lunedì 30 giugno 2014

Soluzioni per gli investimenti in un'epoca di follia monetaria





di Richard Daughty (alias The Mogambo Guru)


Sempre più spesso vengo pungolato dalle critiche che mi ricordano come io sia pigro (pensiero solitamente formulato come "pigro schifoso") perché non mi piace lavorare in generale e come IO sia diventato effettivamente ostile a lavorare.

Ok, ammetto che avrei potuto essere una persona migliore in molti, molti modi, e che sono diventato sempre più strano e paranoico sin dal 1987, la "data dell'infamia" in cui il demone dall'inferno, noto come Alan Greenspan, divenne presidente della Federal Reserve e diede vita a questa folle inflazione dell'offerta di moneta.

In conseguenza di ciò, i miei rapporti con la carriera e con la famiglia sono peggiorati in quanto entrambi mi hanno sempre perseguitato affinché "mi presentassi sul dannato posto di lavoro," esercitassi le mie "responsabilità familiari" e agissi come un vero "padre" invece di comportarmi come un vecchio paranoico che è terrorizzato dall'inflazione dell'offerta di moneta perché si traduce in un'inflazione rovinosa dei prezzi, e bla, bla, bla siamo dannatamente fregati.

Il fatto triste è che sono spaventato a morte perché TUTTO quello che mi interessa è la mia sopravvivenza personale, salvare me stesso dall'orribile crollo dell'economia, delle banche, degli asset e del potere d'acquisto del dollaro. Tutti e tutto verranno devastati dall'inflazione dei prezzi causata dall'inflazione omicida dell'offerta di moneta ordita dalla malvagia Federal Reserve, la quale ha gonfiato ormai una moltitudine di bolle nelle azioni, nelle obbligazioni, negli immobili, nel debito privato, nel debito studentesco e nell'enorme, suicida, folle, scandaloso deficit di spesa del governo federale! Incredibile!

Paralizzato dalla paura, potete sicuramente capire perché io sia preda di un'isteria paranoica e di un odio ribollente, sentimenti a cui il mio capo sembra immune: "Basta con questa storia dell'oro, dell'argento e del petrolio, pensa a lavorare invece!" Dovrebbe supplicarmi in ginocchio: "Dicci che ci ami! Per favore! Dicci che ci ami!"

Dopo aver chiuso le porte con una doppia mandata, impostato l'allarme su "Risposta Letale Massima" e sceso nel confortevole ripostiglio sotto le scale, uno ritrova una certa armonia in un ambiente simile poiché lascia che la paranoia scemi in serenità; effetto coadiuvato da un sacco di tempo per mangiare burritos, bere birra e pensare a certe cose. Cose come: "Che diavolo è questo tanfo?" (I miei calzini.)

Avendo avuto successo nella risoluzione di quel mistero, ho rivolto la mia attenzione alla domanda successiva: "Come è possibile che siamo stati così, così, Così Dannatamente Stupidi (CDS) da ignorare le glorie della scuola austriaca (basate sul capitalismo, sulla libera impresa e su un'offerta di moneta stabile) e invece ci siamo auto-distrutti con la stupidità keynesiana (basata su debiti soverchianti, deficit di spesa abnormi e una quantità di moneta in continua espansione)?"

Voglio dire, a COSA stavamo pensando mentre mandavamo tutto a puttane?

A questo proposito, nel corso degli ultime settimane il Junior Mogambo Ranger (JMR) Phil S. mi ha mandato diversi articoli sulla terrificante cornucopia di ormoni e sostanze chimiche nella nostra acqua, nel cibo che mangiamo e nell'aria che respiriamo; per non parlare della grande invasione di specie esotiche di piante e animali, qualcosa di cui certamente preoccuparsi oltre all'Armageddon economico che piomberà su di noi.

Poi c'è la recente scoperta che, quasi incredibilmente, il comportamento viene ereditato nel proprio DNA! Stupefacente! Questo significa che se siete un coniuge pigro e un genitore sotto lo standard, oppure un dipendente inutile e stupido, allora anche i vostri figli lo saranno! Oops! Peccato per loro!

E ora abbiamo la nuova scienza dell'epigenetica, cioè "controllo genetico mediente fattori diversi dalla sequenza del DNA," come gli inquinanti di cui sopra e un milione di altre cose che vanno ad alterare il vostro DNA, cosa che a sua volta modificherà il vostro comportamento in modo imprevedibile! Oddio! Non se ne esce!

Ora, come noterete dallo sguardo inorridito sul mio viso impietrito, sono più depresso e folle di paura che (gulp!) mai! Che mai! E anche molto, molto più paranoico!

Ma questa roba genetica non solo spiega il comportamento bizzarro che vedo intorno a me, ma anche il perché la maggioranza delle persone non si stia affrettando a comprare oro e argento in preda al terrore. Il loro DNA è talmente danneggiato che ormai sono troppo stupidi!

Ma, ripeto, ci vuole un Particolare Tipo Di Stupido (PTDS) per rendersi conto che dopo migliaia di anni non è cambiato nulla in economia. Denaro, debiti, interessi, tasse e regolamentazione del governo sono sempre esistiti. Niente di nuovo.

E quando si scopre che il fallimento e la rovina economica si ripresentano ogni volta che l'offerta di moneta viene ampliata artificialmente, allora un Particolare Tipo di Stupido (TSDS) diventa una cosa tangibile con ogni nuovo dollaro creato dalla malvagia Federal Reserve.

Già sento le vostre suppliche. "Oh, guai a noi! Aiutaci, Meraviglioso E Saggio Mogambo (MESM), la cui brillante intelligenza economica illumina l'intero settore della galassia! Quindi dicci, maestro sublime e MESM assoluto, deve esistere per forza un Particolare Tipo Di Genio (PTDG) baciato dal karma per mettere le cose a posto!"

Tanto per cominciare, per parafrasare Leslie Nielsen nel film Airplane!, "Smettila di chiamarmi Shirley!"

Per quanto riguarda un PTDG, gioite perché io, come sottolinea la MESM del paragrafo precedente, sono qui per rispondere alle vostre preghiere!

Come mostra CHIARAMENTE la storia, quelle persone che in questo momento stanno comprando oro, argento e petrolio rappresenteranno quel Particolare Tipo Di Genio (PTDG) che cavalcherà l'inevitabile salita dell'oro e dell'argento.

Quando accadrà? Facile! Dopo che tutto il resto sarà andato a ramengo!

Semplice. Elegante. Quindi: "Whee! Questa roba dell'investire è facile!"

Beh, forse non così piacevole, ma, devo ammetterlo, facile!

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


venerdì 27 giugno 2014

Preparatevi alla morte dei petrodollari





di Addison Wiggin


[La prima parte di questo saggio, Il boom energetico degli Stati Uniti metterà fine allo status di valuta di riserva mondiale del dollaro, è stata pubblicata ieri.]


"Poniamo che gli Stati Uniti non vogliano più importare tanto petrolio arabo", dice Erik Townsend facendo un esperimento mentale. "Beh, se così fosse, è davvero difficile capire perché gli arabi dovrebbero continuare a prezzare il loro petrolio in dollari; i loro maggiori clienti sarebbero in Cina e in Brasile e nei paesi che non hanno alcun motivo di trattare in dollari."

Siamo in debito con Townsend per averci aiutato a capire come si potrebbe dipanare la fine dei petrodollari. Erik ha sfruttato la fortuna della sua prima carriera, come imprenditore di software, per avviare la sua seconda carriera come manager di hedge fund che conosce il mercato dei futures del petrolio.

Pensateci: dov'è l'incentivo a mantenere i prezzi del petrolio in dollari e mantenere grandi riserve in dollari se gli Stati Uniti non sono più il vostro più grande cliente?

"Il crollo del sistema dei petrodollari, dove il petrolio non verrebbe più pagato in dollari a livello internazionale, rappresenterebbe in sostanza la campana a morto per il dollaro come valuta di riserva. Significa che gli USA non potranno più contrarre prestiti forti di “privilegi esorbitanti”, e significa che il mercato del Tesoro degli Stati Uniti sperimenterà un'impennata fuori controllo dei tassi di interesse."

Improvvisamente il fatto che gli USA abbiano bisogno di minori importazioni risulta ininfluente quando "il resto del mondo non userà più dollari come mezzo di scambio."

Gli sceicchi arabi produttori di petrolio, hanno più dollari di quanti ne possano usare. Nei tre decenni prima del 2000, le entrate totali delle esportazioni di energia dal Medio Oriente ammontavano a $3.5 bilioni. Nei 13 anni successivi, il totale è salito a più di $8 bilioni. Secondo una stima degli esperti, nelle mani del Medio Oriente giacciono circa $8-10 bilioni di saldi in valuta (in gran parte dollari).




Quanto a lungo vorranno conservare tutti quei dollari? Soprattutto quando l'Asia e il Pacifico rappresentano ormai un terzo del consumo mondiale di petrolio e gli Stati Uniti solo il 20%...

Nel frattempo, il primo importatore di petrolio al mondo — la Cina ha preso questa corona dagli Stati Uniti lo scorso autunno — sta facendo la sua parte per indebolire i petrodollari. Negli ultimi anni la Cina ha stretto accordi con molti dei suoi partner commerciali per fare affari con le loro valute. Cina e Russia, Cina e Brasile, Cina e Australia, anche Cina e il suo nuovo/vecchio nemico Giappone — tutti hanno fatto ricorso a currency swap e altri accordi per bypassare il dollaro.

Lo scorso novembre lo Shanghai Futures Exchange stava pensando di prezzare i suoi contratti futures sul petrolio greggio sia in yuan che in dollari, con l'obiettivo di rendere tale disposizione il nuovo punto di riferimento asiatico. "Lo yuan è diventato più internazionale e più riconosciuto che mai nel mercato finanziario", ha detto a Reuters il capo di una ditta di commercio cinese.

Ma mentre gli arabi si agitano per il valore dei loro dollari... ed i cinesi si muovono attivamente per diversificarsi dal dollaro... i russi potrebbero sferrare il colpo finale.

"Martedì 4 marzo, secondo me, è stato come la crisi dei missili di Cuba per la storia del mondo", afferma Erik Townsend, con un presagio inquietante di eventi futuri.

In superficie, il peggio della crisi tra Ucraina e Russia sembrava essere passato. I mercati si stavano calmando mentre il presidente russo Putin parlava sul tema per la prima volta — promettendo che avrebbe usato la forza in Ucraina solo come "ultima risorsa" se la popolazione russofona fosse stata in pericolo.

Poi ci sono stati altri due interventi di funzionari russi che hanno ricevuto poca attenzione.

L'assistente economico al Cremlino Sergei Glazyev ha detto che di fronte a sanzioni occidentali, la Russia potrebbe cercare di evitare il dollaro per le transazioni internazionali. "Troveremmo un modo non solo per ridurre la nostra dipendenza dagli Stati Uniti, ma anche per ottenere grandi benefici per noi stessi."

"Annunciare sanzioni finirebbe per ritorcersi contro il sistema finanziario degli Stati Uniti, cosa che causerebbe la fine della loro dominazione sul sistema finanziario globale."

Iperbole? Sì. Glazyev è una figura di basso spessore? Certo . Ma poi, come per sottolineare queste osservazioni, il portavoce del Ministero degli Esteri Alexander Lukashevich ha detto: "Dovremo rispondere... se provocati da azioni irresponsabili da parte di Washington... e non necessariamente in modo simmetrico."

Sì, è solo un portavoce... ma parla a nome del ministro degli esteri Sergei Lavrov. E mentre andiamo in stampa, ha ancora il suo lavoro.

"E' uno dei linguaggi più forti che io abbia mai sentito da un diplomatico", dice Erik Townsend. "E' come se la Russia stesse dicendo: “Stati Uniti, se volete giocare a questo gioco, se volete venire a dirci cosa possiamo fare nel nostro paese, perché siete gli Stati Uniti e pensate che potete ignorare il diritto internazionale, perché avete un'innata arroganza — se è questo quello che pensate, premeremo un pulsante e scaraventeremo il vostro paese in una crisi valutaria e obbligazionaria che metterà fine alla vostra egemonia economica nel mondo, e noi abbiamo il potere di farlo”."

"Non sarei sorpreso se qualcuno in Cina l'avesse sentito e ora sentisse squillare il telefono."

"Se questi due paesi uccidessero la valuta di riserva mondiale, le cose cambierebbero improvvisamente. Quindi, se voi foste nei loro panni, perché non accordarsi per farlo? Immaginate se potessero introdurre una valuta tutta loro. Cina e Russia che creano una nuova moneta e dicono: “Non abbiamo intenzione di usare lo yuan cinese. Cereeremo questa nuova moneta. Si chiama Asiabuck o qualcosa del genere, ed è sostenuta da qualcosa di reale, preferibilmente l'oro ”."

Dovete capire che questa è una possibilità, non una previsione. Ma quasi nessuno se n'è accorto.

Sin da quel giorno, c'è stata poca tregua per i russi. A fine aprile il sito web Voice of Russia — precedentemente noto come Radio Moscow — ha pubblicato un articolo intitolato “Time Is Running out for the U.S. Dollar.”

Citava il commento di un economista russo: "Gli Stati Uniti non hanno molto tempo per prepararsi ad un serio indebolimento del dollaro sulla scena mondiale e, viceversa, ad un serio rafforzamento del ruolo delle altre valute. La quantità massima di tempo su cui possono contare è 18 mesi."

Dal punto di vista dei russi, 18 mesi potrebbero essere un pò ottimisti.

"Dubito che possa scatenarsi una crisi valutaria e obbligazionaria sotto gli occhi di Obama", afferma Erik Townsend. "Gli restano solo un paio di anni di mandato; ci stiamo avvicinando. Ma tra otto e più anni — supponendo che il prossimo presidente riceva due mandati — penso che avremo l'occasione di veder saltare in aria il mercato obbligazionario USA, per un motivo o un altro."

"Questo significa che il nostro prossimo presidente presiederà al disastro finanziario più grande e complesso della storia. Il 2008 sarà un pic-nic rispetto a quello che ancora ci aspetta."

Offerte di lavoro perse, case perse, speranza persa... e poi?

In quel momento i leader americani si siederanno con i loro vari "partner" commerciali e diranno loro che la Cina e la Russia diventeranno le potenze mondiali più grandi e più cattive — a meno che l'Occidente non unisca le forze per dare vita ad una nuova valuta di riserva globale. "Assisteremo all'unione del dollaro e dell'euro, e di qualsiasi altra valuta voglia salire a bordo."

"Cosa fareste se gli Stati Uniti dicessero una cosa simile: “Guardate, non possiamo vivere in quell'altro nuovo mondo. E' troppo radicale. Significherebbe la fine della vita come la conosciamo. Pertanto tutti i paesi che non sono allineati con la Cina e la Russia, devono essere dalla nostra parte.” E quello che faranno sarà fornire alle élite politiche una via di fuga, ma tutti gli altri saranno fregati."

Cioè, ci sarà un tasso di conversione tra il dollaro e la nuova valuta per le élite... e un altro per tutti gli altri.

Rivolta per le strade? Forse sì, forse no. Townsend suggerisce che il meccanismo di conversione sarà così complicato che solo pochi riusciranno a comprenderlo e ancora di meno riusciranno a capire quello che sta accadendo intorno a loro — proprio come i salvataggi del 2008. "Il governo è molto bravo a rendere le cose complicate al fine di oscurare ciò che sta realmente accadendo."

E pensare che tutto è iniziato con la ritrovata prosperità americana causata da abbondanti scoperte energetiche sul suolo USA.

Quando arriverà il Giorno del Giudizio? Quando i sauditi o i russi o i cinesi staccheranno la spina ai petrodollari?

Townsend dice che non accadrà sotto la presidenza Obama. Sembra una previsione credibile.

Forse il momento arriverà quando l'America sarà abbastanza indipendente dalle forniture di petrolio straniero — il momento in cui i petrodollari saranno poco necessari per ungere gli ingranaggi del commercio internazionale. Quello sarà il momento in cui gli sceicchi e gli oligarchi si dirigeranno verso le uscite.

Riportiamo alla mente il grafico di ieri:




Siamo passati dall'importare il 60% del nostro fabbisogno di petrolio nel 2005, al 40% attuale. Nei prossimi cinque anni, questo numero si ridurrà ulteriormente al 30%.

Questa "soglia del 30%" potrebbe rappresentare benissimo la proverbiale scritta sul muro: la crisi è vicina. Nessuna garanzia, ovviamente... ma non è difficile credere che qualcuno a Riyadh o a Mosca o a Pechino stia guardando questi stessi dati mentre l'US Energy Information Administration li mette online ogni mese.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


giovedì 26 giugno 2014

Il boom energetico degli Stati Uniti metterà fine allo status di valuta di riserva mondiale del dollaro





di Addison Wiggin


Austria, 1920-1921: il governo stampò soldi per coprire i suoi debiti della prima guerra mondiale.

I costi di cibo e carburante schizzarono fino alle stelle. Le banche invitarono i loro clienti a convertire le corone austriache in una moneta più stabile... anche se era contro la legge.

Una vedova rispettosa della legge vide evaporare la sua fortuna durante una corsa agli sportelli. Nel libro di Adam Fergusson, When Money Dies, è stata riportata una voce del suo diario…

"Perché non pensa che la corona si riprenderà di nuovo?" [Ho chiesto al mio banchiere.]

"Riprendersi!" ha detto con una risata... "provi solo a pensare alla promessa su questa banconota da 20 corone e cerchi di ottenere, ad esempio, 20 corone d'argento in cambio."

"Sì, ma le mie sono garantite dallo stato: sicuramente non ci può essere niente di più sicuro, giusto?"

"Mia cara signora, dov'è lo stato che garantisce queste banconote? E' morto."

Abbiamo già raccontato questa storia. La ripetiamo ancora per due ragioni. In primo luogo per ricordare che la maggior parte degli squilibri che hanno causato il Panico del 2008 sono ancora presenti. Ma questo forse lo sapevate già.

C'è un'urgenza in più per raccontare questa storia: davvero il dollaro USA rappresenta la panacea di tutti i mali come dicono gli esperti? Potrebbe rivelarsi la rovina definitiva del dollaro. Corse agli sportelli bancari, controlli sui capitali, default per il debito nazionale — e tutto a causa della "prosperità" di cui stiamo godendo adesso.

I nostri sospetti sono stati sollevati nel mese di gennaio... quando due politicanti "opposti" si tenevano per la mano e cantavano in dolce armonia in merito al boom dell'energia degli Stati Uniti.

"Il gas naturale a buon mercato ci permette di riportare la produzione sul suolo interno", dice il sindaco di Chicago ed ex-capo dello staff di Obama Rahm Emanuel. Come risultato, la produzione "ritornerà in modi che possiamo a malapena anticipare", dice l'ex-candidato repubblicano alla presidenza Steve Forbes. Entrambi erano alla CNBC per pubblicizzare un evento chiamato “Reinventing America Summit”.

Non che non siamo d'accordo: sembra tutto molto familiare, come se si stesse seguendo la tesi di "Rinnovare l'America" del nostro Byron King enunciata più di due anni fa. Prima era troppo radicale. Ora è saggezza convenzionale.

Malgrado la prosperità di questo boom dell'energia... alla fine farà da anfitrione alla prossima grande crisi economica. Anzi, intaccherà lo status del dollaro come "moneta di riserva" mondiale una volta per tutte.

Lo diciamo sapendo che ci attireremo l'ira della saggezza convenzionale...

  • "La rivoluzione petrolifera statunitense, che si sta tranquillamente svolgendo dietro le quinte, ha iniziato ad esercitare un'influenza diretta sui mercati dei cambi — a vantaggio del dollaro", dice un report di UBS
  • "Lo status di valuta di riserva mondiale, accoppiato ad una minore dipendenza dagli investitori stranieri, stimolerà la moneta nei prossimi cinque anni", dice uno strategist di Société Générale
  • A causa dei "progressi tecnologici che consentono di estrarre petrolio e gas dallo scisto", dice il fund manager David Donora di Threadneedle Investments, "il dollaro godrà probabilmente di un periodo di forza."

Giusto. Almeno fino a quando non è così.

La cosa che sta contribuendo a sostenere il dollaro ora, abbatterà in ultima analisi tutti quei puntelli che supportano il biglietto verde ed il suo status di valuta di riserva mondiale. Non domani e neanche l'anno prossimo, ma la destinazione è impostata... e il nostro arrivo è certo. Non sarà esattamente come Vienna nel 1921... ma sarà altrettanto orribile.

Quindi allacciatevi le cinture: alcuni dei temi che tratteremo potrebbero sembrarvi vecchi... ma vi prometto che mai prima d'ora avete collegato i puntini in questo modo.

Nel 2013 la produzione di petrolio degli Stati Uniti ha raggiunto una media di 7.5 milioni di barili al giorno. L'incremento rispetto al 2012 ha rappresentato una grande notizia per gli Stati Uniti. Infatti è il quarto aumento annuo più grande rispetto a qualsiasi altro paese... e l'Arabia Saudita detiene i primi tre posti.

E non finisce qui. L'anno del picco della produzione di greggio degli Stati Uniti è stato il 1970 — un pò timido, 10 milioni di barili al giorno. Come si vede dal grafico qui sotto, il Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti proietta che la nazione toccherà ancora una volta quel numero entro il 2019.




Nel 2005 — solo nove anni fa — gli Stati Uniti hanno importato il 60% del loro fabbisogno di petrolio. Nel 2012 questo numero è crollato al 40%. Guardate il grafico qui sotto e vedrete che la percentuale è destinata a ridursi ancora di più nel prossimo quarto di secolo. Ricordatevelo — perché torneremo su questo grafico più avanti.




Mentre andiamo in stampa, un barile di petrolio cosa $100, prendere o lasciare. Ogni milione di barili al giorno di nuova offerta, significano $100 milioni di petrolio non importato ogni anno. La riduzione dei costi di importazione, un deficit commerciale più basso, meno dollari che scorrono all'estero — una grande notizia per il dollaro, eh? Va tutto bene, giusto?

Beh, sì... solo che adesso l'intera struttura che per 40 anni ha supportato il sistema finanziario globale sta cominciando a disintegrarsi.

Dal 1974 il mondo ha vissuto coi "petrodollari".

I petrodollari sono spuntati fuori dalle ceneri del sistema di Bretton Woods, dopo che nel 1971 il presidente Nixon recise l'ultimo legame del dollaro con l'oro.

Negli anni post-seconda guerra mondiale, Bretton Woods rese il dollaro la moneta di riserva mondiale — la valuta per le transazioni transfrontaliere. Se voi foste stati un governo straniero o una banca centrale, avreste considerato il dollaro tanto buono quanto l'oro — per ogni $35 che si restituivano al Tesoro degli Stati Uniti, si otteneva in cambio un'oncia d'oro.

Probabilmente conoscete il resto della storia: gli stranieri si resero conto che Washington stava stampando troppi dollari, i francesi volevano più oro di quanto gli USA fossero disposti a rinunciare e Nixon "chiuse la finestra dell'oro". Ma senza l'oro, cosa avrebbe continuato a cementare la posizione del dollaro come valuta di riserva mondiale?

Dopo lo "shock petrolifero" del 1973-74, in cui i prezzi del petrolio andarono da $3 al barile a $12, il Segretario di Stato Henry Kissinger ebbe un'idea e convinse la famiglia reale saudita a farne parte.

L'affare era questo: l'Arabia Saudita avrebbe prezzato il petrolio in dollari statunitensi ed avrebbe usato la sua influenza per spingere altre nazioni dell'OPEC a fare lo stesso. In cambio, il governo americano avrebbe accettato di proteggere l'Arabia Saudita ed i suoi alleati contro gli invasori stranieri e le ribellioni interne.

La Casa di Saud ne era davvero allettata — il peso delle forze armate statunitensi avrebbe consentito a 7,000 capi di famiglia di vivere nello stile a cui erano abituati.

Il vantaggio per Washington era più sottile — ma non meno importante. Chiunque avesse voluto acquistare petrolio, avrebbe avuto bisogno di dollari. Ciò significava una domanda perenne di dollari ed un ciclo come questo...

  • I dollari utilizzati per comprare petrolio sono depositati nel sistema bancario per sostenere il credito internazionale;
  • Tale credito supporta l'acquisto di beni americani — tutto, dagli aerei Boeing al mais dell'Archer Daniels Midland. Oh, e anche il debito del Tesoro degli Stati Uniti. Impossibile dimenticarlo.

"Questo accordo fornì al dollaro un posto speciale tra le valute mondiali, e in sostanza il biglietto verde era “coperto” dal petrolio", ha spiegato nel 2006 Ron Paul in un discorso lungimirante alla Camera. "L'accordo fornì al dollaro un vigore artificiale, con benefici finanziari enormi per gli Stati Uniti. Ci permise di esportare la nostra inflazione monetaria, comprando ad un grande sconto petrolio ed altri beni (all'aumentare dell'influenza del dollaro)."

Poi fece una previsione: "La legge economica richiede che lo scambio onesto necessiti solo di cose con valore reale. Il caos che un giorno risulterà dal nostro esperimento con il denaro fiat, richiederà un ritorno al denaro con un valore reale. Sapremo che quel giorno si sta avvicinando, quando i paesi produttori di petrolio richiederanno oro, o il suo equivalente, in cambio del loro petrolio, piuttosto che dollari o euro."

Strano come stiano evolvendo le cose... il grande boom energetico americano sta velocizzando l'arrivo di quel giorno. Domani continueremo a parlarne...

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


mercoledì 25 giugno 2014

Una parola di quattro lettere che potrebbe farvi diventare ricchi

Quando lo dice il Mogambo, potete star certi che non vi sta prendendo in giro e non sta affatto scherzando. Ricordate no? Oro, argento e... petrolio. Ed è proprio questo asset che pare vivere un periodo eccellente nell'offerta. A quanto pare gli Stati Uniti si sono riscoperti dei grandi petrolieri, e come Daniel Day Lewis nella pellicola cinematografica "Il Petroliere", camminano su pozze di oro nero. Non a caso ieri è stato pubblicato un articolo di Hayek in cui si precisava come la domanda per gli investimenti non fosse direzionata esclusivamente dai fattori monetari in un ambiente artificialmente manipolato. Cioè, non tutti gli investimenti intrapresi dagli imprenditori sono economicamente fasulli in un ambiente inondato da denaro a buon mercato. Ce ne possono essere alcuni in grado di sopravvivere alla catastrofe del bust ed essere redditizi anche in un ambiente con tassi di interesse in ascesa.
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di Matt Insley


Credo che voi ed io stiamo vivendo in un'epoca di ricchezza senza precedenti.

Negli ultimi 10 anni gli Stati Uniti hanno invertito la rotta, letteralmente.

Siamo passati dall'essere un paese che importava enormi quantità di petrolio e gas — ad essere un paese che sta seduto su grandi forniture di petrolio e gas, proprio sotto i nostri piedi. C'è ricchezza reale che scorre sotto terra.

Oggi voglio condividere quello che sembra essere il prossimo punto caldo di questa storia in continua evoluzione — e potenzialmente la nostra possibilità di profitto!

Ma prima cerchiamo di chiarire una cosa...

Alcune persone sono riluttanti a credere nella rimonta energetica degli Stati Uniti. Pensano che il boom petrolifero dell'America sia un fuoco di paglia. Ma questi oppositori perderanno una grande opportunità proprio sotto il loro naso.

Ogni giorno che passa, le principali fonti di notizie continuano a sfornare stime stupende sulle risorse.

In realtà, qui ci sono due statistiche che si dovrebbero prendere in considerazione...

  1. Nel 2015 gli Stati Uniti potrebbero diventare i principali produttori di greggio al mondo, superando la Russia e l'Arabia Saudita. N°1... nel mondo. Questa è una previsione che anche Byron King ha esposto nel suo articolo "Remade in America"... e si sta avverando prima di quanto avremmo potuto immaginare!

  2. Entro il 2019, secondo la Energy Information Administration, gli Stati Uniti supereranno il loro picco di produzione di petrolio greggio. Produrremo più petrolio che mai qui negli Stati Uniti.

I lettori di lunga data sanno che non potrei essere più che entusiasta.

Infatti la prossima volta che riempirete il serbatoio del carburante presso la stazione locale, non penserete all'Arabia Saudita, alla Nigeria e alla Russia. Invece penserete al Texas, al North Dakota, all'Oklahoma, alla Louisiana e persino al Colorado!

Questi sono i giochi che oggi stanno facendo la differenza... e continueranno a farla per decenni. Qui negli Stati Uniti rappresenta un'incredibile inversione di tendenza.

L'America potrebbe diventare il principale produttore di greggio al mondo.

Ho parlato con i grandi trivellatori, i piccoli trivellatori, le società di servizi, i proprietari di impianti di trivellazione... La risposta è la stessa.... Questo non è un fuoco di paglia. E' un'opportunità decennale per l'America... e per gli investitori!

E mentre il "secondo boom del petrolio" guadagna più trazione in America, c'è una parola di quattro lettere che vorrete sentir pronunciare poiché foriera di profitti.

Quella parola di quattro lettere è "rigs" (impianti petroliferi, ndt).

I lettori di lunga data sanno che abbiamo raccomandato di approfittare della piattaforma petrolifera della Nabors Industries (NBR:NYSE). E da come vanno le cose, ci sarà molto più movimento al rialzo per tali azioni.

Per dare avvio a questa macchina sputa soldi, date un'occhiata al grafico qui sotto:




Il grafico qui sopra riporta il conteggio delle perforazioni negli Stati Uniti. I calcoli sono stati fatti e inseriti da Baker Hughes, e includono il lavoro degli impianti di perforazione di petrolio e gas sulla terraferma.

Nel corso del 2012 e 2013 l'indice è rimasto relativamente abbattuto/stagnante, ma come si può vedere dal grafico qui sopra, c'è stato un piccolo aumento sostanziale nel 2014.

Il secondo boom petrolifero dell'America è qui! E noi ci apprestiamo a dimostrarlo.

Circa il 67% delle perforazioni sopra riportate, rappresentano una perforazione di pozzi orizzontali. Questi ultimi, come probabilmente sapete, vengono utilizzati principalmente per le formazioni di argillite petrolifera.

C'è molto di più in questa storia, quindi cerchiamo di sbucciare un paio di strati della cipolla...

Nel corso del 2012 e il 2013, i dati del grafico hanno toccato il fondo a 1,750 impianti. Uno sguardo esterno potrebbe concludere che un calo di 250 impianti o giù di lì (dopo un picco nel 2011) rappresenterebbe una perdita di vigore del boom del petrolio. Ma uno sguardo più attento noterebbe una tendenza opposta.

Cioè, con l'avvento di tecniche di perforazione più efficienti, tra cui la perforazione Multipad, un unico impianto specializzato potrebbe produrre MOLTO più petrolio di quanto si pensava. Questi impianti specializzati diventeranno molto più performanti. Quindi, anche a fronte di un calo del numero di impianti, la produzione di petrolio continuerebbe a decollare.

Pensate ad oggi e vedrete due tendenze positive da seguire:

  1. L'uso di impianti più specializzati e maggiore efficienza per impianto.
  2. Un aumento effettivo nella produzione complessiva (più di 103 impianti petroliferi a pieno regime entro la fine del 2014).

Sommare questi due elementi e non c'è da meravigliarsi se il nostro nome preferito nel settore degli impianti petroliferi, Nabors, è in crescita del 51% l'anno. Date un'occhiata:




Nabors è un fornitore di piattaforme specializzate, ricercato dai produttori di scisto.

Gli impianti sono in grado di perforare un pozzo di scisto e poi "spostarsi" a pochi metri per perforare un altro pozzo sullo stesso pad. E' uno spettacolo incredibile se non lo avete mai visto...




La perforazione mostrata qui sopra rappresenta una trivella nella formazione di bakken nel North Dakota. L'operatore dell'impianto (un dipendente di Nabors) controlla la perforazione dalla piccola scatola blu (con finestra) situata a circa 30 metri da terra sul lato sinistro della piattaforma. Nel frattempo, la trivella (la grande massa verticale nera al centro della piattaforma) è pronta a girare fino a migliaia di metri sottoterra.

Ecco una diversa angolazione, dalle scale che vanno fino alla cabina di comando:




OK, finora non avete visto qualcosa di veramente "speciale" su questo impianto di perforazione, oltre ad un sacco di funzionalità legate alla trivellazione high-tech e un equipaggio che sa come usarle.

La parte "specializzata" è illustrata di seguito:




Il "piede" gigante giallo nella foto qui sopra (ce ne sono quattro che circondano l'impianto) è in grado di sollevare l'intero impianto e di "spostarlo" un paio di metri più in là per perforare un nuovo pozzo.

Se i vostri occhi non stanno uscendo fuori dalle orbite per lo stupore, allora non amate queste cose come me!

Vedete, invece di dover attendere 10, 15 o 30 giorni per smontare un impianto di perforazione e impostare la nuova posizione, queste trivelle "mobili" possono perforare pozzi multipli dallo stesso pad ad una velocità allucinante. (Certo, certo, si muove pochi centimetri l'ora, ma avete capito il punto.)

Questo è una notizia bomba per il boom petrolifero dell'America. L'impianto di perforazione nella foto qui sopra rappresenta un vero punto di svolta. E la tecnologia utilizzata per realizzarlo è la vera responsabile dell'attuale boom nella produzione petrolifera americana.

Invece di trivellare 40 giorni a pozzo, stanno cercando di ridurli a 10 (o meno!). Questo tipo di innovazione tecnologica sta fornendo ai produttori di scisto un grande risparmio nei costi. In effetti questa storia non è "nuova," ma sta passando davanti ai nostri occhi proprio ora.

Aumento della domanda per impianti specializzati. E aumento della domanda per gli impianti in generale.

Questo significa grande redditività per Nabors. Tirate le somme e capirete che c'è un sacco di redditività in queste quattro lettere: RIGS (impianti petroliferi, ndt).

Tenete i vostri scarponi ben infangati,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


martedì 24 giugno 2014

L'investimento che fa emergere un aumento della domanda di capitale





di Friedrich A. Hayek


[Questo articolo apparve per la prima volta su The Review of Economic Statistics, novembre 1937.]


Lo scopo di questo articolo è quello di presentare una tesi che stia alla base delle moderne "teorie monetarie sull'over-investment" del ciclo economico, in una forma che, per quanto ne so, non è mai stata espressa ma che rende questa particolare tesi così evidente da blindare la sua correttezza logica.

Questo, naturalmente, non significa necessariamente che le teorie che si basano in gran parte su questa tesi forniscano un resoconto adeguato di tutti o di eventuali cicli economici, ma dovrebbe essere utile per dimostrare l'inadeguatezza di quelle teorie che ignorano completamente l'effetto in questione. Inoltre, dovrebbe chiarire alcuni fraintendimenti e malintesi che hanno reso così difficile giungere ad un accordo sui punti puramente analitici coinvolti.

Non sorprenderà nessuno scoprire che la fonte di questa confusione si ritrova nell'ambiguità del capitale a lungo termine. In analisi statica, il termine capitale si riferisce anche al valore aggregato di tutti i beni strumentali e alla loro "quantità", misurati in termini di costi (o in qualche altro modo). Ma questo è poco significativo, perché all'equilibrio queste due grandezze devono necessariamente coincidere. Nell'analisi dei fenomeni dinamici, tuttavia, questa ambiguità diventa estremamente pericolosa.

In particolare, la tesi statica secondo cui un aumento della quantità di capitale porterà ad un calo della sua produttività marginale (che ai fini del presente articolo chiamerò tasso di interesse), quando viene applicata alle dinamiche economiche e alla quantità di beni strumentali, potrebbe diventare decisamente errata.



L'importanza relativa alla quantità di investimenti e alla forma che prendono

L'ipotesi che un aumento della quantità di beni capitali andrà necessariamente a diminuire il rendimento atteso su ulteriori investimenti, è generalmente considerata come un'ovvietà. E', quindi, opportuno precisare i rapporti reali tra le due grandezze in una forma che potrebbe, forse, sembrare un po' paradossale. La tesi principale di questo articolo: l'effetto che avrà l'attuale produzione di beni capitali sulla domanda futura di fondi investibili, non dipenderà tanto dalla quantità di beni di investimento prodotti, ma dal tipo di beni capitali prodotti o dalle forme degli attuali investimenti; inoltre, un aumento dell'attuale produzione di beni capitali non diminuirà la domanda di fondi investibili, ma la aumenterà, e quindi il tasso di interesse.

Il primo punto principale è che la maggior parte degli investimenti viene effettuata in attesa di ulteriori investimenti, per i quali sarà necessaria l'attrezzatura che ha formato gli elementi del primo investimento. Ciò si può esprimere dicendo che gli investimenti attuali saranno influenzati da una certa aspettativa sul futuro prossimo: che andranno avanti ad una certa velocità (o che il tasso di interesse rimarrà ad una certa cifra). Il successo degli investimenti attuali dipenderà da questa aspettativa.

Pertanto, la maggior parte dei singoli investimenti deve essere considerata alla stregua di semplici anelli di una catena che viene completata se le sue parti servono alla funzione per cui sono state create (anche se la catena fosse costituita da atti distinti di vari imprenditori). Il fabbricante di un qualsiasi tipo di macchinario spera che questo vada a migliorare il suo stabilimento. La sua speranza è che gli utilizzatori di queste macchine saranno in un secondo momento disposti ad installare macchine aggiuntive, che queste macchine saranno appetibili per coloro che più tardi saranno disposti ad investire in quei prodotti, ecc. ecc.

Il primo investimento di una tale catena, quindi, deve essere effettuato solo se si prevede un certo guadagno dal tasso di interesse. Ma questo non significa che una volta lanciato questo investimento, il processo di ulteriori investimenti non verrà continuato se le condizioni cambieranno in senso sfavorevole — se, per esempio, aumenta il tasso di interesse al quale il denaro può essere preso in prestito. Se gli investimenti già effettuati sono irrevocabilmente legati ad uno scopo particolare, questo fornisce un margine entro il quale i profitti totali attesi possono scendere senza incidere sulla redditività di quegli investimenti ancora necessari per completare la catena.

Infatti se il capitale fisso già creato è specifico per lo scopo prefissato, verrà utilizzato anche se il rendimento copre poco più del costo di utilizzo (lasciando scoperti interessi e ammortamento); e dal momento che i proprietari di questo capitale fisso lo utilizzeranno, malgrado guadagneranno solo poco più del semplice costo di esercizio, nelle fasi successive della catena finiranno per intascare quasi l'intero importo (che avrebbero originariamente guadagnato da interessi e ammortamenti) sotto forma di premio sugli investimenti.

In queste fasi successive gli imprenditori entrano, quindi, in possesso di un importo per pagare meno i prodotti delle fasi precedenti (perché l'attrezzatura esiste già) e pagare quelle spese atte a completare la catena degli investimenti. E maggiore sarà la quantità di investimenti già realizzati rispetto a quelli ancora necessari per utilizzare le attrezzature già esistenti, tanto maggiore sarà il tasso di interesse che potrà essere spuntato aumentando i capitali per quegli investimenti che andranno a completare la catena.



"Completamento degli investimenti" e il tasso di interesse

Ovviamente la domanda di capitale, in ogni particolare momento, non dipende tanto dalla produttività che fornirebbe una struttura di capitale reale e completata — la pianificazione a lungo termine della produttività degli investimenti — quanto dalla proporzione tra quella parte che è già stata completata e la parte che deve ancora essere completata. Solo per una frazione molto piccola degli investimenti totali — gli investimenti marginali che rappresentano l'inizio di nuove catene di investimenti — la domanda di fondi reagirà prontamente ad una variazione del tasso a cui il capitale può essere preso in prestito. Per il resto, la domanda di capitale sarà altamente anelastica rispetto alle variazioni del tasso di interesse.

Le conseguenze di ciò possono essere facilmente visualizzate con un esempio schematico. Supponiamo che gli investimenti passati siano stati guidati dall'aspettativa di un tasso di interesse al 4%, ma che per completarli ora sia necessaria una maggiore offerta di fondi mutuabili rispetto a quelli disponibili. Supponiamo inoltre che se gli investimenti del passato fossero stati guidati dall'aspettativa di un tasso di interesse del 5%, quei finanziamenti necessari per continuare questi processi di investimento coinciderebbero con l'attuale offerta. Questo non significa che una volta effettuati gli investimenti in previsione di un tasso del 4%, un loro aumento di un punto percentuale — cioè, alla cifra che, se prevista correttamente, rappresenterebbe un tasso di equilibrio — sarà sufficiente a ridurre la domanda di prestiti al livello dell'offerta.

Se una parte considerevole delle attrezzature da utilizzare fosse già stata realizzata, molti investimenti, che tanto per iniziare non sarebbero mai stati redditizi se fosse stato previsto un tasso di interesse del 5%, risulterebbero ancora validi anche ad un tasso molto superiore. La perdita ricadrà interamente su quegli imprenditori che in passato, in attesa di un tasso di interesse più basso, avevano già costruito nuovi impianti, ecc. Ma le concessioni che saranno costretti ad introdurre nei prezzi, al di sotto del loro costo effettivo di produzione, consentiranno agli altri imprenditori di andare avanti con l'installazione di nuovi macchinari, cosa che non sarebbe stata possibile se gli sviluppi fossero stati previsti correttamente fin dall'inizio.

La costruzione di una grande centrale idroelettrica che sarebbe stata proficua se il tasso di interesse fosse rimasto al 4%, si potrebbe rivelare improduttiva se dovesse aumentare suddetto tasso. Ma, una volta che è stata costruita e le spese per l'energia elettrica aggiustate per ottenere il massimo profitto rispetto alle spese correnti, darà luogo ad una ulteriore domanda di capitale per l'installazione di motori elettrici, ecc., la quale non sarà ridotta malgrado l'emersione di un tasso di interesse molto superiore al 5%.

Fino a che punto il tasso di interesse dovrà salire per portare la domanda di prestiti in equilibrio con l'offerta? Dipenderà, come abbiamo visto, dalla proporzione tra quella parte dei processi di investimento completi (svolti prima dell'aumento imprevisto del tasso di interesse) e quella parte di spese complessive che devono ancora essere sostenute. Se, in un caso particolare, gli interessi al 4% sul capitale già investito e sull'ammortamento rappresentassero il 30% del prezzo previsto della merce finale, allora gli interessi coinvolti nell'utilizzazione dell'impianto esistente e dei suoi prodotti dovrebbero salire in modo da assorbire tutto questo 30% (prima che la domanda di capitale per questo scopo verrebbe effettivamente ridotta). Se del restante 70% del costo totale il 15% venisse ancora impiegato in aspettativa di interessi al 4%, i tassi di interesse dovrebbero salire di circa il 12% prima che la redditività degli investimenti completi sia equivalente allo zero.

Contro tutta questa argomentazione si potrebbe obiettare che essa ignora completamente l'effetto del rialzo dei tassi di interesse sulla sostituzione del capitale nelle "fasi iniziali". E' certamente vero che questi elementi non verranno sostituiti, ma l'implicazione che questo possa alleviare in qualche modo la domanda di fondi per gli investimenti, è certamente errata. Nella misura in cui tali elementi, in condizioni normali, avrebbero bisogno di sostituzione, queste sostituzioni verrebbero finanziate con l'ammortamento attualmente guadagnato. Non costituirebbero una domanda di fondi disponibili per gli investimenti. Ma se — e questo è più probabile — non fossero ancora diventati maturi per la sostituzione, l'ammortamento guadagnato per gli investimenti sarebbe preso temporaneamente altrove. Il mancato guadagno di un ammortamento, o solo una piccola quota di esso, significherà quindi una riduzione dell'offerta di fondi investibili, cioè, rappresenterà un fattore che tenderà a far aumentare (piuttosto che diminuire) il tasso di interesse.



Cause di una richiesta urgente di fondi per il completamento degli investimenti

Restano da considerare le cause che possono determinare una tale situazione. In quali condizioni la domanda di capitale addizionale per completare una determinata struttura di capitale, farà salire il tasso di interesse ad una cifra molto superiore al tasso che è compatibile con la gestione permanente di quella struttura?

In linea di principio la risposta è sicuramente chiara. Tutto ciò che porterà le persone ad aspettarsi un tasso di interesse più basso, o una maggiore offerta di fondi investibili (che esisteranno quando arriverà il momento del loro utilizzo), forzerà i tassi di interesse molto più in alto di quanto sarebbe avvenuto se le persone non si fossero aspettate un tasso così basso. Ma mentre è vero che un calo inatteso nel tasso di risparmio, o una nuova domanda di capitale imprevista — una nuova invenzione, per esempio — possono generare una situazione del genere, la più importante causa di tali false aspettative è probabilmente un aumento temporaneo nell'offerta di tali fondi attraverso l'espansione del credito ad un tasso che non è sostenibile. In questo caso la maggiore quantità di investimenti presenti indurrà le persone ad aspettarsi che tale situazione continui per un certo periodo di tempo, e di conseguenza le invoglierà ad effettuare investimenti che richiederanno un tasso simile affinché possano essere compeltati con successo.[1]

Non è tanto la quantità di investimenti attuali, ma è la direzione che prendono — il tipo di beni strumentali che vengono prodotti — quella che determina la quantità di investimenti futuri se si vuole che quelli presenti vengano incorporati con successo nella struttura della produzione. Ma è la quantità di investimenti resi possibili dalla corrente offerta di fondi che determina le aspettative per il tasso degli investimenti e quindi la forma che verrà data a quelli nel presente. Ora possiamo vedere la giustificazione per la forma un pò paradossale della tesi da cui siamo partiti all'inizio di questo articolo. Un aumento del tasso di investimento, o della quantità di beni strumentali, può far aumentare (piuttosto che abbassare) il tasso di interesse, se tale aumento ha determinato l'aspettativa futura di una maggiore offerta di fondi investibili che in realtà è imminente.

Se questa affermazione è corretta, e se le sue ipotesi sono empiricamente giustificate, questo significa che gran parte delle analisi puramente monetarie del ciclo economico mainstream sono costruite su fondamenta molto insufficienti. Se quanto detto è vero, dovrà essere abbandonata l'affermazione comune secondo cui il rendimento atteso sul capitale investito, o "l'efficienza marginale del capitale", può essere trattato come una semplice funzione decrescente della quantità di beni capitali esistenti, o dell'attuale tasso di investimento, e con essa bisognerà abbandonare gran parte delle tesi che vogliono un calo più rapido "dell'efficienza marginale del capitale" rispetto al tasso di interesse monetario.

Se l'investimento passato sprona ulteriori investimenti piuttosto che quelli di natura meno redditizia, questo significherebbe anche che l'aumento del tasso di interesse verso la fine di un boom — che tanti autori ritengono si possa spiegare solo con fattori monetari che influenzano l'offerta di fondi mutuabili — può essere adeguatamente spiegato da fattori reali che influenzano la domanda. Ciò dimostra, inoltre, che un'analisi puramente monetaria, che prende in considerazione solo i tassi di investimento senza analizzare la struttura di questi investimenti e l'influenza che i fattori monetari possono avere su questa struttura di produzione reale, è destinata a trascurare alcuni elementi significativi. E, forse, spiega anche perché un'attenta analisi della struttura temporale della produzione (non in termini di un periodo "medio" della produzione) è una base necessaria per un'analisi soddisfacente del ciclo economico.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Per un approfondimento di queste connessioni si vedano i miei articoli "Preiserwartungen, monetäre Störungen und Fehlinvestitionen," NationalØkonomisk Tidsskrift, Vol. 73/3 (1935) (anche una versione in francese in Revue des Sciences Economiques, Liege, ottobre 1935), e "The Maintenance of Capital," Economica, II (New series, agosto 1935), in particolare pp. 268 et seq.

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lunedì 23 giugno 2014

L'importanza del capitale nella teoria economica

Ci risiamo. Eppure le confutazioni a queste sciocchezze non sono mancate. Ma a quanto pare certe assurdità trovano sempre terreno fertile, e questo sinceramente è qualcosa che non finirà mai di stupirmi. Comunque, l'ultimo arrogante in ordine cronologico a gonfiare il petto ed asserire come il capitalismo sia un sistema "fallimentare" è Thomas Piketty nel suo libro Capital in the XXI Century. La sua ignoranza nella conoscenza della storia economica è imbarazzante, visto che mostra come prova inconfutabile delle sue tesi il continuo arricchimento di quel 1% della popolazione a scapito del resto di noi. E' davvero così? Peccato che il nostro "esimio" autore si scordi di come funziona la legge di Pareto. Peccato che il nostro "esimio" autore si scordi di come funzioni il settore bancario centrale e come esso modelli l'economia. Peccato che il nostro "esimio" autore si scordi di come non sia la quantità degli investimenti a fare la differenza, ma la qualità. E indovinate un pò? La Casa Bianca e il FMI sono entusiasti del suo lavoro, soprattutto quando parla di progressivismo nella tassazione e tasse sulla "ricchezza". Magicamente gli anni di clientelismo scompaiono dal radar e ci ritroviamo catapultati a nostra insaputa in un'economia di libero mercato, dove sono stati perseguiti investimenti stimolati da risparmio reale ed evidenziati da segnali di mercato sani. Sciocchezze. Così come nel 1936, lo stato ha bisogno di continue giustificazioni per agire agli occhi degli individui.
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di Robert P. Murphy


Una delle caratteristiche principali dell'economia di mercato è il capitale. Infatti il sistema della libera impresa e della proprietà privata, viene spesso indicato con il termine capitalismo. Gli economisti, a loro volta, hanno sempre incluso il concetto di capitale nelle loro teorie e nei loro modelli sin dalla nascita dell'economia come disciplina autonoma. È giusto notare che, mentre scrivo questo articolo, il tomo di Thomas Piketty, Capital in the Twenty-First Century, è il best-seller n°1 tra tutti i libri su Amazon.

Tuttavia è stato frainteso il ruolo del capitale e il suo posto nella teoria economica. Anche se questo aspetto è stato affinato alla luce della nuova teoria della produttività marginale dei prezzi, il crescente formalismo dell'economia nel XX secolo ha condotto molti economisti a scordare le nuove intuizioni.

Questo articolo descrive questi sviluppi e spiega perché molti degli economisti di oggi trarrebbero beneficio da una migliore comprensione della natura del capitale. La questione è importante non solo per capire la teoria di base della distribuzione del reddito, ma anche per comprendere temi complessi (come i cicli economici).



Definire il capitale

Una definizione standard di capitale è "mezzi di produzione di prodotti", che è un concetto fisico. Tuttavia gli economisti usano anche il termine "capitale" per indicare una somma di denaro. Quindi vi è una distinzione fondamentale tra capitale finanziario e capitale strumentale. Gli economisti utilizzano spesso lo stesso termine, "capitale," per fare riferimento allo stesso concetto. Ad esempio, il proprietario di una lavanderia a gettoni potrebbe dire: "Ho $300,000 di capitale investito nella mia attività". Vuol dire che se vendesse tutti gli asset dell'impresa e pagasse tutte le sue passività (come ad esempio un mutuo sulla proprietà detenuto dalla banca), si ritroverebbe con $300,000 in denaro. Qui "capitale" ovviamente è un concetto finanziario che coinvolge i prezzi di mercato ed è denominato in unità monetarie.

Tuttavia un economista potrebbe dire: "Oltre ai due operai e alla terra su cui si trova l'edificio, la lavanderia utilizza capitale sotto forma di lavatrici, asciugatrici e distributori automatici che dispensano detersivo e salviette ammorbidenti per l'asciugatrice". In questo caso con "capitale" si intende beni fisici, e questi non possono essere aggregati in un unico numero.

La distinzione tra capitale finanziario e capitale strumentale è fondamentale.



L'interesse non è il rendimento del capitale strumentale

Gli economisti classici classificavano in tre modi il reddito ed i fattori di produzione: la terra fruttava un affitto; il lavoro fruttava i salari; e il capitale fruttava l'interesse (o profitto). Questo schema classico è sopravvissuto fino ad oggi: nel linguaggio comune "affitto" è ciò che una persona paga al locatore; "salario" sono i redditi maturati dai lavoratori che vendono i loro servizi di manodopera; e, in molti modelli economici, l'interesse è pari al "prodotto marginale del capitale".

Tuttavia, come hanno sottolineato economisti come Frank Fetter e Irving Fisher, queste classificazioni nette crollanno alla luce della teoria moderna dei prezzi.[1] Ad esempio, supponiamo che un magnate immobiliare possegga un grande appezzamento di terreno agricolo e lo affitti ai mezzadri per $100,000 l'anno. Chiaramente tali pagamenti annuali sono "affitti" e sono dovuti alla produttività marginale della terra.

Tuttavia, supponiamo che il prezzo di mercato del terreno sia di $1 milione. Pertanto se il proprietario continua a tenere il terreno (piuttosto che venderlo a titolo definitivo) e si limita ad affittarlo, egli sta implicitamente investendo $1 milione del suo capitale finanziario, su cui sta guadagnando un rendimento del 10%. Se le obbligazioni a lungo termine fruttassero il 12%, il proprietario potrebbe prendere seriamente in considerazione la vendita del terreno e commutare il suo capitale (finanziario) in obbligazioni, dove guadagnerebbe un rendimento più elevato. Giudicati da questo punto di vista, quindi, sembra che anche i pagamenti annuali dei mezzadri ad un proprietario siano una forma particolare di interesse. Questo semplice esempio mostra che è sbagliato considerare "interesse" un particolare tipo di reddito dovuto solo ai proprietari di capitale strumentale; l'interesse è dovuto anche al proprietario di terreni, sotto forma di percentuale di rendimento sul "valore attuale capitalizzato" della terra.



L'interesse non è il "prodotto marginale del capitale (strumentale)"

Anche se l'esempio della sezione precedente sembra abbastanza semplice, la sua lezione è rilevante anche per gli economisti laureati di oggi. In base a modelli matematici semplificati, è stato insegnato loro che in un'economia di mercato competitiva, il tasso di interesse reale è uguale al "prodotto marginale del capitale", così come il salario reale è uguale al "prodotto marginale del lavoro".

La logica è semplice: se un'impresa assume un lavoratore per un'ora supplementare, la sua produzione aumenterà di un certo importo. Se il mercato del lavoro è competitivo, l'impresa deve versare al lavoratore un salario corrispondente al valore di mercato di questo incremento nella produzione fisica dell'impresa.

Allo stesso modo — come ragionano tipicamente gli economisti moderni — se l'azienda assume un'unità addizionale di capitale, la produzione fisica aumenta, e quindi l'impresa deve pagare ai proprietari di questo capitale un interesse corrispondente al valore di mercato di questo incremento nella produzione fisica.

Tuttavia questa logica confonde capitale strumentale con capitale finanziario. Se un'impresa impiega un bene strumentale specifico per unità di tempo, il pagamento è il prezzo d'affitto del bene strumentale. Ad esempio, supponiamo che un magazzino paghi $100,000 l'anno ad una società indipendente che gestisce flotte di carrelli elevatori. Questi pagamenti annuali sono chiaramente dovuti al "prodotto marginale" dei carrelli elevatori; il magazzino può vendere più servizi ai suoi clienti quando li usa.

Tuttavia questi fatti tecnologici non ci dicono nulla circa il tasso di interesse di cui godono i proprietari dei carrelli elevatori. Al fine di determinarlo, dovremmo conoscere il prezzo di mercato dei carrelli elevatori. Ad esempio, se i carrelli elevatori che la società indipendente affitta al magazzino potessero essere venduti sul mercato aperto ad $1 milione, allora i loro proprietari godrebbero di un rendimento del 10% annuo in base al loro capitale investito. Ma se i carrelli elevatori potessero essere venduti a $2 milioni, allora il pagamento di $100,000 — a causa del "prodotto marginale" dei carrelli elevatori — corrisponderebbe solo ad un tasso di interesse del 5%. Questo semplice esempio illustra come la conoscenza del prodotto marginale del capitale di per sé, non ci permette di fissare il tasso di interesse. Il rapporto tra la produttività del capitale e il tasso di interesse non è direttamente analogo al rapporto tra produttività del lavoro e salario.[2]



Applicazione ai cicli economici

Le riflessioni di questo saggio potrebbero sembrare curiosità teoriche o "filosofiche" di scarsa utilità pratica. Tuttavia, il mancato apprezzamento della natura eterogenea della struttura del capitale può portare a gravi errori di politica.

Considerate le argomentazioni politiche sul ciclo economico. Molti economisti di libero mercato abbracciano la teoria del "Real Business Cycle" (RBC), la quale sostiene che il tipico ciclo economico sia dovuto a "shock" nei fondamentali dell'economia (legati alla tecnologia o all'offerta di risorse). Nei modelli RBC, le recessioni sono in realtà la risposta "ottimale" a questi shock reali, e gli interventi del governo (attraverso lo "stimolo" monetaria o fiscale) serviranno solo ad ostacolare l'adattamento dell'economia alle nuove informazioni.[3]

Sebbene i modelli formali RBC siano internamente coerenti ed obbediscano alle "aspettative razionali", molti economisti li trovano plausibili per spiegare le recessioni del mondo reale. Gli eonomisti keynesiani ridacchiano al tentativo di caratterizzare lunghi periodi di elevata disoccupazione e di altre risorse inattive, come una risposta "razionale" ai fondamentali sottostanti. Per illustrare quanto secondo i keynesiani sia sciocco l'approccio RBC, essi fanno sarcasticamente riferimento alla Grande Depressione come "alla Grande Vacanza".[4] Il loro punto è che gli anni '30 furono chiaramente caratterizzati da una carenza di domanda aggregata, piuttosto che da lavoratori che sceglievano volontariamente di ritirarsi dal mercato in risposta alle nuove informazioni.

I keynesiani hanno un'altra linea di attacco contro il tentativo di alcuni economisti di libero mercato di spiegare le recessioni come una "risposta ottimale" a nuove informazioni sui fondamentali.[5] Quando c'è un crollo finanziario e le persone si rendono improvvisamente conto che non erano così ricche come pensavano in precedenza, la risposta ottimale non è quindi lavorare di più? Certo, potremmo elaborare un modello nello spirito della RBC che "funzioni", ma non sfiderebbe il buon senso? I keynesiani spesso dicono che gli Stati Uniti avevano lo stesso numero (o più!) di lavoratori e macchine nel 2009 come nel 2008; non vi era alcuna ragione tecnologica per cui il PIL effettivo dovesse scendere, in modo che il "PIL potenziale" sarebbe potuto salire secondo la sua traiettoria originale.[6]

Segregati negli aggregati macroeconomici, i keynesiani sembrano avere una forte tesi contro i teorici RBC e altri economisti di libero mercato che pensano che l'economia dovrebbe essere lasciata in pace di "sistemare le cose" durante una recessione. Se usiamo un modello che rappresenta lo stock di capitale con un unico numero (lo chiamano "K"), allora è difficile capire perché un periodo di boom dovrebbe portare ad un "post-sbornia" di recessione. Eppure, se adottiamo un modello più ricco che comprende la complessità e l'eterogenicità della struttura del capitale, possiamo vedere che gli "eccessi" di un periodo di boom possono avere effetti negativi a lungo termine. In questo quadro, ha senso che dopo lo scoppio di una bolla vedremmo un tasso di disoccupazione insolitamente elevato e altre risorse "inattive", mentre l'economia "ricalcola", tanto per usare una metafora di Arnold Kling.[7]



Analogia col capomastro di Mises

Il modo migliore che conosco per spiegare la rilevanza della teoria del capitale rispetto ai cicli economici, è quello che fa riferimento all'esempio del capomastro di Ludwig von Mises, che qui adatterò per approfondire la nostra tesi.[8]

Immaginate un capomastro che ha un tot. di mattoni, ghiaia, lastre di vetro, legname, lavoratori e altri input. Sulla base delle sue informazioni, elabora progetti per una grande casa. Tuttavia, secondo i suoi progetti, si presume che abbia 10,000 mattoni a sua disposizione, quando in realtà ne ha solo 9,000. Questo "progetto di investimento" è fisicamente insostenibile. Non importa quello che fa, il costruttore non sarà in grado di completare la casa rappresentata nei progetti.

Ora supponiamo che ad un certo punto i lavoratori si rendano conto di questa discrepanza. Essi considerano di dirlo al capomastro, ma non vogliono turbare l'ottimismo del cantiere. Guardate come sono felici tutti i carpentieri ed i muratori! Sarebbe un colpo terribile per il morale: rivelerebbe la terribile realtà. Così i subalterni usano teloni e altri dispositivi per mantenere vivo il progetto originale.

Tuttavia, ad un certo punto, l'illusione deve finire. Nel momento in cui il capomastro si rende conto che c'è una discrepanza di 1,000 mattoni tra i suoi progetti e le scorte fisiche, la sua reazione immediata sarà quella di urlare a tutti i subalterni: "SMETTETE DI LAVORARE!"

Il capomastro esaminerà quindi i progressi ed i materiali ancora disponibili. Altererà i progetti per costruire la migliore casa possibile, in funzione delle risorse "mal investite" nel periodo artificiale. Una volta che ridisegna i progetti, i lavoratori inattivi sul sito verranno reinseriti solo gradualmente nel processo di costruzione. Ad esempio, per fare in modo che il posto di lavoro sia pronto ad una ripresa generale delle attività, potrebbe essere necessario svolgere prima alcuni compiti chiave. Inoltre alcuni operai specializzati, forse il tipo che sa come installare vasche idromassaggio, potrebbe finire per essere del tutto superfluo nella revisione del progetto.

Per ampliare l'analogia, si noti che prolungare il "boom edilizio" artificiale fa peggiorare solamente il periodo di "bust", poiché più e più risorse verranno bloccate in configurazioni specifiche, come concepito in un progetto irraggiungibile. Inoltre una volta che diviene chiaro l'errore, la risposta ottimale è l'arresto immediato della produzione. I lavoratori e le altre risorse diventano inattive e torneranno a lavoro solo gradualmente. Questo risultato è la conseguenza del ruolo che hanno i beni strumentali; non ha nulla a che fare con le preferenze dei lavoratori per il tempo libero o i cambiamenti nella tecnologia. Così la storia standard della RBC, quando incorporata in un modello con una struttura di capitale eterogenea, è molto più plausibile come diagnosi, per esempio, per l'attuale bolla immobiliare statunitense.



Conclusione

Sebbene il capitale svolga un ruolo centrale nella teoria economica e nel mondo, molti economisti non vi hanno dato sufficiente attenzione. Anche il libro dell'economista Piketty dedica una spiegazione molto semplicistica del capitale, considerandolo un aggregato unico. Un corretto apprezzamento della struttura eterogenea del capitale mostra la debolezza degli approcci teorici standard, che impiegano "semplificazioni per convenienza analitica" i quali non fanno altro che oscurare la realtà economica. Per citare solo due vantaggi: l'apprezzamento del capitale chiarisce importanti questioni sulla distribuzione del reddito e fornisce anche una spiegazione molto più convincente dei possibili limiti della politica monetaria e fiscale per stimolare l'occupazione durante le recessioni.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Si veda per esempio Frank A. Fetter (1977), Capital, Interest and Rent: Essays in the Theory of Distribution, ed. with intro. by Murray N. Rothbard, (Kansas City: Sheed, Andrews and McMeel); e Irving Fisher (1910), Elementary Principles of Economics (Norwood, MA: MacMillan Co.), p. 422.

[2] Nel mio lavoro tecnico ho spiegato che gli economisti moderni sorvolano questi punti, apparentemente elementari, perché i loro modelli standard analizzano economie semplici con un solo bene. Si veda Robert P. Murphy (2005), "Dangers of the One-Good Model: Böhm-Bawerk's Critique of the 'Naïve Productivity Theory' of Interest." Journal of the History of Economic Thought, Vol. 27, No. 4 (dicembre 2005), pp. 375-382.

[3] Un primo riferimento alla teoria RBC è Kydland, Finn E. and Edward C. Prescott (1982), "Time to Build and Aggregate Fluctuations." Econometrica 50 (6): 1345-1370.

[4] Si veda, per esempio, Paul Krugman, "How Did Economists Get It So Wrong?" New York Times Magazine, 2 settembre 2009: http://www.nytimes.com/2009/09/06/magazine/06Economic-t.html

[5] Per un esempio di questo tipo di critica, con un linguaggio colorito, si veda Karl Smith (2010), "You Can't Overwork Yourself By Smoking Joints and Watching Too Many Episodes of Jersey Shore," Modeled Behavior blog post, 30 novembre 2010, disponibile a: http://modeledbehavior.com/2010/11/30/you-cant-overwork-yourself-by-smoking-joints-and-watching-too-many-episodes-of-jersey-shore/

[6] Per esempio, si veda Brad DeLong (2013), "And I Do Not Understand the Federal Reserve's Current Thinking At All," Grasping Reality blog post, 22 agosto 2013, disponibile a: http://delong.typepad.com/sdj/2013/08/and-i-do-not-understand-the-federal-reserves-current-thinking-at-all.html

[7] Per esempio si veda Arnold Kling (2010), "The Recalculation Story: A Summary," EconLog blog post, 24 luglio 2010, disponibile a: http://econlog.econlib.org/archives/2010/07/the_recalculati_2.html

[8] Si veda Ludwig von Mises (1949), Human Action (Auburn, AL: The Ludwig von Mises Institute), Capitolo 20. Online a: http://www.scribd.com/doc/94875073/Von-Mises-L-Azione-Umana-miglior-grafica

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venerdì 20 giugno 2014

Crepe strutturali #2





di Francesco Simoncelli


[La Prima Parte di questo saggio potete trovarla a questo indirizzo.]


TOKYO OGGI, PECHINO DOMANI

Se volete un esempio di come apparirà l'occidente nel futuro prossimo rivolgete il vostro sguardo al Giappone. Il paese nipponico sta camminando su un filo di rasoio per quanto riguarda la sua politica fiscale e monetaria, e questo a causa di un enorme peso che si porta dietro: scelte sbagliate mai corrette. Sebbene la BoJ abbia dato tregua ai suoi risparmiatori negli ultimi due decenni, la stabilità dei prezzi che ha caratterizzato questo periodo pare ormai solo un lontano ricordo con la nuova strategia di Shinzo Abe. Si è passati quindi dal mercantilismo al keynesismo sotto steroidi. Il debito pubblico, infatti, è esploso a causa di una spesa statale fuori controllo.

Il Giappone, quindi, è riuscito a sopravvivere grazie ad un mercato che vedendo ammorbiditi alcuni ostacoli che lo imbrigliavano, ha potuto esprimere il suo potenziale produttivo. Ma la necessità dello stato di finanziarsi non è scomparsa e sebbene la popolazione fosse piuttosto incline a comprare titoli di stato, è intervenuta la demografia a sentenziare l'impossibilità di continuare ad alimentare un apparato improduttivo quale quello statale. Nel 2013 la popolazione giapponese è diminuita di 217,000 unità rispetto all'anno precedente, mentre le nascite sono state di circa un milione (il numero più basso sin dalla fine della seconda guerra mondiale). Più importante è il tasso di fertilità, il quale si è attestato all'1.43 nel 2013, troppo basso (sarebbe necessaria una cifra intorno al 2.0) per mantenere i livelli della popolazione costanti nel lungo termine.

Con questi numeri, la popolazione in età da lavoro sarà soverchiata progressivamente da quella dei pensionati. E, come abbiamo detto già in precedenza, lo stato non produce nulla quindi ha solo due modi per mantenere vivo il suo sistema: prendere in prestito le risorse, o depredarle. Questo significa maggiori oneri per lo stato, e di conseguenza per i contribuenti. Questo significa aumento della tassazione, diretta e indiretta. Questo significa aumento dei tassi di interesse e scoppio della bolla obbligazionaria.

Con l'Abenomics ha avuto inizio, ufficialmente, l'ultimo raid a ciò che restava dei risparmi della popolazione giapponese.





Tutte le "scuse" o le giustificazioni che potete sentire a sostegno dell'azione sconsiderata della BoJ, servono a mascherare una sola verità: tenere vivo un sistema clientelare facente riferimento allo stato e gli altri partecipanti al cartello mondiale delle banche centrali. Infatti, come per la maggior parte degli stati mondiali, i rendimenti obbligazionari giapponesi sono ai minimi storici, grazie soprattutto all'intervento della BoJ. Ma questa strategia, insieme ad un tassazione in aumento e ad un deficit quasi al 10% del PIL, non aiuterà affatto l'economia giapponese. Anzi, sarà il colpo di grazia. Infatti, in questo ambiente economico ampiamente distorto e di istituzioni di credito alla ricerca di rendimenti decenti per sostenersi, gli errori sono all'ordine del giorno. Oltre alle banche commerciali alla ricerca di profitti, ci sono anche i fondi pensione nelle stesse condizioni. E questo vale sia per il Giappone che per gli altri stati occidentali.

Leggete, ad esempio, questo articolo del WSJ in cui si sottolinea come i più importanti fondi pensione siano carichi di junk bond per soddisfare i requisiti finanziari a cui devono far fronte. L'unica cosa che finora ha tenuto a galla il paese nipponico è stato il settore nucleare, che grazie alla generazione di energia a basso costo ha permesso di ammortizzare i prezzi crescenti delle importazioni. Ma dopo i recenti disastri e data la sismicità del territorio, non pare una soluzione perseguibile ancora per molto. Oltre a ciò aggiungeteci anche il socialismo rampante in cui sta sprofondando il paese e la costante perdita di potere d'acquisto dello yen, e vi ritroverete per le mani un mix esplosivo. Già adesso il governo impiega personale per svolgere lavori assurdi e progettare grandi opere inutili, per non parlare degli standard di vita in declino dovuti ad un impoverimento generale della popolazione.

In questo momento il Giappone è fautore di uno degli esperimenti keynesiani di stimolo dell'economia più folli mai visti. Il processo di erosione del bacino dei risparmi reali è lento ma inesorabile. E' alla stregua di una trasfusione. Una trasfusione di sangue dal vostro braccio destro al vostro braccio sinistro. Non risolvete niente facendo così, ed agendo in questo modo ogni volta che si procede a trasferire il sangue da un braccio ad un altro perdete parte del vostro sangue. C'è bisogno di tempo affinché i globuli rossi possano riformarsi, e le trasfusioni vanno avanti al ritmo di una al giorno. Prendere in prestito denaro per consumarlo, è il modo peggiore di mettere a frutto i risparmi della società. Manipolando coattamente i segnali di mercato non fa altro che impedire agli individui di svolgere le proprie attività secondo i loro desideri. Questa compressione delle necessità non è salutare se si vuole una crescita sana dell'economia in accordo con le forze di mercato. Esse, comunque, verranno soddisfatte (in un modo o nell'altro) ma ad un prezzo maggiorato, e questo è un trend insostenibile nel lungo termine.

Solo i risparmi ed un ambiente economico scevro da interferenze con i segnali di mercato può portare alla formazione di capitali e agli investimenti, spingendo positivamente la capacità produttiva. Quando la produzione cresce, cresce anche la disponibilità di beni e servizi e la loro accessibilità, andando ad influenzare ottimamente gli standard di vita. Prima di poter consumare qualcosa, è necessario produrre qualcosa. E con gli alti livelli di distorsione economia presenti nel panorama economico al giorno d'oggi, la produzione viene erosa dalla credenza che esistano pasti gratis creabili attraverso la stampante monetaria. Non è possibile creare alcunché dal nulla, ad eccezione di illusioni e false speranze.

Il Giappone non sfuggirà al suo destino, questo significa che non sfuggirà ad una crisi del debito. Il continuo indebolimento dello yen sarà la scintilla che farà scoppiare la situazione esplosiva che si è andata a creare nel corso dei decenni nel paese nipponico. Un altro paese seguirà le orme di quello Giapponese. Finora è rimasto, in un modo o nell'altro, ai margini delle discussioni, ma i fondamentali della sua economica sono tanto scadenti quanto quelli di qualsiasi altro paese sulla scena mondiale. Sto parlando della Cina. Dopo aver aperto le porte (almeno parzialmente) al libero mercato alla fine degli anni '70, la Cina ha conosciuto subito cosa volesse dire applicare il keynesismo per salvaguardare gli interessi privilegiati e rimandare nel tempo il conto salato di una mancata pulizia del mercato. Oggi l'economia cinese è diventata un minestrone di pianificazione centrale comunista, keynesismo sotto steroidi, dipendenza dalla banca centrale ed imprenditoria allo sbando. Quando il modello di pianificazione si è scontrato con la realtà, invece di lasciare agire le forze di mercato si è scelto di bere l'elisir del debito keynesiano: ad oggi il paese ha un debito complessivo di circa $25 bilioni rispetto al "misero" bilione di 14 anni fà.

Patria di una delle bolle immobiliari più grandi della storia, la banca centrale cinese ha eguagliato ogni record quando si parla di stimoli monetari. Ci sono letteralmente città vuote che pullulano in tutta la Cina. L'eccessiva spesa dello stato in attività improduttive, la crescente burocratizzazione del paese e l'ingolfamento dei bilanci bancari con asset non performanti, stanno stritolando quel fenomeno mediatico che fino a qualche anno fà era definito il "miracolo cinese". Non durerà molto a lungo.

L'inevitabile scoppio della bolla immobiliare cinese andrà ad intaccare principalmente il settore bancario commerciale, il quale è enormemente esposto ai prestiti che ha concesso negli anni passati durante il periodo euforico della bolla. La maggior parte di questi prestiti sono stati utilizzati nel settore delle costruzioni e quest'ultimo rappresenta il 55% del PIL della Cina; ora però i nodi stanno venendo al pettine. I pianificatori centrali sono ben consapevoli del rischio che stanno correndo e pensano di poter ristrutturare il settore bancario commerciale con conseguenze minime per l'economia più ampia. C'è un grande problema con questa "soluzione": il mercato repo. Le cartolarizzazioni che sono avvenute sulla scia del boom immobiliare, hanno creato asset tossici che sono stati posti come garanzia per altri prestiti o ceduti temporaneamente in cambio di liquidità. Nessuno sa quanto questa catena sia lunga, ma basta che si spezzi un singolo anello affinché tutto cada a pezzi. Ricordate come la Grecia fosse considerata "un'economia piccola" prima del 2010? Eppure ha rischiato di far cadere nell'oblio l'intera Eurozona. E la bolla dei subprime statunitensi? Anche quella era considerata un "affare di poco conto" rispetto alla grandezza dell'economia americana. Ricordate come la magistratura italiana abbia tirato in ballo la banca Nomura nello scandalo MPS? Quella presunta "svista" è stata tutta colpa di questo mercato confusionale in cui le passività di uno diventano l'attivo di un altro.




Questo tipo di mercato è una frode su scala globale. In un mondo in cui la liquidità a buon mercato sfornata dalle banche centrali è il segnapasso del commercio moderno, non c'è da sorprendersi se l'azzardo morale abbia dato vita ad abomini economici simili. L'economia cinese imploderà, certo, e trascinerà con sé il resto della brigata dei pianificatori centrali. Quello sarà il giorno della resa dei conti. Quello sarà il giorno in cui gli individui potranno assaporare il gusto amaro delle promesse infrante. Quello sarà il giorno in cui comprenderanno appieno il prezzo che si paga quando lo stato, le banche centrali e la burocrazia sprecano deliberatamente le risorse scarse.



GUERRA FREDDA VERSIONE 2.0

Oltre all'esuberanza nel mercato azionario, ai livelli storicamente bassi dei rendimenti obbligazionari statali e alla velocità del denaro che è sprofondata sin dallo scoppio della Grande Recessione, il mondo intero cammina su un ponte traballante e fatiscente: i pianificatori centrali stentano a far ripartire la "prosperità" economia attraverso i loro metodi. Il meccanismo con cui elargivano illusioni è rotto. Il debito accumulato fino ad ora è soverchiante e dato che gli errori del passato sono stati semplicemente spazzati sotto il tappeto, qualsiasi evento imprevisto può scatenare una crisi superiore a quella appena "superata" (per essere precisi dal punto di vista nominale, perché dal punto di vista reale i sintomi che l'hanno generata ancora languono irrisolti).

Ai pianificatori centrali non piace perdere il controllo, questo significa delegittimazione davanti alla popolazione. Questo significa esporre il fianco alle forze di mercato. Fino ad adesso i loro bluff hanno calmato le acque, ma con i fondamentali economici completamente distorti è impossibile immaginare cosa accadrà domani. Le continue manipolazioni hanno reso sempre più incerto il futuro, tanto da far ammettere agli stessi banchieri centrali, "stiamo andando alla cieca". Date queste premesse, il Grande Default delle economie mondiali è inevitabile. Ma sappiamo che lo stato farà di tutto per sopravvivere, quindi non dovremmo sorprenderci se la situazione geopolitica si può surriscaldare tanto da scatenare un conflitto. Come in ogni guerra, i debiti li pagano i perdenti.

La recente degenerazione della situazione ucraina ne è la prova. Il braccio di ferro tra ovest ed est è ancora vivo. Il blocco dei BRIC sta cercando di scalzare il dollaro dal suo status di riserva mondiale, proponendo accordi diversi tra i vari paesi interessati. In più stanno accumulando oro a ritmi incessanti. Sebbene gli accordi in valute alternative al dollaro siano ancora performati attraverso monete cartacee, penso che in futuro il ruolo dell'oro sarà predominante. Non credo in un ritorno ad un gold standard, anche perchè sarebbe farlocco poiché ancora decretato da un qualche governo; secondo me, invece, assisteremo all'inaugurazione di Bretton Woods II. I BRIC stanno finendo i preparativi per presentare al mondo la loro banca, la quale molto probabilmente servirà per saldare i conti commerciali internazionali in oro, defenestrando il dollaro dal suo status di valuta di riserva mondiale e promuovendo l'internazionalizzazione dello yuan attraverso le sue enormi riserve d'oro.

E' stato attraverso il proprio oro che l'Iran ha commerciato con Cina e Russia aggirando le sanzioni USA. Ed è così che Cina e Russia commerceranno col resto del mondo aggirando le sanzioni USA. La crisi ucraina non ha fatto altro che inasprire i rapporti tra ovest ed est.




Il 26 maggio, giorno del Memorial Day negli Stati Uniti, l'oro fa un balzo tornando sopra i $1,300 l'oncia. A mercati chiusi in America, i trader del mondo credono che l'intensificarsi delle tensioni ucraine durante quei giorni avrebbero accentuato il divario tra ovest ed est, portando quest'ultimo ad accumulare ancora più metallo giallo e a liquidare titoli di debito USA (soprattutto dopo che la Russia era uscita allo scoperto, dichiarando di voler abbandonare il dollaro negli accordi bilaterali). E così accadde.





Guarda caso, nello stesso momento in cui la Russia continuava a liquidare debito dello zio Sam, entrava in scena il Belgio a raccattare i cocci. Non c'è da sorprendersi, quindi, se gli schieramenti sulla scena geopolitica vedono USA e Europa da una parte e Russia e Cina dall'altra.




Non è la prima volta che USA e Europa si scambiano favori attraverso le banche estere. Il giorno dopo, alla riapertura dei mercati statunitensi e alla dichiarazione di guerra alla Russia di Poroshenko (nuovo presidente dell'Ucraina), l'oro è calato significativamente. In altre parole, i continui sbuffi di prezzo dell'oro sono dovuti ad un consistente volume di trading sottostante. Quando la manipolazione dei banchieri centrali si arresta per un qualche motivo, i segnali di mercato tornano ad essere quelli di sempre andando a veicolare informazioni. In questo caso il messaggio è chiaro: l'occidente preferisce la carta senza valore al metallo giallo. La tradizione occidentale non vede l'oro come asset di rifugio, bensì considera solamente la speculazione con cui tirare su un pò di contanti. Nel mercato dei futures dei metalli preziosi, questi ultimi non vengono quasi mai riscattati. In oriente, la tradizione è diversa. L'oro ha ancora un ruolo.

La Cina è pingue di oro. La Turchia anche. L'India anche. Dubai anche. Istituti come il Comex, il Gld Fund, il London LBMA sono a corto d'oro. La diffidenza nei confronti di questi ultimi sta crescendo, e oltre alla Germania anche l'Austria ha chiesto di poter riavere indietro il proprio oro parcheggiato dallo zio Sam. L'unico modo per soddisfare queste richieste è dilatare i tempi e derubare quelle nazioni che ne hanno in abbondanza. Come l'Ucraina, ad esempio. Se i due paesi europei possono sembrarvi una goccia nel mare, allora pensate all'Arabia Saudita. Il più grande partner degli Stati Uniti sin dagli anni '70, vuole allontanarsi dallo zio Sam. Infatti è stata da poco annunciata l'istituzione di Sovereign Wealth Fund saudita che può gestire i propri investimenti in maniera indipendente dalla banca centrale. Tale fondo vede la presenza di circa $700 miliardi di capitali, i quali sono ripartiti in asset finanziari (azioni USA, obbligazioni USA/europee/inglesi/giapponesi, ecc.), immobili, immobili finanziari, ecc.

Questa mossa è arrivata in seguito alla realizzazione che USA e Inghilterra stanno silenziosamente cercando di depredare l'oro arabo dalle banche in cui è immagazzianto. Le recenti pressioni su Credit Suisse e BNP Paribas affinché si fondano rispettivamente con UBS e Societe Generale, puzza di manovra statunitense per facilitare eventuali raid nei depositi sauditi contenenti oro. Si dice che quando un coyote è accecato dalla fame inizia a mangiarsi da solo...

L'Arabia Saudita, agendo in questo modo, tenterà di vendicarsi liquidando bond sovrani e non è detto che la liquidazione di cui abbiamo parlato poco sopra sia interamente da attribuire ai russi. Non solo, ma il suo strizzare l'occhio alla Cina e ai BRICs sarà foriero di un deciso cambiamento di paradigma sulla scacchiera geopolitica, decretando il progressivo isolamento degli Stati Uniti e dei suoi lacchè.



CONCLUSIONE

Il capitalismo clientelare è tutto quello di cui sono costituiti i mercati al giorno d'oggi. Le forze di mercato sono relegate spregiativamente al cosiddetto "mercato nero", propagandando un certo scetticismo nei loro confronti. Qualunque siano le parole usate per manomettere il pensiero razionale degli individui, esse proseguono per la loro strada smascherando la falsa onnipotenza di cui forgiano i pianificatori centrali.

La sedimentazione di errori nel corso degli anni ci sta avvicinando al giorno della resa dei conti, mentre la corruzione dei fondamentali economici procede a tamburo battente per conformare la società ai capricci di una ristretta cerchia di individui. E' impossibile procedere su questa strada, perché presuppone l'omologazione degli individui in un unico essere. L'essere umano non è affine a questa inclinazione, la sua soggettività, i suoi desideri, le sue necessità, le sue aspirazioni, sono tutte forze che spingono verso il decentramento piuttosto che verso l'accentramento.

Agli occhi del mondo, l'esperimento keynesiano sta andando a gambe all'aria. Buenos Aires oggi, l'occidente domani.