storia, anche l’indebolito Franklin Roosevelt sapeva di trovarsi nella Russia sovietica quando fece scalo nella città di Yalta, in Crimea, nel febbraio 1945.

Manovrando per consolidare il suo controllo sul Cremlino nella lotta per la successione a Stalin, Nikita Khrushchev cedette la Crimea ai suoi subalterni a Kiev.

La Crimea è diventata parte dell’Ucraina solo per volere di uno degli stati più crudeli e riprovevoli della storia umana – l’ex-Unione Sovietica:

Il 26 aprile 1954: il decreto del Presidium del Soviet Supremo dell'URSS trasferisce l'oblast di Crimea dalla SFSR russa alla SSR ucraina [...] tenendo conto del carattere integrale dell'economia, della vicinanza territoriale e degli stretti legami economici e culturali tra la provincia di Crimea e la SSR ucraina [...].

Proprio così. Le accuse ipocrite e tendenziose di Washington contro il riassorbimento della Crimea da parte della Russia implicano che la mano del presidio sovietico dev'essere difesa a tutti i costi – come se la sicurezza del Nord Dakota dipendesse da questo!

Infatti il tumulto sulla “restituzione” della Crimea è un chiaro esempio dell’arroganza egemonica che ha preso il sopravvento sulla Washington imperiale dopo la caduta dell’Unione Sovietica nel 1991.

Dopotutto, durante i lunghi decenni della Guerra Fredda, l’Occidente non ha fatto nulla per liberare la “nazione prigioniera” dell’Ucraina – con o senza l’appendice della Crimea. Né ha tracciato alcuna linea rossa a metà degli anni ’90 quando un’Ucraina finanziariamente disperata ha restituito Sebastopoli e le ridotte strategiche della Crimea a una Russia altrettanto impoverita.

In breve, nell’era precedente all’acquisizione del nostro porto nel Pacifico nel 1848, e anche durante l’intervallo di 176 anni successivi, la sicurezza nazionale americana non è dipesa per nulla dallo status della Crimea, né da quello del resto dell’Ucraina. Che le popolazioni di lingua russa della Crimea, del Donbass e della zona del Mar Nero abbiano ora scelto la fedeltà a Mosca invece che ai ruffiani che hanno preso Kiev nel colpo di stato del 2014 è un’affare che riguarda solamente loro!

La verità è che quando si parla di Ucraina non c'è poi molto lì: i suoi confini si sono trasformati per secoli tra le tribù, i popoli, i potentati, i patriarchi e i pretendenti in lotta di una piccola regione, e non sono affari di Washington.

Tuttavia è stata la spinta aggressiva di Washington e della NATO negli affari interni dello storico vassallo della Russia, l’Ucraina, a portare avanti la demonizzazione di Putin. Allo stesso modo è la fonte della falsa affermazione secondo cui la Russia ha progetti aggressivi ed espansionistici nei confronti degli stati dell’ex-Patto di Varsavia nei Paesi Baltici, in Polonia e oltre.

Quest'ultima è una fabbricazione senza senso, sono stati i neoconservatori di Washington a schiacciare l’ultima parvenza di governo civile dell’Ucraina quando hanno consentito agli ultranazionalisti e ai cripto-nazisti di ottenere posizioni di governo dopo il colpo di stato nel febbraio 2014.

In un colpo solo quell'imperdonabile stupidità ha riaperto la sanguinosa storia moderna dell'Ucraina, la quale s'interruppe con il ripopolamento da parte di Stalin della regione orientale del Donbass con lavoratori russi “affidabili” dopo il genocidio dei kulak all'inizio degli anni '30.

Successivamente fu esacerbata dalla collaborazione su larga scala dei nazionalisti ucraini della Galizia e di altri territori occidentali con la Wehrmacht nazista. Insieme devastarono polacchi, ebrei, zingari e altri “indesiderabili” nel loro viaggio verso Stalingrado nel 1943. Successivamente seguì un’uguale e contraria ondata di barbare vendette mentre la vittoriosa Armata Rossa marciava di nuovo attraverso l’Ucraina nel suo cammino verso Berlino.

Quindi ci si potrebbe giustamente domandare: quale stupido non ha ancora capito che l'avvio del “cambio di regime” da parte di Washington a Kiev avrebbe riaperto tutta questa sanguinosa storia di conflitti settari e politici?

Inoltre una volta aperto il vaso di Pandora, perché è ancora così difficile capire che una spartizione totale dell’Ucraina con autonomia per il Donbass e la Crimea, o addirittura l’adesione allo stato russo da cui provenivano queste comunità, sarebbe una soluzione perfettamente ragionevole? Dopotutto questo è esattamente ciò che prevedeva l’accordo di Minsk II e ciò su cui Putin aveva concordato durante i negoziati del marzo 2022 a Istanbul – un accordo che avrebbe potuto evitare la successiva carneficina, ma che è stato sabotato da Boris Johnson.

Certamente ciò sarebbe stato di gran lunga preferibile piuttosto che trascinare tutta l’Europa nella follia delle attuali sanzioni anti-Putin e coinvolgere le fazioni ucraine in una guerra civile suicida. La presunta minaccia russa all’Europa, quindi, è stata fabbricata dalla Washington imperiale, non nel Cremlino.

Ancora più orribili sono le provocazioni e le manovre della Settima Flotta nel Mar Cinese Meridionale. Qualunque cosa stiano facendo su quegli isolotti artificiali non costituisce una minaccia per la sicurezza dell’America, né vi è alcuna ragione plausibile per credere che sia una minaccia anche per il commercio globale.

Dopotutto sono le economie mercantiliste della Cina e dell’Asia orientale a crollare quasi istantaneamente se Pechino tentasse d'interrompere il commercio mondiale: sono i $3.500 miliardi di guadagni in valuta forte derivanti dalle sue esportazioni che impediscono allo Schema Rosso di Ponzi di crollare.

Inutile dire che nessuno di questi interventi era nemmeno immaginabile nella sonnolenta città di Washington appena 110 anni fa. Ma si tratta di un’evoluzione funesta dalla capitale di una Repubblica focalizzata su un Impero mobilitato a livello globale, nato in ultima analisi dall’eresia della Nazione Indispensabile.

Infatti finché la Washington imperiale continuerà le sue varie missioni autoproclamate di stabilizzazione, mantenimento della pace, punizione, attacco, occupazione, sanzionamento e altre manovre egemoniche, non c’è alcuna possibilità che i conti fiscali americani possano essere salvati.

La follia della Nazione Indispensabile incombe, quindi, sull’edificio marcio del debito pubblico/privato americano da $98.000 miliardi, come una moderna Spada di Damocle.

Ma l’Impero è una malattia corrosiva per il governo democratico: alla fine metastatizza in arroganza imperiale, esagerazione e prepotenza; cade preda del dominio di bellicosi guerrafondai e teppisti come John Bolton e Mike Pompeo dal lato repubblicano e Antony Blinken e Jake Sullivan dal lato democratico.

Nel caso presente è la prima coppia che ha sfruttato l’ignoranza di Trump sull’accordo sul nucleare iraniano: è stata la loro polemica imperiale contro il diritto legittimo dell'Iran come nazione sovrana alla propria politica estera che gli ha dato la copertura per reimporre il massimo delle sanzioni, costringendo di fatto Teheran ad un atto di guerra. Mentre la seconda coppia non ha avuto il coraggio d'invertire gli errori commessi dai guerrafondai della precedente amministrazione.

Sì, l’establishment considera le sanzioni economiche una sorta di strumento benevolo al soldo di una sorta di diplomazia illuminata – la proverbiale carota che impedisce il ricorso al bastone; ma queste sono solo chiacchiere ipocrite.

Quando si perseguitano i porti del pianeta tentando di bloccare le vendite di petrolio dell’Iran, che sono la sua principale e vitale fonte di valuta estera, o di interrompere l’accesso da parte della sua banca centrale al sistema globale di saldo monetario noto come SWIFT, o si fanno pressioni politiche per fermare tutti gli investimenti e il commercio nei confronti dell'Iran – stiamo parlando di atti di aggressione tanto minacciosi e dannosi quanto un attacco missilistico.

O almeno una volta s'intendeva così. Nel 1960 il grande Dwight Eisenhower accettò con (molta) riluttanza di mentire sull'aereo U-2 di Gary Power quando i sovietici lo abbatterono e catturarono vivo il pilota della CIA.

Ma Ike lo fece perché era abbastanza antiquato da credere che anche penetrare nello spazio aereo di un nemico senza permesso fosse un atto di guerra. E questo non era nelle sue intenzioni, nonostante il programma di sorveglianza della CIA.

Oggi, al contrario, Washington invade con alacrità lo spazio economico di decine di nazioni straniere. Infatti l’Office of Foreign Asset Control (OFAC) del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti elenca con orgoglio 30 diversi programmi di sanzioni, inclusi quelli su Bielorussia, Burundi, Cuba, Congo, Libia, Somalia, Sudan, Venezuela, Yemen e Zimbabwe, insieme ai programmi più visibili contro i presunti malfattori di Iran, Russia e Corea del Nord.

Anche queste sono le impronte dell’Impero, non le misure di difesa della patria adatte ad una Repubblica in cerca di pace. Quest’ultima costerebbe circa $400 miliardi all’anno e farebbe affidamento su una capacità nucleare già costruita e pagata per la deterrenza, e su una Marina e un’Aeronautica modeste per la protezione delle coste e dello spazio aereo della nazione.

L' eccesso di $500 miliardi nell'attuale bilancio della difesa da $900 miliardi è il costo dell'Impero; è il peso fiscale schiacciante che deriva dalla follia della Nazione Indispensabile e dal suo presupposto disastrosamente sbagliato secondo cui il pianeta sarebbe precipitato nel caos senza gli interventi dell’Impero americano.

Inutile dire che non crediamo che il pianeta sia incline al caos in assenza delle cure di Washington. Dopotutto i dati storici dal Vietnam all’Afghanistan, all’Iraq, alla Libia, alla Siria e all’Iran suggeriscono esattamente il contrario.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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martedì 23 luglio 2024

Pericolo! L'antisemitismo potrebbe continuare a diffondersi

 

 

di Barry Brownstein

Cerchiamo di diffidare della narrativa rassicurante che minimizza la gravità del crescente antisemitismo: la convinzione che l’odio verso gli ebrei diminuirà una volta conclusa la guerra tra Israele e Hamas potrebbe essere fuorviante.

Nella mia vita quotidiana l’antisemitismo è ancora una cosa del passato. Non è così nei campus universitari e in alcune città. Come Elon Musk sono scioccato dalla denuncia del dilagante odio verso gli ebrei.

Lo scorso novembre, quando il nostro agricoltore di fiducia stava chiudendo la stagione, ci ha chiesto informazioni sui nostri programmi per le vacanze. È rimasto a bocca aperta quando mia moglie ha menzionato la celebrazione di Hanukkah e del Natale. Incuriosito, ha chiesto: “Chi di voi è ebreo?” Conosciamo questo agricoltore da trent'anni e la domanda non si era mai posta. Perché proprio in quel momento? È un uomo onesto e laborioso, che non presta attenzione alle caratteristiche superficiali dei suoi clienti.

L'economia di mercato premia chi dimostra una genuina empatia verso questi ultimi; infatti gli imprenditori empatici possono mettersi nei panni dei propri clienti e considerare come servirli al meglio. Il processo di mercato, sostenuto dallo stato di diritto, facilita l’empatia e il rispetto per gli altri e una società pacifica e prospera.

Allora perché dico che l’antisemitismo probabilmente crescerà? Quanto più siamo lontani dai legami e dagli affetti creati dal commercio, tanto più le nostre menti saranno occupate dallo spazio per l’odio primitivo.

Gli intellettuali che insegnano una miscela tossica di politica dell’identità, teoria critica della razza e marxismo hanno preso il controllo delle istituzioni educative e di altro tipo. In alcune classi K-12 vengono insegnati “Studi etnici liberatori” che fanno uso di “modelli liberatori basati su marxismo e maoismo”. Ciò che Helen Pluckrose e James Lindsay chiamano il “sistema delle caste di giustizia sociale” etichetta gli ebrei come oppressori a causa del loro successo economico.

Nel libro Marxism, Thomas Sowell sottolinea che Marx viveva come un intellettuale senza alcuna “responsabilità” per il suo sostentamento e per le “conseguenze sociali” della sua “visione”. Sowell spiega che “gli intellettuali di oggi vivono in una sorta di isolamento dalle conseguenze dell'errore, qualcosa di cui non gode nessun uomo d'affari, capo militare, ingegnere, o addirittura allenatore atletico”.

Nel suo libro Intellectuals, il defunto Paul Johnson descrive Marx come un uomo con un “atteggiamento infantile” che “prendeva in prestito denaro, lo spendeva e poi era invariabilmente stupito e arrabbiato quando arrivavano a scadenza i conti più gli interessi”.

Marx era un odiatore accanito che “si risentiva per la più piccola critica” ed era soggetto a “enormi scoppi di rabbia. Al centro della sua rabbia e frustrazione, e forse alla base del suo odio per il sistema capitalista, c’era la sua grottesca incompetenza nel maneggiare il denaro”. Johnson ci informa che alla madre di Marx “è attribuito l’amaro desiderio che ‘Karl accumulasse capitale invece di limitarsi a scriverne’”.

Le fantasie di Marx sugli ebrei e sui capitalisti che sfruttavano gli altri erano una proiezione del suo stesso sfruttamento nei confronti della sua di famiglia. La proiezione si verifica quando cerchiamo di scagliare i nostri fallimenti morali e la spazzatura psicologica sugli altri.

Marx era bloccato in una tale proiezione. Rifiutandosi di “intraprendere una carriera”, Marx perseguitava la sua famiglia in cerca di “elemosina”. Abituato a saccheggiarla, Marx vedeva il proprio comportamento negli altri, scrivendo che c’è sempre “una manciata di ebrei da cui frugare nelle tasche”.

Nel libro Sulla questione ebraica, Marx scriveva: “Qual è la religione mondana dell’ebreo? Mercanteggiare. Qual è il suo Dio terreno? [...] Il denaro è il dio geloso di Israele, di fronte al quale nessun altro dio può esistere”.

Di Marx, Johnson scrive: “Tutta la sua teoria della classe è radicata nell’antisemitismo”.

Nel suo romanzo, Life and Fate, Vasily Grossman osservava che l’antisemitismo era uno “specchio dei fallimenti degli individui. Ditemi di cosa accusate gli ebrei e vi dirò di cosa siete colpevoli”.

Gli antisemiti ritraggono gli ebrei nei modi più mostruosi, perché vederl come vili giustifica i loro stessi fallimenti.

Marx non era solo un odiatore degli ebrei, era un odiatore e basta. Il suo antisemitismo faceva parte di un modello più ampio.

In The Road to Serfdom F. A. Hayek sottolinea che Marx espresse opinioni sui cechi e sui polacchi successivamente espresse dai nazisti. Marx scrisse dei Balcani che avevano “la sfortuna di essere abitati da un conglomerato di razze e nazionalità diverse, di cui è difficile dire quale sia la meno adatta al progresso e alla civiltà”.

Hayek esplorò il motivo per cui “il nemico, sia esso interno, come l’”ebreo” o il “kulak”, o esterno, è un requisito indispensabile nell’armeria di un leader totalitario”. In Germania e in Austria, scrisse Hayek, “l’ebreo era arrivato a essere considerato il rappresentante del capitalismo”.

Marx scrisse che “ogni tiranno è sostenuto da un ebreo”. Invertì causa ed effetto: i tiranni devono opprimere gli ebrei.

Hayek inoltre scrisse: “Sembra quasi una legge della natura umana che sia più facile per le persone mettersi d’accordo su un programma negativo – sull’odio di un nemico, sull’invidia di chi sta meglio – che su qualsiasi compito positivo”. L'odio per il capitalismo o l'odio per gli ebrei, per chi ha bisogno di odiare, è la stessa cosa.

Hayek aggiunse: “Il contrasto tra il 'noi' e il 'loro', la lotta comune contro coloro che sono al di fuori del gruppo, è un ingrediente essenziale in qualsiasi credo che unisce solidamente un gruppo verso un'azione comune”.

Coloro che non vogliono assumersi la responsabilità delle proprie scelte gravitano attorno a movimenti di massa che promettono di alleviare le conseguenze delle loro decisioni sbagliate. Dovrebbe sorprendere che le idee marxiste abbiano contribuito ad alimentare il comunismo, uno dei movimenti di massa più distruttivi della storia?

Dovremmo sorprenderci che l’attuale esplosione di antisemitismo si concentri nei campus universitari dove il sentimento anticapitalista è la norma?

Oggi il pensiero “noi” e “loro” è parte integrante della vita nei nei campus universitari. Si presume che se non riuscite a combinare niente nella vostra vita è perché “loro” vi hanno fermato. Dal punto di vista storico gli ebrei si sono ritrovati tragicamente costretti a ricoprire il ruolo ingiustificato di “loro”.

Oggi i professori e gli amministratori universitari evitano che gli studenti siano esposti a idee diverse dalle loro. Marx non volle mai affrontare le conseguenze della sua scarsa intelligenza emotiva e morale. Quanti studenti universitari, come Marx, non vogliono affrontare la loro scarsa intelligenza emotiva e morale?

Le forze illiberali hanno sempre bisogno di un “loro”. Anche nei Paesi senza popolazione ebraica, gli ebrei sono ancora “loro”. Ayaan Hirsi Ali è cresciuta in Somalia dove non c'erano ebrei, ma come ha spiegato al Wall Street Journal:

Quando ero piccola, mia mamma perdeva spesso la pazienza con mio fratello, con il droghiere o con un vicino. Urlava o imprecava sottovoce “Yahud!”, seguito da una descrizione dell'ostilità, dell'ignominia, o del comportamento spregevole del soggetto della sua ira. Non era solo mia madre; gli adulti intorno a me esclamavano “Yahud!”, il modo in cui gli americani usano la parola che inizia con la F. Mi fecero capire che gli ebrei – Yahud – erano tutti cattivi. Nessuno si prendeva la briga di costruire un quadro razionale attorno all’idea – cosa difficilmente necessaria, dal momento che non c’erano ebrei in giro.

La Somalia è una società chiusa e le società chiuse sono destinate al fallimento finché non emerge um’indagine critica dall’interno.

Gli studenti attraversano il sistema educativo addestrati ad avere menti chiuse piuttosto che a esplorare le idee. Il fallimento è una certezza quando queste ultime non vengono messe in discussione, e deve esserci un “loro” da incolpare per il fallimento. Per gli antisemiti e gli anticapitalisti, gli ebrei sono oggetto condiviso di odio. Gli ebrei vengono usati per rendere conto dei piani falliti generati da idee imperfette. Finché programmi illiberali domineranno i nostri sistemi educativi, entrambi gli odi non potranno far altro che crescere.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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