Visualizzazione post con etichetta eurodollaro. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta eurodollaro. Mostra tutti i post

venerdì 12 settembre 2025

La grande battaglia del nostro tempo non è Oriente contro Occidente, bensì globalisti contro sovranisti

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

____________________________________________________________________________________


di Francesco Simoncelli

(Versione audio dell'articolo disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-grande-battaglia-del-nostro-tempo)

Di recente mi è capitato di vedere questo video su uno dei bari più famosi in Italia. Niente di correlato con la mia attività divulgativa... almeno all'apparenza. Poi ho capito. Quando ho scritto i miei primi due libri, L'economia è un gioco da ragazzi e La fine delle fallacie economiche, ho esposto ai lettori le regole del gioco, quelle che tutti di base dovrebbero seguire. La metodologia Austriaca, da questo punto di vista, è ottima nella descrizione e nell'approccio. Ma rimane un mondo ideale, distaccato dalla realtà delle cose. Così come rimane distaccato dalla realtà il sito web del Mises Institute, poiché immagina che tutti seguano le regole del gioco e che queste ultime puniscano chi si discosta eccessivamente da esse. Infatti il problema è il tempo: quanto tempo passa prima di una correzione violenta e inarrestabile del sistema in questione? Non si sa... le stesse regole descritte con dovizia di particolari, logica e rigore si rivoltano contro chi le spiega dato che il tempo è un concetto fondamentale nell'analisi Austriaca.

E se barare fa parte dell'azione umana, bisogna prendere in considerazione questo aspetto nella propria metodologia d'indagine e analisi. Quindi ho innovato il modello iniziale e l'ho riproposto secondo la mia ottica, la mia evoluzione della teoria. L'ho condensato infine nell'ultimo libro pubblicato, Il Grande Default. L'ho applicato anche sul blog e su tutti gli spazi di divulgazione in cui opero, compreso questo, sin da quando, nel 2021, mi sono posto la domanda: “E se la FED stesse iniziando a proteggere il dollaro, adesso, piuttosto che distruggerlo?” Questa semplice domanda ha spiegato con coerenza tutti gli eventi successivi: il SOFR, il ciclo di rialzo dei tassi di Powell, i dazi, Tether, la liquidità dei titoli sovrani americani, l'inclusione di Bitcoin e oro a protezione del dollaro e dei Treasuries, ecc.

Il mio metodo, quindi, la mia lettura della realtà, la mia area di consulenza, non si pone come obiettivo l'arrogante e ridicola invettiva, con tanto di dito indice alzato e scosso nell'aria, di “far rispettare le regole”; invece rallenta la mano dei bari e cerca, quanto più accuratamente possibile, di suggerire a chi legge, e cerca consulenza, il modo per trarre un vantaggio competitivo rispetto a chi scioccamente agita il dito in aria pretendendo che l'intera umanità aderisca al suo mondo ideale. Un nobile obiettivo da perseguire, senza dubbio, ma nel frattempo... occhio al portafoglio perché è questo, invece, il mondo che abbiamo.


DAL DOGMA ALLA STRATEGIA

Se le basi della dottrina Austriaca sono radicate profondamente nell'azione umana, è altresì vero che il sistema bancario centrale di per sé è solo uno strumento. Ciò che conta sono gli esseri umani e ciò che ne fanno. Inutile dire che esso incentiva all'arbitrio sconsiderato, ma un conto è usare un coltello per attaccare solamente... un altro è usarlo per difendersi. Ripeto si tratta del mondo che abbiamo e in cui dobbiamo vivere, lavorare per renderlo un posto migliore per noi stessi è sacrosanto, nel frattempo è altrettanto sacrosanto cogliere quelle vittorie che ci portano un passo in più verso l'obiettivo finale: la sostituzione del sistema bancario centrale con qualcosa di più sostenibile. Perché se è vero che la bancarotta è un fenomeno che avviene dapprima lentamente e poi improvvisamente, allo stesso modo la solvibilità è qualcosa che si manifesta dapprima lentamente solo infine improvvisamente. Con il colpo di stato perpetrato dai globalisti durante la pandemia Covid, era evidente che ci fosse un cambio di linea di politica al vertice; qualcosa era cambiato e bisognava capire cosa. All'inizio non è stato facile mettere insieme i puntini, visto che il piano è stato svelato a mano a mano e soprattutto c'era la chiave di lettura da cambiare: dal mondo che vorrei/vorremmo al mondo che ho/abbiamo.

Nel momento in cui ho capito che tutta quella storia verteva sullo smantellamento del sistema bancario commerciale così come lo conosciamo e l'implementazione della sorveglianza finanziaria (es. CBDC) per impedire alla popolazione di protestare nel momento in cui il “vecchio” debito sarebbe stato sottoposto a pesante haircut per poterne emettere di nuovo tramite i perpetual bond, riciclando quindi il “vecchio” sistema in quello “nuovo”, mi è stato chiaro quale fosse la guerra globale che si stava combattendo. Applicando questa visione delle cose agli eventi che accadevano, mi ha colpito l'ovvietà con cui Powell ha iniziato a restringere l'offerta di denaro americana ben prima delle altre banche centrali mettendo fine a una linea di politica coordinata tra queste istituzioni durata per più di dieci anni. Non solo, ma anche il modo con cui ha lottato per essere riconfermato per il secondo mandato: una realtà che si sarebbe manifestata solo con l'appoggio di istituti bancari come JP Morgan, Goldman Sachs, ecc.

Una volta che si accetta questo background, ed è stato relativamente facile accettarlo visto che per anni ho denunciato l'UE su queste pagine come la seconda venuta dell'URSS, si capisce che la vera minaccia era la centralizzazione progressiva messa in campo da questa presunta unione di stati. Una volta che questo background si applica al resto del mondo, si nota che la conformità con la regolamentazione selvaggia messa in campo dall'UE altro non è che un gigantesco colpo di stato mondiale affinché tutti si conformino ai suoi dettami. Non mancano ovviamente infiltrati nelle stanze dei bottoni dei governi esteri per facilitare questa progressione, come ad esempio lo è stata l'amministrazione Obama, prima, e quella Biden, dopo. L'effetto centripeta dell'UE si è dimostrato, di fatto, un modello predittivo a sé stante, in grado da fungere da proverbiale “palla di vetro” per gli eventi futuri. Se infatti si ha un modello è facile scremare il grano (fenomeni che contano) dalla pula (titoli dei giornali).

È così, quindi, che il mondo deve essere visto: un adattamento alla realtà della serie di romanzi Il Trono di Spade. Questo ovviamente serve a catturare l'attenzione delle giovani leve, per così dire, dato che esiste un adattamento migliore a livello di letteratura ed è rappresentato dai romanzi di Dune, i quali sono un manuale eccellente per chi volesse capire l'emergere della geopolitica moderna negli anni '50 e '60 del secolo scorso. Oltre agli aspetti sociologici, è assolutamente affascinante notare come la religione sia il primum movens che motiva la gente comune a scendere in battaglia e viene costantemente tenuta sotto controllo attraverso di essa mentre le fazioni al vertice della piramide sociale si danno battaglia per il potere politico. E visto che siamo in tema di letteratura, come non citare il Ciclo delle Fondazioni sull'ascesa e la caduta degli imperi, e le opere di Philip K. Dick sul takeover della tecnologia rispetto all'umanità delle persone e l'ascesa della tecnocrazia. Oltre a fornire il modello attraverso cui leggere le informazioni che arrivano dall'esterno, e non adattare le conclusioni alle proprie idee, tutti questi manoscritti servono anche a essere un buon comunicatore piuttosto che ad “avere ragione su tutto”.

Infatti le informazione che arrivano dalla sfera geopolitica sono talmente fungibili che praticamente tutti, soprattutto coloro senza un modello, giocano al gioco delle probabilità e delle percezioni plausibili.A tal proposito diventa enigmatico per queste stesse persone farsi un'idea di cosa stiano combinando Trump e Powell, rimanendo sulla chiave di lettura superficiale in cui il primo vuole far fuori, politicamente, il secondo. Poi, però, ci sono fatti come il licenziamento di Lisa Cook e lo smantellamento di quella cupola di infiltrati alla FED che nel 2021 aveva cercato di sabotare la riconferma di Powell e mettere al suo posto un pupazzo della cricca di Davos. L'emarginazione dei fidati di Powell (Clarida, Rosengren e Kaplan) mirava a spiazzare la presa sulla banca centrale americana di quella parte del FOMC che voleva rialzare i tassi e iniziare a prosciugare il mercato degli eurodollari, avvantaggiando personaggi come la Cook che invece volevano che il dollaro continuasse a essere svuotato. Quello che Powell ha fatto sin dal 2021 è stato preparare la scena per quello che poi avrebbe fatto Trump una volta in carica, o per meglio dire, i NY Boys una volta che il loro rampollo avrebbe preso la carica appoggiato dall'elettorato americano.

Alla fine, tutto si riduce a porsi le giuste domande... un buon modello, tutto sommato, non credete? Chiaramente la parte ardua è arrivare alle suddette e su questo vi da una mano uno spazio divulgativo come questo che ha accumulato negli anni esperienza su esperienza. Sostenere questo lavoro vi permette di risparmiare tempo, oltre all'originalità delle tesi proposte. Perché è importante? Presto detto. Torniamo un attimo alla FED, quindi, e poniamoci la domanda: come fa Powell, a capo di un'istituzione il cui mandato è un obiettivo d'inflazione al 2%, prezzi stabili e piena occupazione, a tagliare i tassi nel momento in cui il compito di Trump è introdurre l'economia americana in un periodo di prosperità economica? Lo stesso Powell non è mai stato d'accordo con un obiettivo specifico d'inflazione, ma è una linea di politica sedimentata ormai; così come prezzi stabili e piena occupazione sono chimere keynesiane usate per giustificare un intervento costante nell'economia. Se l'economia americana sta andando bene, come si evince dalla tesi di Trump, allora il lavoro della FED è quello di continuare a rialzare i tassi... perché questo è esattamente il suo lavoro. A meno che, ovviamente, non si cambia il ruolo della FED. 

E qui ritorniamo al ruolo di questo blog nella lettura del mondo: la maggior parte degli investitori, dei broker e dei consulenti finanziari guarda agli indicatori principali (es. Phillips Curve, ecc.) e ritiene, per formazione professionale, che la FED deve “impostare” il “prezzo” del denaro affinché tutti questi altri rapporti vengano “coordinati” e “armonizzati”. Come fa quindi ad abbassare i tassi quando, per definizione stessa del sistema attuale, c'è praticamente piena occupazione, i mercati azionari sono vicini ai picchi assoluti e le commodity sono ancora a prezzi inferiori rispetto a quando Powell è stato riconfermato? Fino allo scorso luglio la situazione fiscale e geopolitica era ancora in subbuglio... come avrebbe potuto tagliare i tassi Powell? Come avrebbe potuto farlo se prima Trump non avesse mostrato qualcosa di concreto al pubblico americano? Il petrolio stava schizzando in alto durante la crisi tra Iran e Israele, e la percezione comune, data dalla stampa internazionale, era che a Trump stavano sfuggendo le cose di mano. Powell doveva essere la voce della stabilità, far capire che avesse le cose sotto controllo. Poi Trump ha iniziato a segnare alcune vittorie sul suo tabellone: l'approvazione della Big Beautiful Bill, la pacificazione di varie aree in Medio Oriente (dal fondo della penisola arabica fin alla pace tra azeri e armeni), ha disinnescato l'escalation tra Israele e Iran, sta dimostrando che i dazi non sono inflazionistici, ecc. In sintesi, è ora di abbattere i miti keynesiani (piantati accuratamente dagli inglesi) nella testa di tutti quegli investitori e consulenti prima di procedere con il cambiamento strutturale del ruolo della FED.

Non è tanto una questione di “poliziotto buono” e “poliziotto cattivo”, bensì di “poliziotto caotico” e “poliziotto stabile”. Ma una domanda che segue naturalmente quella che ci siamo posti prima è: se Trump vuole i tassi bassi perché si preoccupa dell'economia nazionale, perché tutti gli altri si stracciano le vesti affinché segua questo percorso? L'eco che il resto del mondo fa a Trump sul taglio dei tassi da parte della FED equivale a uscire allo scoperto riguardo le loro vere intenzioni: hanno bisogno come l'acqua di liquidità in dollari. E qui casca l'asino keynesiano: è sempre servito per scopi diversi da quelli spacciati ai gonzi che hanno studiato questo ciarpame sui libri di testo. È questo il famoso redde rationem di cui si è tanto parlato su queste pagine in passato. E tutto ciò, ironia della sorte, supporta la tesi di Trump sui dazi! “L'indebolimento” del dollaro sin da quando s'è insediata la nuova amministrazione non è stato altro che una ri-dollarizzazione dell'economia mondiale perché le nazioni del mondo hanno rimpatriato i fondi quando la FED ha iniziato il ciclo di rialzi e Trump ha avviato le nuove politiche commerciali della nazione. Un doppio dazio per tuttiun ribilanciamento veloce del commercio mondiale! Se Powell avesse tagliato in precedenza, l'euro, ad esempio, sarebbe finito a 1.1 col dollaro e il comparto industriale tedesco avrebbe ottenuto un sollievo per quanto riguarda il suo languire.

L'altro lato dei dazi sono i tassi di cambio: davvero credete che la BCE non si preoccupi del tasso di cambio dell'euro? Non piace affatto che sia a 1.17 al momento della stesura di questo saggio. Quindi gli USA stanno fortificando il mercato dei titoli sovrani, indebolendo (strategicamente) il dollaro nel breve termine, stanno tenendo i tassi di riferimento alti forzando una stretta nel mercato delle garanzie collaterali, mentre il resto del mondo si arrabatta per impedire alle proprie divise di salire (vendere dollari e comprare titoli sovrani americani).


UN ASSET IN RAPIDO DEPREZZAMENTO: LA FED

Il mondo in divenire così come si sta configurando in base alle nuove necessità degli Stati Uniti non ha più bisogno di una Federal Reserve onnipresente per tutto e per tutti. Ritengo che Powell sia il primo a sostenere che la FED così com'è nel contesto attuale non è affatto necessaria e la campagna di relazioni pubbliche di Trump, che ha messo al centro dell'attenzione pubblica lo stesso Powell, rappresenta un modo per spiegare alla vulgata il motivo per cui non è necessaria una FED che salva tutto e tutti. Piuttosto che una Coordinated central banks policy, come accaduto fino al 2021, adesso abbiamo una Coordinated central banks submission, dove viene usato il potere della banca centrale americana per emanciparla dalle influenze estere che erano felici di ingrassare a scapito della ricchezza reale americana. Il post-Powell sarà caratterizzato da un dollaro onshore e da uno offshore; massima liquidità in patria, minima liquidità all'estero. La querelle Trump-Powell è una sceneggiata per impostare il dibattito pubblico lungo questi binari e introdurre le necessità di questo assetto al grande pubblico, giustificando la contrazione del mercato dell'eurodollaro e la sostituzione dello stesso con Tether.

Infatti l'infrastruttura messa in campo per le stablecoin esistenti e stablecoin emesse dalle banche commerciali rappresenterà il mezzo attraverso il quale gli USA vogliono tornare a una forma di “denaro privato” e una forma di “sistema bancario comunitario”. È così che si struttura una transizione da un mondo finanziario in cui la FED è la banca centrale del mondo a uno in cui è la banca centrale degli Stati Uniti. Il segno distintivo è stata la transizione dal LIBOR che prezzava il dollaro a livello mondiale in termini di eurodollari, al SOFR, che prezza il dollaro in termini di mercato americano.

La traiettoria è quella in cui la FED imposterà il valore del dollaro all'estero, mentre servirà per sostenere i mercati interni. Un ritorno alla sua concezione originale, un'istituzione eretta per fornire liquidità d'emergenza al commercial paper market, non una rete di salvataggio per istituti finanziari/bancari sull'orlo del fallimento. Infatti se l'economia americana è in buona salute, non ha bisogno di alcuna liquidità aggiuntiva dato che è in grado di fornirla da sé tramite suddetto commercial paper market, un'esclusività dell'economia statunitense. Inutile dire che questo a sua volta significa una decentralizzazione dell'emissione dei dollari.

Per il dollaro, ormai, essere una valuta di riserva mondiale è un peso; non lo è, invece, essere la valuta di saldo internazionale. Per l'appunto, le leggi incentrate sulle stablecoin vanno a rafforzare esattamente questo effetto di rete. Tutte le chiacchiere relative a un'ascesa dei BRICS e di una loro eventuale valuta di riserva mondiale sono gossip, esattamente perché gli USA non cercano più di imporre la propria valuta come riserva. Quel modello era stato creato per innescare cicli di boom/bust più violenti e trasferire, a prezzi stracciati, la ricchezza reale verso coloro che davvero gestiscono il sistema bancario centrale: la cricca di Davos, o più precisamente la City di Londra (il vecchio conglomerato di colonialisti londinese/olandese). L'imposizione di un fiat standard si riduce esclusivamente a questo: non erano gli americani a farlo, bensì questa rete di vecchi interessi bancari che per sostenere le varie valute fiat hanno soppresso il potenziale di oro, prima, e Bitcoin, poi, in modo da mantenere vivo un apparato di sottrazione di risorse in grado di soddisfare la sempiterna massima “vivere al massimo col minimo sforzo”. In fin dei conti è quel che fanno i colonialisti, solo che a lungo andare questo assetto finisce sempre in un declino per tutti, come scrisse anche Chodorov in uno dei suoi migliori libri. Emergono inevitabilmente i cosiddetti accordi vicendevolmente svantaggiosi (“lose-lose”) e c'è un fuggi-fuggi per dirigersi anticipatamente verso le uscite con quanto rimane del “malloppo”. L'euro digitale, per l'appunto, è la strategia d'uscita della cricca di Davos, dove la “exit liquidity” sono i risparmiatori europei.

Per farvi capire meglio cari lettori, attualmente il DAX tedesco viaggia intorno ai 24.000 perché gli investitori europei stanno vendendo Bund e comprano azioni tedesche. È una scommessa su quanto la BCE stamperà in futuro e quanto di questo denaro finirà nei bilanci dell'industria della difesa. Il rapporto P/E del DAX è circa 18; l'ultima volta che era a 16 si trattava del 2008 quando l'intero sistema finanziario era sottoposto a massiccia leva finanziaria. Pensate, quindi, che il mercato azionario tedesco sia sostenibile? Certo, il Dow Jones è trattato a un rapporto P/E superiore ma gli USA hanno prospettive a loro favore, vedono capitali scorrere verso di essi. Nessuno vuole inaugurare una nuova fabbrica in Germania, mentre invece tutti vogliono farlo negli Stati Uniti (il miglior paradiso fiscale “in chiaro” al mondo).

Oltre alla posizione fiscale, c'è anche quella normativa le cui prospettive di snellimento non fanno che migliorare con il lavoro messo in atto dal DOGE. Se a questo ci aggiungiamo che i dazi terminano anche il rent seeking estero tramite l'arbitraggio sulle valute, l'invito a delocalizzare negli USA è decisamente forte. Quello che stiamo osservando è una riorganizzazione del modello di business degli Stati Uniti e un'espressione dei propri vantaggi competitivi attraverso un dollaro più efficiente, ecco perché i vari stati del mondo stanno staccando accordi commerciali secondo i termini proposti da Trump. Questo renderà più facile il compito della FED e Powell ha fatto il suo lavoro: evidenziare il problema e buttare giù quel sistema che ha deformato l'economia statunitense. Ciò che arriverà dopo richiederà tutta una serie di altre capacità. Questo perché non sempre chi distrugge, prima, è anche un buon costruttore, poi, come ci ricordano anche Herbert, Tolkien, ecc.


LA NUOVA MAPPA DEL MONDO

La maggior parte delle volte che viene presentata la mappa del mondo, l'Europa è sempre il punto di partenza. Ora invece di aprire la mappa del mondo in questo modo predefinito, fatelo sull'oceano Pacifico. Per quanto possa essere noiosa la visuale ci sono tre grandi Paesi che si interconnettono: Russia, Cina e Stati Uniti. Questo nuovo assetto emergente serve a porre fine al sistema di estrazione di ricchezza che faceva confluire tutto a Londra e in Europa. Dopo Azerbaijan e Armenia, anche India e Cina si sono riappacificati. Cosa ha a che fare questo con suddetto nuovo assetto? Tutta la parte dell'Asia centrale è fondamentale perché la politica estera inglese ha tenuto sotto scacco la zona per centinaia di anni affinché non si integrasse. I titoli dei giornali si concentrano sul fatto che l'India, a causa della nuova politica commerciale americana, viene spinta “tra le braccia” della Cina, non che essa viene allontanata dalla sfera d'influenza inglese ed europea. Anche qui, il piano degli USA è quello di spingere l'UE e la cricca di Davos a mettere in gioco i propri di capitali per ricostruire ciò che resterà della demolizione “controllata” del tessuto socio-economico che hanno avviato nel 2020 (sulla scia della decisione epocale degli Stati Uniti di ridimensionare il mercato degli eurodollari, per la precisione la leva finanziaria spropositata in esso).

Il gioco di estrarre ricchezza dal contribuente americano e ottenere “pasti finanziari gratis” con cui controllare capillarmente il mondo è finito: la Francia sta vedendo sbriciolarsi il suo impero in Africa centrale, la Germania è stata tagliata fuori dall'accesso a energia a basso costo per la sua industria, il Regno Unito sta perdendo il controllo sulle assicurazioni nel commercio navale e sui saldi nel mercato del Forex, ecc. Per la ricostruzione dell'Europa o la cricca di Davos mette sul tavolo i propri capitali stipati in banche offshore, oppure Russia-Cina-USA l'affamerà dal punto di vista dei finanziamenti tanto che non potrà far altro che ricorrere alla predazione dei risparmiatori europei... almeno inizialmente. Ecco perché sono importanti gli asset congelati russi per la stabilità dei bilanci europei. Finché la Lagarde rimarrà a capo della BCE sarà questo il piano: introdurre l'euro digitale e cambiare il modo in cui hanno sinora funzionato i mercati dei titoli sovrani europei per implementare l'integrazione fiscale e la nuova emissione degli stessi sotto il comando della Commissione europea.

I mercati, però, si stanno rivoltando contro l'idea di una Germania al centro dell'UE come evidenziano soprattutto i rendimenti dei titoli sovrani. Il differenziale di rendimento tra il decennale tedesco e quello italiano, ad esempio, adesso ammonta a 87. Questo significa che alla Meloni viene data la possibilità, se “ripulisce” Roma, di far diventare l'Italia il nuovo centro dell'Unione Europea; oppure di guidare il nuovo blocco del Mediterraneo che si staccherà dagli stati europei del Nord dividendo in due ciò che rimarrà dell'attuale UE.

La cricca di Davos, comunque, è composta da gente che non si da per vinta tanto facilmente. Ancora hanno operazioni sul suolo americano: Newsom è una di queste, Mamdani è un'altra. È una guerra che non finirà tanto presto, perché nel frattempo Trump sta usando la NATO come leva per stringere il cappio al collo di UE/UK. Adesso devono pagare se vogliono armi da inviare il quel buco nero chiamato Ucraina; così come Israele ha dovuto vedersela da solo quando ha attaccato l'Iran. Niente più pantani bellici per gli Stati Uniti in cui avrebbero speso enormi capitali solo per finanziare gli altri. E questa spero sia la miglior interpretazione di ciò che sta accadendo ora: Putin sta verificando se gli USA possono davvero tenere al guinzaglio l'UE, ricostruendo una fiducia andata persa a causa di tutte le macchinazioni nell'ombra ordite dallo Stato profondo americano.

Cina, Russia e Stati Uniti non saranno “grandi amiconi”, ma nemmeno nemici: saranno semplicemente quelle nazioni che rimodelleranno il mondo in quella che verrà ricordata come Yalta 2.0.


EFFETTI DI RETE E VALUTE

Nel campo monetario ognuno avrà il proprio sistema monetario e tale sistema sarà interoperabile. Non voglio essere qui colui che fa propaganda per altre crittovalute, ma non si può ignorare un fatto: Ripple sta emergendo come l'asset digitale da usare come mezzo di pagamento e mezzo per fornire liquidità. Ma quale sarà il collaterale? Titoli sovrani affidabili, oro, Bitcoin e altre commodity. Perché c'è questa frenesia intorno all'oro a livello di banche centrali? Perché oro e avanzo/disavanzo commerciale verranno tokenizzati a un certo punto, o attraverso una stablecoin ancorata al dollaro o attraverso Bitcoin. Per costruire un sistema del genere c'è bisogno di tempo. Perché Bitcoin ha vinto nel corso del tempo rispetto alla “concorrenza”? Effetto di rete. Perché il dollaro è la migliore valuta del mondo? Effetto di rete. Perché Tether è la stablecoin preferita per digitalizzare il dollaro a livello mondiale? Effetto di rete (400 milioni di utenti in tutto il mondo e in crescita). Qualunque sistema verrà scelto in Oriente (es. mBridge) e in Occidente essi saranno interoperabili.

Se i gold bug vogliono davvero che l'oro ritorni a essere centrale nell'attuale società, devono ficcarsi in testa che non si possono muovere centinaia di tonnellate d'oro. È per questo, tra gli altri motivi, per cui l'oro ha smesso di essere mezzo di pagamento ed è stato spostato, durante la Seconda guerra mondiale, dall'Europa agli Stati Uniti. Man mano che il mondo si sposta verso un sistema diverso, uno in cui le riserve saranno tokenizzate, la fiducia nei partner commerciali sarà determinata da cosa si deterrà in tali riserve. È, in sostanza, quello che stanno facendo adesso i cinesi: non stanno più riciclando i loro avanzi commerciali nei titoli sovrani americani, bensì in altre parti del mondo (es. comprano il nickel dall'Indonesia, ferro e carbone dall'Australia, ecc.). La Cina ha ancora una avanzo della bilancia commerciale nei confronti degli Stati Uniti, ma il suo peso nei titoli di stato americani detenuti all'estero è diminuito negli ultimi 3 anni. Dove stanno finendo quei soldi? Circolano nel resto del mondo, e più è interoperabile il sistema meno c'è bisogno di detenere riserve in valute locali... e una volta che la tokenizzazione degli asset farà il suo corso scompariranno anche le restanti frizioni che ancora si porta dietro il mondo analogico (spostare grandi capitali a livello digitale costa spiccioli).

Di nuovo, agli americani non interessa che il dollaro sia detenuto in riserva; interessa principalmente che il biglietto verde sia usato come mezzo di saldo principale nel commercio internazionale.

Bitcoin sarà collaterale, l'oro sarà collaterale, per il prestito locale e quello internazionale; entrambi saliranno di prezzo in relazione al valore nominale degli asset finanziari dove i flussi di denaro hanno imperversato per anni (es. mercato immobiliare, azionario, ecc.). Non credo che assisteremo a una deflazione dei prezzi di massa in questo sistema che si sta spostando verso una minore leva finanziaria come tutti si aspettano: gli hard asset saliranno in termini di prezzo nominale. Ora immaginate la loro inclusione nel circuito di Tether che sta integrando a più livelli gli asset del mondo reale: ciò farà lievitare anche i salari e quegli asset che da tempo immemore sono stati inseriti nelle scelte delle famiglie come “salvadanaio” (es. immobili). Infatti la possibilità di permettersi una casa è un guaio che le neonate famiglie si portano dietro da due decenni ed è qualcosa che si può risolvere o aumentando i salari, o aumentando il valore del collaterale a garanzia, o abbassando le tasse (Lutnick ha fatto sapere che uno degli obiettivi dell'attuale amministrazione è cancellare l'imposta sul reddito per coloro al di sotto dei $150.000 all'anno).


CONCLUSIONE

I mercati dei capitali rappresentano una sorta di pensiero orientato al futuro: a loro non importa del passato. Il meccanismo di prezzo dei mercati dei capitali è scontare il futuro. Quindi gli Stati Uniti mettono in ordine i loro bilanci fiscali e i soldi si muoveranno verso di essi. È una questione di domanda: chi ha gridato allo scandalo quando nella Big Beautiful Bill è stato alzato il tetto del debito non ha pensato al fatto che i $5.000 miliardi in più di titoli emessi verranno venduti e il deficit di bilancio sarà sempre più esiguo. Questa domanda arriverà sulla scia di un miglioramento delle condizioni fiscali, un rafforzamento dello Stato di diritto, un ridimensionamento dello Stato amministrativo, un abbassamento delle imposte sul reddito, uno snellimento delle normative burocratiche, un vantaggio competitivo per coloro che investiranno negli USA (detrazioni fiscali, niente dazi), ecc.

Siamo stati raggirati quando ci è stato fatto credere che quello che ci stiamo lasciando alle spalle è il migliore sistema economico di sempre. L'era del colonialismo tramite l'arbitraggio delle valute è al tramonto e sarà un mondo completamente diverso. I mercati dei metalli (oro, argento e rame principalmente) sono un indicatore potente a tal proposito, non solo il loro aumento di prezzo, ma anche la decentralizzazione delle borse valori di riferimento. Dopo il SOFR, che ha mandato in pensione i tassi d'interesse mondiali gestiti dalla City di Londra, il nuovo exchange di San Pietroburgo manderà in pensione la LBMA e la relativa manipolazione pluridecennale del mercato dell'oro fisico tramite quello sintetico. Il compito arduo che s'è sobbarcata l'amministrazione Trump è quello di smantellare la piovra della cricca di Davos mediante una determinazione dei prezzi genuina in ogni ambito economico.

È una cosa per cui rallegrarsi. Non il mondo perfetto, ma uno migliore in cui vivere e costruire.


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una mancia in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


mercoledì 13 agosto 2025

Gli europei lamentosi si lagnano per l'accordo commerciale

Il GENIUS Act così come la Big Beautiful Bill non sono leggi perfette, ma il loro scopo è quello di fermare il sanguinamento affinché poi si possa davvero intervenire con l'intervento chirurgico vero e proprio. Ecco perché in questo frangente storico ritengo che criticare sia appropriato, ma lo sia di più costruire. L'evoluzione di Tether a tal proposito è quanto di meglio ci si potesse auspicare per ottenere un cambiamento a livello di denaro e sistema bancario centrale: collateralizzazione delle proprie emissioni + decentralizzazione delle operazioni di mercato aperto. L'architettura che sta costruendo Tether è una in cui se si vuole accedere al mercato statunitense (consumo, investimenti, finanziamenti) bisognerà avere un “biglietto d'ingresso” (titoli di stato americani) e solo dopo si otterranno i dollari digitali al pari. Chi invece viene etichettato come “nemico” (a questo serve, sostanzialmente, la politica dei dazi), otterrà lo stesso i dollari di cui HA BISOGNO ma al di sopra della parità: pagherà una commissione (5%?) per avere il privilegio di usare il biglietto verde. Il ruolo della FED, in futuro, sarà di arbitro di chi dovrà pagare questa “commissione”, oltre a badare esclusivamente al commercial paper market americano e non più nel mercato dei titoli sovrani americani. Ruolo interno, non più esterno. Inoltre al primo sintomo di incertezza il decennale americano si dimostra nuovamente scelta privilegiata dagli investitori mondiali. Non quelli europei ovviamente. Il decennale tedesco, rispetto al mese scorso, è salito di 10 punti base, quello americano è sceso di 10 punti base. Questo a sua volta aiuta a spiegare come mai l'asticella del debito americano è stata alzata: oltre a dover tenere ancora in conto la legge di bilancio della precedente amministrazione, gli USA si stanno preparando ad accogliere grandi quantità di capitali. Non è una questione di spesa in deficit, è una questione di domanda estera che si appresta a essere rilasciata sul suolo americano e poi impiegata nell'industria americana. Una scommessa azzardata, vero, ma finora interpretata correttamente in base ai numeri del mercato obbligazionario americano. Quindi, sì, come con la teoria quantitativa della moneta, l'offerta conta, ma conta anche la domanda. Un conto sarebbe se la FED inondasse i mercati americani di liquidità che finirebbe per essere rigettata dai mercati stessi poiché foriera di distorsioni della struttura del capitale e di malinvestment; un altro è un ambiente in cui la FED prosciuga il mondo di dollari offshore man mano che strumenti denominati in dollari a livello internazionale raggiungono la data di scadenza e devono essere saldati. Il lato dell'equazione della domanda dei titoli di stato americani sta cambiando ed è qualcosa che gli USA non avevano mai sperimentato finora in questi termini.

______________________________________________________________________________________

 

di Thomas Kolbe

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/gli-europei-lamentosi-si-lagnano)

Lo shock si trasforma in indignazione. Gli europei si sentono ingannati da Donald Trump, ma l'accordo commerciale non fa che mettere a nudo la crescente perdita di potere dell'UE.

Chiunque abbia familiarità con la politica tedesca sa da tempo che Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, non è un peso massimo della politica. Il suo curriculum come Ministro della Famiglia e della Difesa tedesco parla da solo: le mancano le capacità intellettuali e strategiche per orientarsi o riformare sistemi complessi.

Sì, è stata surclassata da Trump durante i negoziati commerciali, come previsto, ma questo non coglie il punto. Ciò che gli europei lamentano a gran voce non è solo un cattivo accordo, ma l'espressione della loro debolezza geopolitica. La Von der Leyen è andata in Scozia a mani vuote e non ha avuto altra scelta che andarsene a mani vuote.


L'ora della lamentela in Europa

È tempo di postumi da sbornia nel mondo fantasioso europeo. Accuse di sottomissione, negoziati disastrosi e catastrofe economica dominano i titoli dei giornali. L'ex-cancelliere tedesco Scholz mette in guardia dalle enormi sfide che attendono l'economia tedesca.

Guy Verhofstadt, ex-Primo Ministro belga e beniamino dei media generalisti, lo definisce un negoziato scandaloso e una catastrofe per l'Europa. Il Primo Ministro francese, François Bayrou, lo descrive come un giorno buio, un giorno in cui un'unione di popoli liberi ha scelto la sottomissione.

L'Europa è sbalordita dalle dure tattiche negoziali di Trump e dal modo spietato in cui gli Stati Uniti cercano di risolvere il deficit commerciale e il problema della deindustrializzazione.


Benvenuti nel mondo della realpolitik

In questo mondo non ci sono amici, solo interessi strategici. E nessuno continuerà a sottomettersi ai mandati climatici dell'Europa, ora che gli Stati Uniti, attraverso questo accordo commerciale, hanno di fatto dichiarato una seconda indipendenza da Bruxelles.

Ciò che è accaduto in Scozia è stato esattamente questo: l'emancipazione dell'America dal controllo eurocratico.

La drammatica reazione dell'UE rivela che finalmente la verità è chiara ed è giunto il momento di dissipare alcune illusioni di vecchia data sulle relazioni transatlantiche.


Due idee sbagliate

Primo: l'idea che l'America abbia a lungo dominato l'Europa attraverso politiche imperialiste. Al contrario, le amministrazioni statunitensi Biden e Obama hanno seguito un'agenda globalista in salsa europea.

Insieme ai loro alleati a Bruxelles, Londra e Davos, hanno attuato programmi climatici distruttivi, hanno perseguito una politica monetaria inflazionistica e hanno creato Stati sociali modellati sull'Europa.

Le radici di tutto questo risalgono a 100 anni fa, al New Deal di Roosevelt. L'America non è mai stata completamente libera dall'influenza europea.

Secondo: la convinzione che l'UE sia un progetto di libertà legato ai principi di mercato e alla proprietà privata. L'UE è stata fondata come baluardo contro l'impero sovietico, ma fin dall'inizio ha avuto una natura statalista, soprattutto sotto la guida franco-tedesca.

Le critiche alla sua traiettoria socialista sono ancora bollate come teorie del complotto, ma i fatti parlano chiaro: indici di spesa pubblica superiori al 50%, la guerra di Bruxelles alla libertà di parola, la nazionalizzazione del settore energetico, una regolamentazione soffocante; l'Europa sta correndo verso un nuovo socialismo.

Il motivo per cui questo fenomeno non è ampiamente riconosciuto? I media generalisti hanno fatto un lavoro magistrale nel nasconderlo.

Agiscono come sostenitori dell'agenda socialista-climatica verde, mascherando il collasso dell'Europa con pennellate idealistiche.


L'America prende una strada diversa

Eleggendo Donald Trump, gli Stati Uniti hanno scelto un'altra strada. Ciò è particolarmente evidente nella tanto discussa Big Beautiful Bill, un pacchetto di deregolamentazione e tagli fiscali.

I media europei si sono avventati come un branco di lupi ubriachi sulle critiche di Elon Musk secondo cui non avrebbe effettuato tagli significativi alla spesa.

Ma questo non coglie il punto. Il disegno di legge fa molto di più: dalla sicurezza delle frontiere alla deregolamentazione energetica, rimodella la politica statunitense per gli anni a venire.

I tagli al bilancio saranno visibili a partire da ottobre, con il nuovo anno fiscale. La spesa sociale sta già diminuendo in modo significativo.

Con una crescita economica del 3%, le entrate fiscali si stanno stabilizzando. Con grande costernazione dei funzionari dell'UE, la narrazione del collasso fiscale degli Stati Uniti non reggerà.

Gli Stati Uniti non sono in bancarotta. La domanda di titoli del Tesoro rimane forte. Bruxelles, Berlino e Londra avranno bisogno di una nuova scusa per le loro crisi del debito. Il default degli Stati Uniti non le salverà.


Un mercato dei capitali indipendente

Mentre la Germania sprofonda sempre più nel debito, gli Stati Uniti stanno creando un mercato di capitali sovrani.

Mentre l'Europa si aggrappa al suo euro digitale per arginare la fuga dei capitali, gli Stati Uniti vanno avanti con stablecoin private, un sistema di tassi rigoroso e un mercato interbancario collateralizzato (SOFR).

Il credito in dollari ha ora un prezzo definito dagli Stati Uniti. Il mercato dell'eurodollaro, un tempo utilizzato per abbassare artificialmente i costi del credito, è ormai tramontato.

Questo cambiamento darà i suoi frutti in caso di crisi. La FED detiene tutte le leve: fissa i prezzi delle linee di swap e usa il dollaro come arma geopolitica. Tassi di interesse pari a zero, QE e denaro a basso costo per capricci politici sono storia passata. Così come il Green Deal.


Il Green Deal è morto

Il direttore dell'EPA, Lee Zeldin, ha appena annunciato che la CO2 verrà rimossa dall'elenco degli inquinanti pericolosi, sfatando la narrativa del “cambiamento climatico provocato dall'essere umano” e aprendo spazio al dibattito.

Come prevedibile, i fanatici del clima in Europa hanno avuto un crollo, ma la mossa di Zeldin apre la strada a una massiccia deregolamentazione e a investimenti nel settore energetico, annullando i danni degli anni Obama-Biden.

Gli Stati Uniti, già il maggiore esportatore mondiale di petrolio, diventano una superpotenza energetica, spingendo l'Europa, che ne è dipendente, ancora più in difficoltà. L'uranio africano della Francia, i legami dell'Europa con il Medio Oriente: tutto questo sta svanendo.


Un colpo alla macchina mediatica

Poi è arrivata un'altra bomba: l'amministrazione Trump ha tagliato i finanziamenti pubblici alla USAID, lo sponsor globale dei media di sinistra e delle ONG.

Bruxelles sa cosa è in gioco: perdere il sostegno dei media statunitensi e perdere il controllo della narrazione.

L'America sta tornando al suo tradizionale ruolo di paladina della libertà di parola.

Questa è una buona notizia per i cittadini dell'UE che si oppongono alla macchina della censura di Bruxelles. Con il Digital Services Act e le misure repressive del Regno Unito, la libertà di espressione è sotto assedio. Ogni aiuto è benvenuto.


Crepe nell'edificio europeo

Il firewall multimediale è ancora in piedi, ma si stanno formando delle crepe.

L'Eurozona perde ogni anno €110 miliardi in investimenti diretti che invece volano negli Stati Uniti.

E mentre Francia, Germania e l'Europa meridionale si indebitano sempre di più, centinaia di migliaia di  giovani europei fuggono. La Germania, un tempo fulcro dei mercati dei capitali dell'UE, ora sta annegando nei debiti.

Si tratta di qualcosa di più di un fallimento interno: è una minaccia all'intera struttura di finanziamento del debito dell'UE.

Incolpare gli Stati Uniti per il declino dell'Europa è disonesto. È un diversivo e non dobbiamo lasciargliela passare liscia.

È tempo di una vera riforma.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una mancia in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


lunedì 28 luglio 2025

I keynesiani si sono sbagliati sull'economia statunitense... di nuovo

La stragrande maggioranza dei canali di informazione che la maggior parte delle persone legge sono redatti e scritti da chi fa gli interessi della cricca di Davos/City di Londra. Sono pochi quelli ufficiali e nella cosiddetta “controinformazione” che scrivono negli interessi degli USA. Questa situazione tira al suo interno anche analisti e commentatori indipendenti, che in buona fede, finiscono per essere dei megafoni involontari di una narrativa fasulla. La Lagarde sta cercando di abbassare il costo del capitale in Germania? Sì. Sta cercando di abbassare il costo del capitale in tutta Europa? Sì. I tagli dei tassi sono così virulenti in Europa prima di tutto perché la principale economia del continente, quella tedesca, è in condizioni peggiori di quelle del 2008 e, in secondo luogo, perché sta affrontando un problema di deflazione alimentato dalle politiche monetarie restrittive della FED sull'offerta di dollari offshore. La devastazione europea è tutta qui: la chiusura dei rubinetti del mercato dell'eurodollaro. La Lagarde sta cercando di tappare i buchi nei bilanci delle banche commerciali europee e delle banche centrali nazionali che sono emersi quando è stata costretta a seguire Powell quando ha iniziato a rialzare i tassi. Mentre la curva dei rendimenti americana è indirizzata a scendere sul lato lungo, quella europea, nonostante i numeri ridicoli e inverosimili, è inclinata verso l'alto. Quindi prima di parlare dei buchi di bilancio nella FED, meglio preoccuparsi prima di quelli nella BCE. Senza contare che fare affari con l'UE significa esporsi alla sua linea di politica commerciale estorsiva, mentre gli USA trovano accordi invece. E per chi sventola il feticcio della “forza dell'euro”, vorrei ricordare che la prima fase di una crisi monetaria è l'aumento della stessa. Pensate davvero che l'euro arriverà a 1.22 e il dollaro a 70? Con dazi potenzialmente al 50% per l'UE? Con quanto descritto da Lacalle nell'articolo di oggi? Un altro tema sono i pronti contro termine inversi che, starnazzano gli analisti indipendenti, saranno quelli che la FED userà presa dal panico. Ok... perché invece non sento una parola riguardo l'RRP usato a tutto gas dalla Banca d'Inghilterra già adesso per tenere solventi le banche inglesi? Solo la scorsa settimana erano $83 miliardi. E il default dell'Ucraina su tranche di debito coperte dall'Europa il mese scorso? La vera guerra è finanziaria come ho descritto nel mio ultimo libro, Il Grande Default.

______________________________________________________________________________________


di Daniel Lacalle

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/i-keynesiani-si-sono-sbagliati-sulleconomia)

Negli ultimi sei mesi un coro di analisti e commentatori ha lanciato l'allarme per un imminente crollo dell'economia statunitense.

Molti avevano previsto che l'inflazione persistente, i tassi d'interesse alti e l'aumento dei deficit pubblici avrebbero arrestato la crescita e innescato una recessione.

Invece i dati raccontano una storia diversa: gli Stati Uniti dimostrano forza economica, controllo fiscale e aspettative di inflazione in miglioramento.


Le stime di crescita in aumento smentiscono i pessimisti

All'inizio del 2025 le previsioni dipingevano un quadro cupo. Il primo trimestre ha visto una contrazione del PIL, con l'economia statunitense in calo dello 0,5%. Tuttavia quel calo era determinato da una minore spesa pubblica e da maggiori importazioni, mentre il settore privato aveva continuato a rafforzarsi. Poco dopo la narrazione è cambiata. A metà anno i principali modelli economici e analisti hanno iniziato a rivedere al rialzo le loro stime di crescita. Trading Economics, ad esempio, prevedeva un robusto tasso di crescita del PIL al 3,5% per il secondo trimestre, una netta inversione di tendenza rispetto al precedente pessimismo. Il modello GDPNow della FED di Atlanta annunciava un analogo cambiamento positivo, stimando una crescita al 2,6% per il secondo trimestre. Inoltre le stime del consenso economico sono salite al 2,1% per il secondo trimestre, rispetto all'1,3% precedente, mentre le stime di inflazione sono diminuite.

Questa inversione di tendenza è stata alimentata da diversi fattori:

• Le famiglie americane hanno continuato a spendere, soprattutto perché la crescita dei salari ha superato l'inflazione.

• Gli investimenti fissi sono aumentati del 7,6% all'inizio del 2025, il ritmo più forte sin da metà 2023.

• Le aziende hanno anticipato le importazioni in vista dei nuovi dazi, stimolando l'attività economica; le successive revisioni hanno evidenziato esportazioni positive e importazioni normalizzate.

Queste revisioni al rialzo hanno colto di sorpresa molti commentatori e hanno costretto a rivalutare le precedenti previsioni ribassiste.


Le aspettative di inflazione stanno calando

Un altro ambito in cui gli analisti hanno valutato erroneamente l'economia è l'inflazione. Dopo anni di forti pressioni sui prezzi, molti si aspettavano che le aspettative di inflazione rimanessero ostinatamente elevate. Invece i dati recenti mostrano una chiara tendenza al ribasso: l'inflazione dei prezzi al consumo è diminuita su base mensile, trimestrale e semestrale. Le aspettative di inflazione al consumo negli Stati Uniti per l'anno a venire sono scese al 3% a giugno 2025, in calo rispetto al 3,2% di maggio, il livello più basso degli ultimi cinque mesi. Anche le aspettative di inflazione a tre e cinque anni sono scese leggermente, rispettivamente al 3,0% e al 2,6%.

I costi energetici sono diminuiti significativamente, con i prezzi della benzina in calo del 12% su base annua a maggio e i prezzi del gasolio in calo dell'8,6%. Anche l'inflazione degli immobili, un fattore chiave dell'indice dei prezzi al consumo complessivo, si è attenuata, con il tasso sceso al 3,9% a maggio dal 4% di aprile. Gli aumenti mensili dei prezzi sono stati modesti, con l'indice dei prezzi al consumo in aumento solo dello 0,1% a maggio e le previsioni per giugno indicano un aumento mensile dello 0,23%, mantenendo l'inflazione al livello più basso degli ultimi cinque anni e, secondo Truflation, a un tasso annuo dell'1,7% a giugno.

Il calo generalizzato delle aspettative di inflazione riflette la solidità della catena di approvvigionamento statunitense, un rallentamento dei costi degli immobili e un calo dei prezzi dei prodotti alimentari essenziali.


Il surplus di bilancio di giugno: una sorpresa fiscale

Forse la prova più eclatante della sottovalutazione dell'economia statunitense da parte degli analisti si è avuta a giugno, quando il governo federale ha registrato un surplus di bilancio di oltre $27 miliardi, il primo surplus mensile sin dal 2017. Le previsioni più ottimistiche prevedevano un deficit di oltre $40 miliardi.

Il surplus è stato determinato da due fattori chiave:

• Una forte riduzione della spesa, poiché la spesa pubblica è calata di $187 miliardi a giugno a causa di misure aggressive di riduzione dei costi e di una riduzione delle dimensioni della forza lavoro pubblica.

• I dazi sono saliti a $27 miliardi a giugno, rispetto ai $23 miliardi di maggio e sono più che quadruplicati rispetto all'anno precedente.

Le entrate sono aumentate del 13% rispetto al giugno dell'anno scorso, mentre le spese sono diminuite del 7%.


Tagli alla spesa e contenimento fiscale

La svolta fiscale è stata alimentata anche da una significativa riduzione della spesa discrezionale non destinata alla difesa. La proposta di bilancio 2026 del Presidente Trump ha ridotto le spese non destinate alla difesa di $163 miliardi, pari al 23% rispetto all'anno precedente, portando la spesa al livello più basso sin dal 2017.

Sebbene il deficit federale più ampio rimanga elevato – oltre $1.340 miliardi da inizio anno – è in gran parte un retaggio delle politiche della precedente amministrazione e si prevede un calo significativo entro la fine dell'anno. Il deficit inferiore di maggio, insieme ai consistenti surplus di aprile e giugno e ai tagli alla spesa, ha offerto un respiro positivo e ha messo in discussione la narrazione di una irresponsabilità fiscale incontrollata.


Una lezione di umiltà

Gli eventi del 2025 ci ricordano i rischi delle previsioni economiche keynesiane e l'errore dell'analisi ceteris paribus (a parità di condizioni). Sebbene le sfide permangano, soprattutto per quanto riguarda il debito a lungo termine e il costo degli interessi, l'economia statunitense si è dimostrata ancora una volta più dinamica e adattabile di quanto molti esperti avessero previsto, e l'attenzione dell'amministrazione alla responsabilità fiscale è chiara.

L'aumento delle stime di crescita, il calo delle aspettative di inflazione, il controllo di bilancio e i tagli disciplinati alla spesa evidenziano che le precedenti stime allarmistiche erano motivate da motivazioni ideologiche. La lezione che si può trarre da questa esperienza è quella di affrontare le previsioni economiche con cautela. Le stime keynesiane spesso si rivelano eccessivamente ottimistiche riguardo a crescita e inflazione quando la spesa pubblica aumenta e prevedono pessimismo quando accade il contrario.

L'economia statunitense è più forte ed è probabile che il settore privato cresca più rapidamente poiché i tagli fiscali e la deregolamentazione alleggeriranno gli oneri sugli investimenti e sull'occupazione.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una mancia in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


venerdì 27 giugno 2025

La Tavola Alta

 


di Francesco Simoncelli

(Versione audio dell'articolo disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-tavola-alta)

L'Europa, nel complesso, ha raggiunto il punto di non ritorno: quando il debito diventa impagabile, l'unico modo per liberarsene è quello di cancellarlo... e il modo migliore per farlo nel corso della storia è stato quello tramite una guerra. Ovvero, si vince una guerra, si acquisiscono gli asset del perdente e li si usa come collaterale per emettere nuovo debito nel sistema. Il problema per la cricca di Davos è che hanno fallito nuovamente in Russia, senza contare che quest'ultima è sopravvissuta ad altri attacchi precedenti: Napoleone, i bolscevichi, la Seconda guerra mondiale, la Guerra fredda. Hanno fallito in Cina: quest'ultima infatti ha preso il capitale che veniva estratto dagli Stati Uniti durante gli ultimi 40 anni, gli oligarchi locali hanno mandato al potere Xi e quest'ultimo ha tenuto i mercati dei capitali della nazione chiusi, oltre a far implodere determinate realtà interne che erano un cavallo di Troia (soprattutto nel mercato immobiliare) sotto forma di “investimenti occidentali”. Ecco perché la retorica ufficiale è passata da sostenere la Cina e agevolare, a livello normativo, che “invadesse” i mercati mondiali, al condannarla apertamente come “nemica dell'Occidente”. In questo modo diventa altrettanto impossibile guadagnare abbastanza potere politico per sovvertire il Paese dall'interno. E se ci pensate gli oligarchi russi hanno fatto lo stesso con Putin, visto che la Russia era sul punto di essere trasformata in una pedina con Yeltsin.

La Cina, infatti, sarebbe dovuto essere l'obiettivo successivo dopo la distruzione dall'interno degli Stati Uniti. Tutte le chiacchiere sull'ascesa dei BRICS come nuova superpotenza mondiale avevano tale scopo. Quando una nazione non agisce nel suo miglior interesse facendo cose stupide come hanno fatto gli USA nell'ultimo secolo, come ad esempio la Guerra al terrorismo, l'Obamacare, la spesa incontrollata, ecc. si capisce che non c'è niente di strutturale in ciò; non si tratta solo di corruzione. Certo è che quest'ultima emerge con più forza quando un Paese viene gestito da traditori. Lo Stato profondo americano non è affatto “americano”: è composto principalmente da globalisti transnazionali corrotti dall'interno (così come nella City di Londra, in Europa, a Singapore, a Hong Kong, a Zurigo, ecc.). In sostanza, si tratta di un network di persone le cui radici vanno indietro nella storia fino al vecchio sistema bancario olandese e veneziano. Questa è la cricca di Davos. Per chi ha visto la serie di film su John Wick, potremmo definirla la Tavola Alta.

Il motivo per cui odiano Trump, Putin, Orban, Xi, Georgescu, la Meloni, Fico, la Weidel, la Le Pen e tutti gli altri  “nazionalisti” è esattamente questo. Fino a tre anni fa era solo Trump e Putin, oltre a chi è andato dietro e fornito supporto alla Brexit; adesso si sono moltiplicati includendo anche Erdogan e Mohammed bin Salman in Arabia Saudita. Questa cricca, quindi, deve essere resa inoffensiva (improbabile che venga distrutta del tutto) e farlo significa non agire direttamente. Infatti i loro tentacoli sono ovunque e le relazioni che hanno intessuto sono vecchie di centinaia di anni. Soprattutto le relazioni a livello bancario, anche perché quando muovono i loro capitali non lo fanno tramite stanze di compensazione centralizzate... non lo fanno tramite i mercati regolamentati. Ecco perché, sin da quando è stato approvato il Dodd-Frank Act, ad esempio, il sistema bancario ombra americano è stato potenziato. Si ingessa il mercato regolamentato cosicché chi può permetterselo si rivolge a quello ombra. E ricordate sempre una cosa: i veri banchieri non hanno una pagina su Wikipedia.

Le persone comuni, quindi, non vedono davvero il potere che manipola e manovra, bensì un riflesso di quel potere. Vedono capi di stato, amministratori delegati, o consigli di amministrazione di grandi imprese agire contro i loro migliori interessi o contro i migliori interessi dei loro clienti, senza realizzare che in realtà c'è una forte influenza alle loro spalle affinché agiscano in tal modo. Per avere una prova di quanto scritto qui vi basta ricordare la storia più recente riguardo Facebook e Twitter. Un Zuckerberg o un Dorsey sono semplici tenenti, mentre gli ordini impartiti da uno Schwab sono quelli di un colonnello... ma i generali? Oh, i nomi di quelli rimangono ben nascosti nell'ombra. Molto probabilmente sono noti solo a gente dell'MI6. Comunque il modo di battere questa gente è forzarli fuori dalle ombre. Come? Ingrippando il motore tramite il quale scorrono i loro profitti. Qual è questo motore? Il dollaro e il sistema monetario americano, per essere più precisi l'eurodollaro come ho documentato nel mio ultimo libro Il Grande Default.

Al momento attuale, e per la prima volta nella storia forse, gli Stati Uniti sono davvero una nazione forte e indipendente. Il primo passo era quello di tornare a essere padroni della propria politica monetaria; il secondo quello della politica fiscale. Quello che ancora si fa fatica a capire in certi circoli e a livello generalista è che gli USA non erano affatto padroni della loro valuta finché è esistito il LIBOR. Tale meccanismo impostava il valore del dollaro in tutto il mondo, inclusi gli Stati Uniti stessi. Tutti i debiti della nazione (es. prestiti, carte di credito, mercati dei titoli, ecc.) erano una funzione determinata dal LIBOR. Se quest'ultimo iniziava a segnalare guai anche esterni agli Stati Uniti, la Federal Reserve veniva costretta ad alterare la sua politica monetaria in funzione di ciò che accadeva nel mercato del dollaro offshore.

I lavori iniziali, durante la prima amministrazione Trump, di sostituzione del LIBOR con il SOFR hanno segnato l'avvio di un cambio di passo. Il SOFR, infatti, è un tasso d'interesse di riferimento che si basa su cosa accade quotidianamente nei mercati monetari e dei pronti contro termine inversi americani. E diversamente dal LIBOR, il tasso americano è collateralizzato. Questo significa che se Londra finisce nei guai, non c'è più nessuno che può chiamare per aggiustare il tiro e spostare artificialmente un parametro in modo da coprire i suoi casini; o peggio, spostarlo talmente in alto da forzare la mano della FED quando il Paese invece non ne avrebbe avuto affatto bisogno. Non dimenticate che il sistema dell'eurodollaro è più sottoposto a leva dell'economia di un qualsiasi Paese, questo significa che un cambiamento minimo potrebbe avere effetti dirompenti. Quindi se avesse iniziato a salire velocemente, e di conseguenza anche la domanda di dollari per soddisfare la necessità di servire tutto il debito emesso in precedenza, la catena di guai avrebbe intaccato anche gli USA nonostante non fossero la fonte delle criticità e forzato la mano alla banca centrale americana nel taglio dei tassi (incentivando così l'azzardo morale in patria anche).

Infatti le rate dei mutui, delle carte di credito e di tutti quei debiti contratti dagli americani avrebbe iniziato a salire, costringendo così la FED a tagliare i tassi prim'ancora che i malinvestment del precedente ciclo fossero cancellati. Era così che le recessioni si diffondevano a macchia d'olio e gli USA venivano accusati di tutti i mali economici di questo mondo. Certo, la teoria Austriaca del ciclo economico spiega benissimo queste dinamiche, ma non si occupa di tracciare l'origine di queste distorsioni e così si perde anche la possibilità di capire CHI è da arginare. Per quanto si possa essere d'accordo con lo slogan “End the FED”, si finisce per essere (involontariamente) degli utili idioti al soldo della cricca di Davos dato che continuerebbero a esistere quelle figure che più hanno bisogno di dollari all'estero. Ogni ciclo economico che gli USA hanno sperimentato durante il “regno” dell'eurodollaro è servito a svuotare un po' di più il bacino della ricchezza reale del Paese.

Con l'entrata in pieno vigore del SOFR le cose sono cambiate: Powell, ad esempio, può rialzare di tassi oltre il 5% e l'economia americana non va in crash. L'ha fatto, ad esempio, nel 2023 quando la stampa gridava come una forsennata che così facendo avrebbe condannato l'economia americana... non è successo nulla; continua a farlo adesso nonostante la BCE tagli i tassi... l'economia americana è più forte di quella europea. Chi stava facendo crashare l'economia americana era la Yellen, la fautrice del rollover del debito di questa estate di cui molti analisti stanno lanciando l'allarme ma non ne capiscono a fondo le implicazioni. Gli manca il punto del SOFR e della contrazione dell'offerta di eurodollari, perni da cui viene innalzata la Grande riorganizzazione degli Stati Uniti. A tal proposito la recente approvazione al Senato del GENIUS Act aggiunge ulteriore spazio di manovra al Dipartimento del Tesoro per disinnescare questa bomba a orologeria fiscale (la stessa che sta fornendo margine a Bruxelles e Londra per tenere a galla l'euro tramite la manipolazione del front-end della curva dei rendimenti americana).

A sua volta questo significa che con il drenaggio da parte della FED dell'offerta di dollari offshore, la cricca di Davos è costretta a mettere sul tavolo il proprio di capitale e non più quello rubato altrove. Solo così stanno riuscendo a tenere solvibile l'intero sistema, soprattutto quello europeo. Senza contare che la liquidazione del Canada, con l'elezione di Carney, fa parte della “linea di sopravvivenza” della cricca di Davos. È così che questa gente sopravvive.


RISCRIVERE LA STORIA: IL GENESIS BLOCK

Il passaggio dal LIBOR al SOFR è stato un passaggio fondamentale nel modo in cui il mondo muove tutta la liquidità. Adesso sono gli Stati Uniti a impostare il prezzo del dollaro, internamente ed esternamente, non più gli altri. E il dollaro è ancora la valuta dominante nel mondo, nonostante le chiacchiere ideologiche di analisti indipendenti e stampa finanziaria di parte. La realtà è che le quote di mercato contano; gli accordi contano; i prospetti d'investimento contano; i prospetti dei fondi contano; le assicurazioni hanno regole su quello in cui possono o non possono investire. Tutte queste cose sono assolutamente sensibili al modo in cui scorre il denaro, non alla “logica” di chi vorrebbe che il mondo andasse secondo il suo metro di giudizio.

Di recente sono stato a un'audizione nell'aula lavori della Camera dei Deputati dove ho potuto assistere a una serie di interventi in merito a Bitcoin. Per quanto paradossale possa sembrare, la narrativa riguardo la sua esistenza nel mondo attuale deve essere riscritta in base a quanto accaduto nel 2022. Infatti la sua nascita è avvenuta come forza di opposizione a un dollaro che era stato tradito e non funzionava come strumento per le persone comuni. Bitcoin è stato progettato e costruito in una situazione in cui il dollaro veniva tradito dalle stesse persone che si supponeva dovessero gestirlo. E la sua crescita è stata straordinaria in questo ambiente, soprattutto quando ci sono stati personaggi come Bernanke e la Yellen che hanno lavorato attivamente per distruggere il Paese e, per estensione, il sistema di riserva del dollaro (sebbene questo fosse già morto nel 2009 durante il primo QE e la coordinated central bank policy).

Da quando Powell ha iniziato a rialzare i tassi, quel cartello si è rotto e adesso ci troviamo in una fase di transizione. Nell'attuale contesto Bitcoin ha spazio come collaterale aggiuntivo che non ha rischio di controparte, come l'oro. Gli interventi in quell'audizione ancora danno per scontato che la FED stia lavorando contro il dollaro, i suoi interessi e quelli della nazione; praticamente nessuno si sta chiedendo: cosa succederebbe in un mondo in cui la FED difende sé stessa? La FED ha migliaia di miliardi di dollari in spazio di manovra, oltre alla capacità adesso di manovrare come davvero desidera l'idraulica del dollaro, e potete scommettere che userà Bitcoin per rinforzare il dollaro. Questo è il mondo in cui viviamo, questo è il mondo in cui le decisioni d'investimento devono essere fatte... oggi.

Tutta la narrativa di base riguardo alla solidità di Bitcoin in quanto hard asset è assolutamente vera e quanto scritto sopra non cambia la sua natura sana/onesta. Ciò a sua volta significa non snobbare Tether, perché senza di esso non ci sarebbe liquidità in Bitcoin. Ciò a sua volta significa non snobbare Ripple, perché eroderà il mercato del Forex che la City ancora oggi intermedia al 30% del totale. Questo mi rende un fan di Ripple, ad esempio? No. Questo significa che Ripple, ad esempio, è un progetto della Tavola Alta? Non lo so. So solo quello che accade e che viene portato all'interno di un nuovo sistema finanziario come blocco importante.

Ora mettiamo insieme tutti i pezzi che possono sembrare sparsi a terra. Tether porterà a livello digitale il dollaro “analogico”, raggiungendo gli angoli più sperduti del mondo a prezzi ridicoli. Gli unbanked avranno accesso al mercato più liquido e affidabile della Terra. Inutile dire il potenziale che ha ciò sullo sviluppo tecnologico, industriale e sociale di qualsiasi regione ancora arretrata. Tether rappresenta la tokenizzazione dei titoli di stato americani, visto che nel suo bilancio la parte del leone la fanno questi asset. Questo significa, a sua volta, una domanda crescente e sostenibile del debito americano. Cosa non c'è nelle riserve di Tether? Titoli europei, canadesi, cinesi, ecc. Non solo, ma la credibilità di questo sistema viene puntellata dal collaterale a supporto della natura fiat del dollaro: oro e Bitcoin. Senza rischio di controparte e hard asset per eccellenza, entrambi coprono il debito americano e disincentivano corse agli sportelli. Non solo, ma attraverso il tramite dei titoli di stato americani Bitcoin collateralizza il SOFR. Lo ripeto, diversamente dal LIBOR, il SOFR è un tasso di riferimento collateralizzato.

Integrando di nuovo l'oro nel sistema monetario e introducendo per la prima volta Bitcoin in esso, si riduce la leva nel sistema finanziario. Più la si riduce, più ci si avvicina al proverbiale sound money. Con i mercati con sottostante questi hard asset, la liquidità temporanea e necessaria per “facilitare” gli scambi non sarà più foriera di gravi deformazioni economiche. Non scordiamoci la teoria e il mismatch tra pagamenti e produzione, come ci ha insegnato lo stesso Mises.

Tutti stanno impazzendo per il rilassamento delle regole del Supplemental Leverage Ratio, che ricordiamolo riguarda il collaterale più credibile e liquido al momento ovvero i titoli di stato americani, e “stranamente” la cosa di cui preoccuparsi veramente passa inosservata. Diversamente da quando c'era la Yellen, i titoli americani adesso hanno una maggiore credibilità. Oltre a ciò, rilassare la selva di regole partorite sulla scia del Dodd-Frank Act servirà a contrarre il sistema bancario ombra. Sto parlando dell'allentamento delle regole europee sulla cartolarizzazione degli asset. Non mi sorprende, visto che c'è un coordinamento sulla stampa finanziaria e da parte degli analisti “indipendenti” a far apparire come il malato cronico e incurabile gli Stati Uniti. Balle. Qui davvero devono tremare i polsi, perché dentro questi pacchetti ci può essere di tutto e la situazione economica/finanziaria europea è appesa a un filo. E sono pronto a scommettere che ci finirà anche l'immondizia obbligazionaria ucraina insolvente.


DUE DOLLARI

Infine ci saranno due dollari: uno circolerà all'interno degli Stati Uniti, un altro a livello internazionale. Questo è un concetto ancora difficile da digerire visto che siamo stati cresciuti a vedere un mercato globale per il dollaro e ancora non si riesce pienamente a concepire una divisione dello stesso per diversi mercati. Ovviamente il primo sistema è stato creato dai globalisti per i propri scopi. Ed è per questo che Powell ha detto più di una volta che il biglietto verde potrebbe perdere in futuro il suo status di valuta di riserva ad appannaggio di altro. Questo è uno scenario che si verificherà nel momento in cui il DXY schizza in alto e i debiti esteri denominati in dollari costringeranno le altre nazioni a scegliere qualcos'altro per onorarli (un po' come stava per succedere alla vigilia degli Accordi del Plaza). Fino a quel momento, però, la domanda di denaro si concentrerà su quell'asset più liquido e commerciabile: il dollaro. Agli USA non interessa, visto che il loro scopo adesso non è più essere i prestatori di ultima istanza del mondo, bensì rimettere a posto le cose in patria.

Molto probabilmente le grandi banche americane emetteranno le proprie stablecoin, andando progressivamente a mettere da parte la necessità di un sistema bancario centrale. Questo a sua volta risolverà il problema di un honeypot possibile da catturare e far ripiombare la nazione in un nuovo incubo come quello in cui i globalisti avevano il comando. Se poi da qui si arriverà alla eliminazione dell'imposta sul reddito, allora il film sarà riavvolto abbastanza da far ripartire le cose laddove si erano lasciate: il punto storico quando ancora la sostenibilità era una virtù. L'imposizione di dazi va in quella direzione...

La circolazione di un dollaro interno, compensato attraverso il sistema Federal Reserve regionale, e di uno esterno, ovvero Tether, rappresenta in sostanza l'erezione di un barriera contro i contraccolpi della recessione globale che ancora attanaglia le principali economie del mondo sin dal 2008. Quelli che stanno implementando gli USA non sono altro che controlli di capitali soft.

Ecco perché le altre nazioni del mondo stanno alzando un polverone nei confronti dei dazi e del bilanciamento degli squilibri commerciali a svantaggio degli Stati Uniti. Perché hanno riscoperto la teoria economica solida? No, usano gli utili idioti che la sventolano per portare acqua al loro mulino. Prendiamo ad esempio il Canada. Quest'ultimo ha un surplus commerciale tale che gli permette di incassare $10 miliardi al mese e questi sono dollari che possono essere sottoposti a leva nel mercato dell'eurodollaro. Non un granché, ma per il momento sufficienti a rallentare il processo. Per la cricca di Davos qualunque fonte, per quanto esigua di dollari, va bene per cercare di sopravvivere alla prova di forza imposta da Washington. La sua strategia attualmente è quella di aprire quanti più fronti possibili, uno di questi è quello fiscale con l'opposizione alla Big Beautiful Bill, e impantanare in essi l'amministrazione Trump affinché non concluda nulla; il passo successivo è rubare le elezioni di medio termine e sabotarla definitivamente. Di conseguenza la chiusura di questi fronti è importante, tergiversare non è affatto un'opzione. Da qui la necessità di fare dell'Iran un esempio.

E sulla scia di ciò l'Europa pare aver recepito il messaggio.

La parte ironica di tutta questa storia è che la Tavola Alta non userà hard asset come strategia per replicare. Non li vogliono affatto. Il loro “modello di business” è quello di rivendere la vita dei suoi sottoposti a una manciata di spiccioli rispetto a quanto esige in termini monetari, temporali ed energetici.


IL GUINZAGLIO FINANZIARIO

La Tavola Alta non vuole hard asset a copertura delle società che parassita perché ciò significherebbe mettere fine al modo in cui conduce i propri affari. Il suo scopo non è costruire, creare affidabilità e credibilità; il suo scopo è consumare per i propri scopi a scapito dell'ospite malcapitato. Come ha scritto E. M. Burlingame in un suo articolo d'opinione, si tratta di “un attacco sistematico alla sovranità economica di una nazione [...]. Questo ciclo ha rovesciato imperi e ha quasi posto fine agli stati moderni”. Potremmo immaginarlo come un guinzaglio che man mano viene stretto fino a far esplodere la testa del malcapitato. Secondo l'articolo citato, possiamo identificare sette fasi in cui ciò accade:

  1. Infiltrazione e influenza: i globalisti si insinuano nella leadership di un Paese, fingendosi consiglieri o alleati.
  2. Intrappolamento col debito: erogano prestiti insostenibili, bloccando le nazioni in cicli di rimborso.
  3. Identificazione degli asset: risorse preziose come terreni, industrie, basi imponibili e infrastrutture vengono prese di mira.
  4. Destabilizzazione economica: i mercati vengono manipolati per aggravare le crisi.
  5. Scambi debito-attivi: i beni vengono sequestrati in cambio di una riduzione del debito.
  6. Estrazione e sfruttamento: la ricchezza viene prosciugata attraverso l'estrazione di profitti.
  7. Abbandono e collasso: la nazione è distrutta, le sue ricchezze perdute. 

Negli Stati Uniti si è arrivati alla fase tra 6 e 7. Il Canada allo stesso livello. In Cina era stato avviato lo stesso processo fino a quando gli oligarchi della nazione non hanno eletto Xi. In Russia era stato avviato lo stesso processo fino a quando gli oligarchi della nazione non hanno eletto Putin. Negli USA è successa la stessa cosa con le ultime elezioni: Trump è stato messo lì dagli oligarchi della nazione, ovvero Dipartimento della difesa, industria tecnologica e Wall Street. Da questo punto di vista tutte queste nazioni sono un esempio e una volta che l'esempio viene portato a livelli mondiali tutti vogliono togliersi questo guinzaglio. Ed è anche per questo che la mia ipotesi è che USA-Cina-Russia creeranno un circuiti commerciale per ridimensionare l'Europa e i colonialisti europei. In questo modo è possibile capire come mai, oltre a voler eradicare la privacy entro il 2027 e introdurre un euro digitale scoperto, sul suolo europeo è stato bandito uno strumento come Tether.

La capitalizzazione di mercato di Tether è un potente strumento, ora in mano alla Federal Reserve, per digitalizzare l'analogico e coprirlo con hard asset (oro e Bitcoin). Tutte le altre stablecoin sono state giustiziate perché, come ho descritto nel Capitolo 16 del mio ultimo libro, Il Grande Default, revisionando la storia di FTX, erano un rubinetto per portare dollari all'estero. La BCE non potrà mai percorrere un percorso del genere, dato che il suo obiettivo è distruggere tutto il debito del continente. Il suo obiettivo è convogliare le banche centrali nazionali sotto la sua unica egida, far collassare tutto il vecchio debito, emetterlo di nuovo sotto forma di perpetual debt, ripulire i bilanci e implementare l'integrazione fiscale. Questo è il piano della Tavola Alta per l'Europa e il Regno Unito: far confluire tutte le vecchie banche nazionali del continente nella BCE e renderla la banca centrale della Commissione europea. In sostanza, farla diventare come la Federal Reserve visto che attualmente sono due cose diverse dato che operano in base a parametri operativi differenti.

Per farlo c'è bisogno di un'autorità singola che impone tasse e spende. Ecco perché Macron vuole un esercito europeo; ecco perché continuano a emettere obbligazioni tramite la Commissione europea (dapprima per il cambiamento climatico, poi le obbligazioni SURE durante la pandemia, poi le obbligazioni SURE per la guerra in Ucraina). Hanno provato qualsiasi cosa immaginabile, ma il mercato continua a respingere tutti i tentativi. Questo, in realtà, significa che chiunque sia dietro Trump sa come battere queste persone.

La geopolitica, la politica nazionale, i mercati finanziari sono guidati tutti dalla stessa storia: la vera guerra non è (ancora) cinetica, bensì finanziaria. Se l'amministrazione Trump dovesse perdere la guerra finanziaria, allora essa diventerebbe cinetica perché è l'unica altra opzione.


CONCLUSIONE

La Scuola Austriaca è ottima per un'analisi approfondita della radice dei problemi economici. Ciò a sia volta significa un ampliamento delle prospettive: il modo in cui opera la FED nel contesto di ciò che sappiamo e abbiamo scoperto riguardo l'eurodollaro. Alla fine tutti rispondono agli incentivi, anche la “malvagia” FED. Cosa succede quando quest'ultima deve affrontare una minaccia esistenziale? Non sto parlando del crack-up boom, ma della guerra contro la City di Londra e la cricca di Davos. Privarsi di questo strumento significa far vincere l'avversario a tavolino. Perché, vedete, esiste di fatto il valore soggettivo ed è indubbio. Al contempo, l'interconnessione dei vari valori soggettivi va a formare una realtà oggettiva che non si può discutere, bensì osservare. Le proprie prescrizioni lasciano il tempo che trovano e invece si deve agire nel proprio miglior interesse in base agli input che riceviamo. Ovviamente si tratta di figure, quelle istituzionali, che non sono affatto schierate per il “bene” della popolazione; non esistono buoni o cattivi, ma solo una variegata scala di grigi. Scegliere una parte e quindi migliorare la propria posizione, in questa strana coincidenza storica di interessi tra FED e investitori/risparmiatori/gente comune, non significa abiurare i principi e la teoria. Significa semplicemente non voler finire dalla padella alla brace, cosa che accadrebbe se venisse rimossa dall'equazione la FED e la Banca d'Inghilterra/BCE avessero campo libero. Soprattutto, poi, quando si realizza che gli USA sono un esempio virtuoso attualmente nel mondo intero e che l'indipendenza dalla Corona inglese è avvenuta solo di recente. Per quanto potesse essere un indipendenza politica formale, non lo è mai stato dal punto di vista finanziario; ecco perché il passaggio dal LIBOR al SOFR è qualcosa di epico e spartiacque. Cosa succede quando non sono più i globalisti al controllo della banca centrale più potente del mondo bensì un gruppo, diciamo, di “patrioti” che pensa principalmente ai propri interessi e quelli della nazione in cui vivono?

Quando Powell ha ripetuto, in diverse occasioni, che in futuro ci sarebbe stato spazio per più di una valuta di riserva mondiale stava implicitamente suggerendo il corso d'azione che sarebbe stato intrapreso negli USA per proteggere il dollaro. Attualmente il biglietto verde possiede tutti e tre gli aspetti di una valuta che viene usata internazionalmente e che è sottoposta, quindi, al Dilemma di Triffin: unità di conto, mezzo di scambio, riserva di valore. L'unità di conto può rimanere, perché è quella caratteristica che conta di meno in questo caso. Per quanto riguarda il mezzo di scambio, invece, la digitalizzazione sta portando alla ribalta una serie di soluzioni che permettono la diversificazione. Non c'è bisogno di una singola valuta per evitare i costi del Forex intermediati dalla City di Londra. Per il settlement ormai, con la rivoluzione Bitcoin, non c'è bisogno che sia una cosa sola. Ciò che conta è che i costi si stiano riducendo e che si possa evitare di pagare il pedaggio agli intermediari. Quest'ultimo aspetto è quello critico, perché i proventi da esso vengono trasformati in potere politico.

L'emancipazione dalla Tavola Alta può passare esclusivamente da questa via: abbandonare il vecchio sistema e dominare il proprio. È una questione di sopravvivenza non di bontà d'animo o benevolenza nei confronti della popolazione. E questa coincidenza di obiettivi può e dovrebbe essere capitalizzata.

Sopravvivere e pensare alla propria “salute” significa anche rinunciare a parti del vecchio sistema che avevano reso (artificialmente) dominante gli USA sui mercati. Non farlo significa far materializzare tutte quelle voci che vogliono concorrenti spuntare in ogni angolo del mondo e sottrarre lo scettro di punto di riferimento finanziario agli Stati Uniti. Possono farlo, e forse un giorno sarà così, ma ciò che vediamo sui mercati è una “ri-dollarizzazione” e l'uso diffuso di un asset liquido e ancora credibile. La volontà di ripulire la propria casa fiscale/monetaria da parte dello Zio Sam avvalorerà ancora di più la scelta di selezionare il dollaro per le transazioni internazionali, anche senza imposizioni di sorta. C'è poco da girarci intorno: i mercati monetari americani sono i migliori al mondo. Nessuno dice che sarà un cammino liscio e senza ostacoli, ma non ci sono altre opzioni. Rispetto a una cricca di Davos che odia visceralmente le persone e il loro individualismo, meglio gente come quella dei NY Boys che sono sostanzialmente indifferenti alle persone comuni e perseguono i propri interessi.

Il loro interesse principale adesso è duplice: aggiustare il flusso di cassa della nazione (troppe spese) e il problema delle passività (soprattutto quelle non finanziate). Il primo problema si risolve tagliando la spesa, agevolando la crescita del settore privato tagliando le tasse e limitando la fuoriuscita di dollari all'estero tramite i dazi. A causa delle politiche ambientali, poi, molti asset americani sono valutati 0 sul bilancio della nazione. Una volta contabilizzati il debito americano apparirà molto più sostenibile. Questo accoppiato, inoltre, con una Federal Reserve che continua a ridurre il ritmo della stampa di denaro.

Il mio esercizio su questo blog è quello di individuare le cause alla radice dei mali economici e qual è quella cosa che si può cambiare di più per migliorare il mondo nel breve, medio e lungo termine. Chi è il nemico più vicino? Quali sono i suoi punti di forza e debolezza? Come neutralizzarli? Abbiamo capito ormai che si tratta di Londra e Bruxelles. I tre passi per togliere loro potere sono:

  1. Accesso precluso al denaro pubblico: niente più soldi delle tasse per far pagare tutti i conti agli americani;
  2. Accesso precluso al denaro privato: raid ai proventi dei cartelli e delle ONG, cosa che ad esempio ha scatenato le rivolte a Los Angeles;
  3. Prosciugare la loro ricchezza: si tratta dei fondi rubati nel corso dei secoli e stipati in banche di cui nessuno ha mai sentito parlare.

Per quanto le soluzioni non siano perfette per i punti 1 e 2, l'amministrazione Trump sta facendo un buon lavoro. Il punto cruciale è il terzo: come si fa affinché mettano in gioco i loro di soldi? Come si fa a far percepire loro dolore economico in prima persona? Si rende altamente costoso il loro accesso al capitale e si tagliano le fonti di approvvigionamento al collaterale. In questo modo devono per forza rivolgersi ai loro di fondi per mandare avanti le guerre che vogliono. Come si batte un nemico che ha più armi, più potere e più denaro di voi? Lo si manda in rovina. Come lo si manda in rovina senza che esso se ne accorga? Gli si fa pensare che può vincere e lo si impantana nella fallacia dei costi irrecuperabili. Un esempio “sul campo” riguardo questa tattica è la strategia russa nel non voler far saltare in aria nemmeno uno dei venti ponti sul fiume Dnieper. La NATO ha continuato quindi a rifornire l'Ucraina, convincendosi che avrebbe potuto battere la Russia (l'unico distrutto a Kherson era stato precedentemente danneggiato severamente dagli stessi ucraini).

Lo stesso sta accadendo in Europa dove è stata costruita una camera di risonanza dove gli utili idioti elogiano l'UE senza rendersi conto che vengono privati della loro ricchezza per mantenere vivo un colosso dai piedi d'argilla. Quando poi la cricca di Davos dovrà mettere in campo i propri di fondi, perché “i soldi degli altri” finiscono sempre (soprattutto ora con la contrazione dell'offerta di eurodollari e la LBMA che vede sanguinare le proprie riserve d'oro), allora quello sarà il momento esatto dove attaccare in forze per sottrarli. E sulla faccia della Terra ci sono solo pochissime istituzioni in grado di fare una cosa del genere: la Federal Reserve è una di queste.

Ciò che vedremo in futuro sarà un suo ritorno a quello che era prima degli anni '30, effetto anticipato dalla regionalizzazione dei tassi d'interesse e del costo del capitale. Essa sarà il prestatore di ultima istanza per il mercato domestico e per quello delle stablecoin basate sul dollaro; imposterà il valore del dollaro per i mercati internazionali, decidendone il valore per chiunque sarà costretto a bussare alla sua porta.


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.