venerdì 2 giugno 2023

Come l'Unipartito della Guerra ha scatenato la rovina fiscale negli USA

 

 

di David Stockman

Quando Barack Obama ha lasciato la Casa Bianca, il budget per la sicurezza nazionale aveva totalizzato l'incredibile cifra di $822 miliardi: $600 miliardi per la difesa, $46 miliardi per le operazioni internazionali e $177 miliardi per compensi e servizi ai veterani, cifra quest'ultima che riflette il costo differito delle guerre precedenti.

Un ossimoro se pensate che è stato insignito del premio Nobel per la pace nel 2009 e il partito democratico, a parole, è sempre stato contro la guerra dall'era del Vietnam. Al contrario, quel budget per la sicurezza nazionale da $822 miliardi rifletteva il costo dell'egemonia mondiale alimentata dalla Guerra Infinita, nonostante l'unica vera minaccia alla sicurezza nazionale nel dopoguerra fosse l'ex-Unione Sovietica, consegnata alla pattumiera della storia 25 anni prima.

Donald Trump è entrato nello Studio Ovale parlando di quello che sembrava un gioco diverso: America First. Ma come ha notato di recente il suo ultimo procuratore generale, Bill Barr, se credete nelle sue linee di politica non aspettatevi che le esegua. Il fiasco di bilancio nello spazio della sicurezza nazionale fornisce una conferma lampante dell'osservazione di Barr.

A dire il vero Donald è riuscito a vedere attraverso la demonizzazione di Putin da parte dell'unipartito e l'assurda affermazione neocon secondo cui intende ricreare l'ex-impero sovietico. Dopotutto, nel teatro della politica di Washington, Vlad Putin era semplicemente il doppelganger di Donald quando si trattava di demonizzare qualcuno.

Ma Donald, in realtà, non aveva idea di cosa intendesse per "America First", tranne che la linea di politica ha suscitato chiassosi applausi dalle folle patriottiche alle sue manifestazioni elettorali. Il fatto è che era storicamente ignorante oltre misura, pigro quando si tratta di studiare le circostanze militari e le uniformi ornate di medaglie dei generali.

Quindi, mentre Trump parlava di riportare a casa l'Impero, in realtà ha alimentato il suo budget come mai prima d'ora. Il budget per la sicurezza nazionale lasciato da Obama è aumentato di $215 miliardi sotto la presidenza Trump. Il suo budget per la sicurezza nazionale ha infranto la barriera dei mille miliardi di dollari, con un peso di $1.035 miliardi o il 26% in più di quanto Obama e l'unipartito del Congresso avevano speso nell'anno fiscale 2017.

Si potrebbe supporre che con il controllo di veto e posizioni forti sia alla Camera che al Senato durante quei quattro anni, la generosità extra per la sicurezza nazionale sarebbe stata compensata da pesanti riduzioni sul versante interno. Il partito al potere era quello repubblicano, fiscalmente conservatore e tutto il resto.

Ma neanche per sogno. Il budget extra difesa di $3.380 miliardi lasciato da Obama (anno fiscale 2017) pesava $6.070 miliardi quando Donald è finalmente uscito dallo Studio Ovale nell'anno fiscale 2021, elezioni rubate o meno.

Quell'aumento della spesa extra difesa di $2.690 miliardi è stato pari a un +79% e $675 miliardi all'anno. Il grande spendaccione Obama, al contrario, aveva aumentato il budget extra difesa di soli $112 miliardi all'anno e l'aumento annuo di Bill Clinton era di soli $85 miliardi.

Né si può incolpare interamente la spesa domestica di Donald sull'assistenzialismo e sul pagamento degli interessi, anche se la loro riduzione dovrebbe essere il lavoro dei repubblicani nella nostra democrazia bipartitica. Invece Trump ha anche presieduto una vera e propria esplosione di spese per l'assistenzialismo.

Proprio così. Stiamo parlando proprio dell'angolo del bilancio in cui il veto presidenziale è potenzialmente più potente dell'esercito riunito di PAC e gruppi di lobby della Beltway. La spesa discrezionale extra difesa è passata da $600 miliardi all'anno a $900 miliardi durante i quattro anni di Trump. Questo è un aumento del 50%, eppure non c'è stato alcun veto sui conti degli stanziamenti e sulle stravaganze di spesa dell'Omnibus.

Ma ecco il punto: Donald Trump non ha mai fatto mistero del suo disprezzo per la spesa e i prestiti del governo. Tuttavia non ha presieduto questi enormi aumenti di spesa sfidando la volontà delle delegazioni repubblicane al Congresso; queste orrende esplosioni di spesa e indebitamento rappresentavano, invece, il consenso schiacciante dell'Unipartito.

Entrambe le parti desiderano nutrire il mostro del cosiddetto Warfare State con razioni sempre maggiori, alimentando una spesa senza freni e saltando su ogni possibile scusa, come le migliaia di miliardi per i sussidi post-lockdown e le truffe sui crediti d'imposta per l'energia verde, per aprire maggiormente il rubinetto fiscale.

Ahimè, questo ci porta allo sporco segreto del debito pubblico della nazione ora di $31.000 miliardi: l'ex-partito conservatore anti-spesa è stato popolato dai guerrafondai neocon e da una classe permanente di legislatori di Washington che vivono per il potere e il denaro che l'Impero conferisce loro.

Servire nell'ampia gamma di comissioni per la sicurezza nazionale, pascolare presso i think tank e le ONG per gli affari esteri, viaggiare in lungo e in largo per il pianeta come proconsoli dei tempi moderni, visitare le dozzine di Paesi occupati e ispezionare le 800 basi militari americane: tutte queste attività sono molto più emozionanti che tornare a Green Bay per gestire una concessionaria di automobili.

Così nutrono l'Impero e l'Impero nutre il loro soggiorno sul grande palcoscenico degli affari mondiali. E ora, 125 anni dopo che l'America è diventata un Impero durante la guerra ispano-americana, il partito repubblicano, in particolare, ha perso ogni memoria della tradizione non interventista su cui la Repubblica è stata fondata e ha prosperato per più di un secolo.

Infatti le famose parole di John Quincy Adams sono state apparentemente cancellate dal vocabolario politico dei repubblicani. Dopotutto l'essenza della sua attuale linea di politica è sfidare l'ammonimento stesso di Adam e giustificare una potenza militare non necessaria cercando continuamente sul pianeta nuovi mostri e demoni a cui opporsi.

Ogni volta che lo stendardo della libertà e dell'indipendenza è stato o sarà dispiegato, ci saranno il suo cuore, le sue benedizioni e le sue preghiere. Ma non va all'estero in cerca di mostri da distruggere. È la sostenitrice della libertà e dell'indipendenza di tutti.

È la campionessa e la vendicatrice solo di sé stessa. Loderà la causa generale con la sua voce e la benevola simpatia del suo esempio. Lei sa bene che una volta arruolatasi sotto bandiere diverse dalla sua, fossero anche le bandiere dell'indipendenza straniera, si impegnerebbe ben oltre il potere di districare, in guerre d'interessi e intrighi, di avarizia individuale, invidia e ambizione, che assumono i colori e usurpano lo stendardo della libertà.

Le massime fondamentali della sua liena di politica cambierebbero insensibilmente dalla libertà alla forza [...]. Potrebbe diventare la dittatrice del mondo. Non sarebbe più la dominatrice del proprio spirito [...]. La gloria [dell'America] non è il dominio, ma la libertà. La sua marcia è la marcia della mente. Ha una lancia e uno scudo: ma il motto sul suo scudo è Libertà, Indipendenza, Pace. Questa è stata la sua Dichiarazione: questa è stata, nella misura in cui il suo necessario rapporto con il resto dell'umanità lo avrebbe permesso, la sua pratica.

Inutile dire che anche in tempi relativamente recenti il ​​partito repubblicano non è sempre stato in balia dell'Impero. Nella grande corsa alle elezioni primarie del 1952, tra la candidatura alla fortezza americana del senatore Robert Taft e il presunto internazionalismo del generale Dwight Eisenhower, lo spazio interventista rimase completamente vuoto.

Sebbene Ike non abbia mai abbracciato completamente l'opinione del senatore Taft, secondo cui i grandi fossati dell'Atlantico e del Pacifico rappresentano la più grande difesa americana e che il potere militare dovrebbe essere strettamente dedicato alla difesa del territorio e dello spazio aereo della patria, una volta in carica ha fatto del suo meglio per evitare le continue suppliche interventiste dei fratelli Dulles. E arrivò a un passo da un accordo rivoluzionario con Krusciov per porre fine alla corsa agli armamenti nucleari prima che il loro vertice finale fosse sabotato nella primavera del 1960 dalla CIA tramite il volo U-2 di Gary Powers sulla Russia.

Anche allora, uno dei più grandi generali americani in tempo di guerra e architetto della vittoria in Normandia sapeva che la guerra era una cosa terribile e che doveva essere evitata a tutti i costi. Una volta divenne persino lirico sui costi finali degli strumenti di guerra:

Ogni cannone fabbricato, ogni nave da guerra varata, ogni razzo sparato significa, in senso ultimo, un furto a chi ha fame e non è nutrito, a chi ha freddo e non è vestito. Questo mondo fatto di armi non sta spendendo solo soldi, sta spendendo il sudore dei suoi operai, il genio dei suoi scienziati, le speranze dei suoi figli. Questo non è affatto uno stile di vita che ha senso. Sotto le nuvole della guerra, è l'umanità ad essere appesa a una croce di ferro.

Eisenhower non era solo chiacchiere su queste questioni. Ereditò un budget per la difesa nell'anno fiscale 1953 di $565 miliardi ($2012) da Truman,il quale venne ridotto a poco più di $400 miliardi nel suo piano in uscita per l'anno fiscale 1961. Ciò equivaleva a una riduzione del 30% della spesa in dollari per la difesa, un respingimento netto delle incessanti richieste del complesso militare-industriale come mai avvenuto poi sin da allora.

Infatti il budget in uscita di Eisenhower, $400 miliardi, rappresentava un grande punto di riferimento politico nel perenne dibattito sulla difesa, ovvero su quanto sia sufficiente spendere. Il periodo era quello in cui si raggiunse il picco della guerra fredda, quando l'Unione Sovietica era al suo apice industriale e aveva 2.000 testate nucleari puntate verso l'Occidente. Con la sua alleanza del Patto di Varsavia aveva anche quelli che alla fine divennero 3,7 milioni di uomini sotto le armi, 7.800 aerei militari, 59.000 carri armati, 71.000 pezzi di artiglieria e molto altro, tutti schierati contro l'Occidente nell'Europa orientale e in Russia.

Tuttavia, il più grande generale che abbia mai occupato lo Studio Ovale concluse fermamente che $400 miliardi erano sufficienti per proteggere l'America e i suoi alleati da questa formidabile minaccia militare.

Di conseguenza il suo famoso avvertimento sul complesso militare-industriale nel discorso di addio del 1961 si è rivelato particolarmente preveggente. Oggi la minaccia sovietica e l'armata militare sono scomparse e lo schema Ponzi del capitalismo cinese è totalmente dipendente da $3.600 miliardi all'anno di esportazione in Occidente, tanto che il suo budget per la difesa da $200 miliardi è più un progetto di vanità dei suoi governanti che una minaccia aperta alla patria americana.

Eppure il budget per la difesa per l'anno fiscale 2024, $707 miliardi ($ 2012), è superiore del 77% a quello che Ike ha giudicato adeguato contro la potente Unione Sovietica. Sapeva dunque di cosa parlava:

Nei consigli di governo dobbiamo guardarci dall'acquisizione di un'influenza ingiustificata, voluta o meno, da parte del complesso militare-industriale. Il potenziale per la disastrosa ascesa del potere mal riposto esiste e persisterà.

Non dobbiamo mai lasciare che il peso di questa combinazione metta in pericolo le nostre libertà o i nostri processi democratici [...]. Solo una cittadinanza attenta e informata può costringere la corretta integrazione dell'enorme macchina industriale e militare con i nostri metodi e obiettivi pacifici, in modo che la sicurezza e la libertà possano prosperare insieme.

Il grafico qui sotto racconta la stessa storia in forma grafica, anche se misura il bilancio della difesa con una serie leggermente diversa. Tuttavia, entro l'anno fiscale 2020, Trump e l'Unipartito del Congresso avevano emanato un budget che rappresentava un aumento del 66% in termini reali rispetto al budget di riferimento di Eisenhower del 1961.

Ciò che è particolarmente rilevante in questo grafico, sono i tre picchi intermedi lungo il percorso. Corrispondono approssimativamente ai mandati dei presidenti Reagan, Bush jr. e Donald Trump.

E non c'è assolutamente alcun dubbio sul motivo per cui è emerso questo schema: dagli anni '80 in poi i neocon hanno preso il controllo del partito repubblicano su questioni di sicurezza nazionale. Hanno cercato e trovato innumerevoli presunti mostri all'estero per giustificare il loro massiccio spreco di armamenti e così facendo hanno spinto le spese per la difesa nel regno della pura follia.

Spesa in dollari costanti per la difesa, dal 1961 al 2020

Le ondate successive raccontano soprattutto parti successive della storia della cattura neocon del partito repubblicano.

Iniziamo con l'ondata di Reagan. Durante il mandato di Carter la spesa per la difesa si stabilizzò, passando da $355 miliardi nel 1976 a $385 miliardi nell'anno fiscale 1980.

Ma a quel punto i neocon avevano ottenuto il controllo della politica estera e dell'apparato di difesa nell'amministrazione Reagan e avevano stabilito l'inquietante presupposto che l'Unione Sovietica fosse sull'orlo di colpire per prima sul fronte nucleare. In realtà, quella era solo una versione più fantasiosa e pericolosa del famigerato mito del "divario missilistico" raccontato da John Kennedy nel 1960, ciononostante divenne la base per i massicci aumenti della difesa di Reagan.

Alla fine della fiera, i falchi della guerra nell'amministrazione Reagan non ottennero tutti gli aumenti giganteschi che cercavano, in parte a causa del silenzioso lavoro di sabotaggio del sottoscritto e dei miei alleati nell'amministrazione. Tuttavia, nell'esercizio 1988, la spesa reale per la difesa era di $565 miliardi, un aumento del 47% rispetto al livello perfettamente adeguato dell'amministrazione Carter.

Inoltre non era solo la dimensione senza precedenti di quel numero che contava. Per prima cosa, l'incessante campagna guidata dal Segretario alla Difesa, Casper Weinberger, per estorcere queste ingenti somme da un Congresso ancora riluttante, neutralizzò lo sforzo di Reagan nel voler ridurre drasticamente i bilanci e le agenzie nazionali e quindi frenare la spesa per l'assistenzialismo, inclusa la riforma della previdenza sociale e del Medicare.

I ranghi del partito repubblicano a Capitol Hill non ebbero lo stomaco per una radicale contrazione dello stato sociale, mentre i budget esplosivi per il cosiddetto Warfare State diedero loro tutte le scuse di cui avevano bisogno: nessuno voleva riassegnare la spesa per i buoni alimentari e il sostegno dei prezzi agricoli all'acquisto di carri armati e missili da crociera.

A tutti gli effetti, quindi, la crociata per restringere lo stato sociale era finita nel maggio 1981. Ci vollero solo pochi anni prima che i bilanci interni di Reagan venissero dichiarati intoccabili prima che ciò diventasse chiaro a tutti nella Città Imperiale.

L'altro motivo per cui il budget per la difesa di Reagan di $565 miliardi era così importante risiede in ciò che andava a finanziare: il massiccio aumento dei fondi al Dipartimento della Difesa era basato sulla presunta capacità sovietica di attaccare per primi, ma come accadde non c'era una tale minaccia nucleare strategica da contrastare.

A parte il nuovo programma missilistico nucleare strategico MX terrestre, quasi tutto l'aumento per il Dipartimento della Difesa venne assegnato all'acquisizione di una massiccia capacità militare. Ciò includeva la Marina di 600 navi, migliaia di nuovi carri armati, migliaia di altri aerei da attacco, grandi aumenti della capacità di supporto sul campo di battaglia tramite trasporto aereo, trasporto marittimo e capacità di guerra elettronica, numerose variazioni di terra, aria e mare, missili da crociera e munizioni e artiglieria in quantità prodigiose tra le altre cose altri.

Nulla di tutto ciò fu necessario per contrastare l'Unione Sovietica, perché quest'ultima non esisteva più dopo il 1991. Ma quando l'Unione Sovietica scivolò fuori dal palcoscenico della storia, l'armata convenzionale ampliata da Reagan fu riallocata a guerre d'invasione, occupazione e cambio di governo in tutto il Medio Oriente e in Africa. In un battito di ciglia i neocon pensavano di essere morti e di essere andati nel paradiso interventista.

La Guerra Infinita degli ultimi tre decenni è stata resa possibile da un'affermazione inconsapevole ed errata del Gipper: combattere e infine sconfiggere l'Impero Sovietico. Se le amministrazioni Bush e dei loro compagni neocon avessero dovuto creare da zero una nuova armata per invadere l'Iraq (due volte), l'Afghanistan, la Libia, lo Yemen e il resto di queste nazioni afflitte, fino a includere la guerra per procura contro la Russia condotta con armi statunitensi e ucraini coscritti, non avremmo mai tutte queste guerre.

Inutile dire che una volta alimentata la Guerra Infinita, le linee di produzione per tutte suddette categorie di armi convenzionali si sono surriscaldate nei distretti congressuali di tutto il Paese.

Il semplice legislatore ed elettore del partito repubblicano è sempre stato un fanatico della "difesa forte", ma ora i neocon, il complesso militare-industriale e il falso patriottismo avrebbero dominato il pensatoio repubblicano.

Non sorprende che il crollo dell'impero sovietico nel 1991 non abbia portato alla totale smobilitazione e alla contrazione del bilancio della difesa. Il budget di $472 miliardi nell'esercizio 1991 si venne ridotto a $432 miliardi entro l'anno fiscale 2001, rappresentando una contrazione del -8%, ma si trattava di una miseria rispetto al taglio del 50% a $200 miliardi giustificato dalla mancanza di una qualsiasi nemico significativo sul pianeta.

Ma ai Democratici di Clinton piaceva l'armata convenzionale di Reagan, tanto che gli incarichi nel settore della sicurezza nazionale vennero ricoperti da guerrafondai come Robert Gates e Madeline Albright. E da quella miscela tossica è emersa l'assoluta follia di espandere la NATO fino alle porte della Russia e la guerra per procura contro Putin che ora sta dissanguando il Tesoro USA.

Ma non prima che Bush jr. e il suo branco di sciacalli neocon intensificassero la cosiddetta guerra al terrorismo e spingessero in alto il budget della difesa per la seconda volta. Con il budget uscente di Bush per l'anno fiscale 2009, la spesa per la difesa era cresciuta fino a $700 miliardi, rappresentando un aumento del 63% rispetto al budget uscente di Clinton. La Guerra Infinita non si paga da sola!

Non ho idea di cosa abbia spinto Donald Trump ad abbracciare la terza ondata di spese per la difesa post-1961, ma nel 2017 il partito repubblicano al Congresso brulicava di neoconservatori, falchi di guerra, interventisti e guerrafondai. Di conseguenza il budget per la difesa nell'anno fiscale 2021 ha raggiunto i $662 miliardi in termini reali. E questo era solo l'inizio, dato che i democratici erano intenzionati a muovere guerra contro il gemello malvagio di Donald, Vladimir Putin.

Con il budget per la sicurezza nazionale dell'intero governo che attualmente ammonta a $1.200 miliardi, non c'è letteralmente modo di fermare una calamità fiscale nonostante le chiacchiere sul tetto al debito. Tra l'altro quest'ultima questione sarà risolta dall'ennesimo falso taglio della spesa annuale proprio come nel 2011.

Ancora una volta, c'è una ragione per cui il partito fiscalmente conservatore è di fatto una costola dell'Unipartito della Guerra. Fino a quando questo collegamento non verrà reciso, non c'è alcuna speranza di rallentare il disastro che ora sta arrivando.

Forse c'è una possibilità che Robert Kennedy jr. rompa l'alleanza tra il Partito della Guerra e il partito democratico come fece suo padre nel 1968. Capisce chiaramente la follia dell'egemonia mondiale di Washington e forse accenderà la scintilla che spezzerà il presa dell'Unipartito della Guerra.

Per lo meno, il passaggio seguente indica che gli elettori possono finalmente ascoltare alcune verità sulla follia di perlustrare il pianeta alla ricerca di mostri da distruggere:

George W. Bush ha lo stesso problema. George W. Bush dice che il peggior errore che abbia commesso come presidente è stato auello di ascoltare il direttore della CIA, George Tenet, che gli diceva che era uan certezza che Saddam Hussein avesse armi di distruzione di massa. E così i neoconservatori e la CIA sono dovuti andare in Iraq e operare un cambio di regime. Abbiamo speso $8.000 miliardi e cosa abbiamo ottenuto?

Niente di niente. L'Iraq ora sta molto peggio di quando ci siamo entrati. Abbiamo ucciso più iracheni di quanti ne abbia mai uccisi Saddam Hussein. Potremmo aver ucciso un milione di iracheni e nessuno conosce il numero. Oggi è un Paese martoriato dove gli squadroni della morte sciiti o quelli sunniti combattono per le strade. Il governo è corrotto, la polizia è corrotta. Abbiamo creato l'ISIS, abbiamo spinto 2 milionidi profughi in Europa.

Questo è il costo della guerra in Iraq, $8.000 miliardi qui, $16.000 miliardi per i lockdown, $24.000 miliardi lì. Niente da mostrare tranne una classe media devastata negli Stati Uniti d'America.

Ovviamente c'è un certo un numero di cose sulla piattaforma politica di RFK su cui non siamo d'accordo e non lo siamo da decenni.

In passato siamo sempre stati su fronti opposti per quanto riguarda la regolamentazione ambientale. E, per quanto ne so, è un liberal piuttosto convenzionale nei confronti dello Stato sociale e non sono nemmeno sicuro quale sia la sua posizione in materia di crisi climatica, combustibili fossili e il ruolo cruciale di quest'ultimi per la prosperità sociale e l'effettiva riduzione della povertà.

Ma ora ci sono problemi più grandi in arrivo e che sono decisivi per la causa conservatrice. Infatti solo infrangendo il consenso unipartitico su queste questioni c'è una qualche speranza per il futuro della libertà personale e della prosperità capitalista in America.

Mi riferisco all'urgenza di:

• Smantellare il cosiddetto Warfare State e riportare a casa le migliaia di miliardi di dollari sperperati nel fallito Impero globale di Washington;

• Ridurre drasticamente la Federal Reserve ed eliminare il flagello del capitalismo clientelare, i bail-out e la prosperità immeritata per l'1%;

• Fermare i prestiti federali fuori controllo che seppelliscono le generazioni future sotto debiti irripagabili;

• Fermare la drastica erosione della libertà di parola e delle libertà civili da parte di un'alleanza diabolica tra agenzie governative e le élite della Silicon Valley, le quali abusano del libero mercato per promuovere le proprie infatuazioni politiche e ideologiche;

• Rinnegare l'intero sistema dell'era Covid fatto di lockdown controproducenti, mascheramento, allontanamento, chiusura delle scuole, isteria promossa dal governo, vaccini finanziati, promossi e imposti dal governo federale, la deificazione di burocrati della sanità pubblica in cerca di potere come Fauci e lo stuolo di persone al seguito, mentre vengono adottate misure per assicurarsi che non accada mai più;

• Porre fine alla carenza di manodopera nell'economia domestica adottando un programma Guest Worker su larga scala, il quale porrebbe fine anche al caos ai confini dell'America.

Su queste questioni cruciali Robert F. Kennedy jr. ha molto più senso di uno stadio pieno di membri repubblicani o dell'intera coorte dei democratici moderni che dimorano nella Beltway di Washington. Ma ciò che è veramente rinfrescante della sua candidatura è che non ha alcuna riluttanza a portare la sua eterodossia direttamente nelle fauci dei media tradizionali liberal.

Ed è qui che il soffocante consenso dei media generalisti di oggi su queste questioni vitali — CNN, MSNBC, New York Times, Washington Post, Bloomberg e Reuters, tra gli altri — deve essere frammentato in mille pezzi, come disse una volta JFK a proposito della CIA.

Così com'è, la piccola minoranza odierna di sostenitori del partito repubblicano pro-libero mercato, pro-stato minimo, pro-libertà personale e pro-rettitudine fiscale non avrà mai voce in capitolo a Capitol Hill fino a quando il consenso unipartitico pro-guerra, pro-stato massimo, pro-debito, pro-denaro fiat e pro-ulteriori restrizioni alla libertà personale non sarà fatto a pezzi.

A questo proposito non c'è niente di più stupido, inutile, inutile e moralmente ripugnante della guerra per procura di Washington contro la Russia in Ucraina. A causa di questa follia, gli ucraini — civili e militari — vengono massacrati a decine di migliaia e quello che un tempo era il granaio e il cuore industriale dell'Europa orientale viene ridotto in mille pezzi. E tutto perché l'Unipartito di Washington ha demonizzato Vlad Putin per il peccato di aver portato la piaga di Donald Trump nella Beltway di Washington.

Questa non è un'invasione arbitraria di una nazione storicamente separata e indipendente da parte di un vicino aggressivo. "Ucraina" in russo significa terra di confine e per secoli i suoi territori sono stati vassalli e a volte parte integrante dell'impero russo. Infatti i confini di oggi rappresentano poco più delle parti e dei pezzi che furono assemblati in un unico stato da Lenin, Stalin e Krusciov a uso e consumo del loro governo sanguinario.

Che l'Ucraina non fosse stata costruita per durare è evidente dalla scissione del suo sistema politico, cosa evidente elezione dopo elezione sin dal 1991. Ma va notato qui che a parte questi fatti, il trattamento della questione da parte dei media generalisti è diventata davvero ridicola, come è stato pienamente mostrato durante l'intervista della CNN a Donald Trump.

Per mettere alla berlina Donald come presunta marionetta di Putin, gli è stato ripetutamente chiesto chi volesse tra Putin e Zelensky che vincesse la guerra. E in risposta Trump non ha esitato a dichiarare ciò che qualsiasi leader americano in quella circostanza dovrebbe dire apertamente a testa alta: volere checessino le uccisioni e che il caos nel Paese finisca immediatamente.

Tuttavia, dopo l'evento, l'insopportabile Jake Tapper e altri membri della CNN sono tornati più e più volte sulla riluttanza di Trump a dire che voleva che Zelensky vincesse.

Ogni tanto mi trovo ad essere orgoglioso di Trump, soprattutto dopo questa intervista perché, porca miseria, il disastro ucraino è sotto gli occhi di tutti!

Nessuno con un briciolo d'integrità morale dovrebbe sostenere quel cocainomane delirante che sta distruggendo i suoi compatrioti e il suo Paese, il quale riempie le le proprie tasche e quelle dei suoi compari con i soldi di Washington.

In parole povere, Jake Tapper è un idiota. Lui e la gente come lui hanno bevuto il beverone dell'Unipartito per così tanto tempo da aver trasformato i notiziari in delle barzellette. Così facendo hanno asfissiato il dibattito di cui l'America ha dannatamente bisogno per evadere dalla prigione del pensiero unipartitico che ora sta rovinando il Paese.

Siamo assolutamente convinti che RFK comprenda la posta in gioco sulle suddette questioni e abbia la potenza di fuoco per portare un messaggio alternativo al popolo americano, aprendo una breccia nelle soffocanti narrazioni dei media generalisti.

Per amor d'illustrazione mi concentrerò sulla guerra e sulla pace. E in tal contesto, è sufficiente prendere in considerazione il fiasco dell'Ucraina e il verdetto che emette per il Partito della Guerra.

Mostra che non abbiamo bisogno dell'attuale budgetper la sicurezza nazionale da $1.300 miliardi e che praticamente tutti i mostri che i neocon hanno evocato per giustificare l'Impero non rappresentano affatto una minaccia per la sicurezza nazionale propriamente definita.

La questione ucraina è proprio come tutti gli altri casi degli ultimi decenni che ricadono sotto l'alveo della Guerra Infinita: non c'è nulla d'importante in gioco né per l'umanità né per la sicurezza del "mondo libero", o per la sicurezza e la libertà della patria americana, nell'avventura militare di Washington in Ucraina. Assolutamente niente — e questo include in particolare l'ipocrisia degli incantesimi semantici del Partito della Guerra sullo stato di diritto, la santità dei confini nazionali e la libertà dei popoli dell'Ucraina e dei loro vicini.

Proprio così. Dopo dozzine di cambi di governo, queste persone hanno l'ardire di chiacchierare dei cosiddetti principi che Washington ha arbitrariamente violato per decenni?

Inoltre, come abbiamo più volte documentato, non si tratta di un'invasione russa "non provocata", ma di una guerra civile nelle "terre di confine" di quella che storicamente è stata la Russia. L'attuale guerra civile, infatti, è stata fomentata nel febbraio 2014 dal governo illegittimo insediatosi a Kiev dopo il colpo di stato di Washington contro il presidente debitamente eletto e filorusso.

Questo deplorevole "cambio di regime" gestito da Washington ha messo le regioni dello stato artificiale dell'Ucraina l'una contro l'altra sulla base di differenze di lingua, religione, etnia ed economia, tra le altre cose. E quando le popolazioni di lingua russa della Crimea, del Donbass e delle zone costiere del Mar Nero cercarono la secessione per timori di repressione da parte dei politici ucraini nazionalisti e neo-nazisti che presero il controllo del governo di Kiev, quest'ultimo fece piombare su di loro la sanguinosa violenza delle forze armate ucraine, incluso il battaglione Azov apertamente neo-nazista.

Vale a dire, la guerra civile istigata da Kiev contro le popolazioni di lingua russa dell'est e del sud infuriava da otto anni prima che Putin rispondesse alle loro richieste di aperta assistenza militare; inoltre la sua risposta è arrivata anche dopo che oltre 14.000 militari e civili separatisti erano stati uccisi dal violento assalto di Kiev contro quella che si presumeva fosse la sua stessa popolazione.

È arrivata anche 15 anni dopo che Putin aveva insistito (alla Conferenza di Monaco nel 2007) che l'adesione dell'Ucraina alla NATO e la collocazione di missili a pochi minuti da Mosca era una linea rossa che non poteva essere oltrepassata. Nel febbraio 2022 era praticamente certo che l'Ucraina sarebbe entrata a far parte della NATO e che le forze militari ostili sarebbero state impiantate ancora più vicino alle porte della Russia.

Qualsiasi studente di terza media sa cosa accadde quando Krusciov piazzò missili a 90 miglia dalle coste americane nell'ottobre 1962. Questi idioti neocon non pensano che l'inversione di tendenza sia una via a doppio senso, o almeno che le altre nazioni abbiano anch'esse una strategia e interessi nazionali?

Non riescono a vedere che il resto del mondo non si sta genuflettendo automaticamente davanti ai comandi e ai capricci dell'Impero di Washington?

Come è emerso sulla questione dell'Ucraina, la cosiddetta "invasione" russa è arrivata dopo 10 giorni di attacchi di artiglieria ucraini intensificati sul Donbass, cosa che da ogni storia di azione militare e logistica implicava che una "invasione" su vasta scala delle repubbliche separatiste fosse imminente.

Quindi l'insistenza di Trump alla CNN secondo cui l'obiettivo degli Stati Uniti dovrebbe essere la "pace" in Ucraina — non una "vittoria" di Zelensky, o un degrado per procura delle forze russe, o un cambio di governo a Mosca — è più che convincente. Questo soprattutto perché la storia della regione rende prontamente possibile un quadro per la pace, anche se potrebbe richiedere poco più delle 24 ore che Donald si è concesso per portare a termine il compito.

In fondo, la strada per la pace passa attraverso la "spartizione" di quella che non era mai stata una nazione indipendente prima dei 70 anni di oppressione della Repubblica socialista sovietica dell'Ucraina. Infatti l'odierno stato ucraino non era mai esistito fino a quando non è stato riportato in vita dalle canne di fucile puntate sui popoli della regione per ordine di Lenin, Stalin e Krusciov.

Infatti il dado era stato tratto durante le ultime elezioni legittime nel 2010, quando Yanukovich vinse le elezioni nazionali per un pelo, con un margine del 60-90% nell'est e nel sud di lingua russa (aree blu della mappa sotto), contro il candidato nazionalista ucraino, Tymoshenko, che invece ottenne grandi risultati nelle aree economicamente meno prospere del centro e dell'ovest (aree rosa).

Basta annotare i nomi delle città nelle aree blu della mappa per capire che la guerra in Ucraina riguarda la spartizione, non la "libertà", come suggerisce così ridicolamente il Partito della Guerra: Kharkiv, Luhansk, Donetsk, Mariupol, Zaporizhia, Kryvyi Rih e Odessa votarono tutti blu nel 2010; sin dal 2014 sono in prima linea nella guerra civile e hanno votato per lasciare l'Ucraina e unirsi alla madre Russia durante i referendum dello scorso settembre.

A dire il vero, gli egemonisti, i neocon e i guerrafondai di Washington insisteranno sul fatto che questi referendum non sono validi, ma questo non significa niente. Vale a dire, nelle aree blu di lingua russa non ci sono state segnalazioni di un movimento di "resistenza" tra le popolazioni locali in opposizione agli "occupanti" russi e ai presunti collaborazionisti che guidano i governi separatisti filo-russi e le milizie. Semmai, credono di essere stati "liberati", non "occupati".

Quindi ecco l'ultima follia dei $190 miliardi che USA/NATO hanno versato in quello che equivale a un genocidio de facto dei popoli di quella landa desolata. I chiari contorni di una soluzione diplomatica e i potenziali confini dell'armistizio sono stati tracciati dal popolo stesso nelle elezioni del 2010.

Dopo i referendum di Putin ciò che resta da fare è mettere a tacere le armi, ratificare lo status quo territoriale e consentire a una conferenza internazionale di pace di portare alla sua logica conclusione la spartizione dell'Ucraina post-comunista che era implicita nei risultati delle elezioni del 2010.

Lo ha fatto la Jugoslavia post-comunista, lo ha fatto la Cecoslovacchia e tutte quelle popolazioni ora stanno molto meglio. È giunto il momento che i confini creati da Lenin ("Nuova Russia" e parti dell'impero zarista e dalla Galizia) da Stalin (parti di Polonia, Ungheria e Romania) e da Krusciov (Crimea russa) finiscano nella pattumiera della storia.

Che Washington si ritiri dal pericoloso precipizio su cui ha ora precariamente arroccato il mondo dipende solo dal NON unirsi alla perpetuazione dei confini creati da macellai e tiranni sovietici. È così difficile?

Non confuso dalla miopia anti-Putin di Washington, RFK potrebbe avere la chiarezza di visione e il buon senso per vedere che questo è tutto ciò a cui si riduce la crociata del Partito della Guerra.

Suo padre prima di lui vide la follia del Vietnam e sentì l'allora affermazione bizzarra dell'Impero secondo cui le tessere del domino sarebbero cadute senza il brutale intervento militare di Washington. Ciò che cadde invece non furono le tessere del domino, bensì il governo fantoccio di Washington a Saigon.

Di conseguenza l'obiettivo di preservare i confini tracciati dai sanguinari tiranni dell'Unione Sovietica va ben oltre l'orribile. Trump ha ragione: dovrebbero essere ripudiati immediatamente.

L'ironia è che il demonizzato Putin, mostro o meno, accetterebbe la soluzione della spartizione in un batter d'occhio. Questo perché non vuole governare (e sovvenzionare) il resto dell'Ucraina rappresentato dalle aree rosa qui sopra.

Mentre dubitiamo che sia così malvagio come afferma Washington, siamo anche abbastanza sicuri che sia troppo intelligente per voler governare quelle che sarebbero le popolazioni ostili di Kiev e Lviv — per non parlare dei popoli ancora più ostili della Polonia, dei Paesi baltici e dell'Europa occidentale.

Naturalmente Zelensky e la sua banda di mascalzoni assetati di sangue griderebbero ai quattro venti per l'indignazione... a meno che non ottengano un passaggio sicuro per sé stessi e per i miliardi che hanno rubato ai contribuenti americani verso rifugi sicuri lontani dalle patrie che hanno distrutto con la loro ostinata promulgazione di gigantesche bugie.

Quindi, proprio come disse John Quincy Adams, questa guerra inventata non riguarda minimamente la libertà e la democrazia.

L'Ucraina è tanto autoritaria e corrotta quanto la Russia, e probabilmente ora lo è ancora di più. Tutta la stampa dell'opposizione è stata chiusa o rilevata dallo stato; la maggior parte degli oppositori di Zelensky sono stati arrestati o uccisi; non ci sono più veri partiti di opposizione; l'apparato di sicurezza nazionale è stato in gran parte ripulito dai dissidenti; e Zelensky ha attaccato persino la Chiesa ortodossa russa.

Inutile dire che tutti gli altri mali statalisti che ora mettono in pericolo l'America, incluso il vertiginoso debito nazionale della nazione e la crescente crisi stagflazionistica, dipendono dall'epurazione dei neocon dal partito repubblicano e da Washington, oltre al successivo ripudio dell'Unipartito della Guerra e della Guerra Infinita.

A sua volta questa conclusione salutare richiede che la stretta mortale dell'Unipartito e dei suoi megafoni nei media generalisti sia recisa in modo più netto del destino che toccò alla testa di Saddam Hussein sul patibolo.

A tal fine l'America ha bisogno di un nuovo leader con spina dorsale, principi e appeal elettorale che possa guidare l'accusa contro l'Unipartito della Guerra. Per quanto ne sappiamo, RFK è di gran lunga più adatto a questo compito di chiunque altro sulla scena politica odierna.

Durante il suo discorso di annuncio Kennedy ha detto quanto segue, e in questa terribile fase del gioco è esattamente ciò che era necessario:

“Questo è ciò che accade quando si censura qualcuno per 18 anni”, ha detto Kennedy, riferendosi alla sua lamentela secondo cui le piattaforme dei social media e i media generalisti non gli hanno dato un'udienza equa. “Ho molto di cui parlare. Non avrebbero dovuto zittirmi, perché ora mi lascerò davvero andare per i prossimi 18 mesi”.

Possiamo solo sperare che lo faccia. Presto, spesso e con enorme energia ed entusiasmo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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giovedì 1 giugno 2023

Gli Ordinal sono un bene o un male per Bitcoin?

 

 

da Cointelegraph

Gli Ordinal su Bitcoin, una tecnologia che consente di aggiungere testo, immagini e codice su un satoshi — la più piccola unità esistente di bitcoin — continua ad alimentare il dibattito all'interno della comunità Bitcoin.

Subito dopo l'introduzione degli Ordinal nel gennaio 2023, gli oppositori hanno iniziato a sollevare preoccupazioni sui difetti percepiti, citando problemi come l'aumento dei costi delle transazioni e la velocità di approvazione delle TX più lenta.

Al contrario, i sostenitori degli Ordinal hanno affermato che la tecnologia offre maggiori opportunità, migliora il decentramento e garantisce la libertà di parola.

Poiché il numero di inscription degli Ordinal è raddoppiato da 2,5 milioni a oltre 5 milioni in soli otto giorni, Cointelegraph ha esaminato la tecnologia sottostante e le controversie che la circondano.


VULNERABILITÀ, VELOCITÀ, SICUREZZA

L'impatto innegabile e indesiderato degli Ordinal sulla capacità e sulla scalabilità della rete Bitcoin è uno dei maggiori argomenti dei puristi, i quali credono che BTC dovrebbe seguire esclusivamente la missione prescritta da Satoshi Nakamoto come rete di pagamento peer-to-peer.

Il continuo aumento dell'attività BRC-20 ha innescato un forte aumento delle commissioni di transazione. La frenesia del trading di memecoin BRC-20, come PEPE, ha portato i costi delle transazioni di Bitcoin ai livelli più alti sin dal 2021.

Mentre gli utenti continuano a usare BTC per coniare nuovi token tramite le incription Ordinal, anche la sua blockchain ha subito un'enorme congestione. Il 7 maggio l'exchange Binance ha temporaneamente sospeso i prelievi di BTC a causa di 400.000 transazioni in sospeso che intasavano la mempool.

Enrico Rubboli, CEO di Bitcoin layer-2 sidechain Mintlayer, ha dichiarato a Cointelegraph che la tecnologia alla base degli Ordinal è “decisamente difettosa” e non segue gli “assiomi della comunità Bitcoin”.

“Gli sviluppatori di questi strumenti non sono affiliati a Bitcoin, sono anonimi e il loro software non è stato testato a fondo in questa applicazione”, ha affermato Rubboli. Egli ritiene inoltre che gli Ordinal potrebbero causare ulteriori controlli normativi per Bitcoin, poiché i nuovi token BRC-20 possono essere considerati titoli non regolamentati.

Rubboli ha inoltre sostenuto che, con gli Ordinal, il protocollo è vulnerabile alle truffe. “L'intero ecosistema è stato creato per creare confusione e fuorviare”, ha affermato, sostenendo che BRC-20 è stato creato per “risucchiare la popolarità del token ERC-20 su Ethereum”.

Ha inoltre sottolineato che il creatore anonimo di BRC-20, Domo, ha avvertito gli utenti sin da subito che i token erano “privi di valore”. Prima di lanciare BRC-20, Domo si è rivolto a Twitter per sottolineare che i token sono “semplicemente un esperimento divertente”.

“Saranno inutili. Per favore, non sprecate denaro per i token di massa”, ha scritto il creatore di BRC-20.


ARGOMENTI DEI SOSTENITORI DEGLI ORDINAL

La capacità degli Ordinal di sbloccare nuovo valore sulla blockchain di Bitcoin è una controargomentazione da parte di coloro che li sostengono. Alcuni difensori degli Ordinal credono anche che questioni come i costi di transazione più elevati svaniranno con il tempo.

“Gli Ordinal sono un'esplorazione vantaggiosa per l'applicazione Bitcoin e aiutano a sbloccare un valore maggiore della sua rete”, ha dichiarato a Cointelegraph Li Qingfei, chief marketing officer di F2Pool, aggiungendo:

La congestione della rete che comporta dovrebbe essere temporanea e ci saranno soluzioni per risolvere il problema, ridurre i costi di transazione e aumentare la velocità delle transazioni, proprio come la rete Lightning.

Li ha affermato che l'aumento delle commissioni di transazione incoraggerà ulteriori miner a partecipare al mantenimento della rete dopo l'imminente halving di Bitcoin nel 2024. In qualità di sostenitore attivo degli Ordinal, F2Pool ha lanciato una speciale serie di token non fungibili chiamata "10² Islands" per celebrare il suo decimo anniversario.

Il co-fondatore di Roundtable21, Brandon Dallmann, ha fatto eco alle osservazioni di Li, affermando che BRC-20 è attualmente in fase di stress test rispetto al protocollo ERC-20 di Ethereum. “Poiché non è ancora completo, la rete Bitcoin non è in grado di tenere il passo con la domanda e si sta congestionando”, ha dichiarato a Cointelegraph.

Dallmann ha anche consigliato agli utenti di utilizzare più piattaforme invece di usarne una sola in modo da evitare problemi causati dalla congestione sulla rete Bitcoin.

Alcuni membri della comunità hanno chiesto perché si dovrebbe ostacolare la trasformazione di Bitcoin da "denaro su Internet" a una tecnologia più complessa.

“Comprendo lo scetticismo di molti puristi, ma non penso che qualcuno debba usare la propria piattaforma per tentare di censurare le transazioni e tentare di discernere tra ciò che è una transazione "valida" e "non valida" su qualsiasi rete”, ha detto a Cointelegraph il fondatore di AngelBlock, Alex Strzesniewski.

Molti sostenitori degli Ordinal hanno anche evidenziato il contributo della tecnologia alla libertà di parola. “So che molti odiano gli Ordinal, ma che si tratti di testo o immagini, la possibilità di pubblicare informazioni non censurabili sulla catena temporale di Bitcoin rende effettiva la "non censurabilità" in tutto il mondo e per sempre”, ha scritto su Twitter BitPaine.


LA PROSPETTIVA CONTA DI PIÙ

Nonostante le prospettive contrastanti tra i sostenitori e i detrattori degli Ordinal, è importante notare che gran parte del ragionamento a favore o contro di essi dipende dalla prospettiva.

Ad esempio, per i costruttori di tecnologie di livello 2, è naturale opporsi agli sviluppi del livello base di Bitcoin come gli Ordinal. Al contrario, i miner probabilmente non si opporranno a qualcosa che potrebbe aumentare le loro entrate.

Gli Ordinal non cambiano quasi nulla per i cosiddetti hodler, che molto probabilmente non si preoccuperanno molto delle commissioni di transazione o delle dimensioni della mempool; tuttavia stanno causando molti problemi ai trader e ad altri partecipanti al mercato come gli exchange

Indipendentemente dal fatto che gli Ordinal sopravvivano o meno, la comunità Bitcoin deve ancora scoprire il pieno potenziale della tecnologia sottostante e le sue vere conseguenze.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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mercoledì 31 maggio 2023

Si sta surriscaldando tutto

 


di Alasdair Macleod

Un numero crescente di governi sta abbandonando la sfera d'influenza statunitense. Le opportunità derivanti dal commercio con l'Asia si confrontano favorevolmente con l'aumento dei rischi monetari e bancari in un mondo incentrato sul dollaro.

Contro un sistema bancario imploso nei mercati finanziari, il renminbi cinese sembra un rifugio sicuro. Grazie a un'economia orientata al risparmio, l'inflazione dei prezzi al consumo in Cina è rimasta molto bassa, mentre quelli dell'alleanza occidentale sono saliti alle stelle.

Ora ci troviamo di fronte a una stretta creditizia, mentre le banche fanno fatica a ridurre il loro indebitamento operativo che è diventato alto. Di conseguenza i tassi di finanziamento saranno portati più in alto, togliendo il controllo sui tassi d'interesse dalle mani delle banche centrali. Tassi d'interesse e rendimenti obbligazionari più alti, dovuti a una stretta creditizia, aggraveranno la crisi bancaria, la quale è solo nelle sue fasi iniziali.

Di conseguenza il credito del sistema bancario centrale sarà gonfiato per impedire il collasso della rete bancaria commerciale e per finanziare l'aumento dei deficit di bilancio degli stati. La prospettiva e la realizzazione di queste condizioni porteranno alla fine a un crollo dei valori delle valute fiat e i detentori stranieri di dollari, euro e sterline stanno finalmente iniziando a comprendere il pericolo.


La geopolitica sta indebolendo il dollaro

Nelle ultime settimane la minaccia all'egemonia del dollaro è notevolmente aumentata. Come i topi che abbandonano una nave che affonda, un numero crescente di Paesi sta passando dal dollaro al renminbi cinese e, in misura minore, ad altre valute dei mercati emergenti. La Cina ha mediato un accordo di pace tra Iran e Arabia Saudita e, a sua volta, i sauditi stanno ora migliorando le loro relazioni diplomatiche con la Siria.

Sembra che la politica mediorientale americana del divide et impera sia stata rovesciata. Si dice che anche il Messico sia pronto ad accettare il renminbi in barba alle politiche del suo vicino settentrionale. E il Brasile è sempre stato la B nei BRICS; ora l'Argentina ha chiesto di entrare a farne parte, insieme ad Algeria, Indonesia e Iran.

Si dice che anche l'Arabia Saudita, la Turchia, l'Egitto e l'Afghanistan siano interessati, insieme ad altri probabili contendenti per l'adesione ai BRICS, tra cui Kazakistan, Nicaragua, Nigeria, Senegal, Tailandia ed Emirati Arabi Uniti. Tutti i loro ministri delle finanze erano presenti alla riunione di dialogo sull'espansione dei BRICS tenutasi lo scorso maggio e se si unissero tutti i BRICS+ avrebbero un PIL nominale maggiore del 30% rispetto agli Stati Uniti: rappresenterebbero oltre il 50% della popolazione mondiale e controllerebbero oltre il 60% delle riserve globali di gas.

Dopo il colpaccio diplomatico cinese in Medio Oriente, il presidente francese Macron e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, hanno fatto visita al presidente Xi a Pechino per vedere se poteva convincere i russi a prendere in considerazione un accordo di pace sull'Ucraina. Un vicolo cieco, ma i cinesi sembrano vedere la Francia come un partner commerciale più importante della Commissione europea. Mentre Macron ha ottenuto il pieno trattamento diplomatico, la von der Leyen, che di recente ha pronunciato un discorso aggressivo su Taiwan, è stata messa da parte.

La popolarità di Macron presso la leadership cinese è indubbiamente collegata alla sua politica di lunga data di relazioni diplomatiche e commerciali tra Cina e Francia, con la prima che investe pesantemente nella seconda, ed è stato annunciato di recente che un esportatore francese di GNL in Cina abbia persino accettato pagamenti in renminbi invece che in dollari.

Chiaramente i cinesi hanno tenuto conto di tutto questo quando hanno accolto Macron. Inoltre quest'ultimo ha detto ai giornalisti durante il volo da Pechino a Guangzhou che l'Europa non deve seguire l'agenda degli Stati Uniti riguardo a Taiwan e che le nazioni europee non dovrebbero rimanere invischiate in “crisi che non sono nostre”. Successivamente l'ufficio stampa di Macron ha scatenato una lite cercando di censurare i suoi precedenti commenti.

Questo episodio suggerisce che la Francia stia prendendo le distanze dall'UE sulla politica estera e ci si chiede quanto poco ci vorrà per rompere non solo l'approccio ufficiale dell'UE, che è più in linea con la posizione della von der Leyen, ma anche quello della NATO. E possiamo indovinare ciò che Xi ha detto a Macron sull'Ucraina: difendetevi come europei e non comportatevi come tirapiedi americani. Allora sì che i russi si siederebbero al tavolo delle trattative, ma senza gli americani a quel tavolo. Senza dubbio questo era lo stesso messaggio che Putin ha mandato a Macron quando ha visitato Mosca all'inizio dello scorso anno.

Non solo la Cina è riuscita a garantire successi diplomatici in Medio Oriente, ma è improvvisamente diventata l'egemone di riferimento per gli affari mondiali, da qui la visita di Macron e von der Leyen. Oltre ai BRICS la Cina è direttore comune dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai. Mentre il PIL della sua economia è secondo solo a quello degli Stati Uniti in termini nominali ($14.700 miliardi rispetto a $20.890 miliardi) su base PPA, quello della Cina è significativamente più grande ($32.000 miliardi contro i $23.000 miliardi degli Stati Uniti).

Inoltre la Cina sta ricominciando a crescere dato il credito bancario in aumento, mentre invece quello negli Stati Uniti è in contrazione. Il segnale inviato ai partner commerciali di tutto il mondo è di allineare i loro interessi con la Cina piuttosto che con l'America, ma coloro ancora neutrali stanno anche osservando lo stato in cui versa il sistema bancario occidentale e molto probabilmente concluderanno che presenta pericoli sistemici che sarebbe saggio evitare.


La posizione reale del sistema bancario statunitense

Lo stato del sistema bancario statunitense è senza dubbio motivo di preoccupazione a livello mondiale. I giorni dei tassi d'interesse artificialmente bassi sono finiti e una valutazione della sopravvivenza del sistema bancario in un contesto di tassi d'interesse in salita viene sicuramente presa in considerazione dagli stranieri. E non sarà sfuggito alla loro attenzione che l'offerta di denaro statunitense, composta principalmente da depositi bancari, si sta contraendo.

In termini percentuali il credito bancario non è ancora diminuito tanto quanto durante la crisi Lehman, ma sembra stia diminuendo in modo più aggressivo. Tuttavia i fattori comuni a tutte le crisi del credito bancario sono la paura che le perdite sostituiscano il desiderio di profitti e il loro impatto sui bilanci bancari altamente indebitati. Il grafico qui sotto, costruito dalle tabelle dei rapporti bancari della FDIC, illustra la posizione reale dal punto di vista di un azionista di banca.

Come approssimazione, possiamo vedere che, in base al rapporto tra attivi e capitale di classe 1, l'intero sistema bancario è significativamente più indebitato di quanto non lo fosse sin dal 1990, quando è iniziata la raccolta delle cifre della FDIC. Il rapporto sta ora diminuendo, probabilmente di più quando le statistiche del primo trimestre del 2023 vogliano dare a vedere.

Ci sono due modi in cui il rapporto può tornare a livelli più normali: o le banche raccolgono più capitale proprio, che in molti casi sarebbe scontato rispetto al valore contabile e quindi indesiderabile, oppure devono ridurre il lato attivo dei loro bilanci. Collettivamente le banche stanno scegliendo quest'ultima strada.

Secondo la FDIC la riduzione degli attivi bancari totali nel 2022 è stata di soli $120 miliardi, quindi le banche non avevano affrontato materialmente il rischio di prestito prima di gennaio. Ma ci sono state alcune importanti tendenze di bilancio: i titoli detenuti sono calati di $362 miliardi, ma all'interno di questo totale la vendita al valore equo è calata di $1.033 miliardi mentre la voce Held to Maturity è salita di $676 miliardi. In parole povere, hanno fatto window dressing per nascondere le perdite. Sono stati venduti anche titoli garantiti da ipoteca per $407 miliardi e i saldi di cassa sono stati ridotti di $981 miliardi.

Dai dati della FDIC possiamo concludere che la riduzione del credito bancario lo scorso anno si è concentrata sugli asset liquidi anziché sull'erogazione del credito per attività non finanziarie. Infatti i prestiti e le locazioni totali sono aumentati di $980 miliardi. Ciò significa che nel corso del 2022 la contrazione del credito bancario ha rispecchiato la minore liquidità del sistema bancario, invece di contenere il rischio; semmai è aumentato il rischio d'insolvenza bancaria.

La FED mette a disposizione informazioni più aggiornate rispetto a quelle della FDIC. I dati seguenti provengono dalla tabella H.8 della FED del 7 aprile.

• Complessivamente il credito bancario è aumentato dell'1,6% su base annua.

• Tutti i titoli di credito bancario sono diminuiti del 6%, a $5.228,6 miliardi. Ciò include titoli del Tesoro e delle agenzie governative (in calo del 4,7% a $ 4.153,4 miliardi), altri titoli (in calo dell'11% a $1.075,2 miliardi). Presumibilmente parte del calo è attribuibile a un aumento dei rendimenti obbligazionari sin dallo scorso aprile piuttosto che all'effettiva vendita di obbligazioni. La posizione reale è nascosta da quantità sconosciute di obbligazioni che vengono riclassificate su una base Held To Maturity piuttosto che valutate a mercato, come abbiamo visto con il fallimento di Silicon Valley Bank.

• I prestiti e le locazioni nel credito bancario sono aumentati del 5,1% rispetto a un anno fa, ma in realtà sono leggermente diminuiti rispetto al mese scorso, a $12.065,3 miliardi. Il sottoinsieme dei prestiti commerciali e industriali è diminuito del 5,4%, a $2.756,1 miliardi. Possiamo presumere che questa cifra rappresenti il credito revolving e che finora sia troppo presto per dire se il credito viene attivamente ritirato dalle attività commerciali non finanziarie.

• I prestiti al consumo continuano ad aumentare del 6,6%, ma le cifre non sono abbastanza grandi da essere rilevanti per i totali di bilancio.

• Le attività riguardanti i contanti sono diminuite del 34%, a $ 3.355,2 miliardi. Questa riga rappresenta il denaro contante, i contanti in corso di riscossione, i saldi dovuti da altre banche e dalla FED. Ciò si riflette anche nei numeri della FDIC.

• Per quanto riguarda le passività i grandi depositi vincolati sono aumentati del 43,9%, a $ 1.843,9 miliardi, ma questa è una cifra relativamente piccola rispetto al calo degli altri depositi, che sono diminuiti di $1.384 miliardi da febbraio 2022. Con il calo della linea Attività riguardanti i contanti sul lato degli attivi, ciò significa un calo significativo della liquidità complessiva, sia dal punto di vista pratico che burocratico.

Questo ci porta a concentrarci sulla variazione della liquidità nell'ultimo anno. Considerando la variazione delle voci a essa connesse, la variazione degli altri depositi e sottraendo l'aumento dei grandi depositi considerati finanziamenti instabili, si ottiene un deterioramento totale di $2.192 miliardi. Tutte queste cifre sono destagionalizzate, e che prese nell'arco di un anno non sono sostanzialmente diverse da quelle effettive, ma nel valutare il sostegno per il lato attivo del bilancio da parte del sistema bancario dobbiamo usare numeri non destagionalizzati.

Mentre gli attivi totali sono aumentati nel corso dell'anno, di $523 miliardi, gli attivi residui meno le passività sono diminuiti di $35,7 miliardi, a $2.158,6 miliardi; ciò equivale a un rapporto tra attivi totali del sistema bancario e capitale nozionale di 10,7 volte. Ma con un coefficiente patrimoniale basato sul rischio di 13,65 volte basato sui numeri della FDIC nel secondo grafico sopra, la copertura azionaria scende a $1.692 miliardi, un dato spaventoso nel contesto delle perdite che potrebbero verificarsi nei prossimi mesi.

Mentre a 13,65 volte questo rapporto è eccessivamente elevato rispetto al passato, è inferiore ai rapporti bancari in altre giurisdizioni. E insieme a questa elevata leva finanziaria, c'è il deterioramento della liquidità del bilancio, un fenomeno altrettanto preoccupante.


I derivati sono l'elefante nella stanza

Molti anni fa un medico aziendale di successo mi disse che non voleva più avere a che fare con quel settore perché non si fidava dei conti, della direzione e della revisione contabile. È un avvertimento ragionevole da applicare alla nostra analisi riguardo il sistema bancario statunitense quando si utilizzano informazioni disponibili al pubblico.

Sappiamo che gli stress test del sistema bancario sono progettati per avere successo, perché nessun regolatore firmerà documenti che confermano il proprio fallimento. Piuttosto che quantificare il rischio d'insolvenza bancaria a livello di sistema, si tratta di fornire al pubblico in generale una sensazione di sicurezza.

Le banche sono commercianti di credito e gran parte della loro attività consiste nel matchare obblighi di deposito che possono essere ritirati con poco o nessun preavviso con asset che non possono essere prontamente ritirati. Ecco perché la liquidità, ovvero la capacità di far fronte ai prelievi sui depositi, è così importante ed è per questo che il deterioramento della liquidità rilevato nella nostra analisi è un segnale di allarme.

Inoltre il fatto che i conti delle banche siano preparati in conformità con l'approvazione delle autorità di regolamentazione significa che dovrebbero essere visti con scetticismo. Ad esempio, perché le obbligazioni derivate non sono adeguatamente contabilizzate nella valutazione della condizione delle singole banche, mentre  lo sono i pronti contro termine, che in fin dei conti sono obbligazioni simili? Le obbligazioni derivate sono molto più grandi per alcune banche dell'intero bilancio dei sistemi bancari combinati e persino del PIL nazionale. La tabella qui sotto mostra l'esposizione in derivati delle venti banche statunitensi più esposte e il rapporto tra derivati e depositi della clientela, i quali rappresentano la loro principale fonte di finanziamento.

Certo, non tutti i rischi dei derivati dovrebbero essere misurati in base al loro importo nozionale. I credit default swap, che dovrebbero predominare nelle attività bancarie, non impegnano i partecipanti a regolare i loro importi nozionali, che sono solo valori di riferimento. Ma i contratti a termine in valuta estera, gli swap e i derivati su materie prime, nonché le opzioni vendute, espongono le banche e gli altri partecipanti al regolamento dei loro importi completi. In un documento recente della BRI l'esposizione in valuta estera per le sole banche statunitensi è stata stimata a oltre $80.000 miliardi, quattro volte il PIL degli Stati Uniti, e che includeva il seguente commento:

Incorporato nel mercato dei cambi (FX) c'è un'enorme e invisibile attività di prestito in dollari. In uno swap FX, ad esempio, un fondo pensione olandese o un assicuratore giapponese prende in prestito dollari e presta euro o yen nella "gamba a pronti", e successivamente rimborsa i dollari e riceve euro o yen nella "gamba a termine". Pertanto uno swap FX, insieme al suo cugino stretto, uno swap monetario, assomiglia a un contratto di riacquisto, o repo, con una valuta piuttosto che un titolo come "garanzia". A differenza dei pronti contro termine, gli obblighi di pagamento di questi strumenti sono registrati fuori bilancio, in un punto cieco. Gli oltre $80.000 miliardi di obbligazioni per pagare dollari USA in FX swap/forward e swap su valute, per lo più a brevissimo termine, superano le scorte di bond del Tesoro USA, pronti contro termine e titoli obbligazionari commerciali messi insieme. Il tasso di abbandono degli accordi si è avvicinato a $5.000 miliardi al giorno nell'aprile 2022, due terzi del fatturato globale giornaliero sul Forex.

Il documento della BRI prosegue sottolineando che i mercati degli swap FX sono vulnerabili alle contrazioni dei finanziamenti e che le banche non statunitensi dovevano $39.000 miliardi nei derivati OTC, vincolandolo a un rischio sistemico mondiale estremamente elevato.

I derivati sulle materie prime hanno cifre simili a quelli in valuta estera e anche le banche statunitensi sono attive in questi mercati, sia nei futures regolamentati che nei derivati OTC. I rischi insiti nei derivati sono considerevolmente maggiori rispetto al mero fallimento contrattuale, con catene di controparti solitamente coinvolte nei mercati OTC e che diffondono il rischio sistemico da tutti i centri finanziari al sistema bancario statunitense e viceversa. La corretta inclusione di queste passività nei bilanci delle banche su base lorda (al contrario di un saldo netto) non solo crea un buco nel sistema normativo, ma allerterebbe il pubblico sulla leva finanziaria reale e quindi sui rischi per il sistema bancario. Non c'è da stupirsi se queste passività siano nascoste alla vista del pubblico.


Affrontare le conseguenze della contrazione del credito

La contrazione del credito e l'effetto sui tassi d'interesse hanno ovvie conseguenze per i singoli mutuatari. Inoltre gli attori economici statunitensi hanno adattato il loro comportamento per trarre vantaggio dai tassi d'interesse fortemente ridotti e della pronta disponibilità di credito. Pochissimi uomini d'affari e consumatori hanno capito di trovarsi in una bolla del credito, che da quando i tassi d'interesse hanno iniziato a salire sta cominciando a scoppiare. Abbiamo assistito ai primi effetti su obbligazioni e asset finanziari, ma per ora l'esplosione della bolla si è fermata, poiché i prezzi dell'energia sono scesi dai loro picchi e il senso di panico iniziale si è attenuato. Malgrado ciò anche senza un'ulteriore contrazione del credito, possiamo vedere che le conseguenze di un riaggiustamento a condizioni di credito più stringenti stanno indebolendo le economie dell'alleanza occidentale.

I pericoli che devono affrontare alcuni settori non finanziari sono già stati segnalati. Ad esempio, secondo il modulo H.8 della FED, i prestiti immobiliari sono aumentati rispetto a un anno fa: da $555 miliardi a $5.385 miliardi. In un momento di aumento dei tassi d'interesse e con il senno di poi, è difficile giustificare il motivo per cui il sistema bancario abbia aumentato i suoi prestiti a questo settore. Le banche ora vedranno l'errore? A che punto capiranno che la contrazione del credito indebolisce i valori delle garanzie a danno sia loro che dei mutuatari?

La risposta a questo e ad altri enigmi simili è che ci si sta gradualmente rendendo conto di tutte le conseguenze della crescente avversione al rischio da parte delle banche.

Quando i tassi d'interesse cominceranno a riflettere correttamente le condizioni di contrazione del credito, andranno in sofferenza i prestiti per gli immobili privati e commerciali. Non solo i costi di finanziamento aumenteranno, ma i finanziamenti necessari per sostenere i valori degli asset non saranno più disponibili. E il ritiro del credito bancario estenderà la crisi anche ai titoli garantiti da ipoteca e ad altri titoli garantiti da asset. Sono le banche regionali e minori a essere maggiormente esposte a questo rischio e già vi è una crescente speculazione sulla possibilità di una crisi nel settore degli immobili commerciali.


Conseguenze per gli investitori esteri

Finora abbiamo visto come i detentori stranieri di dollari siano stati avvertiti della fragilità del sistema bancario basato sul dollaro e che l'accesso ai loro depositi e investimenti dipende dalle autorizzazioni degli Stati Uniti, dalla loro rete d'intelligence e dai membri della NATO. E penseranno anche in anticipo a come la FED, la BCE e le altre principali banche centrali reagiranno se la posizione del sistema bancario commerciale dovesse deteriorarsi ulteriormente. Proporranno i seguenti "e se":

• E se i tassi d'interesse tendessero a salire ulteriormente, spinti dalla contrazione della disponibilità di credito invece che dalle politiche monetarie del sistema bancario centrale? Ciò porterà a ulteriori fallimenti bancari man mano che il credito necessario per sostenere la montagna di derivati si esaurirà?

• E se gli Stati Uniti e i loro alleati affrontassero una recessione? In che modo ciò influenzerà il dollaro e le altre valute, rispetto al renminbi cinese la cui economia è in crescita?

• E se la Cina e la Russia insieme trovassero alternative monetarie più solide al sistema monetario basato sul dollaro? Quale sarà l'impatto sul dollaro e sul suo potere d'acquisto delle materie prime e dei loro derivati?

Fondamentale per comprendere questi risultati sarà anticipare la risposta delle autorità monetarie competenti alla contrazione del credito. Poiché il PIL è quasi interamente regolato da trasferimenti di credito bancario, una riduzione della sua quantità porta automaticamente a un calo del PIL nominale. Le conseguenze attese saranno un aumento della disoccupazione, un calo delle entrate statali e un aumento dei costi del welfare. In altre parole i deficit pubblici aumenteranno e così anche il loro fabbisogno di finanziamenti.

Ciò metterebbe gli Stati Uniti e il dollaro in una posizione scomoda. Negli ultimi decenni gli Stati Uniti sono diventati sempre più dipendenti dall'acquisto estero di debito del Tesoro USA, ma da quando il dollaro è stato utilizzato come arma contro la Russia, tale fonte di finanziamento ha subito un forte rallentamento. Infatti nell'ultimo anno i detentori stranieri hanno ridotto le loro partecipazioni di $253 miliardi e all'interno di questo totale le partecipazioni non governative sono aumentate di $163 miliardi, mentre i governi esteri hanno ridotto le loro di $416 miliardi.

La valutazione di queste partecipazioni verrebbe ulteriormente indebolita dalla contrazione del credito bancario, perché a meno che la domanda di credito non diminuisca più rapidamente della sua offerta, i tassi d'interesse e i rendimenti obbligazionari saranno spinti più in alto da una carenza di credito. In queste circostanze un governo deve emettere obbligazioni a rendimenti più elevati per finanziare il suo deficit, indipendentemente dalla politica monetaria della sua banca centrale. E come ha scoperto il Regno Unito nelle sue molteplici crisi di finanziamento negli anni '70, di fronte a questa situazione i detentori stranieri vendono obbligazioni e valuta.

Tutto questo può sembrare ovvio a un detentore straniero di asset statunitensi e del dollaro. Già pronti a ridurre le loro attuali esposizioni a favore del renminbi cinese, la vendita all'estero di dollari (e anche di euro, sterline e yen che affrontano allo stesso modo una combinazione di contrazione del credito bancario, aumento dei tassi d'interesse, insolvenza delle banche commerciali e persino insolvenza del sistema bancario centrale) sembra proprio guadagnare trazione di giorno in giorno. La liquidazione estera delle valute e delle obbligazioni dell'alleanza occidentale si scontrerà quindi con l'escalation dei requisiti di finanziamento dei loro governi a causa delle conseguenze della recessione.

Dalla nostra analisi sul deterioramento della liquidità e sull'elevato indebitamento nel sistema bancario statunitense — non così indebitato, però, come i sistemi bancari in Europa e Giappone — è chiaro che la crisi bancaria è nelle sue fasi iniziali. Inoltre la natura fuori bilancio dei derivati e le perdite in bilancio nascoste da normative contabili suggeriscono che le banche centrali dovranno sostenere in toto i loro sistemi bancari commerciali. I tentativi d'imporre l'azzardo morale in modo selettivo quasi certamente si ritorceranno contro di loro.

Ma avendo anche acquisito obbligazioni e altri asset attraverso il quantitative easing ai prezzi più alti possibili, le stesse banche centrali rimarranno solvibili solo ricapitalizzandosi nel momento peggiore possibile, o espandendo il proprio bilancio per cifre inimmaginabili.

Il mondo sviluppato affronta una tempesta perfetta, destinata a distruggere le sue valute fiat. Al contrario, Cina e Russia hanno messo insieme un piano credibile per l'espansione industriale dell'Asia. Le finanze di entrambi i governi sono stabili, con il sistema bancario cinese orientato al risparmio; ciò significa che i prezzi al consumo sono a loro volta stabili e il renminbi ha le caratteristiche desiderabili di una valuta relativamente forte.

Inoltre la Russia sta valutando la possibilità di riportare il rublo a un gold standard e in mancanza di ciò, o anche in aggiunta ad esso, sta lavorando su una valuta separata coperta da oro o materie prime per scopi di saldo commerciale. Ci sono evidenti vantaggi di una tale mossa: tassi d'interesse e rendimenti obbligazionari denominati in rubli scenderanno nel tempo, dall'attuale 10% a un livello stabile del 2%–3%. E non solo la volatilità dei prezzi dell'energia e delle materie prime verrà sostanzialmente ridotta, con l'ovvio beneficio per la produzione industriale, ma il dollaro instabile sarà bandito dai commerci di Cina e Russia, un'ambizione di lunga data per entrambi i Paesi.

Non sorprende quindi che il mondo non allineato stia gravitando dal dollaro e dall'euro al renminbi e ad altre valute.


L'inflazione dei prezzi nelle economie occidentali non tornerà all'obiettivo designato

I macroeconomisti si aspettano un calo dei prezzi dovuto a un crollo della domanda: in altre parole, anticipano un surplus di produzione, un eccesso malthusiano. Potrebbe esserci un effetto negativo sui prezzi dovuto alla liquidazione delle scorte, ma si tratta solo di un effetto a breve termine e non stabilisce il corso successivo per il livello generale dei prezzi, il quale si rifletterà nel valore di una valuta fiat instabile.

Si presume che il crollo della domanda atteso con il progredire di una recessione sarà dovuto all'aumento della disoccupazione e quindi un numero crescente di consumatori disoccupati avrà meno da spendere. Senza dubbio questo è vero, ma allo stesso tempo c'è anche la produzione che diminuisce e mentre l'equilibrio tra domanda e offerta varierà per i diversi beni e servizi, in alcuni casi la produzione di prodotti diminuirà anche più rapidamente della domanda. Pertanto non si può affermare che una recessione porti a un avanzo generale, infatti la Legge di Say, calunniata da Keynes per aprire la strada alle sue teorie economiche, è chiara in proposito.

Mentre la produzione finanzia il consumo attraverso il denaro e il credito, e viene mantenuto un equilibrio generale tra di essi, è il valore delle merci che porta a un calo dei prezzi, perché ci si aspetta che l'inizio di una recessione porti a un surplus delle merci, prima che le industrie estrattive reagiscano tagliando la loro produzione. Misurati in valute fiat, i prezzi del petrolio e del gas sono particolarmente volatili, ma il rapporto non è così semplice.

Il grafico qui sotto mostra il prezzo del petrolio WTI in dollari e le recessioni. La correlazione tra i due non è chiara, con il prezzo del petrolio che è aumentato all'inizio delle recessioni nel 1990 e nel 2007, mentre è diminuito bruscamente prima della breve recessione nel 2020. Poi è calato dopo che le recessioni del 1991, 2001 e 2008 sono andate avanti. Laddove esiste una correlazione, gli effetti delle recessioni sui prezzi del petrolio e su altre materie prime sono stati probabilmente esagerati dall'attività speculativa sui derivati, la quale nell'aprile 2020 ha persino portato i prezzi WTI in territorio negativo.

Ci sono anche variazioni di prezzo derivanti da cambiamenti nella valutazione della valuta. I prezzi del petrolio WTI sono saliti da sotto lo zero nell'aprile 2020 a un picco di $120 in soli ventitré mesi. Ma anche prima che i russi invadessero l'Ucraina, il prezzo era salito a $90.

Poiché le banche inaspriscono le condizioni di credito e le economie dell'alleanza occidentale scivolano in recessione, il livello generale dei prezzi al consumo non crollerà come previsto dagli organismi ufficiali e di conseguenza le variazioni del livello generale dei prezzi rifletteranno prevalentemente i cambiamenti nel potere d'acquisto delle valute fiat.

L'errore macroeconomico che prevede un eccesso generale è alla base di una relazione dell'FMI la quale prevede che i tassi d' interesse nel Regno Unito torneranno a "livelli estremamente bassi". O meglio, questo era il resoconto sul capitolo 2 del World Economic Outlook dell'FMI, il quale ha cercato di valutare il (fantomatico) tasso d'interesse naturale ipotizzando che l'inflazione dei prezzi sarebbe tornata all'obiettivo designato dalle autorità monetarie. Potete scommetterci che sia sbagliato. Nessun modello matematico può catturare variazioni nel livello di fiducia umana in una valuta.


Conclusione

Tutti i segnali indicano una fine del sistema monetario fiat. E con esso, ci sarà un cambiamento radicale nel sistema bancario centrale. Dato che le banche centrali dell'alleanza occidentale sono tutte tecnicamente in bancarotta, la loro sopravvivenza e quella delle loro valute è tutt'altro che scontata.

Con il sistema monetario fiat se ne andranno i DSP e le riserve monetarie delle banche centrali. Solo una copertura aurea ne garantirà il valore misurato dal livello generale dei prezzi. Creerà notevoli difficoltà per le 1,3 miliardi di persone in Nord America, Europa, Giappone e agli antipodi. A fronte di ciò, i 3,8 miliardi in Asia, così come un ulteriore miliardo in Africa, avranno l'opportunità di una vita migliore.

La misura in cui quelli di noi soffriranno economicamente dipenderà da quanto tempo impiegheranno le nostre istituzioni a riconoscere i loro errori, i limiti pratici dello stato e a persuadere gli elettori che il welfare state non è una panacea. La macroeconomia ci ha portato in uno stato d'illusione e deve essere abbandonata.; deve essere di nuovo abbracciata la filosofia del libero mercato e lo stato ridotto al minimo.

Il modo per rispondere agli egemoni asiatici è incoraggiare il libero scambio ed eliminare il più possibile i dazi. Dobbiamo imitare le loro politiche estere, intervenendo solo per proteggere i nostri interessi diretti. Questo fu l'insegnamento di Lord Liverpool, Castlereagh e Wellington dopo le guerre napoleoniche, stabilendo la rotta affinché la Gran Bretagna diventasse la forza economica più potente del diciannovesimo secolo.

Ma dove possiamo avere qualcosa di superiore a loro è nel rispetto dei diritti di proprietà, perché questo è l'unico grande difetto sia in Russia che in Cina, dove gli interessi statali usano la legge o la forza per privare i cittadini delle loro proprietà e libertà.

Nel frattempo ha senso per noi come individui uscire da un sistema finanziario fiat in fallimento e accumulare denaro sano/onesto (oro e Bitcoin) in difesa della ricchezza che abbiamo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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martedì 30 maggio 2023

Perché lo yuan non ucciderà il dollaro

L'importanza della distruzione del capitale è uno dei motivi per cui Powell ha iniziato il ciclo di rialzo dei tassi della FED, una preoccupazione esternata lo scorso anno a Jackson Hole. Gli economisti tendono a credere che ci sia poca correlazione tra i prezzi di beni/servizi e la valutazione degli asset finanziari perché molti ignorano la causa dell'inflazione. Allo stesso modo in cui l'inflazione degli asset finanziari precede i prezzi al consumo nei periodi di espansione monetaria, la distruzione di capitale precede un calo dell'inflazione dei prezzi nei periodi di contrazione monetaria. Quando le banche centrali diventano prestatori di prima istanza anziché di ultima istanza e spostano la loro attenzione dall'inflazione dei prezzi alla "stabilità finanziaria", mantenendo alti i prezzi degli asset (azioni, obbligazioni e case), il risultato è la cosiddetta "Everything Bubble" di cui siamo stati protagonisti. Il ruolo (sulla carta) delle banche centrali non è quello di far salire i prezzi delle azioni, delle obbligazioni e delle case, tanto meno quello d'impedire una correzione naturale e persino salutare dei mercati. Le banche centrali si preoccupano dei mercati perché credono nell'impatto del cosiddetto "effetto ricchezza" sull'economia reale: quando le persone vedono che le loro case sono più preziose e le loro azioni valgono di più, sono inclini a spendere di più e a volere più credito. Questo "effetto ricchezza" è anche la prova che i prezzi degli asset finanziari guidano l'esplosione inflazionistica e solo la distruzione di capitale in quegli stessi asset può ridurre i prezzi di beni/servizi. Un massiccio aumento della quantità di denaro ha portato allo scoppio dell'attuale inflazione dei prezzi e per i feticisti delle prove empiriche ci sono i recenti risultati di Borio o Congdon & Shaw che mostrano l'innegabile relazione causa/effetto tra inflazione dei prezzi e offerta di denaro ben al di sopra del PIL reale. Ora stiamo sperimentando l'effetto opposto: la crescita dell'offerta di denaro sta precipitando, l'impulso del credito sta svanendo e la distruzione di capitale manifestata nel calo della maggior parte dei prezzi degli asset sta iniziando a essere un indicatore anticipatore di un rallentamento più aggressivo dell'economia. Le banche centrali non possono progettare un "atterraggio morbido" per l'economia quando hanno creato una gigantesca bolla che richiede svalutazioni pesanti nella maggior parte delle società finanziarie (rivalutazione dei bilanci, dalle banche alle aziende venture capital) e con esse una stretta creditizia. In sintesi, quindi, la distruzione del capitale sarà l'indicatore principale della disinflazione.

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di Daniel Lacalle

L'ex-presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha espresso preoccupazione su come la Cina possa sostituire il dollaro come valuta di riserva mondiale. Il suo monito fa seguito a diverse segnalazioni di accordi tra varie nazioni per utilizzare lo yuan nelle transazioni di merci.

Per anni sono circolate voci sulla fine del dollaro come valuta di riserva mondiale, ma il biglietto verde continua a essere la valuta più scambiata e ampiamente utilizzata nel mondo fiat.

Il dollaro è di gran lunga la valuta più scambiata sul mercato dei cambi, secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali: nel 2022 “è stata ancora la valuta preminente nel mondo”. Ad aprile 2022 rappresentava l'88% di tutte le transazioni, cifra invariata rispetto all'indagine precedente.

L'euro, lo yen e la sterlina sono rimaste rispettivamente la seconda, la terza e la quarta valuta più scambiata. L'euro ha continuato a essere la seconda valuta più scambiata nell'aprile 2022, rappresentando il 30,5% di tutte le transazioni (leggermente meno rispetto al 2019). Lo yen e la sterlina sono stati coinvolti rispettivamente nel 17% e nel 13% di tutte le transazioni, il che è praticamente invariato rispetto all'indagine del 2019. Il renminbi ha mostrato il maggiore aumento della quota di mercato sin dall'indagine del 2019, rappresentando il 7% di tutte le transazioni nel 2022 (rispetto al 4% nel 2019).

Nonostante l'ascesa dello yuan come quinta valuta più scambiata, la sua quota di mercato del 7% è ancora sproporzionatamente piccola rispetto alle dimensioni dell'economia cinese nel contesto mondiale.

Come possono due Paesi con sistemi finanziari chiusi o fortemente intervenisti promuovere una valuta di riserva mondiale? Questa è una domanda che gli investitori hanno in risposta alla possibilità di una valuta congiunta tra Cina, Russia, India e Brasile. Come possono gli investitori avere fiducia nello status di una valuta come riserva di valore se è promossa da nazioni famose per la continua svalutazione della loro di valuta?

La Cina attualmente non rappresenta una minaccia per il dollaro. È, semmai, minacciato dal governo degli Stati Uniti e dalla sua banca centrale. Esaminiamo il perché.

Oggi non c'è alternativa al dollaro, esso è la valuta di riserva mondiale grazie al suo mercato finanziario aperto e flessibile, alla libertà di movimento dei capitali, alla sicurezza giuridica e degli investitori, e al suo status di rifugio sicuro durante i periodi d'incertezza, come ha dimostrato ancora una volta nel 2022.

L'attrattiva dello yuan, come valuta mondiale, è gravemente ostacolata dai controlli sui capitali e dall'impostazione dei prezzi della valuta da parte della PBOC. È impossibile avere contemporaneamente una valuta di riserva mondiale e controlli sui capitali. Nessun investitore o azienda globale desidera una valuta il cui tasso di cambio sia impostato dalla banca centrale secondo una presunta procedura di stabilità, che si deve presumere sia equivalente a un valore variabile. Il gradiente di rischio è troppo alto. Lo stesso problema riguarda il rublo: con i controlli sui capitali e un sistema finanziario ristretto, la sicurezza giuridica e degli investitori è fortemente messa in discussione.

Tendiamo a trascurare quanto sia cruciale disporre di un quadro giuridico e di sicurezza degli investitori indipendente, stabile e trasparente affinché una valuta possa essere ampiamente utilizzata a livello internazionale. Quando è in questione l'indipendenza del sistema giuridico e normativo, la moneta di stato sarà sempre considerata di seconda categoria. Le istituzioni indipendenti, la trasparenza, la libertà di circolazione dei capitali e la certezza del diritto sono ciò che conta. Per questo motivo, lo yen, l'euro e la sterlina sono utilizzati più di frequente nelle transazioni internazionali rispetto allo yuan, mentre il franco svizzero, il dollaro canadese e il dollaro australiano sono valute di riserva mondiali.

Tuttavia dobbiamo riconoscere che aprire il mercato finanziario, consentire alla valuta di fluttuare e istituire un quadro giuridico trasparente e indipendente sono tutte cose che le nazioni sono in grado di fare. Se la Cina si sveglia e decide di aumentare il valore della sua moneta, può farlo adottando i sistemi di mercato aperto di cui godono le altre nazioni. La Cina non può prevedere di avere un sistema finanziario ristretto e strettamente regolamentato, ben che meno una valuta di riserva mondiale.

Affinché una valuta sia considerata denaro, deve funzionare come riserva di valore, unità di misura e mezzo di scambio universale. Numerose valute emesse dallo stato non sono né mezzi di pagamento universali, né riserve di valore.

L'euro rappresenta un rischio per il dollaro? Il 2022 ha dimostrato di sì. L'euro rimane una valuta robusta, ma è utilizzata prevalentemente per le transazioni transfrontaliere all'interno dell'Unione europea. È anche fragile a causa del rischio di ridenominazione che rimane, poiché alcuni membri dell'area Euro potrebbero decidere di lasciare l'unione monetaria a un certo punto, un rischio che tende ad aumentare con il populismo e l'imprevedibilità politica.

Questo articolo parla delle valute fiat internazionali; ovviamente esistono anche oro e argento. Inoltre Bitcoin sta iniziando a dimostrare il suo potenziale come sistema di pagamento universale e unità di misura. La denazionalizzazione del denaro, come descritta nel saggio “La scelta della valuta” di Hayek, potrebbe essere più vicina di quanto crediamo.

Chi può quindi mettere a repentaglio lo status del dollaro come valuta di riserva mondiale? Solo il governo degli Stati Uniti, con l'assistenza della Federal Reserve, può detronizzare il dollaro. Come? Gonfiando il deficit e il debito a livelli incontrollabili e monetizzandoli. Se il mondo percepisce che chi emette l'unità monetaria abbia abbandonato il suo impegno a conservare la riserva di valore e che il governo stia costantemente erodendo il potere d'acquisto della valuta attraverso la spesa in deficit e la diminuzione della sicurezza giuridica e degli investitori, la fiducia in quella valuta potrebbe scemare.

Il disastroso esperimento del 2020 e la successiva follia monetaria e inflazionistica hanno gettato la prima ombra di dubbio sul dollaro.

Gli Stati Uniti si suicideranno con lo “status di riserva mondiale” se continueranno a credere di poter fare quello che vogliono e continueranno a trasferire i propri squilibri fiscali e monetari al resto del mondo, erodendo così il potere d'acquisto della propria valuta attraverso la monetizzazione del debito e disavanzi più ampi.

A oggi il dollaro ha mantenuto il suo status di valuta di riserva mondiale perché tutte le altre alternative hanno implementato squilibri monetari uguali o maggiori senza la domanda mondiale di cui gode il dollaro. Gli Stati Uniti possono mantenere il loro trono monetario solo se dimostrano un fermo impegno a sostenere la riserva di valore, un mercato aperto e la certezza del diritto.

Gli stati credono di poter mettere alla prova i limiti della tolleranza dei loro cittadini erodendo il potere d'acquisto del denaro e aumentando incessantemente il debito e gli squilibri fiscali, almeno finché il tutto non va a carte quarant'otto. Difendere una politica monetaria e fiscale solida è quindi lo sforzo più patriottico.

Un governo che crede di poter fare ciò che vuole con deficit e debito perché il resto del mondo lo tollererà è l'unica minaccia alla posizione del dollaro come principale valuta di riserva mondiale. Tutti gli imperi cadono quando i loro governanti credono di poter fare quello che vogliono e usano la stampante monetaria per "risolvere" i loro problemi.

Il governo degli Stati Uniti deve rendersi conto di avere tutti gli strumenti necessari per mantenere lo status del dollaro come valuta di riserva mondiale; deve anche rendersi conto che li sta impiegando per distruggerlo. Questa è una loro decisione. L'unico modo in cui le valute fiat possono mantenere il loro status è se il mondo continua ad avere fiducia in esse; è imprudente superare i limiti di questa fiducia.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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