mercoledì 31 luglio 2019

Una “No Deal” Brexit potrebbe essere un'opportunità d'oro





di Tom Colsy


Gli ultimi tre anni hanno visto l'ex-gigante industriale e la superpotenza coloniale della Gran Bretagna paralizzata da divisioni e posizioni politiche partigiane, il tutto riguardo ad un problema noto che sembra non voler risolversi: la Brexit. Quale sarà il suo retaggio economico?

Il panico per uno scenario "No-deal" con l'Unione Europea (UE) ha portato i commentatori, i politici ed il pubblico a credere che la Brexit possa comportare solo catastrofe economica e isolazionismo, ma potrebbe non essere affatto così.

Mentre la paralisi politica attanaglia il parlamento di Westminster, tutte le opzioni sono oggetto di discussioni. Nonostante suddetto panico, alcuni concetti piuttosto interessanti e ambiziosi stanno guadagnando terreno e potrebbero vedere la Gran Bretagna diventare una nazione molto più estroversa, prospera e dedita al libero scambio di quanto non sia stata negli ultimi 46 anni.

Uno, in particolare, potrebbe scuotere l'attuale stato della geopolitica del XXI secolo, accogliendo al contempo una nuova era di cooperazione e accordi liberal-internazionalisti tra nazioni sovrane. Con tali prospettive future promettenti per i liberali e gli inglesi in generale, la paura potrebbe rivelarsi tutt'altro che giustificata. Ecco perché.



Come stanno le cose per la Gran Bretagna?

Dato che la nazione ha già mancato una scadenza per lasciare l'UE e si sta affrettando verso una seconda (31 ottobre di quest'anno), è diventato chiaro che dovranno essere presentati piani concreti per la politica economica. Il partito conservatore al potere si è concentrato su alcune idee politiche ambiziose e intelligenti. La Gran Bretagna potrebbe avere un futuro economico molto luminoso e prospero se queste proposte dovessero mai realizzarsi.

Boris Johnson, che è diventato il primo ministro del Regno Unito, sostiene piani per zone esenti da imposte in stile Singapore in tutto il Paese. Nel frattempo il segretario britannico per il commercio internazionale, Liam Fox, ha discusso di ridurre a zero tutti i dazi sulle importazioni in caso di una "No-deal" Brexit.

Allo stesso tempo, con il ruolo di "Segretario della Brexit", la stella nascente Dominic Raab ha dato molto peso a ridurre le imposte sulle società nel caso in cui la Gran Bretagna e l'Unione Europea non saranno in grado di raggiungere un accordo. Quindi le idee giuste vengono discusse con un certo ottimismo. La Gran Bretagna potrebbe davvero tornare ad essere un brillante esempio di economia laissez faire, se i politici restano fedeli alla loro parola e nei prossimi mesi tenteranno seriamente di ristrutturare un modello economico ambizioso (e in definitiva più libero) al di fuori di quello opprimente dell'UE.

Una possibile opzione significherebbe che la nazione insulare si allontanerebbe dall'Europa verso alcune nazioni anglofone del Commonwealth ed ex-colonie. Parlo, ovviamente, della proposta CANZUK che vedrebbe unirsi Canada, Australia, Nuova Zelanda e Regno Unito sulla base di accordi volontari di libero scambio e movimenti multilaterali, formando un blocco che avrebbe il terzo PIL nominale più grande al mondo.



La proposta di libera circolazione

Ciò che rende unico il CANZUK è quanto sia praticabile e ben studiato a tutti i livelli. A differenza dell'UE, il raggruppamento non sarebbe consolidato attraverso trattati impositivi intrisi di spiacevoli note a piè di pagina che delegano il potere politico ad un'istituzione burocratica. La libera circolazione aiuterebbe a soddisfare le richieste del mercato del lavoro in tutti i Paesi, ma ciò sarebbe vietato a coloro che hanno precedenti penali gravi.

Tutto ciò su cui l'UE ha sbagliato, soprattutto quando ha formato sindacati con una finzione liberal-internazionalista, le proposte del CANZUK potrebbero aver successo. Esse spiegano gli atteggiamenti sociali ed i pericoli di diventare impositivi, erodendo la sovranità nazionale. La libera circolazione all'interno dell'Unione Europea è stata ampiamente abusata dalla popolazione domestica ed è parte del motivo per cui la Gran Bretagna ora vuole lasciare l'UE. Ciononostante la popolazione stessa favorisce tale principio tra le nazioni del CANZUK.

Forse una ragione è che mentre le nazioni sono estremamente vicine dal punto di vista culturale, sono anche simili dal punto di vista socio-economico. Nonostante le loro distanze, questi stati sembrano gemelli separati alla nascita (ovviamente condividono lo stesso monarca).



Ciò risulta evidente quando si nota che i loro dati sul PIL pro-capite sono tutti compresi tra $37.100 (Nuova Zelanda) e $48.800 (Australia). Nessuno ha un'aspettativa di vita inferiore all'80,7 e tutti hanno tassi di disoccupazione estremamente bassi che sono ben al di sotto del 10%. Per tale motivo è molto bassa la possibilità di una migrazione di massa oltre i confini che vada a saturare il mercato del lavoro poco qualificato in uno dei Paesi.



La Trans-Tasman Travel Partnership

L'area di libera circolazione si baserebbe su un accordo già concluso tra la Nuova Zelanda e l'Australia: il Trans-Tasman Travel Partnership (abbreviato in TTTP).

Ciò concede ai cittadini di entrambi i Paesi lo status di categoria speciale e possono viaggiare avanti e indietri nei CANZUK con visti temporanei che vengono automaticamente concessi con il loro passaporto e registrati elettronicamente. Possono attraversare i confini senza mai dover compilare moduli amministrativi. Ciò a condizione che l'altra nazione attui lo stesso tipo di processo, il che consente un grado unico di flessibilità politica.

Le persone coinvolte in gravi attività criminali, o quelle che il ministro incaricato della supervisione dell'immigrazione ritiene possano essere una minaccia o un rischio per la sicurezza pubblica, non godranno dei diritti alla libera circolazione. Si tratta di un'importante restrizione che probabilmente sosterrà il consenso negli anni.

L'area di libero scambio verrebbe inoltre modellata su un accordo esistente tra le due nazioni dell'emisfero australe: l'accordo Closer Economic Relations (CER). CANZUK International, l'organizzazione alla guida di questo movimento, guidata dal CEO e fondatore James Skinner a Vancouver, afferma che potrebbe essere facilmente negoziato l'ingresso della Gran Bretagna e del Canada nell'accordo e favorirebbe la crescita di ciascuno dei soggetti coinvolti.

Una petizione per il modello da emanare sta guadagnando slancio e ha raccolto quasi 275.000 firme, accanto alle loro pagine Twitter e Facebook. Nel frattempo i politici stanno iniziando a dare peso all'idea: personaggi del Partito conservatore come Daniel Hannan, Owen Paterson e Julian Brazier hanno apertamente sostenuto il CANZUK, mentre l'ex-capo di stato australiano, Tony Abbott, ha di recente auspicato un movimento più libero tra il suo Paese e il Regno Unito.

Il resto del mondo dovrebbe guardare da vicino e con interesse lo sviluppo di questo progetto. La fusione tra Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda potrebbe essere un esempio di come la cooperazione internazionale sarà condotta in futuro: attraverso strutture flessibili, liberali e ben ponderate, mediando sufficientemente il confine tra sovranità nazionale ed unione economica. È un concetto promettente e positivo che tutti i liberali economici dovrebbero appoggiare.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


martedì 30 luglio 2019

Lagarde, la BCE e la prossima crisi





di Daniel Lacalle


La nomina della Christine Lagarde a presidente della BCE è stata accolta con euforia dai mercati finanziari. Questa reazione dovrebbe essere un segnale di avvertimento, perché quando asset rischiosi si librano in aria nel mezzo di un'enorme bolla a causa di una semplice nomina alla banca centrale, l'ente di vigilanza dovrebbe preoccuparsi.

La Lagarde è un avvocato, non un economista, ma il mercato probabilmente pensa che la Banca Centrale Europea diventerà ancora più accomodante. La Lagarde, ad esempio, è una forte sostenitrice dei tassi negativi.

Lagarde e il vicepresidente De Guindos hanno avvertito della necessità di attuare misure per evitare una possibile crisi finanziaria, proponendo diversi meccanismi per mitigare gli shock creati dall'eccesso di rischio. Entrambi hanno ragione, ma la ricerca di meccanismi che funzionino da ammortizzatori rischia di essere sterile quando è la politica monetaria ad incoraggiare l'eccesso. Quando la banca centrale risolve una crisi finanziaria assorbendo il rischio in eccesso che si era assunto in prima istanza il mercato, non lo riduce, la maschera solamente.

I supervisori ignorano l'effetto dell'accumulo del rischio, perché lo percepiscono come un danno collaterale necessario alla ripresa. Il rischio si accumula precisamente perché viene incoraggiato.

Draghi ha affermato che la politica monetaria non è lo strumento corretto per affrontare gli squilibri finanziari e che dovrebbero essere utilizzati strumenti macroprudenziali. Tuttavia è la politica monetaria stesa a causare tali squilibri quando una misura straordinaria, condizionale e limitata diventa invece eterna e incondizionata.

Quando la politica monetaria maschera e incoraggia il rischio, le misure macroprudenziali sono del tutto inefficaci. Non esiste una misura macroprudenziale che attenui il rischio creato dai tassi negativi e da quasi tremila miliardi di acquisti di asset. Più della metà del debito europeo ha rendimenti negativi e la BCE deve continuare a riacquistare il debito in scadenza, ad iniettare liquidità e persino annunciare un nuovo programma di quantitative easing di fronte alla mancanza di domanda sufficiente nel mercato secondario per suddette obbligazioni a rendimento negativo. Questa è una bolla.

Il rischio si accumula lentamente e scoppia istantaneamente. Questo è ciò che i pianificatori centrali non sembrano voler capire e il motivo per cui gli stress test e le misure macroprudenziali falliscono nonostante gli stimoli monetari. Perché partono da una base fallace: Ceteris paribus e che gli squilibri già accumulati sono gestibili.

Quando la maggior parte dei Paesi dell'Eurozona si finanzia a tassi negativi per un periodo che va dai sette ai dieci anni, non vi è alcun motivo per mantenere in piedi gli stimoli attuali.

I pianificatori centrali possono dire che i rendimenti obbligazionari sono bassi a causa della domanda del mercato, ma quando la banca centrale distorce il mercato iniettando nuovo denaro, riacquistando i titoli in scadenza e annunciando più stimoli monetari, l'effetto placebo nell'economia reale è impercettibile e il rischio negli asset finanziari diventa enorme. L'enorme iniezione di liquidità finisce in altri asset di rischio facendone diminuire i rendimenti.

L'Eurozona è in stasi da diversi mesi, con molti indicatori anticipatori in peggioramento, e non è dovuto alla mancanza di stimoli, ma ad un loro eccesso.
  1. Il 64% del debito sovrano della zona Euro ha rendimenti negativi. Cinquemila miliardi di euro. Completamente ingiustificato guardando a solvibilità, liquidità, o rapporti di crescita.

  2. Le obbligazioni spazzatura hanno raggiunto il rendimento più basso da trenta anni a questa parte, mentre le agenzie di rating avvertono che i coefficienti di solvibilità e liquidità non sono migliorati. La BRI ha messo in guardia dall'aumento delle società zombi, eternamente rifinanziate a tassi bassi pur non essendo in grado di coprire le loro spese per interessi con profitto operativo. Nel frattempo le aziende sull'orlo del fallimento si rifinanziano a tassi del 3,5-4%.

  3. I multipli pagati per le infrastrutture sono aumentati in poco più di mezzo decennio e ora nessuno è sorpreso di vedere 19 volte l'EBITDA pagato per asset alimentati da tassi bassi e debito a basso costo.

  4. La liquidità in eccesso ha raggiunto €1.200 miliardi. Si è moltiplicata per sette volte dal lancio del programma di riacquisto.

  5. Secondo Standard & Poor's il debito delle società non finanziarie dell'area Euro rimane superiore al 78% del PIL, al di sopra del picco del ciclo del quarto trimestre del 2008.

Molti dicono che non è ancora successo nulla, anche se questa affermazione è più che discutibile visti i fallimenti delle entità finanziarie e l'aumento delle aziende zombi. Tuttavia il fatto che non ci sia stata ancora una crisi finanziaria non significa che la bolla non sia stata gonfiata. E quando questa bolla la ritroviamo in più asset contemporaneamente, non esistono misure macroprudenziali per coprire il rischio.

Il problema dei pianificatori centrali è quello della diagnosi. Pensano che se il credito non cresce tanto quanto pensano che dovrebbe crescere e gli investimenti e la crescita non sono quelli che hanno stimato, è perché sono necessari più stimoli. Molti ignorano l'effetto della sovraccapacità, dell'eccesso di debito e della demografia mentre assistono al più grande trasferimento di ricchezza dai risparmiatori e dall'economia produttiva agli indebitati.

Sarebbe molto più efficace parlare di prudenza e misure di analisi del rischio se la cattiva allocazione del capitale non fosse incoraggiata dalla politica stessa. Dobbiamo essere consapevoli che tassi più bassi e maggiore liquidità non miglioreranno l'economia, ma potrebbero generare un pericoloso effetto boomerang sugli asset di rischio.

La Lagarde affronta due difficili opzioni. Da un lato, continuare con i tassi negativi e le iniezioni di liquidità che non fanno altro che perpetrare la sovraccapacità, facendo sì che i governi evitino riforme strutturali e creando un'economia stagnante. Dall'altro lato, normalizzare la politica monetaria farà emergere l'insostenibilità dei rendimenti artificialmente bassi del debito sovrano. Bisogna affrontare la realtà: l'Eurozona non ha bisogno di maggiori stimoli monetari o spese pubbliche, ha bisogno di meno interventismo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


lunedì 29 luglio 2019

Una balena sta accumulando futures sull'argento





di Alasdair Macleod


Il recente andamento dei prezzi dell'argento è stato deludente. Di norma è quasi il doppio più volatile dell'oro, quindi quando il prezzo dell'oro sale dell'11%, come lo scorso dicembre, ci si aspetta che l'argento salga di circa il 20%. Invece è sceso...

Quando analizziamo i resoconti settimanali del Commitment of Traders riguardanti i futures del Comex, scopriamo qualcosa di davvero strano. I quattro maggiori trader, normalmente bullion bank o grandi produttori che coprono la produzione futura, si posizionano quasi sempre short rispetto agli speculatori che sono long. Più speculatori sono rialzisti, più gli shortisti si lasciano trasportare dai quattro grandi. Allo stesso modo vanno long solo quando gli speculatori sono estremamente ribassisti. Non ora, come mostra il seguente grafico sulle posizioni nette dei quattro grandi trader.


Il numero di contratti palesemente long o short viene calcolato dai rapporti di concentrazione nelle relazioni settimanali del COT. La posizione long è ai massimi livelli, un movimento iniziato a marzo 2017, contrassegnato dalla freccia.

Per quanto riguarda i rapporti di concentrazione, le note esplicative della CFTC indicano quanto segue:
Il rapporto mostra le percentuali dell'open interest detenute dai grandi quattro trader, indipendentemente dal fatto che siano classificati come commerciali o non commerciali. I rapporti di concentrazione sono indicati con le posizioni dei trader calcolate su base lorda long e short e su base netta long o short. I rapporti "posizione netta" vengono calcolati dopo aver compensato le posizioni long e short di ciascun trader. Un operatore commerciale con posizioni long e short relativamente grandi in un singolo mercato può ricadere sia nelle categorie lorde long che in quelle lorde short, ma probabilmente non sarà incluso tra i quattro grandi su base netta.

Le posizioni lorde comprendono i contratti straddle e gli swap tra i vari futures dell'argento e non ci interessano più di tanto. Sono i rapporti delle posizioni nette che ci interessano. Il Grafico 1 qui sopra ci mostra una delle quattro maggiori posizioni nette dei trader calcolate su questa base.

Si scopre che, come ci si aspetterebbe quando l'oro è ipercomprato, le posizioni degli altri trader successivi ai quattro grandi sopraccitati, sono short nei confronti dell'argento per 40.305 contratti. Questi altri trader vedono che i prezzi si sono a malapena spostati e gli speculatori sono solo moderatamente long. Nonostante le loro posizioni short individuali, non si rendono conto di poter diventare vittime di un brutto short squeeze.

Sembrano beatamente inconsapevoli di essere short nei confronti di un gigantesco compratore che si trova proprio tra le loro fila. È certamente possibile che nessuno abbia redatto l'analisi spiegata in questo articolo, perché analisti e trader raramente osservano i dati sulla concentrazione. Inoltre la correlazione delle posizioni tra i quattro grandi ed i successivi quattro sono scorrelate da un po' di tempo, come mostra il Grafico 2, cosa che forse incoraggia anche l'autocompiacimento.


Torneremo su quel punto più tardi. Tuttavia è solo di recente che le posizioni short nette dei secondi quattro grandi trader hanno superato quelli dei primi quattro, e ora vediamo che questi ultimi sono long da record, mentre gli altri sono short da record.

Questa è la prima volta che succede una cosa del genere. Sembra improbabile che in circostanze normali uno dei otto trader più grandi possa avere una posizione commerciale diametralmente opposta agli altri sette. Il Comex non funziona così, costituito da raggruppamenti distinti: produttori e trader che coprono le loro consegne future, bullion bank che agiscono come market-maker e speculatori che si assumono il rischio di prezzo andando long. Tutti tendono ad attenersi alle loro motivazioni di gruppo.

Date queste distinzioni, possiamo escludere una collaborazione tra più di un grande trader. Se due o più trader di grandi dimensioni fossero coinvolti, sarebbe cosa nota agli addetti ai lavori e gli altri grandi operatori economici non rischierebbero di andare short.

Pertanto è probabile che si tratti di una sola posizione long, molto più consistente di quanto indicato nei grafici sopra riportati. Possiamo solo ipotizzare le sue dimensioni, ma se supponiamo che gli altri tre trader più grandi sono in sintonia con gli altri, la nostra balena è davvero molto molto long. Tale posizione è stata avviata probabilmente a marzo 2017, quando collettivamente i quattro trader più grandi erano short netti con 39.215 contratti. Questa cifra è contrassegnata dalla freccia nel Grafico 1, in cui il trend ha iniziato ad invertirsi. Se consideriamo il nostro punto di partenza, possiamo vedere che dal 2 luglio (i dati COT più recenti) lo swing è di circa 50.000 contratti. Questa è un'indicazione della posizione long della balena, che rappresenta oltre il 20% dell'open interest dell'argento. Poiché ogni contratto è di 5.000 once, rappresenta ben 7.775 tonnellate, pari al 28% della produzione globale del 2018 (27.550 tonnellate).

Nel contesto del mercato dei futures dell'argento stiamo parlando di una cifra enorme, ma sembra improbabile che si tratti di un tentativo di marginalizzare il mercato dell'argento, perché i caveau registrati del Comex hanno circa 9.500 tonnellate di lingotti d'argento e i caveau del LBMA a fine marzo ne avevano 36.195 tonnellate. In altre parole, c'è 1,66 volte l'offerta annuale in questi due caveau, quindi qualcuno che tenta di ripetere la vicenda Bunker-Hunt del 1979 ha una bella scalata da fare, in particolare quando un tale tentativo potrebbe essere sventato dai regolatori.

Possiamo anche escludere un grande speculatore che ha scommesso sull'argento. Uno sguardo alla posizione netta della categoria Managed Money ci dice che la nostra balena non c'è. Una balena di queste dimensioni non appare neanche nella categoria Non-Reportable.

Andando per esclusione, sembra un'entità commerciale che utilizza l'argento per scopi di produzione ed è un compratore continuo del metallo. Avrebbe senso che un tale acquirente desiderasse coprirsi contro gli aumenti dei prezzi futuri andando long sui futures. Stando così le cose, è un colosso e questo porta ad una conclusione: è probabilmente la Banca Popolare Cinese, l'istituzione statale incaricata di gestire tutta la distribuzione d'argento della Cina. Ma prima di indicarlo con relativa certezza, abbiamo bisogno di più prove.



Perché la scia delle prove porta in Cina

Nel 2012 ero ad una conferenza a New York, il cui focus era proprio sull'argento, nella speranza di attrarre investitori. Posi loro una semplice domanda: come avevano spedito fuori il loro argento, chi li aveva pagati e quando?

Il motivo per cui posi questa domanda scaturiva dalle chiacchiere intorno a JP Morgan che la raffiguravano come manipolatore del mercato dei futures sull'argento. Non c'erano dubbi che il mercato dell'argento fosse aperto alla manipolazione da parte delle grandi banche e JPMorgan era decisamente una forza importante nel mercato dell'argento. Non prendendo sul serio tali accuse, il Comex e il CFTC davano l'impressione di essere collusi con JPMorgan, dando un'ulteriore credibilità all'intera storia.

L'ipotesi che JPMorgan potesse calpestare le normative di CFTC e Comex era in realtà la debolezza di tale teoria. Siamo tutti consapevoli del capitalismo clientelare tra banche e autorità di regolamentazione, ma ci sono dei limiti. Piegare l'interpretazione delle regole è una cosa, un'altra è romperle in modo flagrante per creare mercati fasulli.

Tuttavia non c'era dubbio che JPMorgan dominava il trading sui futures dell'argento del Comex e la mia sensazione era che agisse per un cliente invece che per il proprio tornaconto. Ciò venne confermato un mese prima della conferenza di New York quando Blythe Masters, capo del settore commodity di JP Morgan, rilasciò un'intervista in cui affermava chiaramente che JPMorgan agiva solo per i clienti e non aveva posizioni personali.

La protesta di chi aveva imbastito questa teoria era prevedibile, ma non riuscivo a credere che Masters avesse rilasciato un'intervista solo per mentire spudoratamente. Quando un intervistato dice prima di rispondere "questa è una bella domanda", si può essere ragionevolmente sicuri che sia stata concordata, quindi è una rivelazione importante e voluta. La registrazione dell'intervista conferma che questo è quello che è successo.

La domanda allora era: quale ruolo sta giocando JPMorgan nel mercato? Aveva ereditato l'attività sul mercato dell'argento dall'acquisizione di Bear Sterns nel 2008 e ha continuato a svilupparla sin da allora. E non c'era dubbio che una banca d'investimenti così grande avesse un peso maggiore di Bear Sterns nella gestione delle posizioni sull'argento. Data la "confessione" di Blythe Masters che JPMorgan non stesse gestendo una posizione personale e che lo stesse facendo a nome di un cliente molto grande, avevo prova che stavo cercando alla conferenza di New York.

Tutti i minatori d'argento raccontavano la stessa storia: quando avevano abbastanza doré da spedire, uno specialista di Glencore valutava e certificava il valore del contenuto d'argento e faceva in modo che fosse spedito ad un raffinatore. Glencore stava lavorando con JPMorgan e il minatore d'argento sarebbe stato pagato non appena il doré sarebbe stato spedito, consentendo al minatore di coprire i suoi costi giornalieri. Usando il doré come garanzia, JPMorgan avrebbe coperto il rischio di prezzo vendendo futures sull'argento del Comex, o eventualmente vendendo argento sul LBMA con consegna a termine. Questo era il motivo per cui Masters poteva dire sinceramente che JPMorgan non avesse una posizione propria.

Dovremmo tenere a mente che i valutatori di Glencore avrebbero valutato anche il contenuto d'argento dei minerali metalliferi, perché più della metà della produzione delle miniere d'argento è un sottoprodotto della lavorazione di metallo vile e in totale coinvolge quantità molto elevate di argento. Ne segue la vendita di grandi quantità di contratti futures per compensare il rischio di prezzo.

Questa non è tutta la storia, visto che ciò che manca è la destinazione del doré. Alla conferenza di New York non c'era consenso tra i minatori d'argento, ma in quel momento, come ancora oggi, la Cina aveva una posizione di rilievo nel mercato globale dell'argento. Inoltre la Cina aveva investito nelle strutture di trasformazione e di raffinazione quando i fattori ambientali portarono alla chiusura delle strutture rivali nelle nazioni occidentali, come in Canada. Era quindi quasi certo che una grande quantità di doré fosse destinata alla Cina, che non solo disponeva di un'ampia capacità di raffinazione dell'argento a basso costo, ma aveva anche investito molto nella raffinazione del metallo vile per l'estrazione dell'argento.

Tutte le importazioni d'argento in Cina sono di competenza della Banca Popolare Cinese e quest'ultimo sarebbe il cliente di JPMorgan, non Glencore. Data la posizione e le risorse della PBOC e le posizioni di leadership di JPMorgan e Glencore nei rispettivi settori, è facile immaginare l'esistenza di questa partnership e l'importanza della riservatezza.

Quindi la mia teoria sembra molto più probabile di quelle degli altri: JPMorgan ha esteso il credito ai minatori con garanzia le spedizioni di doré, coprendo il rischio di prezzo vendendo futures sul Comex e sul LBMA. Non era JPMorgan il protagonista, ma la banca centrale cinese. La Cina aveva un interesse nel mantenere il prezzo il più basso possibile, la naturale conseguenza di questa attività di copertura.

Le altre teorie si sono lasciate sfuggire l'unica ovvia conclusione confermata dall'intervista di Blythe Masters: JPMorgan stava lavorando, e probabilmente lo sta ancora facendo, per la banca centrale cinese come suo cliente. La Cina è la balena nel mercato, il che spiega perché, nel grafico 2 sopra, vediamo la mancanza di correlazione tra i primi quattro operatori commerciali più grandi ed i secondi quattro più grandi fino ad oltre un decennio fa. Tenete anche presente che le relazioni del COT non raccontano l'intera storia. Le operazioni a termine a Londra sul LBMA sono un mercato significativamente più ampio e JPMorgan gestisce anche i propri caveau a Londra.

La conversione dei rapporti tra i forward OTC e i futures regolamentati rende molto difficile analizzare i mercati dell'argento. Analizzare il Comex è come osservare la coda del cane e non vedere il cane. Il risultato è che la Cina è riuscita ad importare oltre la metà delle sue necessità d'argento a prezzi soppressi. Utilizzando entrambi i mercati, JPMorgan ha ricoperto questo ruolo per la PBOC e ciò spiega anche perché i regolatori non sono stati in grado di sopprimerlo, nonostante le prove che le azioni di JPMorgan possano aver soppresso il prezzo dell'argento: in senso stretto, le regole del Comex non sono state infrante.



Il passaggio dal bear market al bull market

La manipolazione dei prezzi per volere della PBOC, entro certi limiti, è un obiettivo ragionevole e il fondamento di tutte le grandi relazioni cliente/broker. In tale contesto, al broker viene spesso assegnato un certo grado di discrezione. Un regolare collegamento tra i dealer di JPMorgan e quelli del cliente sarebbe normale, forse mensile o trimestrale per rivedere sia i progressi che gli obiettivi. Ciò consente al broker di agire per conto dei clienti su base semi-discrezionale all'interno delle linee guida concordate.

In questo caso il cliente (cioè la PBOC) sarebbe un compratore di argento fisico. In passato i prezzi dell'argento sono stati soppressi nel mercato dei futures vendendone abbastanza per coprire le spedizioni di metallo vile contenenti oro e argento. Fare affari in questo modo sarebbe stato un vantaggio significativo per la Cina.

Niente di tutto ciò spiega perché sembra essersi materializzata una sostanziale posizione long al Comex. Invece di vendere futures per sopprimere il prezzo, la nostra balena sembra essere diventata acquirente; comprando abbastanza per coprire le importazioni annuali di argento della Cina, l'equivalente di circa 43.000 contratti presso il Comex. Chiaramente la nuova strategia è quella di proteggersi dall'aumento dei prezzi dell'argento invece di sopprimerli. Dato questo nuovo sviluppo, si sarebbe pensato che gli altri sette trader più grandi avrebbero cercato di limitare i loro short sull'argento. Ci sono diversi motivi per cui potrebbero non aver sentito il bisogno di farlo:
  • Ci sono abbondanti quantità di lingotti nei depositi a Londra e nei depositi del Comex, che attualmente hanno un valore di 1,66 volte l'offerta mineraria, a differenza dell'oro in cui il sottostante stock di metalli preziosi è molto piccolo rispetto ai contratti cartacei esistenti.
  • Sembrano inconsapevoli delle azioni e dei motivi della Cina. Potrebbero anche non essere consapevoli dell'esistenza di questa posizione long. Se ne sono consapevoli, potrebbero pensare che sia solo un long tecnico, contro uno short nel mercato OTC di Londra.
  • Con la domanda commerciale globale in calo a causa del rallentamento economico, probabilmente si sentono rilassati sulle prospettive di prezzo per l'argento, che considereranno un metallo industriale. I metalli di base mostrano pochi segni di entrare in un mercato toro.

Pertanto con la categoria swap solo moderatamente ipervenduta (contratti netti short 12.735) e la categoria Managed Money solo moderatamente ipercomprata (contratti entti long 21.923), gli altri sette trader più grandi probabilmente si sentiranno individualmente a proprio agio con le loro posizioni short, inconsapevoli della portata delle posizioni dei loro colleghi. Quello che non riescono a capire è che sono short contro il più grande trader che invece è long.



Perché la Cina ora compra i futures?

Se ho ragione nel ritenere che la balena sul mercato sia la Peoples Bank of China, invece di sopprimere il prezzo dell'argento, ora sta coprendo circa un anno di importazioni di argento in vista di aumenti dei prezzi futuri. Dopo aver individuato nel marzo 2017 il passaggio dalla soppressione dei prezzi all'accumulo dei futures, ora possiamo dire che, grazie alle competenze di trading di JPMorgan, nessuno era a conoscenza del cambiamento nella strategia dei prezzi della PBOC.

Questo è accaduto poco dopo che il presidente Trump è stato eletto e dal punto di vista della Cina la prospettiva geopolitica era diventata molto instabile, con le sue fonti a Washington che riportavano il conflitto del Deep State contro Trump ed i tentativi di destabilizzare la sua amministrazione. Allo stesso tempo, le prospettive economiche globali stavano migliorando, il che avrebbe portato ad una maggiore domanda globale di argento, rendendo difficile continuare a sopprimerne il prezzo. Queste sono buone ragioni per cambiare la strategia sui prezzi e bloccarli acquistando futures per coprire le spedizioni future.

Più di recente la Cina ha iniziato a dichiarare acquisti mensili di riserve monetarie auree, una tendenza guidata dalla Russia e copiata da altre banche centrali euroasiatiche. L'oro ha improvvisamente preso piede ed è diventato improvvisamente ipercomprato. Ciò è in netto contrasto con l'argento, che sembra essere stato dimenticato.

I trader presso la PBOC ora sembrano essersi protetti contro un aumento del prezzo dell'argento, che normalmente sale quasi il doppio rispetto all'oro. Poiché la PBOC controlla anche l'oro della nazione, il silver desk avrebbe potuto conoscere in anticipo i piani di aumenti mensili delle riserve monetarie in oro della Cina. Sarebbe stato un ulteriore incentivo per acquistare futures dull'argento dall'inizio di quest'anno.

Sarà interessante vedere se questa mossa, combinata con le crescenti riserve auree della Cina, si tradurrà in un salto significativo nel prezzo dell'argento. Se la balena è la Cina, è ragionevole supporre che stia segnalando con le sue azioni che si aspetta che i prezzi in dollari dell'oro, e quindi dell'argento, continuino a salire nel tempo. Un vantaggio di prendere una posizione nel mercato dell'argento è che se le cose si faranno turbolente nel mercato dell'oro, la Cina non sarà implicata per quanto riguarda i futures del Comex. A differenza delle operazioni su larga scala nei futures sull'oro del Comex (che la Cina sembra aver evitato), proteggere i prezzi delle sue importazioni di argento è ciò che rappresenta il mercato dei futures ed è improbabile che sia politicamente controverso.

Il messaggio per gli investitori in argento è che sette degli otto più grandi trader sembrano essere compiacenti. Se la Cina è la balena, allora tale scoperta potrebbe essere un processo molto doloroso per loro, probabilmente in coincidenza con la prossima salita del prezzo dell'oro.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


venerdì 26 luglio 2019

La fine della storia e l'ultima nazione





di Francesco Simoncelli & Marco Dal Prà


Nel 1992 il politologo americano Francis Fukuyama pubblicò un libro nel quale sosteneva a grandi linee che l'evoluzione della civiltà umana fosse giunta alla sua massima espressione e che non ci sarebbero stati più grandi cambiamenti. Il libro, intitolato “La fine della storia e l'ultimo uomo”, non è molto famoso ma la stragrande maggioranza dei cittadini del mondo è come se lo accettasse incondizionatamente, visto che non mette in dubbio quasi nulla di quello che costituisce il vivere quotidiano. Le democrazie parlamentari, inoltre, sono ritenute la perfezione quasi assoluta nel modo di amministrare un Paese, un dogma intoccabile che nessuno osa mettere in dubbio.

Eppure c'è un elemento macroscopico, un elefante nella stanza, del quale nessuno osa parlare anche se sta erodendo le democrazie fin dalle fondamenta: il debito pubblico. Ma non lo chiamano debito dello stato, altrimenti si individuerebbero troppo facilmente i suoi responsabili, quindi lo chiamano in modo più generico, in modo da sminuirne l'importanza, da sfumarne il peso e da rimandarne la soluzione. È quella cifra da migliaia di miliari che ciascun politico negli anni si è fatto prestare da banche e cittadini pur di esaudire le promesse fatte durante le campagne elettorali. Gli addetti ai lavori continuano a minimizzare la questione, ribadiscono che il debito è una cosa “sostenibilissima”, ma intanto quel buco nero si ingrandisce sempre di più. E questo buco da migliaia di miliardi è pronto a caderci addosso com'è successo a Cipro, in Argentina o in Grecia.

Negli Stati Uniti questa “usanza” di indebitarsi ha invaso tutti gli strati sociali: iniziano gli
studenti, che si indebitano per laurearsi, passano per la cittadinanza, che si indebita con le carte di credito, ed arrivano alle imprese che si indebitano per il piacere degli azionisti, senza più investire nello sviluppo di nuove tecnologie e nuovi prodotti. Qui il debito dello stato è solo la punta dell'iceberg, ma dentro le bolle non si può soffiare all'infinito... prima o poi scoppiano.

Cosa si sono inventati allora? Per evitare che qualcuno si presentasse di fronte all'enorme bolla dei debiti con un ago per farla scoppiare, sono intervenute le banche centrali facendo ricorso alle magie dell'ingegneria finanziaria. La prima mossa è stata quella di spingere al massimo le rotative per la stampa di denaro ed usarla per comprare i debiti degli stati. Euro o dollari in cambio dei debiti carta straccia dei governi. Per le banche un affare, peccato che di tutti questi “contanti” non sappiano cosa farsene. La seconda mossa è stata di concedere prestiti alle banche ad interessi zero, in modo da salvarle dalla bancarotta: perdite che hanno accumulato per mala gestione o per i magri affari che fanno oggi con la gestione dei conti correnti. Soldi gratis affinché l'istituto bancario non vada a richiedere di ripagare il debito contratto con lo stato.

La banca commerciale si tiene in pancia i titoli di stato e la banca centrale la premia con ulteriore denaro. Peccato che tale carta straccia che si tiene in pancia garantisca i nostri conti correnti. Significa che se lo stato va in bancarotta, i cittadini e le imprese si ritrovano senza un quattrino. Default totale.

La spirale si sta avvitando su sé stessa, ma i progetti con le fondamenta di argilla prima o poi crollano. Davvero credete che il giochino delle promesse politiche, mantenute con ulteriori debiti, possa continuare all'infinito? Naturalmente politici e mezzi di informazione tradizionale non forniranno mai la risposta, perché è inutile diffondere allarmismi. Informare non è la loro missione.
Il popolo deve pensare al proprio lavoro, alla propria vita. Inutile avvisarlo che un asteroide sta per
precipitare sulla loro testa. Lasciamoli felici e tutto si risolverà.

Purtroppo, però, le cose non stanno proprio così. Chi osserva da tempo i grafici della produzione industriale, dei mercati finanziari, e dell'economia in generale sa benissimo che ci sono i segnali premonitori di un reset generalizzato perché ormai la corda è tesa all'inverosimile. E la colpa è dei governi e delle banche centrali che la stanno tirando da ormai troppo tempo, tanto che non
è più possibile tornare indietro. Nessun politico mai, infatti, vi verrà a dire che i soldi sono finiti e non può promettere più nulla, e tanto meno vi chiederà indietro i soldi che vi hanno dato con qualche regalia o con qualche sussidio. Figurarsi poi ammettere che il sistema “democratico” che tutti lodano abbia un errore di fondo e che dovrebbe essere radicalmente riformato: sarebbe immediatamente messo alla gogna, incarcerato e buttate via le chiavi.


Del resto il meccanismo delle promesse elettorali impossibili è alla base della democrazia parlamentare, quindi come si può pensare di abolirlo? Come potrebbero stare in piedi i partiti, senza la possibilità di convogliare su di loro milioni di voti provenienti dalle categorie alle quali hanno promesso mari e monti? Bisognerebbe abolire la stessa democrazia. La fine della democrazia e l'ultima nazione. La storia non è finita. Non c'è un ultimo uomo. La storia continua lungo il percorso del tempo, un percorso dove l'umanità prova, sbaglia e ricomincia. I modelli sbagliati si cancellano e si ricomincia con altri modelli. Il nazismo era sbagliato ed i suoi difetti macroscopici lo hanno fatto rapidamente finire. Anche il comunismo aveva dei difetti, ma erano meno evidenti, così ci ha messo più tempo a scomparire.

I difetti delle democrazie parlamentari adottate dalla maggior parte delle nazioni sono ancora meno
evidenti, ma ci sono e si stanno manifestando in tutta la loro forza con i debiti pubblici, oggi entrati in una curva esponenziale che porterà alla fine delle nazioni che li hanno adottati come metodo di governo. Il sogno di Fukuyama, nel quale l'umanità era arrivata ad un traguardo di perfezione, oltre ad essere un'illusione è giunto al termine. È quindi giunto il momento di un cambiamento, un momento nel quale si deve pensare ad un nuovo modello di nazioni, di governi e di democrazie.



IL PREZZO PIÙ IMPORTANTE DI TUTTI NELLA SOCIETÀ

Ma come si è arrivati a questo punto? Come si è "de-costruito" una società intera? Per capirlo parliamo del prezzo più importante di tutti nella società: il tasso d'interesse. In una società di libero mercato, il tasso d'interesse viene stabilito mediante un mercato dei capitali competitivo in cui ogni individuo decide di prestare, prendere in prestito, o rimanere in disparte. La propria decisione dipende dalla valutazione soggettiva di quanto possa valere in futuro il suo reddito. Alcune persone sono altamente orientate al futuro e Ludwig von Mises definì questo punto di vista "una preferenza temporale bassa". Altre persone sono altamente orientate al presente e Mises definì quest'altra categoria "una preferenza temporale alta".

Quando una persona ha una bassa preferenza temporale è disposta a prestare il suo capitale (denaro) ad un tasso d'interesse basso. Il mutuatario non deve offrirgli un tasso di rendimento alto per persuaderlo a rinunciare all'uso della sua ricchezza per un determinato periodo di tempo. Il contrario accade con l'individuo con una preferenza temporale alta. Per convincerlo a rinunciare ad usare il suo denaro, un mutuatario deve offrirgli un tasso d'interesse molto alto.

Il libero mercato consente alle persone con preferenze temporali elevate, alle persone con preferenze intermedie e alle persone con scarsa preferenza temporale di riunirsi e fare offerte e controfferte. I mercati dei capitali sono gigantesche aste per il capitale e attraverso queste offerte oggettive le preferenze temporali soggettive degli individui producono tassi d'interesse specifici in specifici mercati dei capitali.

Un tasso di interesse è in definitiva il prodotto di valutazioni soggettive che vanno a valutare il tempo e il rischio di credito.



ENTRA IN SCENA L'INGANNO

Qualsiasi manomissione di questo processo da parte di un'agenzia statale o di pianificazione centrale costituisce un tentativo deliberato di utilizzare la coercizione legalizzata per ingannare prestatori e mutuatari. Le banche centrali vengono autorizzate dagli stati e hanno il monopolio sul settore bancario commerciale.

In primo luogo, una banca centrale inizia il suo processo di inganno assumendo economisti per decidere quale teoria economica applicare alle informazioni statistiche. Questa teoria modella quali informazioni verranno raccolte. In secondo luogo, una banca centrale assume specialisti per raccogliere informazioni statistiche sull'economia generale. A volte è lo stato a fornire  queste informazioni; spesso devono essere fornite da privati ​​o imprese sotto la minaccia di sanzioni in presenza di un rifiuto. In terzo luogo, gli economisti delle banche centrali interpretano l'importanza delle informazioni raccolte e le scelgono in base alla teoria economica prevalente, che include una teoria del ciclo boom/bust. In quarto luogo, un gruppo diverso di economisti decide se acquistare, vendere, o detenere certificati di debito pubblico al fine di modificare i tassi d'interesse prevalenti o mantenerli ad un certo livello.

Una banca centrale può acquistare titoli di stato a lungo termine per abbassare il tasso d'interesse a lungo termine dei mercati dei capitali: obbligazioni e mutui. Oppure può acquistare debito a breve termine per influenzare il tasso d'interesse overnight con il quale le banche commerciali si prestano denaro a vicenda. Può anche vendere certificati di debito per produrre gli effetti inversi, ma è raro che vada avanti per più di qualche settimana.

I presupposti alla base dell'inganno delle banche centrali sono questi:
  1. Il libero mercato non è affidabile per allocare capitali.
  2. I banchieri centrali hanno sia un diritto legale sia un obbligo morale di modificare il tasso d'interesse.
  3. Un boom è preferibile a tutte le condizioni che imporrebbe altrimenti il ​​libero mercato.
  4. Un bust deve essere evitato perché può produrre corse agli sportelli bancari e risultati politici sfavorevoli.
  5. È preferibile essere un banchiere centrale, la cui carriera è protetta dallo stato piuttosto che un banchiere commerciale o un economista che compete in un mercato senza ostacoli.

Nel tempo quest'ultimo punto non fa altro che innescare il primo punto e così via.



LE CONSEGUENZE DELL'INGANNO

Quando le banche centrali acquistano qualsiasi asset, creano denaro per comprarlo. Una banca centrale è il contraffattore con licenza ufficiale direttamente dallo stato. Pertanto quando una banca centrale crea nuovi soldi per acquistare debito pubblico, ad esempio, non vi è alcuna riduzione compensativa della spesa, come accadrebbe invece con un prestatore che non fosse anche un falsificatore. La contraffazione è illegale perché gli stati, le banche centrali e le banche commerciali non vogliono concorrenza. Quello che vogliono proteggere è il loro sigilli apposto sul denaro: se qualcun altro potesse creare denaro in questo contesto, si capirebbe attraverso la distruzione del potere d'acquisto che il denaro fiat è progettato per trasferire lentamente ricchezza reale da chi la crea a chi la spreca.

Quando le banche centrali creano denaro ex-novo contraffatto, gli stati lo spendono. Questo nuovo denaro viene moltiplicato  attraverso il sistema bancario commerciale a riserva frazionaria. In questo senso i possedimenti di debito pubblico in pancia alla banca centrale servono come base monetaria per il sistema bancario commerciale. Quando la banca centrale aumenta la base monetaria, le banche commerciali aumentano i loro prestiti; quando la banca centrale vende asset, le banche commerciali devono ridurre i loro prestiti.

Nelle prime fasi del boom, gli acquisti di debito pubblico da parte della banca centrale abbassano il tasso d'interesse, il che significa tassi a breve termine. Tassi più bassi inviano un segnale ai mutuatari: "C'è più capitale disponibile", cosa che in realtà non è vera, c'è solo più denaro scoperto a caccia di una quantità di beni/servizi invariata. Il livello del debito aumenta e vengono avviati vari progetti di business. Poi i prezzi cominciano a salire, o per meglio dire, non scendono come avrebbero dovuto fare altrimenti. Perché? Perché i nuovi fondi contraffatti che sono stati prestati ai mutuatari e immediatamente spesi sono stati aggiunti alla massa monetaria. In un libero mercato, i fondi prestati non possono essere spesi dai creditori per comprare qualcosa.

Con l'aumento dei prezzi, il boom accelera ed i compratori pensano: "Meglio comprare subito, prima che i prezzi aumentino ulteriormente." I venditori pensano: "Meglio tenere la mia proprietà; i prezzi salgono". I prezzi continuano a salire ma, ad un certo punto, arrivano ad un livello a cui i nuovi compratori non possono permettersi di comprare di più. Quindi, come un transatlantico che finisce contro un iceberg, l'economia comincia a rallentare; poi affonda. Si comprende che il capitale investito in settori in piena espansione dell'economia è stato investito in beni che i consumatori non sono più disposti ad acquistare.

Una bolla finanziaria è sempre creata dal denaro scoperto, da tassi d'interesse soppressi al di sotto del livello che sarebbe prevalso in un libero mercato. Quando scoppia, e gli investitori perdono denaro, raramente incolpano i contraffattori ufficiali: la banca centrale e le banche commerciali.



L'INIZIO DI UNA NUOVA STORIA

Ma la guerra dei pianificatori centrali contro il libero mercato è stata futile, benché abbia avuto tante vittime e ancora continua a farne. La persistente manomissione dell'ambiente economico attraverso la manipolazione dei tassi d'interesse e l'offerta di moneta è stato un modo efficiente per derubare silenziosamente la maggior parte della popolazione, dando a quest'ultima una pistola scarica che ogni tot. anni ha fatto "clic clic". Niente male come raggiro, soprattutto perché i migliori cani da guardia di tale sistema sono le persone stesse, ignare della mano che si infila nel loro portafoglio poiché occupate a denigrare coloro che fanno notare tale furto. In nome di questo gigantesco furto sono state avallate le peggiori nefandezze, a partire dalla prima guerra mondiale. La distrazione non è una scusa plausibile di fronte alla carneficina anche di un solo uomo, quindi la maggior parte delle persone che ancora adesso blatera di "tasse giuste da pagare" e "sistema democratico da conservare", ha le mani lorde di sangue.

La vanità dei pianificatori centrali, però, non ha fatto vedere loro come le persone, sebbene possano essere i migliori cani da guardia di un ordine costituito, possono essere anche i migliori sabotatori. C'è una cosa a cui non rinunceranno: welfare state e pensioni. Inoltre sappiamo un'altra cosa: questi ultimi inevitabilmente affronteranno una bancarotta. Le passività che sono state accumulate per far girare questa ruota sono inverosimili e tutti i trucchi statistici implementati per ritardare questa realtà ne aumenteranno la portata e gli sciocchi che vi finiranno dentro. E questo è qualcosa che tutto il denaro di questo mondo non potrà cambiare, soprattutto perché man mano che si continua ad inondare l'economia più ampia con unsound money quelle promesse varranno sempre meno e le persone ne richiederanno sempre di più. La pianificazione centrale ha seminato i semi della propria disfatta.

La mancanza di inflazione dei prezzi fino a questo momento può essere spiegata solo da due motivi: o le statistiche non riflettono il grado di perdita del potere d'acquisto delle valute, o le persone hanno collettivamente aumentato le loro preferenze in termini di denaro rispetto a beni e servizi. Ma dato l'aumento del debito dei consumatori e l'incapacità dei lavoratori di sopravvivere senza credito, è difficile affermare che le preferenze in termini di denaro rispetto ai beni siano effettivamente aumentate.

L'inflazione monetaria è a malapena compresa da una persona su un milione, come diceva Keynes, motivo per cui gli stati hanno avuto vita facile. Inoltre non hanno lasciato che diluisse i guadagni ed i risparmi di tutti, invece hanno promosso la credenza nel denaro facile e nel credito a basso costo tra le imprese, in modo che potessero assumere più persone. E produrre cosa? Non aveva importanza. In realtà era una foglia di fico per attuare la cosiddetta "politica del rubamazzo" attraverso svalutazione competitive, sulla scia della sciocca credenza che l'indebolimento della propria valuta avrebbe reso gli esportatori più competitivi e avrebbe stimolato la creazione di posti di lavoro. Ma qualsiasi economista con un minimo di spirito di osservazione saprà che un'economia con una valuta forte, come Germania e Giappone negli anni del dopoguerra, ha un'economia più forte e più di successo rispetto ad una che segue la "politica del rubamazzo".

La soluzione è fermare la distruzione di ricchezza e risparmi e avere fiducia nella capacità della gente comune di gestire i propri affari senza l'intervento dello stato. Il punto centrale del libero mercato è il sound money. Quando operiamo scambi tra di noi ciò che scambiamo non è solo beni o servizi, ma informazioni. Più le informazioni sono genuine, maggiore sarà il livello di prosperità che verrà raggiunta. Perché? Perché ogni scambio volontario si conclude con entrambe le parti che ne traggono beneficio. L'intervento di una terza parte intorbidisce la circolazione delle informazioni, facendo circolare informazioni fasulle e distorte. L'unsound money è il veicolo perfetto per far circolare informazioni errate che vanno a vantaggio di una sola parte, scaraventando il mondo in un gigantesco gioco a somma zero.

Non basta eliminare le tasse sul risparmio. Non basta ridimensionare lo stato. Non basta annullare l'ondata di regolamentazione statale che negli ultimi tempi ci ha soverchiati. Non basta un sistema bancario riformato per affrontare meglio i cicli economici. Al centro di tutto c'è il sound money: un modo genuino per far circolare informazioni quanto più scevre possibili da contaminazioni distorcenti. Il gold standard, a causa della sua censurabilità, non può sostenere più un peso del genere nel mondo informatico/virtuale di oggi. Ecco perché le criptovalute sono la carta vincente per riportare in auge un sistema di prezzi corretto e un limite concreto alla pervasività delle istituzioni pubbliche capitanate dallo stato. Nello specifico, le caratteristiche insite in Bitcoin come permissionless, trustless, censorshipless, borderless, incarnano il mezzo adeguato per far circolare liberamente le informazioni, ponendo fine ai giochi a somma zero.

La più grande resistenza arriverà dagli economisti neo-keynesiani, le cui credenze sono piene di contraddizioni. Il compito di spazi come il blog del sottoscritto non sarà tanto quello di convincere gli economisti dei loro errori, ma quello di promuovere il concetto di sound money.

Potrebbe non essere troppo tardi per evitare una crisi del credito, probabilmente aggravata dalle politiche commerciali americane. In tal caso è necessaria una corretta comprensione delle forze distruttive dell'inflazione monetaria ed i benefici economici di un sound money. È già accaduto in precedenza: il Regno Unito è risorto dalla distruzione e dal debito delle guerre napoleoniche fino ad un gold standard sotto il quale il governo ha ridotto il suo debito e l'economia ha dato i natali alla rivoluzione industriale.



CONCLUSIONE

La più grande menzogna che ci è stata raccontata è che lo stato conferisce valore e credibilità la denaro, quando in realtà il denaro acquisisce il suo valore grazie alle libere scelte degli individui. Questo vuol dire che il suond money avrà sempre la fiducia e non temerà che gli attori di mercato possano toglierla improvvisamente; situazione diversa invece coi foglietti di carta colorata stampati dalle banche centrali, poiché in quanto unsound money la fiducia è costruita artificialmente e mantenuta in vigore con la forza.

La connessione di Bitcoin con l'economia Austriaca (e per estensione col libertarismo) sono palesi, infatti osservando le caratteristiche economiche del protocollo Bitcoin si pensa immediatamente alla Denationalization of Money di Friedrich von Hayek. Tra l'altro la relazione "Virtual Currency Schemes" della BCE collega direttamente la valuta digitale decentralizzata alla Scuola Austriaca di economia, visto che a detta della Banca Centrale Europea le radici filosofiche di Bitcoin sono una diretta "critica dell'attuale moneta fiat e degli interventi intrapresi da stati ed altre agenzie".

Data la forte connessione di Bitcoin con l'economia Austriaca ed i principi liberali classici, non dovrebbe sorprendere che i libertari contemporanei siano stati tra i primi a iniziare ad adottarlo come mezzo di scambio alternativo

Mentre la reputazione e il valore di Bitcoin continueranno a crescere, nuovi investitori entreranno nel mercato delle criptovalute. Indipendentemente dal fatto che le persone comprendano pienamente il motivo per cui sceglieranno di usare Bitcoin, prenderanno questa decisione a causa delle proprietà economiche di questa nuova tecnologia (che può essere meglio compresa leggendo il libro The Bitcoin Standard, la cui traduzione in italiano sta venendo curata anche da me) ed ai tentativi disperati dello stato nazione di sopravvivere alla sua scomparsa dai libri di storia.


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giovedì 25 luglio 2019

Il perdurare della stagnazione giapponese è nascosta dalle statistiche ufficiali





di Taiki Murai & Gunter Schnabl


Il recente riavvicinamento della Banca Centrale Europea verso politiche monetarie ultra-espansive ha riacceso il dibattito sulla potenziale "giapponificazione" dell'Europa. Lo scenario giapponese è cupo: dopo lo scoppio della bolla azionaria nei primi anni '90, la crescita è stata stagnante, i livelli salariali sono diminuiti e un numero crescente di persone è stato costretto a lavorare in condizioni precarie. La cosiddetta Abenomics, un immenso programma di spesa keynesiano finanziato dalla banca centrale, non è riuscito a far ripartire l'economia malata. Invece le statistiche sono interpretate e progettate in modo fantasioso.

Fig. 1: PIL pro-capite basato sulla popolazione in età lavorativa e impiegata

Paul Krugman (2014) ha sostenuto che l'avanzamento del PIL reale pro-capite in Giappone dall'inizio degli anni '90 non differisce da quello degli Stati Uniti e dell'area Euro. È arrivato a questa conclusione usando la popolazione in età lavorativa come denominatore per il calcolo del PIL pro-capite. In Giappone, a causa dei bassi tassi di natalità e della bassa immigrazione, il numero di persone tra i 15 ed i 64 anni è stato in rapido calo. Pertanto il PIL reale per popolazione in età lavorativa (cioè tra 15 e 64 anni) è aumentato in modo significativo (Figura 1). Molti commentatori ora seguono questo metodo di calcolo, mettendo così in buona luce la politica economica giapponese. Tuttavia i tre decenni perduti del Giappone hanno costretto, in particolare le donne ed i pensionati, ad entrare o rimanere nel mercato del lavoro per mantenere il proprio tenore di vita e quello delle loro famiglie. Il risultato è che il PIL per persona occupata ha ristagnato sin dal 1990 (Figura 1), indicando una bassa crescita della produttività. E come ben sappiamo, gli aumenti della produttività sono il prerequisito per aumenti dei salari reali.

Fig. 2: Livello del salario reale e numero di occupati in Giappone

Più di recente ha imperversato un dibattito sull'andamento del salario reale giapponese. La questione ha attirato l'attenzione a livello nazionale, perché il livello dei salari reali è in calo rispetto alla crisi finanziaria giapponese del 1998 (Figura 2). Nel 2004 il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare aveva rimosso i due terzi delle grandi imprese a Tokyo dalle statistiche del mercato del lavoro. Poiché il livello dei salari è più alto a Tokyo rispetto ad altre parti del Paese, le statistiche connesse a questo parametro sono diminuite sostanzialmente. Come effetto collaterale positivo, il governo giapponese ha risparmiato le spese per la previdenza sociale, pagate a coloro che hanno un reddito personale significativamente inferiore al salario medio.

Questa distorsione statistica, in conflitto con le disposizioni legali del Giappone per le statistiche, è stata corretta segretamente nel 2018. Ciò ha causato un aumento sostanziale dello 0,6% del livello dei salari reali. Il primo ministro Shinzo Abe ha elogiato gli aumenti dei salari reali come prova del successo della sua Abenomics (2018). In tutto il mondo è stata acclamata un'impressionante ripresa dell'economia giapponese (si veda, ad esempio, Reuters 2018). Ma quando un membro dello staff del Ministero ha rivelato per caso le ragioni, l'opposizione giapponese ha lanciato un dibattito controverso sulla credibilità delle statistiche giapponesi. Infine il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare ha corretto al ribasso l'aumento dei salari reali per il 2018, allo 0,2%, mentre l'opposizione segnalava che i salari reali fossero ancora in calo del -0,5%.

Per contenere il danno alla reputazione del governo giapponese, il primo ministro Abe ha annunciato che sarebbero stati versati i benefici sociali non retribuiti (circa mezzo miliardo di dollari). Tuttavia la reputazione degli uffici statistici giapponesi e dell'amministrazione ministeriale, precedentemente molto rispettata, ne ha sofferto. Fumio Hayashi, presidente dell'associazione economica giapponese (2019), ha espresso in una lettera aperta al governo la preoccupazione sulla credibilità del Paese, definendola compromessa.

Se questo aiuterà, nessuno lo può sapere. Il design creativo delle statistiche non può risolvere la crisi persistente. Il nocciolo del problema sta in una politica economica fuorviata che zombizza l'economia giapponese e indebolisce la prosperità. Servirebbero solide finanze pubbliche e una politica monetaria orientata alla stabilità, in modo da rafforzare le dinamiche di crescita del Giappone. Solo così il Paese potrebbe diventare un modello di comportamento positivo per gli stati membri dell'Unione Monetaria Europea e la Banca Centrale Europea.


Riferimenti:

Japanese Economic Association (2019): 「毎月勤労統計」をめぐる問題に関する日本経済学会理事会からの声明 [A Statement from the Board of Directors of the Japan Economic Association on the Issue of "Monthly Labor Statistics”], 29 gennaio 2019.

Krugman, Paul (2014): Notes on Japan, New York Times, 28 ottobre 2014.

Prime Minister of Japan and His Cabinet (2019): 経済3団体共催2019年新年祝賀パーティー [2019 New Year Party Jointly Hosted by the Three Economic Associations], 1 gennaio 2019.

Reuters (2018): Japan Wage Growth Hits 21-year High, Signals Pickup in Household Spending, 7 agosto 2018.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


mercoledì 24 luglio 2019

Sta arrivando un cambiamento radicale nel mondo delle valute





di Jeffrey Tucker


A volte le forze si allineano nel modo giusto per segnare la fine di un'era: la supremazia del dollaro.

Colin Lloyd ha fornito prove convincenti del fatto che lo status del dollaro come valuta di riserva globale potrebbe giungere al termine. Infatti suddetto status si sta indebolendo. Se dovesse perderlo del tutto, il posto degli Stati Uniti sulla scena mondiale subirà un cambiamento sostanziale. La capacità di condurre le danze, come ha fatto in tutto il dopoguerra, sarà indebolita e la sua politica monetaria non sarà più in grado di influenzare pesantemente i mercati all'estero. Il mercato della valuta statunitense potrebbe essere messa in discussione. Tutte le implicazioni, però, sono impossibili da prevedere.

Prendiamo in considerazione cinque tendenze che rendono la prospettiva molto reale.



Il divorzio dal partenariato transpacifico

Una delle prime azioni dell'amministrazione Trump è stata quella di divorziare dal partenariato transpacifico (23 gennaio 2017). Il patto coinvolgeva 12 nazioni tra cui Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam. C'erano un sacco di errori nell'accordo e in cima alla lista il trattamento della proprietà intellettuale. Tuttavia non è questo il motivo per cui Trump è uscito, bensì il fatto che gli Stati Uniti hanno un "deficit commerciale" tecnico con alcuni di questi Paesi, per cui egli conclude che "loro" devono dei soldi a "noi".

Si presumeva che l'accordo sarebbe morto, quindi uscirne non avrebbe arrecato alcun danno. Non è andata così invece: gli altri 11 Paesi hanno firmato un accordo senza gli Stati Uniti. La grande ironia è che l'accordo è immediatamente migliorato in virtù del ritiro degli Stati Uniti. Le disposizioni sulla proprietà intellettuale che erano state imposte sono state rese meno minacciose e più amichevoli all'innovazione del mercato. Il nuovo accordo è in realtà piuttosto radicale: rimuove oltre il 98% dei dazi negli scambi tra Canada, Messico, Nuova Zelanda, Malesia, Vietnam, Singapore, Brunei e Perù, copre 500 milioni di persone e rappresenta il 13% del commercio globale.

Il risultato finale è stato quello che era stato ampiamente previsto: un enorme vantaggio per la Cina e una perdita di mercati per l'export per gli Stati Uniti. Solo un esempio: il Los Angeles Times sottolinea che "il vino australiano che entra in Giappone è tassato al 5,6% e alla fine scenderà a zero. Non c'è alcun obbligo per il vino dall'UE e dal Cile, ma per la California  parliamo del 15%". Tutti questi Paesi hanno scoperto di avere altre opzioni al di là del soddisfare ogni richiesta degli Stati Uniti e trattare solo in dollari USA. La perdita: guadagni perduti per $131 miliardi e una perdita diretta di $2 miliardi dovuta ai vantaggi che i partner restanti godranno commerciando tra loro.



Libra e il rally di Bitcoin

Le criptovalute continuano ad essere dichiarate morte, sin da quando Bitcoin valeva meno di $1. Persino i "crash per i libri di storia" si traducono in nuovi guadagni nel tempo. In generale, il settore delle criptovalute sta ora sfoggiando una capitalizzazione di mercato di $330 miliardi. Si tratta di asset monetari non statali che non solo solo negoziabili in dollari, ma in qualsiasi altra valuta, bene, o servizio. Sono anche asset globali non limitati dai confini geografici degli stati. Non sono controllati dalla banca centrale di qualsiasi nazione. Il fatto che Bitcoin, o qualche altra criptovaluta, possa emergere come un serio potere globale è ancora oggetto di ipotesi, ma questi strumenti basati sul mercato hanno un futuro e su questo non c'è più dubbio.

Un'indicazione chiave di ciò è l'introduzione della nuova valuta globale connessa alla piattaforma Facebook, Libra. Quelli di noi che hanno seguito a lungo i mercati delle criptovalute sanno con certezza che il denaro può emergere al di là della volontà dello stato ed essere ben gestito da protocolli che operano senza volizione umana. Per la maggior parte delle persone questo aspetto è ancora abbastanza scioccante. Sono persino atterriti.

Matt Stoller scrive sul New York Times:
Un sistema di valute permissionless basato su un consenso di grandi attori privati ​​attraverso protocolli aperti suona bene, ma non è democrazia. Oggi i regolatori americani delle banche ed i banchieri centrali sono assunti e licenziati da leader eletti pubblicamente. I regolatori dei pagamenti di Libra sarebbero assunti e licenziati da un consiglio di una società privata. Ci sono diversi modi per definire un tale sistema, ma democratico non è uno di loro [...]. Il modo in cui strutturiamo denaro e pagamenti è una questione per le istituzioni democratiche. Qualsiasi azienda abbastanza grande da lanciare la propria valuta è semplicemente troppo.

La cosa divertente di questa affermazione è che chiunque può creare una valuta in questo momento. Non bisogna essere una grande compagnia. Vedere il mercato che gli conferisce valore è un'altra questione. E sì, ci sono anche truffe da miliardi di dollari là fuori. Libra non sarà probabilmente tra di loro, ma il sottoscritto è completamente perso nel nuovo mondo fatto da denaro privato.

Ricordate che il sistema bancario centrale (e la pianificazione monetaria centrale) si basa sull'idea che tutti in una giurisdizione usino la stessa moneta, poi scorre attraverso le banche regolamentate e queste ultime rispondono alla banca centrale, la quale gestisce l'intero sistema. È un monopolio. Anche una penetrazione del 5% in questo mercato da parte di una valuta privata può turbare e destabilizzare il controllo della banca centrale. Il denaro che il sistema centralizzato controlla perde il suo peso e il potere di influenzare i risultati macroeconomici. Questo è il mondo verso cui stiamo andando.



Protezionismo "Made in USA"

Per un governo essere responsabile della gestione della valuta di riserva mondiale è un privilegio eccezionale. Con esso derivano alcune responsabilità tra cui influenzare l'economia mondiale e diventare sempre più aperti. Gli Stati Uniti ora stanno andando nella direzione opposta imponendo sempre più dazi, minacce, negoziazioni in malafede e un presidente che celebra i dazi come la chiave della prosperità. Gli Stati Uniti hanno persino creato una lista di Paesi che è fondamentalmente una lista di obiettivi che includono Irlanda, Germania, Messico, Vietnam (come se qualsiasi Paese che avesse un deficit commerciale dovesse denaro agli Stati Uniti). È assolutamente assurdo, ma alcune persone ci credono davvero. Invertire i flussi commerciali è l'equivalente del piano sovietico d'invertire le correnti oceaniche.

Inoltre gli Stati Uniti impongono sanzioni contro molti Paesi, tra cui Russia, Birmania, Costa d'Avorio, Cuba, Iran, Corea del Nord, Venezuela, Siria, Liberia, Sudan, Bielorussia, Zimbabwe, Iraq e Congo. L'elenco continua a crescere e il mondo è arrivato al punto di ignorarli, perché, alla fine, ci sono beni e mercati, e le persone hanno bisogno (e il diritto) di commerciare. La politica delle sanzioni statunitensi è arrivata al punto in cui che coloro che commerciano stanno cercando alternative sia al dollaro sia ai sistemi di pagamento controllati dagli Stati Uniti. Ciò ha ulteriormente indebolito il dollaro.

L'inasprimento delle sanzioni contro l'Iran incentiva ulteriormente la ricerca di una soluzione alternativa. Il Wall Street Journal scrive sul sistema Instex:
Le contromisure in Europa hanno preso il via dopo che gli Stati Uniti hanno minacciato di agire contro lo Swift, il sistema belga che le banche usano per comunicare tra loro sui movimenti di denaro, a meno che non avessero tagliato fuori le banche iraniane. In risposta Germania, Francia e Regno Unito hanno deciso di istituire Instex, l'acronimo di Instrument in Support of Trade Exchanges.

Il sistema, che non è ancora operativo, sarà basato sull'euro, la seconda valuta più utilizzata nel commercio internazionale. Inizialmente consentirà scambi con l'Iran di beni non coperti da nuove sanzioni statunitensi, come i prodotti di consumo e le medicine. È necessario perché le sanzioni statunitensi impediscono le transazioni in dollari con le banche iraniane, anche per le operazioni di vendita di beni non autorizzati. Una volta operativi, i membri di Instex potrebbero estenderlo per coprire qualsiasi commercio con l'Iran.



Blacklist per la tecnologia

L'attacco a Huawei è l'ennesimo chiodo nella bara. La tecnologia digitale è un'industria basata sulla conoscenza e a quest'ultima non piacciono i confini. L'imposizione di una blacklist potrebbe finire per essere devastante per la tecnologia 5G, andando a danneggiare direttamente i consumatori ed i produttori americani. Le aziende tecnologiche americane sono state costrette a non utilizzare i prodotti ed i sistemi di una delle aziende più avanzate e sviluppate al mondo. Dove prima c'era stata una cooperazione reciprocamente vantaggiosa ora ci sono regole basate sulla violenza. Fino a pochi anni fa qualcosa del genere era impensabile e non può essere un bene per lo status del dollaro.



Svalutazione monetaria

L'amministrazione Trump è convinta che i Paesi stranieri traggano beneficio dall'aumento delle esportazioni attraverso la svalutazione della valuta. Questo non è vero. Ma se ci credete, potreste essere tentati di credere anche che svalutare la propria valuta sia una buona strategia commerciale. Questo spiega parzialmente perché l'amministrazione Trump ha chiesto alla FED di adottare una politica monetaria allentata, pensando che ciò aiuterà le esportazioni e invertirà la traiettoria dei flussi commerciali. Il risultato reale è esattamente il contrario: l'indebolimento del dollaro e la contrazione dei mercati disposti a possedere dollari.

Non è una previsione astrusa che l'amministrazione Trump continuerà a lavorare per la svalutazione del dollaro, perseguendo una politica commerciale mercantilista. Tuttavia non è possibile seguire questa strada e aspettarsi che non influenzi lo status del dollaro sulla scena mondiale. Non sorprende se la Reuters scrive che "il dollaro USA rimane la valuta di riserva dominante a livello mondiale, ma le banche centrali di tutto il mondo sembrano continuare a diversificare le loro riserve lontano dal biglietto verde".

Il FMI riferisce che l'ammontare di dollari nelle riserve globali è diminuito per tre trimestri di seguito. Quindici anni fa suddetto ammontare era del 71,5%; oggi è calato al 61,7%. La globalizzazione del commercio è il cambiamento più marcato nell'economia mondiale nell'ultimo quarto di secolo. Se i dirigenti del dollaro cercano invece l'isolamento, la protezione, le sanzioni, le blacklist e la svalutazione, le forze di mercato continueranno a cercare alternative.

Nessuno di questi fattori da solo sarà un innesco, ma tutti e cinque insieme potrebbero rimodellare radicalmente l'ordine monetario globale, lontano dalla centralizzazione del dollaro e verso un mix di zone commerciali basate su strategie extra-dollaro e criptovalute che consentiranno ai mercati di continuare a funzionare nonostante ogni tentativo del governo degli Stati Uniti di controllarli.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


martedì 23 luglio 2019

Il rinnovato attacco della BCE al libero mercato





di Thorsten Polleit


Dal marzo 2016 il tasso d'interesse di riferimento della Banca Centrale Europea (BCE) è pari a zero e dal giugno 2014 il tasso d'interesse della BCE sui depositi è -0,40%. Ciò significa che le banche dell'area Euro sono soggette ad una commissione sulle riserve in eccesso detenute presso la banca centrale. L'abbassamento senza precedenti dei tassi d'interesse è stato accompagnato da un enorme programma di acquisto di obbligazioni (attraverso il quale la base monetaria è aumentata di circa €2.800 miliardi) e alle banche dell'area Euro è stato offerto anche ulteriore credito a scadenza a tassi d'interesse più favorevoli.

Il 18 giugno 2019 il presidente della BCE, Mario Draghi, ha indicato che un nuovo round di quantitative easing è dietro l'angolo. Considerato il parere espresso dalla Federal Reserve riguardo il quantitative easing nei prossimi mesi, ci si può aspettare che il Consiglio direttivo della BCE si senta incoraggiato a portare avanti il ​​suo piano. Gli osservatori keynesiani sono sicuramente pronti ad applaudire. Pensano che abbassando i tassi d'interesse, portandoli anche in territorio negativo, le economie della zona Euro potrebbero ottenere un vantaggio, oltre alla produzione e all'occupazione. Questo, tuttavia, è un grave errore.

Una buona comprensione del fenomeno dei tassi d'interesse ci mostra che il tentativo della BCE di spingerli a livelli sempre più bassi e, infine, in territorio negativo, è altamente distruttivo. L'intromissione della BCE nei mercati del credito spinge il tasso d'interesse al di sotto del livello che sarebbe prevalso se si fosse astenuta dall'intervenire. Il tasso d'interesse abbassato artificialmente innesca un boom, ma solo perché distorce il consumo, il risparmio e le decisioni d'investimento delle persone. Ciò, a sua volta, porta ad una cattiva allocazione delle risorse scarse e il boom iniziale finirà per concludersi in un bust.


La BCE sembra intenzionata a spingere a zero, o sotto lo zero, i rendimenti di tutti i titoli di stato dell'area Euro, orientando verso il basso le aspettative future degli investitori nei confronti dei tassi d'interesse. Ad esempio, i decennali tedeschi hanno un rendimento del -0,32%; li biennali del -0,76%; e dopo che Draghi ha fatto le sue osservazioni, il rendimento dei decennali del governo francese è diventato negativo per la prima volta in assoluto. In altre parole: la BCE sembra pronta ad armare il mercato dei capitali per fornire ai governi dell'area Euro l'opportunità di finanziarsi a tassi negativi. La "nuova realtà del mercato creditizio nell'area Euro" è che i creditori dovranno pagare quando concederanno prestiti a mutuatari pubblici.

La sound theory riguardo i tassi d'interesse ci informa che la politica monetaria della BCE è in realtà un attacco diretto a ciò che resta del sistema economico di libero mercato. Per capirlo bisogna rendersi conto che la preferenza temporale delle persone è sempre positiva. Preferenza temporale significa che le persone valutano di più un bene presente rispetto ad uno futuro (della stessa qualità). La manifestazione della preferenza temporale delle persone è il tasso d'interesse originario. Rappresenta lo sconto sul valore dei beni futuri rispetto ai beni presenti. Come la preferenza temporale, tale tasso non può scendere a zero.

Questa è una necessità (prasseo)logica, è una categoria della logica dell'azione umana. Non si può contraddire l'affermazione "la preferenza temporale ed il tasso d'interesse originario sono sempre positivi" senza cadere in una contraddizione logica. Detto questo, ora si può facilmente immaginare che cosa succederebbe se la BCE spingesse a zero o in negativo tutti i tassi d'interesse e alla fine tutti i rendimenti degli investimenti, mentre il tasso d'interesse originario delle persone rimane positivo: significherebbe che le persone smettono di risparmiare ed investire e consumerebbero le loro entrate. In altre parole: consumo di capitale, crollo della divisione del lavoro, ritorno ad un'economia primitiva; e la campana a morto per milioni e milioni di persone.

Sfortunatamente tale allarmismo è giustificato: molto probabilmente la BCE non limiterà i suoi sforzi per ridurre i rendimenti sui titoli di stato dell'area Euro. Può anche riprendere a comprare debito societario e sostituire il finanziamento del mercato finanziario delle banche con linee di credito diretto (tramite "TLTRO"). Con il calo di tutti questi rendimenti, gli investitori cercheranno sempre più asset con rendimenti decenti. Si riverseranno, per esempio, su azioni, case ed immobili, comprimendo così i rendimenti futuri di questi asset e spingendoli verso i livelli artificialmente soppressi della BCE. Il punto estremo di tutto questo è la distruzione di tutti i rendimenti positivi, e questo segnerà la fine del libero mercato come lo conosciamo oggi. Ma andrà davvero così male?

Si può sperare di no. Solo una sound theory economica ci fornisce una chiara comprensione del fatto che la politica monetaria della BCE rappresenta un danno; e che purtroppo non vi è alcuna indicazione che la BCE possa abbandonare la sua politica devastante. La perdita del sistema di libero mercato sarebbe un prezzo terribile che le persone saranno costrette a pagare per sostenere l'euro. È giunto il momento di difendere coloro che desiderano davvero preservare il sistema di libero mercato e quindi la libertà in Europa.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


lunedì 22 luglio 2019

Ci potrebbe essere un caso in cui l'intermediazione finanziaria è utile





di Jeffrey Tucker


Quando Bitcoin era ancora giovane mi capitò di spiegare la tecnologia alla base all'economista Edward Stringham. Questo nuovo denaro basato sul mercato consente alle persone di operare scambi peer-to-peer senza intermediazione finanziaria. Tutte le transazioni vengono concluse indipendentemente dalla vicinanza geografica, senza rapporti di fiducia precedenti, senza dover passare dalle istituzioni finanziarie.

È come se tutti nel mondo si scambiassero soldi.

Pensavo che fosse la cosa migliore che potessi fare all'epoca. Mi sembrava ovvio che ciò rappresentasse un evidente miglioramento.

Subito si ritrasse.

"Che cosa? Nessun intermediario? Il cliente deve accollarsi tutti i rischi? Le istituzioni non controllano più le persone che partecipano ad uno scambio? Ci sono alcuni aspetti negativi importanti. Il mercato ha lavorato molto duramente per creare intermediari affidabili. Non scompariranno molto presto." (Sto parafrasando.)

Vedete, Stringham è l'autore di Private Governance, un inno alla brillantezza dell'intermediazione e di come protegga i consumatori ed i venditori dalle frodi e renda la vita molto più facile. Questo sistema può essere costoso, ma l'industria dell'intermediazione migliora enormemente le nostre vite. Non poteva concepire qualcosa che se ne sbarazzasse e sottolineò molti aspetti negativi del concetto stesso di scambio peer-to-peer.

Mi è stato difficile analizzare questa critica, ma guardando indietro e riflettendo su alcune esperienze recenti, probabilmente non aveva tutti i torti

Solo pochi mesi dopo venne hackerato un wallet buggato sul mio telefono. Poof... 10 bitcoin rubati. Ancora oggi posso vedere questa transazione sulla blockchain. È proprio lì, non è mai stata spostata. Questa trasparenza è bella da vedere, ma c'è un problema: non ho idea a chi appartenga l'indirizzo pubblico, altrimenti gli scriverei affinché mi ridia i miei soldi.

Ma in che senso un bitcoin rubato è ancora proprietà mia? Sono libero di pensarlo, ma la realtà è che qualcun altro lo possiede. Non esiste un organo di governo per giudicare questa controversia. Non c'è modo di riavere i miei soldi perché, beh, non sono più i miei.



Errori stupidi col wallet

Proprio ieri ho tentato involontariamente di inviare $930.000 in criptovalute a qualcuno. Fortunatamente non avevo tanti soldi, quindi il wallet mi ha bloccato. Se li avessi avuti, un altro indirizzo avrebbe avuto il controllo di quell'importo. Com'è successo? Ho usato la denominazione di valuta sbagliata, solo perché non stavo prestando molta attenzione.

Sì, sarebbe stata colpa mia. Si chiama errore. Le attuali convenzioni delle criptovalute sono intolleranti agli errori. Stornamento istantaneo, nessun rischio di controparte, nessuna fiducia in terze parti. Poof... siete al verde. Siamo tutti ad un piccolo clic dalla bancarotta. Non è possibile tornare indietro.

Alcuni mesi fa, dopo una conferenza, mi sono ritrovato a distribuire due dollari in Bitcoin Cash a chiunque li volesse. Nel frattempo stavo portando avanti diverse conversazioni, quindi mi sono un po' distratto. Ad un certo punto stavo per fare clic su invia, ma qualcosa mi ha solleticato il cervello. Ho dato una seconda occhiata al mio schermo e stavo per inviare ad uno sconosciuto $2.000. Ho cancellato la transazione appena in tempo.

Se fossi andato avanti, mi sarei trovato in una posizione scomoda: dover chiedere ad un estraneo di riavere i miei soldi. Non avrebbe avuto alcun obbligo legale o contrattuale a farlo. Benvenuti nel mondo dello scambio peer-to-peer. Non esiste alcuna autorità di terze parti per giudicare le controversie.

Sto pensando ad altri casi. Solo poche settimane fa ho inviato $50 all'indirizzo sbagliato, semplicemente perché avevo incollato l'indirizzo sbagliato nella finestra del mio telefono. Mi ero affidato alla funzione Mac OS che duplica i copia-incolla dal laptop al telefono, ma per una qualche ragione non è successo. Probabilmente è stata colpa mia. Fortunatamente l'indirizzo a cui ho inviato il denaro era uno che controllavo io.

Più usate questa roba, più storie racconterete su errori che avete fatto. Saranno legioni.

Con i problemi di scaling raggiunti nel 2017, gli utenti hanno scoperto un'altra fonte di incertezza. Non si sapeva in ​​anticipo se la transazione sarebbe stata costosa o no, veloce o lenta. Sono rimasto sbalordito nello scoprire che non potevo più inviare un dollaro o due ad un'altra persona a meno di non pagare il triplo o il quadruplo in commissioni.

Contro chi ci si può lamentare? Bitcoin non è un'azienda, non ha un numero 800, non ha termini di utilizzo e non offre alcun supporto. È tutto nelle vostre mani.

Ci sono aspetti meravigliosi in questo mondo. La quasi eliminazione del rischio di controparte è una gran cosa. Che non ci siano riaddebiti è una gran cosa per i commercianti, i quali hanno costantemente a che fare con frodi con le carte di credito. Non esiste il furto d'identità. Non aprirete mai il vostro account per scoprire che qualcuno ha speso qualche migliaio di dollari in un casinò in Louisiana. È davvero il denaro per Internet.



I problemi con gli exchange

Per anni molti di noi si sono lamentati di come gli exchange stiano dominando il mercato. Oggi Coinbase ha più utenti di Charles Schwab. Vi state fidando di qualcun altro per controllare il vostro accesso nel mondo delle criptovalute. Può essere tirato giù in qualsiasi momento. È molto più probabile che venga chiuso il vostro conto su un exchange piuttosto che venga congelato il vostro conto in banca.

Se utilizzate un exchange, non controllate le vostre chiavi private. È una relazione di fiducia, non molto diversa dal sistema finanziario esistente.

Possiamo ignorarlo, e lo faccio anche io, ma potremmo anche riconoscere che il successo di Coinbase è davvero una questione di mercato. Potreste dire che le persone sono stupide, ma la verità è che i consumatori preferiscono... i servizi di consumo.

Quando espongo questo argomento ai miei crypto-amici, parlano immediatamente del ruolo degli smart contract, delle interfacce utente migliorate e di ulteriori innovazioni. Tutto questo è vero. Sicuramente ricorderete che la posta elettronica aveva molti problemi nei primi giorni della sua esistenza, e sono stati quasi tutti risolti in tempo. Lo stesso accadrà per le criptovalute.

Detto questo probabilmente siamo eccessivamente fiduciosi nel sostenere che il grande merito delle criptovalute sia la disintermediazione di tutte le cose. Probabilmente non succederà. Infatti se il mercato decide che non la vuole, probabilmente non dovrebbe accadere. E ricordiamoci che c'è un'enorme differenza tra l'intermediazione forzata e l'intermediazione volontaria. Ciò che stiamo veramente cercando non è la disintermediazione universale in quanto tale, ma piuttosto la competizione e la libera scelta.

Qui è dove troviamo il vero fulgore della rivoluzione delle criptovalute. Si tratta di scelta della moneta e molte altre scelte. Se un giorno avremo la nostra utopia, sarà perché le criptovalute hanno ucciso il monopolio forzato.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/