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mercoledì 2 luglio 2014
I consumatori sono i re in un'econmia di libero mercato
di Christopher Westley
Uno dei miei economisti preferiti nella storia del pensiero economico è il grande austriaco Carl Menger (1840-1921). Mentre la corrente principale della professione economica riconosce a Menger il suo contributo alla rivoluzione marginalista del 1870, lo ignora perché il suo quadro teorico non si presta a prescrizioni di linee di politica. In un'epoca in cui la professione economica viene in gran parte considerata come una branca ombra dello stato, i pensatori come Menger (e coloro che lavorano nella sua tradizione) non vengono esaltati o studiati nello stesso modo riservato a pensatori come Irving Fisher, John Maynard Keynes, Milton Friedman o Paul Krugman.
Questo è vero se non altro perché lo stato tende a non finanziare universitari o scuole di pensiero economico che non promuovono il suo ruolo centrale nell'economia o che non forniscono giustificazioni economiche alle sue interferenze con le forze di mercato. In assenza di tale contesto, il monetarismo della scuola di Chicago o il keynesismo della Ivy League avrebbero avuto molto meno rilievo nella scienza economica.
Il quadro teorico di Menger si differenzia dalle moderne interpretazioni economiche, perché ha rappresentato il culmine dello sviluppo del pensiero economico in era pre-Progressista, già sbocciato nel corso dei secoli soprattutto in Europa continentale con i pensatori scolastici del Medioevo e con i liberali francesi come Turgot, Cantillon e Say. Queste persone potrebbero anche aver studiato economia seguendo le Scienze Morali del XIX secolo, ma il loro slancio in tal campo era principalmente dovuto al desiderio umano di capire meglio il mondo e le leggi naturali che lo governano. Il loro interesse era per l'economia in quanto economia, e non semplicemente come strumento politico per far apparire lo stato più scientifico, efficiente, o benigno. (In realtà è l'esatto opposto.)
Quindi per studiare l'economia come scienza, soprattutto in un'epoca in cui sembra regnare una certa confusione su tale materia, non è una cattiva idea iniziare da Carl Menger.
Menger nacque in Galizia, una regione allora austriaca ma che ora è in Polonia, da una famiglia benestante con radici in Boemia. Durante le pause dagli studi presso le Università di Praga e Vienna, Menger lavorava come giornalista finanziario e sviluppò un certo talento per la scrittura di romanzi e commedie che venivano serializzate sui giornali.
Fu durante il suo lavoro di giornalista che Menger notò l'importanza delle discrepanze tra le dottrine economiche classiche sui fenomeni di mercato e quelle della sua epoca di cui si occupò nel corso della sua professione. Subito dopo aver ricevuto la laurea in legge presso l'Università di Cracovia nell'agosto del 1867, Menger intraprese lo studio formale dell'economia politica nel tentativo di comprendere meglio e risolvere queste discrepanze — uno sforzo che lo portò alla pubblicazione di Principi di Economia nel 1871.
Mentre Menger riconobbe che gli economisti classici avevano dato un contributo significativo allo sviluppo della teoria economica, credeva che uno dei loro difetti principali si ritrovasse nelle loro analisi del consumatore, una lacuna che è stata ampliata dalla loro enfasi sulla teoria del valore-lavoro e la loro teoria rudimentale dei prezzi (secondo cui i prezzi erano fenomeni derivanti in gran parte dal calcolo economico di uomini d'affari). Il contributo principale di Menger con il suo Principi, è stato quello di inserire il primato dei consumatori nella determinazione del valore e (per estensione) del prezzo, non solo sul mercato ma in tutte le attività economiche.
L'approccio mengeriano, che oggi chiamiamo scienza della prasseologia, ha sottolineato l'importanza dell'azione umana individuale derivante dal desiderio di soddisfare le esigenze personali e dal rapporto di questi bisogni con il mondo esterno. Avere un bisogno ed essere consapevoli che il mondo esterno possiede alcune caratteristiche che permettono all'individuo di soddisfarle, fornisce la base per l'azione umana logica e la valutazione soggettiva di beni e servizi. Menger ha inoltre osservato che al cambiamento della nostra conoscenza rispetto al mondo esterno, cambiano anche le esigenze individuali. Gli sforzi per soddisfare i bisogni sentiti, presuppongono il riconoscimento delle relazioni di causa/effetto che forniscono la base per tutte le azioni umane.
Si noti come quanto detto sia del tutto irrilevante per gli aderenti alla scuola keynesiana o di Chicago. La differenza principale è che entrambe le scuole visualizzano la singola persona (o attore) come un oggetto che deve essere manipolato in nome del successo delle linee di politica. Per i Chicagoboys questo successo si basa sui risultati di mercato che sono più vicini ai loro ideali preconcetti di efficienza del mercato; mentre per i keynesiani questo successo si basa sul raggiungimento dei livelli arbitrari di occupazione di breve periodo, i quali si ottengono penalizzando il risparmio e il consumo gratificante. Per entrambe le scuole la persona umana è un ingranaggio in una macchina economica che deve essere costretta ad agire in modi che facciano funzionare i loro sistemi. Tale è il punto di vista moderno — le sue radici si ritrovano nell'Era Progressista — ed è in contrasto con la storia dell'economia da Aristotele fino a Menger (e non solo attraverso coloro che hanno sviluppato il sistema di Menger).
Ma nel 1870 Menger applicò coraggiosamente le sue implicazioni alla determinazione del valore. Egli osservò che dal momento che le merci sono esterne alla persona umana e riconosciute soggettivamente come in possesso di qualità che consentono la soddisfazione di un certo bisogno, potrebbero essere differenziate in beni di ordine diverso. In Principi scrisse che esistono i beni d'ordine primario, come i beni che consumiamo per soddisfare i bisogni. Questi sono i classici beni di consumo.
I beni d'ordine secondario sono beni necessari per produrre i beni di ordine primario; mentre una macchina può essere un bene d'ordine primario che va a soddisfare una necessità per il trasporto, i beni d'ordine secondario includerebbero il vetro, la gomma, il cromo e tutti gli altri input che compongono la macchina. I beni d'ordine terziario sono tutti quei beni che sono necessari per produrre i beni d'ordine secondario, e così via, con forme più complesse di produzione e caratterizzate da ordini più distanti di produzione.
Tuttavia i valori di tutti i beni di qualsiasi ordine derivano dal desiderio iniziale del singolo individuo di soddisfare una necessità sentita, quindi la gomma non ha valore in sé o grazie al lavoro necessario per la sua produzione, ma a causa del desiderio umano iniziale per il trasporto. Questa comprensione dei beni è in netto contrasto con l'idea dei neoclassici, secondo cui il valore dei fattori economici fa riferimento alla loro utilità tecnica nella produzione. La teoria del valore di Menger rappresenta un'espansione della legge di Say, secondo cui l'offerta crea la propria domanda, ed è la giusta risposta teorica agli sciroccati monetari (al tempo di Menger così come a quegli di oggi) che non vedono differenza tra capitale diretto dallo stato e capitale ideato e diretto dal settore privato.
In verità, il capitale creato dal governo soddisfa le esigenze delle classi politiche e gli interessi clientelari ad esso collegati, mentre il capitale diretto dal settore privato mira alla soddisfazione del consumatore.
Senza l'influenza dello stato nello sviluppo del pensiero economico del XX secolo, è probabile che oggi Menger sarebbe conosciuto come un importante economista che corresse le carenze della scuola classica; e soprattutto non sarebbe mai stato necessario che l'economia classica si fosse suddivisa in varie scuole neoclassiche, caratterizzate da strumenti di indagine adeguati alle scienze fisiche.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
venerdì 13 gennaio 2012
Il Mito del Fallimento del Mercato di Joseph Stiglitz

Mentre i Keynesiani brancolano nel buio, tutte le risposte sono già state date senza tirare in ballo le solite litanie sul fallimento del mercato ed i soliti strali verso i derivati, tenendosi accuratamente lontano dal menzionare la riserva frazionaria. La seconda è una truffa legalizzata mentre i primi sono uno strumento che, se a volte sembra una scommessa, ha la sua utilità.
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di Christopher Westley
Grazie, Joseph Stiglitz, per aver fornito la scorsa primavera così tanta carne al fuoco agli economisti di libero mercato da utilizzare nei loro corsi.
La carne al fuoco può essere scovata in una nuova ricerca (con Bruce Greenwald) che Stiglitz sta sollecitando. In essa, presenta relazioni statistiche tra i miglioramenti tecnologici nell'agricoltura e la disoccupazione negli anni '30. Si chiede, Che cosa ha trasformato una correzione di mercato altrimenti normale in una lunga ed estenuante depressione caratterizzata da tassi di disoccupazione permanenti a doppia cifra? E' stata, risponde, almeno in parte, colpa della dannata tecnologia agricola che ha causato la dislocazione di tutti quei lavoratori. In sua assenza, la disoccupazione non sarebbe mai salita alle stelle, e il mercato del lavoro Statunitense avrebbe potuto conservare i giorni felici del 1870, quando più della metà di tutti i lavoratori lavorava nelle fattorie. Sicuramente, l'economia del 1930 — così come la conosciamo oggi — non sarebbe mai esistita.
Così recita la ricerca mainstream neoclassica, dove la verità è solo ciò che può essere misurato e poi inserito in modelli matematici. Il problema è che questi modelli sono solo buoni in base alle loro ipotesi; quando l'informazione reale ed importante non è misurabile, viene semplicemente ignorata — o si presume che esista come errore.
Questo è lo stesso problema che ha afflitto l'economia mainstream durante gli anni fino alla crisi finanziaria. Ancora una volta, gli economisti mainstream, tra cui Stiglitz,[1] sono stati presi quasi completamente di sorpresa, perché i loro modelli non hanno raccolto informazioni riguardanti il settore immobiliare e quello bancario, perché non erano misurabili. Nel frattempo, quegli economisti che lavorano con meno approci empirici e più con quelli a priori, erano molto preoccupati per quanto stava accadendo in entrambi i settori e sarebbero stati molto meno sorpresi dal crollo. Molti, infatti, lo hanno previsto.[2]
Considerate quale approccio — l'empirico mainstream o l'a priori — viene ampiamente finanziato dal governo. Considerate quale approccio è più probabile che fornisca una giustificazione teorica per l'azione del governo.
Ci sono prove abbondanti che i risultati di Stiglitz riflettono correlazioni statistiche, e non causalità. Questo è particolarmente vero perché altri paesi hanno affrontato la transizione dall'agricoltura alla produzione industriale senza uno stress occupazionale significativo. La teoria di Stiglitz toglie dai guai anche le amministrazioni Hoover e Roosevelt, le cui politiche ostacolarono il sistema dei prezzi affinché riallocasse le risorse nel modo più efficiente rispetto ciò che avvenne in altri paesi.
Pensateci. Nella prima metà del 20° secolo, vi era per la prima volta nella storia umana un surplus di produzione agricola. Questo surplus, fortunatamente, pose una pressione al ribasso sui prezzi dei prodotti alimentari. Poi arrivarono Hoover e FDR che mantennnero più alti i prezzi agricoli rispetto a quello che altrimenti sarebbero stati, o ad un livello che rifletteva i loro livelli di prezzo precedenti all'esplosione della produzione agricola. I risultati economici di questi interventi sono sia prevedibili che disastrosi:
- La quantità richiesta di produzione agricola cala (perché i prezzi sono mantenuti alti).
- Sale alle stelle la disoccupazione agricola (a causa della riduzione della domanda per la produzione).
- Molti milioni di persone che altrimenti sarebbero state in grado di sostenere se stessi e le loro famiglie lavorando nel mondo agricolo diventano quindi dipendenti dallo stato.
- Le eccedenze agricole derivanti dagli aumenti artificiali (e violentemente imposti) dei prezzi conducono a bizzarri interventi secondari che richiedono al governo di distruggere cibo in un momento in cui milioni guadagnano salari da fame, se non nessun salario.
Ma tali effetti dovrebbero essere ignorati, perché il Grande Stiglitz ha trovato una correlazione tra i dati osservabili!
Faremmo bene a ricordare il contesto in cui le idee economiche di oggi sono promulgate. Ricordate, Stiglitz è pagato bene dal governo affinché fornisca un peso intellettuale ad argomenti che prevedono il fallimento del mercato e che giustifichino un ampliamento del governo rispetto al mercato. Anche il suo Premio Nobel del 2001, che ha condiviso insieme a George Akerlof e Michael Spence, l'ha ottenuto per il suo lavoro nel campo dell'informazione asimmetrica, che oggi è usata da molti per giustificare la regolamentazione statale di tutto il mercato. Così ha un certo senso che, oggi, egli sostiene che i miglioramenti tecnologici possono portare a un decennio di depressione quando molte persone iniziano a mettere in discussione la reale praticità degli interventi fiscali e monetari senza precedenti durante le correzioni di mercato significative (entrambe le cose sono accadute negli anni successivi al 1929 ed al 2008).
Nel processo, condanna la tecnologia (nello spirito di Ned Ludd, vorrei aggiungere), ignorando come il miglioramento tecnologico abbia permesso all'umanità di uscire dalla vita solitaria, povera, brutta e brutale. I miglioramenti tecnologici nel settore agricolo in particolare hanno dato vita alla maggior parte del progresso materiale del 20° secolo, perché hanno permesso a tale settore di mantenere la produttività con un minor numero di lavoratori, consentendo ai lavoratori in surplus di muoversi nelle città per lavorare in altri settori industriali — industrie che nemmeno esistevano 50 anni prima — ed hanno permesso l'esplosione del PIL aggregato.
In assenza di questo fenomeno, oggi non ci sarebbe ceto medio.
Eppure, Stiglitz sostiene che i miglioramenti tecnologici sono un fallimento del mercato, anche se la maggior parte della transizione dall'agricoltura alla produzione industriale avvenne 20-30 anni prima del 1929. Come molti altri nel mainstream, si concentra su ciò che è visto ignorando gli effetti invisibili — perché questi effetti, dopo tutto, possono essere facilmente inseriti in eleganti modelli econometrici — e trascura molte cose della teoria economica e della storia economica per far funzionare la sua particolare storia.
E' difficile credere che oggi così tanti sostengono in modo simile che i progressi tecnologici nel settore finanziario sono stati la causa primaria del crollo finanziario del 2008 ed assolvono (diciamo) la politica dei tassi 2002-2004 della Federal Reserve, insieme alle manipolazioni federali del mercato immobiliare.
E' difficile credere che tale ricerca venga presa sul serio, semplicemente perché evidenzia un presunto fallimento del mercato e, per estensione, giustifica un ruolo ancora più forte del governo nel mercato.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
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Note
[1] Da Joseph E. Stiglitz, Jonathan M. Orszag, e Peter R. Orszag, "Implications of the New Fannie Mae and Freddie Mac Risk-based Capital Standard":
Quest'analisi mostra che, sulla base dei dati storici, la probabilità di un grave shock come incarnato nel risk-based standard del capitale è sostanzialmente meno di una su 500,000 — e può essere inferiore ad una su tre milioni. Data la bassa probabilità di uno shock per uno stress test, e assumendo che Fannie Mae e Freddie Mac detengano un capitale sufficiente per resistere a tale shock, l'esposizione del governo per il rischio che i GSE diventi insolvente appare piuttosto bassa.
Data la probabilità estremamente piccola di inadempienza da parte dei GSE, i costi monetari previsti per un'esposizione dei GSE ad una insolvenza sono relativamente piccoli — anche dato un livello molto elevato di debito dei GSE ed assumendo che il governo sosterrebbe le spese di tutti i debiti dei GSE nel caso di insolvenza. Per esempio, se la probabilità che si verifichino condizioni da stress test sono meno di una su 500,000, e se i GSE detengono un capitale sufficiente per resistere allstress test, l'implicazione è che il costo previsto per il governo, nel caso fornisca una garanzia esplicita per $1 biliardo di debito dei GSE, è solo di $2 milioni.[Scarica il PDF]
[2] Da Mark Thornton, "Who Predicted the Bubble? Who Predicted the Crash?":
E' particolarmente degno di nota che le previsioni Austriache hanno fornito una spiegazione economica della bolla e che le loro spiegazioni erano relativamente coerenti in tutto il gruppo. Per generalizzare, hanno visto che la Federal Reserve stava seguendo una politica monetaria espansiva che ha mantenuto dei tassi di interesse diversi da quelli che sarebbero esistiti in assenza di una politica monetaria inflazionistica. I singoli scrittori hanno sottolineato la volontà della Federal Reserve di salvare costantemente e soccorrere gli investitori durante gli anni '90, in modo da desensibilizzare gli investitori al rischio. Come risultato, ha avuto luogo un periodo di "esuberanza" e speculazione selvaggia costruite nell'isteria di una bolla del mercato azionario. Se l'analisi Austriaca è corretta, ciò suggerirebbe che la Federal Reserve è una fonte importante di instabilità economica e finanziaria. Suggerisce anche che il bias generale di mantenere i tassi il più in basso possibile può causare perdite significative per l'economia e che una politica migliore potrebbe essere quella di lasciare che i tassi di interesse vengano determinati dal mercato, senza l'intervento della Federal Reserve.[Scarica il PDF]__________________________________________________________________
martedì 24 maggio 2011
Perchè le Persone Perdonano Così Facilmente i Fallimenti del Governo?

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di Christopher Westley
Tempo fa sviluppai una teoria secondo cui si hanno molte meno aspettative per le prestazioni del settore pubblico rispetto a quelle che si hanno per il settore privato.[1] Ciò si nota negli standard di contabilità che — quando applicati alla Enron — hanno portato alla chiusura dell'azienda, mentre il Dipartimento della Difesa perde miliardi di dollari all'anno. La differenza in termini di spreco tra i due settori è esponenziale, ma mentre la Enron è ritenuta responsabile per la sua etica, il governo la passa liscia.
Oppure si consideri cosa viene tollerato al Servizio Postale degli Stati Uniti (USPS) rispetto a quello che viene tollerato per aziende come la FedEx Express o la UPS. Di nuovo, se queste aziende nel settore privato incorressero nei costi e nello spreco che la USPS istituzionalizza, sarebbero andate a gambe all'aria da tempo ed i loro asset sarebbero stati trasferiti ad altre entità considerate dalle istituzioni di mercato in grado di usarli più efficientemente e proficuamente.
La lista potrebbe andare avanti. Si paragoni l'Amtrak al trasporto privato; i miliardi di dollari dei contribuenti sprecati nel produrre il Chevy Volt (la sola cosa elettrica di questo automezzo è che ti fulmina per la sua bruttezza) paragonati alla concorrenza;[2] gli standard applicati agli studenti della scuola pubblica rispetto a quelli del settore privato o a quelli istruiti a casa; oppure l'enorme spreco che si accetta per quanto riguarda i mezzi di trasporto federali e le leggi che il Congresso fa passare ogni cinque anni, a prescindere dal partito in carica.
Esempi simili sono talmente accettati che non vale la pena nemmeno di citarli. La conseguenza è un'enorme dicotomia nella vita moderna e coloro di noi che la sottolineano spesso si sentono come il bambino che si domandava perchè ci fosse così tanto trambusto alla vista dell'imperatore senza vestiti.
La conseguenza di questa dicotomia è la crescita del governo, la quale è inversamente proporzionale alle caratteristiche che si associano ad una società libera e virtuosa. Il risultato è un'ostilità crescente nella società tra i contribuenti ed i beneficiari delle tasse — ed il caos quando le istituzioni artificiali, da cui molti sono diventati dipendenti, falliscono. Si consideri il triste caso della Previdenza Sociale. Semmai ci fosse un modello per evidenziare la differenza nelle aspettative popolari per le prestazioni pubbliche e private, la Previdenza Sociale è un buon esempio.
Ebbe inizio negli anni trenta, un periodo di incertezza economica creta dal governo. Proprio come oggi, questa incertezza derivava da molte interferenze, senza precedenti ed imprevedibili, nel sistema di mercato (la Grande Depressione stessa sarebbe durata 17 anni e sarebbe terminata quando i sostenitori del New Deal, i quali erano la fonte di molte di queste interferenze, furono cacciati subito dopo la morte di Franklin Roosevelt). Guardando indietro, quello che colpisce è come fosse limitato il programma quando ebbe inizio. Pretendeva solo un 2% dalle buste paga e forniva pagamenti supplementari per la vecchiaia ai lavoratori pensionati in un periodo in cui la maggior parte delle persone moriva a 60 anni ed il rapporto lavoratore/pensionato era di 16 a 1 (ora è di 3 a 1 ed in diminuzione).
Pertanto la Previdenza Sociale è, in generale, un buon caso di studio dell'interventismo del governo. La crescita del settore pubblico inizia su piccola scala e sviluppa una classe dipendente. Quando si verificano le inevitabili conseguenze non volute, i funzionari pubblici espandono i loro programmi per risolvere questi problemi mentre incolpano "le forze dell'avarizia" o il "fallimento del mercato". Mentre il ruolo di tali crisi (reali o immaginate) nello scatenare sopracitato ciclo è stato spiegato chiaramente dall'economista Robert Higgs nel suo classico moderno Crisis and Leviathan, il ciclo generale di interferenza che conduce a conseguenze non volute che a loro volta conducono ad una più ampia interferenza è stato spiegato dal liberale classico Ludwig von Mises negli anni venti.[3]
Roosevelt sapeva che la Previdenza Sociale era fondamentalmente un trionfo politico.[4] In una episodio riferito dallo storico Arthur Schlesinger, Roosevelt disse queste parole ad un ospite che lo ammoniva sull'inconsistenza del programma economico:
«Credo abbia ragione sull'economia, ma quelle tasse non furono mai un problema d'economia. Erano politica a tutti gli effetti. Mettemmo quei contributi delle buste paga lì così da dare ai contribuenti un diritto legale, morale e politico di raccogliere le proprie pensioni ed i propri sussidi di disoccupazione. Con quelle tasse, nessun dannato politico potrà mai smantellare il mio programma di Previdenza Sociale.»[5]
Anche lui aveva dannatamente ragione. Qualora le leggi dell'economia si fossero ribellate contro la politica della Previdenza Sociale, il Congresso avrebbe espanso consistentemente i suoi benefici ed avrebbe aumentato le imposte sui salari per creare più dipendenza. Molta della disoccupazione di oggi è conseguenza dei costi aumentati che questo programma ha imposto sul mercato del lavoro.
Il premio Nobel Edward Prescott ha mostrato che mentre il fardello legale della Previdenza Sociale è diviso tra il datore di lavoro e l'impiegato, il fardello economico è posizionato largamente sul lavoratore, che riceve salari più bassi e minori opportunità d'impiego. Come conseguenza, Prescott dice che gli impiegati rispondono alle diminuzioni nei salari diminuendo ulteriormente l'offerta di lavoro (in termini economici, Prescott sta evidenziando le conseguenze di una offerta di lavoro altamente elastica).[6]
La gestione di questo programma da parte del Congresso può solo persistere nei decenni, in un mondo in cui le persone hanno basse aspettative per il rendimento del settore pubblico. Esso riflette il principale errore Keynesiano degli aggiustamenti a breve termine, perchè (come Keynes diceva) il lungo termine non arriverà mai comunque. Nel lungo termine saremo tutti morti. Un aforisma più vero direbbe che nel lungo termine saremmo tutti fottuti.[7] Nel caso della Previdenza Sociale, ciò è diventato una certezza.
I numeri non sono buoni. Ma la Previdenza Sociale era in eccedenza quando i 78 milioni di baby boomers erano all'altezza del loro potere di guadagno, ma ora è in deficit; i pensionati stanno aumentando di numero ed iniziano a raccogliere parte della ricchezza che fu forzatamente trasferita da loro a questo schema di Ponzi. I suoi debiti non sovvenzionati ammontavano a decine di triliardi ben prima le tensioni della crisi finanziaria del 2008 e le varie espansioni del governo sin da allora. L'economista della Boston University Laurence Kotlikoff ha recentemente calcolato che, a causa dei decenni di spesa come quella della Previdenza Sociale e quella di altri diritti, la differenza tra passività sovvenzionate e non sovvenzionate totalizza i 202$ triliardi.[8]
Per la serie "cornuti e mazziati", il Congressional Budget Office ha sperimentato più di 500 simulazioni per determinare i possibili risultati del programma, data la sua attuale salute fiscale. Lo scopo era di misurare quale generazione tra le coorti nata negli anni quaranta, negli anni sessanta e negli anni ottanta non avrebbe ricevuto i benefici della Previdenza Sociale.[9] I risultati, pubblicati nell'ottobre 2010, non erano promettenti come recentemente spiegato da Bruce Krasting in Business Insider. Krasting scrive:
«Se foste nati negli anni quaranta la probabilità che riceviate il 100% dei vostri benefici programmati è circa il 100%. Le persone in questo gruppo d'età moriranno prima che la Previdenza Sociale sia forzata ad operare tagli nei benefici programmati. Se foste nati negli anni sessanta le cose ancora non sembrano andare male. In dipendenza dalle aspettative di vita, le probabilità (76+%) sono abbastanza buone che prendiate tutti i benefici programmati. Tuttavia se foste nati negli anni ottanta avete un problema. I numeri crollano se siete tra i 30 ed i 40 anni oggi. In solo il 13% dei possibili scenari prenderete ciò che attualmente vi aspettate dalla Previdenza Sociale. Se foste nati dopo il 1990 non avete semplicemente alcuna possibilità statistica di prendere quello per cui state pagando.»[10]
Krasting pensa che il risultato finale sarà un periodo di belligeranza, poichè le giovani generazioni si accorgeranno che sono forzati a pagare per l'irresponsabilità fiscale delle precedenti generazioni. I giovani con cui sono in contatto sono incazzati neri — almeno coloro che hanno studiato l'argomento. L'economista dell'Università di Notthingam Kevin Dowd, in un discorso a dei giovani ragazzi sulle promesse del welfare-state a causa delle quali spenderanno il resto della loro età lavorativa a pagare, fece questa domanda: "Volete una vita di fatica e di schiavitù, seguita da una distruzione finale, oppure volete sollevarvi per voi stessi e combattere per la possibilità di una vita decente? A voi la scelta".
Infatti. La Previdenza Sociale è un microcosmo della tendenza dei politici a lasciare che i benefici a breve termine accechino il loro giudizio sui problemi inerenti i programmi bellici e di welfare. Più importante, questo programma di governo evidenzia la dicotomia tra aspettative del pubblico e del privato. La Previdenza Sociale persiste solo perchè siamo stati condizionati a pensare alle prestazioni del settore pubblico con basse aspettative. Nel lungo termine stiamo forzando le future generazioni — probabilmente includendo qualla in cui trovo le mie classi d'economia oggi — in una facile scelta.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
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Note
[1] La legge di Westley dice che i governi crescono sulle basse aspettative. In un articolo che spiega la legge, ho scritto: "Il governo cresce sulle basse aspettative finchè mantiene i dollari delle tasse in entrata e gli stipendi in uscita, e come conseguenza, semplicemente non paga quelli che mettono in dubbio la sua efficienza. C'è, infatti, una relazione inversa tra le aspettative ed il finanziamento del governo".
[2] La General Motors ho riferito che le vendite totali della Volt a gennaio e febbraio 2011 sono 602. Per le cifre ufficiali si veda qui. In un articolo di giornale dello scorso novembre, Geroge Will elenca le varie tangenti offerte dal governo (e finanziate dal denaro di altre persone) per generare interesse nel consumo di questa moderna "Macchina del Popolo" a quattro posti che costa 41,000$. Si veda Will, George F., "What's Driving Obama's Subsidies of Chevy Volt?" The Washington Post, Nov. 14, 2010.
[3] Si veda Higgs, Robert, Crisis and Leviathan: Critical Episodes in the Growth of American Government (New York: Oxford University Press, 1989) e Mises, Ludwig von, Liberalism: In the Classical Tradition, trad. di Ralph Raico (Irvington-on-Hudson, NY: Foundation for Economic Education, [1927] 1985).
[4] Sull'invincibilità politica della Previdenza Sociale, si veda Social Security: False Consciousness and Crisis del giornalista John Attarian (New Brunswick, NJ: Transaction Publishers, 2002). Si veda la recensione di David Gordon qui.
[5] Schlesinger, Jr., Arthur M. The Age of Roosevelt, vol. 2, The Coming of the New Deal (Boston: Houghton Mifflin, 1958), p. 308.
[6] Prescott spiega questo fenomeno in "Why Do Americans Work So Much More than Europeans?" Revisione Trimestrale della Federal Reserve Bank of Minneapolis, Vol. 28, No. 1 (luglio 2004), pp. 2–13.
[7] Scrivo questa interpretazione degli effetti delle politiche Keynesiane del mio amico (ed economista) Bill Anderson della Frostburg State University.
[8] Si veda Kotlikoff, Laurence, "The US is Bankrupt and We Don't Even Know it", Bloomberg online.
[9] Congressional Budget Office "CBO's Long-Term Projections for Social Security", ottobre 2010.
[10] Krasting, Bruce, "Now 30 Year Olds Have Only a 13% Chance of Getting Full Social Security Benefits".
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