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venerdì 5 settembre 2025

Il modello sottostante

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

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di Joshua Stylman

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-modello-sottostante)

L'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID) si è a lungo presentata come l'organizzazione umanitaria americana che forniva assistenza ai Paesi in via di sviluppo. Con un budget annuale di quasi $40 miliardi e operazioni in oltre 100 Paesi, rappresenta una delle più grandi istituzioni di aiuti umanitari al mondo. Recenti rivelazioni ne svelano la vera natura, qualcosa di molto più sistematico: un architetto della coscienza globale. Basti pensare che Reuters, una delle fonti di informazione più affidabili al mondo, ha ricevuto finanziamenti dalla USAID per i programmi “Inganno sociale su larga scala” e “Difesa contro l'ingegneria sociale”. Sebbene vi sia dibattito sull'esatta portata di questi programmi, le implicazioni sono sconcertanti: una divisione di una delle fonti più affidabili al mondo per un'informazione oggettiva è stata pagata da un'agenzia governativa statunitense per la costruzione di una realtà sistemica. Questo finanziamento va oltre il tradizionale supporto ai media, rappresentando un'infrastruttura deliberata per l'inquadramento del discorso che sfida fondamentalmente il concetto di informazione “oggettiva”.

Fonte: database USASpending.gov

Ma c'è di più. In quello che sembra un complotto alla Michael Crichton nella vita reale però, le recenti rivelazioni sulla USAID mostrano una portata sbalorditiva di controllo delle narrazioni. Prendiamo Internews Network, una ONG finanziata dall'USAID che ha investito quasi mezzo miliardo di dollari ($472,6 milioni) attraverso una rete segreta, “collaborando” con 4.291 testate giornalistiche. In un solo anno hanno prodotto 4.799 ore di trasmissioni che hanno raggiunto fino a 778 milioni di persone e “formato” oltre 9.000 giornalisti. Non si tratta solo di finanziamenti: è un'infrastruttura sistematica di manipolazione della coscienza.

Le rivelazioni mostrano che la USAID finanzia sia la ricerca “guadagno di funzione” del laboratorio di Wuhan, sia i media che avrebbero modellato la storia attorno a ciò che ne sarebbe emerso; sostenendo organizzazioni che avrebbero fabbricato prove per l'impeachment; finanziando sia i sistemi elettorali che facilitano i risultati, sia i fact-checker che determinano quali discussioni su quali risultati siano consentiti. Ma queste rivelazioni indicano qualcosa di molto più significativo della semplice corruzione.

Non sono emerse dal nulla: provengono da dichiarazioni di sovvenzioni governative, richieste FOIA e documenti ufficiali che non vengono nemmeno nascosti, ma semplicemente ignorati. Come ha osservato il mio vecchio amico Mark Schiffer: “Le verità più importanti oggi non possono essere dibattute: devono essere percepite come totalità”. Il modello, una volta visto, non può essere ignorato. Alcuni potrebbero mettere in discussione i metodi del DOGE, o il ritmo rapido di queste rivelazioni, e queste preoccupazioni costituzionali meritano una discussione seria. Ma questo è un discorso a parte rispetto a ciò che questi documenti rivelano. Le rivelazioni stesse, documentate in documenti ufficiali e dichiarazioni di sovvenzioni, sono innegabili e dovrebbero sconvolgere chiunque tenga alla verità. I ​​mezzi con cui vengono rivelate contano molto meno di ciò che viene rivelato: una delle più grandi operazioni di controllo della narrazione ufficiale della storia.

Nessun ambito è immune – mercati, tecnologia, cultura, salute e, ovviamente, media – e troverete lo stesso schema. Le agenzie di intelligence sono profondamente radicate in ogni ambito, perché plasmare il modo in cui percepiamo la realtà è più potente che controllare la realtà stessa.

Proprio come la moneta fiat ha sostituito il valore reale con il valore dichiarato, ora vediamo lo stesso schema ovunque: la scienza fiat sostituisce l'indagine scientifica con conclusioni predeterminate, la cultura fiat sostituisce lo sviluppo organico con un'influenza gestita, la storia fiat sostituisce l'esperienza vissuta con narrazioni costruite. Viviamo in un'era in cui tutto è fiat – dove la realtà stessa viene dichiarata, non scoperta. E proprio come si crea scarsità artificiale nei sistemi monetari, vengono fabbricate false scelte ovunque, presentandoci binari artificiali che oscurano la vera complessità del nostro mondo. Come ha scritto Schiffer, la realtà non richiede più consenso, solo coerenza. Ma c'è una distinzione cruciale: la vera coerenza emerge naturalmente in più ambiti, riflettendo verità più profonde che non possono essere fabbricate. La coerenza imposta dalla gestione della percezione non è la verità: è un discorso controllato progettato per la coerenza, non per la scoperta. I conti della USAID forniscono ora una prova concreta di come si costruisce questa coerenza artificiale: una realtà programmata in cui l'apparenza della logica è più importante della sostanza effettiva.

Non si tratta solo di abbinamento di schemi, ma di previsione di schemi. Proprio come gli algoritmi imparano a riconoscere e anticipare schemi comportamentali, coloro che comprendono l'architettura di questo sistema possono prevederne le mosse successive prima che vengano eseguite. La questione non è se qualcosa sia “vero” o “falso”, ma capire come i flussi di informazioni plasmano la coscienza stessa.

Per comprendere quanto tutto questo vada in profondità, esaminiamone la metodologia. Come la Dott.ssa Sherri Tenpenny e altri hanno meticolosamente documentato attraverso richieste FOIA e divulgazioni di sovvenzioni governative, lo schema emerge attraverso due vettori di controllo principali:

Controllo delle informazioni

• Da $20.000 a $24.000 all'anno a Politico per gli abbonamenti a E&E News (che, come nota la Tenpenny, faticava a pagare gli stipendi senza questo finanziamento);

• Pagamenti consistenti al New York Times;

• Finanziamenti diretti a BBC Media Action;

• $4,5 milioni al Kazakistan per combattere la “disinformazione”.


Salute e sviluppo sociale

• $84 milioni alle iniziative sanitarie della Clinton Foundation;

• $100 milioni per la cura dell'AIDS in Ucraina;

• Finanziamenti per programmi contraccettivi nei Paesi in via di sviluppo.


Programmazione culturale

• $20 milioni a Sesame Street in Iraq;

• $68 milioni al World Economic Forum;

• $2 milioni per il cambio di sesso e l'attivismo LGBT in Guatemala;

• Iniziative culturali globali (milioni di dollari distribuiti tra programmi LGBTQ in Serbia, progetti su criteri DEI in Irlanda, arti transgender in Colombia e Perù, e promozione del turismo in Egitto).

Ciò che emerge non è solo un elenco di spese, ma un modello per l'architettura della realtà globale: dal Kazakistan all'Irlanda, dalla Serbia al Perù, dal Vietnam all'Egitto, non c'è un angolo del mondo che non sia toccato da questo sistema. Non si tratta semplicemente di una distribuzione di risorse, ma di un'infrastruttura strategica di influenza globale. Ogni allocazione, che si tratti di organi di informazione, iniziative sanitarie, o programmi culturali, rappresenta un nodo attentamente posizionato in una rete progettata per plasmare la percezione in molteplici ambiti. Innanzitutto controllare il flusso di informazioni attraverso i finanziamenti ai media, poi stabilire la legittimità attraverso programmi sanitari e di sviluppo sociale, infine rimodellare le strutture sociali attraverso la programmazione culturale. L'obiettivo finale non è solo influenzare ciò che le persone pensano, ma determinare i confini di ciò che può essere pensato, e farlo su scala planetaria.

Per coloro che studiano l'architettura della censura, come Mike Benz documenta da anni, nulla di tutto ciò è una sorpresa. È una simmetria perfetta: sapevamo della censura, ora ne vediamo i confini. Una mano imbocca con gli argomenti di discussione, l'altra con i soldi dei contribuenti. Queste non sono ipotesi; sono fatti documentati. Persino il database dei finanziamenti di Wikipedia contiene oltre 45.000 segnalazioni legate alla USAID, molte delle quali descrivono dettagliatamente corruzione, influenza mediatica e manipolazione finanziaria. Le prove sono sempre state lì, ma sono state ignorate, respinte o sepolte sotto lo stesso apparato di fact-checking che la USAID finanzia. Non si trattava di teorie assurde, erano avvertimenti, e ora finalmente abbiamo i numeri.

E non si limita a controllare le informazioni, la USAID non si limita a plasmare le rappresentazioni mediatiche, ma finanzia anche i sistemi che le applicano. Benz ha lanciato una notizia bomba: la USAID eroga allo sponsor del gruppo che controlla i procuratori finanziati da Soros il doppio ($27 milioni) di quanto eroga Soros stesso ($14 milioni). Non si tratta dell'influenza di un miliardario, ma dell'applicazione, sostenuta dallo stato, di resoconti falsi. La stessa rete che determina cosa si può pensare, determina anche chi persegue i reati, quali leggi vengono applicate e chi ne subisce le conseguenze.

Fonte: Wikileaks

L'influenza della USAID non si limita al finanziamento del controllo dei media, ma si estende anche all'interferenza politica diretta. Non si è limitata a inviare aiuti al Brasile: ha finanziato la censura, sostenuto attivisti di sinistra e contribuito a truccare le elezioni del 2022 contro Bolsonaro.

Benz ha rivelato che l'agenzia ha condotto una “guerra santa per la censura”, sopprimendo sistematicamente i sostenitori di Bolsonaro online e rafforzando al contempo le voci dell'opposizione. Milioni di dollari sono confluiti in ONG che promuovevano la propaganda di sinistra, tra cui il Felipe Neto Institute, che ha ricevuto finanziamenti dagli Stati Uniti mentre gli alleati di Bolsonaro venivano rimossi dalle piattaforme social. La USAID ha anche finanziato gruppi di attivisti in Amazzonia, ha finanziato campagne mediatiche volte a manipolare l'opinione pubblica e ha convogliato denaro in organizzazioni brasiliane che spingevano per una regolamentazione più severa di Internet.

Non si è trattato di aiuti, ma di interferenza elettorale mascherata da promozione della democrazia. La USAID ha utilizzato i soldi delle tasse americane per decidere il futuro del Brasile, e probabilmente ha utilizzato tattiche simili in molti altri Paesi, il tutto sotto le mentite spoglie dell'assistenza umanitaria.

E non solo all'estero. Mentre i difensori della USAID sostengono che sia uno strumento di beneficenza e sviluppo nelle nazioni povere, le prove suggeriscono qualcosa di molto più insidioso: è un motore da $40 miliardi per un cambio di governo all'estero, e ora le prove indicano il suo coinvolgimento nella stessa azione in patria. Insieme alla CIA la USAID ha avuto un ruolo nell'impeachment di Trump del 2019, un tentativo illegale di ribaltare un'elezione statunitense utilizzando gli stessi strumenti di manipolazione della percezione e ingegneria politica che impiega all'estero.

Sinistra contro destra, vaccinati contro non vaccinati, Russia contro Ucraina, credenti contro scettici (su qualsiasi argomento): queste false dicotomie servono a frammentare la nostra comprensione, mentre la realtà stessa è molto più sfumata e multidimensionale. Ogni crisi artificiale genera non solo reazioni, ma reazioni a quelle reazioni, creando infiniti strati derivativi costruiti su fondamenta artificiali.

Il vero potere non sta nel fabbricare singoli fatti, ma nel creare sistemi in cui i falsi fatti si autoalimentano. Quando un fact-checker cita un altro fact-checker che cita una “fonte attendibile” finanziata dalle stesse entità che finanziano i fact-checker, lo schema diventa chiaro. La verità non sta in una singola affermazione, ma nel riconoscere come le affermazioni interagiscono per creare un sistema chiuso di realtà artificiale.

Prendiamo ad esempio il dibattito sui vaccini a mRNA: lo schema si manifesta prima della spiegazione, ovvero le persone discutono appassionatamente dell'efficacia senza rendersi conto che l'intero quadro è stato costruito ad hoc. Prima si finanzia la ricerca, poi si finanziano i media per dare forma alla narrazione. Anche gli scettici spesso cadono nella trappola, discutendo sui tassi di efficacia pur accettandone la premessa di base. Nel momento in cui si discute di “efficacia di un vaccino”, si è già perso: si sta usando il loro quadro di riferimento per discutere di quella che è, in realtà, una terapia genica sperimentale. Accettando la loro terminologia, i loro parametri, la loro impostazione della discussione stessa, si sta giocando nella loro realtà costruita. Ogni livello di controllo è progettato non solo per influenzare le opinioni, ma per strutturare preventivamente il modo in cui tali opinioni possono essere formate.

Come imparare a riconoscere una foto truccata o a percepire una nota stonata in una musica, sviluppare un rilevatore di sciocchezze affidabile richiede il riconoscimento di schemi. Una volta che si inizia a vedere come vengono costruite le narrazioni – come il linguaggio viene usato come arma, come vengono costruiti i quadri di riferimento – cambia la lente con cui si guarda il mondo intero. Le stesse agenzie di intelligence che si insinuano in ogni ambito che plasma la nostra comprensione non solo controllano il flusso di informazioni, ma programmano anche il modo in cui elaboriamo quelle informazioni stesse.

Il teatro ricorsivo si svolge in tempo reale. Quando la USAID ha annunciato tagli ai finanziamenti, BBC News si è affrettata ad amplificare le preoccupazioni umanitarie con titoli drammatici su pazienti affetti da HIV e vite in pericolo. Cosa non ha menzionato nei suoi reportage? La USAID è il loro principale finanziatore: finanzia BBC Media Action con milioni di dollari in pagamenti diretti. Guardate come il sistema si protegge: il principale beneficiario dei finanziamenti mediatici della USAID crea propaganda emotiva sull'importanza di quest'ultima, offuscando al contempo il suo rapporto finanziario nei suoi reportage.

Fonte: Lindsay Penny (sinistra), sito web della BBC (destra)

Questa autodifesa istituzionale illustra uno schema ricorrente: le organizzazioni finanziate per la costruzione della realtà si proteggono attraverso strati di depistaggio. Quando vengono presentate prove, l'apparato di fact-checking finanziato da questi stessi sistemi entra in azione. Vi diranno che questi pagamenti erano per “abbonamenti” standard, che i programmi che promuovono l'ideologia di genere riguardano in realtà solo “uguaglianza e diritti”. Ma quando la USAID assegna $2 milioni all'Asociación Lambda in Guatemala per “assistenza sanitaria all'affermazione di genere” – soldi spesi per interventi chirurgici, terapia ormonale e consulenza – quegli stessi difensori omettono opportunamente i dettagli, confondendo il confine tra advocacy e intervento diretto. Le stesse organizzazioni finanziate per l'architettura sociale sono quelle che vi dicono che non esiste alcuna architettura sociale. È come chiedere all'incendiario di indagare sull'incendio.

Come personaggi di una grande produzione cinematografica, vedo vecchi amici che ancora si fidano di istituzioni come il New York Times. Anche questa esposizione diventa un potenziale nodo del sistema: l'atto stesso di rivelare i meccanismi del controllo potrebbe essere anticipato, un altro strato del teatro ricorsivo. Nei miei precedenti lavori sulla tecnocrazia, ho esplorato come il nostro mondo digitale si sia evoluto ben oltre la cupola fisica di Truman Burbank. Il suo mondo aveva muri visibili, telecamere e incontri programmati: una realtà costruita da cui poteva teoricamente fuggire raggiungendone i confini. La nostra prigione è più sofisticata: niente muri, niente limiti visibili, solo un contenimento algoritmico che plasma il pensiero stesso. Truman doveva solo navigare abbastanza lontano per trovare la verità. Ma come si fa a navigare oltre i confini della percezione quando l'oceano stesso è programmato?

Certo, la USAID ha fatto del buon lavoro, ma lo ha fatto anche Al Capone con le sue mense popolari. Proprio come l'opera di beneficenza del famigerato gangster lo ha reso intoccabile nella sua comunità, i programmi di aiuto della USAID creano una parvenza di benevolenza che rende politicamente impossibile mettere in discussione la loro agenda. La filantropia di facciata è da tempo uno strumento utilizzato dai potenti per proteggersi dallo scrutinio. Prendiamo in considerazione Jimmy Savile: un celebre filantropo il cui impegno caritatevole gli ha garantito l'accesso a ospedali e bambini vulnerabili, mentre commetteva crimini indicibili in piena vista. La sua immagine, attentamente costruita, lo ha reso irreprensibile per decenni, proprio come la benevolenza istituzionale ora funge da strato protettivo per le operazioni di influenza globale. La vera funzione di organizzazioni come la USAID non è solo l'assistenza: è l'architettura sociale, la formazione della mente e il riciclaggio di denaro dei contribuenti attraverso una rete intricata di ONG e fondazioni.

Questo inganno stratificato si autoalimenta: ogni livello di realtà artificiale è protetto da un altro livello di autorità istituzionale. Queste istituzioni non si limitano a raccontare storie; plasmano l'infrastruttura attraverso la quale le narrazioni vengono diffuse. Per quel che vale, credo che la maggior parte degli strumenti siano di per sé neutrali. Gli stessi sistemi digitali che consentono la sorveglianza di massa potrebbero rafforzare la sovranità individuale. Le stesse reti che centralizzano il controllo potrebbero facilitare la cooperazione decentralizzata. La questione non è la tecnologia in sé, ma se venga impiegata per concentrare o distribuire il potere.

Questa consapevolezza non è nata dal nulla. Coloro che per primi hanno intuito questa artificialità sono stati liquidati come complottisti. Abbiamo notato il coordinamento tra i canali, la strana sincronicità dei messaggi, il modo in cui alcune storie venivano amplificate mentre altre sparivano. Ora abbiamo le prove che mostrano esattamente come quella manipolazione era finanziata e orchestrata.

Conosco intimamente questo viaggio di scoperta. Quando ho iniziato a comprendere i pericoli della tecnologia mRNA, ci ho messo tutto il mio impegno: ho contattato la talentuosissima regista Jennifer Sharp e l'ho aiutata con Anecdotals, il suo documentario sui danni da vaccino. Ero pronto a dare tutto per questa causa, ma poi ho iniziato a guardare oltre. Ho iniziato a vedere come il COVID potesse essere stato un crimine progettato per introdurre le valute digitali delle banche centrali. Più approfondivo l'analisi, più mi rendevo conto che non si trattava di inganni isolati, ma facevano parte di un sistema di controllo più ampio. Il tessuto stesso di ciò che pensavo fosse reale ha iniziato a dissolversi.

Ciò che mi ha turbato di più è stato vedere quanto profondamente la programmazione si basi sull'imitazione. Gli esseri umani sono creature imitative per natura: è così che impariamo, è così che costruiamo la cultura. Ma questa tendenza naturale è stata trasformata in un'arma. Presentavo agli amici studi sottoposti a revisione paritaria, prove documentate, connessioni storiche, solo per vederli rispondere con punti di vista tratti dai media aziendali. Non che non fossero d'accordo, ma non elaboravano nemmeno le informazioni. Stavano confrontando modelli con cronache pre-approvate, esternalizzando il loro pensiero a “esperti fidati” che erano a loro volta intrappolati nella stessa rete di percezioni artificiali. In quel momento ho capito: nessuno di noi sa nulla di certo, stiamo tutti imitando ciò per cui siamo stati programmati. Credere è conoscenza autorevole.

La sfida non è solo smascherare un singolo inganno, ma comprendere come questi sistemi funzionino insieme in modi complessi e non lineari. Quando ci concentriamo sui singoli fili, ci sfugge il disegno più ampio. Come tirare un filo da un maglione e vederlo sfilacciarsi, alla fine ci rendiamo conto che non c'era nessun maglione in primo luogo, ma solo un'illusione intricata. Proprio come un ologramma contiene l'immagine completa in ogni frammento, ogni pezzo di questo sistema riflette il progetto più ampio per la costruzione della realtà.

Pensate ai $34 milioni a Politico: non si tratta solo di un flusso di finanziamenti, ma di una rivelazione olografica dell'intero sistema. Non si tratta solo del fatto che Politico abbia ricevuto denaro; è che questa singola transazione contiene l'intero progetto di gestione della percezione. Il pagamento stesso è un microcosmo: un'agenzia di stampa in difficoltà, finanziamenti governativi, controllo narrativo... ogni elemento riflette il tutto. Questo sistema ricorsivo si protegge attraverso strati di auto-validazione. Quando i critici sottolineano la parzialità dei media, i fact-checker finanziati dallo stesso sistema la etichettano come “già confutata”. Quando i ricercatori mettono in discussione i resoconti ufficiali, le riviste finanziate dagli stessi interessi ne respingono il lavoro. Persino il linguaggio della resistenza – “dire la verità al potere”, “combattere la disinformazione”, “proteggere la democrazia” – è stato cooptato e trasformato in un'arma dallo stesso sistema che avrebbe dovuto sfidare.

La storia del COVID incarna questa manipolazione sistemica. Quella che era iniziata come una crisi di salute pubblica si è trasformata in un esperimento globale di controllo narrativo, dimostrando quanto rapidamente le popolazioni potessero essere rimodellate attraverso messaggi coordinati, autorità istituzionale e paura trasformata in un'arma. La pandemia non riguardava solo un virus; era una dimostrazione di come la cognizione umana potesse essere progettata in modo completo: un singolo nodo che rivelava la vera portata e ambizione della manipolazione del dibattito pubblico.

Pensate al ciclo: i contribuenti americani hanno inconsapevolmente finanziato la crisi stessa, poi hanno pagato di nuovo per essere ingannati al riguardo. Hanno pagato per lo sviluppo della ricerca sul “Guadagno di funzione”, poi hanno pagato di nuovo per la comunicazione che li avrebbe convinti ad accettare mascherine, lockdown e interventi sperimentali. Il sistema è così sicuro del suo controllo psicologico che non si preoccupa nemmeno più di nascondere le prove.

Come ho documentato nella serie Ingegnerizzare la realtà, questo quadro per la gestione della coscienza è molto più profondo di quanto la maggior parte delle persone possa immaginare. Le rivelazioni della USAID non sono episodi isolati: sono scorci di un vasto sistema di progettazione sociale in funzione da decenni. Quando la stessa agenzia che finanzia i fact-checker paga apertamente per “l'inganno sociale”, quando le vostre fonti di informazione fidate ricevono pagamenti diretti per “l'architettura sociale”, il quadro stesso di ciò che consideriamo “reale” inizia a sgretolarsi.

Non stiamo solo osservando lo svolgersi degli eventi: stiamo osservando le reazioni agli eventi artificiali, e poi le reazioni a quelle reazioni, creando una regressione infinita di significati derivati. Le persone formano posizioni appassionate su questioni che sono state costruite, poi altri si definiscono in opposizione a quelle posizioni. Ogni livello di reazione alimenta la fase successiva di consenso orientato. Ciò a cui stiamo assistendo non è solo la diffusione di realtà costruite, ma l'architettura stessa delle tendenze culturali e geopolitiche. Le tendenze artificiali generano reazioni autentiche, che a loro volta generano controreazioni, finché non avremo costruito intere società che rispondono a un teatro attentamente orchestrato. Gli ingegneri sociali non stanno solo orientando le convinzioni individuali, ma stanno rimodellando le fondamenta stesse del modo in cui gli esseri umani danno un senso al mondo.

Queste rivelazioni sono solo la punta dell'iceberg. Chiunque presti attenzione alla profondità e alla depravazione della corruzione sa che questo è solo l'inizio. Con l'emergere di ulteriori informazioni, l'illusione di neutralità, di benevolenza, di istituzioni che agiscono nell'interesse pubblico, crollerà. Nessuno che si impegni veramente con queste informazioni se ne va con una rinnovata fiducia nel sistema. Il cambiamento sta avvenendo solo in una direzione: alcuni più velocemente di altri, ma nessuno in senso inverso. La vera domanda è: cosa succede quando una massa critica raggiunge il punto in cui la sua comprensione del mondo crolla? Quando si renderanno conto che i documenti che plasmano la loro percezione non sono mai stati organici, ma costruiti? Alcuni si rifiuteranno di guardare, preferendo la comodità al confronto, ma per coloro che sono disposti ad affrontarlo, non si tratta solo di corruzione: riguarda la natura stessa della realtà che pensavano di abitare.

Le implicazioni sono sconcertanti non solo per la consapevolezza individuale, ma per la nostra stessa capacità di funzionare come repubblica. Come possono i cittadini prendere decisioni informate quando la realtà stessa è stata frammentata in storie costruite in competizione tra loro? Quando le persone scopriranno che le loro convinzioni più profonde sono state plasmate, che le loro cause appassionate sono state scritte, che persino i loro interessi e gusti culturali sono stati curati, che le loro opposizioni a certi sistemi erano state previste e progettate... cosa rimane dell'esperienza umana autentica?

Ciò che sta per accadere ci porrà di fronte a una scelta: o ritirarci in una comoda negazione, liquidando le prove come “complotti della destra”, o affrontare la sconvolgente consapevolezza che il mondo che pensavamo di abitare non è mai esistito. La mia ricerca degli ultimi anni indica attività ben più nefaste che devono ancora essere svelate: operazioni così atroci che molti si rifiuteranno di elaborarle.

Come ho scritto nell'articolo La seconda Matrix, c'è sempre il rischio di cadere in un altro strato di risveglio controllato. Ma il rischio maggiore sta nel pensare troppo in piccolo, nell'ancorarci a un singolo filo di comprensione. Le rivelazioni della USAID non riguardano solo la rivelazione del ruolo di un'agenzia nel plasmare la realtà, ma anche il riconoscimento di come i nostri stessi schemi di pensiero siano stati colonizzati da strati ricorsivi di realtà artificiale.

Questa è la vera crisi del nostro tempo: non solo la manipolazione della realtà, ma la frammentazione della coscienza umana stessa. Quando le persone comprendono che le loro convinzioni, le loro cause e persino le loro resistenze sono state plasmate all'interno di questo sistema, sono costrette ad affrontare la domanda più profonda: cosa significa riappropriarsi della propria mente?

Ma ecco cosa non vogliono che voi capiate: vedere attraverso questi sistemi è profondamente liberatorio. Quando capite come è costruita la realtà, non siete più vincolati dai suoi confini artificiali. Non si tratta solo di smascherare l'inganno, ma di liberare la coscienza stessa da limitazioni artificiali.

Il gioco potrebbe essere finito nell'operazione di architettura della realtà della USAID, ma la sfida più profonda sta nel ricostruire il significato in un mondo in cui il tessuto stesso della realtà è stato intrecciato con fili artificiali. La scelta che ci troviamo di fronte non è solo tra una comoda illusione e una scomoda verità. Il vecchio sistema richiedeva la convalida prima della fede. La nuova realtà richiede qualcosa di completamente diverso: la capacità di riconoscere gli schemi prima che siano ufficialmente confermati, di percepire coerenza in più ambiti, di uscire completamente dal gioco creato. Non si tratta di schierarsi nei loro binari costruiti, ma di vedere l'architettura stessa del modello.

Come si manifesta questa liberazione in pratica? Significa cogliere il modello di una crisi costruita prima che si manifesti completamente; significa riconoscere come eventi apparentemente non correlati – un crollo bancario, un'emergenza sanitaria, un movimento sociale – siano in realtà nodi della stessa rete di controllo; significa comprendere che la vera sovranità non consiste nell'avere tutte le risposte, ma nello sviluppare la capacità di percepire la rete di inganni prima che si consolidi in una realtà apparente. Perché il potere supremo non sta nel conoscere ogni risposta, ma nel rendersi conto quando la domanda stessa è stata progettata per intrappolarci all'interno del paradigma costruito.

Man mano che sviluppiamo questa capacità di riconoscimento dei modelli – questa capacità di vedere attraverso la manipolazione algoritmica – il significato stesso dell'essere umano si evolve. Mentre questi sistemi di infrastrutture ideologiche crollano, il nostro compito non è solo preservare il risveglio individuale, ma proteggere e nutrire gli elementi più consapevoli dell'umanità. La liberazione definitiva non consiste solo nel vedere attraverso l'inganno, ma nel preservare la nostra umanità in un mondo di percezione strettamente controllata.

Mentre questi sistemi di modellazione della realtà crollano, abbiamo un'opportunità senza precedenti di riscoprire ciò che è reale, non attraverso le loro strutture artificiali, ma attraverso la nostra esperienza diretta della verità. Ciò che è autentico non è sempre ciò che è organico: in un mondo mediato, autenticità significa scelta consapevole piuttosto che reazione inconscia; significa comprendere come si plasmano le nostre menti, mantenendo al contempo la nostra capacità di connessione autentica, espressione creativa ed esperienza diretta. Gli elementi più umani – amore, creatività, intuizione, scoperta autentica – diventano più preziosi proprio perché sfidano il controllo algoritmico. Queste sono le ultime frontiere della libertà umana: le forze imprevedibili e non quantificabili che non possono essere ridotte a dati o modelli comportamentali.

La battaglia finale non è solo per la verità, ma per lo spirito umano stesso. Un sistema in grado di progettare la percezione può progettare la sottomissione, ma c'è una bella ironia in tutto questo: il semplice atto di riconoscere questi sistemi di costruzione della realtà è di per sé un'espressione di autentica consapevolezza, una scelta che dimostra che non hanno conquistato completamente la percezione umana. Il libero arbitrio non può essere ingegnerizzato, proprio perché la capacità di vedere attraverso la realtà ingegnerizzata rimane nostra. Alla fine la loro più grande paura non è che rifiuteremo il loro mondo artificiale, ma che ricorderemo come vedere oltre.

Una domanda pertinente potrebbe essere: perché queste rivelazioni emergano proprio in questo momento? Cui bono? Il momento stesso potrebbe essere lo schema più importante da riconoscere. Nel corso della storia le rivelazioni strategiche sono spesso servite a reindirizzare, o placare, la resistenza piuttosto che a smantellare realmente i sistemi di controllo. Smascherando selettivamente determinati crimini, il sistema permette alla pressione di sfogarsi, garantendo al contempo l'integrità dell'architettura più profonda del controllo. Le rivelazioni diventano parte del meccanismo di controllo stesso. Sebbene sia incoraggiato nel vedere smascherate reti criminali a lungo nascoste, non attendo con ansia la cavalleria. La speranza senza vigilanza è solo l'ennesima forma di cattura del pensiero. Il sistema spesso rivela certe verità in modo strategico, sia per normalizzarle, sia per indirizzare la resistenza verso canali prestabiliti. Alcuni la chiamerebbero l'essenza dell'inganno luciferino: presentare verità accuratamente selezionate in momenti calcolati con precisione per ottenere il massimo effetto. Sebbene queste rivelazioni sembrino autentiche – e voglio credere che stiamo assistendo a un vero cambiamento – la storia ci insegna a conservare il nostro discernimento. L'ottimismo non dovrebbe accecarci di fronte agli schemi. Che si tratti di un'antica guerra spirituale, o di una semplice manipolazione psicologica, il modello è chiaro: la verità stessa diventa uno strumento quando i suoi tempi e il suo contesto sono controllati.

Prendete in considerazione la rapidità con cui si sono formati gli “scontri”: l'iniziativa Stargate di Larry Ellison, costruita sulle fondamenta di Oracle come progetto della CIA, è ora accolta con favore dalle stesse persone che, non molto tempo fa, si opponevano con veemenza al controllo digitale centralizzato. Se venisse lanciata con un marchio diverso, il cosiddetto movimento per la libertà andrebbe in tilt. Perché questo doppio standard? Si tratta dello stesso Larry Ellison che, dopo l'11 settembre, si è offerto di creare un database per la sicurezza nazionale e tracciare ogni americano, completo di identificatori biometrici. Se Joe Biden avesse ospitato Bill Gates nel suo ufficio per annunciare partnership con Microsoft, Google e Facebook, il cosiddetto movimento per la libertà sarebbe andato in tilt. Mi sono opposto alla tecnocrazia imposta dalle élite quando l'amministrazione di sinistra la stava implementando; non sono particolarmente interessato nemmeno al suo lato destro.

E che dire dell'approvazione condizionata dei vaccini per il pollame contro l'influenza aviaria? Dov'è il movimento per la libertà medica che ha superato gli obblighi sul COVID-19 e ha formato la coalizione MAHA che ha contribuito all'elezione di questa amministrazione? La stessa coalizione che si è schierata contro le tecnologie sperimentali a mRNA ora è in gran parte silente, mentre interventi simili minacciano le nostre riserve alimentari. Presto dovremo preoccuparci dei residui di vaccino nelle uova al mattino? L'indignazione selettiva è lampante.

Questa stessa applicazione selettiva è perfettamente illustrata dal recente ordine esecutivo sull'antisemitismo e dalla sua task force attuativa. Oltre al nobile obiettivo di combattere l'odio, guardiamo a ciò che sta realmente accadendo: un apparato governativo con un potere senza precedenti per “sradicare” le “molestie antisemite” nei campus universitari. Chi definisce cosa costituisce antisemitismo? Dove sono i confini chiari che proteggono la libertà di parola tutelata dalla Costituzione? Queste non sono domande di parte: sono fondamentali per la libertà. Il silenzio degli ex-difensori del Primo Emendamento è assordante. Gli stessi guerrieri che ieri hanno combattuto la censura governativa applaudono oggi di fronte alla regolamentazione della libertà di parola. È ipocrisia, pura e semplice. La libertà di parola o è sempre importante, o non lo è affatto.

Parafrasando Groucho Marx, diffido di qualsiasi club ideologico che mi voglia come membro. Non si tratta di scegliere squadre, ma di riconoscere schemi. La forma di controllo definitiva non è nascondere la verità, ma plasmare il modo in cui la elaboriamo quando emerge. Ecco perché riconoscere schemi è più importante che mai. Dobbiamo essere in grado di gestire più realtà contemporaneamente: queste rivelazioni sono significative E il loro momento potrebbe essere strategico. Il potere viene svelato E nuove forme di controllo potrebbero emergere. Gli aiuti umanitari sono importanti: il loro scopo principale è aiutare le persone bisognose e, se impiegati correttamente, possono servire a questa missione cruciale. Possono anche costruire partnership economiche e mantenere la pace, soprattutto se avremo una leadership interessata alla diplomazia piuttosto che a guerre infinite. Ma alcuni programmi della USAID chiaramente non riguardano affatto gli aiuti o lo sviluppo, ma l'ingegneria culturale e la divisione. Un'iniziativa di drag show da $2 milioni in Guatemala non è un aiuto umanitario; è un tentativo di plasmare i valori sociali sotto le mentite spoglie dell'inclusione. La componente di aiuto potrebbe essere reale o meno in ogni caso specifico, ma l'agenda è innegabile.

Possiamo simultaneamente:

• Accogliere con favore la verità che viene alla luce;

• Mettere in discussione i tempi e il meccanismo di divulgazione;

• Mantenere la consapevolezza dei nuovi sistemi di controllo;

• Chiedere conto al potere, indipendentemente da chi lo esercita.

Sono profondamente preoccupato che alcuni nella resistenza stiano diventando compiacenti, credendo che “i buoni siano ora al potere”. Niente potrebbe essere più pericoloso. Sì, possiamo accogliere con favore la corruzione che viene denunciata, pur rimanendo vigili su ciò che ne consegue, in particolare sui rischi delineati da giornalisti come Catherine Austin Fitts, Naomi Wolf e Whitney Webb. Hanno messo in guardia contro l'emergere della rete di controllo, il potere incontrollato degli oligarchi della tecnologia e come i sistemi finanziari e digitali vengano silenziosamente ristrutturati sotto traccia. Questi avvertimenti meritano la stessa attenzione della corruzione che ora viene smantellata.

Ho notato che i recenti critici di ricercatori come la Fitts, la Wolf e la Webb – in particolare quelli che seguono i venti politici – raramente si confrontano con le loro argomentazioni concrete. Ricorrono invece a etichette come “opposizione controllata”, o “blackpilled”. Questo schema merita di essere analizzato: la cabala è riuscita a creare la propria resistenza, o a catturare movimenti esistenti da più tempo di quanto io sia vivo. Dovremmo seguire i fatti e poi determinare cosa pensiamo di essi, non il contrario. E non possiamo avere doppi standard basati sulle nostre versioni preconcette del bene e del male.

La Costituzione rimane il miglior quadro di riferimento per la libertà individuale dell'umanità: rendiamola concreta attraverso una trasparenza radicale e principi coerenti. Ma se la storia ci insegna qualcosa, è che il potere non si dissolve, cambia forma. Il che mi porta a una curiosità, una coincidenza: DOGE (Dipartimento per l'Efficienza Governativa, un omaggio anche alla memecoin preferita di Elon) condivide il nome con il Doge di Venezia, un sovrano che operava all'intersezione tra potere militare e controllo finanziario. Che si tratti solo di un divertente parallelismo storico, o di qualcosa di più significativo, vale la pena chiedersi: i tecnocrati di oggi stanno davvero smantellando i sistemi di controllo, o li stanno perfezionando in qualcosa di molto più sofisticato?

Sinistra – Voce di Wikipedia sul Doge della Repubblica di Venezia; Destra – Copertina di “Financial Vipers of Venice” di Joseph P. Farrell

Le élite veneziane governavano non solo attraverso il potere diretto, ma padroneggiando la leva finanziaria e militare – un modello che non è scomparso, ma si è semplicemente adattato, operando ora attraverso strutture moderne come il sistema bancario centrale e la governance dell'intelligenza artificiale. La maggior parte delle persone, intrappolate nei cicli di notizie e nei feed dei social media odierni, raramente si sofferma a riflettere se questi parallelismi suggeriscano echi storici più profondi, forse persino antiche dinastie bancarie con una conoscenza occulta di lunga data. Che tali teorie vi incuriosiscano o vi ripugnino, ampliare la nostra portata oltre il momento immediato è necessario per comprendere il quadro completo. Gli schemi si ripetono e il potere raramente cede il controllo: cambia forma.

Sebbene mi piaccia vedere il DOGE rovesciare lo stato amministrativo e denunciare sia gli sprechi di denaro che le efferate operazioni criminali mascherate da burocrazia, non possiamo abbassare la guardia. Capisco perché i metodi tradizionali non funzionino: lo Stato profondo ha i suoi artigli ovunque. Basta guardare i membri del Congresso sponsorizzati dall'industria farmaceutica che si oppongono sfacciatamente a RFK: come disse una volta Robin Williams, dovrebbero indossare marchi come nella NASCAR che mostrano i loro sponsor. Ma la domanda cruciale non è solo cosa viene demolito, ma cosa viene costruito al suo posto.

I metodi di controllo possono essersi evoluti dal sistema bancario veneziano alla governance digitale, ma i principi di base rimangono straordinariamente coerenti. Laddove un tempo le dinastie bancarie controllavano le società attraverso il debito sovrano e le rotte commerciali, i sistemi odierni basati sull'intelligenza artificiale vanno oltre, ottenendo un controllo comportamentale granulare attraverso modelli predittivi, algoritmi e una sorveglianza onnipresente. I metodi si evolvono, ma i meccanismi di influenza – che plasmano il comportamento umano attraverso sottili vincoli e incentivi ingegnerizzati – rimangono sorprendentemente familiari. Se la storia ci insegna qualcosa, è che il potere non svanisce, si reinventa con nuovi nomi, utilizzando nuovi strumenti. Due cose possono essere vere contemporaneamente: questo significa riconoscere gli schemi, assistere a rivelazioni di orrori finanziati dai contribuenti e rimanere vigili su quale sistema sostituirà quello che viene smantellato. La chiave non è schierarsi, ma sviluppare la capacità di riconoscere e resistere a tutte le forme di manipolazione, anche quelle che appaiono come una liberazione.

La mia lealtà è verso la mia famiglia, il mio onore, la mia comunità e l'umanità, ma soprattutto verso la verità stessa. Se lasciamo che il dogma prevalga sul giudizio, diventiamo esattamente ciò di cui molti di noi si fanno beffe: caricature del pensiero di parte.

Il vero cambiamento non verrà dall'alto verso il basso, non è mai avvenuto. Verrà dall'interno delle comunità, dalle persone che riconoscono gli schemi e si rifiutano di partecipare a realtà precostituite. Verrà dagli individui che scelgono la verità al posto della comodità, dalle reti locali che costruiscono resilienza contro il controllo centralizzato, dal basso verso l'alto piuttosto che dall'alto verso il basso. Il potere al popolo non è solo uno slogan: è l'unica via da seguire.

In questo momento dobbiamo tutti stare in guardia, non abboccare all'amo delle lotte intestine e invece continuare a cercare verità, amore e concretezza. La guerra non è tra destra e sinistra, ma per preservare la sovranità umana in un'epoca di realtà artificiale.

Una cosa che continuo a notare: le persone bramano risposte assolute... eroi, cattivi, conclusioni chiare. Ma se la vera trappola non fosse solo l'inganno, ma il nostro stesso bisogno di certezza? Forse la posizione più radicale è quella di resistere alla tentazione di rinchiudersi in una narrazione fissa e di restare aperti all'emergere di nuovi modelli.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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mercoledì 3 settembre 2025

Il caro prezzo del declino della civiltà

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

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di Barry Brownstein

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-caro-prezzo-del-declino-della)

La civiltà è fragile. Innumerevoli interazioni sociali e commerciali la costituiscono. In uno dei suoi saggi più importanti, Individualism: True and False, F. A. Hayek scrisse: “Sebbene possa non essere difficile distruggere le formazioni spontanee che costituiscono le basi indispensabili di una civiltà libera, potrebbe essere al di là delle nostre possibilità ricostruire deliberatamente una tale civiltà una volta che queste fondamenta vengono distrutte”.

Oggi un numero allarmante di persone vede il crollo come una cosa positiva. Alcuni, profondamente pessimisti, considerano le nostre istituzioni irreparabili, rendendo preferibile una ripartenza; altri attivisti radicali auspicano il crollo della civiltà occidentale.

Hayek potrebbe dire: fate attenzione a ciò che desiderate, pochi sfuggiranno alla carneficina che porterebbe il crollo della civiltà.

Se l'avvertimento di Hayek vi preoccupa, allora il magnifico libro di Alexandra Hudson, The Soul of Civility, rientra nella correzione educativa.

Scrivo correzione educativa perché la Hudson sostiene che se le nostre istituzioni stanno fallendo, è perché stiamo facendo scelte moralmente sbagliate. Possiamo e dobbiamo fare di meglio, non solo per noi stessi, ma per il bene dell'umanità. La Hudson scrive: “Non possiamo cambiare la società, ma possiamo cambiare noi stessi e il modo in cui operiamo nel mondo che ci circonda. E se un numero sufficiente di noi decidesse di cambiare sé stesso, potremmo essere in grado di cambiare anche il mondo in cui viviamo”. Questo non è un invito a eleggere leader migliori, o ad allinearsi a un'identità tribale.

La civiltà, ci informa la Hudson, “è il rispetto fondamentale che ci è dovuto in virtù della nostra dignità condivisa e del nostro pari valore morale come esseri umani. Lo dobbiamo agli altri indipendentemente da chi sono, che aspetto hanno, da dove vengono, se ci piacciono o no, e se possono o meno fare qualcosa per noi”.

Basandosi sul lavoro del filosofo Martin Buber, la Hudson sostiene: “Dobbiamo combattere consapevolmente la tentazione perenne di vedere il mondo e gli altri esclusivamente attraverso la lente delle nostre esperienze e del nostro progresso. Strumentalizziamo le persone quando ci fa comodo e siamo pronti ad (apparire) gentili e generosi quando abbiamo qualcosa da guadagnare”.

La Hudson fornisce una semplice linea guida: “Le abitudini morali che promuovono la prosperità umana sono virtù. Le abitudini morali che ci dividono – dentro di noi e tra noi e gli altri – sono vizi”.

La Hudson spiega che civiltà non è sinonimo di cortesia, e che una personalità colta non è sinonimo di carattere. Ci incoraggia a difendere principi senza tempo anche quando gli altri sono fortemente in disaccordo.

Sostiene che la virtù non può essere imposta per legge. Man mano che diventiamo più virtuosi, si ravviva in noi il sentimento morale che, per diritto di nascita, ogni essere umano è uguale agli altri.

La missione della Hudson è ispirare la virtù per salvare la libertà. Molti pensatori l'hanno influenzata, tra cui Ben Franklin, che ammoniva: “Solo un popolo virtuoso è capace di libertà. Man mano che le nazioni diventano corrotte e viziose, hanno più bisogno di padroni”.

Cita anche Edmund Burke, che scrisse: “Gli uomini sono qualificati per la libertà esattamente in proporzione alla loro disposizione a imporre catene morali ai propri appetiti”. Come Franklin, anche Burke capì che se il “potere di controllo” non si trova negli individui, lo si troverà all'esterno, nelle mani degli autoritari.

La Hudson condivide ciò che il giurista americano Learned Hand scrisse nel ventesimo secolo: “La libertà risiede nei cuori degli uomini e delle donne; quando lì muore, nessuna costituzione, nessuna legge, nessun tribunale può salvarla; nessuna costituzione, nessuna legge, nessun tribunale può fare molto per aiutarla”.

Perfect Days, un film di Wim Wenders di una bellezza immensa, racconta la vita di un addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Tokyo. L'alto livello di pulizia di base nei bagni pubblici e nelle strade giapponesi è inimmaginabile nelle città statunitensi. La legge non impone questa attenzione individuale alla pulizia; è una dimostrazione di rispetto per gli altri.

Di recente, in un bar di Philadelphia, alcuni giovani hanno ballato e scattato selfie con un cartello che diceva “Al diavolo gli ebrei”. Uno degli studenti coinvolti ha affermato che si trattava solo di uno “scherzo”.

“Lo stato non può legiferare sul pensiero”, ha affermato il deputato Thomas Massie quando ha votato contro un disegno di legge che condannava l'antisemitismo qualche anno fa. Massie ha ragione, ma sta solo sostenendo il punto della Hudson.

Se volete vivere in una società in cui l'antisemitismo è normalizzato, non aspettatevi di sfuggire alle conseguenze.

“L'obbedienza alla spontaneità” è un concetto introdotto da John Fletcher Moulton, matematico e giudice inglese del diciannovesimo secolo. Moulton e la Hudson concordano sul fatto che in questa obbedienza risieda “la vera grandezza di una nazione, la sua vera civiltà”. La Hudson aggiunge: “Quanto più una società si affida all'autoregolamentazione – e quanto meno si affida alla legge, alla coercizione, al conflitto e al contenzioso – tanto più è libera”.

Sostiene che “una società libera dipende dalla decisione dei suoi cittadini di compiere azioni onorevoli e virtuose anche quando hanno la possibilità di non farlo”. La Hudson vuole che prendiamo in considerazione la nostra disponibilità a obbedire a virtù spontanee.

Se in una buona giornata vi tenete lontani dai social media e dalle notizie, potreste non avere motivo di pensare alle idee contenute nel libro della Hudson. In una giornata del genere la vostra vita funziona piuttosto bene. Avete l'elettricità a portata di mano, cibo in tavola e persone che vi amano e si prendono cura di voi. È improbabile che andiate mai in quel bar di Philadelphia.

Il nostro carattere non è messo alla prova dai nostri giorni migliori – i mari calmi della prosperità economica e della coesione sociale – ma dai periodi di difficoltà economica e dai periodi in cui i legami della società civile sono sfilacciati. Il libro della Hudson è medicina preventiva.

Di recente, durante la prova di una corona dentale per mia moglie, il dentista e la sua assistente hanno lavorato fino all'ora di pranzo per ottenere un risultato perfetto. Altri dentisti avrebbero potuto prendere scorciatoie, invece lui ha messo al primo posto le esigenze di mia moglie. La Hudson sostiene che abbiamo bisogno di più interazioni di questo tipo nella vita di tutti i giorni: “Le nostre interazioni quotidiane possono elevare o peggiorare la nostra esperienza di convivenza sociale. La nostra considerazione verso gli altri promuove la fiducia reciproca e, di conseguenza, la nostra libertà e il nostro benessere”.

Basandosi sugli scritti di Hayek, la Hudson sottolinea che esiste una differenza tra la fiducia visibile che nutriamo nei confronti di familiari e amici e la fiducia invisibile che potremmo costruire con gli sconosciuti.

Quest'ultima rende possibile la società commerciale. Infatti la Hudson scrive che essa “è una fiducia generalizzabile, ovvero quella fiducia che riponiamo negli innumerevoli sconosciuti con cui interagiamo ogni giorno. Essa riduce i costi di transazione nella nostra società anonima e si costruisce attraverso i nostri piccoli gesti di gentilezza e generosità verso gli sconosciuti”.

“La tranquillità della mente, così necessaria alla felicità [...] è meglio promossa dalle [...] passioni della gratitudine e dell’amore”, scrisse Adam Smith in The Theory of Moral Sentiments.

La Hudson scrive: “Nessuna battaglia terrena vale il rischio di compromettere la salute e la vita della nostra anima. In fin dei conti, non possiamo controllare la civiltà o la maleducazione degli altri. Possiamo solo controllare noi stessi”.

Ognuno di noi oggi fallirà molte volte nel controllo di sé stesso. Ciò che conta non è che, in quanto esseri umani imperfetti, commettiamo errori, ma che siamo disposti a far sì che quegli errori vengano corretti dai legami affettivi che ci aiutano a prosperare.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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martedì 8 luglio 2025

Echi di tirannia

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

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di Joshua Stylman

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/echi-di-tirannia)

Anni dopo l'imposizione dell'obbligo di vaccinazione contro il Covid-19, mi ritrovo in uno stato di riflessione, alle prese con i cambiamenti epocali che si sono verificati in quel periodo. Il mondo che conoscevamo è cambiato radicalmente, quasi da un giorno all'altro. Gli stati hanno emanato provvedimenti drastici e libertà che molti di noi davano per scontate sono improvvisamente diventate privilegi. È stato un periodo pieno di paura, confusione e pressione. Ora, con il senno di poi, il peso di ciò che è accaduto sembra ancora più pesante.

Ho capito che abbiamo vissuto una delle violazioni dei diritti umani più sconcertanti della storia recente. Al centro di questa crisi si trova il passaggio di due Rubiconi: l'erosione del Primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti e la violazione del Codice di Norimberga. Entrambi sono stati creati sulla scia di tragedie storiche: una dopo la Rivoluzione americana, l'altra dopo la Seconda guerra mondiale. Entrambe sono fondamentali, concepite per salvaguardare i diritti umani e proteggere dagli abusi di potere. Trasgredendo questi confini, ci siamo addentrati in un territorio pericoloso che richiede urgenti riflessioni e azioni concrete.


Le prime regole: pilastri della libertà e dell'etica

La garanzia della libertà di parola sancita dal Primo Emendamento è una pietra angolare della democrazia, nata dal crogiolo della rivoluzione contro la tirannia. I nostri Padri fondatori, avendo sperimentato in prima persona l'oppressione di un governo che soffocava il dissenso, sancirono questo diritto a proteggere la libera circolazione delle informazioni, consentendo alle persone di ascoltare tutti i lati di una questione e prendere le proprie decisioni. Durante la pandemia abbiamo oltrepassato questo confine sacro. La censura ha prevalso e le prospettive alternative sui vaccini, comprese le legittime preoccupazioni sulla loro sicurezza e sui loro effetti a lungo termine, sono state soppresse. I media generalisti, i social media e i governi hanno fatto eco a un messaggio univoco: “Sicuro ed efficace”. Le voci dissidenti sono state etichettate come disinformazione e messe a tacere, tradendo il principio stesso che avrebbe dovuto prevenire tali abusi di potere.

Altrettanto importante è il Codice di Norimberga, emanato dopo gli orrori della Seconda guerra mondiale, il quale avrebbe dovuto costituire uno standard internazionale inderogabile. La sua prima e più importante regola afferma: “Il consenso volontario del soggetto è assolutamente essenziale”. Questo principio è così importante che, dopo i Processi di Norimberga, vennero giustiziate persone per averlo violato. Eppure, durante la pandemia, abbiamo oltrepassato anche questo limite.

Le persone venivano costrette a vaccinarsi sotto la minaccia dell'esclusione dalla vita pubblica. Ci veniva detto che avremmo perso il lavoro o che ci sarebbe stato negato l'accesso a vari aspetti della società se avessimo rifiutato il vaccino. Bambini sani venivano esclusi dagli spazi pubblici perché i loro genitori non volevano somministrare loro un farmaco sperimentale. Le famiglie si trovavano di fronte a scelte impossibili sotto un'immensa pressione sociale ed economica, in palese violazione del Codice di Norimberga che impone che tutti gli interventi medici fossero volontari e liberi da coercizioni.


L’erosione dei diritti e della fiducia

La violazione di questi due principi fondamentali ha creato un ambiente di coercizione e disinformazione. Le persone non sono state solo costrette a sottoporsi a interventi medici; sono state costrette al silenzio. Ogni tentativo di mettere in discussione la narrazione ufficiale o di chiedere maggiori informazioni è stato accolto con censura ed esclusione. Questa erosione dei diritti ha avuto conseguenze di vasta portata.

  1. Mancanza di consenso informato: senza la piena trasparenza sugli ingredienti del vaccino e sui potenziali rischi a lungo termine, un vero consenso informato era impossibile. Le persone venivano invitate a prendere decisioni che avrebbero cambiato la loro vita senza informazioni cruciali.

  2. Soppressione del dibattito: la censura dei punti di vista alternativi ha impedito la possibilità di un consenso informato. Senza un dibattito aperto e l'accesso a diverse prospettive, come si può affermare che le persone abbiano fatto una scelta veramente informata?

  3. Violazione dell'autonomia fisica: gli operatori sanitari in prima linea, un tempo considerati eroi, venivano licenziati quando sceglievano di non rispettare le disposizioni. Molti avevano già un'immunità naturale da precedenti infezioni, eppure le loro decisioni mediche personali non venivano rispettate.

  4. Politica sanitaria pubblica illogica: è diventato chiaro che i vaccini non bloccavano la trasmissione del Covid-19, che era la giustificazione centrale per i provvedimenti obbligatori. Se i vaccini non fossero riusciti a prevenire la diffusione, la vaccinazione sarebbe diventata una decisione personale in materia di salute, proprio come decidere cosa mangiare o bere. Eppure le persone erano comunque costrette a rispettarla nonostante gravi minacce.

  5. Impatto personale: gli obblighi hanno cambiato l'intero corso della mia vita e di quella di molti altri. Le relazioni si sono logorate, le situazioni lavorative sono state compromesse e le traiettorie geografiche si sono spostate, mentre le persone cercavano ambienti in linea con i propri valori.


Una crisi dei diritti umani e della fiducia istituzionale

L'assenza di un riconoscimento pubblico di queste violazioni è impressionante. Come abbiamo potuto sopravvivere a un disprezzo così palese per i diritti umani senza alcun riconoscimento o assunzione di responsabilità? Il Primo emendamento è stato sancito per proteggere la libertà di parola e il Codice di Norimberga è stato creato per prevenire questo tipo di abusi; eppure entrambe queste tutele fondamentali sono state violate su larga scala.

Questa combinazione – la perdita della libertà di parola e l'abbandono del consenso informato – ha creato una crisi di fiducia che potrebbe richiedere generazioni per essere sanata. Come possiamo fidarci dei governi, dei media generalisti, o persino delle istituzioni mediche quando nascondono le informazioni e ci costringono ad obbedire senza fornire tutti i fatti?


Le lezioni dimenticate della storia

Ciò che forse è più sorprendente è quanto poche persone sembrassero conoscere appieno le implicazioni del Primo emendamento o fossero addirittura a conoscenza dell'esistenza del Codice di Norimberga. Come siamo arrivati ​​a questo punto? Forse perché gli anziani che hanno vissuto le conseguenze della Seconda guerra mondiale – coloro che hanno compreso le lezioni della storia – sono scomparsi. Gli echi delle tragedie storiche erano fin troppo inquietanti: le stesse tattiche di disinformazione, paura ed ingerenza governativa hanno manipolato il sentimento pubblico, trasformando l'empatia in paura.

Nel corso della storia, quando l'umanità ha affrontato i suoi momenti più bui, siamo emersi con nuova saggezza e nuove garanzie. La Rivoluzione americana ha dato vita alla Costituzione e alla sua Carta dei diritti. Le atrocità della Seconda guerra mondiale hanno portato al Codice di Norimberga e alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Questi documenti rappresentano i migliori sforzi dell'umanità per imparare dai nostri errori e prevenire futuri abusi. Ora, dopo aver violato questi sacri principi, ci troviamo a un altro momento cruciale. È tempo di riflettere sulle nostre azioni, riconoscere i nostri passi falsi e forgiare nuove tutele per il futuro.


I pericoli del silenzio

Senza una presa di coscienza pubblica, ci stiamo muovendo su un terreno pericoloso. Se non c'è il riconoscimento di queste violazioni, se non c'è una riflessione collettiva, allora diamo il via libera a questo fenomeno. La mancanza di responsabilità invia un messaggio chiaro: non esiste limite che non possa essere oltrepassato, nessun principio che non possa essere ignorato e nessun abuso di potere che non sarà tollerato.

Mentre andiamo avanti, è fondamentale ricordare questo capitolo della nostra storia, non per soffermarci sul passato, ma per garantire che non ripeteremo mai più questi errori. Dobbiamo riaffermare il nostro impegno per i diritti umani, il consenso informato e la libertà di parola. Solo riconoscendo quanto accaduto e chiedendo conto ai responsabili possiamo sperare di costruire un futuro in cui tali violazioni siano impensabili.


Una strada da percorrere: proteggere i nostri diritti fondamentali

Mentre emergiamo dall'ombra degli obblighi di vaccinazione contro il Covid-19, ci troviamo in una fase cruciale. Gli eventi degli ultimi anni hanno rivelato la fragilità delle nostre libertà più care e la facilità con cui i principi sanciti dal Primo emendamento e dal Codice di Norimberga possono essere erosi. Tuttavia questo periodo difficile ha anche risvegliato una rinnovata consapevolezza di questi diritti fondamentali. Ora dobbiamo incanalare questa consapevolezza in azione, lavorando instancabilmente per prevenire future violazioni e sanare le profonde ferite inflitte alla nostra società.

Il nostro percorso futuro inizia con il rendere il nostro governo responsabile. Dobbiamo sostenere la creazione di una commissione bipartisan per indagare sulla gestione della pandemia, concentrandosi in particolare sulle potenziali violazioni della libertà di parola e del consenso informato. Questa commissione non dovrebbe fungere da caccia alle streghe, ma da mezzo per comprendere i nostri passi falsi e garantire che non si ripetano mai più. Allo stesso tempo dobbiamo promuovere una legislazione che rafforzi la tutela di informatori e dissidenti, soprattutto in tempi di crisi. La nostra democrazia prospera grazie al libero scambio di idee e dobbiamo garantire che punti di vista diversi possano sempre essere espressi in modo sicuro, anche di fronte a una pressione schiacciante a conformarsi.

È necessario rafforzare le tutele legali e politiche per proteggere i nostri diritti nelle crisi future. Dovremmo sostenere gli sforzi legali che sfidano e chiariscono i limiti del potere governativo durante le emergenze di salute pubblica. Inoltre dobbiamo sostenere una legislazione che richieda esplicitamente che tutte le misure di salute pubblica aderiscano ai principi del Codice di Norimberga, in particolare per quanto riguarda il consenso informato. Integrando i comitati etici a tutti i livelli di governo, possiamo contribuire a garantire che il processo decisionale sia in linea con i diritti umani, anche nelle circostanze più difficili.

L'istruzione svolge un ruolo cruciale nella salvaguardia delle nostre libertà. Dobbiamo promuovere l'inclusione di un'educazione civica completa nei programmi scolastici, con particolare attenzione al Primo emendamento e all'etica medica. Promuovendo una profonda comprensione di questi principi nella prossima generazione, creiamo una popolazione meglio equipaggiata per riconoscere e contrastare le violazioni delle proprie libertà. Campagne di sensibilizzazione pubblica sull'importanza della libertà di parola e del consenso informato per il mantenimento di una società libera dovrebbero essere sostenute e amplificate.

Forse il compito più impegnativo, ma vitale, che ci attende è quello di risanare le relazioni personali messe a dura prova dagli eventi degli ultimi anni. Per colmare le divisioni create durante questo periodo difficile, dobbiamo affrontare le nostre relazioni frammentate con compassione e chiarezza. Avviare discussioni calme e razionali con familiari o amici da cui ci si è allontanati può creare uno spazio per un dialogo aperto. Praticando l'ascolto attivo ed esprimendo empatia, possiamo sforzarci di comprendere le paure e le motivazioni alla base delle decisioni altrui, anche se non siamo d'accordo con loro. Cercare un terreno comune in valori ed esperienze condivise, stabilendo al contempo dei limiti per le interazioni future, può impedire di riaprire vecchie ferite.


Rinnoviamo il nostro impegno ai principi

Mentre lavoriamo per una riconciliazione, dovremmo considerare la via del perdono, riconoscendo che molti hanno agito per paura o confusione. Tuttavia, nel perdonare, non dobbiamo dimenticare. Mantenere una memoria nitida degli eventi accaduti servirà da guida per prevenire future violazioni dei nostri diritti e delle nostre libertà.

Il nostro percorso futuro richiede più di una semplice riflessione; richiede un processo di riconciliazione e un fermo impegno nei confronti dei nostri principi fondamentali. Solo attraverso un'incrollabile dedizione alla libertà di parola, al consenso informato e all'autonomia individuale possiamo sperare di ricostruire la fiducia che si è incrinata. La posta in gioco non potrebbe essere più alta: le nostre azioni oggi, incluso il modo in cui ci riconciliamo con questo difficile capitolo della nostra storia, determineranno se lasceremo in eredità alle generazioni future una società che custodisce la libertà o una che ignora con superficialità le libertà conquistate a fatica.

Mentre andiamo avanti, portiamo con noi questa consapevolezza, rimanendo sempre vigili nella difesa dei nostri diritti e offrendo compassione a chi ci circonda. Il nostro impegno verso questi principi, unito ai nostri sforzi per guarire le nostre comunità, plasmerà la società che lasceremo alle generazioni future: una società che valorizza sia la libertà individuale che il benessere collettivo, promuovendo un equilibrio che rispetti la dignità e i diritti di ogni persona.

La scelta è nostra ed è il momento di agire. Attraverso azioni ponderate, sforzi sinceri per comprenderci e riconnetterci gli uni con gli altri, e un impegno incrollabile per i nostri diritti fondamentali, possiamo uscire da questo periodo difficile con le nostre libertà rafforzate e le nostre comunità rinnovate. Facciamo in modo che questa sia la nostra eredità: una società che ha imparato dai propri passi falsi, ha sanato le proprie divisioni e si è nuovamente impegnata nei principi eterni di libertà e dignità umana. Così facendo, onoriamo la saggezza di coloro che ci hanno preceduto, creando garanzie dopo periodi di grande conflitto, e diamo un potente esempio da seguire alle generazioni future.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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lunedì 12 maggio 2025

Da Marco Aurelio a Omar Little

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

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di Joshua Stylman

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/da-marco-aurelio-a-omar-little)

Mentre questo weekend del Ringraziamento volge al termine, la mia gratitudine non si concentra sui soliti luoghi comuni delle feste, ma su qualcosa che è diventato sempre più prezioso nella nostra era artificiale: relazioni autentiche – sia familiari che di amicizia – che si approfondiscono anziché rompersi sotto pressione. Ciò che lega queste relazioni, ho capito, non sono opinioni o circostanze condivise, ma un codice morale condiviso: un impegno incrollabile verso principi che trascendono le sabbie mobili della politica e delle pressioni sociali. Sono particolarmente grato alla mia cerchia ristretta: amici che conosco fin dalle elementari e familiari i cui legami si sono solo rafforzati negli ultimi anni.

Come molti altri che si sono schierati contro la tirannia del COVID, ho visto quelle che credevo essere relazioni solide dissolversi sotto i miei occhi. Come proprietario di un birrificio e allenatore delle squadre sportive dei miei figli, ero profondamente radicato nella mia comunità: un “uomo di mondo” e grazie a ciò gli altri avevano piacere a fare amicizia con me e a chiedermi consiglio. Poi, all'improvviso, le stesse persone che si erano confrontate con me con entusiasmo si sono allontanate non appena mi vedevano arrivare per strada. Reti professionali e contatti di quartiere sono svaniti alla semplice messa in discussione delle narrazioni ufficiali. Reagivano in questo modo perché avevo infranto l'ortodossia, scegliendo di sostenere valori liberali – gli stessi principi che loro affermavano di sostenere – rifiutando obblighi e restrizioni arbitrarie. In questo momento di prova, la differenza tra chi viveva secondo un codice morale coerente e chi si limitava a seguire le correnti sociali è diventata netta. A posteriori, questa selezione sembra più una chiarificazione che una perdita. Mentre le relazioni superficiali si affievolivano, le mie relazioni più profonde – amicizie decennali e legami familiari – non solo resistevano, ma si approfondivano. Queste prove hanno rivelato quali legami fossero autentici e quali semplicemente situazionali. Le amicizie rimaste, ancorate a principi autentici piuttosto che a convenienze sociali, si sono dimostrate infinitamente più preziose della più ampia rete di amicizie occasionali che ho perso.

Ciò che più mi colpisce di queste amicizie durature è come abbiano sfidato la “regola” delle relazioni distrutte dalle divisioni politiche. Come osservò Marco Aurelio: “L'ostacolo all'azione favorisce l'azione. Ciò che si frappone nel mezzo diventa la via”. Pur avendo assunto posizioni opposte nella dialettica su questioni politiche e culturali nel corso dei decenni, ci siamo ritrovati uniti nell'opposizione alle trasgressioni costituzionali e alla crescente tirannia degli ultimi anni: i lockdown, gli obblighi arbitrari e l'erosione sistematica dei diritti fondamentali. Questa unità non è emersa da uno schieramento politico, ma da un codice morale condiviso: un impegno verso i principi fondamentali che trascendono le divisioni partitiche.

In questi momenti di riflessione, mi sono ritrovato a tornare alle Meditazioni di Marco Aurelio, un libro che non aprivo dai tempi del college, finché l'eccellente conversazione tra Joe Rogan e Marc Andreessen non mi ha ispirato a rileggerlo. Marco Aurelio aveva capito che un codice morale personale – un insieme di principi incrollabili – era essenziale per navigare in un mondo di caos e incertezza. Il collegamento è particolarmente azzeccato: come il mio gruppo di amici, la piattaforma di Rogan mette in primo piano il dibattito autentico nella nostra epoca. I critici, soprattutto di sinistra, parlano spesso di aver bisogno del loro “Joe Rogan”, perdendo completamente di vista ciò che rende il suo programma tanto efficace: l'autenticità. Pur essendo storicamente di sinistra, la disponibilità di Rogan a impegnarsi in un confronto in tempo reale con ospiti di ogni ideologia e su un'ampia varietà di argomenti, oltre al suo impegno per la ricerca aperta della verità, hanno paradossalmente portato al suo allontanamento dai circoli liberal tradizionali – proprio come molti di noi che si sono ritrovati ad essere etichettati come apostati per aver mantenuto principi coerenti.

Questo impegno nei confronti di un codice morale incentrato sul dibattito autentico spiega perché organizzazioni come questo blog – pur essendo regolarmente etichettati come di “estrema destra” – siano diventate una piattaforma cruciale per studiosi indipendenti, esperti di politica e ricercatori della verità. Ho potuto constatarlo in prima persona a un recente evento del Brownstone Institute, dove, a differenza della maggior parte delle istituzioni che impongono il conformismo ideologico, pensatori eterogenei si sono impegnati in una genuina esplorazione delle idee senza timore di imposizione dell'ortodossia. Quando ai partecipanti è stato chiesto se si considerassero progressisti politici dieci anni prima, quasi l'80% ha alzato la mano. Si trattava di individui che, come me e i miei amici, abbracciano ancora i valori liberali – libertà di parola, ricerca aperta, dibattito razionale – ciononostante si ritrovano etichettati come di destra o complottisti solo per aver messo in discussione le narrazioni prevalenti. Ciò che unisce questa comunità eterogenea è il riconoscimento condiviso che la realtà che ci viene presentata è in gran parte costruita ad hoc, come già scritto nell'articolo L'industria dell'informazione, e l'impegno a mantenere un discorso autentico in un'epoca di consenso forzato.

Nella serie TV, The Wire, Omar Little, un personaggio complesso che viveva secondo il proprio codice morale pur operando al di fuori della società convenzionale, ha una battuta chiave: “Un uomo deve avere un codice morale”. Pur essendo un rapinatore che prendeva di mira gli spacciatori, la rigida aderenza di Omar ai suoi principi – non fare mai del male ai civili, non mentire mai, non mancare mai alla parola data – lo rendeva più onorevole di molti personaggi presumibilmente “puliti”. La sua incrollabile dedizione a questi principi – anche come gangster che opera al di fuori delle leggi della società – risuona profondamente con la mia esperienza. Come l'impegno di Rogan per il dialogo aperto, come la dedizione del Brownstone Institute alla libera ricerca, come la determinazione di RFK Jr. a denunciare come gli interessi farmaceutici e agricoli abbiano corrotto le nostre istituzioni pubbliche – questi esempi di autentica ricerca della verità rispecchiano ciò che ho riscontrato nella mia cerchia. Sebbene io e i miei amici possiamo avere opinioni diverse in molti ambiti – politico, culturale e sociale – condividiamo un codice morale: l'impegno per la verità rispetto alla comodità, per i principi rispetto al partito, per il discorso autentico rispetto all'approvazione sociale. Questa base comune si è dimostrata più preziosa di qualsiasi accordo superficiale.

In questi tempi di consenso artificiale e controllo sociale, l'importanza di un fondamento autentico diventa ancor più importante. Lo Smith-Mundt Modernization Act del 2012, che ha reso legale la propaganda sui cittadini americani, non ha fatto altro che formalizzare ciò che molti sospettavano da tempo: il tradimento definitivo del codice di condotta del governo nei confronti dei suoi cittadini, l'esplicito permesso di manipolare anziché informare. Questo quadro giuridico ci aiuta a spiegare gran parte di ciò a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, in particolare durante la crisi sanitaria, quando coloro che si proclamavano paladini della giustizia sociale hanno sostenuto linee di politica che creavano nuove forme di segregazione e devastavano le comunità stesse che affermavano di voler proteggere.

Questa disconnessione diventa ancora più evidente nell'ambito delle donazioni benefiche e delle cause sociali, dove il “riciclaggio della virtù” è diventato endemico. L'assenza di un autentico codice morale non è mai stato così evidente come nelle nostre più grandi istituzioni benefiche. Mentre molte di esse svolgono un lavoro cruciale a livello locale, c'è una tendenza inequivocabile tra le grandi ONG verso quella che un amico chiama appropriatamente la “classe filantropica”. Si pensi, ad esempio, alle attività della Clinton Foundation ad Haiti, dove milioni di dollari in fondi di soccorso per il terremoto hanno portato alla creazione di parchi industriali che hanno costretto gli agricoltori a sfollare e a progetti abitativi che non si sono mai concretizzati. Oppure si pensi alla BLM Global Network Foundation, che ha acquistato immobili di lusso mentre le sezioni locali hanno riferito di aver ricevuto un sostegno minimo. Persino le principali ONG ambientaliste spesso collaborano con i maggiori inquinatori del mondo, creando un'illusione di progresso mentre persistono problemi fondamentali.

Questo schema rivela una verità più profonda sulla classe filantropica: molte di queste istituzioni sono diventate puramente estrattive, traendo profitto e persino amplificando i problemi che pretendono di risolvere. Al vertice, si collezionano titoli altisonanti nelle proprie biografie e si mostrano foto di gala di beneficenza, evitando qualsiasi coinvolgimento autentico con i problemi che affermano di affrontare. I social media hanno democratizzato questo show grottesco, permettendo a tutti di partecipare al teatro della virtù – dagli avatar con la bandiera ucraina ai nastri di sensibilizzazione fino agli emoji a sostegno di una causa – creando un'illusione di attivismo priva della sostanza di un'azione o di una comprensione reali. È un sistema completamente privo del codice morale che un tempo guidava l'opera di beneficenza: il legame diretto tra benefattore e beneficiario, il genuino impegno per un cambiamento positivo piuttosto che l'esaltazione personale.

Il potere di un codice morale autentico diventa più evidente in contrasto con queste istituzioni vuote. Mentre organizzazioni e social network si frammentano sotto pressione, sono fortunato che le mie amicizie più strette e i legami familiari siano diventati sempre più forti. Abbiamo avuto accesi dibattiti nel corso degli anni, ma il nostro impegno condiviso per i principi fondamentali – avere un codice morale – ci ha permesso di navigare insieme anche nei momenti più turbolenti. Quando la risposta alla pandemia ha minacciato i diritti costituzionali, quando la pressione sociale ha prevalso sulla coscienza, queste relazioni hanno dimostrato il loro valore nonostante le nostre differenze... anzi, forse grazie a esse.

Mentre affrontiamo questi tempi complessi, la strada da seguire emerge con sorprendente chiarezza. Da Marco Aurelio a Omar Little, la lezione rimane la stessa: un uomo deve avere un codice morale. La crisi di autenticità nel dibattito pubblico, il divario tra valori proclamati e vissuti, e la falsa virtù indicano tutti la stessa soluzione: un ritorno a relazioni autentiche e all'impegno locale. I nostri legami più forti – quelle relazioni autentiche che hanno resistito alle recenti tempeste – ci ricordano che la virtù si manifesta nelle scelte quotidiane e nei costi personali, non in badge digitali o donazioni a distanza.

Sono grato non per le facili comodità del conformismo, ma per coloro che nella mia vita dimostrano una virtù sincera, quella che comporta un costo personale e richiede una convinzione autentica. La risposta non sta in grandi gesti o post virali, ma nella silenziosa dignità di vivere secondo i nostri principi, di interagire con le nostre comunità più vicine e di mantenere il coraggio di pensare in modo indipendente. Come hanno capito sia l'imperatore-filosofo che il guerriero di strada immaginario, ciò che conta non è la grandezza della nostra posizione, ma l'integrità del nostro codice morale. Tornando un'ultima volta a Meditazioni, mi viene in mente l'eterna sfida di Marco Aurelio: “Non perdete più tempo a discutere su cosa dovrebbe essere un brav'uomo. Siatelo”.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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