lunedì 29 aprile 2024

Il mito del tasso d'interesse di equilibrio

 

 

di Brendan Brown

Ragionare a “mente calda” è una scorciatoia che corrompe i processi mentali e che il defunto Daniel Kahneman identificò attraverso esperimenti nel processo decisionale finanziario. La rapidità di pensiero affligge la risposta alla nuova minaccia dell’inflazione dei prezzi. Tale minaccia era emersa ancor prima che l’inflazione dei prezzi post-crisi sanitaria, scoppiata alla fine del 2022, si raffreddasse rispetto ai livelli di picco. L’impennata più recente dei prezzi si è materializzata anche se i suoi sintomi nei mercati dei beni sono stati attenuati dall’inversione delle precedenti dislocazioni sul lato dell’offerta.

Un tema spesso citato, e che illustra l’attuale angoscia inflazionistica, suggerisce che la FED inizierà a tagliare il suo tasso di riferimento entro l’estate di quest'anno. Secondo alcuni di coloro che temono l’inflazione dei prezzi, questa politica dei tassi striderebbe con un’economia americana che è straordinariamente forte – almeno secondo l’esercito di osservatori di dati le cui dimensioni sono aumentate in risposta al mantra ufficiale secondo cui le decisioni monetarie della FED sono diventate strettamente “dipendenti dai dati”.

L’ex-segretario al Tesoro (sotto Clinton) e consigliere economico capo di Obama, il professor Larry Summers – ora uno dei principali collaboratori di Bloomberg TVdichiara categoricamente che il tasso d'interesse di equilibrio è salito ben al di sopra del livello degli anni 2000 e 2010, pertanto i piani della FED per “normalizzare i tassi ufficiali” aggraveranno il fenomeno inflazione.

In che modo questo è un esempio di ragionamento a “mente calda” difettoso? Nel rispondere dovremmo ricordare le osservazioni di Kahneman secondo cui la mente, nel prendere scorciatoie per facilitare una risposta rapida (in questo caso al pericolo percepito dell'inflazione dei prezzi), ignora i limiti della razionalità. Esempi di tali difetti includono l’eccessivo affidamento su campioni di piccole dimensioni e su ipotesi controverse, sebbene attualmente plausibili.

La piccola dimensione del campione è evidente in qualsiasi controversia sui tassi d'interesse di equilibrio. Esistono pochi periodi lunghi non sovrapposti e rilevanti ai fini della stima e il concetto di tasso di equilibrio è esso stesso un costrutto teorico a dir poco discutibile.


Il controverso “tasso d'interesse di equilibrio”

Il tasso d'interesse di equilibrio, per quanto ne sappiamo, avrebbe potuto essere anormalmente elevato per gran parte del quarto di secolo precedente la pandemia; le banche centrali hanno pilotato i tassi ufficiali molto al di sotto di tal livello.

Un’influenza chiave dietro l’elevato livello dei tassi d'interesse di equilibrio nel 1995-2020, come qui ipotizzato, è stata il boom (alcuni direbbero una bolla) nella costituzione delle catene di approvvigionamento industriali a livello mondiale. La rivoluzione della digitalizzazione aveva consentito il controllo micromanageriale su vaste aree geografiche e organizzative. Tutto ciò avvenne nel contesto dell'ingresso della Cina nell'OMC (come raccomandato al Congresso dal presidente Clinton nel 2000) e dell'accelerazione dell'integrazione economica regionale (compresa l'espansione del NAFTA e dell'UE dopo la caduta del muro di Berlino).


In un libero mercato i prezzi sarebbero scesi per 20 anni

In un sistema monetario sano/onesto, i prezzi al consumo sarebbero crollati nel corso di questi due decenni di costituzione delle catene di approvvigionamento internazionali, ma nulla di tutto ciò si è verificato con l’attuale standard dell'inflazione al 2%.

Le banche centrali hanno pilotato i tassi ufficiali per “contrastare la minaccia della deflazione”. La virulenta inflazione dei prezzi degli asset è diventata un ulteriore elemento motore della spesa aziendale, inclusa in questo caso non solo la costituzione delle catene di approvvigionamento internazionali ma anche più in generale la digitalizzazione per inseguire potenziali rendite di monopolio rese possibili dalla nuova tecnologia.

Uno degli esempi più estremi di tale distorsione monetaria si è verificato durante il periodo Bernanke/Yellen del 2013-2017. La bolla mondiale dei prezzi delle materie prime era scoppiata ed era stata originariamente alimentata dalle politiche monetarie e fiscali estreme della Cina nel 2009-2012, possibili solo nel contesto dell'inflazione monetaria alimentata dalla FED. Il crollo dei prezzi delle materie prime avrebbe dovuto significare un periodo di calo dei prezzi al consumo su un ampio arco temporale.


Invece abbiamo avuto un’inflazione dei prezzi degli asset

Invece Yellen/Bernanke hanno alimentato un’enorme inflazione dei prezzi degli asset, vantandosi di un tasso d'inflazione appena superiore allo zero. A sua volta il nuovo slancio dell’inflazione monetaria statunitense ha alimentato il boom della spesa per investimenti. Ora la rotta è stata invertita, pertanto non è chiaro il motivo per cui Summers dovrebbe avere ragione riguardo la sua ipotesi secondo cui il “tasso d'interesse di equilibrio” dovrebbe spostarsi a un livello più alto.

Infatti potremmo trovarci in un lungo periodo di tempo in cui questo tasso di equilibrio potrebbe scendere rispetto al periodo 1995-2020 e i debiti/deficit fiscali degli Stati Uniti non contraddicono questa conclusione. L’elevato debito pubblico statunitense, finanziato da diverse forme di tassazione schiacciante – tra cui la riscossione periodica della tassa sull’inflazione e altre forme di tassazione monetaria – difficilmente è una ricetta per il dinamismo economico. Al contrario, queste sono le caratteristiche di imperi un tempo prosperi e adesso in declino.


Le normative statali soffocano la crescita economica

Uno scenario decisamente non dinamico si profila all'orizzonte per gli Stati Uniti e per gran parte dell’economia mondiale sulla scia della Grande Inflazione Monetaria 1995-2024. Gli investimenti sbagliati in tutte le loro dimensioni vengono al pettine. Sì, l’intelligenza artificiale potrebbe essere uno stimolo alla crescita se davvero le forze dell’innovazione finissero nelle mani di coloro che trovano e sviluppano nuovi percorsi verso la fortuna economica. Tutto ciò, però, è tutt’altro che certo.

L’ormai lunga esperienza sulla rivoluzione tecnologica digitale con le sue caratteristiche speciali – chi vince prende tutto, soppressione del libero ingresso, corrosione dei diritti di proprietà (compresi i dati) – impone cautela. Non s'è rivelata un grande elemento motore per il tenore di vita nelle economie avanzate, in contrasto con gli indubbi vantaggi per le economie in via di sviluppo derivanti soprattutto dalla rivoluzione nelle catene di approvvigionamento mondiali.

E poi abbiamo le squallide prospettive per la seconda economia mondiale: la Cina. Sotto uno statalismo e una pesante repressione finanziaria, dove i timori di una futura povertà – soprattutto in età avanzata – spingono i risparmi a livelli record, il surplus netto di questa economia nel commercio di beni e servizi con il resto del mondo diventa gigantesco. Il corollario sono i massicci flussi di esportazioni di capitali dalla Cina, che influiscono negativamente sul livello di equilibrio mondiale dei tassi d'interesse.


Un paesaggio pericoloso davanti a sé

È ora di chiamare le cose col loro nome: quando ragioniamo a mente fredda piuttosto che a mente calda alla minaccia dell’inflazione, ci rendiamo conto che il concetto di “tasso d'interesse di equilibrio” è di scarso aiuto, se non nullo, alla nostra comprensione economica – a prescindere dalla persistente popolarità che ha goduto nei sistemi monetari fiat. È vero, nell'odierno sistema monetario le banche centrali formulano giudizi chiave sulla relazione tra il tasso ufficiale e il cosiddetto tasso neutrale, ma molto, se non tutto, questo è falso – sintomatico dell'attuale epoca oscura.

Tuttavia non vi è alcuna prospettiva che i sistemi monetari si allontanino dall’attuale diktat dei tassi di riferimento. Una tendenza al ribasso del tasso ufficiale, nonostante le proteste del professor Summers su Bloomberg TV, ci direbbe che l’attuale celebrazione del dinamismo economico statunitense sta ignorando le profonde controforze all’opera.

Ciò significherebbe un futuro meno inflazionistico di quanto molti temono oggi? No, ma è probabile che l’elevata inflazione futura arrivi a scatti: i prezzi generalmente virano verso l’alto e in gran parte in risposta a shock dell’offerta che non incontrano resistenza da parte del sistema monetario. E quando gli shock sull’offerta subiscono un’inversione, le banche centrali approfittano della situazione per potenziare l’inflazione monetaria piuttosto che consentire ai prezzi di ricadere verso il livello precedente allo shock.

Esempi di tali potenziali shock di offerta includono sconvolgimenti geopolitici, pandemie, carestie e altre disgrazie provocate da Madre Natura, caos sociale e politico interno ed espansione fiscale. Infatti dovremmo aspettarci che lo stato, incluso il sistema bancario centrale, sfrutti appieno questi episodi per avere l’opportunità di imporre periodi di dolorose tasse derivanti dall’inflazione e quindi frenare, almeno temporaneamente, una crescita inesorabile dell’ammontare reale del suo debito.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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venerdì 26 aprile 2024

Cos'è andato storto?

 

 

di Francesco Simoncelli

Un brutto posto è dove siamo diretti. Tanto per cominciare cerchiamo di capire come ci arriveremo. Il periodo 1950-1980 non ha rappresentato grossi grattacapi in termini di problemi economici, ma poi è arrivato il successivo periodo di 40 anni: l'arco temporale 1980-2020 avrebbe dovuto essere il periodo più ricco della nostra storia, invece s'è rivelato un grande flop. Nonostante alcune delle più grandi innovazioni tecnologiche mai realizzate, i tassi di crescita sono diminuiti, i salari reali sono rimasti stagnanti e, secondo quasi tutti i confronti e gli indicatori, le cose sono andate male. “Cosa è andato storto?” è la domanda più importante nell’economia moderna. Le banche centrali non hanno stimolato abbastanza l'economia? Gli ultimi 40 anni sono stati il teatro dei più grandi stimoli monetari mai visti. Sfortuna? Dove? Come? Nel XIII secolo la peste colpì l’Europa e sterminò circa un terzo della popolazione; il Covid è stato un lieve fastidio al confronto. Non ci sono state grandi pestilenze negli ultimi 40 anni, nessun vero disastro climatico e nessun meteorite si è schiantato sulla Terra. Allora, cosa è andato storto? Un’ipotesi: la maggior parte del progresso degli ultimi 150 anni è venuto da macchine alimentate a combustibili fossili e quella svolta potrebbe aver raggiunto un punto naturale di declino dell’utilità marginale. Avanzamenti tecnologici in termini informatici? Certo, ma hanno generato solo guadagni marginali e incrementali.

Ciononostante non spiega ancora il sopraccitato rallentamento e certamente non spiega come i guadagni, così com'è stato, siano finiti maggiormente nelle tasche delle élite. Ed è forse più che una coincidenza che suddetto periodo abbia visto anche un’impennata mozzafiato nel numero delle stesse élite: dottorandi, ingegneri e scienziati, ma anche ingegneri sociali, policymaker e politici. Tutti si sono messi all'opera per cercare di migliorare le condizioni materiali della nostra vita. Hanno fallito tutti? Oppure il peso di così tanti miglioramenti ha trascinato al ribasso l’intera economia?

Una delle caratteristiche più insidiose delle linee di politica statali è che i “miglioramenti” sono ostinatamente duri a scomparire: le guerre vanno avanti per anni – a costi sconcertanti – anche se non c’è alcun guadagno all’orizzonte. Intere carriere vengono spese per combattere la Guerra alla droga, o la Guerra alla povertà, ad esempio, senza alcuna vittoria. Agenzie, progetti, commissioni, dipartimenti... l'elenco si allunga piuttosto che restringersi. I politici annunciano la creazione di una squadra destinata a fronteggiare l'emergenza e ottiene titoli, spazi per uffici e un budget. Dopo un po' non se ne sente più parlare; diventa eterna come il peccato, mentre le luci della ribalta si spostano sulla prossima crociata.

Questa è una caratteristica dello stato e del relativo apparato burocratico. Col passare del tempo la palude di programmi inutili, scrocconi, clientelisti e di crociate idiote diventa sempre più profonda. Imprenditori, riformatori e aspiranti innovatori lottano nel fango delle normative e annegano nella melma della politica.


QUANDO LE ÈLITE AL COMANDO RAGGIUNGONO LA DATA DI SCADENZA

Le élite controllano i media e la tendenza, in ogni sistema politico stabile, è quella in cui “la casta politica” manipola le leggi e il governo in modo da aumentare la propria ricchezza e potere. Il processo viene interrotto solo da qualche evento importante che le élite non possono controllare. Guerre o rivoluzioni hanno questo effetto – spesso cambiano le persone al vertice della piramide sociale, o le uccidono. Prima della rivoluzione francese, ad esempio, l’aristocrazia si era concessa privilegi esorbitanti – inclusa l’esenzione dalle tasse – permettendole di vivere nel lusso mentre la maggior parte delle persone era sull’orlo della fame. Le élite avevano il sistema che volevano e pensavano che sarebbe durato per sempre... solo che poi hanno tagliato loro la testa.

L’altra cosa che può forzare un grande cambiamento è una crisi finanziaria. L’iperinflazione cancella il valore dei crediti esistenti, sconvolge i rapporti tra chi ha/chi non ha e distrugge le promesse e le pretese delle élite. In una democrazia, ad esempio, queste ultime possono ancora promettere ricompense agli elettori, ma ormai la realtà è evidente a tutti: “Non ci sono più i soldi... degli altri”. Senza grossi shock, le persone al comando rimangono al comando e continuano a derubare tutti gli altri. I ricchi diventano ancora più ricchi; i poveri diventano (relativamente) più poveri. E il malcontento cresce. I 40 anni, dal 1980 al 2020, che avrebbero dovuto essere i più gloriosi della storia umana, si sono trasformati in un periodo sconcertante di patetica sottoperformance.

“Che cosa è andato storto?” è la domanda sul tavolo. Eppure gli economisti mainstream non se la pongono mai, perché sollevarla metterebbe in dubbio la loro competenza. Sono stati al posto di guida negli ultimi 40 anni; il fosso in cui si trova ora l'autobus economico è quello in cui hanno contribuito anche loro a farci finire. Fanno parte della “casta politica”, o dell’élite manageriale, che ha guadagnato tanto negli ultimi 40 anni. In Argentina sono loro le persone di cui Milei vuole ridurre la ricchezza e il potere; in confronto la roccia di Sisifo dev'essere stata un gioco da ragazzi.

La storia, quindi, per quanto possa mutare fa sempre rima con sé stessa e il periodo attuale non è diverso: una guerra e una rivoluzione sono in corso e stanno cambiando le componenti al vertice. Quando la gestione di un'azienda si rivela incompetente dopo l'ultima promessa di rimettere le cose a posto, non si può far altro che cambiare la classe manageriale e sostituirla con personale competente. I dipendenti nel frattempo soffrono per la mancanza di una guida che porti stabilità e prosperità alla “grande famiglia” dell'azienda e spesso vengono chiamati a compiere sacrifici. Ovviamente di durata temporanea. Vi ricorda qualcosa? Più che essere andato storto qualcosa, potremmo dire che l'avidità, l'arrivismo e la scarsa competenza di alcuni personaggi nella sfera pubblica hanno accelerato il processo di disintegrazione socioeconomico di cui parlava Mises quando, in Planned Chaos, descrisse la deriva che intraprende la società quando il linguaggio base attraverso il quale parla viene costantemente contaminato: i prezzi.


I PREZZI: CINGHIA DI TRASMISSIONE DEL MALESSERE ECONOMICO

La manomissione delle normali fluttuazioni dei prezzi è portata avanti tramite due fattori principali. Il primo è la creazione di denaro, ovvero troppe unità monetarie rispetto ai beni disponibili. Le banche centrali di tutto il mondo hanno inondato il sistema con valuta fiat sin dalla crisi del 2008 e la crisi sanitaria del 2020 ha fatto deragliare ancor di più questa tendenza disastrosa. Gli stimoli monetari e fiscali che hanno caratterizzato quel periodo hanno rappresentato la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. L’altra causa principale è la carenza, o l’interruzione, delle risorse chiave, tra cui petrolio ed energia. Tenete presente che la guerra in Ucraina ha tagliato fuori l’Occidente da ampie porzioni del mercato russo e la guerra a Gaza ha portato gruppi in Medio Oriente, come gli Houthi, a impedire a una moltitudine di navi mercantili e petroliere di attraversare il Mar Rosso.

Di per sé ciascuno di questi eventi sembra una piccola minaccia per le catene di approvvigionamento mondiali, ma quando si accumulano gli effetti essi diventano dannosi. Per ora il fattore più importante è l’aumento dei prezzi dell’energia, perché questa è la risorsa chiave che consente a tutta l’agricoltura e al settore manifatturiero di funzionare. Ogni volta che i prezzi del petrolio aumentano, vedrete aumentare i prezzi di tutto il resto. Questo è il motivo esatto per cui l’amministrazione Biden ha continuato a vendere sul mercato le riserve petrolifere strategiche negli ultimi due anni. Era il loro modo di abbassare i prezzi del petrolio al fine di mitigare o nascondere gli effetti maggiori dell’inflazione. Ora che tali riserve devono essere ricostruite e il petrolio acquistato (a un prezzo molto più alto), i prezzi mondiali dell'oro nero, e i prezzi al consumo in particolare, si stanno nuovamente impennando.

Finora infatti i prezzi alimentari hanno mostrato un aumento a doppia cifra e anche se l’IPC fa registrare un “rallentamento” dell’inflazione complessiva, ciò non significa che i prezzi scenderanno tanto presto. Quando i media generalisti pubblicizzano un ribasso nell'indice dei prezzi al consumo, quello che di solito non menzionano è che tale statistica rappresenta solo l’aumento dei prezzi: un IPC più basso non significa che i costi delle cose sugli scaffali scenderanno. L’inflazione dei prezzi è cumulativa. Ciò significa che l’aumento dei prezzi alimentari non scomparirà, solo che non sta aumentando tanto velocemente come prima. Non è un caso, poi, trovare articoli sul Corriere come questo in cui la colpa viene addossata principalmente “all’avidità”: le aziende fanno pagare troppo i prodotti alimentari. In altre parole, dare la colpa alle imprese e lasciare fuori del tutto banca centrale e stato. Finora non ci sono prove concrete a sostegno della cosiddetta Greedflation. Ogni azienda ha spese uniche, spese generali uniche, costi industriali unici, controllo di qualità unico e costi delle risorse unici; i profitti di un’azienda saranno diversi da quelli di un’altra azienda. Detto questo, ci sono costi universali che sono direttamente correlati all’aumento dei prezzi, indipendentemente dall’azienda, e che includono energia, manodopera e materie prime.

Il PPI è molto più alto oggi rispetto al 2020, insieme ai prezzi del petrolio e del gas. Ogni risorsa di base utilizzata dalle aziende per realizzare prodotti è aumentata di valore e quindi costa di più produrla. L’agricoltura in particolare è fortemente influenzata dai prezzi del petrolio, nonché dai prezzi dei fertilizzanti e delle attrezzature agricole, per non parlare dell’aumento dei costi della manodopera. I media generalisti vogliono farvi credere che i prezzi alti dei prodotti alimentari presto saranno un ricordo del passato e, per ingannarvi, devono convincervi che la causa è qualcosa che può essere “controllato” o “regolamentato”. Non vi è alcuna indicazione che i costi agricoli smetteranno di aumentare nel prossimo futuro, quindi ciò significa che ogni anno il cibo costerà di più rispetto all’anno precedente.

L'IPC è uno strumento per misurare gli aumenti medi dei prezzi di prodotti e servizi in un ampio spettro. Molte di queste voci non sono necessarie e quindi diluiscono l’inflazione effettiva che vediamo nelle spese quotidiane. Se dovessimo considerare la media delle necessità quotidiane, come immobili, energia, cibo, ecc., l’indice dei prezzi al consumo sarebbe molto più alto. E infatti questo punto è stato dimostrato anche empiricamente da un recente paper di Marijn Bolhuis, Judd Cramer, Karl Schulz e Larry Summers. Per quanto questa scoperta non sia niente di nuovo nell'ambiente accademico, gli autori del documento sopraccitato hanno costruito una versione alternativa dell'IPC che includesse “pagamenti degli interessi sui mutui, pagamenti degli interessi per prestiti auto e per altri consumi non immobiliari, e prezzi di leasing per veicoli”. Ciò che hanno scoperto è che la loro misura alternativa del tasso d'inflazione ha raggiunto il picco intorno al 18% nel novembre 2022 ed è rimasta notevolmente più in alto rispetto a quanto abbiano mostrato i calcoli ufficiali dell’IPC.

Gli autori di tale paper hanno mostrato che la loro misura alternativa dell’inflazione dei prezzi è in grado di spiegare perché la fiducia dei consumatori rimane bassa. Inoltre hanno mostrato che questo non è un fenomeno esclusivo degli Stati Uniti, dato che forniscono prove provenienti da 10 Paesi che le variazioni dei tassi d'interesse possono spiegare le fluttuazioni della fiducia dei consumatori che altri indicatori economici non possono spiegare. Indipendentemente dal fatto che si pensi che l’IPC debba includere i tassi d'interesse e/o i prezzi degli asset, è chiaro che i consumatori tengono conto di questi costi quando valutano il costo della vita e descrivono le loro opinioni sullo stato dell’economia.


MISMATCH DOMANDA/OFFERTA

Abbiamo ricordato di come l’inflazione dei prezzi sia principalmente il risultato dell’offerta di denaro che cresce più velocemente della domanda, ma anche la domanda e l’offerta dei beni fluttuano nel tempo il che si traduce in cambiamenti nei prezzi (relativi) e nelle quantità. Tali cambiamenti sono diventati più marcati dall'inizio dei lockdown, i quali hanno segnato un'accelerazione della de-globalizzazione e un accorciamento delle catene di approvvigionamento. Gli Stati Uniti, in particolar modo, hanno iniziato a rimpatriare a ritmo battente quelle società che in passato avevano delocalizzato altrove (soprattutto in Cina) e a incentivare l'importazione di capitali finanziari. In breve, hanno capito che la guerra finanziaria contro il resto del mondo stava entrando in una nuova fase e l'indipendenza energetica/finanziaria sarebbe diventata cruciale per ottenere un vantaggio strategico. Il periodo pre-2016, il quale aveva portato a una distensione mondiale e a un allungamento delle supply chain, è finito e con esso adesso le supply chain si stanno accorciando. Questo processo porterà inevitabilmente degli scossoni di prezzo improvvisi all'interno dei mercati finanziari mondiali, soprattutto in quello delle commodity e materie prime.

Anche qui, “Che cosa è andato storto?” In parole povere, la ZIRP delle banche centrali ha alimentato un mercato sintetico (derivati) nel settore delle commodity che ha creato (artificialmente) un'offerta illusoria a fronte di una domanda del sottostante in organica salita. Nel momento in cui il treno delle banche centrali ha staccato la spina alla linea di politica dei tassi a zero, l'offerta illusoria ha smesso d'essere tenuta in vita artificialmente e ha iniziato il suo percorso di doveroso ravvedimento con la realtà. Al contrario la domanda del sottostante ha continuato a salire in modo naturale. Inutile dire che man mano che viene a galla l'ingegneria finanziaria del passato e i player coinvolti fanno i salti mortali per non finire a gambe all'aria, ecco che i movimenti nervosi dei prezzi diventeranno una norma che ci accompagnerà nel tempo a venire.

A tal proposito, quindi, non sorprende più di tanto vedere prezzi del caffè o del cacao che schizzano alle stelle. Né sorprende vedere l'oro fare nuovi massimi. La radice di tutti i mali in questa storia è solo una: il mercato degli eurodollari. Per quanto le banche centrali abbiano la loro parte di colpe nel caos economico che si sta dipanando oggigiorno, la riserva frazionaria e la leva finanziaria cui è stato sottoposto tal mercato hanno rappresentato un danno ben peggiore. L'abuso degli eurodollari, a scapito degli Stati Uniti usati come garanzia, ha creato una selva intricata di titoli tossici che adesso vagano per i bilanci dei vari player finanziari del mondo i quali pregano (letteralmente) di non essere loro ad avere questa immondizia qualora dovessero scattare gli allarmi di una prossima criticità sistemica. Avere flussi di capitali finanziari in entrata, rimpatriare industrie strategiche, accorciare la filiera industriale, ecc., tutte queste mosse sono un vantaggio non indifferente alla proverbiale race to the bottom che stiamo vendendo. Impediscono d'avere forti contraccolpi nel momento in cui i vari vasi di vermi vengono scoperchiati. Ecco perché in Europa si sta parlando di come affrontare il “problema” dei risparmi europei che volano disperati negli Stati Uniti per trovare sicurezza. Solo che la “soluzione” proposta prevede Letta e il potenziamento dei criteri ESG.

A parte l'unica azienda olandese che è coinvolta nella filiera dei semiconduttori, l'industria europea ormai non ha niente che produca valore aggiunto. L'unica cosa che sa fare è rubarlo agli altri attraverso la regolamentazione. Ma questo a sua volta è un disincentivo a fare affari nel continente, spalancando invece le porte ai Paesi arabi, asiatici e africani. Il sintomo di questa malattia è evidente nel seguente grafico, il quale ci mostra  come l'euro abbia perso appetibilità a livello internazionale come mezzo di saldo commerciale.

Ed essendo anche un Paese importatore di materie prime, diventa ulteriormente chiaro il motivo per cui le fluttuazioni violente nel mercato delle commodity siano destinate a rimanere alte. Oltre ai meri scopi industriali qui si tratta sostanzialmente di tornare ad avere qualcosa di tangibile a fronte di un mercato finanziario che in passato ha creato talmente tante illusioni (nell'offerta) da impedire di capire a un certo punto cosa fosse vero e cosa no. Di conseguenza la narrativa a supporto della salita dell'oro, dei metalli preziosi e delle commodity in generale che li raffigura come una protezione contro l'inflazione dei prezzi, è incompatibile con quanto sta accadendo oggi e con quanto accaduto anche in passato: non abbiamo una crisi monetaria bensì una finanziaria, quindi la percezione di riserva di valore è quel fattore che sta determinando la salita degli asset sopraccitati. Altrimenti non avremo il dollaro, nonché i T-bond, che si apprezzano e che rappresentano altresì strumenti finanziari indispensabili per superare la tempesta in atto. Forse è proprio con il passaggio all'SOFR e alla conseguente contrazione del mercato dei “dollari ombra” che gli USA hanno ricoperto infine il ruolo di nazione con la valuta di riserva mondiale: adesso chiunque voglia accedere a un mercato finanziario e dei capitali liquido deve comprare dollari; adesso chi vuole proteggere la propria divisa dalle fluttuazioni violente nei mercati dei cambi deve vendere titoli di stato americani oppure usarli come collaterale per ottenere prestiti. Niente più pasti gratis dal sistema bancario ombra.

E questo ci riporta al discorso delle commodity, perché rappresentano una via di fuga da un sistema al collasso. Nonostante la spesa in deficit dello zio Sam rappresenti una criticità per il Paese a livello fiscale e di tenuta dei conti, i titoli del Tesoro sono relativamente scarsi se si osservano le cose a livello internazionale e di un sistema finanziario che per decenni ha fatto ricorsi ai finanziamenti a tassi ridicoli per operare. In assenza di questa opzione bisogna accontentarsi di qualcosa che sia tangibile e abbia usabilità nel mondo reale, non un titolo alla cui base non c'è sottostante credibile. A tal proposito anche Bitcoin rientra in questa categoria, data la certezza matematica con la quale funziona il suo protocollo e l'immutabilità della sua blockchain. Per ricordarlo, adesso gli investitori non vanno cercando una protezione contro l'inflazione dei prezzi, ma una riserva di valore credibile che permetta di avere per le mani qualcosa di concreto in un mondo finanziario che deve ripulirsi da decenni di distorsioni, contorsioni e artifici vari. Nel frattempo il comparto industriale deve anch'esso sopravvivere e data l'estensione che è arrivato nel tempo a incarnare, avrà bisogno di input la cui domanda/offerta deve riallinearsi con la realtà.

Tutto ciò è sostanzialmente alla base del rialzo marcato dei prezzi di Bitcoin, delle commodity e dei metalli preziosi. Di conseguenza, a parità di domanda, bisogna aspettarsi ulteriori squeeze nell'offerta delle commodity, come ci ricorda anche HSBC.

Infatti, dopo caffè e cacao, il prossimo candidato per un'impennata dei prezzi potrebbe essere lo stagno. Come il nichel e altre materie prime, lo stagno è soggetto a forti short squeeze e i trader lo hanno scoperto nel 2022 dopo che un evento simile ha interrotto le negoziazioni del nichel sull’LME. La riduzione dell'offerta avviene in un momento in cui le scorte di stagno sono crollate del 47% quest'anno a 4.045 tonnellate. Il prezzo spot del metallo viene scambiato con un premio rispetto al contratto futures a tre mesi, producendo una struttura nota come backwardation. Una situazione simile l'abbiamo sperimentata negli ultimi due anni con l'impennata del litio, la cui domanda, però, è stata pompata ad hoc dal chiacchiericcio Green sulle auto elettriche. Ora che la bolla di quest'ultime si sta sgonfiando, soprattutto perché i criteri ESG vengono abbandonati da Wall Street, il prezzo del litio sta subendo anch'esso una correzione.

Discorso diverso per il comparto energetico, soprattutto i combustibili fossili e l'uranio, dove quest'ultimo è il “diamante grezzo” di quello che si prospetta essere la vera energia pulita del futuro.


SOBRIETÀ FISCALE = DISINTOSSICAZIONE DIFFICILE DA ACCETTARE

La guerra tra le élite, l'azzardo morale per sopravvivere alle sconsideratezze economiche del passato, i tradimenti usando l'eurodollaro e il caos nelle catene di approvvigionamento sono tutti legati da un filo rosso che rende la spesa in deficit degli Stati Uniti l'unico parametro che tiene ancora in vita i suoi aguzzini. Ecco perché c'è stata lotta serrata e senza esclusioni di colpi affinché venisse approvato l'ultimo pacchetto di aiuti di guerra. L'amministrazione Biden, così come il Congresso degli Stati Uniti, è infiltrato da personaggi che lavorano contro la nazione e sanno quali leve muovere durante le situazioni di emergenza. Quella di oggi è una situazione di super emergenza per loro, dato che il rubinetto monetario che alimentava il flusso degli eurodollari è stato chiuso. Powell, infatti, sta forzando sobrietà monetaria alla Federal Reserve, cercando al tempo stesso di forzarla anche a livello fiscale, ma quest'ultimo è un compito di gran lunga più arduo di quello che sta portando avanti col suo “higher for longer”.

Più gli Stati Uniti vengono impantanati in un conflitto estero, più saranno costretti a spendere dal punto di vista fiscale e quindi far circolare dollari e T-bill/T-bond in giro per il mondo. L'espansione dei BRICS per permettere alla Cina di allungare l'elenco di nazioni da cui poter attingere in caso di crisi, la decrescita volontaria dell'Europa in una sorta di modalità stand-by e il saccheggio della propria classe media per sopravvivere al cambiamento epocale introdotto dal 2022 dagli USA, rappresentano una riorganizzazione dettata dalla disperazione e dal panico. Bisogna ricordare, per l'ennesima volta, che i confini nazionali servono solo a giustificare davanti alla popolazione il loro uso come “scudi umani fiscali”. A tal proposito la scuola pubblica è un'ottima fucina per il lavaggio del cervello. Sopra la loro testa c'è una cupola mafiosa che usa la popolazione come carne da cannone nei propri giochi geopolitici e come ogni cupola mafiosa che si rispetti essa è composta da clan/famiglie che possono finire in lotta tra loro.

Quindi non sorprende se a volte un personaggio pubblico o un partito politico che sembravano dalla “nostra parte” fanno inversione di marcia e abbracciano nuove idee. Le alleanze vengono strette per essere rispettate... almeno all'inizio. Poi il tempo e le circostanze dettano il passo. Il punto è che le persone che muovono i personaggi pubblici (addetti alla comunicazione) non hanno pagine su Wikipedia, né hanno bisogno di ottenere visibilità. Sono quelle stesse forze che, ad esempio, stanno lavorando per disinnescare un'escalation in Medio Oriente. Infatti la recente risposta dell'Iran all'attacco di una sua sede diplomatica in Siria da parte di Israele è il perfetto esempio di guerra asimmetrica. Le regole d'ingaggio sono cambiate, far sciamare droni è più economico, ciononostante non sono cambiate le manovre sotterranee per evitare guai più grossi a seguito di errori di valutazioni. Quando, ad esempio, venne ucciso Soleimani la rappresaglia iraniana si scagliò su truppe statunitensi di stanza in Iraq; fu un attacco mirato e senza grosso clamore. Un messaggio mafioso. Gli USA compresero, Trump in particolare, di essere stati spinti a fare un passo più lungo della gamba (molto probabilmente dallo stesso Netanyahu) e lasciarono cadere la cosa.

Oggi accade la stessa cosa con gli americani che suggeriscono a Israele di lasciar cadere la cosa, il problema però è che la carriera politica di Netanyahu è agli sgoccioli e l'unica cosa che la tiene in piedi è la sua aggressività bellica. In assenza di nemici, lui è bello che cotto. È un animale all'angolo, potremmo dire, e in quanto tale pericoloso. Per quanto l'opposizione interna al partito di Netanyahu sia un male peggiore (esseno in sintonia con la cricca di Davos), i suoi interessi personali stanno avendo la meglio sulle alleanze. Ricordate che non è un caso che lo stato d'Israele si trovi proprio lì dov'è, dato che è circondato da popoli tanto violenti quanto quello israeliano. Gli attentati terroristici sono stati perpetrati sia dai palestinesi che dagli israeliani, non c'è nessuna verginella illibata in questa storia ma tanta intromissione inglese (come al solito) a scatenare inutili vespai. Temo quindi che l'unica soluzione per Netanyahu sia quella di cercare a tutti i costi l'escalation con l'Iran e un confronto diretto, tirandoci dentro anche gli Stati Uniti che si vedrebbero conseguentemente confrontati con la Cina.

Quest'ultima, infatti, ha interessi economici in Iran e ovviamente farà il possibile per proteggere i propri asset. Interverrà direttamente a quel punto? Probabilmente no, incanalando supporto militare e finanziario in Iran attraverso la Russia. Ciononostante è una pentola a pressione che fischia rumorosamente: la risposta dell'Iran è stata necessaria per non perdere la faccia, ma al contempo testare il sistema di difesa israeliano senza offrire il fianco a un'ulteriore risposta della controparte. Ma dato il contesto storico e la carriera politica di Netanyahu in gioco (e forse non solo quella), c'è da aspettarsi che la polvere ricada a terra da qui in poi? Attualmente i mercati del petrolio stanno scontando un rallentamento delle ostilità, anche perché le guerre sono troppo costose per essere combattute con tassi alti, inflazione dei prezzi alta e prezzi dell’energia alti.

Gli stati produttori di petrolio possono continuare a rallentare la produzione e recuperare i barili perduti con prezzi più alti. Jerome Powell ha ribadito la sua posizione: non c'è alcun motivo per prendere in considerazione un taglio dei tassi in questo contesto. I mercati obbligazionari cominciano a credergli, avendo ormai scontato quasi tutti i tagli dei tassi previsti all'inizio dell'anno. Chissà che a questo punto non sorprenda tutti e prima della fine dell'anno faccia entrare in scena un nuovo rialzo dei tassi. Malgrado ciò sarà felice di mantenere il 5,5% e di continuare a ridurre il bilancio della FED, lasciando al Congresso il compito di correggere il lato fiscale dell’equazione.


CONCLUSIONE

“Cos'è andato storto?” è la domanda che ci siamo posti oggi. Come mai le persone più ricche del mondo, in quello che avrebbe dovuto essere il periodo più ricco della loro storia – 1980-2020 – hanno fatto così pochi progressi e, in realtà, sono regredite in base alla maggior parte dei parametri?

La potatura, così come nel settore botanico, è altrettanto vitale nella vita di tutti i giorni: le imprese vanno a gambe all’aria, gli investimenti falliscono, le persone vengono licenziate, le mogli chiedono il divorzio, i clienti si rivolgono al concorrente, la gente muore. Il rumore delle motoseghe è continuo e i rami non necessari, o improduttivi, vengono tagliati. In un certo senso, l’idea alla base delle politiche statali e delle banche centrali negli ultimi vent’anni e più è stata quella di spegnere le motoseghe. Il legno morto è stato sostenuto da tassi d'interesse artificialmente bassi; le cattive idee sono state finanziate con prestiti al di sotto del tasso d’inflazione; gli “investimenti” senza speranza hanno attirato miliardi di denaro. Non c'era disciplina, nessuna correzione. Con i prezzi fasulli, molto spesso non c’era modo di dire cosa fosse un buon uso del denaro e cosa no.

E l'esempio di potatura e motoseghe non è stato preso a caso. Infatti la prima cosa che viene in mente è l'Argentina, quel Paese che era il più ricco in termini di prodotto interno lordo pro capite verso la fine del diciannovesimo secolo, ma che ora si colloca al sessantatreesimo posto. Non c’è nulla di sorprendente nella spirale discendente in termini di prosperità di cui ha sofferto: è stato il risultato di un ingrandimento ipertrofico dello stato e delle sue agenzie governative. Rispetto ad altri Paesi del Sud America, le amministrazioni dell’Argentina non hanno usato il militarismo per controllare le persone, bensì il controllo burocratico. Invece di un esercito di soldati, gli argentini si trovano di fronte a un esercito di burocrati che vivono a spese del settore produttivo. In nome del cosiddetto “interesse nazionale” ciò che dovrebbe essere gestito dall’impresa privata viene invece controllato dai burocrati. L'inefficienza è diventata dilagante.

Lo stato incoraggia il collettivismo perché crea divisioni all'interno della società e crea una distinzione “amico-nemico”: Divide et impera attraverso la creazione di miti. Uno di questi è l'interventismo statale negli affari economici per aggiustare le cose, ma è ormai evidente il danno causato da questo approccio ideologico. Fortunatamente la più recente elezione di Milei potrebbe spingere l’opinione pubblica verso il libero mercato, ma la strada da percorrere è ancora lunga. Egli infatti sta cercando di ridimensionare l'apparato burocratico e le sue regolamentazioni, oltre a risolvere i problemi monetari della nazione. Smantellare l’esercito di burocrati si rivelerà un compito arduo da portare a termine, perché non è in gioco solo l'interesse di questa casta, ma anche quello di molte persone che non fanno parte di tal sistema di saccheggio ma ne sono comunque vittime e, al tempo tesso, beneficiari. In questa guerra sono usati come scudi umani dai burocrati.

L’elemento più significativo del periodo 1980-2020 è stato il debito pubblico. Ogni unità monetaria è un segno di vergogna. I baby boomer volevano “qualcosa in cambio di niente” e l’hanno ottenuta lasciando il conto ai loro figli e alle loro figlie. Le generazioni più giovani pagheranno, probabilmente per tutta la vita e probabilmente sotto forma di caos finanziario, guerra e prezzi più alti per beni e servizi forniti ai loro predecessori.


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giovedì 25 aprile 2024

Aggiustare gli incentivi: in che modo il denaro fiat alimenta la corruzione a livello nazionale

 

 

di Jimmy Song

Nelle prime due parti di questa serie ho scritto sugli incentivi a livello individuale e a livello aziendale che vengono alimentati dal denaro fiat. Gli incentivi a livello individuale hanno fatto sì che le persone abbiano preferenze temporali molto più elevate a causa del debito onnipresente e della mancanza di veicoli di risparmio. Gli incentivi a livello aziendale hanno reso la vita comunitaria molto più simile a uno zombi attraverso aziende innaturalmente grandi che hanno sostituito le nostre famiglie.

Oggi esplorerò gli incentivi a livello nazionale, dove il denaro fiat ha forse il suo effetto maggiore. Il suo potere dà agli stati la capacità di diventare più autoritari: guerra e stato sociale pervasivi, uno stato di sorveglianza, uno stato di polizia e tirannie militaristiche e corrotte. Il canto delle sirene del marxismo, del diritto positivista e di una visione autoritaria sono alcuni dei suoi frutti marci. Il potere distruttivo e senza precedenti degli stati negli ultimi 100 anni può essere imputato direttamente al denaro fiat. L'autorità e il potere dello stato si sono espansi ben oltre la vita dell'americano medio e le conseguenze sono state altrettanto mortali.


DA UN GRANDE POTERE DERIVA UNA GRANDE RESPOSNABILITÀ

Il controllo centrale sul denaro è un premio enorme, come il Guanto dell’Infinito nel mondo Marvel, che dà a chi lo detiene il potere e la capacità di rubare a suo piacimento la ricchezza della nazione. Ciò non è ovvio a prima vista perché i meccanismi delle banche centrali non rendono facile comprendere questa dinamica.

Il principale beneficiario di questa oscura capacità di stampare denaro è lo stato, il quale può avere deficit di bilancio molto più facilmente. Dal punto di vista storico questa non è sempre stata la via seguita de facto, poiché contrarre debiti con una moneta sana/onesta è molto costoso. I tassi d'interesse in un libero mercato si aggirano solitamente intorno al 5,6% o più, a seconda delle circostanze economiche e dell’affidabilità creditizia. Indebitarsi con una moneta sana/onesta significa in genere dover restringere i budget o aumentare le tasse in un secondo momento, due cose che non sono popolari. C’è un costo opportunità inerente alla moneta sana/onesta che più o meno scompare con la moneta fiat. In passato le principali battaglie sul bilancio riguardavano i compromessi tra varie voci di bilancio; con la moneta fiat le battaglie sul budget riguardano chi potrà distribuire più posizioni in cerca di rendita.

Avere un deficit significa che non è necessario fare scelte difficili. Invece di dover scegliere tra debito ad alto interesse, aumento delle tasse, o tagli al bilancio, la moneta fiat consente agli stati di evitarli tutti e tre con un’opzione aggiuntiva: la tassazione implicita attraverso l’inflazione sotto forma di debito a basso interesse e facilmente rinnovabile!

La capacità di gestire un deficit non solo butta fuori dalla finestra tutta la disciplina finanziaria, ma consente alle persone al potere di utilizzare quei soldi per ciò a cui esse tendono a interessarsi: rimanere al potere. Di conseguenza proliferano le linee di politica che favoriscono determinati collegi elettorali o addirittura le tangenti. Il potere di controllare il denaro è grande e, a differenza di Spiderman, gli stati non usano questo potere con molta responsabilità, come si può vedere dal modo in cui si gestiscono.


RESTARE AL POTERE

Gli stati, qualunque sia la forma che assumono, hanno come priorità principale l’obiettivo di restare al potere. Ciò è vero non solo per le dittature, ma anche per le democrazie rappresentative; le differenze tra loro sono i mezzi impiegati. Una dittatura può arrestare, incarcerare e uccidere i dissidenti politici; una democrazia rappresentativa può conferire nuovi benefici agli alleati politici. L'obiettivo in ogni caso è neutralizzare le minacce alla continuazione dello stato e rafforzarne i sostenitori.

Ciò che la moneta fiat fa è dare a chi è al potere molte più opzioni. Con una moneta sana/onesta i budget devono essere equilibrati, il che significa che per ogni programma di spesa deve esserci qualche generatore di entrate, come le tasse, per compensare. In generale le tasse sono impopolari e troppe provocano la rivolta della popolazione, cosa che rischia di far perdere potere. La moneta fiat è quindi una manna dal cielo per chi è al potere, poiché evita di rendere esplicite le tasse.

Con questo potere di stampare denaro, chi è ai posti di comando può trarne vantaggio in vari modi, cosa di cui ci occuperemo ora.


DIRITTI SOCIALI

Gli stati possono fornire benefici a vari elettori per ottenerne il sostegno. Ciò può includere qualsiasi cosa, dall’assistenza sanitaria al cibo fino alle pensioni. Infatti dall’avvento della moneta fiat, questi diritti sono diventati comuni in tutto il mondo. Sono generalmente venduti alla popolazione come una forma di compassione e sono molto popolari grazie alla percezione che siano “gratuiti”. La tassazione nascosta dell’inflazione raramente viene riconosciuta, e ancor meno biasimata.

Il problema dello stato sociale è che diventa un costo che cresce in modo incontrollabile. In passato i beneficiari potevano ottenere solo ciò che lo stato poteva permettersi entro un budget limitato. Doveva essere contenuto e bilanciato insieme a molte altre voci di bilancio. Con l'avvento del denaro fiat i benefici dello stato sociale non smettono mai di crescere: vengono finanziati i diritti sociali, i quali entrano nell’economia e fanno aumentare i prezzi di tutto il resto. Presto i benefici dovranno compensare la perdita di potere d’acquisto, cosa che aggiunge ancora più denaro fiat all’economia, facendo salire i prezzi e così via.

La previdenza sociale, ad esempio, è iniziata come un piccolo programma nel bilancio degli Stati Uniti. Attualmente rappresenta il 21% di suddetto bilancio ed è cresciuta enormemente man mano che sono stati concessi benefici sempre più generosi. Programmi simili, come il Medicare, continuano a crescere. I buoni pasto coprivano tre milioni di persone nel 1969, ne coprivano 15 milioni nel 1974 e circa 42 milioni oggi. Abbiamo oltrepassato il punto in cui il voto egoistico non si trasformerà automaticamente in un’escalation nella stampa di denaro.

Il problema è che non c'è volontà politica di fermare i programmi dei diritti sociali perché inducono dipendenza. Le persone dipendenti sono leali e lotteranno affinché lo stato mantenga il suo potere.

L’unico modo in cui questi programmi possono essere smantellati è attraverso l’iperinflazione o attraverso vincoli di bilancio imposti dall’esterno. Quest’ultima misura è imposta da organizzazioni quasi internazionali come il Fondo Monetario Internazionale, la BRI e la Banca Mondiale. E infatti questo sarà l'argomento del prossimo pezzo, ma in caso di iperinflazione tutto precipita nel caos. È un risultato economico fin troppo comune per molti Paesi in tutto il mondo, in particolare quelli che non hanno ottimi rapporti con gli Stati Uniti.


STATO DI POLIZIA

Un altro utilizzo del denaro fiat per il potere politico è il rafforzamento dello stato di polizia. Restare al potere richiede molta vigilanza e l’attenzione agli aspiranti rivoluzionari fa parte dell’agenda di ogni governo. La moneta fiat ha diversi meccanismi per disinnescare il dissenso.

In primo luogo, poiché il denaro fiat è sempre più digitale, gli stati possono limitarne i movimenti per coloro che sono all’opposizione. Congelare i conti bancari è un modo relativamente economico per tagliare i fondi all'opposizione. Molti attivisti per i diritti umani in tutto il mondo hanno sentito la stretta soffocante dello stato sui loro soldi.

In secondo luogo, il denaro fiat può finanziare la sorveglianza diretta. Gli stati hanno molti programmi per monitorare le persone e, dal loro punto di vista, la sorveglianza è un piccolo prezzo da pagare per evitare di essere rovesciati. La sorveglianza è molto difficile e costosa e richiede molta tecnologia e personale, ma poiché è una parte fondamentale per restare al potere, gli stati pagheranno e lo faranno svalutando le proprie valute.

In terzo luogo, il denaro fiat può finanziare più forze di polizia e militari. Queste sono alcune delle voci di bilancio più costose, ma chi è al potere spenderà in deficit per costruirle. Il motivo è che sono un'assicurazione contro qualsiasi tipo di colpo di stato. La capacità di spendere in deficit significa che chi è al potere può creare una polizia e un esercito innaturalmente grandi per imporre il proprio governo. È un uso terribile delle risorse economiche, soprattutto nei luoghi più poveri, ma questo è il potere dato dal denaro fiat, la capacità di spendere le risorse di un intero Paese nel modo desiderato dai leader.

L'esercito può essere utilizzato anche per la conquista al di fuori dei confini del Paese ed è di questo che ci occuperemo ora.


GUERRA

Finora abbiamo discusso i vari modi in cui gli stati possono utilizzare il denaro fiat per difendere le minacce interne contro il loro governo. L’altra grande minaccia è rappresentata dalle minacce esterne, che assumono la forma di altri stati che vogliono rovesciare il Paese.

Difendersi dalle minacce esterne significa rafforzare le forze armate, soprattutto attraverso armi altamente distruttive come le testate nucleari. Molti paesi utilizzano la moneta fiat per rafforzare i propri eserciti.

Mentre il potenziamento militare impedisce scaramucce più piccole, quando scoppia una guerra si verifica una rapida degenerazione verso una guerra totale. Con il denaro fiat la guerra può essere facilmente intensificata attraverso la stampa di denaro, questo perché il normale sostegno al fallimento finanziario non esiste più. Dato che essa rimuove le normali remore finanziarie, le guerre generalmente coinvolgono le economie di interi Paesi, pertanto vengono spesso intraprese finché una delle parti non viene completamente distrutta.

Lo abbiamo visto in entrambe le guerre mondiali, dove vennero impiegate tutte le risorse di un’economia per alimentare lo sforzo bellico e distruggere una parte significativa della civiltà.


RICERCA DI RENDITE

L’uso per eccellenza del denaro fiat nella lotta per restare al potere è la corruzione. Di solito pensiamo che essa vada nella direzione opposta, cioè che il settore privato corrompa i funzionari governativi per ottenere favori speciali. E infatti ciò accade ancora, ma ciò che fanno gli stati è per molti aspetti peggiore: usano la moneta fiat per comprare voti. In un certo senso i diritti sociali sono una forma di ciò, ma più efficace è portare sempre più persone nello stato stesso.

Soprattutto nei Paesi con disoccupazione cronica, dare posti di lavoro agli elettori è un modo molto più efficace per garantire la lealtà. Se combinato con l’imperativo morale di assumersi maggiori responsabilità, gli stati possono crescere molto anche solo in termini di personale. Ad esempio, circa un terzo della popolazione attiva del Libano è impiegata a livello pubblico. C'è da stupirsi se soffrano di iperinflazione?

La maggior parte di queste persone vengono ricompensate più per la loro lealtà che per le funzioni che svolgono per lo stato, quindi possono essere giustamente descritte come cercatori di rendite.


STATO IPERTROFICO

Nella seconda parte di questa serie ho mostrato come il denaro fiat alimenta la crescita delle grandi aziende. La stessa dinamica potenzia la crescita dello stato, tranne che al posto delle banche commerciali che concedono ingenti prestiti a quest'ultimo, c'è la banca centrale. La dinamica è tanto più potente in quanto lo stato è un monopolio e non vi è alcuna necessità di realizzare profitti.

Lo stato cresce come un cancro, ben oltre i livelli necessari per adempiere alle funzioni che gli sono state assegnate. L’accesso al denaro è ancora maggiore rispetto a quello per le società e, quindi, gli stati crescono a passi da gigante attraverso meccanismi diversi. Il denaro fiat è il fertilizzante su un campo fresco che viene invaso dalle erbacce dello stato.

Il primo e più ovvio modo in cui gli stati crescono è assumendosi maggiori responsabilità. Come vedremo, esiste un imperativo morale a fornire soluzioni a tutti i problemi, pertanto le responsabilità che si assegna diventano sempre più grandi. Una responsabilità assunta, come quella di creare energia sufficiente per il Paese, diventa il suo stesso complesso normativo. Tutto ciò che viene percepito come troppo rischioso per il mercato, o antieconomico, è il luogo naturale in cui interviene lo stato, pertanto otteniamo cose come l’assicurazione nazionale contro le alluvioni e l’elettrificazione rurale. Anche se lo stato facesse un buon lavoro, questi programmi perdono molti soldi, perché se ci fosse da guadagnare il settore private c'avrebbe pensato prima. Lo scenario più probabile è che lo stato non solo perda molti soldi, ma svolga anche un pessimo lavoro.

Un secondo modo in cui gli stati crescono è attraverso la nazionalizzazione. Sovvenzionare le grandi aziende zombi è una parte normale di un’economia fiat, ma a un certo punto le loro finanze cadono così profondamente in rosso che non riescono più a ottenere prestiti dalle banche commerciali. A questo punto quando sono necessari ingenti fondi, gli stati spesso intervengono per fornire salvataggi. Un piano di salvataggio governativo significa necessariamente più voce in capitolo da parte dello stato, fino al punto in cui la società ora apparterrà a quest'ultimo. La nazionalizzazione è la fine naturale delle società fiat. I salvataggi, però, non sono l’unica strada verso la nazionalizzazione: se un settore viene percepito in qualche modo come ingiusto, o se c'è una sufficiente emergenza bellica, quell'industria potrebbe essere conquistata con la forza.

Un terzo modo in cui gli stati crescono è attraverso l’ingorgo burocratico. Soprattutto nei Paesi più poveri dove non c’è molta industria, la creazione di posti di lavoro tende a essere una responsabilità che si assume lo stato. Dato che spesso le responsabilità non sono sufficienti, questi diventano lavori di compensazione, l’equivalente amministrativo di scavare buche e riempirle. È a quest'ultimo metodo di crescita che ci rivolgeremo ora.


GLI STATI, SEBBENE COME LE AZIENDE, SONO PEGGIO

Si suppone che i posti di lavoro pubblici siano al servizio del Paese, necessari per svolgere funzioni come la giustizia, la difesa e le infrastrutture. Questi compiti richiedono una certa organizzazione e, dato che è lo stato a pagare gli impiegati, tali lavori sono ricercati. Il motivo: è molto difficile essere licenziati dai lavori pubblici. Come ho accennato nell'ultimo saggio, le organizzazioni superiori al numero di Dunbar presentano grossi svantaggi e gli stati, essendo ancora più grandi delle aziende, presentano grandi svantaggi a questo riguardo.

In particolare è molto difficile per i responsabili sapere cosa stanno facendo i lavoratori e la ricerca di rendite in tali organizzazioni tende a proliferare. Inoltre i manager sono poco incentivati a preoccuparsi delle prestazioni dei dipendenti, in quanto non vi è alcun feedback diretto dal mercato. I beni e i servizi forniti dallo stato non sono guidati dal mercato e richiedono ondate elettorali, o cambiamenti di governo, anche per una leggera variazione. Quindi l’unico modo in cui questi cercatori di rendite perdono il lavoro è attraverso una qualche forma di sconvolgimento politico.

La sicurezza insita nel lavoro pubblico lo rende molto attraente, anche se non paga tanto quanto quello nel settore privato. Come accennato nell’ultimo saggio, le aziende offrono molti vantaggi oltre allo stipendio e questo vale generalmente anche per lo stato: l'assicurazione sanitaria, l'indennità di disoccupazione, le pensioni, ecc. sono tutte a disposizione dei dipendenti pubblici. Se aggiungiamo la sicurezza del lavoro, anche per alcuni dei Paesi con i risultati peggiori, otteniamo un clamore per questi lavori, soprattutto nei luoghi in cui la disoccupazione è elevata.

Tutto ciò, combinato con il desiderio dello stato di conservare il proprio potere, significa un gigantesco amalgama burocratico. Poiché la moneta fiat ovvia alla necessità di qualsiasi tipo di disciplina fiscale, i posti di lavoro vengono assegnati a persone politicamente connesse: potrebbero essere sostenitori politici, parenti, o forse anche ex-oppositori politici. I problemi politici sono spesso facilmente risolvibili con le tangenti e queste possono assumere la forma di posti di lavoro pubblici e, naturalmente, le tangenti sono finanziate dal denaro fiat. L’unico limite alla crescita dello stato è l’iperinflazione, che è essenzialmente la morte di un’economia. Il cancro può crescere solo finché l’ospite è vivo.


INSENSIBILITÀ AI PREZZI

Il cancro dello spreco alimentato dal settore pubblico si diffonde alle aziende attraverso l’approvvigionamento di beni e servizi. Non tutte le funzioni governative sono svolte direttamente dallo stato: ad esempio, non produce i propri computer o telefoni cellulari, quindi i contratti per l'acquisto di questi apparecchi sono ancora una volta opportunità estremamente redditizie per la corruzione.

La ragione degli appalti esterni è ovvia: i beni e i servizi creati dallo stato tendono a essere di qualità inferiore rispetto ai loro equivalenti nell’industria privata. Basta andare dal proprio burocrate automobilistico locale per vedere quanto possono essere scadenti i servizi governativi. Pertanto gli stati appaltano molti beni e servizi che non offrono autonomamente e questi contratti sono estremamente preziosi, senza contare che ci sono molte società in cerca di rendite che vendono esclusivamente allo stato.

Molti sono appaltatori della difesa, ma possono essere qualsiasi cosa, dagli organizzatori di eventi, ai fornitori di hardware, ai servizi di ristorazione e praticamente qualsiasi cosa vi possa saltare in mente. La chiave qui è che gli stati possono spendere in deficit e non sono particolarmente preoccupati per il prezzo; si possono scrivere leggi e regolamenti per cercare di convincerli a preoccuparsi dei prezzi, ma in pratica i budget tendono a essere enormemente gonfiati.

Questo è stato il caso di uno dei più grandi disastri IT a cui abbiamo assistito: Healthcare.gov. Il sito web era una delle tante parti della legislazione colloquialmente chiamata “Obamacare”. Per convincere le persone a iscriversi, il governo federale spese oltre $1,7 miliardi.

Se sembrano tanti soldi, lo sono, e di quanto la cifra sia stata gonfiata ne parleremo più avanti, ma non è insolito per la spesa pubblica. Il sito web Healthcare.gov fu appaltato a un'azienda nel settembre 2011. Dopo l'avvio gli americani scoprirono che il sito web non poteva gestire nemmeno 50 utenti in simultanea e che era completamente inutilizzabile.

La Casa Bianca e Obama andarono nel panico e incaricarono il personale di risolvere il problema. Dopo aver scoperto che il sistema era costruito in modo estremamente scadente e che avevano bisogno di persone esterne per ripararlo, assunsero ingegneri della Silicon Valley. Riuscirono a sistemare le cose, ma risultò un compito titanico e che richiese mesi di lavoro ad alcuni dei programmatori più talentuosi del Paese. Un normale sito web come quello richiede dai $3 ai $10 milioni e l’industria privata li costruisce in tempi molto più brevi rispetto ai 24 mesi concessi agli appaltatori governativi.

Ecco quanto è inefficiente lo stato e quanto poco si preoccupa dei costi. Il potere della stampa di denaro gli concede talmente tanto margine di manovra che ha speso 10 volte il tempo e 100 volte il budget di persone effettivamente competenti. Si trattò di un fallimento di alto profilo, quindi è facile liquidarlo come un caso isolato, ma anche se altre parti dello stato sono cinque volte più efficienti del fiasco sanitario, ci sono una grande quantità di risorse che come minimo sono mal gestite e sprecate.

Pensate a come queste risorse verrebbero utilizzate dal libero mercato! Pensate a quanta prosperità potrebbero creare! Invece vengono sprecate in burocrazia, ricerca di rendite, clientelismo, corruzione e appropriazione indebita.


OBBLIGHI MORALI DEL DENARO FIAT

La capacità di stampare denaro ha anche un altro effetto sullo stato: ne aumenta la capacità di essere qualsiasi cosa, dato che usarlo per risolvere qualsiasi problema. Infatti questo è ciò che promettono i politici.

A livello morale la logica è comprensibile: se si ha il potere di stampare denaro, esso dovrebbe essere usato per alleviare ogni sofferenza, pertanto esiste l'obbligo morale di risolvere eventuali problemi e ingiustizie.

Se qualcuno sta soffrendo, lo stato ha l’obbligo di intervenire; se qualcuno è povero, disabile, malato o oppresso, lo stato ha l’obbligo di rimediare. Non esiste più alcun limite reale, perché lo stato opera secondo la fantasia keynesiana: non esistono compromessi quando si crea nuovo denaro. Invece di misurare il vantaggio di un programma rispetto a un altro, che è ciò che si è costretti a fare con un budget normale, c’è più denaro che può essere stampato per risolvere il problema attraverso la spesa in deficit.

Non esistono più i problemi personali, anch'essi appartengono allo stato. Sempre più persone rifuggiranno dalla responsabilità personale, perché lo stato ha il potere di stampare denaro e lo usa per dare alle persone una vita decente.

Naturalmente questa è una bugia poiché ci sono dei compromessi: il valore del denaro stampato proviene dai risparmiatori e tutti i programmi governativi hanno un costo.


UNA TENDENZA VERSO LA STANDARDIZZAZIONE

Risolvere problemi su scala nazionale significa tendere verso soluzioni valide a livello generalizzato. La scala su cui le aziende devono operare è ampia, ma per uno stato la scala è ancora più ampia. In combinazione con il monopolio e i lunghi cicli di feedback del mercato dei servizi governativi, la personalizzazione di qualsiasi tipo viene completamente messa da parte.

Anche le grandi aziende operano in questo modo, motivo per cui il mondo moderno sembra così impersonale. Veniamo trattati dalle aziende e dagli stati come parti intercambiabili. Il sistema scolastico è un esempio emblematico.

Affinché lo stato e le aziende possano funzionare in modo ragionevole, ogni persona dev'essere un ingranaggio di una ruota che può essere sostituito. Una parte insostituibile non si ridimensiona, pertanto i ruoli aziendali e governativi sono molto standardizzati e il sistema scolastico facilita tutto ciò sfornando ingranaggi. Se siete un contabile, potete inserirvi in molte aziende diverse; un ingegnere, la stessa cosa. Infatti molti di questi ruoli sono protetti dalla regolamentazione governativa.

Inoltre il processo di formazione di questi ingranaggi ha conferito agli stati un’autorità senza precedenti: determina chi può fare cosa attraverso la concessione di licenze, dal taglio dei capelli alla vendita di immobili. Lo stato controlla l’offerta di varie professioni e otteniamo restrizioni artificiali su alcuni dei lavori più desiderabili.

Poiché siamo stati creati per essere gli ingranaggi di un sistema, c'è anche una forte tendenza a standardizzare in altri modi.


TENDENZA ALLA TIRANNIA

Considerati tutti i soldi a disposizione e la responsabilità morale che si sono assunti, la maggior parte dei leader inizia a lavorare alla propria versione di utopia. Una volta dato loro l’imperativo morale di risolvere tutti i problemi, il passo è breve per indirizzare tutti questi sforzi verso una sorta di ideale percepito.

Ecco il problema: tale ideale richiede un'ingegneria sociale significativa per funzionare ed essa porta rapidamente al totalitarismo. La Germania nazista e l’URSS furono due esempi di Paesi che cercarono d'inaugurare un’utopia attraverso il totalitarismo. L’enorme sofferenza umana che ne risultò fu finanziata col denaro fiat.

Naturalmente non tutti gli stati finiranno per uccidere milioni di persone, ma vorranno controllare i comportamenti dei loro cittadini affinché contribuiscano alla realizzazione della loro utopia. La solita strategia per progettare socialmente una società verso una visione particolare è convincere le persone della giustezza di questi risultati. La propaganda è una conseguenza di questo desiderio di controllo e i mezzi, ovviamente, sono rappresentati dal denaro fiat. La propaganda è l’unica cosa in cui gli stati tendono ad essere bravi, perché è così che coloro che detengono il potere sono arrivati dove sono.

Inoltre la moneta fiat dà agli stati la capacità di controllare il comportamento senza leggi totalitarie. Pagando per i risultati che desiderano, possono ingegnerizzare socialmente le loro nazioni verso il risultato desiderato attraverso incentivi economici.

Ad esempio, l’assistenza sanitaria può rappresentare un vantaggio diretto, il che significherebbe arruolare molti medici e attrezzature/strutture mediche. Però le cose tendono a non funzionare molto bene data la mala gestione statale, ma fornendo denaro fiat ecco che la tirannia viene camuffata.

La dipendenza dallo stato aumenta e ci dirigiamo verso uno stato totalitario attraverso la porta di servizio.


BITCOIN RISOLVE QUESTI PROBLEMI

Bitcoin risolve questi incentivi distorti, perché lo stato non ha più l’incredibile potere di stampare denaro. La spesa in deficit diventa più costosa e quindi meno utilizzata; l'apparato burocratico diventerà molto più piccolo perché sarà vincolato da individui sovrani sulla propria ricchezza. Non ci sarà più la possibilità di furto nascosto tramite l’inflazione; il Guanto dell'Infinito verrà distrutto.

L’apparato statale, compresi i diritti sociali, la burocrazia e il complesso militare-industriale, verrà drasticamente ridotto. L’impopolarità della tassazione esplicita ridurrà il settore pubblico e i posti di lavoro che ne derivano. La tirannia sarà limitata, perché gli stati non saranno in grado d'indurre dipendenza stampando denaro senza fine.

In quanto tale tutto diventerà meno politicizzato, poiché la politica non sarà presente in ogni cosa. L’imperativo morale dello stato non sarà più quello di risolvere i problemi di tutti, perché i suoi limiti saranno evidenti. Ciò ne ridurrà il ruolo nella società, soprattutto nella sfera delle esigenze morali. Invece di qualche ideale autoritario, potremo vivere i nostri sogni e fissare i nostri obiettivi.

Bitcoin è la libertà dalla tirannia.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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https://opentip.io/freedonia


mercoledì 24 aprile 2024

Il modello di business unico del settore bancario e perché il capitale non è un “fondo per le emergenze”

 

 

di Jane L. Johnson

Le banche sono attività altamente regolamentate, come ci si aspetterebbe da entità a cui affidiamo il nostro denaro e dalle quali un giorno potremmo accendere in prestito per acquistare una casa o avviare un’impresa.

I banchieri interagiscono quotidianamente con le autorità di regolamentazione e quegli investitori che desiderano costituire una banca devono prima ottenere impegni di capitale dai futuri azionisti e richiedere uno statuto bancario alle autorità di regolamentazione.

Una volta in attività, una banca è supervisionata da uno o più dei seguenti regolatori statali e federali: una commissione bancaria statale se è una banca riconosciuta dallo stato, l’Ufficio del controllore della valuta se è riconosciuta a livello federale, la Federal Reserve se è membro di tale sistema e/o una holding bancaria, la National Credit Union Administration (NCUA) se è una cooperativa di credito, la Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC), il Consumer Financial Protection Bureau (CFPB), la Securities and Exchange Commission (SEC) e il Federal Financial Institutions Examination Council.

Sebbene questa struttura normativa possa imporre un intervento eccessivo nell’economia privata e creare indubbiamente una certa ridondanza, la natura unica del sistema bancario suggerisce che la regolamentazione bancaria, almeno in un certo senso, è giustificata, dato che le banche operano a riserva frazionaria.


La caratteristica peculiare del modello di business bancario

L'attività bancaria è unica nella sua dipendenza dalla “leva finanziaria”, cioè l'utilizzo del denaro di qualcun altro per realizzare un profitto per sé stessi. Il settore bancario è unico anche nel suo ruolo di intermediario tra i depositanti e i mutuatari, dato che utilizza i fondi dei primi per concedere prestiti ai secondi. L’utilizzo dei fondi dei depositanti, inoltre, è spesso a breve termine poiché i proprietari dei conti bancari possono ritirare i propri fondi su richiesta, mentre i prestiti ai mutuatari sono tipicamente a lungo termine, come i mutui trentennali. Tutte queste caratteristiche uniche del settore bancario possono renderla un’attività intrinsecamente rischiosa, come ha dimostrato la storia.

Le banche sono redditizie quando pagano ai depositanti un tasso d'interesse e poi ne addebitano ai mutuatari uno più elevato. Come dice un proverbio, i banchieri vivono secondo la Regola del 5-4-3: addebitare il 5% ai mutuatari, pagare ai depositanti il 4% ed essere sul campo da golf entro le tre.

Molte altre attività, alcune ad alta intensità di capitale, non utilizzano la leva finanziaria. Ad esempio, un produttore che gestisce una catena di montaggio con macchinari pesanti non è un intermediario come lo è una banca, e non si verificano prestiti a leva come nel settore bancario. La maggior parte delle imprese di servizi operano in modo simile, anche se senza proprietà immobiliari ad alta intensità di capitale. Queste attività senza leva non richiedono la supervisione normativa sul capitale tipica delle banche.


Requisiti patrimoniali giustificati per quelle attività che sfruttano la leva finanziaria

È nella natura delle banche, in quanto imprese a leva, essere sottocapitalizzate perché non esserlo le vincolerebbe ad avere fondi per concedere prestiti o coprire le spese operative. Il capitale bancario dovrebbe essere considerato un cuscinetto in grado di assorbire le perdite tra uno o più asset bancari, come prestiti in sofferenza o cali del valore di mercato nel portafoglio titoli.

Il conto capitale di una banca è costituito da fondi investiti dagli azionisti originali, aumentati dagli utili non distribuiti nel corso della vita della banca. Il capitale viene normalmente investito in titoli del Tesoro statunitense e non è disponibile per concedere prestiti o coprire le spese operative. Non costituisce né un attivo né una passività nel bilancio; si tratta piuttosto di una voce sequestrata separatamente sul lato destro (passivo) del bilancio. Il capitale può essere calcolato come la differenza tra gli attivi e le passività bancarie. Con una corretta gestione bancaria, questa differenza è positiva; se negativa, la banca sarebbe considerata insolvente.

I requisiti patrimoniali sono espressi come rapporti capitale/asset e che i regolatori bancari tengono d’occhio. I rapporti variano tipicamente dal 6 al 10%, a seconda della rischiosità imputata agli asset di una banca. Qualsiasi deficit nel rapporto capitale/patrimonio di una banca è motivo di seria preoccupazione e dev'essere corretto il prima possibile, magari anche con un'offerta di ulteriori azioni bancarie agli azionisti esistenti o nuovi.


Una nota sulle riserve bancarie e sui contanti nei caveau

“Capitale” e “riserve” sono spesso facilmente confusi, quindi è importante utilizzare i termini correttamente. Molti giornalisti finanziari, che dovrebbero saperle le cose, a volte scambiano “capitale” e “riserve” riferendosi anche in modo approssimativo a uno o entrambi come “liquidità”. Di recente uno scrittore finanziario del New York Times ha ammesso di aver travisato per molti anni il capitale bancario, paragonandolo a un “fondo di emergenza”.

Le “riserve” bancarie, un termine dal significato molto specifico, sono calcolate come percentuale (normalmente il 10% o meno) dei depositi. Se una banca detiene $1 milione in depositi, ad esempio, è tenuta a trattenere $100.000 (10%) in riserve, fondi sotto forma di contanti nel caveau e/o riserve nel proprio conto presso la banca distrettuale locale Federal Reserve. Entrambe le forme sono considerate attivi per la banca. I restanti $900.000 sono disponibili per creare nuovi prestiti.

Una banca che non è in grado di soddisfare i propri obblighi di riserva può sempre prendere in prestito le “riserve di riserva” (chiamate “fondi federali”) da altre banche che le hanno in eccesso, o in caso di necessità richiedere alla Federal Reserve un prestito a breve termine. Il mancato mantenimento delle riserve minime richieste è considerato un'anatema nel mondo bancario ed esistono opzioni per ottenere riserve aggiuntive, se necessario.

“Liquidità” è un altro termine bancario che deve essere utilizzato correttamente. Sebbene non siano monitorate dalle agenzie di regolamentazione, le banche mantengono contanti nel caveau (banconote della Federal Reserve e monete del Tesoro) per soddisfare le richieste di prelievo allo sportello o ai bancomat. Conservare contanti è una spesa per le banche, perché non frutta interessi e dev'ssere conservato in depositi sicuri. Le banche assorbono queste spese, ma sarebbero giustificate nel chiedere ai clienti di coprire il costo della gestione del contante (e in effetti alcune banche addebitano i prelievi ai bancomat).

Sebbene il capitale sia considerato un segno della salute finanziaria di una banca, né le riserve bancarie né i contanti nel caveau forniscono in alcun modo tale indicatore.


Le recenti richieste di requisiti patrimoniali più elevati

In seguito ai problemi di liquidità dello scorso anno tra la Silicon Valley Bank (SVB), la Signature Bank e la First Republic Bank, molte agenzie di regolamentazione e politici (mi ripeto) hanno chiesto requisiti patrimoniali più elevati alle banche. È chiaro, tuttavia, che l'insufficienza di capitale non è stata una delle principali cause delle difficoltà di queste banche.

SVB, ad esempio, ha subito una corsa agli sportelli dell'era moderna in cui i depositanti (alcuni dei cui conti superavano i limiti assicurativi della FDIC) hanno improvvisamente richiesto ingenti prelievi online.

Incapaci di attingere ad asset che tradizionalmente fornirebbero fondi per i prelievi — contanti dal caveau, asset in portafoglio come investimenti a breve termine, o strutture di prestito della Federal Reserve — la FDIC e il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti sono intervenuti per onorare i saldi dei depositanti di SVB al di sopra della normale assicurazione di $250.000 per conto. Il colpevole qui era il portafoglio di SVB contenente titoli del Tesoro il cui valore di mercato era diminuito quando la Federal Reserve ha iniziato a rialzare i tassi d'interesse nel 2022, causandone un calo dei prezzi mark-to-market al di sotto della base di costo pagata da SVB.

Una successiva analisi dei suoi problemi ha rivelato che non era sottocapitalizzata e che il suo rapporto capitale/patrimonio era del 10,4%, ben al di sopra del requisito normativo del 7%. E se avesse incluso le perdite non realizzate sul suo portafoglio titoli nei calcoli del suo capitale regolamentare, il rapporto capitale/attivi sarebbe stato ancora più alto, ottenendo buoni risultati negli stress test bancari della Federal Reserve.

Il problema principale di SVB non era l'insufficienza del capitale, ma piuttosto l'incapacità di raccogliere liquidità vendendo i titoli in portafoglio senza subire grandi perdite sugli investimenti. Come ha concluso la relazione della Federal Reserve sul crollo di SVB e Signature Bank “[...] la sua leadership non è riuscita a gestire il tasso d'interesse di base e il rischio di liquidità [...] e le autorità di vigilanza della Federal Reserve non sono riuscite ad intraprendere azioni sufficientemente energiche [...]”. La relazione ha poi evidenziato come criticità la “[...] crescita rapida e sfrenata [...] attraverso un'eccessiva dipendenza da depositi non assicurati [...] e l'incapacità di comprendere il rischio della loro associazione con l'industria delle criptovalute”. Il capitale non è stato citato come fattore del fallimento di queste banche.


Considerazioni conclusive sul modello di business e sul capitale delle banche

Idealmente le banche ben gestite (e i loro depositanti) dovrebbero essere libere di determinare il livello di capitale adeguato al loro modello di business, ma l’unicità del settore ha indotto le autorità di regolamentazione a far rispettare i requisiti patrimoniali. Negli anni successivi alla creazione della FDIC, sia le banche che i depositanti sono diventati indifferenti all'importanza del capitale bancario perché la FDIC copre le perdite sui depositi fino a un limite noto e in alcuni casi anche oltre tale limite, come con SVB ad esempio.

L’esistenza di questa generosa copertura assicurativa è un esempio di ciò che gli economisti chiamano “azzardo morale”, quando gli attori economici (le banche e i loro depositanti in questo caso) sono incentivati ​​a correre rischi più grandi perché non ne sopportano tutti i costi. Nel salvataggio dei depositanti di SVB da parte della FDIC, un costo maggiore è sostenuto da tutte le altre banche (e dai loro depositanti), che pagano direttamente o indirettamente i premi assicurativi sui depositi, socializzando così quello che avrebbe dovuto essere un costo privato e che sarebbe dovuto gravare totalmente sulle spalle del management di SVB. 

Un’ultima osservazione è che i fallimenti bancari del 2023 potrebbero riflettere lo stato di paura che affliggeva gli Stati Uniti durante la crisi sanitaria del 2020-23 e che ora sta finalmente iniziando a dissiparsi mentre gli americani ritornano a una relativa normalità. Le agenzie di regolamentazione bancaria, chiedendo alla FDIC una copertura estesa delle perdite sui depositi e raccomandando poi requisiti patrimoniali più elevati per le banche, potrebbero aver reagito in modo eccessivo al fallimento di SVB, temendo un contagio simile a un virus in tutto il settore bancario. Alcuni hanno ipotizzato che le misure di lockdown fossero una prova generale di qualcosa di ancora più controverso e distruttivo; forse gli storici futuri analizzeranno con successo e descriveranno gli effetti collaterali attuali e postumi di quest'epoca.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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