lunedì 31 ottobre 2016

Böhm-Bawerk: un economista Austriaco che disse “No” al Big Government





di Richard Ebeling


Viviamo in un'epoca in cui politici e burocrati conoscono solo una via politica: uno stato sempre più grande. Eppure c'è stato un tempo in cui anche coloro che hanno servito nel governo difendevano una sua presenza limitata nella vita delle persone. Uno dei più grandi di questi è morto un centinaio di anni fa, il 27 agosto 1914, l'economista austriaco Eugen von Böhm-Bawerk.

Böhm-Bawerk è più famoso come uno dei principali critici del marxismo e del socialismo negli anni precedenti la prima guerra mondiale. È altrettanto famoso come uno degli sviluppatori della teoria "dell'utilità marginale" come base per mostrare la logica e il funzionamento del sistema dei prezzi in un mercato competitivo.

Ma per tre volte ha anche ricoperto il ruolo di ministro delle finanze nel vecchio impero austro-ungarico, periodo durante il quale ha strenuamente combattuto per una spesa pubblica e una tassazione più basse, bilanci in pareggio, e un solido sistema monetario basato sul gold standard.



Il pericolo di una spesa pubblica fuori controllo

Anche dopo che Böhm-Bawerk aveva lasciato la carica pubblica ha continuato a mettere in guardia dai pericoli insiti in una spesa pubblica incontrollata, poiché avrebbe condotto l'Austria-Ungheria lungo la strada della rovina. Parole tanto vere allora quanto oggi.

Nel gennaio del 1914, poco più di un un anno e mezzo prima dell'inizio della prima guerra mondiale, Böhm-Bawerk, in una serie di articoli su uno dei più importanti giornali di Vienna, disse che il governo austriaco stava seguendo una politica d'irresponsabilità fiscale. Nel corso degli ultimi tre anni, la spesa pubblica era aumentata del 60%, e per ciascuno di questi anni il deficit pubblico era stato pari a circa il 15% della spesa totale.

Come disse Böhm-Bawerk, il parlamento austriaco e il governo in generale erano avvolti in una tela di ragno fatta di interessi specifici. Costituito da un gran numero di gruppi linguistici e nazionali, l'Impero austro-ungarico era stato danneggiato attraverso l'abuso del processo democratico, dove ogni gruppo d'interesse utilizzava il sistema politico per ottenere privilegi e favori a scapito di altri.

Böhm-Bawerk lo spiegò così:

"Abbiamo visto innumerevoli varianti del gioco fastidioso in cui si genera soddisfazione politica attraverso concessioni materiali. Se in passato i parlamenti sono stati i guardiani della parsimonia, oggi sono i suoi nemici giurati."

"Al giorno d'oggi i partiti politici e nazionalisti [...] hanno l'abitudine di coltivare l'avidità attraverso un ampio ventaglio di benefici per i loro connazionali o circoscrizioni, e se la situazione politica sarà corrispondentemente favorevole, vale a dire corrispondentemente sfavorevole per il governo, allora la pressione politica produrrà ciò che si vuole. Molto spesso, però, a causa della rivalità attentamente calcolata e la gelosia tra le parti, ciò che viene concesso ad un gruppo, dev'essere concesso anche agli altri — da una sola concessione costosa scaturisce un intero pacchetto di concessioni costose."

Accusò il governo austriaco d'aver "sperperato tutta la nostra fortuna [prosperità economica] fino all'ultimo centesimo, prendendo in prestito nel presente a scapito del futuro.

Per qualche tempo aggiunse anche: "Un numero elevato tra le nostre autorità pubbliche ha vissuto oltre le proprie possibilità." Una tale politica fiscale stava minacciando la stabilità finanziaria di lungo periodo e la solidità di tutto il paese.

Otto mesi più tardi, nell'agosto 1914, l'Austria-Ungheria e il resto d'Europa finirono nel cataclisma bellico che poi divenne noto come prima guerra mondiale. E non solo le finanze dell'Impero austro-ungarico finirono in rovina quando si concluse la guerra quattro anni più tardi, dal momento che l'impero stesso scomparve dalla mappa dell'Europa.



Un uomo onesto e integro

Eugen von Böhm-Bawerk è nato il 12 febbraio 1851 a Brno, capitale della provincia austriaca della Moravia (oggi la parte orientale della Repubblica Ceca). Morì il 27 agosto 1914, all'età di 63 anni, proprio mentre stava cominciando la prima guerra mondiale.

Dieci anni dopo la morte di Böhm-Bawerk, uno dei suoi studenti, l'economista austriaco Ludwig von Mises, scrisse un saggio sul suo insegnante:

"Eugen von Böhm-Bawerk rimarrà nella mente di tutti coloro che lo hanno conosciuto. Gli studenti che hanno avuto la fortuna d'essere membri del suo seminario [presso l'Università di Vienna] non potranno mai perdere ciò che hanno ottenuto dal contatto con questa grande mente. Per quei politici che sono venuti in contatto con tale uomo, la sua onestà estrema, il suo altruismo e la sua dedizione al dovere, rimarranno per sempre un fulgido esempio."

"E nessun cittadino di questo paese [Austria] dovrebbe mai dimenticare l'ultima ministro austriaco delle finanze, che, a dispetto di tutti gli ostacoli, ha cercato seriamente di mantenere l'ordine nelle finanze pubbliche ed evitare la catastrofe finanziaria. Anche quando tutti coloro che sono stati vicino a Böhm-Bawerk avranno lasciato questa vita, la sua opera scientifica continuerà a vivere e dare i suoi frutti."

Un altro degli studenti di Böhm-Bawerk, Joseph A. Schumpeter, usò gli stessi termini entusiastici nei confronti del suo maestro, dicendo: "Non era solo una delle figure più brillanti nella vita scientifica del suo tempo, ma anche un fulgido esempio di statista, un grande ministro delle finanze [...]. Come dipendente pubblico, si prese carico del compito più difficile e ingrato della politica, il compito di difendere sani principi finanziari."

I contributi scientifici a cui sia Mises sia Schumpeter si riferivano, erano quelli di Böhm-Bawerk e di quella che è diventata nota come teoria Austriaca del capitale e degli interessi, e della sua formulazione altrettanto penetrante della teoria Austriaca del valore e del prezzo.



La teoria Austriaca del valore soggettivo

La scuola Austriaca d'economia è nata nel 1871 con la pubblicazione di Principi d'Economia di Carl Menger. In questo lavoro, Menger sovvertì le premesse fondamentali degli economisti classici, da Adam Smith passando per David Ricardo fino a John Stuart Mill. Menger sosteneva che la teoria del valore-lavoro era fallace, perché presumeva che il valore delle merci fosse determinato dalle quantità relative di lavoro che erano state spese nella loro fabbricazione.

Invece Menger formulò una teoria soggettiva del valore, dicendo che il valore ha origine nella mente del valutatore. Il valore dei mezzi riflette il valore dei fini che il valutatore vorrebbe raggiungere. Il lavoro, quindi, come le materie prime e le altre risorse, deriva il proprio valore dal valore della merce che può produrre. Da questo punto di partenza, Menger delineò una teoria del valore dei beni e dei fattori produttivi, e una teoria dei limiti di scambio e della formazione dei prezzi.

Böhm-Bawerk e il suo futuro cognato, Friedrich von Wieser, scoprirono il libro di Menger poco dopo la sua pubblicazione. Entrambi videro immediatamente il significato del nuovo approccio soggettivo per lo sviluppo della teoria economica.

Verso la fine del XIX secolo Böhm-Bawerk entrò a far parte nella macchina pubblica, e presto divenne Ministero delle Finanze. Lavorò sulla riforma del sistema fiscale austriaco. Ma nel 1880, con l'aiuto di Menger, Böhm-Bawerk venne nominato professore presso l'Università di Innsbruck, posizione che conservò fino al 1889.



Gli scritti di Böhm-Bawerk sul valore e sul prezzo

Durante suddetto periodo scrisse i due libri che avrebbero stabilito la sua reputazione come uno degli economisti più importanti del suo tempo, Capital and Interest, Vol. I: History and Critique of Interest Theories (1884) e Vol. II: Positive Theory of Capital (1889). E un terzo volume, Further Essays on Capital and Interest, apparso nel 1914 poco prima della sua morte.

Nel primo volume di Capital and Interest, Böhm-Bawerk presentò un ampio e dettagliato studio critico sulla teorie dell'origine dell'interesse dal mondo antico fino al suo tempo. Ma fu nel secondo volume che emerse il maggiore contributo di Böhm-Bawerk al corpo dell'economia Austriaca. Al centro del volume, c'è una digressione di 135 pagine in cui viene presentata una dissertazione raffinata sulla teoria soggettiva Austriaca del valore e del prezzo. Egli sviluppò nei minimi dettagli la teoria dell'utilità marginale, mostrando la logica di come gli individui valutano e soppesano le alternative tra cui possono scegliere, e il processo che porta a decisioni di determinate combinazioni guidate dal principio marginale. E mostra come lo stesso concetto d'utilità marginale spiega l'origine e il significato dei costi e delle valutazioni assegnate ai fattori di produzione.

Nella sezione sulla formazione dei prezzi, Böhm-Bawerk sviluppa una teoria di come le valutazioni soggettive di acquirenti e venditori creino incentivi per le offerte di entrambe le parti. Egli spiega come la logica della creazione dei prezzi da parte degli attori di mercato, determina anche l'intervallo in cui qualsiasi prezzo d'equilibrio deve infine venire a crearsi, visti i prezzi massimi della domanda e i prezzi minimi dell'offerta degli acquirenti e dei venditori.



Capitale e tempo per gli investimenti come fonti di prosperità

È impossibile elencare tutti i pregi della teoria del capitale e dell'interesse di Böhm-Bawerk. Ma possiamo ricordare che affinché l'uomo possa raggiungere i suoi fini desiderati, deve scoprire i processi causali attraverso i quali il lavoro e le risorse a sua disposizione possono essere utilizzati. Al centro di questo processo di scoperta c'è l'intuizione che spesso il percorso più efficace per raggiungere un obiettivo desiderato, è quello che passa attraverso metodi "circolari" di produzione. Un uomo sarà in grado di catturare più pesci in un breve lasso di tempo, se prima costruirà una rete da pesca, ricavando una canoa da un tronco d'albero, e creando una pagaia da un altro albero.

Ci sarà una maggiore produttività in futuro, se l'individuo sarà disposto ad intraprendere un certo "periodo di produzione", durante il quale le risorse e il lavoro saranno utilizzate per fabbricare capitale — rete da pesca, canoa, e pagaia — che verrà poi impiegato per pescare quanti più pesci possibili, e soprattutto più grandi.

Ma il tempo necessario per intraprendere e attuare questi metodi più circolari di produzione comportano un costo. L'individuo dev'essere disposto a rinunciare ad attività di produzione (spesso meno produttive) nel futuro più immediato (andare a caccia con una lancia), perché lavoro e risorse richiedono un metodo di produzione che consuma più tempo, ma i risultati saranno più produttivi.



L'interesse su un prestito riflette il valore del tempo

Ciò portò Böhm-Bawerk alla sua teoria dell'interesse. Ovviamente gli individui che valutano le possibilità di produzione appena discusse, devono prima pesare i fini disponibili rispetto ad altri (forse più produttivi) ottenibili in seguito. Come regola generale, gli individui preferiscono merci prima piuttosto che dopo.

Ogni individuo pone un premio sui beni disponibili nel presente e pone una sorta di penale su alcuni beni che possono essere ottenuti solo in futuro. Dal momento che gli individui hanno diversi premi e penali (preferenze temporali), il commercio offre benefici reciproci. Questa è la fonte del tasso d'interesse: è il prezzo della negoziazione tra consumo e produzione di merci nel corso del tempo.



Böhm-Bawerk confuta la critica marxiana al capitalismo

Una delle più importanti applicazioni della teoria di Böhm-Bawerk la ritroviamo nella confutazione della teoria marxiana dello sfruttamento, secondo cui i datori di lavoro staccano profitti privando i lavoratori del valore di ciò che producono col loro lavoro. Presentò la sua critica alla teoria di Marx nel primo volume di Capital and Interest e in un lungo articolo originariamente pubblicato nel 1896 sulle "Contraddizioni irrisolte nel sistema economico marxista". In sostanza, Böhm-Bawerk sosteneva che Marx avesse confuso l'interesse col profitto. Nel lungo periodo non possono essere guadagnati profitti in un mercato competitivo, perché gli imprenditori faranno salire i prezzi dei fattori di produzione e attraverso la competizione faranno scendere i prezzi dei beni di consumo.

Ma tutta la produzione richiede tempo. Se tale lasso di tempo è di una lunghezza significativa, i lavoratori devono essere in grado di sostenersi fino a quando il prodotto è pronto per la vendita. Se non sono disposti o non sono in grado di sostenersi, qualcun altro deve anticipare il denaro (salari) per consentire loro di consumare nel frattempo.

Questo, spiegò Böhm-Bawerk, è quello che fa il capitalista. Risparmia rinunciando al consumo, e tali risparmi sono la fonte dei salari dei lavoratori durante il processo produttivo. Ciò che Marx definì "profitti provenienti dallo sfruttamento", Böhm-Bawerk definì invece il pagamento implicito dell'interesse per anticipare i soldi ai lavoratori durante i processi ciclici di produzione.



Difendere il conservatorismo fiscale nel Ministero delle Finanze austriaco

Nel 1889 Böhm-Bawerk venne richiamato dal mondo accademico al Ministero delle Finanze austriaco, dove lavorò sulla riforma dei sistemi d'imposizione diretta e indiretta. Venne promosso a capo del dipartimento fiscale nel 1891. Un anno dopo diventò vice-presidente della commissione nazionale che propose di implementare il gold standard in Austria-Ungheria, come mezzo per stabilire un sistema monetario sonante scevro da manipolazioni statali.

Tre volte ricoprì il ruolo di ministro delle finanze: per breve tempo nel 1895, di nuovo nel 1896-1897, e poi dal 1900 al 1904. Durante l'ultimo periodo, Böhm-Bawerk dimostrò il suo impegno per il conservatorismo fiscale, con la spesa pubblica e la tassazione tenuti rigorosamente sotto controllo.

Tuttavia Ernest von Koerber, primo ministro austriaco, mise a punto un sistema di opere pubbliche notevolmente costoso nel nome dello sviluppo economico. Doveva essere costruita una fitta rete di linee ferroviarie e canali per collegare varie parti dell'Impero austro-ungarico — sovvenzionando nel processo una vasta gamma di gruppi d'interesse in quello che oggi sarebbe descritto come un programma di "stimolo" per "creare posti di lavoro".

Böhm-Bawerk lottò instancabilmente contro quella che considerava una stravaganza fiscale, cosa che richiedeva tasse più alte e debito più alto, senza che ci fosse garanzia alcuna che i benefici industriali avrebbero giustificato la spesa. Alle riunioni del Consiglio dei Ministri, Böhm-Bawerk andò contro alle proposte di spesa presentate dall'imperatore austriaco Francesco Giuseppe, il quale presiedeva le sedute.

Quando alla fine diede le dimissioni dal Ministero delle Finanze nell'ottobre 1904, Böhm-Bawerk era riuscito ad impedire la maggior parte dei progetti di spesa del primo ministro Koerber. Ma scelse di dimettersi a causa di quelle che considerava "irregolarità" finanziarie nel bilancio della difesa austriaca.

Tuttavia gli articoli di Böhm-Bawerk risalenti al 1914 e con argomento centrale le finanze statali, indicano che l'ondata di spesa pubblica che aveva combattuto così duramente aveva infine invaso il paese.



Controllo politico o legge economica

Pochi mesi dopo la sua scomparsa, nel dicembre 1914, venne stampato il suo ultimo saggio, "Control or Economic Law?" In esso spiegava come i vari gruppi d'interesse nella società, soprattutto i sindacati, fossero annebbiati dalla falsa concezione che attraverso l'uso o la minaccia della forza sarebbero stati in grado d'aumentare i salari in modo permanente.

Impostare arbitrariamente salari e prezzi ad un livello più elevato di quello che pensano datori di lavoro ed acquirenti – ad esempio con l'imposizione di un salario minimo – non fa altro che mandare fuori mercato alcuni prezzi e lavori.

Inoltre quando i sindacati impongono stipendi ai datori di lavoro, stipendi fuori mercato, i sindacati non fanno altro che erodere temporaneamente i margini di profitto dei datori di lavoro, i quali hanno l'incentivo a lasciare quel settore dell'economia.

Ciò che fa aumentare i salari reali dei lavoratori nel lungo periodo è la formazione di capitale e gli investimenti in quei metodi di produzione più indiretti, i quali aumentano la produttività dei lavoratori e quindi rendono i loro servizi più preziosi nel lungo periodo, mentre aumentano anche la quantità di beni e servizi che possono comprare con i loro stipendi di mercato.

Eugen von Böhm-Bawerk difese fino all'ultimo la ragione e la logica del mercato contro gli appelli emotivi e i ragionamenti sbagliati di coloro che volevano usare il potere e lo stato per acquisire dagli altri quello che non potevano ottenere attraverso la libera concorrenza. I suoi contributi alla teoria economica e alla politica economica l'hanno portato ad essere considerato uno dei più grandi economisti di tutti i tempi.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


venerdì 28 ottobre 2016

Un messaggio a Trump: è colpa della FED, stupido!





di David Stockman


Le politiche fondamentali della FED, obiettivo d'inflazione al 2% e tassi d'interesse allo 0%, stanno affossando l'economia dell'entroterra americano. Si basano sulla teoria accademica fallace secondo cui il gioco d'azzardo finanziario alimenta la crescita economica e che tutte le classi economiche prosperano dall'inflazione, la quale marcia di pari passo insieme a prezzi e salari che salgono in base al percorso designato dalla FED.

Al contrario! Queste proposizioni sono le nozioni economicamente più distruttive e più ingiuste mai abbracciate da un'agenzia dello stato. Martellano la classe media e quella bassa, mentre inondano le classi superiori proprietarie di asset finanziari con guadagni inattesi e immeritati.

Quindi la banca centrale della nazione è essenzialmente un Robin Hood alla rovescia. Sta uccidendo i salari, sta facendo emigrare i posti di lavoro, sta soffocando i risparmiatori, sta sovvenzionando le banche, sta regalando agli speculatori di Wall Street bolle finanziarie infinite e sta manipolando i mercati per assicurare che i democratici vincano.

In risposta a tale linea di attacco, Hillary borbotterà sulla sacra "indipendenza" della FED; affermerà che tagliando i tassi d'interesse la FED ha "salvato" l'economia americana; e urlerà che tali discorsi imprudenti turberanno i mercati.

Ma niente di tutto ciò verrà ascoltato dagli elettori dell'entroterra americano. Sanno che la FED serve Wall Street e le classi danarose, e che i mercati finanziari truccati non hanno fatto nulla per arrestare i loro standard di vita calanti e il restringimento delle loro prospettive di lavoro.

Se Trump continua ad ascoltare i suoi consiglieri economici, che sono bloccati in una distorsione temporale risalente agli anni '80, dovrà rispondere all'accusa inconfutabile di Hillary secondo cui il suo piano erariale equivale ad un taglio fiscale dell'1.3% per la classe media e ad un taglio fiscale del 16% per l'un per cento.

No, non stiamo impersonando Paul Krugman o il professore Piketty. In linea di principio, minori imposte sul reddito sono migliori rispetto a tasse più alte e il ridistribuzionismo deliberato da parte dello stato è sempre deleterio. Ma l'antagonista nel 2016 non è rappresentato dalle tabelle dell'IRS; è la stampante monetaria della banca centrale. Quindi non vi è alcun vantaggio ad incassare un colpo politico per risolvere il problema sbagliato.

Era un mondo totalmente diverso nei primi anni '80. La promessa di Reagan di tagliare del 30% le tasse sui redditi risuonò tra i "Reagan Democrat", perché l'inflazione a due cifre stava causando danni travolgenti. I lavoratori salariati venivano inchiodati con aumenti delle tasse e non l'avrebbero sopportato più.




Infatti, senza i tagli al tax rate, le entrate federali sarebbero passate dal 19.5% del PIL sotto l'ultimo bilancio di Carter, al 24% del PIL entro il 1986. Al contrario, l'imposta federale sul reddito è ora indicizzata e lo è stata per 30 anni. Gli scaglioni d'imposta, le deduzioni standard e le esenzioni personali, sono tutti protetti per legge dall'inflazione.

Così, quando Steven Moore e il suo club cominciano a straparlare di tagli alle imposte sul reddito, nessuno nell'entroterra americano li ascolta. Invece quello che sentono è la demagogia di "Hillbama" circa la disuguaglianza di ricchezza che i loro servitori nella FED hanno effettivamente causato.




Infatti, dopo tre decenni di indicizzazione e tagli fiscali da parte del GOP, i lavoratori stipendiati nell'entroterra americano difficilmente sanno cosa stanno compilando quando devono pagare le imposte sul reddito. Durante l'anno più recente, il 75% di coloro nella parte inferiore della scala reddituale e che ha compilato le scartoffie fiscali — e stiamo parlando di circa 104 milioni di cittadini — ha pagato solo il 14% delle imposte sul reddito.

Inoltre, una buona porzione di tal numero non ha pagato alcuna imposta federale sul reddito. Nel complesso, questi 104 milioni di cittadini hanno dichiarato $2,800 miliardi di reddito lordo rettificato (AGI), ma hanno pagato solo $169 miliardi in tasse federali sul reddito. Stiamo parlando solo del 5.9%.

Il 50% di coloro nella parte inferiore della scala reddituale e che ha compilato le scartoffie fiscali — 69.2 milioni di cittadini che davvero sono schiacciati dall'accoppiata Wall Street/Washington — ha pagato solo $34 miliardi in tasse federali sul reddito. Stiamo parlando di una media di $9 a settimana, o il 3.2% dei $1,030 miliardi dell'AGI.

Quindi Donald Trump deve aggiornarsi con i fatti attuali della vita. Vale a dire, il 10% di coloro nella parte inferiore della scala reddituale e che ha compilato le scartoffie fiscali — poco meno di 14 milioni di cittadini — paga il 70% delle imposte sul reddito, e otterrà l'85% dei benefici dal taglio delle tasse che Trump ha annunciato lo scorso giovedì.

Ecco il punto. Ben più della metà di questa piccola fetta di elettorato voterà per lui, perché vivono a Houston, Indianapolis, ecc. E il resto vive nei recinti delle élite su entrambe le coste, dove leggono le notizie sul New York Times e lo ringrazieranno votando per Hillary.

Al contrario, ci sono 160 milioni di contribuenti stipendiati in America. E subiranno un doppio smacco. Cioè, a causa del disastroso obiettivo d'inflazione della FED, 130 milioni di loro stanno perdendo posti di lavoro nei confronti della Cina e stanno perdendo potere d'acquisto a causa dell'inflazione interna.

Allo stesso tempo, stanno pagando un prelievo fiscale sui salari di quasi il 16%. Vale a dire, il percettore di salario medio da $22 l'ora deve versare $3,000 della sua busta paga, anche se il datore di lavoro deve tirarne fuori altri $3,000. Al margine, questi $6,000 uccidono i posti di lavoro e riducono i redditi reali delle famiglie.

Eppure Trump ha una soluzione che oggi ha molto più senso per una determinata classe sociale, rispetto al vecchio taglio del 10% delle imposte sul reddito; e più in particolare l'1% — che paga il 14X delle imposte sul reddito rispetto al 50% della fascia reddituale inferiore, e che beneficerebbe del 45% del taglio delle tasse sul reddito di Trump.

Vale a dire, eliminare del tutto l'imposta sui salari e sostituirla con una tassa sulle importazioni e le vendite commerciali (altrimenti noto come consumo). Ciò venne proposto da Lyin' Ted alle primarie, e almeno in quella parte aveva ragione.

Sì, e per protezione politica dai catastrofisti della previdenza sociale, avrebbe potuto far rivivere il "lock box" di Al Gore e dedicare ogni centesimo al finanziamento della previdenza sociale, soprattutto al 90% dei destinatari che effettivamente ne ha bisogno.

Questo ci riporta al malefico obiettivo d'inflazione al 2% della FED.

In un mercato del lavoro globale e aperto, i posti di lavoro altamente remunerativi nella finanza, nel governo, nell'intrattenimento, nelle professioni specializzate e nella gestione aziendale, sono gli ultimi a finire all'estero, ma sono anche i primi ad essere inflazionati in modo pari o superiore al tasso generale dell'IPC.

Al contrario, sono i posti di lavoro di livello inferiore che finiscono all'estero per primi in risposta al prezzo dei beni in Cina e al prezzo dei servizi in India. Cioè, il salario medio nominale negli Stati Uniti è quasi triplicato sin dal 1987, ma tutta quella "inflazione" era per nulla. I salari reali non sono andati da nessuna parte, anche se l'impennata del costo nominale del lavoro ha fatto scappare all'estero buoni posti di lavoro.




Non dovrebbe sorprendere, quindi, se oggi non ci sono più posti di lavoro da capofamiglia a $50,000 all'anno negli Stati Uniti rispetto a quando Bill Clinton stava preparando le valigie per sgomberare l'ufficio ovale a gennaio 2001.

Al margine, tutti i posti di lavoro legati a beni e servizi che potevano scappare all'estero, sono scappati all'estero. Infatti, qualora ci si ritrova ad avere i salari nominali più alti del pianeta, una banca centrale non affascinata dalla magia keynesiana accoglierebbe a braccia aperte la deflazione, non stamperebbe moneta per stimolare l'inflazione facendo così la guerra ai salariati che devono competere nel mercato del lavoro mondiale.




E non sorprende neanche che ciò che è stato creato nel mercato del lavoro sin dal 2000: lavori che finora non possono scappare all'estero. Vale a dire, baristi, camerieri, venditori di hot-dog, impiegati nella vendita al dettaglio e lavoratori tramite agenzie interinali.

Purtroppo questa categoria di occupati fa registrare solo 27 ore la settimana, $14 all'ora, e $20,000 su base annua per quelli che hanno la fortuna di essere pagati 52 settimane all'anno.

Eppure tutti contano come "un lavoro, un voto" durante il rituale mensile del report sul mondo del lavoro. Inutile dire che coloro nell'entroterra americano sanno meglio come stanno in realtà le cose.




Ma questa non è nemmeno la metà della storia. Il fatto è che l'inflazione annua al 2-3% non è un affare inchiodato al terreno. I salari nominali nel settore delle importazioni tendono ad aumentare più lentamente rispetto all'IPC, il che significa che più a lungo si protrae l'obiettivo d'inflazione al 2% della FED, più i salari reali prenderanno batoste.

In un ottimo post di oggi sugli aumenti reddituali medi delle famiglie rilasciati dal Census Bureau, Charles Hugh Smith ha evidenziato come solo gli accademici con la testa nella sabbia possono credere che l'inflazione sia un qualcosa di benigno e un latore di prosperità. Di conseguenza, tra i salariati maschi sin dal 1970, il 5% superiore ha fatto registrare un guadagno del 51% nei salari reali – anche utilizzando il metro di misurazione dell'inflazione usato dal BLS – a fronte di una perdita del 5% per i percettori salariali mediani.




E questo è particolarmente vero per la stragrande maggioranza delle principali famiglie di Main Street, dove i due terzi della busta paga vengono spesi per i quattro cavalieri dell'apocalisse: spese sanitarie, spese per l'abitazione, spese per il cibo e spese per l'energia.

Quando si conferisce un 66% di peso al costo di questi fattori rispetto a quello conferito dal BLS, e si utilizza una misura accurata dell'inflazione riguardo le spese mediche e per le abitazioni, non si ottiene la proverbiale "lowflation" sventolata dai pianificatori monetari centrali. In realtà, si ottiene un'inflazione superiore al 3% anno/anno sin dal 1987.




Inoltre, quando si sgonfia il reddito medio nominale delle famiglie come riportato nel "Flyover CPI", non si ottiene un aumento spurio del 5.2% sbandierato ai quattro venti da Washington e Wall Street. No, quello che si ottiene è un calo del 16.7% nei redditi reali delle famiglie sin dal 2000.

Tale cifra è in contrasto con il declino del 2.2% riportato dal Census Bureau la scorsa settimana sulla base dell'indice d'inflazione (CPI-U-RS), il quale sottostima il costo reale della vita. In entrambi i casi, tuttavia, l'idea stessa che un drappello di legulei accademici cerchi di stimolare una maggiore inflazione dovrebbe essere una ragione sufficiente affinché Trump strepiti a voce alta contro la FED.




È già abbastanza grave che l'obiettivo d'inflazione bastoni le famiglie nell'entroterra statunitense come descritto sopra. Quel che è peggio è che il flusso risultante di liquidità della banca centrale non lascia mai i canyon di Wall Street, in un mondo che ormai ha raggiunto il Picco del Debito. Di conseguenza il valore degli asset finanziari è stato massicciamente, sistematicamente e inesorabilmente gonfiato.

Così facendo, i banchieri centrali lanceranno l'affronto finale alle famiglie in difficoltà dell'entroterra statunitense. In una parola, le famiglie hanno ben poco reddito discrezionale da dedicare al "risparmio" e niente che possano "investire" nel casinò di Wall Street.

Infatti è diventato palese che la politica delle banche centrali è quella di forzare i risparmiatori fuori dai conti bancari e dentro i cosiddetti "asset rischiosi". Infatti un pensionato che è stato parsimonioso per tutta la vita e ha risparmiato $250,000 in un conto bancario, vi guadagna in interessi l'equivalente di un cappuccino da Starbucks grazie ai 93 mesi di ZIRP della FED.

In breve, sin dall'insorgenza della Finanza delle Bolle quando Greenspan cedette al panico nell'ottobre 1987 e inondò Wall Street con contanti per mantenere a galla il sistema bancario insolvente, il processo di creazione della ricchezza reale in America è stato truccato esattamente come sottolinea Trump.




Incolpare la FED è la risposta giusta per ciò che affligge l'economia americana.

L'establishment del GOP che ha sconfitto ha già garantito molte regalie agli strati alti della società, popolando la FED con i keynesiani e i burocrati della Beltway che hanno portato il capitalismo americano sull'orlo della rovina.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


giovedì 27 ottobre 2016

Janet Yellen: la Houdini del ventunesimo secolo





di James Rickards


Harry Houdini è stato il più grande escapologo del XX secolo. Si liberò da manette appositamente realizzate per lui, da tronchi sommersi e una volta riuscì addirittura a scappare dopo essere stato sepolto vivo. Ora Janet Yellen cercherà di diventare la più grande escapologa del XXI secolo.

La Yellen è ammanettata ad una crescita debole, a tendenze deflazionistiche persistenti, allo stallo politico e ad otto anni di manipolazione del mercato da cui non sembra esserci scampo. Eppure c'è un modo affinché lei e la FED possano liberarsi dalle loro manette economiche, almeno nel breve periodo. L'unica via di fuga per la Yellen è quella di far diventare il dollaro carta straccia. Gli investitori che riescono a vedere tutto ciò in anticipo, possono fare guadagni spettacolari.

La Yellen e la FED devono affrontare molti ostacoli, come Harry Houdini, nel tentativo di sfuggire ad un potenziale crollo della fiducia nel dollaro statunitense e ad una possibile crisi del debito sovrano degli Stati Uniti. Diamo un'occhiata ad alcuni degli ostacoli — e ai possibili "trucchi" che potrebbe usare per fuggire.

Il primo e più importante ostacolo per la politica della FED è l'economia degli Stati Uniti ormai morta. I dati trimestrali del PIL sono stati volatili negli ultimi tre anni, con una crescita reale annualizzata fino al 5% nel terzo trimestre del 2014 e un minimo di -1.2% nel primo trimestre del 2014. Non abbiamo visto una crescita persistente o una tendenza — fino ad ora almeno. Infine, vi è un'altra tendenza e non è una buona.

La crescita annualizzata reale negli ultimi quattro trimestri è stata del 2.0%, 0.9%, 0.8% e 1.2%, per una crescita media dell'1.23%. Questa è una tendenza che condurrà gli Stati Uniti in una crisi del debito sovrano. I deficit sono ancora oltre il 3% all'anno e saliranno alle stelle man mano che i baby boomer andranno in pensione e rivendicheranno i benefici della previdenza sociale e del Medicare. Infatti l'economia degli Stati Uniti ha percorso la linea piatta ad un livello che non può sostenere la nostra spesa in deficit. Date un'occhiata al grafico qui sotto...




Il secondo ostacolo sulla strada della FED è una tendenza deflazionistica persistente. L'economia degli Stati Uniti non è ancora in deflazione. Ma ci sono potenti forze deflazionistiche derivanti dalla demografia, dal debito, dalla riduzione della leva finanziaria e dalla tecnologia. Questo tema è importante perché i problemi del debito pubblico potrebbero essere risolti con un po' d'inflazione. (L'inflazione non è un buon affare per voi, ma la FED non se ne cura. Si preoccupa delle banche.)

L'inflazione contribuirebbe a risolvere il problema del debito degli Stati Uniti, perché ne abbasserebbe il costo reale. Rendere sostenibile il peso del debito non vuol dire una crescita reale; vuol dire una crescita nominale. La crescita nominale è quella che si ottiene quando si aggiunge inflazione alla crescita reale. Ad esempio, se la crescita reale è del 2% e l'inflazione è del 2%, allora la crescita nominale è 4%. Dal momento che il debito viene ripagato con dollari nominali, non reali, allora il 4% di crescita nominale è sufficiente a rendere sostenibile il debito anche se i deficit sono del 3% all'anno.

Il problema è che l'inflazione non è al 2% (quello che la FED vuole). In questo momento, l'inflazione è più vicina all'1.5%. Con un 1.5% d'inflazione e una crescita reale dell'1.23%, la crescita nominale è solo del 2.73%. Questo non è sufficiente per sostenere deficit superiori al 3%.

Il terzo ostacolo sulla strada della FED è lo stallo politico. La FED potrebbe essere in grado d'innescare una certa inflazione se potesse impiegare "l'elicottero monetario." L'uso dell'elicottero monetario richiede la cooperazione tra Casa Bianca, Congresso e FED.

In sostanza, la Casa Bianca e il Congresso sarebbero d'accordo su massicci programmi di spesa e su deficit più grandi. Il Tesoro finanzierebbe i deficit mediante l'emissione di più obbligazioni. Poi la FED acquisterebbe le obbligazioni con denaro stampato e prometterebbe di non vendere i titoli. Il debito rimarrebbe sepolto nel bilancio della FED, forse per sempre se venissero utilizzati bond "perpetui".

Sfortunatamente per la FED, quest'anno non c'è quasi nessuna possibilità per l'elicottero monetario. Ci sono le elezioni presidenziali negli USA. Deve prima vedere quale partito controllerà la Camera e il Senato, e poi cercherà di raggiungere un consenso su un nuovo programma di spesa. Questo non accadrà fino al febbraio 2017, come minimo. Quest'anno, quindi, gli USA continueranno lungo la linea piatta.

Il quarto ostacolo sulla strada della FED è la sua corsa disperata contro il tempo. La FED ha bisogno di alzare i tassi d'interesse in modo che li possa tagliare quando arriverà la recessione. Il problema è che l'economia degli Stati Uniti potrebbe finire in recessione prima che la FED possa normalizzare i tassi d'interesse. Se la FED non può tagliare i tassi per far uscire l'economia dalla recessione, potrebbe finire in una depressione permanente, come è successo in Giappone.

La mia opinione è che gli Stati Uniti sono stati in depressione sin dal 2007 (definita come crescita persistentemente sottotono). Il Giappone è stato in depressione per oltre 25 anni; gli USA sono stati in depressione per nove anni. Il mondo intero sembra stia andando nella stessa direzione.

Ecco i numeri. Gli economisti stimano che la FED debba tagliare i tassi d'interesse di circa 350 punti base per compensare gli effetti di una recessione e per stimolare un ritorno alla crescita. Oggi il tasso dei Fed Funds è allo 0.25%. La FED dovrebbe alzare i tassi di altri 325 punti base prima della prossima recessione per poi tagliarli di nuovo e combattere la recessione.

Il problema è che l'espansione economica media negli Stati Uniti, a partire dal 1980, è durata 79 mesi. L'espansione attuale è già durata 85 mesi. In altre parole, la prossima recessione è già in ritardo.

Se la FED si precipiterà ad aumentare i tassi ora, causerà la recessione che sta cercando di evitare. La politica attuale della FED è stata quella di non fare nulla e sperare per il meglio, ma questa strategia sta esaurendo il suo tempo.

Queste sono le manette della FED — la crescita debole, la deflazione persistente, niente elicottero monetario e nessuna possibilità di tagliare i tassi per evitare la recessione. Come può la FED sfuggire a questi ostacoli? Come può la FED ottenere l'inflazione di cui ha bisogno per sostenere il debito e per facilitare l'aumento dei tassi?

Per queste cose utilizzo il sistema IMPACT e prevedere variazioni dei tassi di cambio sulla base di inflazione, deflazione, tassi d'interesse e altre politiche delle banche centrali. Il sistema IMPACT utilizza le tecniche dell'intelligence che ho appreso durante i miei giorni alla CIA, in modo da prevedere attacchi terroristici e altri shock geopolitici.

Il sistema IMPACT cerca quello che gli analisti dell'intelligence chiamano "indicazioni e avvisi", i quali sono unici per un particolare corso di eventi. Una volta che vengono individuati, l'analista si ritrova un'idea abbastanza chiara di quale sia il percorso preso e quale sarà la destinazione finale.

La destinazione finale della FED è l'inflazione — ne ha bisogno per sfuggire alle sue manette. Quali sono le indicazioni e gli avvisi riguardo l'inflazione da un punto di vista politico?

Ci sono quattro modi per ottenere l'inflazione quando i tagli dei tassi sono fuori discussione: elicottero monetario, valuta mondiale, prezzi dell'oro più elevati e guerre tra valute.

Come già detto, l'elicottero monetario è probabile nel 2017, se c'è volontà politica al Congresso e alla Casa Bianca. Ma l'elicottero monetario non garantisce l'inflazione. Persone e aziende potrebbero semplicemente risparmiare il denaro o ripagare i loro debiti, invece di spenderlo. Questo comportamento annulla "l'effetto moltiplicatore". Ma questo non significa che non verrà utilizzato in ogni caso.

Il secondo modo passa per il Fondo Monetario Internazionale e l'emissione di valuta globale: diritti speciali di prelievo, DSP. Questo può accadere durante la prossima crisi finanziaria globale, ma non accadrà nel breve periodo. Il FMI si muove più lentamente rispetto alla FED. I DSP possono essere emessi in dimensioni sufficienti per innescare l'inflazione nel 2018. Ma è improbabile che avvenga prima di allora.

Il terzo modo passa per gli stati e l'impostazione di un prezzo più alto dell'oro, forse $3,000 l'oncia o più su. L'idea non è quella di premiare gli investitori in oro. L'idea è quella di svalutare il dollaro rispetto all'oro in modo che il prezzo in dollari di tutto il resto salga. Il governo degli Stati Uniti ha seguito questa strada con un certo successo nel 1933, quando fece salire il prezzo dell'oro del 70% nel bel mezzo della Grande Depressione.

Tuttavia, questo metodo è così estremo dal punto di vista dei banchieri centrali che non mi aspetto venga implementato, tranne che nelle circostanze più disperate. Potremmo aspettarcelo per il 2019, ma è improbabile che accada presto. Ciò non significa che l'oro non salirà di per sé. È solo che gli investitori non devono aspettarsi nel breve termine che il governo mandi più in alto il prezzo dell'oro come azione ufficiale.

Se possiamo aspettarci l'elicottero monetario nel 2017, i DSP nel 2018 e un prezzo dell'oro più alto nel 2019, cosa possiamo aspettarci qui e ora? Come può la FED innescare l'inflazione nel 2016?

C'è solo un modo per fuggire in questo momento — guerre tra valute. La FED può cestinare il dollaro ed importare inflazione sotto forma di prezzi più elevati delle importazioni.

Un dollaro più a buon mercato è un gioco complicato, perché si tratta di altre valute. Se il dollaro scende, qualcos'altro deve salire. Non sarà lo yuan cinese o le sterline inglesi. La Cina e il Regno Unito hanno già seri problemi di crescita e hanno bisogno di una valuta a buon mercato.

Se il dollaro scende, allora le tre forme di denaro che devono salire sono lo yen, l'euro e l'oro.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


mercoledì 26 ottobre 2016

Un consiglio a Trump: inveisca contro la guerra della FED ai risparmiatori, ai lavoratori e ai contribuenti non ancora nati





di David Stockman


Le banche centrali si sono spinte così lontano e così in profondità con la manipolazione dei prezzi finanziari, che è solo una questione di tempo prima che qualche politico astuto possa scaricare su di loro la colpa. Ed è proprio quello che Trump sembra aver fatto stamattina nello zombie-box:

Mantenendo bassi i tassi d'interesse, la FED ha creato un "mercato azionario falso," ha sostenuto Donald Trump in un'intervista alla CNBC, esclamando che il presidente della FED Janet Yellen ed i policymaker delle banche centrali sono molto dediti alla politica, e dovrebbero "vergognarsi" di ciò che che stanno facendo al paese...

Ha ragione. Dopo tutto, essi stanno schiacciando i salari reali col loro obiettivo d'inflazione al 2%; stanno distruggendo i risparmiatori con la NIRP e i tassi sotto lo zero; e stanno seppellendo i contribuenti non ancora nati sotto debiti monumentali che i politici di oggi sono lieti di contrarre, perché il costo del carry trade nel breve periodo è pari a zero.

Gli interessi sui $19,400 miliardi di debito dello zio Sam, ad esempio, sono circa $500 miliardi in meno rispetto al suo costo economico reale sulla base di un rendimento normale al netto dell'inflazione, delle tasse e senza detrarre i $100 miliardi l'anno in cosiddetti "profitti" della FED, i quali sono considerati dal Ministero del Tesoro come interessi passivi negativi.

Purtroppo quando i tassi d'interesse alla fine si normalizzeranno, i costi del servizio del debito pubblico saliranno nel range di centinaia di miliardi. Allo stesso tempo, scomparirà la totalità dei "profitti" della FED, i quali escono fuori dal nulla perché essa acquista debito pubblico e debito delle GSE con la stampante monetaria. Ecco perché affronterà perdite giganti nel suo bilancio, visto che calerà inevitabilmente il valore del suo portfolio gonfio di titoli di stato e titoli delle GSE.

In questo momento, i cittadini a lungo oppressi nell'entroterra americano che sono già stati rovinati come risparmiatori e salariati, saranno ulteriormente colpiti dalla triplice impennata delle tasse federali. E questa non è una questione tra "se" o "quando"; è solo una questione di quanto presto.

Quando parliamo della follia monetaria dell'establishment monetario, Mario Draghi sta conducendo la carica. Quindi prendete in considerazione ciò che è accaduto durante la sua ultima riunione della BCE.

In primo luogo, le cheerleader delle banche centrali hanno insistito sul fatto che non ci sia nulla di cui preoccuparsi riguardo l'anomalia incredibile che oggi affligge i mercati obbligazionari europei. Vale a dire, l'Europa socialista a quanto pare non ha emesso abbastanza debito idoneo (con un rendimento non inferiore alla soglia negativa dello 0.4%) per soddisfare gli acquisti mensili da $90 miliardi della BCE.

La soluzione è semplice secondo gli accoliti di Draghi nel casinò. Oltre a ridurre la soglia di rendimento molto al di sotto lo zero, se necessario, hanno offerto una soluzione ancora migliore: acquistare anche nel mercato azionario!

"La ragione per cui la BCE dovrà acquistare titoli azionari è che ha quasi esaurito i titoli tedeschi da comprare", ha detto Stefan Gerlach, capo economista presso BSI Bank ed ex-vice governatore della Banca Centrale d'Irlanda. "L'idea di base è che la banca centrale possa sostanzialmente acquistare di tutto e non vi è alcun motivo per essere puritani su questo tema."

Le azioni offrono un bacino profondo di asset. La capitalizzazione di mercato delle società quotate della zona Euro era di $6,100 miliardi a fine 2015, secondo i dati della Banca Mondiale.

E queste non sono stramberie uscite da un libro sconosciuto di un autore altrettanto sconosciuto. Ecco ciò che ha aggiunto al mix, uno dei presunti esperti mondiali di politica monetaria:

Quando i tassi si sono avvicinati allo zero, le banche centrali negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Giappone e nella zona Euro, hanno iniziato ad acquistare bond per ridurre i tassi d'interesse a lungo termine. Comprare azioni probabilmente produrrebbe gli stessi effetti, incoraggiando il consumo e gli investimenti attraverso la ricchezza delle famiglie più elevate e ridurrebbe il costo del capitale.

"Non vedo un motivo per non farlo", ha detto Joseph Gagnon, senior fellow al Peterson Institute for International Economics. "Non vedo perché una banca centrale non dovrebbe avere un portfolio diversificato, tra cui i titoli azionari."

In realtà, raddoppia la posta. Secondo un altro giocatore del casinò, le obbligazioni sono ormai diventate talmente sopravvalutate — grazie ai vari QE delle banche centrali, ovviamente — che le azioni europee ora sono "sottovalutate" in termini relativi!

Pertanto la BCE non può fare a meno d'immergersi in una baldoria d'acquisti al fine di rimettere le cose a posto.

Gli acquisti azionari della BCE "sarebbero giustificati: le azioni europee sono sottovalutate, mentre vi è una bolla — che la BCE continua a gonfiare — nelle obbligazioni", ha detto Patrick Artus, capo economista della banca d'investimento francese Nataxis.

Oltre a ciò, la Banca Nazionale Svizzera (BNS) e la Banca del Giappone hanno già aperto la strada. Il 20% del bilancio della prima è costituito da titoli azionari, comprese le massicce partecipazioni in azioni americane.

Il bilancio della BNS è quasi il 7X rispetto a quello alla vigilia della crisi finanziaria, e ora ammonta a $715 miliardi; il 108% del PIL della Svizzera.

Questo significa che, al fine di combattere l'impatto sul tasso di cambio provocato dalla campagna implacabile dello zio Mario nel voler cestinare l'euro, i pianificatori monetari centrali svizzeri hanno acquistato $150 miliardi di titoli azionari globali, rendendoli uno dei più grandi hedge fund del mondo.

Ora che Trump ha esteso il suo discorso al sistema "truccato" e gestito dalla nostra élite finanziaria non eletta, compreso il mercato azionario, ha sicuramente ragione da vendere su questo punto.




Né la BNS è un'anomalia. La BOJ ha circa $150 miliardi di titoli azionari nel suo bilancio. Infatti già possiede il 55% di tutti gli ETF giapponesi; è ora tra i primi 10 azionisti nel 90% delle 225 più grandi aziende del Giappone; ed è destinata a diventare il titolare principale di 40 delle 225 aziende nell'indice Nikkei entro la fine del 2017, se il suo ritmo d'acquisto di ETF s'intensificherà come pianificato.




Ma la follia di acquistare e falsificare così ampie sezioni dei mercati azionari e obbligazionari al fine di perseguire l'obiettivo d'inflazione al 2%, non è nemmeno la metà della storia. Dopo aver fatto questo, le banche centrali si sono date in ostaggio agli speculatori fast money in tutto il casinò.

Questi ultimi venderanno tutto quello che sono stati in grado di accaparrare facendo front-running tramite carry trade a leva, se penseranno che le banche centrali termineranno la loro baldoria d'acquisti.

Nel caso delle obbligazioni giapponesi a 30 anni, per esempio, il rendimento nelle ultime settimane è salito da 6 bps a 61 bps per il timore che la BOJ avrebbe potuto "mettere in pausa" il suo folle programma d'acquisto di bond. Dal momento che ha già acquistato oltre il 40% del debito pubblico del Giappone, la sola ipotesi che potesse smettere causerebbe una discesa del 20% dei prezzi dei bond trentennali.

Ma le recenti dislocazioni sul mercato europeo non lasciano nulla all'immaginazione. Il fallimento di Draghi nell'affermare in modo inequivocabile che il programma di QE della BCE sarebbe stato esteso dopo la sua data di scadenza (in programma il prossimo marzo), dimostra esattamente il motivo per cui le banche centrali si sono trasformate in trappole monetarie mortali:

Nel frattempo, i rendimenti dei decennali tedeschi sono tornati positivi per la prima volta sin dal 22 giugno. Giovedì scorso i rendimenti erano a circa lo 0.013% al momento della chiusura del mercato, una salita rispetto al -0.06% precedente.

"La scossa sui mercati obbligazionari è iniziata quando il presidente della BCE Mario Draghi ha detto che il Consiglio Direttivo non ha discusso l'estensione del suo programma d'acquisto di asset. Gli obbligazionisti sono un po' nervosi a detenere un asset fruttante un rendimento negativo, il quale potrebbe scendere di prezzo se non c'è acquisto da parte delle banche centrali," ha detto in una nota Jasper Lawler, analista di mercato presso CMC Markets.

Ecco tutte le prove necessarie per dimostrare che i mercati finanziari di tutto il mondo sono totalmente e completamente truccati. Ed è per questo che Donald Trump aveva ragione quando questa mattina ha puntualizzato un'altra osservazione politicamente scorretta sulla natura truccata del casinò di Wall Street.

Vale a dire, la Yellen è rimasta seduta sui tassi d'interesse a zero dopo 93 mesi per una semplice ragione. Anche nel contesto di una ripresa economica che ora è presumibilmente completa e sulla cuspide della piena occupazione, secondo il vice-presidente Stanley Fischer, zia Janet è terrorizzata per un attacco isterico da parte di Wall Street, come è stato prefigurato dal sell-off di venerdì scorso.

"È ovviamente una persona dedita alla politica e sta facendo quello che Obama vuole che faccia", ha detto Trump in un'intervista alla CNBC. Trump ha previsto che il mercato "andrà a fondo" non appena i tassi d'interesse saliranno.

"Credo che sia un mercato falsato perché il denaro è essenzialmente gratuito", ha detto Trump.

Ha ragione, ma deve fare un ulteriore passo avanti. La FED continua a placare i giocatori d'azzardo di Wall Street con infiniti finanziamenti per i loro carry trade, i quali non hanno affatto generato posti di lavoro da capofamiglia reali o redditi reali superiori nell'entroterra americano, mentre risparmiatori e pensionati continuano ad essere schiacciati.

Infatti il nostro politburo monetario non eletto, sta praticamente trasferendo $300 miliardi all'anno dai risparmiatori alle banche e al sistema finanziario, a causa della sua ricerca senza senso di un'inflazione al 2% mediante l'ancoraggio allo zero del tasso d'interesse del mercato monetario.

Anche così, però, il vero impatto va ben oltre i pensionati e la quota modesta della popolazione che tenta di risparmiare. Vale a dire, l'obiettivo d'inflazione al 2% è assolutamente la cosa più stupida che qualsiasi banca centrale potrebbe perseguire nel contesto di un'economia globale in cui beni e servizi sono liberamente scambiati, e in cui Stati Uniti, Europa e Giappone hanno i più alti tassi di salari nominali sul pianeta.

L'obiettivo d'inflazione non fa altro che far salire il livello dei prezzi interni, invece di farli scendere, nelle economie sviluppate. In tal modo fa anche aumentare il divario dei salari nominali con la Cina e la sua catena di approvvigionamento nei paesi in via di sviluppo. E anche qui Trump ha ragione.

Infatti l'agenzia più potente che fa scappare lavori americani non è l'USTR o gli affari commerciali andati male, ma le banche centrali. Ed è nei ceti medio/bassi del mercato dei salari — in cui il prezzo dei beni cinesi e il prezzo dei servizi indiani colpisce più pesantemente — che la follia della FED è particolarmente perversa.

Come abbiamo dimostrato con il nostro più accurato "Flyover CPI", il costo della vita affrontato da Main Street — soprattutto per quanto riguarda i prezzi dei quattro cavalieri dell'apocalisse rappresentati da cibo, energia, assistenza sanitaria ed abitazioni — è aumentato del 3.1% ogni anno sin dalla fine degli anni '80. E questo è ben più dei guadagni salariali orari per i lavoratori.

La FED ha consegnato alla classe lavoratrice d'America il peggiore dei mondi possibili. Vale a dire, l'aumento dei salari nominali li ha buttati fuori dal mercato mondiale e un'inflazione interna superiore ha causato una riduzione del loro salario reale e del loro tenore di vita.

Ecco la pistola fumante. Nonostante una quasi triplicazione del salario nominale da $9 l'ora nel 1987 a circa $22 l'ora di oggi, i salari reali sono più bassi di quanto non fossero tre decenni fa.




Allo stesso tempo, la triplicazione dei salari nominali ha causato un'esportazione inarrestabile di posti di lavoro da capofamiglia in Cina e India. Ecco perché lo scorso agosto vi erano ancora 1.4 milioni in meno di posti di lavoro a tempo pieno e da capofamiglia a $50,000 all'anno rispetto a quando Bill Clinton stava preparando le valigie per andarsene dalla Casa Bianca nel gennaio 2001.




In breve, le politiche monetarie "qualcosa in cambio di niente" inflitte all'entroterra americano dai nostri governanti non eletti presso le banche centrali, e con il pieno sostegno delle classi dirigenti a Wall Street/Washington, non rappresentano solo l'esempio fulgido di cattiva economia; sono perverse e ingiuste oltre misura.

Infatti la FED sta conducendo una guerra insensibile e scandalosa contro risparmiatori, lavoratori e contribuenti futuri — nonostante inondi l'1% con guadagni inattesi fantastici attraverso il casinò di Wall Street.

Questo sì che è un sistema truccato. E questo è un male che merita l'attacco inesorabile di Trump in nome dei cittadini dell'entroterra americano che sono stati lasciati dietro a decine di milioni di persone.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


martedì 25 ottobre 2016

Trump o Hillary? Il problema è la FED

Ieri sono stato ospite della trasmissione radiofonica Spazio Economia, dove s'è discusso delle prossime elezioni negli Stati Uniti. Trump o Hillary? Nessuno dei due vincerà, perché il prossimo dicembre si arriverà ad una svolta importante per l'economia mondiale: il fatidico rialzo dei tassi della Yellen. Anche Paul Volcker è arrivato a capire che ormai la FED non ha scampo. Non solo, ma al di là di questo enorme problema, ce n'è uno ancora più grande rappresentato dalle passività non finanziate incorporate nel mastodontico sistema welfaristico statunitense. Il quale non verrà affatto toccato da entrambi i candidati, visto che dai loro radar il tema della spesa pubblica è praticamente scomparso.




Nel frattempo, l'ingegneria finanziaria sta esaurendo la sua magia, visto che il tapering sta chiudendo i rubinetti monetari e, a seguito di una depressione delle spese in conto capitale nonché di profitti in calo vista una domanda reale assente, le grandi imprese hanno saturato i propri bilanci. Questi sono grandi pachidermi che hanno gozzovigliato grazie alla gigantesca Offerta d'Acquisto partorita dalla FED, e di conseguenza hanno attirato risorse economiche scarse e risorse umane dando una parvenza di stabilità all'economia USA. Ora la magia si sta esaurendo e tornano in auge quei problemi che sono stati glissati in passato; ovvero, le risorse scarse sottratte dalle grandi imprese, hanno impedito la nascita di nuove imprese concorrenti che avrebbero meglio soddisfatto le necessità ed esigenze degli attori di mercato, condannando l'economia di Main Street ad un ciclo di sdebitamento perenne.




La corsa per la presidenza negli Stati Uniti ancora si basa su un vecchio adagio: calciare il barattolo lungo la strada. Ma la strada è ormai finita. Le chiacchiere keynesiane circa deficit più grandi per uscire dalle recessioni non funzioneranno. Le chiacchiere keynesiane di un maggiore attivismo da parte della FED non funzioneranno. I trucchi da salotto dei pianificatori monetari centrali hanno esaurito la loro efficacia.

Il podcast a questo indirizzo.


Uber & gilde statali





di Gary North


Uber ha venduto la sua fetta di mercato in Cina ad una società di ride-sharing cinese. Otterrà quasi il 20% della società cinese, più $1 miliardo in capitale.

Al momento della vendita, Uber China aveva un valore di $7 miliardi. L'azienda cinese aveva un valore di $28 miliardi.

Questo settore non esisteva cinque anni fa.

L'azienda cinese ha 15 milioni di automobilisti e 300 milioni di iscritti. Stiamo parlando di quasi tutte le persone degli Stati Uniti -- uomini, donne e bambini. È presente in oltre 350 città.

L'azienda cinese ha concorrenti locali.

Jia Yueting, capo di LeEco e genitore dell'azienda concorrente più piccola chiamata Yidao Yidao-yongche, ha detto in un post sui social media che l'azienda avrebbe offerto vari tipi di sconti per attrarre i passeggeri ed evitare che vi sia un monopolio nel mercato.

"Yidao presto avvierà una campagna soddisfatti o rimborsati", secondo la traduzione fornita da un portavoce di LeEco.

In tutta l'Asia, Uber e imprese concorrenti sono in lotta per le quote di mercato.

Questa categoria di servizi è spuntata dal nulla per diventare una forza immensa in tutto il mondo. Pensate a questo: è una categoria che si basa sulle auto di proprietà privata. L'immensità del mercato è tale che la categoria di servizio è enorme. E diventerà molto più grande. I flussi di denaro saranno immensi.

È la velocità di diffusione che mi stupisce.

I tassisti sono condannati. Essi sono regolamentati. Lavorano per monopoli che pagano le tasse per il privilegio di offrire corse. Sono stati eclissati in meno di cinque anni in tutto il mondo. Questo indica quanto fosse incerto il loro futuro. Non c'è modo che rimarranno una gilda significativa nel prossimo decennio.

La sostituzione di una gilda da parte del mercato decentralizzato è un faro per la libertà. I tassisti avevano controllato il mercato delle corse per 80 anni. Ciononostante la loro professione è visibilmente condannata a sparire.

Nessuno tranne i tassisti se ne preoccupa. Non hanno sostenitori nella popolazione in generale. Non vi è alcun coinvolgimento emotivo nei confronti dei tassisti. Non c'è fedeltà. Le persone con soldi da spendere prendono i loro telefoni cellulari e vanno alla ricerca di un accordo migliore. Ce ne sono molti.

Ci sono $1 milione di finanziamenti intorno alla categoria dei tassisti. Non saranno ripagati. Le banche che hanno prestato i soldi si troveranno ad affrontare enormi perdite. Eppure questi tipi di prestiti sembravano quasi privi di rischio cinque anni fa.



UN CAMPANELLO D'ALLARME PER LE GILDE

Si tratta di un campanello d'allarme per qualsiasi gilda che conserva il suo sostegno grazie alla regolamentazione statale. Quest'ultima funge da barriera all'ingresso. Ma è inutile una volta che la popolazione sceglie fonti decentrate di approvvigionamento.

Ciò cambierà l'economia dell'India. Ma ancora più importante, cambierà il suo sistema delle caste. Per millenni alcune professioni sono state assegnate a caste specifiche. Tale sistema sparirà tra 30 anni. E poi cosa accadrà?

Il marketing aprirà i mercati agli imprenditori indipendenti. Per una gilda non esiste una frase più terribile di questa: "Appaltatori indipendenti." Per dieci secoli la concorrenza sui prezzi è stata la strategia che ha frantumato le gilde create dallo stato. La concorrenza sui prezzi è il grande dono del World Wide Web. Una ricerca su Google può mostrare qual è il prezzo più basso di qualsiasi cosa. Questo processo è inarrestabile. Non c'è scampo per la maggior parte delle gilde. La popolazione abbandonerà la sua dipendenza dalle gilde, ricerca dopo ricerca.

Una ricerca sul Web si basa su un presupposto: "Posso usare le valutazioni online dei clienti per eliminare i fornitori ad alto rischio. Il mio punto di riferimento è il prezzo." La popolazione sta imparando che non vi è alcuna necessità per una regolamentazione statale. Il libero mercato può fornire protezione da fornitori di bassa qualità. Questo atteggiamento si diffonderà ad ogni servizio, ogni settore, nel prossimo quarto di secolo.

Gli stati hanno creato feudi attraverso la regolamentazione. Hanno creato gilde dipendenti che si basano sulla regolamentazione e le licenze per escludere innovatori con prezzi più competitivi. La popolazione ha accettato questa difesa della regolamentazione statale. Ma ogni ricerca sul Web per un accordo migliore indebolisce questa fede.

Il Web sta liberando i consumatori dalle catene della regolamentazione statale. Sta facendo lo stesso con i fornitori. Sta quindi sfatando l'illusione che ci sia bisogno degli stati per proteggere una cittadinanza apparentemente impotente da fornitori senza scrupoli e incompetenti.

Yelp consente alle persone di lasciare commenti contro i fornitori inefficienti. La ricerca sul Web sta fornendo una versione decentrata di Yelp contro la regolamentazione statale, i fornitori protetti, ed i mercati chiusi. Questo processo è inarrestabile. Si diffonderà in ogni angolo dei mercati locali. L'obsolescenza imposta dallo stato sta affrontando uno tsunami di acquirenti e venditori che stanno trovando il modo di concludere affari reciprocamente vantaggiosi -- affari in cui lo stato gioca un piccolo o nessun ruolo.

L'abitudine di fare ricerche sul Web è l'abitudine di evadere dalle gilde. Sta indebolendo un millennio di affari forzati, mercati chiusi e fiducia nello stato affinché protegga la popolazione. Non c'è modo che le gilde possano invertire questo processo. La concorrenza sui prezzi è semplicemente troppo forte come motivazione. Questa offerta è irresistibile: "Posso farlo per voi nel modo più conveniente."


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


lunedì 24 ottobre 2016

La legge inviolabile dell'imeprativo cosmico





di Richard Daughty (alias The Mogambu Guru)


Dove sono stato? Ammetto d'essere stato rannicchiato, come la piccola donnola senza spina dorsale che sono, nel Bunker Segreto del Mogambo (BSB) che ho costruito in salotto con un divano capovolto e alcuni cuscini posizionati in maniera strategica.

È lì che ho ricevuto una email dal Junior Mogambo Ranger (JMR) Phil S., il quale mi ha inviato un interessante saggio. Esternava preoccupazioni per cui noi due, da persone istruite che rifiutano con orrore la follia econometrica keynesiana, siamo entrambi profondamente, profondamente preoccupati.

Vale a dire, le condizioni incomprensibilmente impossibili dell'economia mondiale, completamente satura di enormi debiti impagabili e ora terribilmente in bilico, in bilico, in bilico sull'orlo del collasso catastrofico, senza per nulla sottolineare l'improvvisa apparizione di una allitterazione del tutto gratuita.

Brutti tempi.

Insomma, l'autore ha osservato che "gli strumenti di politica convenzionali e non convenzionali non stanno funzionando." La mia Reazione Arrogante Iniziale (RAI), ovviamente, è stata quella di sbuffare con scherno sprezzante ("Ah!") e alzare la voce per offrire una confutazione prevedibile: "Hey! Tu! Fermo lì! Creare enormi quantità di debito e gonfiare l'offerta di moneta non stanno riuscendo a stimolare l'economia come un tempo, va bene, ma in realtà, stanno funzionando esattamente come hanno sempre funzionato: in un primo momento sembrano funzionare e poi non funzionano più! Perché è proprio questo il modo in cui funzionano! Hahahaha!"

Ho generosamente aspettato un attimo affinché la superba profondità del mio messaggio penetrasse le menti ottenebrate, dando così il tempo ai giornalisti di annotare con entusiasmo il delizioso consiglio. Ma con estrema delusione mi sono accorto che stavo parlando al vento: "Perle ai porci! Idioti! Vi odio! Vi odio tutti!"

Per fortuna io e i miei Temibili Impeti di Rabbia (TIR) duriamo abbastanza a lungo: "È una legge! Dev'essere una legge economica di un qualche tipo, proveniente da qualche ordine invisibile che permea lo spazio e il tempo! Un imperativo cosmico! La Forza è con noi!"

Dico questo con un po' di autorità perché io so per certo che la stessa cosa, e sto parlando della Stessa Identica Dannata Cosa (SIDC), è accaduta tante volte nel corso degli ultimi 2,500 anni qui sulla Terra: uno stato demente apre le porte alla stupidità per quanto riguarda il debito e l'offerta di moneta, tutto va in bancarotta, le cose collassano, ognuno soffre, orde di invasori brulicano per le strade, e poi si ricomincia da zero, l'economia alla fine risorge dalle sue ceneri e trasforma le rovine in attrazioni turistiche in cui vendere T-shirt e cibo gustoso.

E nel caso in cui foste curiosi come la maggior parte degli altri esseri umani, questa SIDC è accaduta migliaia di miliardi di altre volte su innumerevoli altri pianeti. E proprio in questo schifoso quadrante della galassia!

Infatti numerosi documenti di ricerca intergalattici hanno dimostrato che alcune creature viventi con una basso QI su pianeti con un basso QI hanno d'un tratto deciso: "Hey! Dovremmo smettere di sguazzare nella melma sul fondo dell'oceano, dovremmo evolverci e mettere su un po' di materia grigia! Abbiamo bisogno di una moneta fiat! In questo modo potremo espandere l'offerta di moneta ed assicurarci una prosperità eterna! Poi potremo evolverci ulteriormente, forse diventare abbastanza intelligenti da capire che queste sono solo fandonie visto che giocherellare con la moneta fiat comporta sempre un prezzo terribile da pagare, e dovremmo smetterla prima che sia troppo tardi. Ma non lo faremo! Whee!"

E infatti non l'hanno fatto. Come ho detto, migliaia di miliardi di volte.

"Rilassati," continuo a ripetermi, "la malvagità del denaro fiat si insinua in ogni angolo, pronta a gonfiare bolle quanto meno te lo aspetti! Molto più di quanto tu abbia sognato nei tuoi peggiori incubi, mio caro Orazio! "

Uh Oh! Attenti Junior Mogambo Ranger (JMR), dovete prestare molta attenzione perché il mio bizzarro cadere in un miscuglio di soliloqui shakespeariani è sempre un brutto segno, di solito preannunciante guai in vista.

Forse le amare lezioni del matrimonio, dei figli, dei vicini stupidi, della carriera scadente e della politica monetaria keynesiana fallimentare, mi hanno insegnato che ci sono SEMPRE guai in vista, e tutto ciò che può andare male è SICURO che andrà male.

E infatti di solito le cose stanno proprio così!

Soprattutto per me, perché non ho i soldi per tirarmi fuori dall'ennesimo pasticcio in cui mi vado a cacciare; quindi non posso crearmi un alibi falso, o incastrare qualcun altro, o corrompere gli avvocati, o intimidire i testimoni, o fingere la mia morte per ricominciare con una nuova vita in qualche paradiso tropicale pieno di belle donne e auto di lusso.

Ma — a differenza della vita reale! — la malvagia Federal Reserve può tranquillamente creare tanti soldi quanti ne vuole! Ogni volta che vuole! E la stessa cosa vale per tutte le altre banche centrali del mondo!

In realtà, in base a qualcosa che ho letto, non ricordo dove, nelle ultime 6 settimane sono stati creati $1,500 miliardi in nuovo credito in tutto il mondo! Ogni settimana! Ogni Dannata Settimana (ODS)!!

E qui, negli Stati Uniti, centinaia di miliardi di dollari vengono continuamente creati dal nulla!

E la Federal Reserve, che ci crediate o no, ha il potere di creare denaro per acquistare asset finanziari riducendone così l'offerta sul mercato, mentre allo stesso tempo aumenta l'offerta di denaro alla ricerca di altri asset da acquistare! Più domanda e meno offerta significa prezzi più alti!

Con l'imponente potere di acquistare asset mediante il denaro che la FED crea per sé stessa, potete stare sicuri che nulla di male accadrà alle banche, al mercato azionario, al mercato obbligazionario, al mercato immobiliare, al mercato dei prestiti per auto, al mercato dei prestiti agli studenti, al mercato dei derivati, o alla spesa in deficit o a qualsiasi altra cosa, perché se invece accadrà, allora sarà "Game Over."

Oh, certo, la FED lascerà affondare e risalire i mercati, su e giù, in modo da consentire alle banche e al settore finanziario in bancarotta di trarre profitto dalla manipolazione dei mercati e dal trasferimento di denaro degli investitori a loro stessi. Business as usual. Nessun problema. L'hanno fatto per anni.

È questo che aggiusta i mercati degli asset.

Ma per quanto riguarda l'economia reale? Voi ed io, e i bambini ed i coniugi che non smettono mai di chiedere qualcosa?

Beh, in qualche modo un sacco di nuovo denaro e credito finirà nelle mani di persone che lo spenderanno (soprattutto nella speranza di future infusioni di contanti!), distorcendo in tal modo la spesa al consumo, distorcendo l'economia e distorcendo ulteriormente i prezzi in tutti i mercati.

Ergo, indossando il mio Cappello della Memoria (CM) e spingendo al massimo i miei poteri, comincio a ricordare, ricordare, ricordare, forse in quel libro chiamato Economica Mogambo, che ho teorizzato che una riduzione delle imposte del 50% è proprio quello che ha prescritto il dottore: nella parte inferiore della vostra dichiarazione dei redditi, dividete per 2. Mandate il risultato di questa somma e tenetevi il resto.

"Dopo tutto," ho aggiunto, "il totale dell'imposta federale sulle persone e sulle imprese ammonta a meno di un paio di migliaia di miliardi di dollari, mentre il governo sta aumentando il debito pubblico di quasi mille miliardi di dollari l'anno da quasi un decennio! Un Intero Dannato Decennio (IDD)!"

Quindi perché non aggiungere altri mille miliardi e mezzo di nuovo debito pubblico per coprire le entrate fiscali in questo modo scomparse?

E, con aria arrogante e disprezzo sulle labbra, lo so per certo che andrà a finire così perché la FED, con il suo gergo keynesiano incomprensibile, mostrerà che il moltiplicatore della nuova moneta entrante nell'economia (che di solito era circa 4) aumenterà almeno fino a 6; la mancanza di imposte su ogni nuovo dollaro non eroderà più gradualmente il potere d'acquisto della valuta mentre passa di mano in mano, dando all'economia un improvviso aumento di $9,000 miliardi in nuovo potere d'acquisto!

E con una riserva frazionaria fuori controllo, stiamo improvvisamente parlando di (gulp!) trilioni di dollari, proprio dalla Federal Reserve! Per non parlare di tutti gli altri governi disperati e le banche centrali di tutto il mondo che AMEREBBERO fare queste stesse stronzate!

Allora perché lo sto ripetendo per l'ennesima volta? Perché Ben Bernanke, vergognoso ex-presidente della Federal Reserve, ha visitato di recente il governo in bancarotta e massicciamente indebitato del Giappone per spiegare perché il suo consiglio precedente (annegare in enormi quantità di debito) non abbia funzionato, e ora ha consigliato letteralmente di dare denaro alla gente.

Purtroppo sarà un disastro quando il costo alle stelle di cibo ed energia ("morte per l'inflazione dei prezzi"), causato da questa folle mega-espansione della massa monetaria, farà uscire pazze le persone.

E i prezzi di oro e argento? Alle stelle, baby! Questi sono imperativi cosmici! Con tale certezza, cosa si può dire se non "Whee! Questa roba dell'investire è facile!"

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


venerdì 21 ottobre 2016

I pazienti zero dell'esperimento monetario centrale: Argentina e Giappone






di Francesco Simoncelli


Alla fine ci siamo arrivati. Inizia a sgretolarsi quel muro di certezze che granitico aveva sorretto le illusioni che i pianificatori monetari centrali avevano elargito alla massa. Eccoci, quindi, a discutere di come una banca potrebbe far cadere il domino di mattoncini che sin dal 2008 erano stati eretti attraverso le politiche monetarie straordinarie, strategia applaudita dalla maggior parte dei commentatori economici. Eppure eccoci qui, otto anni dopo, a parlare di come tutto questo caos economico sarebbe potuto essere evitato. Gli Austriaci avevano detto come e perché. Rivediamo tale come e perché sia stato lanciato come avvertimento e non come "cassandrata", soprattutto attraverso due esempi emblematici. Ovvero, i pazienti zero.



FRODE, FRODE OVUNQUE

Osservate queste due immagini.






La prima rappresenta l'interconnessione dell'attuale sistema bancario europeo. In altre parole, quell'immagine rappresenta i tasselli del domino. Per chi volesse approfondire ho avuto modo di parlare dei cosiddetti GSIB in questo articolo. La seconda immagine, invece, rappresenta il lending facility della BCE, ovvero, la "stanza" utilizzata dalla banca centrale europea per ottenere prestiti in brevissimo termine. È una misura cautelativa, la quale serve semplicemente a puntellare le riserve delle banche commerciali presso la stessa banca centrale. Nel caso di crisi si dimostra che esistono riserve solide da cui attingere, le quali vengono temporaneamente fatte uscire attraverso accordi di repurchase agreement. È quasi lo stesso modo usato dalla FED per mostrare ai mercati mondiali che sta tentando di sgonfiare il suo enorme bilancio da circa $4,500 miliardi; essa invece fa ricorso ai reverse repurchase agreement.

Inutile sottolineare come suddetta interconnessione rappresenti una bomba ad orologeria innescata di cui non si può vedere il timer. Qualsiasi istituto di credito, ormai, potrebbe rappresentare l'innesco della caduta del domino. Dal sistema bancario commerciale italiano, a Commerzbank, fino a Deutsche Bank. MPS è un caso emblematico, poiché se fosse fallita si sarebbe portata dietro tutti quegli istituti di credito di cui era debitrice. L'ultima cosa che vogliono al giorno d'oggi i pianificatori monetari centrali è l'azzeramento o addirittura la semplice riduzione degli attivi di una banca GSIB. Lo stesso discorso vale per assicurazioni, hedge fund, fondi pensione. Ma anche le cosiddette stime ufficiali danno per "eccessiva" l'attuale pseudo-ripresa. I pazzi monetari scatenati stanno pompando liquidità al ritmo di $200 miliardi al mese. E cosa hanno da mostrare come risultato? Redditività aziendale ai minimi, debito a rischio ai massimi, asset gonfiati artificialmente di prezzo. E c'è addirittura chi parla di "tapering". E no, il bilancio della FED non si sta riducendo perché sta vendendo asset alla vecchia maniera.




Le principali banche centrali del mondo sono all'angolo e non sapranno che pesci pigliare quando la prossima recessione spazzerà via l'illusione di stabilità finora spacciata attraverso la ZIRP, il presunto effetto ricchezza a cascata e l'obiettivo d'inflazione al 2%. Per non parlare delle mosse implementate dalla maggior parte delle banche centrali del mondo. Sono tutte impantanate con la ZIRP, di conseguenza quando arriverà la prossima recessione non potranno tagliare ulteriormente i tassi d'interesse senza scatenare una rivolta popolare. E non potranno aumentarli senza scatenare un caos a livello obbligazionario e azionario. Sono in trappola. Ma i fondamentali di mercato sono in continuo deterioramento, perché la politica monetaria allentata e il presunto effetto ricchezza a cascata delle banche centrali non hanno funzionato. Il canale della trasmissione monetaria a Main Street è rotto a causa del suo raggiungimento di una condizione di Picco del Debito, quindi ora esistono due economie parallele. Problema: i pianificatori monetari centrali pensano che resterà per sempre così, invece diventeranno perpendicolari scontrandosi.

Perché? Perché al giorno d'oggi s'è ripresentato di nuovo quello che per i keyensiani è un paradosso: stagflazione. I deficit continueranno ad erodere ricchezza reale, mentre il settore privato non sarà in grado di stare al passo con questo processo aumentando l'incidenza della legge dei rendimenti decrescenti. Questo significa che si arriverà ad un punto di rottura: inflazione di massa o depressione. Dipenderà da come si muoveranno le banche centrali e gli stati (io propendo per il primo esito). Infatti è proprio questo che c'è in cantiere, visto che l'intellighenzia è orientata verso la propaganda di uno stimolo fiscale. Ovvero, lo stato dovrebbe spendere di più, dovrebbe essere più invadente. Paul Krugman e Larry Summers l'hanno ripetuto fino alla nausea.

Questo è l'esito che attende tutte quelle nazioni che hanno gozzovigliato con la stampante monetaria pensando di poter seppellire sotto un cumulo di carta straccia problemi economici latenti. È proprio per questo motivo per cui una nuova crisi sta arrivando: gli errori economici eruttati prorompenti nel 2008 non sono stati corretti. Questo significa che quelle entità che sono state tenute artificialmente in vita attraverso interventi centrali, non hanno fatto altro che risucchiare risorse reali e sprecarle. È il caso infatti di tutte quelle grandi banche commerciali che fino ad ora sono risuonate sulle prime pagine dei giornali. Deutsche Bank è solo l'ultima di una lunga serie. È meglio dire che più si tengono in vita e più si rimanda nel tempo la correzione degli errori economici, più alacre sarà infine la correzione recessiva.

Infatti la banca tedesca è di gran lunga più sistemica rispetto alla Lehman e il suo parco derivati è venti volte più grande del PIL tedesco. Inutile dire che la situazione è peggiorata, poiché come è stato detto sopra, il canale della trasmissione monetaria all'economia più ampia è rotto a causa del raggiungimento della condizione di Picco del Debito, quindi lo stimolo monetario partorito dalle banche centrali è rimasto confinato nel circuito finanziario. Il denaro creato ex-novo è andato a saturare i bilanci delle grandi imprese, le quali, non potendo più contare su segnali economici genuini, non hanno potuto far altro che sostenersi non attraverso una domanda genuina di mercato, bensì attraverso l'ingegneria finanziaria.




Ciò non ha fatto altro che far aumentare debiti e capacità in eccesso in quei settori ritenuti superflui dalle priorità d'acquisto degli attori di mercato. Ma le banche commerciali ormai detengono parecchio di tale debito, per non parlare delle banche centrali. Ed per questo motivo che, ad esempio, la BCE sta prendendo in considerazione la possibilità di estendere il proprio programma di QE al settore azionario. Finora questo atteggiamento interventista non ha fatto altro che scatenare crisi sempre più grandi: crollo immobiliare e azionario giapponesi nel 1989, crisi asiatica del debito nel 1997, crisi russa del debito nel 1998, bolla dot-com nel 2001, bolla immobiliare nel 2008. Queste mosse, comunque, per quanto disperate hanno un progenitore unico, un paziente zero: il Giappone.



DUE CASI DI STUDIO: ARGENTINA E GIAPPONE

Sebbene il Giappone possa essere il paziente zero per eccellenza, ne esiste un altro. In questo segmento analizzerò la storia economica di entrambi per tracciare una linea continua e dimostrare come la presunta onniscienza dei pianificatori monetari centrali, altro non è che uno specchietto per le allodole per trarre in inganno gli sprovveduti e truffarli, generando solamente distruzione economica. L'altro esempio è l'Argentina.

Alla fine del XIX secolo le terre argentine erano carezzate da idee liberali, e uno stato minimo unito a tasse basse, rendevano quei posti appetibili agli immigrati. In quel periodo l'Argentina era praticamente considerata alla stregua degli Stati Uniti: un luogo con una moneta sonante e una burocrazia praticamente assente. I flussi migratori erano in ascesa e il paese prosperava, grazie ad una politica praticamente improntata sul laissez-faire. In meno di una generazione, la nazione divenne la terza più ricca del pianeta. L'intera America Latina guardava con invidia a come il commercio scorresse florido nelle pampa e come l'Argentina fosse diventata accogliente dimora delle principali migliorie tecnologiche del secolo.

Ma quando il nido inizia a farsi pieno di uova, ecco arrivare un approfittatore pronto a trarne vantaggio. Nel nostro caso si tratta delle persone che "sanno (apparentemente) di più", coloro in grado di migliorare le vite altrui mettendo a disposizione della collettività il proprio ingegno. È proprio questo il problema: una mente che spaccia la propria conoscenza come universale. E allora ecco che iniziano a serpeggiare le idee collettiviste, facendo spazio a rigidi cambiamenti che hanno lo scopo di incasellare quanto più possibile la vita degli individui in modo da renderli prevedibili agli occhi del pianificatore centrale di turno. Le asimmetrie informative lasciano spazio a presunte simmetrie, che in realtà non cancellano le prime bensì tentano di sovrapporvisi. Il decentramento lascia, quindi, spazio ad un persistente accentramento. La prosperità lascia spazio al declino.

Ed è proprio questo quello che accadde all'Argentina a partire dalla prima guerra mondiale. Tal processo accelerò con la Grande Depressione degli anni '30, dove il crollo dei prezzi delle commodity assestò un duro colpo all'economia argentina. In poco tempo la corsa verso la prosperità divenne la corsa per appropriarsi delle ricchezze degli altri, con una classe dirigente sempre più opportunista e dedita ad espropriare i creatori di ricchezza. Il colpo di grazie arrivò nello stesso periodo quando venne istituita la banca centrale ed essa provvedette a fare il suo "lavoro": svalutare la moneta. Durante gli anni '40, e le carneficine di massa in Europa, l'Argentina sperimentò un periodo di tregua, con la sua industria alimentare che lavorava a pieno ritmo per soddisfare una domanda mondiale crescente. Il problema, però, si presentò al momento della fine della guerra, dove la domanda mondiale cambiò in base alle nuove condizioni e le industrie alimentari argentine chiedevano protezione.

L'ascesa di Péron, un uomo militare, fu la goccia che fece traboccare il vaso: le industrie vennero nazionalizzate e divennero inefficienti, le riserve d'oro e dollari evaporarono, le ferrovie vennero nazionalizzate e divennero inefficienti, i mezzi di divulgazione (radio, giornali, ecc.) vennero nazionalizzati e divennero inefficienti, ecc. Il paese non stava facendo altro che mangiare i semi che aveva messo da parte piuttosto che piantarli per far crescere nuove colture. L'unico intervallo in cui sembrò che questo declino dovesse arrestarsi fu i dieci anni di governo di Menem, i quali, sebbene non fossero improntati secondo un'ottica di mercato, diedero al paese un po' di respiro cercando in qualche modo di restringere le spire dello stato. Ma quelle di Menem erano mezze misure, completamente inadeguate per curare i malanni della pianificazione centrale del paese.

Infatti non bastò agganciare il peso al dollaro, visto che i malanni alla base dell'economia argentina erano incarnati in una teoria economica votata all'irresponsabilità. L'espansionismo monetario artificiale coadiuvato dalla riserva frazionaria del sistema bancario commerciale, resero inutile questa mossa di ridare forza al peso. Prima o poi situazioni simili vanno fuori controllo, e ciò fu il caso nel novembre 2001 quando in Argentina vennero emanati controlli sui prezzi e controlli sui capitali: vennero limitati i prelievi di denaro e venne limitata l'esportazione di capitali. Il quadro nefasto venne completato quando, l'anno successivo, il peso venne pesantemente svalutato nei confronti del dollaro e tutti coloro con un con un conto di risparmio o deposito in peso, si videro derubati del 30% dei loro risparmi/depositi. Il problema non era il peg col dollaro, ma la politica economica sbagliata.

E per nascondere le loro colpe, i pianificatori monetari centrali fecero di peggio: prima congelarono tutti i conti di deposito/risparmio sopra i $3,000 e poi tutti i conti in dollari vennero convertiti forzatamente in pesos. Visto che la maggior di tali conti era proprio in dollari, e che all'epoca il peso valeva $0.60, i pianificatori monetari centrali attuarono un vero e proprio furto nei confronti della popolazione argentina per salvaguardare il sistema economico finanziario così com'era.

In sostanza, sembra che l'economia argentina, sin dal secondo dopoguerra, sia stata sottoposta a quello che io definisco "continuo waterboarding economico". Un processo di alti e bassi che segue un trend discendente. Infatti, dopo l'inizio del secolo, nonostante la tirannia economica che hanno dovuto sopportare gli attori di mercato argentini, il paese è tornato brevemente a respirare agganciandosi al treno del ciclo economico stimolato dalle politiche monetarie allentate statunitensi. In particolare, ha tratto nuovamente vantaggio dall'aumento del prezzo delle commodity

Su queste pagine continuavo a ripetere che i dati ufficiali argentini erano falsati. Era praticamente impossibile un incremento dei salari del 25%-30% in un'economia con un'inflazione (presumibilmente) all'8%. Avrebbe comportato un incremento del costo del lavoro assolutamente insostenibile, a meno che non ci fosse stato un incremento di produttività del lavoro a sostegno dei tassi di crescita dell'economia. Davvero era possibile una cosa del genere in un luogo in cui la Kirchener aveva nazionalizzato le due più grandi linee aeree del paese? Davvero era possibile una cosa del genere in un luogo in cui la Kirchener aveva nazionalizzato le più grandi aziende petrolifere? Davvero era possibile una cosa del genere in un luogo in cui la Kirchener aveva nazionalizzato i fondi pensione? Davvero era possibile una cosa del genere in un luogo in cui la Kirchener aveva imposto tasse ingombranti sulle esportazioni?

La cosa più probabile è che l'inflazione non fosse all'8%, ma al 20%-25%. Ciò non esclude altre macchinazioni statistiche, come un deflatore del PIL minore di quello corretto. Ora il Financial Times riporta che l'ufficio di statistica argentina comunicherà le revisioni sui conti del PIL e che uno studio condotto dall'Università di Harvard, in collaborazione con l'Università di Buenos Aires, evidenzia come il PIL argentino andrebbe corretto al ribasso del 40%. Insomma sembra ormai assodato, oltre ogni ragionevole dubbio, che la Kirchener e il suo gruppo di banditi abbiano taroccato i conti.

Dopo le ultime elezioni, il cosiddetto vento del cambiamento ha fatto entrare aria nuova nelle terre argentine. Il neo-eletto Macrì ha promesso di far risorgere il paese dopo che la Kirchener l'ha messo in ginocchio a suon di nazionalizzazioni e stampa monetaria. Ci riuscirà? Probabilmente sarà meno "estremista" rispetto alla sua collega, ciononostante la rinnovata fiducia estera nel paese delle pampa utilizza questo cambiamento come maschera. La verità è che, come ben sappiamo, i mercati sviluppati stanno soffrendo di una fame di rendimenti decenti cronica a causa della politica dei tassi a zero. Questo spinge coloro che hanno il compito di far fruttare gli asset (AUM), a correre rischi in base al presunto presupposto che le banche centrali rimarranno accomodanti ancora a lungo. Quindi non è un caso se di recente l'Argentina sia riuscita a piazzare bond spazzatura per $16.5 miliardi.

Sebbene le basi di questa domanda siano marce, la borsa argentina guadagna trazione. Ora, dato che sappiamo che le attenzioni nei confronti dell'Argentina sono fondamentalmente legate ad un mercato drogato di denaro fiat, avvicinarsi al mercato a rendimento fisso non credo sia saggio. Chi vuole puntare sull'Argentina dovrebbe farlo semplicemente per speculare nel breve periodo. Di conseguenza in questa ottica diventa attraente il mercato azionario argentino, in modo da avere una finestra sempre aperta in cui si voglia scappare. Insomma affinché si possa avere una diversificazione quanto più agile possibile. E, a meno di un rimbalzo del petrolio e delle commodity in generale, meglio lasciar stare il comparto energetico e puntare sul comparto delle utilities e del settore bancario.

È quindi iniziato un nuovo giro di "waterboarding economico", con il prigioniero che potrebbe restarci secco da un momento all'altro.



PRIMA TOKYO, POI BUENOS AIRES

Nonostante i fallimenti plateali registrati nelle politiche monetarie e sociali in Argentina, si potrebbe liquidare la cosa come l'ennesimo esperimento socialista del Sud-America. Sotto i nostri occhi ci sono i rimasugli dell'ennesimo laboratorio socialista sud-americano, il Venezuela, dove controlli dei prezzi ed espansionismo monetario sfrenato hanno condannato all'estrema povertà i venezuelani. Fortunatamente ci si sta accorgendo che tirare troppo la corda potrebbe essere deleterio. Ciononostante c'è anche un altro esempio nel mondo moderno che ci permette di affermare come i pianificatori monetari centrali non sanno quello che fanno e lungo il loro cammino lasciano solamente morte e distruzione economica. Un esempio lontano anni luce dai "pregiudizi" riguardanti il Sud-America. Sto parlando del Giappone.

Alla fine del secondo conflitto mondiale, l'economia giapponese era un cumulo di macerie. La guerra aveva riscosso un pedaggio alto soprattutto sulle infrastrutture del paese del sol levante, sia per quanto riguardava le industrie sia per quanto riguardava le abitazioni civili sia per quanto riguardava le vie di comunicazione. Malgrado ciò i giapponesi si rimboccarono le maniche, dando vita ad un boom economico che venne definito "un miracolo". Ovviamente non era nulla di tutto ciò, poiché questo è il normale funzionamento dei mercati quando vengono lasciati liberi di funzionare.

Ma se c'è una cosa che i pianificatori centrali odiano, è persone libere che determinano i mercati in base alle loro esigenze e necessità. Di conseguenza non passò molto prima che intervennero. Sul lato estero, il protezionismo rampante e i dazi sulle importazioni incancrenirono il cosiddetto "miracolo"; sul lato interno, a causa di tasse alte e normative opprimenti, le start-up vennero uccise sul nascere mentre le grandi aziende furono schermate dalla concorrenza. La ciliegina sulla torta ce la mise la BOJ, poiché svalutando lo yen rese attraente il settore dell'export, ma così facendo non fece altro che rendere costose le importazioni (e stiamo parlando di un paese che ci campa con le importazioni) e sovvenzionare artificialmente il benessere degli altri paesi. Inutile dire che in questo modo le grandi aziende divennero praticamente a tutti gli effetti branche dello stato, e tutto ciò a scapito della produttività.

La spirale di morte dell'economia giapponese è peggiorata definitivamente all'incirca tre decenni fa, andando ad acuire tutti quegli errori economici che erano stati accumulati in precedenza. La scarsa competitività delle aziende e il cestinamento dello yen hanno portato all'inizio della resa dei conti, accelerando il corso della legge dei rendimenti decrescenti. Il punto cruciale è sempre stato unico: il Lunedì Nero e la scoperta della stampante monetaria nel seminterrato della FED da parte di Greenspan. Quest'ultimo per smorzare la correzione dei mercati avviò le rotative dell'Eccles Building, facendo scendere il dollaro in rapporto alle altre valute del mondo. Questo significa che lo yen, nel nostro caso, raddoppiò di valore, andando ad incidere sul lato delle esportazioni del paese. Perseguendo una politica mercantilista, la BOJ rispose allentando pesantemente la sua posizione monetaria, iniettando nuova liquidità nel sistema economico che trovò dimora soprattutto nel valore dei terreni.

Il settore finanziario divenne estremamente gonfio e il Nikkei quadruplicò i suoi numeri. La crescita smisurata del settore finanziario è un chiaro segno di bolla gonfiata dal settore bancario centrale, ma diversamente da oggi in cui la maggior parte delle economie sviluppate ha raggiunto una condizione di Picco del Debito, all'epoca il canale della trasmissione monetaria con l'economia di Main Street era ancora integro. Infatti questa follia monetaria risultò in famiglie e piccole/medie imprese che contrassero enormi quantità di debiti supportati da risparmi inesistenti. Era inevitabile che questa bolla scoppiasse, dato il restringimento del bacino della ricchezza reale che comportava. Il 1989 fu l'anno fatidico: il Nikkei crollò di oltre l'80% del suo precedente valore, i prezzi delle case colarono a picco, e la crescita del PIL finì ad un anemico 1%.

Il successivo "decennio perduto" non è stato altro che il periodo in cui l'economia giapponese ha cercato di ripulirsi da tutti gli errori al suo interno, ma questo processo è stato costantemente impedito dalla successiva intrusione della pianificazione monetaria centrale.




Ormai sono tre anni che la BOJ sta tentando disperatamente di raggiungere quell'obiettivo d'inflazione del 2% che considera la panacea di tutti i mali economici. Come vediamo dal grafico qui sopra, lo stimolo monetario è servito a poco o niente per far rimettere in carreggiata l'economia giapponese. E quindi cos'ha fatto la BOJ ogni volta che è risultato palese come la formula "più della stessa cosa" non funzionava? Ha raddoppiato la dose. Oltre ad essere diventata il market maker nel mercato obbligazionario giapponese, ha inglobato nel proprio bilancio ETF azionari e J-Reit (fondi immobiliari). Più è intervenuta, più gli effetti transitori del QE sono svaniti più in fretta, lasciando il disastro conseguente: salari reali stagnanti, incapacità di competere da parte delle aziende, redditi fissi esposti all'inflazione seppur "contenuta" (almeno come calcolata dai mulini statistici dello stato). Ma quando il mercato diventa saturo di errori economici inizia a non rispondere più agli stimoli centrali, avviando correzioni ad ogni minimo accenno di panico. Questo significa deflazione dei prezzi per quegli asset gonfiati artificialmente dalla precedente manna monetaria artificiale.

Kuroda, però, ha continuato a scendere lungo la scala del dissesto economico, implementando tassi negativi del -0.10% sulle riserve in eccesso detenute dalle banche commerciali presso la BOJ. Non solo, ecco l'ennesima follia: la BOJ comprerà qualsiasi decennale sovrano affinché il relativo rendimento sia inchiodato allo zero. Quindi la BOJ pensa di stabilizzare il mercato obbligazionario facendo sprofondare la curva dei rendimenti antecedente il decennale nella zona del sotto zero, e, nel frattempo, fornire alle banche commerciali possibilità di un briciolo di rendimento frenando gli acquisti successivi al decennale giapponese. In sostanza le banche commerciali potranno mostrare bilanci positivi a fine anno, grazie all'acquisto di trentennali giapponesi ad esempio. Qual è l'inghippo? Se i tassi a breve termine scenderanno ancor di più nel sottoscala della storia economica, le banche commerciali saranno costrette a traslare i costi derivanti da questo effetto sui depositanti. Questo vuol dire spostamento dei tassi negativi sui conti dei depositanti, oppure aumento degli interessi richiesti per i prestiti.

Esatto. A pagare il conto della follia monetaria giapponese saranno i contribuenti e i depositanti. Siamo passati dal quantitative easing al quantitative and qualitative easing, fino a giungere adesso al quantitative and qualitative easing in check with the yield curve. Il fine ultimo dei pazzi monetari è quello di diluire nel tempo l'onerosità del debito pubblico, ma, come nel caso dell'Argentina, il cosiddetto waterboarding economico sta portando alla morte il paziente: la legge dei rendimenti decrescenti sta accelerando il suo corso. Giappone e Argentina hanno semplicemente tracciato la via lungo la quale anche il resto dell'Occidente ha iniziato a camminare. Se volete un assaggio del futuro, guardate al dissesto economico che hanno provocato in quelle terre i pianificatori monetari centrali



CONCLUSIONE

Ci sono parecchie bombe finanziarie ad orologeria innescate nell'attuale panorama economico. Dal mercato azionario, a quello obbligazionario, ai problemi crescenti del comparto bancario commerciale, allo stress politico, al rallentamento economico globale, fino al fatto più importante: la perdita della fiducia. È questa la moneta più commerciata nel mondo finanziario di oggi. Ma è evanescente, non è sonante. L'attuale sistema economico, quindi, è fondato su basi argillose che lo stanno man mano fagocitando. Durante la discesa, l'Occidente seguirà il percorso suicida già intrapreso da Giappone e Argentina. Questi due paesi sono il simbolo per eccellenza di come i pianificatori monetari centrali sono risuciti a distruggere la prosperità economica. La stessa storia si ripeterà in quei paesi che hanno scioccamente deciso di seguire le loro orme. Invece d'imparare dagli errori, stanno perseverando negli errori. Finirà male.