venerdì 28 febbraio 2014

Tasso di interesse interbancario: Una spiegazione





di Francesco Simoncelli


«[...] Il movimento ondulatorio che influenza il sistema economico, la ricorrenza di periodi di espansione seguiti da periodi di depressione, è il risultato inevitabile dei tentativi continuamente ripetuti di ridurre il saggio d'interesse lordo di mercato attraverso l'espansione del credito. Non vi sono mezzi per evitare il collasso finale di un espansionismo eccessivo prodotto dall'espansione del credito. L'alternativa è soltanto che la crisi si presenti prima come risultato del volontario abbandono ad espandere ulteriormente il credito, o successivamente, come catastrofe finale e totale del sistema monetario interessato.»

~ Ludwig von Mises, Azione Umana


Qualche settimana fa ho pubblicato questo articolo "La fenice d'oro ridurrà in cenere il denaro fiat" in cui affermavo di come l'attuale sistema a denaro fiat sia condannato a disintegrarsi sotto il peso della sua inconsistenza e delle sue contraddizioni. Ma questo punto è stato ben recepito dal pubblico che ha letto il pezzo, quello che invece non è stato ben compreso (ed è stato oggetto di una pioggia di richieste di spiegazione) è stato il seguente passaggio:

[...] Tutte le banche in questo ambiente dominato dalla riserva frazionaria sono tecnicamente insolventi. Chi lo dice? Loro stesse.

Il grafico ci mostra il tasso interbancario della zona euro, il quale rappresenta la disponibilità delle banche commerciali europee a prestarsi denaro a vicenda. Allo scoppio della Grande Recessione è calato bruscamente verso lo zero, segno evidente che non si fidano l'una dell'altra. Una di loro potrebbe improvvisamente crollare e trascianre nel baratro tutte le altre. Erano coscienti dei rischi della creazione di denaro dal nulla, ma si sono imbarcate lo stesso in questi rischi perché il costo di opportunità era loro favorevole: la presenza di una banca centrale. Hanno scommesso sull'onniscenza dei pianificatori centrali. Per un pò ha funzionato. Ora la scommessa sta mostrando i suoi limiti. Hanno puntato sul cavallo sbagliato.

Quella che all'apparenza potrebbe sembrare una disattenzione, in realtà è il risultato dei tempi in cui ci troviamo a vivere: la manipolazione dei mercati ha distorto pesantemente l'ambiente economico in cui siamo immersi. I segnali in base ai quali prendevamo decisioni non sono più basati sui fondamentali economici, bensì sulla volontà capricciosa di una ristretta cerchia di individui i quali cercano di influenzarli, come meglio possono, per direzionarli "dove credono debbano andare." La teoria Austriaca del ciclo economico ci dice quanto siano importanti i tassi di interesse, e soprattutto cosa accade una volta che ci si intromette con la loro libera fluttuazione in accordo con le decisioni del mercato.

Infatti, alla vigilia dello scoppio (ufficiale) della bolla immobiliare negli USA, i tassi di interesse di riferimento sono schizzati verso l'alto sia negli Stati Uniti che in Europa: il mercato aveva "scoperto" che non esistevano risparmi reali dietro all'espansione del credito degli anni precedenti.






Il sistema monetario moderno è basato sul denaro fiat, il quale può essere creato dal nulla da banche centrali e banche commerciali. Queste ultime, infati, estendono credito inesistente attraverso i prestiti, sfruttando il meccasimo della riserva frazionaria e delle riserve legali. Una volta che si innesca una crisi la fiducia da parte di debitori e creditori vacilla, facendo aumentare di conseguenza il rischio di controparte. Prestatore e mutuatario non si fidano l'uno dell'altro: il primo chiede di onorare i prestiti pendenti e diventa riluttante a prestare, mentre il secondo cerca altri modi di rimediare denaro o si rifiuta di contrarre prestiti.

Le banche commerciali fanno profitti giocando le loro carte sulla curva dei rendimenti: prendono in prestito a breve e prestano a lungo. E' un buon affare per loro. A volte questa curva si inverte e le banche iniziano ad incassare perdite, allora interviene la banca centrale che rifornendo di liquidità il sistema riporta le cose in uno stato di "normalità." Questo intervento, però, non è neutrale perché crea distorsioni nell'ambiente economico, le quali necessitano di una correzione. Più viene rimandata, più le conseguenze si faranno gravi.

Gli interventi delle banche centrali nei mercati monetari sono stati molto invadenti negli anni passati, alimentando la crisi di cui siamo spettatori da cinque anni ormai. La soluzione implementata dalle banche centrali del mondo è stata la stessa: inflazione monetaria. Tale strategia ha impedito che le grandi economie mondiali andassero in default, rimandando nel tempo questo triste destino. Lo spettro della recessione che ancora spaventa le suddette economie è più presente che mai e lo stress finanziario che permea l'aria dei mercati è opprimente. Ancora oggi famiglie ed imprese tendono a rifiutare di accendere prestiti o trovano difficile trovare chi gliene conceda uno.[1] La fiducia nel credito e nella solidità del sistema è ai minimi termini.

Ma i tassi di interesse di riferimento non sono scesi a segnalazione di un ambiente più favorevole per il prestito? Certo, in un mercato non ostacolato sarebbe così, ma nel nostro sono inaffidabili ormai. Lasciate che mi spieghi. Il brusco calo dei tassi di interesse interbancari (il tasso al quale le banche si prestano denaro a vicenda) è stato alimentato dall'aiuto della Federal Reserve. Lo stesso è accaduto in Europa, con la BCE che è riuscita a mettere una pezza sui dei rendimenti obbligazionari impazziti dei vari paesi dell'eurozona. In questo modo si sono assicurate che le entità finanziarie avessero accesso a liquidità di breve termine, puntellando il sistema bancario e di riflesso le finanze statali.

Lo zio Ben e lo zio Mario non hanno fatto altro che annunciare tagli ai tassi di interesse e che avrebbero impedito un collasso delle loro economie. Ma se davvero fossero così capaci di gestire tali situazioni e poi uscirne con altrettanta facilità, perché siamo arrivati così vicini al baratro col crollo della Lehman? Perché la Grecia continua ad ottenere tranche di aiuti? Per il gusto del brivido? Perché loro sono i "buoni" che salvano la situazione un secondo prima che la bomba ci faccia saltare tutti in aria? Se in possesso di una tale onniscienza come hanno fatto a farsi scappare di mano le cose? Se, invece, erano ciechi prima, come possiamo credere che non lo siano anche ora?

Le banche centrali non hanno nulla di magico, non sanno niente di più di quello che sanno gli altri attori economici. Godono solo del privilegio legale di poter influenzare secondo i loro capricci i segnali economici attraverso i quali gli individui prendono le proprie decisioni. In sostanza, stanno mentendo. La FED, ad esempio, non ha fatto altro che triplicare la base monetaria e comprare bond del Tesoro USA (o scambiarli per titoli tossici in pancia alle banche commerciali). In questo modo ha potuto affermare al mondo intero che le banche statunitensi godevano di buona salute, vendendo la balla che i bond del Tesoro possano considerarsi asset "sicuri." Nonostante lo affermi anche Basilea III, non è così. Perché no? Altrimenti la FED avrebbe un piano d'uscita.

Invece adesso possiede asset che nessuno sul mercato (e sano di mente) comprerà a valore nominale. Questo rende lo stato dell'economia tuttora vulnerabile. Ma i banchieri centrali non lo ammetteranno, altrimenti i loro annunci di una ripresa sostenibile non sarebbero credibili.



CONCLUSIONE

In caso di flessione economica, dovuta ad un precedente boom innescato da politiche monetarie espansive, lo stato e le banche centrali fanno tutto quello che possono per tenere in piedi il sistema monetario a denaro fiat. Di conseguenza possono ricorrere ad una serie di sotterfugi per comprare tempo: lo stato nazionalizza le banche in procinto di crollare; la banca centrale rifinanzia a breve termine il sistema bancario commerciale; la banca centrale scambia asset performanti con asset non performanti. Ma mentre l'espansionismo monetario è stato adottato per scongiurare il crollo del sistema bancario commerciale, quest'ultimo non l'ha tradotto in espansione del credito essendo a conoscenza dello stato disastroso in cui languono i conti della maggior parte degli istituti finanziari.

Nonostante le banche centrali abbiano schivato il colpo, non si capisce come attaccare i sintomi possa porre rimedio agli squilibri del passato. La soluzione non è quella di mettere mano alle rotative e farle ruggire finché tutti non saremmo sommersi da un mucchio di cartrastraccia.


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Note

[1] Si noti che nonostante il mercato sia pervaso da segnali distorti, esiste un mercato nero in cui emerge il vero prezzo di mercato dei prestiti. La comparsa di un mercato nero è il classico sintomo che ci avverte di come l'economia stia viaggiando su binari separati: uno guidato dalle forze di mercato e l'altro guidato dai capricci dei banchieri centrali. Così come in Argentina c'è un valore ufficiale del rapporto di cambio dollaro/peso ed uno non ufficiale ("blue"). Il fatto che il mercato sia manipolato non vuol dire che le forze di mercato siano state annullate, anzi. Maggiori dettagli li trovate leggendo questo articolo di Dough French: Il Prestito Ombra Nasconde le Distorsioni della FED.

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giovedì 27 febbraio 2014

Perché alcuni mercati emergenti si stanno dirigendo verso il bust

A quanto pare la politica allentata dello zio Ben (ora ereditata dalla zia Janet) sta facendo innervosire altri suoi compari, come ad esempio il capo della banca centrale indiana. Ovviamente il nostro amico banchiere centrale, lamentadosi di una fuga di capitali dalle industrie del paese, si scorda di menzionare come sia stata la politica monetaria folle dello zio Ben a permettere l'afflusso di nuovi capitali in India. Ciò spiega in parte come mai i mercati emergenti sono riusciti a prosperare nonostante la crisi globale (l'altra parte della spiegazione riguarda le politiche economiche interne). Viviamo in un mondo in cui il dollaro è la valuta di riserva globale, ed i flussi di capitali sono particolarmente dipendenti dal biglietto verde. Più si rallenterà l'influsso di nuova moneta nel sistema, più le attività in bolla ne risentiranno e più gli investimenti improduttivi ne soffriranno. Se si ferma del tutto, la festa è finita. Ai primi segni di stress i prezzi cambiano al margine, ed ai margini dell'economia mondiale ci sono proprio i paese emergenti (ed è per questo motivo che iniziamo a vedere l'inizio dei casini proprio lì). Certo, potrebbero restare a galla impegnando il debito USA che finora hanno comprato, ma per quanto ancora saranno accettati questi pezzi di carta che il governo USA deve continuare a stampare se vuole continuare a restare in affari? E' per questo che i vault occidentali continuano ad essere svuotati del loro oro. La cultura mainstream presuppone che prezzi in salita siano un sintomo di ripresa degli affari... non ha idea di cosa accadrà se questa volta l'inflazionismo di zia Janet finirà nell'economia reale piuttosto che in quella azionaria.
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di Frank Shostak


In paesi come la Turchia e l'Argentina un atteggiamento più restrittivo attuato dalle banche centrali, ha messo in moto un bust. In Turchia la banca centrale ha aumentato il tasso repo ad una settimana dal 4.5% al 10%, mentre in Argentina il tasso dei bond del Tesoro a 3 mesi è salito dal 16% dell'inizio di gennaio al 25.89%. In Argentina un aumento dei tassi ha avuto luogo una volta che la banca centrale ha frenato il suo pompaggio monetario, mentre in Turchia la banca centrale ha aumentato il suo tasso ufficiale.




Che cosa ha spronato una simile decisione? Il motivo principale è stato il forte calo del tasso di cambio delle valute nazionali rispetto al dollaro USA. La lira turca è scesa a 2.39 per dollaro da 1.76 lire del gennaio dello scorso anno — un deprezzamento di quasi il 36%. Il prezzo del dollaro in termini di peso argentino è saltato a 8 pesos da 5 pesos del gennaio dello scorso anno — un incremento del 60%. Si noti che sul mercato nero, il prezzo del dollaro si attesta a 12.5 pesos.




Il catalizzatore del deprezzamento della valuta, in entrambe le economie, è stato un forte incremento dell'offerta di moneta a causa delle politiche monetarie allentate delle rispettive banche centrali. In Turchia il tasso annuo di crescita dell'AMS si è attestato al 30% lo scorso agosto, mentre in Argentina il tasso di crescita annuo era pari al 40%. Il tasso di cambio sottostante è stato messo in moto dai relativi aumenti dell'offerta di moneta. Ciò significa che se la Turchia e l'Argentina permetteranno al tasso di crescita della loro offerta di moneta di superare quello degli Stati Uniti, le valute di entrambi i paesi si indeboliranno nei confronti del dollaro.




Osservate che in Turchia e Argentina il forte aumento del tasso di crescita dell'offerta di moneta è stato accompagnato da forti aumenti del cosiddetto PIL reale. In Turchia dal primo trimestre 2010 il tasso di crescita annuo era pari al 12.6%, mentre in Argentina nel secondo trimestre 2010 il tasso di crescita era pari all'11.8%. Dato che il PIL riflette le variazioni del tasso di crescita dell'offerta di moneta, suggeriamo che la crescita del PIL rispecchia l'accumulo di attività in bolla. Più è forte il PIL, più è forte il ritmo di formazione delle bolle. Ovviamente, poi, una politica monetaria più ristretta indebolirà il tasso di crescita dell'offerta di moneta e indebolirà di conseguenza il supporto per le varie attività in bolla. È questo che mette in moto un bust. Suggeriamo che uno scenario simile è destinato anche ad altre economie, le quali hanno generato un forte tasso di crescita reale del PIL mediante il pompaggio monetario.




[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


mercoledì 26 febbraio 2014

Il biglietto di sola andata per la pianificazione centrale

Benvenuti nel caos pianificato. Un coacervo di numeri e statistiche utilizzate per trasformare la realtà e assecondarla ai voleri di alcuni pazzi scatenati che si forgiano dello status di "classe dirigente." Problemi di credibilità? I fatti non si conformano con le menzogne? Nessun problema! Basta cambiare le carte in tavola e passa la paura di perdere il controllo. Fino ad oggi, infatti, tutte le previsioni di crescita della Grecia calcolate dal FMI si sono dimostrate dei buchi nell'acqua. Quindi ora per non fare più la figura dei fessi, cambiano le regole del gioco. In questo modo potranno affermare che i pacchetti di stimolo funzionano... ed "ovviamente," invece di terminarli data la presunta crescita economica, si passerà al prossimo.
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di Nick Hubble


Vorremmo congratularci con le banche in Australia. Finalmente ce l'hanno fatta. Hanno raggiunto la tecnologia degli anni '60: hanno capito come utilizzare i codici PIN.

Proprio così, come usare i numeri PIN. Stanno considerando l'abbandono delle firme sulle carte di credito per ridurre le frodi. Verificare la vostra identità quando acquistate qualcosa sembra essere una buona idea...

Le frodi sulle carte di credito costano alle banche intorno ai AU$35 milioni l'anno. Quando nel 2008 il Canada si è sbarazzato delle firme, le frodi sulle carte di credito sono calate del 36%. Sembra una bazzecola, vero? In realtà è dolorosamente ovvio per noi. Soprattutto dopo essere stati vittima di una frode del genere di recente.

Riuscite ad immaginare se i banchieri usassero il loro ingegno per rendere più efficienti i sistemi di pagamento, invece di elaborare schemi di investimento strani che coinvolgono mutui inaccessibili o futures sull'oro che non comportano metallo fisico? L'economia verrebbe sommersa da un'ondata di efficienza piuttosto che di speculazione.

Ma le rivelazioni delle banche non sono l'argomento del giorno. Invece vorremmo confermare la prenotazione per un viaggio di sola andata... dove? Beh, non ne siamo del tutto sicuri ad essere onesti. Ma è sicuramente un biglietto di sola andata.

Stampa di denaro, stimolo, guerre valutarie, salvataggi e quasi tutto il resto che si è visto sin dal 2008 è praticamente irreversibile. Tra l'altro, i salvataggi sono diventati una parte essenziale di qualsiasi piano. I governi hanno sempre salvato le istituzioni finanziarie.

Le politiche del passato non possono essere annullate, ma infesteranno per sempre il nostro futuro.

Il mercato ora sa che le banche centrali stamperanno denaro se ne avranno bisogno. "A qualunque costo," ha detto il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi. E l'ha detto senza sembrare Gideon Gono, ex-banchiere centrale dello Zimbabwe.

Il mercato sa che le grandi istituzioni finanziarie verranno salvate. "Ho abbandonato i principi del libero mercato per salvare il libero mercato," disse il presidente George W. Bush con il suo sorriso imbarazzato.

Gli economisti hanno detto ai politici che se non avessero approvato i pacchetti di stimolo, il tasso di disoccupazione sarebbe salito all'8.8%. Il Congresso ha votato per lo stimolo e la disoccupazione è salita al di sopra del 10%. Ma la gente ancora li reputa credibili. Non appena tornerà una recessione, i presidenti ed i primi ministri faranno di nuovo ricorso agli "shovel ready projects."

Il mondo aveva grandi speranze per l'Abenomics giapponese. Il mix di stimolo monetario/fiscale, combinato con la svalutazione dello yen, sembrava destinato a riportare il Giappone in carreggiata. E invece no.

Se una società privata fosse gestita come i politici di tutto il mondo ed i banchieri centrali gestiscono le proprie economie, cosa accadrebbe? La società fallirebbe, e qualcun altro prenderebbe il capitale per fare qualcosa di meglio. La distruzione creativa sprona costantemente i consumatori ed i produttori a migliorare.

Pensate che i politici ed i banchieri centrali chiudano baracca e burattini in caso di fallimento e corrano a trovarsi un posto di lavoro altrove? No. Persevereranno nell'errore. La prossima volta in cui ci sarà una recessione, i governi approveranno pacchetti di stimolo senza tanto dibattito. I banchieri centrali potranno rinnovare il quantitative easing (QE) senza alcun clamore contro l'inflazione. E ogni CEO delle banche saprà che il proprio lavoro è perfettamente al sicuro, non importa cosa accada.

Risciacquate, insaponate, ripetete. Quando si dà a qualcuno il potere di fare le leggi, sostenuto da una stampante monetaria per pagare i conti, non riuscirà mai a vedere l'errore nelle sue azioni. La questione sarà sempre una: fare più della stessa cosa.

Fino a che punto? Cosa lo fermerà? Come andrà a finire? A che punto lo stimolo, la stampa di denaro ed i salvataggi falliranno in modo così eclatante da minarne ogni credibilità? Perché è proprio qui dove stiamo andando a finire. Anche se ci fosse una mezza ripresa decente negli Stati Uniti e in Europa, è solo una questione di tempo prima che arrivi una nuova recessione.

L'economista Friedrich Hayek spiegò che il socialismo è fallimentare perché si basa sulla pianificazione centrale. In altre parole, le motivazioni e le finalità altruistiche del socialismo possono essere o non essere realizzabili e di vostro gradimento. Le comuni Hippie, i Kibitzes israeliani e le famiglie nucleari sono esempi in cui può funzionare qualcosa di simile al socialismo. Ma è la parte in cui entra in gioco la pianificazione centrale che porta al fallimento il socialismo nazionale.

Ci sono una miriade di ragioni, ma quella più interessante è che il piano di ognuno è diverso. La visione dell'Europa secondo Mario Draghi differisce da quella di Manuel Barroso (presidente della Commissione Europea), la quale differisce da quella di Nigel Farage (politico europeo e scettico UE), la quale si differenzia da quella di tutti gli altri.

Ecco perché è un disastro quando ci si aspetta che un mucchio di politici in parlamento decida come dovrebbe funzionare il mondo, invece di lasciare che esso funzioni come meglio creda. Ciò vale sia che si tratti del parlamento europeo sia di quello australiano. Se la politica avesse un senso, la quantità di leggi che deve essere approvata sarebbe una piccola frazione di quelle già approvate. Invece ogni governo si immischia a modo suo, fino a determinare in che modo dovrebbero scorrere le acque indonesiane.

Infine questo disordine diventa così caotico che la gente invoca qualcuno a gran voce affinché lo possa risolvere. Qualcuno di forte, carismatico e responsabile. Ecco perché tutti i tentativi di pianificazione centrale finiscono con una lotta per il potere. E tali lotte tendono ad essere vinte da persone violente, corrotte ed immorali.

Questa era la storia di Hayek sul perché il socialismo fallisce. Oggi ci ritroviamo tutti i problemi della pianificazione centrale senza il calore e la confusione del socialismo. In realtà esso è screditato, nonostante i politici conservatori lo pratichino ogni giorno. Ma è la pianificazione centrale il problema.

Gli economisti mainstream ne sono completamente all'oscuro. Per loro la pianificazione centrale ha davvero senso. Fornisce loro dati per i modelli (che di solito si basano sulla fantasia di un burocrate di medio livello), relazioni lineari (che in realtà non esistono in economia) ed un lavoro.

Negli anni '60 i libri di testo di Paul Samuelson comprendevano grafici che mostravano come l'URSS avrebbe superato gli Stati Uniti grazie alle politiche pianificate a livello centrale.


Fonte: Marginal Revolution


L'unica previsione che abbia mai azzeccato è stata quella di brutto tempo in Russia.

Lo stesso tipo di previsioni le vediamo oggi. L'FMI ​​ha gonfiato le proprie previsioni di una crescita economica globale. Questo grafico è il nostro preferito, mostra le previsioni del Dipartimento dei Trasporti sul traffico stradale degli Stati Uniti:


Fonte: Andrew Gelman


Ci sarà pure un limite a quante volte possono sbagliare?

La buona notizia è che qualcuno si sta svegliando. Stranamente è proprio il presidente francese Francois Hollande. Certo, solo a parole, ma è piuttosto bravo a quanto pare.

Recentemente ha parlato ai suoi connazionali degli strani discorsi di un certo economista francese del XIX secolo chiamato Jean-Baptiste Say. Citando la versione moderna di quella che gli economisti chiamano la Legge di Say, ha detto: "l'offerta crea la propria domanda." Questo non è un modo molto utile di dirlo, lo sappiamo.

Il punto di Say era questo: se si desidera acquistare qualcosa, bisogna prima produrre qualcosa. Per la maggior parte degli economisti questo equivale al dilemma dell'uovo e della gallina. I supply-side credono che c'è bisogno di un pollo affinché venga deposto un uovo. I demand-side credono che ci debba essere una domanda d'uova prima che qualcuno si prenda la briga di allevare galline.

La domanda è effettivamente infinita. Le persone vogliono sempre più uova. La questione è: se le possono permettere? E come fanno a permettersele? Producendo qualcosa che un proprietario di polli voglia. Come il filo spinato per un recinto. Produrre, quindi, filo spinato (offerta) permette a qualcuno di acquistare un uovo (domanda). Senza la produzione di filo spinato, è difficile che possiate mettere le mani su un uovo.

Ma cosa succede se è possibile creare potere d'acquisto dal nulla? Cosa succede se ​​è possibile stampare un paio di dollari e acquistare l'uovo? I demand-side la considerano una soluzione. Quindi vogliono stimolare la domanda.

E funziona... almeno per un po'. Ma anche se è un palliativo temporaneo, si ha l'idea che non ci sia più bisogno di produrre qualcosa. Basta semplicemente stampare denaro e comprare quello che si vuole. Questo è ciò che hanno fatto gli Stati Uniti. Questa è la causa del deficit commerciale. Il paese stampa dollari per pagare la gente affinché gli venda le cose.

Questo può andare avanti fino a quando le persone sono disposte ad accettare i dollari stampati in cambio di roba vera. Ma alla fine si stancheranno di tutti quei dollari. Ecco perché l'ingerenza monetaria della Cina è così importante. Sta aumentando costantemente le sue dotazioni di beni reali come oro e capacità produttiva. Una volta che svanisce l'accettazione dei dollari, l'America dovrà produrre qualcosa per la Cina (se ancora vorrà le merci cinesi).

Torniamo al nostro punto originale. Una volta che la pianificazione centrale ha una presa sull'economia, non la lascia andare. Avere potere sulla legge e sulla moneta è un desiderio troppo grande. A nostro parere può essere scardinato solo quando le persone smetteranno di seguire la legge e la fiducia nella moneta crollerà. Di solito si tratta di una combinazione tra iperinflazione e un popolo scontroso.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


martedì 25 febbraio 2014

Perché i banchieri centrali non dovrebbero armeggiare con i prezzi





di Frank Hollenbeck


Il novembre scorso la BCE (Banca Centrale Europea) ha sorpreso i mercati diminuendo il suo tasso di rifinanziamento allo 0.25% per evitare la temuta deflazione, e ha annunciato che intende mantenere "stabile la crescita dei prezzi a circa il 2%," che è ovviamente un obiettivo e non un tetto. I bassi dati dell'inflazione sono "preoccupanti" per molti economisti e ha scatenato più richieste alla BCE affinché diventi più aggressiva. I banchieri centrali e gli economisti rimangono dell'idea che l'economia può essere gestita manipolando i prezzi a livello aggregato.

La maggior parte degli economisti dirà che un po' di inflazione è una buona cosa. Se un imprenditore commette un errore e produce qualcosa ad un costo superiore rispetto a quello di vendita, un aumento in tutti i prezzi potrebbe rendere redditizia la sua cattiva decisione. Sarà in grado di vendere i suoi inventari costosi. In altre parole, un po' di inflazione è buona secondo alcuni economisti perché consente agli imprenditori che hanno fatto cattive scelte, oggi e probabilmente domani, di poter andare avanti. Tuttavia è sorprendente vedere che anche gli economisti di libero mercato supportino una tale logica. Il capitalismo è un sistema di profitti e perdite, dove gli imprenditori che sopravvivono sono quelli maggiormente in grado di soddisfare le esigenze della società. Le perdite sono in realtà più importanti dei profitti, poiché eliminano quelli che non servono i consumatori e consentono alle risorse di essere canalizzate dove sono più necessarie. Il movimento dei prezzi in un'economia può condannare alcuni imprenditori, ma i prezzi relativi, e non quelli aggregati, sono una chiave per comprendere l'economia.

Un semplice esempio può chiarire questo punto. Supponiamo di avere un'economia molto semplice con solo due prodotti, mele e arance. Immaginiamo un breve periodo, quindi senza effetti di produzione. Inizialmente abbiamo 10 mele, 10 arance e $20. Supponiamo che l'incrocio della domanda e dell'offerta per le arance determini un prezzo di $1.20. Ciò fisserà contemporaneamente il prezzo delle mele a $0.80. Solo in questa situazione non abbiamo soldi in eccesso o produzione in eccesso .

Il prezzo relativo tra arance e mele riflette la domanda della società per i due beni conformemente alla loro abbondanza relativa, o offerta. Ora supponiamo che i gusti cambino e che le persone vogliono più mele. L'effetto a breve termine sarà un aumento del prezzo delle mele e, se l'offerta di moneta è costante, una diminuzione del prezzo delle arance. Supponiamo che il nuovo prezzo di equilibrio sia $1 per entrambi i frutti. Si tratta di un aumento del 25% del prezzo delle mele e una diminuzione del 16.7% del prezzo delle arance. L'economia sta vivendo un 8.3% di inflazione dei prezzi, calcolata come media ponderata dei due beni. Certo, avremmo potuto iniziare con prezzi relativi differenti e creare una situazione di deflazione dei prezzi.

Nel mondo reale, se i prezzi del petrolio aumentano, il prezzo di altri beni e servizi deve scendere se l'offerta di moneta rimane costante. Nel breve periodo, altri beni e servizi possono essere venduti in perdita. I loro costi di produzione sono irrilevanti dal momento che sono ormai un costo sommerso. A lungo termine, l'impatto finale dei prezzi del petrolio sull'inflazione dipenderà dall'elasticità della domanda e dell'offerta dei vari prodotti e servizi. L'inflazione "spinta dai costi" è un equivoco comune. Un aumento generale in tutti i prezzi, invece, è un fenomeno monetario.

Siamo ora in una posizione migliore per capire la stupidità dietro all'obiettivo politico del 2% di inflazione per l'intera economia. Nel nostro esempio delle mele e delle arance, la banca centrale dovrebbe ridurre l'offerta di moneta per cambiare il livello dei prezzi (assoluto e relativo) delle mele e delle arance per ridurre l'inflazione dall'8.3% al 2%? Se, invece, avessimo creato un esempio con la deflazione, la banca centrale sarebbe dovuto intervenire per aumentare l'offerta di moneta e contrastare quello che è essenzialmente un cambiamento dei prezzi relativi? In un'economia capitalista, cambiamenti così grandi nei prezzi relativi non sono infrequenti.

Con la Cina e l'India che negli ultimi 30 anni hanno creato enormi quantità di prodotti a buon mercato, i prezzi medi avrebbero già dovuto essere in calo come accadde durante la Rivoluzione Industriale del XIX secolo. Un prezzo medio stabile maschera uno spostamento considerevole nei prezzi relativi. Il prezzo di beni e servizi non prodotti in mercati emergenti con bassi salari, come la sanità e l'istruzione, ha fatto registrare un'inflazione galoppante nonostante il livello medio dei prezzi si sia appena mosso.

Supponiamo che la società voglia consumare di più oggi e meno domani. In circostanze normali, il prezzo dei beni di consumo (CPI) aumenterebbe mentre il prezzo dei beni capitali diminuirebbe. Le variazioni nei prezzi relativi insieme a tassi di interesse più elevati (cioè, il prezzo delle preferenze temporali) agiscono da stabilizzatori automatici, smorzando l'impatto sull'economia di questo cambiamento nei gusti. Una politica della banca centrale che vuole modificare l'offerta di moneta per correggere un problema immaginario con i prezzi globali, aggiungerebbe semplicemente instabilità a questo processo di adeguamento. Prendendo di mira un aggregato, le banche centrali distorcono i singoli prezzi e interferiscono con l'efficiente allocazione delle risorse e di beni/servizi.

La recente azione della BCE (es. abbassare il tasso di rifinanziamento) era volta a contrastare una variazione nei prezzi relativi causata soprattutto da un apprezzamento dell'euro, ma questa è un'interferenza del tutto ingiustificata con la funzione dei prezzi (es. allocare le risorse).

Il denaro è una "misura" del valore, come il righello è una misura della lunghezza. Modificare la lunghezza di un righello, o manipolare costantemente l'offerta di moneta, può creare solo caos. Il ruolo della BCE è davvero quello di microgestire ogni variazione mensile in un indice imperfetto? Non ci si rende conto che cambiando costantemente il metro di misurazione si intralciano enormemente le decisioni imprenditoriali?

Tornare al gold standard, abolire la riserva frazionaria e chiudere la banca centrale, solo così potremmo finalmente riportare la stabilità nell'offerta di moneta e, di conseguenza, la stabilità nell'economia mondiale.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


lunedì 24 febbraio 2014

Undici domande agli statalisti





di James E. Miller


Ultimamente il libertarismo viene sempre trattato a pesci in faccia nei media mainstream. Il leader degli aggressori sembra essere Michael Lind di Salon il quale non riesce a trattenersi dall'attaccare Ayn Rand, nonostante la storica animosità dell'autrice nei confronti dei libertari. Oltre agli sproloqui verbali, i nemici della libertà umana fraintendono costantemente ciò che professano di detestare. E' tutto nella norma considerando lo stato decrepito del moderno dibattito intellettuale. Ma l'incoerenza logica ha un modo tutto suo di scavare nella mente, irritando i mezzi stessi con cui formuliamo pensieri e idee. A volte è rischiesta solo una risposta tagliente.

Una delle recenti incursioni al libertarismo è arrivata dal sito AlterNet.org. Lo scrittore RJ Eskow è convinto di aver trovato il punto debole degli aderenti alla pace e alla libertà. In una diatriba composta da undici domande, il tizio tenta di stabilire un criterio per vagliare i sedicenti libertari. La rete di ipocrisie in cui vuole intrappolare i suoi avversari è pensata come un proiettile d'argento per abbattere la bestia del capitalismo sfrenato. Come accade quasi sempre, la trappola è logora e disseminata di caratterizzazioni disoneste.

Così, invece di confutare le dichiarazioni puerili (tale lavoro è già stato svolto egregiamente da Stefan Molyneaux) mi unirò al dibattito da un'angolazione diversa. Nello spirito della vecchia citazione di Casey Stengel, chiedo: "A questo gioco può giocare chiunque?" Se il lettore è abbastanza gentile, mi permetterà di criticare questo quiz. Proporrò undici domande agli statalisti per determinare se sono davvero ipocriti nella loro fede in una società democraticamente libera.

Primo: se le aziende sono così innamorate delle politiche libertarie, perché per oltre un secolo le grandi aziende sono state uno strumento della normativa economica? Nonostante tutti i loro piagnistei nei media, c'è quasi sempre la mano dei dirigenti delle grandi aziende nella stesura dei diktat normativi. I lobbisti non sono preoccupati di salvaguardare i capitali nazionali dalla concorrenza spietata – vogliono una via più facile per il profitto. Quando la depressione colpì l'America ed il duo Herbert Hoover e Franklin Roosevelt iniziò a reprimere la società, le aziende erano fin troppo ansiose di ingraziarsi Washington. Come scrisse il giornalista John T. Flynn nel 1934 riguardo la corrotta National Recovery Administration:

[...] Il piano NRA ha rappresentato quasi interamente l'influenza e l'ideale dei Grandi Uomini d'Affari. La Concentrazione di Cervelli nella sua paternità era microscopica; la quota della Camera di Commercio e di altri interessi commerciali era predominante.

L'insidioso detto "una mano lava l'altra" applicato ad imprese e stato è un tabù nei sermoni progressisti. Nonostante la loro visibile connivenza, l'inganno che circonda tale situazione è simile ad un incidente traumatico avvenuto durante l'infanzia; represso e ignorato. La falsa lotta tra Davide (es. il governo) e Golia (es. le grandi corporazioni) continua ad apparire nei libri di testo e nei giornali a danno della pubblica opinione.

Secondo: se Wall Street è piena di poveri cristi che desiderano solamente scrollarsi di dosso gli artigli del governo, perché Goldman Sachs – il campione dell'affarismo spietato – ha sostenuto così fermamente Barack Obama nelle elezioni del 2008? L'eroe della classe operaia alla Casa Bianca non è immune all'influenza corporativa, nonostante le promesse elettorali contrarie alla corruzione. In sostanza, non è diverso da qualsiasi altro candidato alla carica pubblica. E così l'acqua sotto i ponti continua a scorrere, almeno fino a quando i food stamp continuano ad essere distribuiti e la patina di sostenibilità dell'energia "pulita" sta in piedi.

Terzo: se la democrazia è la liberazione dalla sofferenza terrena, che cosa succede se la maggioranza degli elettori vota per terminare la vostra vita? Eskow parla amorevolmente della regola della maggioranza; sarebbe meraviglioso se affidasse sé stesso ad un voto informale da parte del volgo. Un difensore coerente della sacralità della massa metterebbe sicuramente la sua vita e la sua proprietà nelle mani del urne. Dopo tutto, stiamo parlando di persone di sinistra.

Domanda successiva: se le masse sono così in sintonia con le sfide eterne dell'umanità, perché devono eleggere dei governanti? Il punto di vista hobbesiano sulla natura giustifica lo stato, altrimenti gli uomini si ucciderebbero a vicenda fino all'estinzione. La soluzione alla sindrome "individuo fallibile" è quello di dotare gli stessi esseri imperfetti di un potere monopolistico nella speranza di salvare la società dalle tempeste della propria fragilità. Naturalmente non emerge alcuna dissonanza cognitiva da una tale affermazione fasulla.

Per quanto riguarda i banchieri malvagi: se il sistema bancario è un caos incontrollato di esuberanza animale, perché ogni istituzione di deposito e prestito è sotto la tutela della Federal Reserve? Di certo la tirannia capitalista che distrusse l'economia mondiale doveva essere un Wild West di indulgenza sfrenata. Ma il predominio della pianificazione centrale nel mondo della finanza è roba da tredicesimo piano.

Tollerate qualsiasi ideologia, o la vostra visione del mondo è superiore a tutte le altre? Il pragmatismo etico e fattuale è una filosofia inflessibile e rigida. Ancora più importante, è contraddittoria. Pensare che nessuna verità possa essere vincolante, equivale a riconoscere che come minimo esiste una verità. Il comportamento coerente per un vero relativista morale sarebbe quello di vivere ogni giorno in apatia e indifferenza rispetto alle forze naturali in gioco. Purtroppo, i progressisti irati fanno l'esatto contrario.

Comprate volontariamente cibo, vestiario, immobili, trasporto ed altri servizi vitali? Se sì, siete dei capitalisti e pertanto siete consumatori in cerca di profitto – un peccato indicibile per il liberal puro. L'atto stesso di approvare vari siti web e rigurgitare banalità sui "diritti dei lavoratori" è un'azione compiuta per puro auto-interesse. Come osano mostrare i loro piccoli visi avidi quei coraggiosi guerrieri di Facebook!

È sbagliato che un estraneo metta le mani nel vostro portafoglio? Se sì, cosa separa un esattore delle tasse dal ladro di tutti i giorni? Certamente non il superamento di un test indetto dall'amministrazione pubblica e svolto in una vecchia stanza ammuffita. E ovviamente non la dichiarazione "Vengo a nome del governo," come se chiunque potesse pronunciare una simile frase vuota. Ci dev'essere qualcos'altro sotto – come l'illusione della legittimità del potere statale.

E' sbagliato aggredire un innocente? Il vecchio detto "Il diritto del mio pugno finisce dove inizia il naso dell'altro uomo" non ha ancora perso aderenti. Nonostante tutto, astenersi dall'aggredire gli altri è ancora visto come un comportamento civile. Allora perché il governo ha carta bianca? Un silenzio con dei grilli al seguito è tutto quello che otterremo come risposta.

Perché gli enti di beneficenza, i sindacati comunali e le organizzazioni della società civile non sono considerate organizzazioni capitaliste? Questi gruppi di persone, uniti da una causa comune, ricercano un determinato fine così come qualsiasi imprenditore. Le risorse fornite dalla filantropia vengono guadagnate come qualsiasi altra cosa. Eppure i baroni briganti non vengono mai accusati di gestire mense dei poveri.

Infine, come si può dire di amare la pace quando l'istituzione che si adora è responsabile della morte di milioni di persone? Le terribili storie della Cina di Mao, della Russia di Stalin e della Cambogia di Pol Pot non sono cospirazioni. Molte vite sono state prese in nome di una società giusta, democratica, libera e uguale. Mettere i fiori nelle canne dei fucili è un bel gesto, ma è sovvertito dalla richiesta di sostegno da parte di un'altra banda di bruti.

Le domande di cui sopra sono per chi cerca di aggrovigliare una conoscenza progressista con una mente inrappolata da contraddizioni e ipocrisie. I libertari non sono immuni da lacune nella logica, ma la libertà richiede coerenza. La visione della Sinistra per quanto riguarda uguaglianza e relativismo è colta nel sacco davanti alla sua riverenza per la forza assoluta. Tra l'altro, l'onestà intellettuale non è mai stata un suo punto di forza. Stimolare il nucleo delle emozioni umane è un'arma di gran lunga più letale.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


venerdì 21 febbraio 2014

Una malattia fatale: Il risultato inevitabile dell'inflazione





di John Pugsley


“Una delle difficoltà incontrate quando si appoggia l'inflazione è la scarsa conoscenza della gravità della malattia... Il discorso fatto da coloro che chiedono tassi molto bassi [di inflazione] è semplicemente inconcludente.” (Paul McCracken, ex-presidente del Council of Economic Advisors.)

Analizziamo l'affermazione qui sopra...

La storia delle civiltà è, in realtà, la storia di una serie di società o nazioni. La gente in ogni nazione è finita sotto il controllo dei capi di uno stato o di un governo con la forza o con il voto. In entrambi i casi, i leader del paese (con la collaborazione dei banchieri) hanno sempre ritenuto necessario aumentare i loro fondi oltre l'importo che avrebbero potuto raccogliere attraverso la tassazione. Questo è quasi sempre avvenuto attraverso una qualche forma di svalutazione della moneta.

Se lo stato avesse preso in prestito dalle banche e monetizzato il debito, tagliato le monete, o semplicemente fatto ricorso alla stampante per stampare nuove banconote, i risultati sarebbero sempre stati gli stessi: aumento dei prezzi. Mentre lo stato monetizzava il debito e consumava i prodotti e servizi acquistati con tali I.O.U., la comunità nel suo insieme veniva privata di tale produzione.

Il fatto che la comunità percepiva di ricevere ricchezza tangibile sotto forma di "denaro" serviva solo a confonderla. Alla fine, la confusione che risultava da questa ricchezza illusoria causava un ciclo fatale di eventi che si concludevano con il crollo di suddetti stati.

Se voi, come individui, prendete in prestito denaro da qualcuno e non lo ripagate, lo avete derubato. Sareste dei ladri. Quel qualcuno sta peggio: ha perso un po' della sua ricchezza. Quando uno stato monetizza il debito stampando banconote o prendendo in prestito denaro da una banca senza intenzione di rimborsarla, si comporta da ladro. La differenza è che la vittima viene derubata due volte. Non sa chi è stato.

Le perdite reali ricadono sulla popolazione, e in un modo talmente camuffato che i risultati sfuggono ad un'analisi superficiale. In altre parole, il furto si traduce in un aumento dei prezzi e l'aumento dei prezzi fa il lavoro sporco. Quando la vittima intuisce la minaccia e cerca di proteggersi, di solito se la prende col sintomo piuttosto che con la causa. Il furto si verifica quando una persona prende in prestito soldi e non li rimborsa. Il sintomo è l'aumento dei prezzi. Mentre gli individui tentano di reagire al sintomo (aumento dei prezzi), iniziano i problemi.

Quando il Congresso vota per aumentare il debito pubblico, come ha fatto periodicamente per anni, come vi sentite? Vi rendete conto che quello che sta facendo è prendere denaro in prestito direttamente da voi senza alcuna intenzione di ripagarvi? (Prendere in prestito da voi, se siete un produttore. Naturalmente se siete a carico del welfare o disoccupati, non avete nulla da dare in prestito.)

Prestereste denaro a qualcuno pur sapendo che ha una lunga storia di ripudi dei debiti, e sapendo che non sarete d'accordo con quello che farà con i soldi? Naturalmente no. Ma lo state facendo lo stesso.

La rivelazione più sconcertante arriva da uno studio della storia economica delle società del passato: la sequenza degli eventi economici negli Stati Uniti negli ultimi 50 anni si è verificata più volte in decine di altre società sin dalla Macedonia.

  1. Lo stato ha bisogno di più denaro rispetto a quello che è in grado di raccogliere attraverso la tassazione, quindi emette cartamoneta.
  2. Quando spende questa nuova moneta, l'attività imprenditoriale attraversa una fase euforica.
  3. Mentre il nuovo denaro percola in tutti i settori dell'economia, i prezzi iniziano a salire e l'attività imprenditoriale inizia a rallentare..
  4. Per contrastare la crisi, lo stato emette più cartamoneta.
  5. L'attività imprenditoriale si riprende, i prezzi iniziano a salire e l'attività imprenditoriale torna a rallentare.
  6. La gente comincia a diffidare della cartamoneta ed inizia ad accumulare monete d'oro e d'argento.
  7. Il governo punta il dito contro gli accaparratori di oro e approva leggi per fermare tale accaparramento (confiscando spesso l'oro, a volte l'argento.)
  8. Più inflazione: i prezzi iniziano a salire più ripidamente, le persone richiedono un'azione e il governo approva leggi sul controllo di prezzi e salari.
  9. Appaiono carenze, cominciano i razionamenti, i mercati neri subentrano al posto dei mercati regolamentati.
  10. La speculazione comincia a sostituire l'investimento prudente mentre i mercati dei capitali fluttuano su e giù insieme ai cicli economici.
  11. Il duro lavoro cade in discredito; le persone si arricchiscono (o si impoveriscono) con le speculazioni; il parsimonioso perde tutto a causa dell'inflazione, sempre più persone finiscono a carico dell'assistenza pubblica, cali drammatici della produzione e l'inflazione forza più in alto i prezzi fuori dalla portata degli anziani e dei produttori marginali.
  12. Mentre sempre più persone finiscono a carico dell'assistenza pubblica, il governo deve tassare più pesantemente i produttori rimasti fino a quando non decidono di cessare la produzione e la situazione va fuori controllo.
  13. I mercati azionari oscillano freneticamente su e giù, e infine crollano; le imprese marginali falliscono; i prezzi scendono a livelli naturali; la moneta viene svalutata a livelli reali; i debiti vengono ripudiati; il paese ricomincia.

Lo scenario qui descritto si è ripetuto in quasi tutte le società in cui lo stato ha svalutato la valuta. Chiunque si preoccupa di preservare la propria ricchezza dovrebbe leggere Fiat Money Inflation In France di Andrew Dickson White. Si tratta di una cronaca degli effetti che ebbe il denaro fiat sull'economia della Francia dopo la Rivoluzione Francese. I paralleli tra la Francia del 1789 e gli Stati Uniti del XX secolo sono entrambi evidenti e spaventosi.

Bisogna chiedersi se il presidente Roosevelt abbia mai studiato le storie dei paesi che hanno provato a mettere fuori legge l'oro e ad inflazionare l'offerta di moneta per risolvere i loro problemi economici. Quando disse "va tutto bene; dopo tutto, stiamo prendendo in prestito da noi stessi," aveva mai sentito parlare della Macedonia o dell'economia francese del 1789? E che dire del presidente Nixon? Quando istituì il controllo dei prezzi, dov'erano gli scienziati per dire "osserviamo il passato prima di agire"? Se è vero il detto che la storia si ripete, potrebbe essere perché nessuno consulta la storia prima di agire? Se McCracken afferma che non conosciamo realmente la gravità della malattia chiamata inflazione, non ha idea di cosa sta parlando. La malattia è fatale.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


giovedì 20 febbraio 2014

Il panorama inflazionistico dell'Inghilterra

Oggi smontiamo un altro mito che aleggia con una certa persistenza in Europa. Ogni volta che sentite parlare di "ripresa" o "boom" di una determinata economia, o di come abbia "miracolosamente" sconfitto la disoccupazione, chiedetevi qual è stata la politica intrapresa dalla sua banca centrale. Così come con lo zio Sam, anche in Inghilterra è stata utilizzata la stessa retorica: "l'espansione monetaria sarà una condizione temporanea, sarà invertita." Negli USA non si parla più di una strategia d'uscita. Non esiste, a meno che non si voglia scatenare una nuova recessione. Ma dato l'ammontare di errori accumulati fino ad ora dal sistema bancario e statale, è molto probabile che i pianificatori centrali perderanno definitivamente il controllo. Quindi si va avanti brancolando nel buio. Così accadrà anche in Inghilterra. Le autorità monetarie dei vari paesi del mondo hanno inondato le proprie economie con masse abnormi di credito e denaro fiduciario, solo per salvaguardare il settore bancario e statale. Può funzionare? No, perché nonostante tutto il denaro lanciato verso il problema esso non viene risolto. La prova? L'avversità a qualsiasi ritiro di denaro presso una banca. Gli asset di buona qualità non saranno sufficienti a coprire le passività delle banche.
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di John Phelan


Di recente ho scritto un articolo per Save Our Savers tentando di inquadrare la massiccia espansione della base monetaria sin dal marzo 2009 in Inghilterra con il fatto che sin da giugno 2012 l'inflazione è ormai all'interno dell'obiettivo della Banca d'Inghilterra del 2% (+/- 1%). Quest'oggi mi piacerebbe espandere un po' l'argomento.

Sin dal marzo 2009 la base monetaria della Gran Bretagna, nota anche come moneta in senso stretto o M0, è aumentata del 321%. Possiamo vedere che la maggior parte di questo denaro è finito nelle riserve bancarie, in crescita del 642% sin dal marzo 2009.


Fonte: The Bank of England, series Notes in circulation – RPWB55A, and Reserve Balances – RPWB56A


Questo è proprio quello che ci aspettavamo di vedere in seguito al Quantitative Easing della Banca d'Inghilterra, dove quest'ultima crea nuovo denaro e lo utilizza per acquistare obbligazioni dalle banche commerciali -- ed è in questo modo che il nuovo denaro diventa riserva bancaria. Le banche commerciali sono sedute su quei soldi (non li utilizzano come base per creare nuovo credito e non finiscono in M4), motivo per cui mentre M0 è letteralmente esploso, l'offerta di moneta più ampia (M4) si è appena mossa, in aumento solo del 7.4% sin dal marzo 2009.


Fonte: The Bank of England, series Notes in circulation (RPWB55A) and Reserve Balances (RPWB56A) (M0), and Monthly amounts outstanding of M4 (monetary financial institutions’ sterling M4 liabilities to private sector) (in sterling millions) seasonally adjusted  (LPMAUYN) (M4)


Questa crescita contenuta di M4 spiega il livello moderato dell'inflazione. In fin dei conti non è un mistero il perché le banche commerciali vogliano avere più riserve, basti pensare al calo del valore dei loro asset ed ai loro bilanci disastrati. La questione chiave è cosa succederà dopo.




Il grafico qui sopra mostra il rapporto tra M0 a M4 sin dal maggio 2006; quante sterline nella misura monetaria più ristretta coprono quelle nella misura monetaria più ampia. Dal 25:1 tra il maggio 2006 ed il marzo 2009, è diminuito dopo i vari Quantitative Easing fino a circa 6:01 nel settembre 2012.

Da un lato le banche potrebbero attenersi a questo nuovo rapporto più basso. Castigate dalle loro esperienze con gli asset ipotecari, potrebbero desiderare una riserva permanetemente bassa in base al rapporto con gli asset e tutti i QE serviranno solo come una vasta ricapitalizzazione delle banche.

Dall'altro, qualora dovesse arrivare una "ripresa," potrebbero iniziare ad aumentare il loro rapporto asset/riserve. Potrebbero non ripercorrere le vette vertiginose raggiunte con il 25:1, ma moltiplicheranno partendo da una base monetaria che è triplicata. La base monetaria della Gran Bretagna è ora di £362 miliardi e M4 è circa sei volte di più, £2.2 bilioni. Ma se una fiducia rinnovata nel settore bancario vedesse le banche tornare a rapporti più elevati, le cifre di M4 sarebbero le seguenti:




Nonostante ciò ci viene detto che la Banca d'Inghilterra sarà in grado di "prosciugare" dal sistema questa liquidità. Lo farebbe invertendo il QE; vendita di bond alle banche ed eliminazione del denaro ricevuto in cambio. Ma un massiccio aumento dell'offerta di bond in relazione alla loro domanda ne abbasserà il prezzo. Ciò equivarrebbe all'aumentarne i rendimenti ed equivarrebbe ad un aumento dei tassi di interesse.

Vale la pena di riflettere per un attimo sulle vendite di tali bond e sul conseguente aumento dei tassi di interesse che potrebbe essere necessario per drenare questa base monetaria del sistema finanziario. Dobbiamo sperare che l'economia possa sopportare un tale scenario o che le banche continuino a rimanere sedute su tali riserve.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


mercoledì 19 febbraio 2014

"Il protezionismo rafforza la nazione"





di Gary North


Probabilmente l'errore concettuale più promosso dai difensori dei dazi è questo: "I dazi sono un bene per la nazione."

I dazi, essendo imposte sulle vendite, sono una manna per lo stato, ma non per la nazione. Nella migliore delle ipotesi sono meno peggio di una tassa progressiva sul reddito. Ma dal momento che entrambi sono in vigore, i dazi non sono un beneficio per la nazione.

Se i difensori delle imposte sulle vendite se ne uscissero con una frase simile, la gente probabilmente li liquiderebbe in una manciata di secondi: "Una tassa supplementare sulle vendite è un bene per la nazione." Certo, le persone che si considerano membri del Tea Party non vogliono un aumento delle tasse. Non considerano le tasse come un beneficio per la nazione.

Le persone che considerano i dazi una manna per la nazione, sono letteralmente incapaci di fare un ragionamento deduttivo dal punto di vista economico. Questa tesi è stata utilizzata dai mercantilisti fin dal tardo XVII secolo. The Wealth of Nations di Adam Smith è una confutazione della posizione mercantilista. Tuttavia, le persone che sono incapaci di seguire una linea di argomentazione economica, e che diventano patriottiche quando sentono la parola "nazione," puntano a promuovere i dazi. Pertanto, la combinazione di un patriottismo ignorante ed un'analisi economica ignorante produce la seguente affermazione: "Il protezionismo è un bene per la nazione."



PROTEGGERE L'INEFFICIENZA

I dazi sono una manna per i produttori nazionali che non sono in grado di competere con i produttori stranieri. Rifiutano profondamente la concorrenza, ma per loro è difficile fare in modo che il Congresso tassi i loro concorrenti nazionali. Quindi cercano di ottenere quello che possono: imposte sulle vendite di merci importate.

L'insidia dei dazi è che l'uomo medio non capisce che rappresentano imposte selettive sulle vendite. Inoltre, non capisce che rappresentano un costo per lui. Il principale beneficiario sarà un'impresa nazionale che ora può mantenere alti i suoi prezzi, in quanto non permette la concorrenza estera sui prezzi. E' un grande affare per il soggetto protetto, ma quest'ultimo impiega pochi lavoratori rispetto al numero complessivo di persone che devono pagare denaro aggiuntivo per comprare le merci importate a cui viene applicata un'imposta sulle vendite, o che devono pagare di più per beni prodotti in patria.

I difensori dei dazi credono che un uomo con un distintivo ed una pistola che minaccia il consumatore sia un bene per la nazione. E' un vantaggio per lo stato. E' un vantaggio per i burocrati che riscuotono l'imposta. E' un vantaggio per i capitalisti clientelari che eleggono i politici che a loro volta approvano i dazi. L'americano medio paga di più per quello che compra, ed è lui il perdente.



MOLTI PERDENTI, POCHI VINCITORI

Il problema è datato. Il costo della tassa coinvolge un gran numero di persone, ma il vantaggio si concentra su un piccolo numero di persone. Pertanto è nel loro interesse spingere i politici ad approvare una legge che vada a loro vantaggio, presumendo che la popolazione non capisca costa stia accadendo. Il prezzo di organizzarsi politicamente contro una specifica tassa è alto, perché chiunque si mobilita deve spiegare causa-effetto economico al cittadino medio (relazione non compresa dalla maggior parte della gente).

Il costo di istruire gli elettori è alto. Il costo della corruzione del Congresso è basso. "Tangente" = soldi pagati in anticipo per i servizi politici resi.

Questo è un vantaggio enorme per le aziende nei settori protetti, perché non capiscono causa-effetto in economia. Comprendono il vantaggio derivante da un'imposta sulle vendite perché possono mantenere alti i prezzi al dettaglio. Quindi, vi è una distribuzione asimmetrica delle informazioni. Le persone che ottengono benefici attraverso la coercizione statale comprendono il rapporto tra i dazi ed i loro profitti. Le persone su cui va a pesare la legislazione a favore dei dazi non capiscono la natura di causa-effetto in economia. Il costo è ampiamente distribuito su tutta la popolazione. Essa non percepisce la tassa, e quindi non vi si oppone.

La concorrenza sui prezzi è fondamentale per la libertà. Se due persone trovano un accordo ad un prezzo considerato reciprocamente vantaggioso, i venditori esclusi che vorrebbero entrare nell'affare, ma i cui prezzi sono troppo alti, scoprono che possono fermare l'affare se persuadono il governo nazionale affinché approvi dazi o quote d'importazione.

Le quote d'importazione non sono un bene per il governo. Non riscuote denaro. Una dazio avvantaggia il governo e anche quelle industrie che avrebbero dovuto affrontare la concorrenza estera.

I perdenti sono quelli che pagano di più i loro beni, per i quali avrebbero preferito pagare di meno. Ma qualcuno con un distintivo ed una pistola ha minacciato un importatore affinché pagasse l'imposta. Potrebbe trasferire l'aumento dei prezzi ai consumatori. I produttori nazionali sperano che lo faccia. Ciò significa che potranno a loro volta aumentare i prezzi, riempirsi le tasche e non essere incolpati di aver usato la coercizione per fermare un scambio volontario. Ma i consumatori possono decidere di non pagare il prezzo più alto. La persona che vende i beni importati accumulerà perdite. Anche questo piace ai produttori nazionali.



IL SUD NON COSI' INAMOVIBILE

Nel sud degli Stati Uniti, prima della guerra civile, i politici comprendevano cosa comportassero i dazi per il settore agricolo. In ogni caso, lo capirono dopo la Guerra del 1812. Prima di questa guerra, il principale uomo politico e teorico politico del sud, John C. Calhoun, era un grande sostenitore dei dazi -- un "nazionalista." Ma agli esportatori di cotone non piacevano i dazi, perché dovevano importare beni dalla Gran Bretagna. Dovevano pagare un prezzo supplementare per farlo. Calhoun fu un grande difensore del sud dopo il 1812. Fu un grande avversario dei dazi. Si oppose "all'abominio dei dazi" nel 1828.

A nord, i Whig e poi i repubblicani furono dei grandi sostenitori dei dazi. Pensavano dovessero proteggere le industrie nascenti, come ad esempio l'industria siderurgica avvolta nelle fasce della politica. Si assicurarono che i dazi fossero alti, perché comprendevano che a rimpinguare le casse del governo federale sarebbero stati gli agricoltori del sud.

Ciò che è assolutamente sorprendente è che ci sono persone che si considerano difensori della tradizione del sud, e che sono anche grandi sostenitori dei dazi. Sono sostenitori del sistema progettato da Alexander Hamilton, Henry Clay, William "Pig Iron" Kelly ed Abraham Lincoln per succhiare la ricchezza del sud. Come disse Lincoln nel suo primo discorso inaugurale: "Il potere a me affidato sarà utilizzato per contenere, occupare e possedere la proprietà ed i luoghi appartenenti al Governo e per riscuotere i dazi e le imposte; ma al di là di ciò che può essere necessario per raggiungere questi obiettivi, non ci sarà nessuna invasione, nessun uso della forza contro o tra la gente." Ma il sud disse di no -- no ai dazi. Lincoln lo invase. Prevalsero le pistole ed i distintivi. Questo fu il canto degli invasori: "Father Abraham has many guns. Many guns has Father Abraham. I have one of them, and so do you. So, let's march to the sea!"

Chi si butta politica si ritrova strani compagni di letto; anche chi ama il protezionismo.



CONCLUSIONE

Riflettete su questi slogan politici.

  1. Non esistono pasti gratis.
  2. Segui il denaro.
  3. Chi paga?
  4. Chi vince? Chi perde?
  5. Chi? Da chi?

I dazi sono imposte selettive sulle vendite di merci importate. Il cliente paga di più i beni importati ed i prodotti nazionali concorrenti. I dazi premiano i produttori di beni domestici che non possono offrire affari paragonabili a quelli offerti dagli importatori.

I perdenti spingono il Congresso a sgunizagliare persone con distintivi e pistole per minacciare gli importatori: "Sono qui in nome della nazione. Sgancia i soldi."

(Per le risposte ad altre difese altrettanto ridicole del protezionismo, cliccate qui: http://johnnycloaca.blogspot.it/search/label/WTO )


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


martedì 18 febbraio 2014

Europa: La calma prima della tempesta





di Andrew Cullen


La teoria Austriaca del ciclo economico ci spiega che la fase di "bust" viene creata dall'estensione di credito abbondante ed a buon mercato attraverso un sistema bancario a riserva frazionaria (FRB). Un sistema FRB è intrinsecamente fragile, soprattutto durante la fase di bust poiché il suo leverage (prestito di una percentuale del capitale proprio) espone le banche allo tsunami di crediti inesigibili e garanzie compromesse che sono le manifestazioni del cattivo investimento.

Eppure nel settore bancario protetto e regolamentato di oggi, la fase di "bust" è stata ritardata e distorta dall'ampio interventismo di regolatori, banche centrali e governi. La crisi nel settore bancario europeo ne è la prova. I suoi problemi di insolvenza sono irrisolti. La BCE è al centro degli sforzi interventisti per smorzare ed attenuare un collasso del settore bancario europeo che sembra sempre più probabile entro i prossimi 18 mesi.[1]

All'inizio di questo mese, la BCE ha mantenuto i tassi di interesse invariati allo 0.25%. Il valore di cambio dell'euro è aumentato ed i media mainstream e gli esperti del settore finanziario si sono tutti lamentati dell'immobilismo di Draghi a fronte di un peggioramento della deflazione dei prezzi.[2] Come ho affermato nel mio articolo del novembre scorso, vi è una crescente pressione politica sulla BCE da parte dei governi del sud Europa affinché lanci un nuovo round di acquisti di obbligazioni sovrane dei membri dell'eurozona, anche perché i rapporti debito pubblico/PIL sono in aumento nei paesi della periferia.[3],[4]

Allora perché il presidente della BCE non ha sparato col bazooka, e la crisi bancaria europea è stata contenuta o è ancora pericolosamente a rischio?

Draghi si è diplomaticamente coperto le spalle nelle conferenze stampa, sostenendo che i dati disponibili non sono riusciti a dimostrare definitivamente una tendenza deflazionistica e che sebbene l'inflazione dei prezzi risulti ufficialmente allo 0.8% (inferiore all'obiettivo del 2% della Banca) non vi sono prove convincenti di una deflazione in stile Giappone nella zona euro.

Le parole di Draghi hanno lo scopo di guadagnare tempo, mentre davanti ai nostri occhi si dispiegano due processi connessi — uno politico, l'altro normativo.

Il processo politico è quello di determinare come i governi dell'Eurozona possano procedere a gestire le crisi gemelle: debiti sovrani crescenti e rischio di insolvenza sistemico del settore bancario. Il secondo processo è riassunto dalla sentenza della Corte Costituzionale tedesca della scorsa settimana, in cui afferma di non essere d'accordo che la BCE abbia agito nell'ambito del suo mandato quando ha condotto operazioni di monetizzazione del debito. Sebbene non abbia esplicitamente escluso che la BCE abbia infranto la Costituzione tedesca, ha preferito passare il testimone alla Corte di Giustizia Europea per una sentenza definitiva.

Queste sfide legali sono scaramucce che nascondono la vera guerra politica tra il blocco "teutonico" guidato dalla Germania e la periferia ("Club Med") che attualmente comprende anche la Francia.

Il Consiglio Direttivo della BCE è composto da una netta maggioranza della fazione "Club Med." Sapendo che questa maggioranza è pronta a votare per un nuovo round di acquisti di asset, Draghi sta allungando i tempi.

Con i tassi di riferimento della BCE già negativi in termini reali, è ben consapevole che un'ulteriore riduzione dei tassi nominali farà ben poco per favorire i prestiti bancari. Anche con un credito effettivamente "a costo zero," il prestito alle imprese è basso; come lo è quello interbancario. Questa mancanza di finanziamenti ha molteplici ragioni, ma quella fondamentale è proprio la continua lotta delle banche per rimanere solvibili. Qui è dove si inserisce il processo di regolamentazione più recente.

La BCE presto inaugurerà il cosiddetto controllo "macroprudenziale" del sistema bancario dell'Eurozona — un nuovo approccio interventista sostenuto dal G20, il FMI e la Banca dei Regolamenti Internazionali (BIS) per ridurre i rischi di fallimento del settore bancario imponendo coefficienti patrimoniali più elevati.

Insieme ai piani della Commissione Europea per istituire un'Unione Bancaria (compreso un Meccanismo di Risoluzione Speciale — SRM — per il "bail-in" delle banche fallite) ed al lavoro della BIS nel rivedere e rafforzare le norme di Basilea sul capitale delle banche, la BCE è in procinto di avviare una serie di pesanti stress test su tutte le banche europee.[5]

La sfida a cui queste iniziative di regolamentazione tentano di indirizzarsi è l'enorme indebitamento del sistema bancario nel suo complesso. Le banche della zona euro sono le più vulnerabili, ma il problema è globale. Da qui il ruolo centrale della BIS nella definizione di un approccio comune.

Ciò di cui si deve davvero tener conto qui non è semplicemente la tradizionale attività di prestito delle banche (sebbene sia importante per comprendere le perdite effettive e potenziali), ma le loro esposizioni al settore bancario ombra; le loro perdite fuori bilancio; e le perdite probabili sui contratti futures FX e sugli swap dei tassi di interesse causate dalle vendite dei mercati emergenti.

I derivati ​​nel mercato FX e gli swap sui tassi di interesse sono impressionanti, ed il mercato dei derivati ​​complessivo è stimato intorno ai $700 bilioni. Tra le grandi banche europee, si dice che la Deutsche Bank sia quella che possieda sul suo bilancio €55 bilioni di esposizione lorda ai derivati. Questa cifra è circa il 200+% maggiore del PIL annuo della Germania![6] Queste non sono perdite, solo esposizioni. Tuttavia, basta che solo una piccola parte di questi contratti vada a male affinché l'intero capitale di base della Deutsche Bank finisca per essere spazzato via.

Il rapporto di leva definito dalla BIS mira a limitare la dipendenza dal debito delle banche, introducendo uno standard minimo per quanto capitale debbano tenere in percentuale di tutti gli attivi. Tuttavia, la BIS ha rilevato che "se il limite di leva fosse stato approvato alla fine del 2012, il giugno scorso un quarto dei grandi istituti di credito a livello mondiale non sarebbe riuscito a soddisfarlo."[7]

C'è quindi una tempesta perfetta che si sta avvicinando al settore bancario europeo.

In primo luogo, vi è la crescente probabilità che la BCE scateni un nuovo round di acquisti di asset dalle banche per inondarle di liquidità affinché possano comprare obbligazioni sovrane dei rispettivi governi nazionali, così da tenere bassi i rendimenti obbligazionari.

In secondo luogo, vi sarà una spinta legislativa a livello europeo per ricapitalizzare le banche, probabilmente sulla scia dei risultati degli stress test della BCE. In terzo luogo, cresce la probabilità di una profonda correzione del mercato azionario (questa estate). Tutti e tre, presi insieme, potrebbero innescare una crisi di fiducia nel settore bancario. Anche una crisi di insolvenza non dovrebbe essere esclusa nel caso in cui alcune grandi banche non riescano a riprendersi dalle loro ​​esposizioni sui derivati, soprattutto in un ambiente in cui la valuta, il tasso di interesse ed il mercato azionario diventano sempre più volatili.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Usando l'analisi tecnica e la teoria economica Austriaca, è stato predetto che un “crack up boom” del mercato azionario possa arrivare ad un certo punto a Natale 2014, seguito da un collasso del denaro fiat. Prima di ciò, è prevista per questa estate una profonda correzione del mercato azionario. Vedi “The Globalisation Trap: full report.” Gordon T Long.com. 1 gennaio 2014.

[2] “Split ECB paralysed as deflation draws closer.” A. Evans Pritchard, DailyTelegraph.co.uk. 7 febbraio 2014.

[3] “Europeans Looking To Inflate Their Debts Away.” Mises Daily Article. Mises.org. 11 novembre 2013.

[4] Pochi giorni dopo che è stato pubblicato il mio articolo, il Wall Street Journal ha intervistato il membro del consiglio direttivo della BCE Peter Praet il quale ha fatto sapere ai mercati che le misure di stimolo erano sul menu. “ECB Bank Stress Tests: Catalyst Of The Final EU Crisis?” SeekingAlpha.com. 17 novembre 2013.

[5] Ibid.

[6] “On Death and Derivatives.” Golemxiv.co.uk. 29 gennaio 2014.

[7] “Basel Regulators Ease Leverage-Ratio for Banks.” Jim Brundsen. Bloomberg.com. 13 gennaio 2014.

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lunedì 17 febbraio 2014

L'importanza della legge di Say





di Alasdair Macleod


Immaginate i clienti di GoldMoney che si ritrovano a leggere commenti molto rilevanti su oro ed economia, e poi diano addosso alla legge di Say. La sua importanza potrebbe non essere immediatamente evidente.

Jean-Baptiste Say era un imprenditore ed economista francese ventenne quando la Bastiglia venne presa d'assalto e ne seguì la rivoluzione francese. Mentre il terrore scatenato dalla rivoluzione è ciò che ricordiamo dalle lezioni di storia, quello che è meno noto sono le difficoltà finanziarie che affrontò la Francia fino a quel fatidico anno: una combinazione di pesante debito pubblico e grande deficit finanziario. Negli anni che seguirono la Francia subì un inevitabile crollo della valuta.

È in questo contesto che Say concluse che per capire il commercio si dovrebbe ignorare il denaro, perché le persone fabbricano prodotti per acquisire altri prodotti, o "i prodotti sono pagati con i prodotti." E scrisse anche che "il denaro svolge solo una funzione temporanea in questo doppio scambio; e quando la transazione viene finalmente chiusa, ci sarà sempre quel tipo di prodotto che è stato scambiato per un altro."

Questa è stata la saggezza convenzionale fino alla depressione degli anni '30, quando Keynes contestò l'affermazione che "l'offerta crea la propria domanda." Keynes la liquidò dicendo che la legge di Say "è equivalente alla proposizione secondo cui non esiste alcun ostacolo alla piena occupazione" (General Theory). Ricordate, questo venne scritto dopo la disoccupazione di massa vissuta nella Grande Depressione. Keynes continuò scrivendo che il consumo dipendeva "dalla caratteristica psicologica della comunità, che chiameremo propensione al consumo." In altre parole, l'attività economica dipende dagli spiriti animali.

Si può immediatamente osservare un conflitto: Say, affermando che un'economia potesse funzionare con e senza denaro, sapeva che la vita sarebbe continuata anche senza denaro, sebbene l'assenza di una moenta affidabile sarebbe risultata scomoda. Per lui il denaro era solo un facilitatore delle transazioni. Per Keynes, il denaro era importante perché dà ai governi un mezzo per stimolare la domanda. La legge di Say è l'essenza del libero mercato, mentre il Keynesismo è la base su cui poggia l'intervento dello stato.

L'esperienza degli ultimi cinque anni con enormi deficit di bilancio e tassi di interesse a zero, ha dimostrato il fallimento dell'approccio Keynesiano: nessuno può affermare che tentare di far rivivere i nostri spiriti animali sia stato un successo. Ed un semplice secondo di ragionamento ci informa dell'illogicità di stimolare la domanda dei consumatori e ignorare la produzione.

Purtroppo tutta questa spesa per gli spiriti animali immateriali è andata avanti sin dal 1930, e ha portato ad un indebitamento soffocante dei governi e del settore privato. L'inflazione della moneta e del credito bancario è considerata sempre di più come il mezzo per rinviare una riconciliazione del debito che può portare solo a fallimenti diffusi. Seguendo politiche economiche che ignoravano la verità della legge di Say, molti governi ed i loro cittadini sono finiti in una trappola del debito da cui non c'è scampo.

La legge di Say verrà testata nuovamente se il valore della moenta colerà a picco, rispecchiando gli ultimi cinque anni di politiche monetarie. Dopo tutto, egli costruì la sua osservazione a seguito dell'iperinflazione francese del 1796. Ma se la legge di Say risulterà vera ancora una volta, potremmo almeno trarre conforto che c'è vita economica dopo la morte monetaria.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


venerdì 14 febbraio 2014

L'epico scoppio della bolla obbligazionaria

Dopo Alessandria, Napoli si avvicina al default. Nonostante continuino imperterrite le voci che vogliono una fievole ripresa quest'anno, la maggior parte degli indicatori economici segnalano il contrario. Differentemente dalla  tragica situazione in cui languono i PIIGS, i rendimenti obbligazionari di tali nazioni perseguono nella loro discesa ed il settore bancario pare addirittura stabilizzato. Quanto sono credibili? Poco, data la possibilità di manipolarli. Quando il pattume nascosto sotto il tappeto eploderà in faccia agli Eurocrati, coloro in possesso di bond dei PIIGS si ritroveranno per le mani grandi perdite. Chi li detiene in maggior parte? Il settore bancario europeo. Cinque anni di recessione e nulla è cambiato, solo rimandato nel tempo. L'Irlanda ha spostato i suoi fardelli sul settore pubblico, facendo leva sul settore dell'export pompato da USA e Inghilterra. La Grecia ha tirato un sospiro di sollievo per il settore turitistico, il quale è rimasto a galla "grazie" ai tumulti in Egitto e Tunisia; ma dall'altra parte le importazioni sono crollate e la disoccupazione è alta. L'economia greca si è contratta del 25% e pare che tale processo non voglia arrestarsi. E il Portogallo? Vi sembrano queste le misure da adottare con una presunta ripresa dietro l'angolo? E con la Francia a crescita zero, chiudono il sipario Spagna e Italia con un tasso di disoccupazione mostruoso e cifre legate all'emigrazione fuori controllo (meta preferita l'Inghilterra). E' questa la solvibilità di cui si fanno forti gli Eurocrati? I problemi di debito sono irrisolvibili... se non attraverso un default. Questo significa che le promesse verranno infrante e gli investitori/contribuenti pagheranno un prezzo davvero salato.
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di Graham Summers


Negli anni '60 ogni nuovo $1 di debito acquistava quasi $1 in crescita del PIL. Negli anni '70 questa statistica è iniziata a diminuire mentre il debito continuava a salire. Quando siamo arrivati negli anni '80 e '90, ogni nuovo $1 di debito acquistava solo $0.30-$0.50 in crescita del PIL. E oggi, ogni nuovo $1 di debito compra solo $0.10 in crescita del PIL (al meglio).

In altre parole, la crescita degli ultimi tre decenni, ma soprattutto degli ultimi 5-10 anni, è stata guidata da una quantità di debito sempre maggiore. Questo è il motivo per cui la FED è così preoccupata per i tassi di interesse.

Potete vederlo dal grafico qui sotto. Ci mostra il mercato del credito totale diviso il PIL. Come si può vedere a partire dai primi anni '80, l'ammontare di debito nel sistema è aumentato vertiginosamente. Abbiamo avuto solo un breve periodo di deleveraging, durante il 2007-2009.




Bernanke non ha avuto lo stomaco per questo tipo di deleveraging. Il motivo è semplice: coloro che hanno accumulato grandi ricchezze grazie a questo sistema, sono molto incentivati ad andare avanti.

Bernanke non parla di voi o di me, ma di Goldman Sachs o JP Morgan e della maggior parte della ricchezza di Wall Street degli ultimi 30 anni (crescita del credito). Eliminate la leva finanziaria e la politica monetaria facile, ed un sacco di persone molto "ricche" improvvisamente non saranno così ricche.

Lasciatemene parlare in termini di crescita di posti di lavoro reali (creati dalle start-up) rispetto alla "crescita dei posti di lavoro" negli ultimi cinque anni.

Secondo il National Bureau of Economic Research, le start-up rappresentano quasi tutta la creazione di occupazione negli Stati Uniti (lavori totali guadagnati meno i lavori totali persi). E le start-up più piccole hanno una prospettiva molto diversa riguardo al debito rispetto alle grandi imprese più consolidate.

Il motivo è abbastanza semplice. Quando un piccolo imprenditore accende un prestito, di solito pone il patrimonio personale come garanzia (una casa, un'auto o qualche altra cosa). Di conseguenza il peso del debito porta con sé la possibilità reale di perdere qualcosa di grande valore. E così il debito viene visto con sospetto.

Questo è in netto contrasto con una grande impresa, che può impegnare le garanzie in possesso dell'azienda stessa (non beni personali) e sentirsi quindi più propensa ad utilizzare l'indebitamento con la leva finanziaria. In questo modo il QE e le altre politiche monetarie accomodanti della FED favoriscono le imprese più grandi piuttosto che i veri motori della creazione dei posti di lavoro: le piccole imprese e le start-up.

Per questo motivo le politiche della FED, non importa quale sia la retorica utilizzata, sono a favore del mercato azionario piuttosto che per quello dell'economia reale. Vale a dire, vanno a vantaggio di quelle imprese che possono accedere più facilmente alle finestre di credito con tassi di interesse vicini allo zero rispetto a quelle aziende che hanno più probabilità di generare posti di lavoro: le piccole imprese e le start-up.

Questo è il motivo per cui la crescita dei posti di lavoro rimane anemica, mentre il mercato azionario ha raggiunto nuovi massimi storici. Questo è il motivo per cui in un primo momento i grandi investitori come Bill Gross hanno applaudito le politiche della FED (quando il deleveraging stava per spazzarlo via nel 2008), ma poi vi si sono rivoltati contro negli ultimi anni (es. mossa politica). Questo è il motivo per cui il QE è così pericoloso, perché aumenta la concentrazione della ricchezza e distrugge la classe media.

Tipi come Warren Buffett e Larry Ellison di Oracle possono usufruire dei tassi di interesse bassi per sfruttare la leva finanziaria, acquisendo più asset (che possono produrre reddito) ponendo quelli in loro possesso come garanzia (Ellison comunemente "presta" azioni di Oracle alle banche in cambio di prestiti bancari).

Il debito a buon mercato è utile per loro perché il rischio marginale è piccolo rispetto a quello di un normale investitore che dovrebbe porre un asset necessario (es. la sua casa) come garanzia per un prestito.

Questo sistema funzionerà fino a quando il debito rimarrà a buon mercato. Tuttavia, negli ultimi 12 mesi la FED ha definitivamente superato il punto di non ritorno con le sue politiche. E' solo una questione di tempo prima che questa bolla del debito scoppi.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/