mercoledì 31 dicembre 2014

Perché l'anarchia?





di Daniel Krawisz


Anarchia, i Pregiudizi

Lo stato è definito come un'organizzazione che rivendica un diritto ultimo su tutti i servizi all'interno di un determinato territorio e il diritto di difendere questo monopolio con la forza. Gli statalisti sono persone che credono sia nei diritti rivendicati dallo stato sia nella necessità di uno stato. Anarchia significa apolidia e gli anarchici credono che gli stati siano indesiderabili ed eticamente ingiustificati.[1]

Anarchia non vuol dire caos o barbarie: anche se gli anarchici comprendono un gruppo molto eterogeneo e non posso assolutamente negare che ci siano anarchici che sostengono la violenza, la schiacciante maggioranza di anarchici crede che l'anarchia promuova la pace e la cooperazione, a differenza dello statalismo. La maggior parte degli anarchici direbbe che Hobbes è colpevole di una falsa premessa quando descrive lo stato di natura come "una guerra di tutti contro tutti."[2] Perché le persone in questo stato di natura avrebbero aspettato così a lungo prima di cercare sicurezza, tanto da finire letteralmente in guerra l'uno contro l'altro? Sicuramente ci deve essere stato un periodo precedente in cui sono vissuti abbastanza lontani e possedevano abbastanza terra per sé stessi da non aver particolarmente bisogno di sicurezza.

La descrizione di Hobbes non si adatta tanto ad una società in cui non è mai esistito alcuno stato, ma piuttosto ad una in cui uno stato è crollato e ha lasciato un vuoto nei servizi che in precedenza aveva monopolizzato. La stessa falsa premessa è stata promulgata nel corso dei secoli sin da quando Hobbes la rese popolare. Gli statalisti non l'hanno esaminata in maniera critica e hanno ignorato gli appelli degli anarchici.[3] Eppure è solo a causa del monopolio dello stato se può venire a crearsi un tale vuoto: se questi servizi fossero forniti da diverse organizzazioni, nessuna delle quali in possesso di un monopolio territoriale, il crollo di una qualsiasi di esse non comporterebbe alcun vuoto di potere o scoppio di violenza. Le organizzazioni rimanenti sarebbero pronte ad espandersi e a riempire i vuoti.




Alle persone viene detto che lo stato di natura è terribile, ma nessuno ha la possibilità di provare questa affermazione rivendicando un certo territorio e dichiarandolo paese indipendente.[4] Ma cos'è lo stato di natura?

Tutti quei racconti che dovrebbero dimostrare l'orrore dell'anarchia, come la Somalia, possono essere spiegati facilmente come ulteriori problemi dello statalismo: se uno stato fallisce, allora il caos risultante non dovrebbe essere visto come una conseguenza della libertà (a nessuno era stata data l'opportunità di creare istituzioni alternative) ma come una debolezza intrinseca del monopolio stesso.[5] La tesi dello stato di natura si è protratta così a lungo perché quando le persone hanno paura smettono di pensare. Visto che lo stato è costruito in modo tale che il suo crollo significhi caos, ne deriva che l'apolidia in sé non è il problema.

Quando si immagina la formazione della società, come un graduale accrescimento, persona dopo persona (o tribù dopo tribù), allora l'intero problema assume un carattere diverso. In primo luogo, in nessun punto del processo si può affermare che vi sia un vuoto di potere. Una volta che due persone iniziano a vivere abbastanza vicino l'una all'altra, facendo emergere la necessità di un accordo tra di loro, esse possono stipularlo senza che uno ricopra il ruolo di padrone o senza legarsi ad un'alleanza eterna. Al crescere della società, le strutture informali possono diventare più formali, ma non c'è alcun motivo affinché emerga necessariamente un monopolio territoriale.

In secondo luogo, non è sufficiente giustificare l'esistenza di organizzazioni atte alla sicurezza definendole come il semplice soddisfacimento di un bisogno, ma bisogna inserirle nello stesso insieme di regole da cui emergono tutte le organizzazioni umane. La società non può contare su regole che sono applicabili solo retroattivamente. Nessuno saprebbe cosa potrebbe o non potrebbe fare, e per cosa potrebbe essere punito il giorno successivo. Nessuno potrebbe fare piani per il futuro, e quindi non ci sarebbe alcun modo per essere certi di beneficiare dalla cooperazione. Purtroppo questi sono i tipi di regole che si applicano alle organizzazioni politiche in un panorama statalista. Riconoscere un certo bisogno, diciamo per una via di comunicazione, non giustifica l'improvviso inserimento involontario di un intero popolo in un unico insieme collettivo gigante. Che oggi la gente la pensi in modo diverso riguardo alle attività statali, rappresenta una comprensione che lo stato esiste al di fuori del regno dell'imprenditorialità umana. Un'azione che un giorno potrebbe portare alla creazione di uno stato e a fornire i servizi necessari di giustizia e sicurezza, può essere giustificata solo retroattivamente. Se il tentativo ha esito positivo, verrà considerata una rivoluzione gloriosa; ma se fallisce, si parlerà solo di tradimenti, terrorismo o criminalità organizzata.

Una società anarchica, quindi, deve essere pensata come a qualcosa che viene costruito poco a poco, pezzo dopo pezzo, e in cui nessuna persona o organizzazione può pretendere regole uniche per sé stessa.



L'Ingiustizia dello Stato

In circostanze ordinarie, quando due persone discutono per il controllo di qualcosa, non si dichiarano guerra ma piuttosto presentano argomenti. Le ragioni della controversia sono semplici: ognuno desidera una sorta di controllo esclusivo su un determinato oggetto. Se uno di loro non lo volesse, allora cederebbe semplicemente la proprietà all'altro. Tuttavia queste ragioni sono sufficienti per risolvere la controversia, perché quando entrambi dicono "lo voglio", si distinguono da un qualsiasi osservatore imparziale. E' prevedibile che cercheranno di sovvertire i fatti a proprio vantaggio e che una considerazione astratta della giustizia non è nel loro interesse; invece tenteranno di sostenere le loro rivendicazioni mediante l'applicazione di teorie astratte in modo da non apparire come di parte. Le regole devono essere imparziali — devono trattare tutti allo stesso modo. I fatti storici, d'altra parte, sono imparziali. Qualcuno può presentare dei fatti che lo riguardano, senza farlo apparire di parte.

Qualcuno che vuole giustificarsi davanti alla società dopo un atto ingiusto, non si limita ad argomentare contro la giustizia stessa e a sostenere che la forza è l'unica via. Invece propone una teoria secondo la quale le sue azioni sono giustificate. Se un invasore convince tutti gli altri che lui è il legittimo proprietario della proprietà invasa, allora sarà l'attuale proprietario a venire sfrattato. Anche gli stati cercano di giustificare il loro potere di monopolio con una teoria. Tuttavia c'è sempre qualcosa di sbagliato nelle loro teorie — finiscono sempre col proporre qualcosa che non avrebbe senso se la gente comune o le organizzazioni cercassero di adottarle.

La discussione fin qui evidenzia tre caratteristiche della giustizia con cui la maggior parte delle persone sarebbe d'accordo: il suo scopo è quello di scoraggiare o prevenire la violenza; il suo metodo è quello di applicare regole universali astratte a situazioni concrete; e l'applicazione delle sue norme dipende da fatti oggettivi piuttosto che da asserzioni mendaci. Tutti i tentativi di giustificare lo stato vìolano come minimo uno di questi tre principi. Comportano un appello alla violenza, privilegi speciali, o bugie sui fatti storici. Queste sono le insidie dello statalismo.

Come mentono gli statalisti? Si dice che i primi stati siano stati istituiti dagli dei. Il privilegio del re era la capacità di eseguire rituali in grado di placarli.[6] I re medievali giustificavano la loro posizione di dominio e la loro superiorità rivendicando un diritto divino che derivava da Dio stesso e linee familiari riconducibili alle classi alte dell'antica Roma. Usiamo non sequitor simili e storie assurde per giustificare gli stati di oggi. Ad esempio, raccontiamo storie di un "contratto sociale" costruito su un "tacito consenso." Questo contratto immaginario include tutti sin dalla nascita, anche se nessuno l'ha effettivamente firmato. E' stato creato in un ipotetico "stato di natura" che non si è mai verificato.[7] Questa storia può anche non essere inverosimile, ma è una forma di mitologia tanto quanto quella in cui Atena giura fedeltà a Zeus.

Nessuno crede per davvero che sia esistito uno stato di natura in cui è stato redatto il contratto sociale. Questo mito è una bugia: viene utilizzata per sostenere che le persone abbiano dato il loro consenso alla creazione dello stato. In poche parole, la gente non ha dato il proprio consenso alla creazione dello stato. La teoria del contratto sociale tenta semplicemente di dipingere l'alternativa allo statalismo come qualcosa di così indesiderabile che nessuno dovrebbe preferire; e poi, in virtù di ciò, sostiene che le persone abbiano dato il loro consenso. Tale consenso è cambiato in qualcosa di più simile all'obbedienza passiva. Questo è come dire che uno stupro è consensuale perché la vittima non resiste attivamente per paura che la situazione possa peggiorare. Anche se si potesse dimostrare che le alternative alla statalismo fossero tutte peggiori, tutto ciò continuerebbe a non aver nulla a che fare con il consenso dei popoli.

"Potete sempre andarvene!" solgono ripetere gli statalisti. Prima di tutto, questo non è sempre vero. In secondo luogo, c'è la questione della giustificazione dello stato. Se lo stato non è giustificato nel potere che esercita, allora è lo stato che sta violando i miei diritti ed è lo stato che dovrebbe andarsene. Dire "potete sempre andarvene" non è diverso dal dire che una persona, la cui casa viene improvvisamente occupata da soldati, potrebbe andarsene e trasferirsi in una casa diversa (un'altra anch'essa occupata da un gruppo di soldati). Il mito del contratto sociale non è altro che una minaccia.

La bugia del consenso dei popoli è collegata alla menzogna che lo stato è l'agente del popolo. Tutti gli stati moderni propugnano questa affermazione. Nel caso di un dittatore, c'è un solo uomo che sostiene di parlare a nome del popolo. In un sistema elettorale, vi è una serie di norme procedurali che dovrebbero rappresentare il modo con cui il popolo esprime i suoi desideri. Tuttavia, si può essere l'agente di un'altra persona se per entrambe le parti ci sono vantaggi. Un'organizzazione non può essere l'agente di quegli individui dai quali sottrae unilateralmente fondi attraverso la tassazione. Se i suoi contribuenti morissero tutti o se diventassero così poveri da non essere più in grado di supportarlo, lo stato ne rimarrebbe di certo danneggiato. Quindi lo stato è l'agente delle persone nella misura in cui è improbabile che le possa uccidere tutte o impoverirle tutte — solo quelle con cui può farla franca.

E' così che mente lo stato. Che dire dei privilegi speciali? Qui ci troviamo di fronte ad un caso in cui due cose sono empiricamente indistinguibili, ma si sostiene che meritino un trattamento diverso in base alla loro identità. Ad esempio, se una persona dice che può uccidere chiunque voglia, mentre tutti gli altri non possono, o se qualcuno dice che si dovrebbe credere ad una storia esclusivamente per sentito dire, ma bisogna basarsi su elementi di prova per tutto il resto, abbiamo a che fare con casi di privilegi speciali. Lo statalismo si basa sui privilegi speciali perché giudica le azioni e i diritti in modo diverso a seconda dei casi, quando in realtà non ci sarebbe alcuna differenza empirica a contraddistinguerli.

Alle persone viene insegnato fin dalla più tenera età a non mettere in discussione la natura dello stato in cui sono nati, sia essa una dittatura o una democrazia, e a denunciare coloro che cercano inutilmente di ribellarsi. Tuttavia, per loro dovrebbe essere abbastanza facile immaginare una storia alternativa: le ribellioni falliscono o hanno successo. In tal caso, bisognerebbe ammettere che verrebbero insegnate lezioni diverse e le varie azioni verrebbero trattate come legittime o traditrici rispetto al presente. Ad esempio, se la ribellione americano fosse fallita, i membri del Congresso Continentale oggi sarebbero visti come dei pazzi, dei cospiratori. Se la Confederazione si fosse difesa con successo, allora Jefferson Davis e Robert E. Lee sarebbero stati considerati eroi e Abraham Lincoln sarebbe stato considerato un tiranno.




Lo standard oggettivo, attraverso il quale viene giudicata la creazione di uno stato, è il successo. Questo standard può essere applicato solo retroattivamente, quindi dal punto di vista di coloro che lo vivono (che non hanno il vantaggio di conoscere il loro futuro) è assolutamente relativistico. Tutte le altre tesi a sostegno di un particolare stato sono argomenti ad-hoc e destinati ad arrivare ad una conclusione scontata.

Anche se gli argomenti astratti sul contratto sociale potrebbero stabilire la necessità di un monopolista unico sulla legislazione, sulla polizia, sui tribunali e sulla difesa nazionale, rappresentano un non sequitor per passare da una descrizione astratta di uno stato alla conclusione che qualsiasi organizzazione statale attuale è legittima. Anche se ci può essere una nazione e un popolo, non ci deve essere necessariamente un leader. Immaginate una nazione con due stati democratici, ognuno dei quali accetta i voti di tutta la popolazione, approva leggi indipendenti, in cui si indicono elezioni contemporaneamente e ognuno sostiene di essere il vero stato. Secondo la teoria standard dello stato, non c'è modo per risolvere la questione se non attraverso una guerra, che è una giustificazione post hoc. Allo stesso modo, potrei pure dire che i Boy Scout d'America o della Berkshire Hathaway dovrebbero essere i giusti monopolisti e che l'organizzazione che governa attualmente è un impostore. Il fatto che i governi attuali siano conformi all'idea di uno stato, non offre loro una giustificazione etica per ricoprire tale posizione. Questa situazione è simile a quella in cui le persone di varie religioni usano gli argomenti astratti per tentare di dimostrare l'esistenza di Dio, e quindi suppongono che la loro religione sia quella giusta senza distinzione per le altre.

Inoltre le azioni necessarie alla creazione di uno stato sarebbero indistinguibili (secondo una qualsiasi verifica empirica) dalle azioni necessarie per creare un'organizzazione mafiosa. Immaginate un'organizzazione mafiosa che stabilisce un racket di protezione in un quartiere. La mafia ha un incentivo a proteggere le persone contro la micro-criminalità, perché non vuole concorrenza. Vuole che le attività nel suo dominio restino in buone condizioni, in modo che ci siano un sacco di soldi da intascare. Quindi è probabile che la mafia offra un servizio di protezione. Sarebbe razionale se le persone in quel territorio dicessero che quei padroni fossero preferibili all'incertezza che potrebbe derivare se tale organizzazione venisse annullata; ma questo non significa che non siano oppresse. Supponiamo ora che la mafia indìca un'elezione su chi sarà il prossimo padrino. Naturalmente nessuno dei candidati può dire che porrà fine al racket della protezione o scioglierà la mafia. Sarebbe razionale se le persone votassero per qualsiasi candidato sembrasse il meno opprimente, ma neanche questo potrebbe giustificare tale organizzazione; tutto questo significa che il popolo oppresso ha conferito una certa indulgenza a questi loschi figuri.

Ora supponiamo che la mafia cominci a spendere un po' dei suoi soldi (derivanti dal racket della protezione) per cose benefiche, come scuole e rifugi per i senzatetto. Semmai dovesse fallire le cose andrebbero peggio. Anche se le persone smascherano questo trucco, sarebbe difficile resistere dal diventare sempre più dipendenti. Il popolo direbbe: "Sono già stato costretto ad entrare in questo sistema, quindi perché non dovrei cercare di ricavarne quel che posso?"

Questa situazione è tanto diversa dal moderno stato democratico? Solo a parole. Proviamo a sostituire alcune parole: stato al posto di mafia, presidente al posto di padrino e fisco al posto di racket della protezione. Tutte le misure intraprese da questa ipotetica organizzazione mafiosa possono essere spiegate come un mezzo affinché dei banditi possano radicare la propria posizione di comando attraverso il racket della protezione; quindi perché la democrazia e i programmi sociali dovrebbero essere considerati benevoli e benefici quando messi in atto da uno stato?

Si noti che non esiste un problema simile con le organizzazioni private come le imprese, i club, o le comuni. Ognuno di questi esiste secondo le proprie regole, perché tutti quelli che vi sono coinvolti decidono, a proprio vantaggio, di seguire quelle regole. Se qualcuno decidesse che tali norme non rientrassero più nel proprio interesse, allora potrebbe smettere di seguirle e l'organizzazione si ridurrebbe fino all'osso.

L'unico modo che hanno gli stati per sottrarsi dallo special pleading, oltre a ricorrere alle bugie, è dichiarare la loro vittoria sule alternative ipotetiche. Questo è un appello alla violenza, il che significa equiparare la giustizia alla vittoria. Un'organizzazione governativa si distingue dalle altre per il fatto che ha potere su di loro e ha sconfitto con successo i suoi rivali. L'espressione "il potere conferisce i diritti" è generalmente intesa come una teoria grottesca e immorale, così gli statalisti usano sotterfugi intellettuali per nascondere il fatto che questo rappresenta il fondamento della loro teoria.

Tutti gli stati moderni esistono perché un piccolo gruppo di persone ha stabilito un nuovo ordine su un certo territorio e ha sfruttato una struttura di potere esistente per imporrlo alle altre persone. Sì, le persone possono anche aver votato un tale ordine, ma l'elezione stessa è stata imposta. Qualcuno ha scelto di essere vincolato per sempre alla decisione che gli è stata offerta? E per quanto riguarda le persone che non hanno votato? Come si può vincolarle alla decisione?

Perché è necessario preoccuparsi di un crimine che è accaduto tanto tempo fa? Se è vero che lo stato non ha giustificazioni per esistere ed è fondato sul crimine, allora tale crimine viene ancora commesso. Se lo stato non ha il diritto di rivendicare la proprietà sul suo territorio, allora ogni suo atto rappresenta un'altra invasione. La fiscalità e la regolamentazione sono estorsioni. La detenzione e la reclusione sono schiavitù. La guerra è un omicidio di massa.

La nostra naturale avversione alla violenza e la nostra comprensione intuitiva, vengono scavalcate facendo appello al senso di colpa e alla paura. Alle persone viene detto, senza prove, che dovrebbero temere tutte le alternative allo statalismo poiché irrimediabilmente violente. Viene anche detto loro che la violenza è inevitabile perché gli esseri umani sono intrinsecamente malvagi. La violenza dello stato è necessaria perché le persone hanno bisogno di padroni potenti affinché siano tenute sotto controllo. Lo stato è la maledizione del peccato originale. Naturalmente questo non ha senso perché lo stato è gestito da esseri umani e non da angeli, così tutto il male che ritroviamo nella natura umana senza costrizioni dovremmo ritrovarlo nello stato stesso e nel modo in cui tratta i suoi sudditi.

Lo stato fa ricorso alla violenza raccontando ai suoi sudditi che il suo regno è inevitabile. Se non potesse governare, il potere verrebbe preso da qualche altra banda. Quindi è meglio lasciare le cose come stanno. Come ho detto sopra, è razionale che le persone si sottomettano ad un oppressore se temono qualcosa di più del cosiddetto ordine stabilito, ma non è razionale che dicano che l'oppressore è giusto e che acconsentano al suo governo. Piuttosto si dovrebbe dire che lo stato è cattivo, ingiusto e, nonostante i doni che elargisce e i privilegi che concede, un nemico e un invasore.

E' impossibile difendere lo stato senza cadere in una di queste tre fallacie. La violenza e le minacce di violenza sono le ragioni storiche per cui alcuni stati esistono e altri hanno fallito. Se in generale non si vuole dire che la violenza è giustificata, si dovrebbero guardare quelle prove empiriche nella storia che hanno creato gli stati e che possono essere definite universalmente applicabili a tutti gli esseri umani. Tuttavia, questo è impossibile. Non c'è differenza empirica tra chi tenta di creare uno stato dalle ceneri di un fallimento precedente, e chi cerca di creare un'organizzazione mafiosa. Se non si vuole dire che alcuni stati sono giustificati e altri no, allora l'unica soluzione è quella di mentire sulla storia.



La Società Volontaria

C'è un altro argomento statalista a cui mi vorrei rivolgere. Qualsiasi tesi secondo cui non può esistere un'alternativa praticabile allo statalismo, soffre di una mancanza di immaginazione. Sebbene non sia possibile immaginare ogni modello di produzione alternativo per la giustizia e la deterrenza della criminalità, sostenere che non ne possa esistere nessuno è solo dogma, non una prova. E non c'è modo di fornirne una se non permettere alle persone di secedere individualmente e testarlo da sé. Il fatto che questo non venga permesso è la prova stessa che lo stato non può permettersi che qualcuno metta alla prova i suoi dogmi.

Non pretendo di sapere esattamente come verrebbero forniti questi servizi, ma sono stati proposti alcuni modelli di business molto plausibili.[8] Tuttavia, il punto essenziale è che le istituzioni che scoraggiano la criminalità non hanno bisogno di monopolio. In realtà non potrebbero essere monopolisti, perché non ci sarebbe nessuno a scoraggiarli. Invece se la società fosse organizzata più come una rete che come una gerarchia, ognuno avrebbe un po' più di potere su tutti gli altri in determinate circostanze.

L'anarchismo è il rifiuto di una particolare idea e non è allineato ad una qualsiasi visione del mondo o ideologia. L'anarchia è abbastanza aperta da concedere alle persone diversi modi di vivere, laddove lo statalismo implica necessariamente l'imposizione di determinate norme su determinati gruppi. Ci sono anarchici che amano le cooperative e anarchici che amano l'iniziativa individuale dei lavoratori. Ci sono anarchici religiosi e anarchici atei. Ci sono anarchici hippie e anarchici yuppie.

Purtroppo per la maggior parte delle persone la realtà del potere è più interessante della conclusione logica di un argomento etico. Le persone diventano anarchiche perché credono nell'idea astratta di giustizia piuttosto che nello spettacolo suggestivo di coloro che sostengono di impugnarla, e credono nella propria capacità di pensare in modo indipendente piuttosto che nelle ideologie presentate delle autorità. E allora diventano anarchiche quando si rendono conto quali sono gli errori alla base di tutte le azioni dello stato e della sua stessa esistenza. Per essere un anarchico, quindi, è sufficiente respingere le bugie, le fallacie logiche e la conquista violenta come giustificazione legale. L'anarchismo non è estremismo: è semplicemente corretto.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


___________________________________________________________________________________

Note

[1] Qui uso il termine anarchismo per includere tutte le filosofie politiche che si oppongono allo stato. Tuttavia ci sono alcuen considerazioni da fare. Di norma gli anarchici si oppongono sia ad una giustifiazione per l'esistenza di uno stato sia ad una sua necessità. Ma teoricamente ci potrebbe essere un anarchico che si oppone solo ad una delle due opzioni sopracitate. Io, sinceramente, non ho mai incotnrato un esempio del genere. Esistono sia anarco-capitalisti che anarco-socialisti, così come molte altre correnti di anarchismo. Tuttavia gli anarco-socialisti potrebbero dire che gli anarco-capitalisti non sono anarchici “veri”, quindi il termine anarchico si dovrebbe fare riferimento solo a loro. Questo è un argomento ostico perché i due gruppi sono molto più affini di quanto possa sembrare, ed è sciocco voler trasformare una parola che significa ‘nessun governo’ in qualcosa che significa ‘niente profitti o saggi salariali volontari’.

[2] Si veda Hobbes, T., Leviathan or the Matter, Forme, & Power of a Common-wealth Ecclestical and Civill, Gutenberg.org. Vi consiglio di leggere questo libro. Resterete esterrefatti per quanto è illogico e per come è scritto male. Non ci sono più scuse oggi per prendere seriamente Hobbes.

[3] Si veda Rawls, J., A Theory of Justice, Belknap Press of Harvard University Press, 30 Settembre 1999 e Epstein, R., Principles For A Free Society: Reconciling Individual Liberty With The Common Good, Basic Books, 13 Ottobre 2002. Rappresentano due grandi lavori sullo statalismo, uno da una prospettiva di sinistra e l'altro da una libertaria. Entrambi i libri hanno in comune il tentativo di giustificare lo stato da un punto di vista funzionale e non affrontano i problemi etici riguardo la creazione dello stato.

[4] Si veda Murphy, R., “But Wouldn’t the Warlords Take Over?”, Mises Daily, 7 Luglio 2005 per una confutazione eccellente della tesi riguardante i signori della guerra.

[5] Si veda Notten, M., The Law of the Somalis: A Stable Foundation for Economic Development in the Horn of Africa, The Red Sea Press Inc., 27 Novembre 2005 per una diversa interpretazione dei problemi della Somalia rispetto a quella presentata dai media mainstream.

[6] Si veda Trigger, B., Understanding Early Civilizations: A Comparative Study, Cambridge University Press, 16 Aprile 2007 per una discussione profondamente anti-statalista di un certo numero di antiche civiltà, includente anche meravigliose riflessioni sulla religione e sulla politica.

[7] Epstein, in particolare, fa un lavoro eccezionale nel rendere tutto ciò solido e plausibile. Epstein, 2002.

[8] Per esempi a tal proposito si veda Guillory, G., Tinsley, P., “The Role of Subscription-Based Patrol and Restitution in the Future of Liberty”, vol. 1, no. 12, Libertarian Papers, 2009 per quanto riguarda modelli di produzione di libero mercato concernenti la polizia e la protezione, e Block, W., The Privatization of Roads and Highways, Ludwig von Mises Institute, 2 Novembre 2012 per modelli di produzione di libero mercato concernenti le strade.

___________________________________________________________________________________


martedì 30 dicembre 2014

Il veleno al cuore della macroeconomia

«Non vi sono imposte che non tendano a diminuire la capacità di accumulazione. Tutte le imposte ricadono o sul capitale o sul reddito. Se intaccano il capitale riducono in proporzione il fondo la cui entità determina l’entità dell’industria produttiva; se ricadono sul reddito diminuiscono l’accumulazione o costringono i contribuenti a risparmiare l’ammontare dell’imposta e a diminuire in misura corrispondente il loro precedente consumo. [...] I governi non dovrebbero mai imporre tributi che gravino inevitabilmente sul capitale perché così facendo essi intaccano i fondi destinati alla sussistenza dei lavoratori e diminuiscono la produzione futura del paese.»

-- David Ricardo, Principi di Economia
___________________________________________________________________________________


di Frank Hollenbeck


Mario Draghi, in uno dei suoi ultimi discorsi, ha spronato i governi ad allentare le misure di austerità in modo da stimolare la domanda aggregata (un ossimoro). Il presidente del FMI, Christine Lagarde, di recente ha esortato la BCE affinché prosegua la sua politica monetaria allentata fino a quando la domanda aggregata non si riprenderà. Il segretario del Tesoro USA, Jack Lew, per anni ha suggerito che il governo intervenisse per aumentare la domanda aggregata. A sua volta ha tenuto conferenze in Germania, Giappone e Cina sulla necessità di incoraggiare la domanda. E' triste che tale assurdità sia costantemente promossa da alcune delle persone più influenti al mondo, tra cui molti economisti, e che continui a servire come base per la teoria macroeconomica contemporanea.

Questo indottrinamento didattico sulla domanda aggregata è simile alle credenze del passato, come il sole che girava intorno alla terra.

Non abbiamo bisogno di rilanciare la domanda. Il motivo per cui lavoriamo, produciamo, è quello di consumare; non c'è mai una mancanza di domanda. La funzione primaria dei prezzi è quella di razionare la produzione rispetto ad un insaziabile desiderio di consumare. Come disse Ricardo nel 1820: "Gli uomini sbagliano nella loro produzione; non vi è carenza di domanda."

Un buon macroeconomista non avrebbe mai detto che la domanda aggregata è un problema in una economia basata sul baratto. Tuttavia, gli economisti che insegnano macroeconomia, o i politici o i giornalisti che seguono i loro corsi, continuano ad essere confusi. Anche Keynes nella sua critica della Legge di Say non voleva capire il caso del baratto. Nella sua teoria generale, riporta una citazione di Mill:

Supponiamo in primo luogo che la quantità di merci prodotte non sia maggiore di quello che la comunità sarebbe felice di consumare: in questo caso, è possibile  che ci possa essere una carenza di domanda per mancanza dei mezzi di pagamento? Coloro che la pensano così non hanno considerato la natura del mezzo di pagamento. Si tratta semplicemente di merci. I mezzi di pagamento di ogni persona sono costituiti da ciò che egli stesso possiede. Tutti i venditori sono inevitabilmente acquirenti ex vi termini. Se potessimo raddoppiare improvvisamente le forze produttive del paese, raddoppieremmo l'offerta di merci in tutti i mercati; ma raddoppieremmo anche il potere d'acquisto. Ognuno porterebbe una domanda doppia: chiunque sarebbe in grado di acquistare due volte tanto, perché ognuno avrebbe due volte tanto da offrire in cambio. – Mill, “Principles of Political Economy” Libro III, capitolo XIV, §2

Keynes poi conclude che il raddoppio della produzione non raddoppierà necessariamente la domanda, in quanto ci potrebbe essere una mancata corrispondenza tra domanda e offerta creando risorse inattive (disoccupazione). Questa è stata un'affermazione ambigua poiché Keynes omise convenientemente le frasi successive di Mill:

E' probabile, infatti, che ora ci sarebbe una sovrabbondanza di certe cose. Anche se la comunità raddoppiasse volentieri il suo consumo aggregato, avrebbe già tanto quanto desidera e preferirebbe fare altro piuttosto che raddoppiare il consumo; ad esempio, esercitare il suo potere d'acquisto incrementato per qualche cosa di nuovo. Se accadrà ciò, l'offerta si adatterà di conseguenza e i valori delle cose continueranno a conformarsi al loro costo di produzione.

Diamo uno sguardo più da vicino al baratto con un semplice esempio.

Supponiamo di avere un'isola, con Robinson Crusoe come suo unico abitante. Ha tessuto alcune reti e passa le sue giornate a pescare. Ora supponiamo che voi arriviate in barca sull'altro lato dell'isola. Dopo aver preso familiarità con l'ambiente circostante, visitate l'isola e incontrate Robinson, che ha molti pesci ad essiccarsi sotto il sole estivo. Siete molto affamati poiché non avete mangiato da molti giorni, pertanto desiderate ardentemente il pesce di Robinson. Ma a parte la natura altruistica iniziale di Robinson, non vi darà un pesce fino a quando non avrete qualcosa da offrire in cambio. In altre parole, è necessario dare prima di poter avere.

E' vero che non potete produrre qualunque cosa vogliate, infatti è necessario che produciate ciò che vuole Robinson. Non è possibile soddisfare la sua domanda finché non fornite l'offerta, la giusta offerta

Questa è la versione più semplice della legge di Say, secondo cui "l'offerta crea la domanda", o, più precisamente, "l'offerta giusta costituisce la domanda". Questa legge è al centro della polemica tra gli economisti che sostengono l'intervento diretto del governo nell'economia e quelli contrari. I keynesiani credono che l'unica cosa importante è la domanda; ma nell'esempio l'unica cosa importante è che avete fame. Gli economisti classici ritengono importante l'offerta giusta; Robinson vuole qualcosa in cambio per il suo pesce.

Ora supponiamo che Robinson si impegni a pescare più pesce di quanto ne possa consumare in cambio delle noci di cocco che voi volete raccogliere. Se nessuno dei gusti cambia, allora la nostra semplice economia può continuare per sempre secondo questo equilibrio. Non c'è disoccupazione o risorse inutilizzate. Naturalmente nella vita reale i gusti cambiano, e l'offerta viene costantemente riadattata generando risorse temporaneamente inattive e disoccupazione transitoria, il tutto per soddisfare una struttura della domanda di beni e servizi in continua evoluzione. Questa "struttura di desideri" in continua evoluzione guida i cambiamenti dell'offerta.

Supponiamo che, un giorno, Robinson decida che le noci di cocco non gli piacciono più. Qual è la soluzione? Ricordate, l'unico motivo per cui Robinson pescherebbe più pesci è per scambiarli con altri beni e servizi. Non ha perso la domanda, è cambiata solamente l'offerta giusta al prezzo giusto per soddisfare la sua domanda.

Abbiamo un problema di domanda insufficiente per le noci di cocco? Se il governo sequestrasse i pesci di Robinson Crusoe per acquistare le noci di cocco da voi, ciò colmerebbe la lacuna nella domanda di noci di cocco? Qualsiasi persona ragionevole direbbe di "NO" – da qui la stupidità delle discussioni economiche circa un output gap, o le politiche della domanda per raggiungere il PIL potenziale. Inoltre, Robinson Crusoe probabilmente pescherebbe di meno poiché ora sarebbe costretto a condividere i frutti del suo lavoro con il governo. Come individuo, voi inizialmente stareste meglio, ma lo standard di vita a livello sociale sarebbe ridotto, in quanto si produce meno pesce e noci di cocco che nessuno vuole. Le azioni del governo hanno distorto la produzione che sarebbe invece prevalsa in un mercato libero.

Il muratore che era pieno di lavoro negli anni del boom immobiliare, deve trovare un altro lavoro (su una piattaforma petrolifera ad esempio, lavorando per uno stipendio ancora più alto). Estendere l'indennità di disoccupazione ritarda solamente l'aggiustamento necessario. Le attuali politiche governative sono incentrate sulla reflazione, tra le altre cose, di un boom edilizio. Questa è una strategia talmente sbagliata come quella di stimolare una domanda per le noci di cocco.

Lo stesso vale se il governo interferisce con le variazioni dei prezzi relativi (deflazione), o con tagli salariali reali accettati da entrambi ridefinendo un rapporto diverso tra pesce e noci di cocco.

La soluzione ovvia è quella di trovare qualcos'altro che Robinson voglia in cambio del suo pesce (ad esempio, il mango). Il capitale che avete creato arrampicandovi sugli alberi di cocco, potrebbe non essere utilizzato nuovamente e potreste rimanere temporaneamente disoccupati. Ma le politiche di redistribuzione del governo per colmare una lacuna temporanea della domanda di noci di cocco, non sono la soluzione.

Dobbiamo ricordare una realtà fondamentale dell'economia: abbiamo una quantità limitata di risorse per produrre una quantità limitata di beni e servizi in modo da soddisfare un desiderio infinito di consumarli. Siamo in grado di ottenere più merci e servizi in futuro se oggi sacrifichiamo le risorse, e il consumo attuale, per costruire i beni di capitale.

Robinson Crusoe pescherà più pesce se la fame lo costringerà a costruire una rete. Deve rinunciare al consumo attuale per godere di un maggiore consumo in futuro. Non pescherà più pesce facendo semplicemente aumentare la fame o la domanda di pesce.

Né la politica monetaria né quella fiscale creeranno risorse o capitale. Pertanto, a prescindere dagli effetti della riallocazione di breve termine, non miglioreranno la sorte dell'uomo medio. Il buon senso impone che né la contraffazione legale né la tassazione aumenteranno gli standard di vita.

Che dire della domanda aggregata in un'economia monetaria invece di una semplice con il baratto? Keynes evidenziò un possibile problema nella sua Teoria Generale. Eppure, dalla sua analisi, una mancanza di domanda aggregata risulta preoccupante solo in un'economia monetaria, quando la popolazione aumenta significativamente i propri saldi di cassa (risparmio) e i prezzi in ingresso e in uscita diventano viscosi. (Vedi la spiegazione qui) Non solo questo è un caso particolare, ma rappresenta una situazione che non può avverarsi (gli economisti classici consideravano il risparmio poco importante e le sue variazioni ancor meno).

Questo feticcio della domanda aggregata, dove mettiamo assieme la domanda di Ferrari con la domanda di mele, è il veleno al cuore della teoria macroeconomica. Il problema non è mai una domanda aggregata, ma un'offerta non allineata con la domanda.

Oggi dobbiamo cambiare la direzione delle politiche economiche, se vogliamo evitare un disastro. La soluzione non è quella di risolvere un problema immaginario con la domanda, ma di concentrarsi su un settore privato libero di fornire l'offerta giusta al prezzo giusto. Dobbiamo concentrarci su politiche che liberino le risorse, in modo da consentire al settore privato, attraverso il profitto, di fornire i beni e i servizi che la società vuole.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


lunedì 29 dicembre 2014

La politica moderna: Un voto per una promessa convincente





di Bill Bonner


«La cosa migliore degli esseri umani è che si possono incasellare in modo davvero ordinato.» -- Frank Underwood, House of Cards


Questa mattina, prima che partissimo per New York, c'erano circa 20 camion parcheggiati nella piazza di fronte al nostro edificio a Baltimora. I conducenti vestiti di nero stavano scaricando scatole, cavi, altoparlanti e gru di sollevamento... riempiendo i marciapiedi con attrezzature di ogni genere.

"Cosa sta succedendo?", abbiamo chiesto in ufficio.

"Stanno girando la serie TV House of Cards. Si suppone che sia ambientata a Washington, e qui sembra proprio Washington. Ed è molto più economico e più facile girare qui. "

I personaggi dello show — politici, giornalisti e faccendieri di Washington e burocrati di Capitol Hill — sono senza scrupoli, opportunisti, spietati, malevoli e indecenti. Abbiamo dovuto smettere di guardare; era troppo simile alla vita reale. Solo che la maggior parte delle persone che ricopre queste parti nella vita reale non è così intelligente, ardita o attraente.

Quando avevamo 10 anni la nostra insegnante ci diceva che ognuno di noi poteva diventare presidente. Ci guardavamo l'un l'altro e ci interrogavamo su chi potesse diventarlo. Ma ora, a vedere chi viene eletto, crediamo che avesse ragione.

Nessun impedimento — morale o intellettuale — rappresenta uno svantaggio tale da impedire di essere eletti. Nessun personaggio che sbaglia, non importa quanto sia grave lo sbaglio, ha la strada sbarrata al Campidoglio o alla State House. Una mancanza di fascino, intelligenza o umorismo non impedisce una carriera di successo in politica.

Hubert Humphrey fece notare che l'unica cosa che si frapponeva tra lui e la presidenza era un battito cardiaco. Ma anche tale battito rappresenta un vero e proprio requisito.

Naturalmente questo è anche l'unico requisito per votare...

Ogni mezzo scemo e cesellatore ha il suffragio. In una democrazia funzionante le persone con un interesse personale nell'esito elettorale dovrebbero essere esonerate. Hanno un un conflitto di interessi: tra ciò che è bene per loro e ciò che è bene per tutti gli altri.

Questo è ancora il protocollo per i gruppi civili, siano essi consigli d'amministrazione o sagrestie della chiesa. Le persone che hanno un amico nelle elezioni "dichiarano un particolare interesse" e si defilano fino a quando la votazione non è finita. Ma nella politica moderna ognuno può votare, non importa quanti amici si scannino per la poltrona.

E indovinate un po'? Votano per i propri interessi.

Questa è la conclusione di Jason Weeden, avvocato e ricercatore di psicologia, e Robert Kurzban, professore di psicologia presso l'Università della Pennsylvania. Hanno scritto un libro sull'argomento, The Hidden Agenda of the Political Mind.

Weeden e Kurzban hanno scritto sul New York Times:

La maggior parte delle persone non è ideologicamente pura e non deriva le proprie opinioni da ideologie e principi astratti. Le persone sono influenzate dagli effetti delle politiche su sé stesse, le loro famiglie e le loro reti sociali. Le loro opinioni, insomma, sono spesso basate su interessi personali. [...]

E' altamente probabile che i disoccupati richiederanno un'indennità di disoccupazione maggiorata rispetto alle persone che lavorano a tempo pieno. E' altamente probabile che gli afro-americani saranno sostenitori di azioni interventiste e dell'aiuto del governo nei confronti degli afro-americani. E' altamente probabile che i ricchi uomini bianchi si opporranno alla redistribuzione del reddito.

Che cosa vi aspettate da un tale governo? Tutti fanno finta di agire per il bene del Paese — politici ed elettori allo stesso modo — e sono tutti alla ricerca del numero uno.

I giornali hanno riferito che martedì è stato un grande giorno per i repubblicani. Ma è stata una giornata più grande per gli zombie. Stati rossi... stati blu... gli zombie hanno vinto in tutto il mondo. Come sapete, gli zombie non producono; prendono dai produttori. La politica è il loro metodo di scelta.

L'altro ieri abbiamo spiegato come i giovani vengono messi da parte. Col passare del tempo sempre più gruppi con interessi particolari troveranno il modo di usare lo stato per tenere fuori i nuovi concorrenti. I giovani sono sempre nuovi. Sono tagliati fuori.

Non ci sono posti di lavoro perché l'economia non cresce. Sin dal 2000 l'economia statunitense è cresciuta ad un tasso medio di appena l'1.8% l'anno — solo la metà del tasso medio nella seconda metà del XX secolo.

Uno dei motivi per cui l'economia non cresce è perché le persone anziane hanno già rivendicato troppa produzione. I costi del debito e del welfare deprimono la crescita. Ed è difficile avviare un'impresa, perché i vecchietti hanno impantanato la concorrenza con ostacoli insormontabili per i nuovi entranti — regolamenti, licenze, certificazioni, assicurazioni, tasse e normativa sul lavoro.

I vecchi compensano la loro mancanza di energia e fantasia con la perfidia e l'astuzia. Di solito hanno i candidati in tasca prima del giorno delle elezioni.

Gli anziani hanno accumulato beni e privilegi. Votano per le persone che promettono di aiutarli a conservare quello che hanno ottenuto. E il più intelligente di loro scommette direttamente sul candidato.

Ecco come Mitch McConnell ha raccolto $31 milioni per la sua campagna di ri-elezione. Il Blackstone Group, ad esempio, è stato il suo più grande collaboratore. Ha investito su di lui $227,000. Wall Street ha versato $2.1 milioni. Il settore assicurativo ha dato a McConnell altri $1.2 milioni.

Che ritorno si aspettavano sul loro investimento? Non lo sappiamo. Ma il CEO del Blackstone Group, Stephen Schwarzman — 67 anni — è sicuramente in attesa di qualcosa.

La distruzione creativa può attendere. McConnell, 72 anni, ha esortato gli elettori a sostenere i repubblicani alle ultime elezioni in modo da "porre fine al gridlock". Questo era l'equivalente dell'appello fraudolento del presidente Obama a sostenere il "cambiamento".

Ma il cambiamento è l'ultima cosa che ognuno di loro vuole offrire. Sono in cima; vogliono rimanere lì.

I primi cinque sostenitori del senatore McConnell, oltre a Blackstone, includono altre due società di Wall Street, JPMorgan Chase e Elliott Management, e due colossi dell'assistenza sanitaria, Humana e Kindred Healthcare.

Insieme hanno investito quasi mezzo milione di dollari. Il ritorno sul capitale investito deve essere enorme. Una singola mossa ben assestata da McConnell e i suoi compari potrebbe far guadagnare miliardi a queste aziende.

Di sorprendente, per noi almeno, c'è che il settore della sicurezza è stato un attore secondario. Secondo OpenSecrets.org, ha investito solo $23 milioni per comprare i candidati alle elezioni di medio termine.

Ma il settore della sicurezza fa un buon lavoro per spaventare gli elettori, e ha un tale ascendente su Capitol Hill da non aver bisogno di comprare i candidati. Sono già comprati e pagati.

La maggior parte degli elettori prende le proprie decisioni come investitori — basate sulla paura, l'avidità e l'interesse personale. Temono Ebola, l'ISIS e i drogati. E vogliono pillole gratis, una pensione migliore di quella che potevano permettersi e TV via cavo a buon mercato.

Votano per chi fa le promesse più convincenti. Quest'anno sono stati i repubblicani.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


mercoledì 24 dicembre 2014

Il sine qua non per una libertà duratura

Prima della pausa natalizia voglio presentarvi un testo che si adatta molto a questo periodo, soprattutto dal punto di vista religioso. La traduzione di oggi non è mia, ma di Giampiero Giancipoli il quale mi ha chiesto se avesse potuto presentarla qui. Dopo averla letta, non ho potuto fare a meno di rispondere affermativamente. In questa lettura capirete come mai Gary North è ed è stato un assiduo studioso della Bibbia: nonostante la sua accezione comunemente intesa nella fera religiosa, questo libro ha molto da dirci anche da un punto di vista economico. Sono convinto che se coloro che la predicano qui da noi (o nel mondo in generale) avessero spiegato i contenuti secondo questa chiave di lettura, il nostro mondo ora sarebbe un posto totalmente diverso. La visione mistico-religiosa che ne sarebbe trasudata, avrebbe impresso nella mente degli individui quel percorso di vita che nessun lavaggio del cervello scolastico avrebbe potuto cancellare. In questo saggio troverete una critica esauriente all'apparato che più oggi ostacola la nostra libertà individuale: lo stato. In questo saggio apprendiamo come esso sia impuro, malevolo e diabolico, corrompendo tutto ciò che raggiunge coi suoi tentacoli. Una visione chiara e imperturbabile fissata nella mente degli individui permette di vedere le sbarre della prigione in cui siamo rinchiusi, fornendoci di conseguenza gli strumenti per uscirvi e non ritornarci mai più. E' raro raggiungere un livello simile di chiarezza. Gli Apache aveva la loro, ad esempio. Furono sterminati per questo motivo. Oggi il testo biblico viene scimmiottato a destra e a manca da sedicenti conoscitori della materia (tra cui il Papa stesso) e da una popolazione ignara di come esso potrebbe cambiare le loro vite se si degnassero per davvero di leggere i fondamenti su cui è fondata la religione a cui, almeno a parole, dicono di appartenere.
Dopo questa breve introduzione vi invito a leggere attentamente questo scritto, e inoltre auguro a tutti i lettori di Freedonia un buon Natale e buone feste. Poi se lo spirito del Natale fosse davvero prorompente in voi, potreste appagarlo cliccando sul pulsante "Donazione" qui di fianco sulla colonna di destra nel riquadro "Sostieni Freedonia". Un sostegno materiale, oltre che psicologico, per il lavoro svolto su queste pagine. Grazie.
___________________________________________________________________________________


di John W. Robbins


[Nota dell'editore: Questo saggio è apparso per la prima volta in “A Man of Principle: Essays in Honor of Hans F. Sennholz, the Festschrift”[1] per il professore di economia del Dr. Robbins al Grove City College, che il Dr. Robbins co-editò nel 1992. In seguito è stato pubblicato in “Freedom and Capitalism: Essays on Christian Politics and Economics” (The Trinity Foundation, 2006).]

[Nota del Traduttore: Hans F. Sennholz, è un esponente contemporaneo poco noto, ma non per questo meno importante della Scuola Austriaca di Economia. Joe Salerno, vice direttore del Von Mises Institute, di lui dice: “ ... scrive in modo così chiaro su una vasta gamma di argomenti da correre il rischio di subire la stessa sorte di Say e Bastiat.”]


Hans Sennholz è un grande difensore della libertà e della libera impresa molto più di molti dei suoi insegnanti, dei suoi studenti e dei suoi colleghi. La ragione è semplice, anche se poco menzionata nella buona società: una difesa logicamente competente di una società libera richiede informazione divinamente rivelata, ogni altra difesa non riesce nello scopo. Sennholz, praticamente da solo tra i più illustri economisti della libera impresa, fonda la sua difesa di una società libera sulla Rivelazione.



Difese Inadeguate

Esistono quattro metodi principali per difendere una società libera: Economia, Legge Naturale, Utilitarismo e Rivelazione Biblica. In questo saggio, sottolineerò brevemente alcune delle fallacie nei primi tre metodi, cominciando con l'economia.

Economia. Una difesa competente della libertà e della libera impresa non può basarsi sull'economia Austriaca, o sulla scuola di Chicago, o sull'economia Keynesiana, o su qualunque altro sistema economico. La ragione è piuttosto semplice: Wertfreiheit.[2]  L'economia è una scienza priva di valori, e per questo non può essere sorgente degli stessi. Come la fisica, l'economia descrive (o si prefigge di descrivere) ciò che è e non ciò che deve essere. Un economista qua economista, anche (o specialmente) se fosse il più puro Austriaco, non può logicamente affermare che mercati liberi, la prosperità e l'aumento della produttività siano cose buone, o che il controllo dei prezzi, la penuria di beni, la  disoccupazione siano cose cattive, al più egli può solo illustrare le conseguenze dei mercati liberi o del controllo dei prezzi. Un economista Austriaco non può logicamente dire che John Maynard Keynes si sbagliasse a preferire il breve termine al lungo termine. Un economista non può neanche affermare che l'economia stessa sia cosa buona. L'economia non può instaurare alcun valore, neppure il proprio. Un economista qua economista non può fare affermazioni etiche di alcun genere. Può, tuttavia, dare consiglio tecnico, e migliore l'economista, migliore il consiglio. Se un governatore volesse impoverire un popolo, farebbe bene a dar ascolto ai suoi consiglieri Austriaci: sarebbero perfettamente in grado di consigliarlo al meglio per riuscire nell'intento.

Utilitarismo. Siccome l'economia è una scienza descrittiva, coloro che sono interessati a difendere una società libera devono trovare altrove i mezzi di difesa. Ludwig von Mises scelse l'Utilitarismo. È stata una bizzarra scelta per un rifugiato dal totalitarismo, perché se c'è un regime politico che l'Utilitarismo potrebbe giustificare, questo è senza dubbio il totalitarismo.

Il "maggior bene per il maggior numero di persone" è uno slogan che è stato usato nel ventesimo secolo per giustificare ogni genere di depredazioni e assassinii (a quel tempo) politicamente corretti. Ma l'Utilitarismo, anche se si propone di offrire una guida etica, è eticamente un fallimento, non può fornire alcuna guida perché i calcoli di piaceri e sofferenze che richiede sono semplicemente impossibili.[3] L'Utilitarismo poi commette la stessa fallacia logica naturalista, perché il fatto che gli uomini sono motivati ad agire dal dolore e dal piacere non implica che per questo debbano farlo.

Legge Naturale. Altri studenti di Mises hanno scelto qualche forma di legge naturale come base per la loro difesa di una società libera. Ma la legge naturale, che sia nella forma Aristotelica, Stoica, Tomistica o Lockeana, riposa su un errore logico del primo ordine, evidenziato per la prima volta da David Hume: la Legge Naturale viola la regola logica che stabilisce che le conclusioni di un argomento non possono contenere più delle premesse.

John Locke, senza volerlo illustrò la fallacia naturalista quando scrisse che gli uomini nello stato di natura "... essendo tutti uguali e indipendenti, nessuno dovrebbe recar danno alla vita, alla salute, alla libertà e ai possessi di un altro."[4] Se le premesse di un argomento sono descrittive (come nell'affermazione di Locke), anche la conclusione deve essere descrittiva. Il dovrebbe non può essere derivato dall'essendo. (NdT: Nell'agosto 2013 Piero Ostellino, in un suo magistrale articolo sulla legge contro l'omofobia apparso sul Corriere della Sera, ci ricordava che sono stati propri gli scettici scozzesi come David Hume a insegnarci che possiamo spremere la realtà quanto vogliamo senza che ne sortirà mai una sola goccia di principio morale.[5])

È stato il Marchese de Sade colui che più di ogni altro ben illustrò cosa succede quando si cerca di fondare l'etica sulla natura. Non sorprende quindi che la legge naturale sia stata usata dai vari giusnaturalisti per giungere a conclusioni su questioni come diritti delle donne, dei bambini e degli animali; schiavitù, aborto, infanticidio e matrimonio. La Legge Naturale, non essendo scritta, è molto simile alla plastilina, che si può usare per “giustificare” qualunque conclusione si preferisca.[6] Ma di fatto, essa non giustifica alcuna azione e non offre alcuna guida etica. La Legge Naturale non è una difesa logicamente competente di una società libera.



Una Difesa Logicamente Competente

In contrasto con i suoi colleghi laicisti, Sennholz fonda la sua difesa di una libera società sull'informazione rivelata da Dio. In questo, egli ha dimostrato molta più perspicacia della maggior parte degli apologeti contemporanei della libertà. Nel suo libro del 1987, Debts and Deficits, scrisse:

Una riforma [politica ed economica]... dovrebbe restaurare l'armonia degli interessi e ribadire gli standard morali. Dovrebbe ricostruire l'ordine economico sull'antico fondamento dell'Ottavo Comandamento: Tu non ruberai,[7] e del Decimo: Tu non bramerai ciò che è del tuo prossimo.[8]

In un dibattito sulla Previdenza Sociale, scrisse:

[...] ai figli di un operaio in pensione andrebbe data un'opportunità per contribuire al sostegno dei loro genitori. Come i genitori sono responsabili dei loro figli, così sono i figli responsabili dei loro genitori. Nessun sistema di Previdenza Sociale dovrebbe ignorare questa legge morale e Comandamento Biblico.[9]

Sennholz usa il racconto di Cristo del Buon Samaritano per evidenziare un altro punto:

Soccorritore e benefattore del povero e sventurato, il Buon Samaritano fascia le ferite, accudisce il malato, e lo aiuta a rimettersi in piedi. Non fa ricorso ai programmi governativi che fanno della povertà una permanente istituzione sociale che gioca un ruolo centrale nella politica. Non è a favore di una tassazione progressiva, né è alle dipendenze degli amministratori che sperperano buona parte dei fondi stanziati per la povertà, o politici pauperisti  che emanano leggi sul salario minimo,  che conferiscono potere ai sindacati, o qualunque altro privilegio di questo genere. Essere d'aiuto significa offrire una amichevole mano a una persona bisognosa. È uno sforzo e un sacrificio personale.[10]

In uno dei suoi più recenti lavori, Three Economic Commandments, Sennholz afferma che:

Entrambi i sistemi economici [capitalismo e socialismo] riposano sul fondamento di un ordine etico che fornisce le riposte a domande come: Perché e quando una azione economica è chiamata "buona" o "cattiva", "giusta" o "sbagliata"? Che standard di condotta è accettabile e raccomandabile oppure disgustoso e ripugnante? Che virtù c'è nella vita economica?

L'ordine di mercato, o capitalismo, trova le sue risposte nel codice morale Giudaico-Cristiano. La proprietà privata nella produzione è saldamente fondata sui Dieci Comandamenti, in particolare è ovviamente basata sull'Ottavo: Tu non ruberai. Il sistema della proprietà privata è anche costruito sulla solida base del Sesto Comandamento: Tu non assassinerai, che include ogni forma di coercizione e violenza [...]. Per poter scambiare liberamente beni e  servizi, le parti in contratto non devono ingannarsi a vicenda. Non devono cioè dare falsa testimonianza, che è il Nono Comandamento del Decalogo.[11]

Queste citazioni dagli scritti di Sennholz, e ce ne sono molte altre, insegnano chiaramente che è l'informazione rivelata nella Bibbia a formare la base per il capitalismo e la libertà.

È scopo di questo saggio fare un sommario di alcune informazioni Bibliche sulla natura, la potenza e i limiti del governo, nello specifico, sul ruolo che il governo debba giocare nell'emissione di moneta, nel sistema bancario e negli affari esteri.



La Repubblica Ebraica

L'Antico Testamento, in particolare il Primo Libro di Samuele, è il più antico testo esistente sulla libertà politica. Assenti dalle sue pagine sono il comunismo di Platone, il fascismo di Aristotele e il totalitarismo democratico di Rousseau. Scritto intorno al 1,000 a.C., il  Primo Libro di  Samuele può essere considerato il primo manuale di teoria politica repubblicana.

Dio istituì un governo esemplare nell'antico Israele, ed è il solo governo per cui diede regole esplicite. Mentre alcune di quelle regole si applicavano solamente all'antico Israele, le città rifugio per esempio, altre si applicano a tutti i governi. Le norme giuridiche di Israele si sono estinte con quella nazione, ma è comunque possibile discernere dei principi generali nelle leggi vetero-testamentarie che possono essere applicate ai governi moderni.

La forma di governo che Dio istituì in Israele fu una repubblica. La nazione era divisa in dodici tribù, un po' come gli Stati Uniti sono divisi in cinquanta stati. Ciascuna tribù aveva il proprio territorio e i propri confini, ciascuna aveva il suo governo locale, e l'intera nazione aveva un governo nazionale. Non c'era re, e non c'era alcun potente governo centrale. Il governo consisteva principalmente di giudici, non c'erano legislature a creare nuove leggi ogni anno, solo giudici a risolvere dispute secondo le leggi che Dio aveva già dato.[12] Non c'era esercito permanente, non c'era servizio di leva, nessun servizio nazionale. L'educazione non era funzione del governo ma dei genitori, delle scuole, e della sinagoga. La carità (oggi diremmo solidarietà, NdT) era un affare privato. Le tasse erano estremamente basse. Il denaro, oro e argento, era fornito privatamente dai mercanti, e non dal governo.

La cosa notevole di questo sistema politico è che apparentemente era unico in tempi antichi, almeno in medio oriente. E fu proprio questa unicità a creare malcontento e attirare ostilità durante il tempo del profeta Samuele. Il popolo di Israele si ribellò contro il loro modello di governo. La storia è raccontata in 1 Samuele 8:1-18.

ORA, quando Samuele fu divenuto vecchio, costituì i suoi figliuoli Giudici ad Israele. E il nome del suo figliuolo primogenito era Ioel, e il nome del suo secondo era Abia; essi erano giudici in Beerseba.  Ma i suoi figliuoli non camminarono nelle sue vie, anzi  andarono dietro al guadagno disonesto,  prendevano tangenti, e pervertivano la giustizia.

Allora tutti gli Anziani d’Israele si adunarono insieme, e vennero a Samuele in Rama, e gli dissero:  “Ecco, tu sei divenuto vecchio, e i tuoi figliuoli non camminano nelle tue vie; ora dunque costituisci sopra noi un re che ci giudichi, come hanno tutte le altre nazioni.”  E la cosa dispiacque a Samuele, quando dissero: Dacci un re che ci giudichi. Così Samuele pregò il SIGNORE.  E il SIGNORE disse a Samuele: Dà ascolto alla voce del popolo, in tutto ciò che essi ti diranno,  perché essi non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me, perché io non regni sopra loro. [...]

Ora dunque dà ascolto alla loro voce; ma tuttavia avvertili solennemente, e mostra loro il comportamento del re che regnerà sopra loro.

E Samuele riportò tutte le parole del Signore al popolo, che gli chiedeva un re.  E disse: Questo sarà il comportamento del re che regnerà sopra voi: Egli prenderà i vostri figliuoli, e li metterà sopra i suoi carri, e fra i suoi cavalieri, ed alcuni di loro correranno davanti al suo carro. Li prenderà  per costituirseli capitani di migliaia, e capitani di cinquantine; per arare i suoi campi, per fare  il suo raccolto, e per fabbricare le sue armi e l'equipaggiamento dei suoi carri.

Egli prenderà anche le vostre figliuole per profumiere, cuoche, e panettiere.  Prenderà  anche il meglio dei vostri campi delle vostre vigne, e i vostri migliori uliveti e li donerà ai suoi ufficiali.  Egli prenderà le decime delle vostre sementi,  delle vostre vigne, e le donerà ai suoi ufficiali e ai suoi servitori. Prenderà i vostri servi e le vostre serve, il fiore dei vostri giovani e i vostri asini, e li adopererà per il suo lavoro.  Egli prenderà la decima delle vostre greggi  e voi gli sarete servi.  E in quel giorno voi griderete a causa del vostro re, che avete scelto; ma il SIGNORE in quel giorno non vi ascolterà.

Nonostante questo dettagliato ed esplicito avvertimento da parte di Dio, il popolo di Israele si ostinò nella richiesta di un re "come tutte le altre nazioni". Perciò Dio istruì Samuele a dar loro quello che volevano. In termini Agostiniani, un grosso governo è sia risultato sia causa del peccato.

L'avvertimento contro la monarchia rende chiaro che Dio disprezza tutte le monarchie terrene: il popolo di Israele rigettò Dio come il loro re invisibile a favore di un re umano e visibile. Questo racconto rende altresì evidente che i re umani e i potenti governi fungono da sostituti di Dio: essi sono idoli di un popolo ribelle.

I versi successivi ripetono la disapprovazione di Dio per la monarchia:

Ma oggi voi avete rigettato l’Iddio vostro, che vi ha salvati da tutte le vostre avversità e tribolazioni; e gli avete detto: No, costituisci un re sopra noi! (1 Sam. 10:19)

Non è oggi il raccolto del grano? Io invocherò  il SIGNORE, ed egli farà tuonare e piovere; perché sappiate e vediate che la malvagità che avete commesso alla vista del SIGNORE, chiedendovi un re, è grande. Samuele così invocò al SIGNORE; e il SIGNORE fece tuonare e piovere in quel giorno; e tutto il popolo temette grandemente il SIGNORE e Samuele. E tutto il popolo disse a Samuele: Prega il SIGNORE Iddio tuo per i tuoi servitori, che noi non moriamo; perché noi abbiamo sopraggiunto a tutti i nostri peccati questo male, d’averci chiesto un re. (1 Sam. 12:17-19)

Ma l'avvertimento di Dio era diretto a molto più della monarchia: era una messa in guardia contro un grande governo in generale, un avviso di ciò che avviene quando il modello di governo divino, una repubblica di poteri limitati, viene accantonato. Così invece dei governatori a essere servi dei popolo, è il popolo a diventare servo dei governatori. C'è un'eco di Primo Samuele nel Nuovo Testamento:

C'era anche rivalità fra di loro [i discepoli di Cristo] su chi di loro doveva essere considerato il maggiore. Ed Egli rispose loro: I re dei Gentili esercitano dominio su di loro, e quelli che esercitano autorità su di loro sono chiamati “benefattori”. Ma voi non sarete così, colui è più grande fra di voi sia come il più giovane, e colui che è capo come colui che serve. (Luca 22:24-26)

La nozione Americana che il governo dovrebbe essere il servo del popolo e non signoreggiarlo, può essere ricondotta direttamente a 1 Samuele 8 e Luca 22.



Prendere

Nell'avvertimento che Dio dà agli Israeliti tramite il profeta Samuele, egli usa la parola "prenderà" sei volte. La monarchia, il potente governo centrale richiesto dal popolo, sarà un governo tirannico. Il re prenderà:

[...] i loro figli e figlie, i loro migliori campi, vigne e uliveti; un decimo del grano e delle vendemmie, le loro serve e servi, il fiore dei loro giovani e i loro asini; un decimo dei greggi e le persone stesse per essere i suoi servi.

Tramite questo avviso possiamo capire più chiaramente gli aspetti della Repubblica Ebraica, perché nessuno di questi malanni da cui Dio mise in guardia gli Israeliti la caratterizzava. Quello di Samuele è il primo racconto storico che contiene un'analisi dettagliata dell'arrogante potenza del big government, e spiega il potere di tale governo come risultato della rivolta contro Dio e contro il modello di governo divinamente rivelato.

Notate che il popolo d'Israele richiese un cambiamento nella forma di governo a causa della corruzione tra i figli di Samuele, che Samuele aveva imprudentemente stabilito come giudici. Piuttosto che eliminare gli ufficiali corrotti, come avrebbero dovuto fare, se la presero con la forma stessa di governo e scambiarono la loro singolare repubblica con il sistema pagano della monarchia.

Quel re che così tanto pretesero avrebbe preso per sé i loro figli, li avrebbe presi per i suoi carri, per correre davanti ai suoi carri, per essere capitani nel suo esercito e per lavorare per lui producendo cibo e fabbricando armi. La differenza principale tra la Repubblica Ebraica e la successiva monarchia era ciò che in seguito è stato chiamato complesso militare-industriale. Lo sviluppo di questa struttura sarebbe iniziato con la leva obbligatoria e il servizio nazionale, perché il re avrebbe avuto bisogno di una gran quantità di lavoro a buon mercato per sostenere la sua macchina di guerra.

Le reclute sarebbero state al servizio del re. Alcuni avrebbero lavorato a stretto contatto con lui, altri avrebbero fatto parte del suo entourage personale e della guardia di palazzo. Un esercito permanente sarebbe stato implementato per la prima volta, ci sarebbero stati capitani di migliaia e capitani di cinquantine. I carri, che a quel tempo erano armi d'offesa, sarebbero stati aggiunti per la prima volta alla forza di difesa di Israele. Altre reclute avrebbero lavorato per mandare avanti questa macchina militare, prendendosi cura delle messi nei campi che il re aveva preso dal popolo, mietendo i raccolti per l'esercito e la burocrazia, costruendo armi di guerra ed equipaggiamenti per i carri del re.

Il primo avvertimento che Dio dà agli Israeliti che richiedevano un re è un avvertimento contro il militarismo del re. Il militarismo non è una caratteristica esclusiva delle monarchie, ma è un tratto di tutti i governi imponenti, sia che si facciano chiamare monarchie, democrazie popolari o stati assistenziali. La leva militare, l'esercito permanente, fabbriche di armi, una estesa burocrazia  governativa, grandi fattorie governative, tutte queste cose erano assenti dalla Repubblica Ebraica, ed erano tutte disapprovate da Dio.

Ma questo complesso militare-industriale-agricolo sarebbe stata soltanto la prima delle oppressioni che il re avrebbe imposto al popolo. Avrebbe anche costretto i loro figli a servirlo, prendendosi anche le loro figlie. Avrebbero rifocillato le sue truppe, la sua burocrazia i suoi artigiani armaioli, e appagato i suoi appetiti personali: Egli prenderà anche le vostre figliuole per profumiere, cuoche, e panettiere. L'arruolamento di entrambi, figli e figlie per il servizio del re sarebbe stata la versione monarchica del servizio nazionale.

Il lavoro obbligatorio, tuttavia, non sarebbe bastato per sostenere il nuovo governo centrale. Esistono tre fattori di produzione, e il re se ne sarebbe appropriato di tutti: lavoro, terre e capitale, questi ultimi due nella forma di campi, vigneti, oliveti e messi. Il Dominio Eminente il diritto del governatore di requisire la proprietà privata per uso pubblico divenne, per la prima volta, una politica del governo dell'antico Israele.

E dopo che il re ebbe requisito tutta questa proprietà dal popolo di Israele, l'avrebbe data ai suoi cortigiani: “Egli prenderà la decima delle vostre sementi, delle vostre vigne e la darà ai suoi ufficiali e ai suoi servi” (1 Samuele 8:15). Oggi potremmo chiamare una tale politica “programma di trasferimento”, “redistribuzione della ricchezza”, o  citando Bastiat, furto legalizzato. Ma è quest'ultima frase a essere la più accurata, perché Dio riteneva queste azioni del re come violazioni dell'Ottavo Comandamento, “Tu non ruberai”.

Ma il re, Dio avverte, prenderà ancor di più. Oltre ai loro figli, alla terra e al capitale, egli prenderà i loro servi, i figli di questi, e persino i loro animali da fattoria,  “e li metterà al lavoro per sé”. E quando questo imponente programma di lavoro obbligatorio e di tassazione è infine operativo, Dio continua, “voi sarete i suoi servi. E voi griderete in quel giorno a causa del re che vi siete scelti, e il SIGNORE non vi ascolterà in quel giorno”. Il genere di governo che Dio aveva creato per l'antico Israele, un governo nel quale i governatori erano i servi dei governati, sarebbe stato mutato nella forma pagana del governo nel quale i governanti avrebbero esercitato dominio sul popolo.

Nel suo dettagliato avvertimento agli antichi Israeliti, Dio indica, mediante contrasto, il genere di cose che si suppone i governatori non debbano fare:

  1. Usare lavoro obbligatorio, sia per i loro eserciti, burocrazie ed edifici.
  2. Stabilire eserciti permanenti.
  3. Stabilire infrastrutture produttive governative.
  4. Redistribuire la povertà.
  5. Imporre tasse superiori al dieci percento.
  6. Nazionalizzare i mezzi di produzione.

Da questo avvertimento possiamo vedere quanto gli Stati Uniti si siano allontanati dal modello Biblico. Le tasse sono ben più elevate del dieci percento, essendo prossime al quaranta percento [nel 1992 e negli USA,  NdT]. Il governo anche se non recluta nessuno al momento, iscrive giovani uomini alle liste di leva, e si arroga il diritto a costringerli al servizio in ogni momento. Abbiamo un enorme esercito permanente di due milioni e seicentomila militari. C'è una burocrazia se possibile ancor più grande, per non parlare delle burocrazie dei singoli stati. Messi insieme sono un totale di quasi venti milioni di persone che lavorano per lo stato locale e i governi federali. Il governo possiede fabbriche, centrali elettriche e un terzo del territorio negli Stati Uniti. Più della metà del bilancio federale consiste in programmi di trasferimento con i quali il governo prende la proprietà dai contribuenti e la consegna alle categorie assistite. Il nostro genere di governo, in breve, è quello dal quale Dio mise in guardia gli antichi Israeliti [figuriamoci quello italiano! NdT].



La Costituzione Ebraica

Mentre 1 Samuele 8 fissa i limiti del potere del governo un maniera negativa mettendo in guardia contro le conseguenze del rigetto di una repubblica e dell'instaurare di una monarchia, Esodo 21-23 ed altri passaggi importanti stabiliscono i limiti del potere del governo in altro modo, ovvero indicando ai governatori cosa è permesso e richiesto loro di fare. Nell'esaminare questi capitoli si rimane colpiti dalla preponderanza di leggi sugli affari interni e domestici. Ci sono leggi sull'assassinio, sull'uccisione accidentale, sequestro di persona, aggressione e insulto dei genitori, negligenza, furto, abuso, seduzione e stupro, stregoneria, idolatria, menzogna, corruzione e il trattamento degli stranieri. Poco viene detto riguardo alle relazioni commerciali o affari esteri.

Questa scarsità di informazioni è in sé stessa importante. Significa prima di tutto che la Repubblica Ebraica doveva principalmente preoccuparsi delle faccende interne, e non dell'interventismo estero o economico. Insomma doveva farsi gli affari propri. La propria occupazione era di vegliare che la giustizia fosse stabilita entro i suoi confini. I giudici della repubblica non dovevano preoccuparsi di instaurare governi simili altrove, magari negli stati vicini, né di cercare di rimediare alle enormi ingiustizie che dovevano compiersi quotidianamente nelle nazioni pagane che circondavano la repubblica. I confini di Israele erano i limiti della giurisdizione della repubblica. E anche nell'ambito di quei confini, il governo non doveva impicciarsi delle regolamentazioni commerciali, il suo interesse principale nel commercio era quello di punire pesi e misure fraudolente.



Lo Stato e il Denaro

Nel suo libro Honest Money, The Biblical Blueprint for Money and Banking,[13] Gary North evidenzia un punto eccellente: “Non c'è nulla nella Bibbia che indichi che oro e argento divennero denaro metallico perché Abramo, Mosè, Davide o qualunque altro leader politico abbia annunciato un giorno: "Da ora in poi, l'oro sarà moneta!" [...] Lo stato non ha creato la moneta”.[14] Ed è proprio così. La Bibbia è il più antico e affidabile libro di storia che abbiamo, e non c'è nulla in essa che indichi che lo stato abbia in origine creato il denaro. Al contrario, l'evidenza è che il denaro si sia originato nel mercato, quando i mercanti offrivano le loro monete e i loro pesi di metallo negli scambi commerciali.

Quelli che pensano che l'uso di oro e  argento come moneta si sia evoluto relativamente tardi nella storia dell'umanità, potrebbero imparare qualcosa dalla storia di Abramo. Circa duemila anni prima di Cristo, egli pagò un campo pesando 400 sicli d'argento. Ciò viene narrato in Genesi 23.[15]

Onestà. Da questo esempio di Abramo vediamo che nella Bibbia il denaro è un peso di metallo. I talenti erano determinati pesi d'argento. Ora questo fatto storico non richiede che il denaro moderno debba essere per forza un peso d'argento o di metallo. Ma ci conduce a un altro importante insegnamento della Bibbia sul denaro. Se il denaro consiste in pesi, e per tutta la storia è stato generalmente così, allora la moneta deve essere un pezzo omogeneo, meno di un peso onesto costituisce frode. Ci sono diversi passaggi su questo punto nella Bibbia:

Voi non commetterete ingiustizia nel giudizio, né nella misura di spazio, né in peso, né in misura di contenuto. Voi avrete bilance, giuste,  pesi giusti, giusto efa e giusto hin.[16] Io sono il SIGNORE vostro Dio, che vi ho tratti fuori dal paese d'Egitto. (Levitico 19:35-36)

La bilancia falsa è un abominio al SIGNORE, ma il giusto peso è il suo diletto. (Proverbi 11:1).

Pesi diversi sono una abominazione al SIGNORE; e una falsa bilancia non è cosa buona (Proverbi 20:23).

Non avrai nella tua borsa pesi differenti, uno grande e uno piccolo. Non avrai in casa tua misure differenti, una grande e una piccola. Ma tu avrai un peso perfetto e giusto e una perfetta e giusta misura tu avrai, affinché i tuoi giorni siano prolungati nella terra che il SIGNORE tuo Dio ti dà. (Deuteronomio 25:13-15)

Ogni uso di pesi fraudolenti era soggetto alle pene imposte per il furto, almeno la doppia restituzione, e in caso di recidiva l'infliggimento della pena ultima. La disonestà nei pesi fraudolenti è un caso del più generale principio che stabilisce che nessuna cosa debba essere snaturata.

Riserva Frazionaria. Se il denaro moderno non consiste in pesi di metallo, e non c'è infatti bisogno che sia così, esso tuttavia non deve essere snaturato o travisato. Il requisito Biblico non è per denaro metallico e 100% di riserva d'oro, ma per l'onestà. Fin tanto ché il denaro cartaceo privato (non governativo) non viene snaturato dai suoi possessori, è perfettamente accettabile. Il denaro cartaceo governativo, al contrario, è sempre sbagliato, anche se garantito da oro e argento, perché il governo non ha alcuna autorità di stampare denaro.

Retribuzione, non Controllo. C'è un altro principio oltre all'onestà dietro queste regole. Sembra proprio che non ci fosse alcun controllo di polizia nell'antico Israele: venditori e acquirenti e i loro agenti erano essi stessi responsabili di assicurarsi di non venire imbrogliati, e se veniva scoperta a commetter frode, una persona sarebbe stata soggetta a pesanti punizioni. La legge Biblica segue il principio di punire i delinquenti piuttosto che cercare di controllare tutti nella speranza di prevenire il crimine. Questa è la ragione per cui l'apostolo Paolo in Romani 13 scrive che lo scopo del governo civile è di punire i criminali.

Corso legale. Un'altra cosa che deriva dal ruolo ristretto Biblico del governo  riguardo al denaro e all'attività bancaria è l'assenza di leggi sul corso legale. Voglio chiarire cosa intendo per “corso legale”, perché sembrerebbe avere almeno due significati differenti. Naturalmente, se un governo deve  esigere  tasse o pagamenti di qualche tipo, deve specificare forme accettabili di pagamento. Questo è un significato di “corso legale”. Nei primi anni della repubblica Americana questo problema venne risolto dal governo pubblicando una lista di merci con le quali avrebbe accettato un pagamento. Non limitava il pagamento a una sola forma di moneta, ma pubblicava un'estesa lista di mezzi accettabili di pagamento. La costituzionalità di questa forma di corso legale non è mai stata messa in discussione.

Ma esiste un altro significato per la frase “corso legale”. In genere significa che un creditore è obbligato ad accettare qualunque cosa il governo abbia decretato essere valuta come pagamento per debiti pendenti. Ogni banconota della Federal Reserve riporta le parole “Questa banconota ha corso legale per ogni debito pubblico e privato” . Non fa differenza se il creditore abbia un contratto che richieda il pagamento con qualcos'altro, perché di regola i tribunali non dispongono una specifica applicazione di un contratto. Forse una volta lo facevano, ma oggi un creditore è obbligato ad accettare la carta governativa come pagamento.

Non c'è alcun supporto nella Bibbia per questo genere di corso legale. Piuttosto, cristallina implicazione è che le parti in contratto possono stabilirne i termini purché non siano di per sé illegali, e con l'onere che questi vengano da esse rispettati. La Bibbia elogia l'uomo che fa una promessa e la mantiene, quand'anche dovesse soffrire perdite nel mantenerla, e condanna l'uomo che è inadempiente in affari, o che cerca di sostituire qualcosa di valore inferiore a ciò che aveva promesso di consegnare. Le leggi sul corso legale sono forme istituzionalizzate di inadempienza sui debiti.

Mammon. Infine, c'è un'altro aspetto del denaro nella Bibbia che dovremmo considerare; il denaro come Mammon. Tutti sanno che la Bibbia condanna con forza Mammon, e molta gente  equipara Mammon con il denaro. Ma le due non sono la stessa cosa, Mammon è il denaro adorato, ed è per questo che Cristo disse “Non potete servire Dio e Mammon”. Mammon è il denaro trasformato in un idolo: anche le cose più benefiche possono diventare strumenti di distruzione se vengono riguardate per più di quello che si dovrebbe. La Bibbia condanna tutte le forme di idolatria, compresa l'idolatria del denaro. Ayn Rand non comprese questo quando scrisse i suoi libri, ma forse ne ha una migliore comprensione adesso.[17]

Questa concezione Biblica del denaro e dell'attività bancaria è rispecchiata nel libro del Dr. Sennholz del 1986, Money and Freedom, nel quale promuove il ripudio delle leggi sul corso forzoso e così conclude:

La moneta sana e la libera attività bancaria non sono impossibili, sono semplicemente illegali. Questa è la ragione per cui il denaro deve essere deregolamentato [...]. In un sistema libero, il denaro e l'industria bancaria posso creare valute sane e oneste, proprio come le altre industrie possono provvedere efficienti e affidabili prodotti.[18]



Lo Stato e la Politica Estera

Ogni seria discussione della politica estera dell'antico Israele deve trattare diversi argomenti:  trattati, alleanze, diplomazia, colonialismo, spionaggio e guerra. Discuterò qui brevemente di ognuno essi.

Trattati. In Esodo 23:20-33 c'è un comando esplicito a Israele di non fare trattati con le nazioni di Canaan: “Tu non farai alcun patto con loro, né con i loro dei” (verso 32). Dio intendeva distruggere quelle nazioni e non voleva che Israele fraternizzasse con loro. Questo comando non implica che tutti i trattati siano sbagliati, solo che lo era per Israele nel farli con le nazioni che Dio stava per distruggere. Era un comando inteso solo per l'antico Israele.

Tuttavia, quando si stipulano trattati, questi devono essere osservati, anche se si viene raggirati nel raggiungimento dell'accordo. Un trattato negoziato da Giosuè con i Gabaoniti fu il risultato del suo mancato rispetto delle istruzioni ricevute da Dio (“Gli uomini di Israele... non chiesero consiglio al SIGNORE”, Giosuè 9:14) e Giosuè fu così ingannato dagli astuti Gabaoniti. Comunque sia, dato che gli Israeliti avevano fatto un giuramento, furono obbligati a mantenerlo:

“Ma i figli d'Israele non li colpirono [i Gabaoniti] perché i capi della congregazione glie l'avevano giurato per il SIGNORE Dio di Israele. E tutta la congregazione mormorò contro i capi. Allora tutti i capi dissero alla congregazione, Noi glie l'abbiamo giurato per il SIGNORE Dio d'Israele, ora perciò non possiamo toccarli” [Giosuè 9:18-19]

Alleanze. Il comando di Dio all'antico Israele di non stipulare trattati con i suoi vicini solleva tuttavia la questione della legittimità della stipula dei trattati e della formazione di alleanze.  Sulle alleanze, la Bibbia sembra parlare abbastanza chiaro:

Guai a coloro che scendono in Egitto per soccorso, e si appoggiano sui cavalli, e  confidano nei carri, perché sono molti; e nei cavalieri, perchè sono molto forti; e non riguardano al Santo d'Israele, né cercano il SIGNORE!

Ora gli Egiziani sono uomini, e non Dio; ed i loro cavalli sono carne, e non spirito. Quando il Signore stenderà la sua mano; colui che aiuta inciamperà, e l'aiutato cadrà; e tutti saranno consumati insieme [Isaia 31:1,3]

Questa sembra essere una condanna generale  delle alleanze e della fiducia negli eserciti e nelle armi. La Bibbia disapprova alleanze politiche e militari perché sono atti di fede nelle armi e nei soldati e non in Dio, e scoraggia i trattati perché sono accordi seri che devono essere rispettati costi quel che costi.

Diplomazia. Nella Bibbia il limite nei contatti tra governi è così restrittivo che ambasciate e missioni diplomatiche permanenti non erano autorizzate alla Repubblica Ebraica. Piuttosto, quando sorgeva necessità, un emissario era inviato per lo scopo specifico di consegnare un messaggio o discutere un problema. Per esempio, dopo che gli Israeliti uscirono dall'Egitto, Mosè inviò emissari al re d'Edom chiedendo il permesso di passare per Edom.

“Ti prego, lascia che passiamo per  il tuo paese; noi non passeremo i per campi, né per  le vigne, e non berremo l'acqua dei pozzi; cammineremo per la strada reale, e non svolteremo né a destra né a sinistra, finchè avremo passati i tuoi confini” [Numeri 20:17].

Il re di Edom respinse la richiesta di Mosè, e “così Edom rifiutò di dare a Israele passaggio attraverso i suoi confini, perciò Israele si ritrasse  da lui”. (verso 21).

Ci sono due cose che andrebbero notate in questo racconto: l'uso di emissari per specifiche e inevitabili negoziazioni, e il rifiuto di Mosè, come leader del popolo scelto di Dio di attraversare il confine di Edom senza il permesso degli Edomiti.

Anche quando l'antico Israele era una monarchia, sembra che non avesse ambasciatori in giro: “Ora Hiram Re di Tiro mandò i suoi servi a Salomone, perché aveva udito che lo avevano unto Re al posto di suo padre, e  Hiram era sempre stato amico di Davide” (1 Re 5:1,2). Anche tra amici, Hiram e Davide, a quanto pare non c'erano ambasciatori permanenti. Il Re Hiram aveva aiutato Davide a costruire la sua casa, eppure mandò dei messaggeri a Salomone. Non c'erano ambasciatori permanenti neanche sotto la monarchia.

Non c'erano disposizioni per ambasciatori residenti e ambasciate nel governo esemplare della Repubblica Ebraica, e neanche la monarchia, apparentemente, non aveva spinto la sua ingerenza negli affari esteri al punto di inviare e accogliere rappresentanti permanenti.

Spionaggio. Una questione collegata alla politica estera riguarda le spie, perché forse la funzione predominante delle ambasciate moderne (e forse ogni volta se n'è fatto uso) è quella dello spionaggio. L'antico Israele usò spie, ma solo durante la guerra e per brevi periodi di tempo. Proprio come non c'era esercito permanente, allo stesso modo non c'erano eserciti permanenti di spie e diplomatici. Dio commandò a Mosè di “mandare uomini a spiare la terra di Canaan”, uno da ciascuna tribù (Numeri 13:2). Dieci di quelle spie non servirono a  nulla, solo due furono utili, e io sospetto che questa è la proporzione che sia valsa sempre sull'efficienza delle spie. Mosè invito spie anche a Jazer (Numeri 21:32), una città Cananea. Giosuè mandò due spie a Gerico (Giosuè 2:1).

Parte, e forse tutto, di questo spionaggio era comandato da Dio, ma non ci viene detto che tutto era compiuto all'espresso comando di Dio. Ma lo spiare era una pratica usata esclusivamente durante il tempo di guerra. Spiare altre nazioni non era una pratica normale in tempo di pace né della repubblica, né della monarchia. Risulta chiaro che spiare i governi vicini durante il tempo di pace, costituisce una forma proibita di intervento estero, anche di più che il mantenere le ambasciate che albergano spie. È traballante l'argomento che sostiene che il  comando di Dio a Mosè giustifichi l'uso regolare di spie, perché quel comando era molto specifico: spiate la terra di Canaan. Lo spionaggio, tranne che in tempo di guerra, non è una funzione propria del governo.

Colonialismo. Nel diciannovesimo secolo lo slogan “l'onere dell'uomo bianco” è stato usato per giustificare le politiche coloniali delle nazioni europee. A causa della sua superiore cultura, superiore intelligenza, razza e istruzione, o almeno così si diceva, l'uomo bianco ha l'onere di governare le razze inferiori. L'antico Israele, al contrario, non aveva alcun dovere di signoreggiare sulle nazioni ottenebrate del mondo. La politica estera di Dio, perfino quando fondava uno stato politico nel Medio Oriente, era molto limitata nei suoi scopi.

E così doveva essere: un governo di limitati poteri nazionali deve essere anche un governo di limitati poteri internazionali. Gli appropriati scopi della politica estera non possono andar oltre quelli del governo in generale: la sicurezza e la libertà del territorio e delle persone all'interno dei suoi confini. Israele, pur essendo la sola nazione specialmente scelta da Dio, non aveva alcuna autorità di liberare l'Egitto dai Faraoni. E se l'antico Israele non aveva tale autorità, pur avendo avuto comandi specifici da Dio e avendo occupato un posto unico nella storia umana, tanto meno la hanno le nazioni moderne.

Guerra. Dio comandò agli antichi Israeliti in tempi diversi sia di astenersi dalla guerra che di attaccare certe nazioni. In Deuteronomio 2:5 Dio dice: “Non immischiatevi con loro [i figli di Esaù che vivevano in Seir], perché Io non vi darò nulla del loro paese, nemmeno un impronta di terra... voi comprerete cibo da loro con denaro perché possiate mangiare e comprerete anche acqua da loro con  denaro perché possiate bere... non molestare Moab né contendete con loro in battaglia, perché Io non vi darò nulla del loro paese” (Versi 5,6,9). Non sono vietate relazioni commerciali stabili, sono vietate piuttosto relazioni politiche e militari permanenti. I confini furono istituiti con lo scopo di separare fra di loro i governatori e non le persone.

Da tutte queste considerazioni risulta chiaro che sono le persone, e non i governatori, a giocare il ruolo principale nelle relazioni estere. I governatori hanno il compito di risolvere le dispute mediante negoziazioni se possibile, e tramite guerra se necessario e giustificabile. La regola è quindi libero commercio e libertà di movimento tra le nazioni; la norma è l'assenza sia di ambasciatori residenti che di spie.

In politica estera, il ruolo del governo nell'antico Israele non era di rendere il mondo o anche solo il Medio Oriente un luogo adatto alla teocrazia. La nazione doveva semplicemente occupare il paese che Dio gli aveva dato. Se Dio non avesse comandato loro di farlo in così specifici dettagli, essi non avrebbero avuto alcuna autorità ad agire come fecero.



Conclusione

Non è alla Repubblica di Platone, né alla Politica di Aristotele, né  tanto meno alle città-stato greche o alla Città e l'Impero di Roma, e men che mai ai codici di Hammurabi o di Solone, che dobbiamo rivolgerci per trovare un modello di buon governo e una difesa competente di una società libera, ma alla Bibbia e alla Repubblica Ebraica. Essendo la Bibbia informazione divinamente rivelata, ci fornisce dei principi necessari per difendere una società libera.


___________________________________________________________________________________

Note

[1] Una recensione del libro da parte di Joseph Salerno: https://www.mises.org/journals/rae/pdf/R62_5.PDF

[2] Assenza di valori, neutralità etica.

[3] È rilevante il fatto che Von Mises, il genio economico che evidenziò l'impossibilità del calcolo economico sotto il socialismo, accettò l'Utilitarismo e la possibilità del calcolo edonistico. Il calcolo Utilitaristico è, se possibile, ancor più assurdo del calcolo economico socialista. Si veda anche Gordon H. Clark, A Christian View of Men and Things ; Religion, Reason and Revelation; e Thales to Dewey: A History of Philosophy per trovare alcune distruttive analisi dell'Utilitarismo e di altri sistemi etici.

[4] Due Trattati sul Governo. http://bfp.sp.unipi.it/classici/locketwo/ar01s03.html#id2558366. Locke cerca di salvare il suo ragionamento facendo appello alle Scritture.  I moderni giusnaturalisti, generalmente, non fanno questo tentativo.

[5] http://archiviostorico.corriere.it/2013/agosto/03/Gli_errori_della_legge_anti_co_0_20130803_bf05295a-fbff-11e2-a8b4-642bc7e0ec80.shtml

[6] Il recente rinnovato interesse per la legge naturale è degno di nota: non solo fa a pugni con David Hume e la logica, esso ignora Charles Darwin e  la biologia. Se si accetta qualche forma di teoria dell'evoluzione (come fanno molti giusnaturalisti), si adotta giocoforza una concezione della natura che insidia la teoria della legge naturale:  la Natura e le sue leggi sono in continuo cambiamento.

[7] Nota del Traduttore. Ho preferito seguire la forma inglese Thou shalt not che esalta l'applicazione individuale dei Dieci Comandamenti, che invece è attutita nell'imperativo all'infinito italiano Non fare, non dire, etc.

[8] Hans F. Sennholz, Debts and Deficits, 164, 44.

[9] Sennholz, 166.

[10] Sennholz, 44-45.

[11] Sennholz, Three Economic Commandments, 1-2.

[12] Si veda Bruno Leoni, La Libertà e la Legge.

[13] http://www.garynorth.com/public/512.cfm

[14] Ibid. pag. 22

[15] È bizzarro ma non sorprendente che gli economisti laicisti facciano riferimento alle favole riguardo all'origine del denaro mentre ignorano un libro di storia affidabile come la Bibbia.

[16] Antiche misura di capacità ebraiche. L'efa misurava sostanze solide come farina e granaglie e corrispondeva a circa 33 litri, l'him misurava liquidi e corrispondeva a circa 5 litri.

[17] NdT: Robbins fa  riferimento all'Elogio del Denaro della Rand ne La rivolta di Atlante. http://libertyfighter.wordpress.com/2013/05/16/elogio-del-denaro-repost/

[18] Hans F. Sennholz, Money and Freedom, 83.

___________________________________________________________________________________