giovedì 31 dicembre 2020

I guai veri per il dollaro sono appena iniziati

 

 

di Alasdair Macleod

Non è affatto una sorpresa che le criptovalute stanno ruggendo ed i metalli preziosi stanno recuperando terreno. Nell'ultimo mese ci sono stati sviluppi che indicano una nuova fase di accelerazione dell'inflazione monetaria per il dollaro e il denaro fiat sta iniziando ad essere scambiato con suddette coperture contro l'inflazione ad un ritmo crescente.

L'iperinflazione del dollaro sta ora diventando ovvia per una crescente coorte di investitori. È alimentata da fattori su entrambi i lati dei bilanci bancari, con i grandi depositanti che stanno riducendo i loro depositi a termine e aumentando i loro conti correnti ad accesso immediato. Inutile dire che ciò è alla base dell'aumento di M1, alimentato quindi da spostamenti da M2 la quale include anche i depositi di risparmio.

Si tratta di una corsa agli sportelli bancari nascosta. Nel frattempo i crescenti problemi nelle supply chain stanno portando al ritiro del credito bancario dalle attività non finanziarie, facendo implodere i bilanci bancari man mano che il credito bancario si contrae.

Viene altresì ritirato il supporto estero agli asset ad interesse fisso denominati in dollari e al dollaro stesso, il che porterà sicuramente ad un aumento dei rendimenti obbligazionari e dei tassi d'interesse durante il nuovo anno, indebolendo la bolla nel mercato azionario.

La FED si trova ora ad affrontare non solo il finanziamento del deficit di bilancio federale, ma anche quello delle supply chain statunitensi nella loro interezza, il che è corroborato dai problemi logistici globali in corso, vincolando $34.000 miliardi di pagamenti annui intra-aziendali nella sola America. L'impegno incrollabile della FED nei confronti di politiche monetarie keynesiane la porterà a dover compensare questi problemi commerciali, a salvare le banche che non riescono a sopravvivere all'inevitabile contrazione del credito bancario ed a far fronte ai crediti inesigibili che emergeranno.

È un compito epocale che abbraccia l'intera economia degli Stati Uniti, il che richiede una stampa di denaro ancora più rapida e mastodontica, compito impossibile da sostenere senza distruggere il dollaro scoperto.


Introduzione

Da maggio ho messo in guardia i lettori nei confronti di un crollo del dollaro. Ho mostrato che materie prime, azioni, criptovalute e metalli preziosi stavano salendo di valore a causa della perdita di potere d'acquisto del dollaro.

I media continuano a riferire sugli effetti economici solo del Covid-19, sottovalutando questi fattori ed ignorandone altri. Ritornare alla normalità è sempre stato un faro di speranza: la primavera della speranza in un inverno di disperazione. Ed è stata solo una piccola minoranza ad aver sottolineato che, lungi dall'essere una soluzione, il finanziamento inflazionistico ha conseguenze negative. E ancora meno di noi hanno cercato di dimostrare che invece di stimolare l'attività economica, la svalutazione della moneta in realtà la uccide.

Il ritmo della distruzione monetaria sta facendo un nuovo balzo. Il Grafico 1 rappresenta l'offerta di moneta della valuta di riserva mondiale, che sta salendo ad un nuovo ritmo. Nelle ultime due settimane di novembre, l'offerta di moneta M1 è aumentata di oltre il 14%, un tasso annuo del 367%.

La tendenza iperinflazionistica dell'offerta di moneta statunitense M1 è chiara, ma tutti sono diventati così confusi da questi sviluppi che praticamente la ignorano, mentre i prezzi di azioni, materie prime e Bitcoin esplodono. Questi sviluppi non devono essere ignorati da chiunque desideri preservare la propria ricchezza e forniscono importanti indizi sulla strada da percorrere.


I depositi di risparmio statunitensi vengono smobilitati

Secondo i dati più recenti, la somma dei depositi totali e della componente monetaria di M1 è salita a novembre di $435,7 miliardi, un incremento dell'11,6%, mentre i depositi a risparmio totali sono diminuiti di $88,5 miliardi (0,75%). La differenza tra i primi due e il secondo è l'accesso istantaneo. Rappresenta a tutti gli effetti una svolta: dal rapido aumento dei depositi a risparmio tra aprile e giugno, all'aumento della liquidità e dei conti correnti. Nella misura in cui il cosiddetto helicopter money ha rafforzato i conti di risparmio, tale effetto è svanito e, a seguito del rallentamento del tasso di aumento dei depositi a risparmio, questi ultimi sono effettivamente diminuiti per la prima volta quest'anno.

Le ragioni di questa inversione di tendenza riflettono una nuova riluttanza dei depositanti a vincolare fondi nel sistema bancario. Per essere chiari, con i depositanti più piccoli protetti dal FDIC, i cambiamenti nei depositi avverranno sicuramente nei saldi superiori, riflettendo quasi certamente una classe di depositanti finanziariamente informata che probabilmente negozia asset finanziari. L'apparente repentinità del cambiamento di atteggiamento tra i grandi depositanti dovrebbe suscitare il nostro interesse.

Non possiamo incolpare i tassi d'interesse a zero per questo sviluppo, perché ci sono stati massicci afflussi per un totale di $1.240 miliardi di depositi a risparmio totali a marzo, aprile e maggio, quando anche allora i tassi d'interesse erano a zero. La ragione più probabile per cui i depositi vincolati non vengono rinnovati è perché si tratta di un primo passo verso un'esposizione agli asset reali, ai beni e ai servizi.

Nel contesto di una combinazione di inflazione monetaria ed effetto sui prezzi degli asset, l'incasso dei depositi a risparmio ha senso. Non ne ha invece prestare denaro alla banca ad interessi zero, quando i prezzi degli asset e dei beni salgono. E se questi ultimi vengono venduti, non ha senso impegnare i proventi in depositi a termine; meglio comprare qualcos'altro. Anche se questo cambiamento di comportamento sembra segnalare che i depositanti sono sempre più consapevoli che i prezzi stanno aumentando e che i beni dovrebbero essere acquistati prima piuttosto che poi, devono ancora apprezzare che il fenomeno è la conseguenza di un potere d'acquisto della valuta in calo piuttosto che di un aumento dei prezzi.

Questo ci dà un'indicazione sul dove siamo nel processo di iperinflazione. Il segnale che ci viene dato dall'aumento di M1 è che alla fine porterà ad un'accelerazione dello smaltimento del denaro da parte di tutti i depositanti bancari. Ma non siamo ancora arrivati a questo punto.

In passato le iperinflazioni portavano ad un aumento della domanda di valuta sotto forma di banconote. Nella Germania del 1922-23 i salariati dovettero incassare i loro stipendi per spenderli immediatamente, il che portò ad un rapido aumento della domanda di marchi di carta mentre il loro potere d'acquisto crollava. Questo è il motivo per cui le stampanti monetarie funzionavano a pieno regime. Nell'economia moderna in cui le banconote e le monete giocano solo un piccolo ruolo, l'aumento della liquidità di spesa presso le banche crea un serbatoio di fondi, che quando arriva uno shock, è pronto a fluire rapidamente in tutto ciò che non è denaro fiat.

Se questa condizione si attiva, sposterà il potere d'acquisto del dollaro sul precipizio. Un aggiustamento su queste linee porterà ad un aumento più repentino dei prezzi dei beni di consumo rispetto ad un'economia in cui le banconote sono i principali mezzi di pagamento. Ma non siamo ancora arrivati a questo punto.

Per le banche commerciali l'effetto iniziale di una riduzione dei conti di risparmio è una maggiore esposizione al disallineamento temporale tra liquidità e portafoglio prestiti. In passato ciò ha portato a corse agli sportelli bancari, come quella di Northern Rock nel Regno Unito nel 2008. Un esempio più appropriato, forse, è il crollo dell'intero sistema bancario cipriota nel 2012.

Il presupposto negli ambienti finanziari è che la lotta al contante e il miglioramento della comunicazione tra le banche e le loro autorità di regolamentazione facciano sì che le operazioni bancarie siano un ricordo del passato. Il problema ricadrà sui clienti che non sono riusciti a recepire questo messaggio.

Ora abbiamo una spiegazione parziale del motivo per cui, come ha mostrato il nostro primo grafico, M1 sta salendo alle stelle: il denaro è stato dirottato dai depositi di risparmio inclusi solo in M2. Ciò lascia un altro enigma da risolvere, che si trova sul lato dell'attivo di bilancio del sistema bancario.


Il prestito bancario si sta improvvisamente contraendo

Oltre alla diminuzione dei depositi in M2 e all'aumento dei fondi nei conti correnti, l'origine della maggior parte dell'improvviso calo di M2 negli Stati Uniti a novembre è legata alla contrazione dei prestiti bancari. Il Grafico 2 mostra M2 meno M1, cosa che ci fornisce un'approssimazione dell'andamento del credito bancario.

Il credito bancario tende ad espandersi lungo un periodo di anni in cui i banchieri diventano gradualmente meno cauti riguardo ai prestiti, poiché i ricordi della precedente crisi finanziaria pian piano svaniscono. La Lemann era estremamente votata al settore finanziario e, con l'assistenza delle garanzie inflazionistiche della FED, non ha inedbolito i prestiti bancari al settore non finanziario, nonostante l'improvvisa caduta del PIL e della produzione lorda.

Il Grafico 2 racconta la storia dalla crisi della Lehman. Con l'inflazione dei prezzi ufficiale che rimaneva bassa e la FED che controllava i tassi d'interesse, il credito bancario si è espanso ad un ritmo costante per dieci anni. Quando le banche statunitensi hanno incontrato vincoli di bilancio nel settembre 2019, la FED è intervenuta nel mercato dei pronti contro termine per garantire che il credito bancario continuasse ad essere disponibile.

Il problema è stato risolto fino a marzo di quest'anno, quando la FED ha tagliato il tasso di riferimento allo 0% e pochi giorni dopo ha annunciato un QE illimitato. A quel tempo si pensava che nel giro di pochi mesi il virus sarebbe stato messo sotto controllo e l'economia globale sarebbe tornata alla normalità. I banchieri hanno ripensato alla Lehman: la soluzione era mantenere la calma e andare avanti. Con questo in mente e incoraggiate dalla FED, le banche commerciali hanno rapidamente ampliato il credito per contrastare quelli che si pensava fossero problemi di liquidità a breve termine nei settori non finanziari a causa delle supply chain e dei bloccati pagamenti lungo di esse. I prezzi delle materie prime sono aumentati, il che è stato preso come conferma da molti che le prospettive di produzione erano tornate a ruggire. Tra marzo e l'inizio di novembre il credito bancario è cresciuto di quasi $2.000 miliardi, nonostante fosse più che raddoppiato sin dal 2008.

Il credito bancario, e con esso i bilanci bancari, sono diventati ancora più sovraestesi e maturi per una contrazione significativa. Solo un aumento del capitale proprio può ridurre la pressione sui bilanci bancari se si vogliono mantenere gli attuali livelli di credito. Ma con il patrimonio bancario ai livelli di oggi rispetto al valore contabile, la diluizione del patrimonio netto è un'opzione poco attraente. L'unica alternativa è ridurre il rapporto tra asset e fondi degli azionisti, e così nelle ultime settimane il credito bancario ha iniziato a contrarsi bruscamente. E dato l'enorme aumento sin dalla crisi della Lehman, ora è probabile che si verifichi un ulteriore significativo ritiro dei prestiti bancari.


Psicologia del prestito

La psicologia dei cicli del credito bancario è facile da capire: i banchieri iniziano con una paura per il rischio, seguita dalla cautela nei prestiti, dalla crescente concorrenza per le imprese, quindi dall'avidità che comprime ulteriormente i margini e infine dalla paura di nuovo.

I banchieri hanno una forte tendenza ad agire all'unisono, creando un ciclo definitivo, una caratteristica vista in tutta la storia bancaria. Con ripetuti fallimenti ciclici, nel tempo gli istinti monopolistici collettivi dei banchieri li hanno portati ad unirsi per evitare che una crisi in una o più banche li infettasse (come nel caso di Barings nel 1890) e poi nel ventesimo secolo alle banche centrali che diventavano totalmente responsabili dei salvataggi bancari. Questo è stato uno dei motivi per cui è nata la FED.

Il conforto di salvarsi dalle proprie follie influenza l'istinto collettivo dei banchieri quando si tratta di elargire prestiti. Sanno che saranno sempre salvati. Molto prima di questi sviluppi, nel caso di Overend Gurney & Company nel 1866, Bagot scrisse che "queste perdite erano il frutto di azioni così avventate e così sciocche che anche un bambino avrebbe potuto fare meglio". La descrizione di Bagot possiamo applicarla anche al comportamento delle banche nel periodo precedente al fallimento della Lehman e alla condizione in cui si trovano oggi. Potrebbe essere estesa anche al comportamento delle banche centrali e delle autorità di regolamentazione bancaria che incoraggiano gli eccessi di credito.

Qualsiasi osservatore dei cicli di prestito avrebbe percepito questo fenomeno più e più volte. Nel nostro esempio contemporaneo, i banchieri sono convinti che la FED abbia saldamente il controllo; e che se non fosse per il Covid, l'economia sarebbe sana. Non possiamo sapere con certezza quale dei recenti eventi abbia portato dall'estremo ottimismo al dubbio e possibilmente al panico, ma l'evidenza ci suggerisce una risposta: le continue difficoltà con le supply chain ed i pagamenti annessi. Non si sono riprese dallo sconvolgimento iniziale causato dall'epidemia. E ora i banchieri nervosi vedono che i risparmiatori stanno liquidando depositi a risparmio a favore di conti correnti ad accesso istantaneo, una tendenza che cerca maggiore liquidità.


La logistica globale è nel caos

Le attività logistiche coinvolte nel trasporto, nello stoccaggio e nel flusso delle merci sono state gravemente sconvolte dal Covid. I contenitori pieni di merci si sono accumulati nei porti e la capacità di distribuzione è stata ridotta. Inoltre lo stoccaggio di alcune merci ha portato ad utilizzare i porti container come strutture di stoccaggio, intasandoli nonostante le sanzioni finanziarie. Un esempio è il governo del Regno Unito che accumula DPI a Felixstowe, dopo averne ordinati in eccesso nel panico iniziale e ora necessitano di stoccaggio per una riserva di scorte vitali. E con i container che non vengono restituiti rapidamente dalle nazioni importatrici agli esportatori, il flusso globale di merci è gravemente compromesso, motivo per cui così tanti si trovano nel posto sbagliato.

L'interruzione della logistica globale è iniziata all'inizio di quest'anno, con le spedizioni arretrate nei porti container della Cina e la mancanza di camionisti per ritirare e consegnare i container. Le compagnie di navigazione sono state costrette ad annullare le partenze e ciò ha portato ad una mancanza di componenti nei mercati dell'export cinese. Quando la Cina è uscita dal lockdown all'inizio di quest'anno, il trasporto su strada è tornato alla normalità. La pressione sulla distribuzione di container dalla Cina alla costa americana nel Pacifico si è inizialmente allentata, ma il corso dell'epidemia in America ha avuto un impatto sulla sua capacità di trasporto su strada, portando ad un accumulo di container nei porti nordamericani. Gli arretrati hanno portato le navi portacontainer a non essere in grado di ottenere slot di scarico e seminando il caos tra i rollover: il termine applicato ai container che non vengono caricati come programmato e riprenotati per la successiva navigazione disponibile, che a sua volta avrebbe potuto subire un rollover.

A metà ottobre fino ad un terzo dei carichi di trasbordo negli hub asiatici di spedizione di container era soggetto a rollover e rapporti più recenti suggeriscono che il problema non è stato risolto; anzi, è molto probabile che le condizioni siano peggiorate. E a causa della scarsa comunicazione, i proprietari di merci non hanno idea di dove siano le loro spedizioni nella catena logistica e quindi non possono gestire le proprie catene di approvvigionamento.

I problemi nelle supply chain stanno danneggiando l'economia globale. Inoltre l'aumento della spesa pubblica sta peggiorando le cose, ad esempio l'accumulo di container a Felixstowe pieni di DPI di proprietà dello stato. E il rapido aumento di tale spesa sta esercitando un'ulteriore pressione sulla logistica delle spedizioni, portando a maggiori squilibri commerciali.

Il fabbisogno finanziario delle imprese americane è proporzionale all'interruzione delle supply chain dovuta al caos dei container, indipendentemente dal fatto che l'impresa importi beni di consumo o componenti per la produzione. La totalità del problema è di gran lunga superiore al PIL, essendo direttamente correlata alla produzione lorda degli Stati Uniti, registrata l'ultima volta alla fine del secondo trimestre 2020 a $34.260 miliardi. Il grafico qui sotto ci mostra come tale parametro sia sceso dal suo massimo storico alla fine del 2019.

La contrazione della produzione lorda a metà anno si è avvicinata a $4.000 miliardi e, come abbiamo visto, la risposta iniziale delle banche è stata quella di estendere il credito per alleviare la crisi nelle supply chain. Ma dato che il movimento annuale di tutte le forniture è l'equivalente della produzione lorda, le implicazioni dell'aumento dei prestiti bancari sono state le seguenti: credito extra emesso pari a $1.600 miliardi e il settore non finanziario (cioè l'economia di base) ha assorbito i costi delle supply chain per un ammontare di $2.300 miliardi, lasciando le finanze aziendali molto tese.

La situazione si è ulteriormente deteriorata dalla fine di giugno. Mentre inspirano e contano fino a dieci, i banchieri ora si rendono conto che la FED non ha fatto abbastanza per proteggerli dalla vera portata del disastro logistico. A differenza dei tempi della Lehman, ora sono completamente esposti ad una situazione in rapido deterioramento. Non possono più permettersi di sostenere le imprese a corto di liquidità mentre la FED vacilla, motivo per cui si sta verificando l'improvviso crollo dei prestiti bancari. E vedendo che i loro depositanti ritirano il prestito a termine, le banche commerciali stanno cedendo al panico per frenare i loro prestiti bancari e ridimensionare i loro bilanci.


I compiti gravosi della FED

Finora la FED ha agito in termini keynesiani per salvare l'economia statunitense. Per garantire che le conseguenze del Covid fossero contenute ha promesso un QE illimitato, attualmente pari a $120 miliardi al mese, in modo da finanziare l'aumento del deficit del bilancio federale. Ha imposto tassi d'interesse a zero per mantenere bassi i costi di finanziamento. Il ciclo iniziale di inflazione monetaria ha finanziato due terzi dell'aumento della spesa federale nella seconda metà dell'anno fiscale 2020 fino alla fine di settembre, il terzo rimanente è stato generato dalle entrate fiscali. Un secondo "pacchetto di stimolo" è previsto a breve, il quale sarà finanziato da un'ulteriore inflazione monetaria.

Il compito della FED si sta ora evolvendo dal finanziare il crescente deficit del governo federale a sostenere anche le interruzioni nelle supply chain, ora che i prestiti bancari non riescono a tenere il passo. Mentre il primo problema è ancora lungi dall'essere risolto, il secondo è molto più grande visto che senza l'intervento della FED ci sarebbe stato un crollo deflazionistico come quello degli anni '30, con le banche che andarono in bancarotta sotto la pressione dei precedenti eccessi di prestito e dell'aumento dei crediti inesigibili. Per salvare le banche, quindi, esse dovranno essere sostenute a fronte degli impegni di prestito attuali e futuri. E per quanto riguarda la futura espansione del credito, i regolamenti dovranno essere modificati o sospesi, perché le banche ora non hanno il sostegno a livello di equity per espandere sufficientemente i loro bilanci.

Anche se ciò potesse essere portato a compimento, la FED va contro la regola di Pareto 80/20, per cui circa l'80% dell'attività economica del settore privato è composta da piccole e medie imprese locali. Ottenere sostegno per le PMI è un compito immane e il semplice sostegno ai flussi di pagamento nelle supply chain, per quanto sostanziali, non sarà sufficiente per risolvere i problemi economici delle piccole imprese. Ma volendo adottare una soluzione keynesiana a tutto, la FED non può tornare indietro e comunque non ha mandato per farlo. Gli stimoli contro la crisi sanitaria stanno diventando una passeggiata di salute rispetto a quanto la FED deve ancora affrontare.

La crescente consapevolezza nella comunità bancaria che l'America e il resto del mondo stanno affrontando una profonda crisi economica farà ciò che queste condizioni sono destinate a fare: portare le banche ad accalcarsi verso le uscite. Le rassicurazioni della FED non fermeranno tale fenomeno. Anche gli stranieri, con oltre $6.000 miliardi di depositi bancari e $22.000 miliardi di asset finanziari denominati in dollari americani, si accalcheranno verso le uscite vendendo dollari in cambio di altre valute, materie prime, Bitcoin e oro. Ciò sta già accadendo, come mostra il Grafico 3.

I depositanti nazionali, di fronte alla scelta di essere creditori di qualsiasi banca (spostare fondi da una all'altra non è una soluzione per problemi sistemici), sceglieranno sempre più spesso di scambiare i loro conti bancari con qualcosa di diverso dai dollari in banca, portando ad un crack-up boom.

Un fattore non visto nei precedenti crolli monetari è che ora esiste una classe istruita di fan delle criptovalute, la quale capisce che la politica monetaria della FED sta causando il collasso del dollaro. La loro istruzione è lungi dall'essere completa, ma non importa. Stanno facendo soldi, misurati in denaro fiat, e tutti lo vedono. È finita la situazione in cui solo un uomo su un milione capisce cosa sta succedendo al denaro. E questo fatto può solo accelerare il ritmo del crollo del dollaro.


La scelta tra asset finanziari e altri beni

Finora abbiamo scoperto che i depositanti non protetti dal FDIC hanno smobilitato i loro depositi di risparmio a favore della liquidità al fine di investire in asset. Per ogni asset acquistato, c'è un venditore che incassa i proventi. E con criptovalute, azioni, materie prime e prezzi delle materie prime tutti in rialzo, i venditori stanno reinvestendo invece di prendere solo profitti. Chiaramente questa attività è alimentata dalla crescente speculazione nelle bolle e, in misura minima, dal timore che il dollaro perda il suo potere d'acquisto rispetto ai beni materiali. Per provarlo, dobbiamo solo guardare al sentimento nel mercato dell'oro, la cui performance è notevolmente inferiore a quella di altri asset finanziari.

In assenza di una paura diffusa per la svalutazione della valuta, dobbiamo concludere che le azioni sui mercati finanziari, ad eccezione dell'interesse fisso dove c'è un solo acquirente (la FED) sono effettivamente bolle. Quando le bolle scoppiano, il denaro che esiste solo nelle valutazioni scompare.

Una conseguenza importante è che le garanzie bancarie, sempre più sotto forma di asset finanziari quotati o ad essi collegati, diminuiscono di valore, esponendo le banche ad una leva di bilancio eccessiva ed a prestiti scoperti. Il problema delle garanzie bancarie è stato espresso da Irving Fisher nella sua analisi del crollo di Wall Street e di come ciò abbia portato a perdite per le banche.

Senza l'intervento della FED, una riduzione della disponibilità di credito bancario porterà a tassi di prestito nettamente superiori a causa delle crescenti richieste di rifinanziamento in un momento di contrazione del credito. Storicamente le condizioni che portano all'implosione delle bolle sono quasi sempre legate all'aumento dei tassi d'interesse e dei rendimenti obbligazionari, cosa che mette in luce i malinvestment.

Anche le conseguenze di una valuta in calo, e considerevolmente posseduta da stranieri, possono innescare queste condizioni. Per gli investitori stranieri, i rendimenti degli asset denominati in dollari sono inficiati dalle perdite a livello monetario e questo è particolarmente evidente negli interessi fissi, dove i rendimenti sono troppo bassi per compensare le perdite monetarie attuali. Secondo i dati TIC del Tesoro USA, negli ultimi dodici mesi gli stranieri nel settore privato hanno liquidato quasi $300 miliardi in obbligazioni del Tesoro USA ad interesse fisso, obbligazioni societarie e di agenzie governative. La liquidazione è superiore una volta che si rimuovono dal calcolo le società assicurative offshore.

La condizione sottostante è la preferenza temporale, che, in una valuta in calo, avvisa i proprietari stranieri di perdite future non compensate dai tassi d'interesse correnti. Questo è il motivo per cui le plusvalenze per compensare la mancanza di reddito da interessi sono diventate così importanti per gli investitori stranieri. Ma come mostra il Grafico 4, con l'aumento dei rendimenti vi è una crescente sensazione che i profitti saranno ora sostituiti da perdite sul capitale.

L'aumento dei rendimenti obbligazionari per il debito del Tesoro USA ha ulteriori implicazioni negative per i mercati azionari. Le valutazioni si basano esclusivamente sulla politica monetaria della FED e sono completamente separate dalle prospettive di business nel settore non finanziario, dove le supply chain stanno fallendo.

I depositanti bancari che non ricadono nella protezione del FDIC tenteranno di invertire le loro attuali posizioni nei confronti delle azioni. L'attrazione tradizionale verso un rifugio sicuro nei titoli del Tesoro USA sarà sostituita da una fuga verso la liquidità. L'unico rifugio diventerà una scelta tra metalli preziosi e criptovalute, nel tentativo di liberarsi dei dollari.

Gli sviluppi su queste linee stanno ripetendo l'esperienza di John Law in Francia esattamente trecento anni fa. Banchieri saggi, come Richard Cantillon, non shortarono l'impresa del Mississippi, ma la moneta cartacea di Law, il livre scoperto, sulle borse estere di Londra e Amsterdam in cambio di valute coperte da oro e argento. Quella fu la seconda fortuna che guadagnò dalle politiche paleo-keynesiane di Law, la prima fu la vendita segreta di azioni Mississippi depositate presso di lui come garanzia.

Non ci sono dubbi sul fatto che gli sviluppi monetari, bancari ed economici e la relativa necessità di un'espansione aggiuntiva ed illimitata dell'offerta di moneta siano destinati a distruggere il dollaro e tutte le altre valute fiat, così come la valuta di John Law crollò trecento anni fa. Nella loro comprensione di ciò che rappresenta il denaro, la comunità delle criptovalute è solo la prima ad aver recepito questo messaggio.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


mercoledì 30 dicembre 2020

Il decimale dopo la virgola che ha fatto saltare in aria il mondo

 

 

di Jeffrey Tucker

Qual è stata la base del panico che ha portato le luci ad oscurarsi sulla civiltà? La data più importante potrebbe essere l'11 marzo 2020. È allora che il Congresso è caduto in un panico ingiustificato e ha acconsentito ad un lockdown su richiesta degli "esperti". I governatori statali li hanno seguiti uno per uno, con poche eccezioni, e il resto del mondo si è unito alla frenesia.

A febbraio le persone desideravano ardentemente sapere la risposta a quanto segue: questo "nuovo virus" ha punti in comune con l'influenza, i raffreddori stagionali ed altri patogeni prevedibili e gestibili? O è qualcosa di completamente diverso, senza precedenti nelle nostre vite, terrificante e universalmente mortale?

Fondamentale in suddetta fase sono stati i messaggi concernenti la salute pubblica. Nelle precedenti pandemie dal 1918 in poi, il messaggio centrale era mantenere la calma, andare dal medico se si accusavano determinati sintomi, evitare di infettare deliberatamente gli altri, fidarsi dei sistemi in atto e mantenere la società funzionante. Questo è stato a lungo considerato un messaggio di salute pubblica responsabile, ed è stato praticamente il punto in cui siamo rimasti per la maggior parte di gennaio e febbraio, quando gli "esperti", indipendentemente dalle loro prospettive politiche, hanno mantenuto sobrietà e razionalità.

Qualcosa è cambiato radicalmente questa volta. S'è fomentato il panico, attingendo ad una paura primordiale nei confronti della malattia. La realtà della pandemia, a quanto pare, era familiare. La gravità del suo impatto ha colpito principalmente gli anziani e gli infermi, con il 40% dei decessi riconducibili a strutture di assistenza a lungo termine e un'età media della morte quasi uguale alla durata media della vita. Ha seguito un modello stagionale di diffusione fino al suo equilibrio endemico.

L'unico fattore differente è stato il messaggio, universalmente strutturato per creare frenesia pubblica, dall'urgenza del 28 febbraio sul New York Times di "tornare al medioevo" all'ultima richiesta su Salon di farci prendere dal panico ancora di più.

La mia sensazione di rovina imminente è iniziata il 6 marzo con la cancellazione di South by Southwest ad Austin, in Texas, un'azione compiuta dal sindaco senza ascoltare nessun altro e completamente senza precedenti. Ne ho scritto l'8 marzo. Quattro giorni dopo, il presidente Trump ha pronunciato un discorso a livello nazionale che si è concluso con un annuncio scioccante che tutti i voli dall'Europa sarebbero stati fermati, anche se il virus era qui sin da gennaio. Il giorno successivo, il 13 marzo, l'amministrazione ha emesso quello che equivaleva ad un piano di chiusura per la nazione.

A questa sequenza temporale, tuttavia, manca un passaggio cruciale.

Dobbiamo essere grati a Ronald B. Brown della Waterloo University per il suo straordinario documento in Disaster Medicine and Public Health Preparedness (Vol 14, No. 3): “Public Health Lessons Learned From Biases in Coronavirus Mortality Overestimation”. È stato pubblicato anche sul sito web del National Institutes of Health con data del 12 agosto. La tesi del nostro autore era che la reazione eccessiva ed i lockdown senza precedenti sono iniziati con quello che era un miscuglio terminologico che, a sua volta, ha portato ad un punto decimale di errore in una relazione del National Institutes of Health.

Era un errore apparentemente piccolo, ma ha fornito la base su cui Anthony Fauci ha testimoniato al Comitato per la supervisione e la riforma della Camera sulla gravità del nuovo virus.

Ecco il video in questione. Mentre guardate, noterete l'apparente precisione dei dati che in realtà maschera un enorme problema: l'enorme differenza tra il tasso di mortalità dell'infezione, il tasso di mortalità dei casi ed il tasso di mortalità complessivo. Non c'era menzione alcuna dei tassi di guarigione. Nessuna persona presente ha respinto le sue affermazioni. Nella bufera di dati, è emersa una sola affermazione che ha terrorizzato tutti: "È 10 volte più letale dell'influenza stagionale".

A parte questa previsione, il suo comportamento era: questo è un virus completamente nuovo, molto mortale ed ingestibile senza misure estreme. Il messaggio implicito di Fauci al Congresso e al popolo americano era: fatevi prendere dal panico.

Da notare il linguaggio confuso: fa riferimento al "tasso di mortalità" senza specificare cosa intende, getta nella mischia un 3% e poi parla di "casi" senza sintomi. In tutto questo pasticcio di apparente scienza, Fauci rivendicava ciò che in realtà non poteva sapere, fondendo due distinti set di dati ed estrapolando un appiglio che gli permettesse di avanzare un'affermazione completamente non supportata che ovviamente si è rivelata falsa. Due anni fa 61.000 americani di tutte le età morirono di influenza. Se si imputava erroneamente un "tasso di mortalità" dello 0,1% e lo si traslava alle infezioni da Covid, si avevano almeno 800.000 morti solo per Covid (non "con" come il CDC classifica oggi le morti, cosa che da sola rappresenta un grande cambiamento). Questa era una previsione spaventosa in quel frangente; sembrava aggiungere peso alle stime dell'Imperial College di Londra di quei 2,2 milioni di morti che ci sarebbero stati senza lockdown. Questa testimonianza ha portato un'intera generazione di legislatori a credere che nessuna delle misure mediche tradizionali avrebbe funzionato. "Non c'è paragone con l'influenza o qualsiasi malattia respiratoria", solo questo ha giustificato un'emergenza nazionale che richiedeva la fine del nostro modo di vivere.

Il problema è che l'affermazione era basata su un errore terminologico che alimentava un errore matematico di base. Come spiega Brown:

Il bias di campionamento nei calcoli di mortalità del coronavirus ha portato ad una sovrastima della mortalità 10 volte maggiore l'11 marzo 2020, testimonianza di fronte al Congresso degli Stati Uniti. Questo bias è stato seguito da un bias di informazione dovuto all'errata classificazione di un IFR dell'influenza stagionale come CFR, evidente in un editoriale di NEJM.org. Le prove dell'OMS hanno confermato che il CFR approssimativo del coronavirus non è generalmente superiore a quello dell'influenza stagionale. All'inizio di maggio 2020, i livelli di mortalità COVID-19 erano notevolmente inferiori alle sovrastime previste, un risultato che la popolazione ha attribuito alle misure di mitigazione per contenere la diffusione del nuovo virus.

Seguiamo Brown mentre guida il lettore per fargli capire le differenze cruciali tra IFR e CFR. L'IFR, da campioni in tutta la popolazione, "include infezioni non diagnosticate, asintomatiche e lievi". Per calcolare l'IFR medio nella popolazione, si fanno campioni randomizzati per giudicare la sua prevalenza. I risultati sono i casi, ciò che chiamavamo persone "malate", ma si estendono anche a persone che si limitano ad avere tracce del virus morto ma non corrono il pericolo di trasmetterlo o di subire conseguenze gravi. I casi, d'altra parte, "si basano esclusivamente su gruppi relativamente più piccoli di casi diagnosticati da moderatamente a gravemente malati all'inizio di un'epidemia". Il CFR è un gruppo più piccolo. Brown ci fornisce il grafico seguente per mostrare come l'epidemiologia abbia a lungo considerato la differenza.

Basandovi solo su questo grafico, potete capire perché diventa fondamentale mantenere questi termini ben distinti. Il CFR è più alto; l'IFR è inferiore; il tasso di mortalità grezzo è ancora più basso. Il CFR misura la gravità; l'IFR misura la prevalenza. Questi sono i due problemi generali che è necessario conoscere per valutare se e in che misura un'epidemia di virus sia lieve, moderata, o grave. Ciò è importante a causa della realtà a lungo osservata dei virus respiratori: c'è un compromesso tra le forze. Più il virus è grave, più velocemente si esaurisce. Più è mite (e “intelligente”), più può diffondersi. Mescolare gravità e prevalenza significa confondere tutte le categorie importanti che gli specialisti in malattie infettive utilizzano per valutare l'impatto sociale di un nuovo virus.

Inoltre, se si uvole confrontare la gravità di una pandemia, bisogna confrontare le mele con le mele, il che significa come minimo che dobbiamo stare attenti a distinguere le mele dalle arance e dalle pere. Questo è esattamente ciò che i primi messaggi sul coronavirus non hanno fatto.

I casi non sono morti; ancora più cruciale, i casi in senso tradizionale significano che le persone sono effettivamente malate, non che sono risultate positive al test PCR. Aggiungendo ulteriore confusione, oggi la maggior parte delle fonti di dati sul Covid utilizza il termine "casi" per identificare qualsiasi test positivo, con o senza sintomi, quando la parola corretta sarebbe "infezioni". Inoltre il test PCR stesso presenta i suoi problemi. Come osserva Brown: "Un grave limite del test RT-PCR è che il rilevamento degli acidi nucleici non è in grado di determinare la differenza tra virus infettivi e non infettivi". L'uso diffuso del test PCR ha dato il proprio contributo ad offuscare tutte queste distinzioni cruciali.

Consideriamo ora uno straordinario articolo sul New England Journal of Medicine, apparso in data 28 febbraio, con Anthony Fauci come co-autore. L'importanza del pezzo sta nel fatto che si afferma che il Covid e l'influenza sono simili in gravità. "Le conseguenze cliniche complessive del Covid-19 potrebbero in definitiva essere più simili a quelle di una grave influenza stagionale (che ha un tasso di mortalità per caso di circa lo 0,1%), o di un'influenza pandemica (simili a quelle del 1957 e del 1968) piuttosto che di una malattia simile a SARS o MERS, che invece hanno avuto tassi di mortalità tra il 9-10% e il 36%".

Ciò che conta qui non è la previsione in quanto tale, ma il passaggio da infezione a caso: l'influenza ha "un tasso di mortalità per caso di circa lo 0,1%". Questo non era corretto nemmeno al momento in cui è stato scritto. Potete chiamarlo errore di stampa, o sciatteria o addirittura svista. Indipendentemente da ciò, anche l'Organizzazione mondiale della sanità aveva identificato la cifra dello 0,1% come tasso di mortalità per infezione. Se si presume un caso confermato sintomatico per ogni 10 infezioni (o ciò che ora viene chiamato in modo confuso "casi cumulativi"), l'errore potrebbe essere un decimale errato. L'articolo di Fauci contraddiceva direttamente l'OMS e andava contro tutto ciò che già allora si sapeva. Ma la sua affermazione riguardo il CFR sull'influenza è precisamente ciò che lo ha portato a sostenere di fronte al Congresso che il Covid sarebbe stato devastante.

Brown spiega inoltre:

Poiché la campagna per mitigare la trasmissione del coronavirus è stata implementata da marzo a maggio 2020, i totali attesi di mortalità da coronavirus negli Stati Uniti sono apparsi molto inferiori rispetto alla sovrastima riportata nella testimonianza di fronte al Congresso dell'11 marzo. Rispetto alla stagione più recente di influenza grave (H3N2) nel 2017-2018, con 80.000 decessi negli Stati Uniti segnalati dai funzionari del CDC, i totali di mortalità per coronavirus negli Stati Uniti avevano appena raggiunto gli 80.000 il 9 maggio 2020. A quel punto, rispetto all'influenza del 2017-2018, era chiaro che il totale della mortalità da coronavirus per la stagione non sarebbe stato neanche lontanamente vicino agli 800.000 decessi desunti dalla sovrastima riportata al Congresso. Anche dopo aver aggiustato l'effetto delle misure di mitigazione che potrebbero aver rallentato il tasso di trasmissione del coronavirus, sembra improbabile che così tante morti siano state completamente eliminate da un intervento non farmaceutico come il distanziamento sociale, che era inteso solo a contenere la trasmissione di infezioni, non sopprimere le infezioni e la mortalità correlati. Sempre all'inizio di maggio 2020, un sondaggio dello Stato di New York su 1.269 pazienti COVID-19 ricoverati in 113 ospedali ha rilevato che la maggior parte dei pazienti aveva seguito gli ordini di ricovero in loco per 6 settimane, il che ha sollevato sospetti sull'efficacia del distanziamento sociale.

Al momento della stesura di questo articolo, le morti "con" Covid hanno superato le 300.000 unità, meno della metà di quelle annunciate di fronte al Congresso l'11 marzo; sempre a condizione che queste morti non siano state classificate erroneamente. Tuttavia il 24 marzo il CDC ha fatto un annuncio di enorme importanza: avrebbe calcolato la mortalità da coronavirus includendo le morti "probabili" nel codice della classificazione internazionale delle malattie (ICD).

Questo è diventato un invito ad una classificazione errata. Le persone che in precedenza sarebbero state classificate come affette da malattie cardiache o altre comorbilità, sono state classificate come Covid. E c'era/c'è anche un incentivo finanziario a farlo. Per questo motivo, quando il CDC ha annunciato che "per il 6% dei decessi, il Covid-19 era l'unica causa menzionata", è stato uno shock per le persone. Ciò significa che il 94% dei decessi attribuiti al Covid erano associati a comorbidità che hanno impedito al sistema immunitario di combattere il virus.

Dopo la testimonianza di Fauci dell'11 marzo, in cui ha unito IFR e CFR, i media nazionali sono letteralmente impazziti. Il seguente articolo, ad esempio, è saltato fuori da Business Insider a giugno: “Il tasso di mortalità del coronavirus negli Stati Uniti è quasi 50 volte superiore a quello dell'influenza. Guardate come si confronta per fascia di età". Se guardate attentamente i grafici, potete vedere qualcosa di strano: hanno calcolato l'IFR per l'influenza contro il CFR del Covid. Ciò ha generato necessariamente una sovrastima per le morti di Covid. I numeri sono sballati e non hanno nulla a che fare con la realtà.

Facciamo un salto in avanti dai giorni della testimonianza ad un mese dopo, quando il panico su vasta scala aveva già colpito gli Stati Uniti. Parlando in una conferenza stampa alla Casa Bianca, Fauci ha affermato qualcosa che andava ben oltre la fantasia: ha detto che il rigore e il "distanziamento sociale" non potevano e non sarebbero stati allentati fino a quando non ci sarebbe stato "nessun nuovo caso, nessun decesso". Una cosa del genere è accaduta solo una volta nella storia dei virus: il vaiolo. Dai primi esperimenti con l'inoculazione all'eradicazione finale sono stati necessari circa 250 anni. Eppure qui abbiamo Fauci che spiega che la vita non avrebbe potuto essere normale e funzionare di nuovo fino a quando questo virus, relativamente mite per il 95% della popolazione, non fosse stato completamente sradicato dal pianeta!

E ora abbiamo il vaccino e molte domande rimangono senza risposta, come perché la popolazione non vulnerabile preferirebbe iniettarselo per ottenere l'esposizione necessaria invece di passare per l'immunità acquisita naturalmente. Fare una domanda così basilare è praticamente un tabù, anche se i legislatori e altre istituzioni stanno pensando di renderlo obbligatorio. Anche così, però, molti dei sostenitori del lockdown dicono che non ci permetterà di tornare alla normalità, di toglierci le mascherine, di andare al cinema o di viaggiare di nuovo. Questa è precisamente la convinzione che ci si potrebbe aspettare da una folla che ha partecipato a quello che John Iaonnidis ha definito un "fiasco epocale" e sta cercando disperatamente di tirarsi fuori dalla perdita di credibilità scientifica.

Se Brown ha ragione sul fatto che il panico è riconducibile ad un lapsus da parte di Fauci, o forse anche ad una deliberata "bugia bianca" per ingannare il pubblico affinché accettasse l'inaccettabile, non importa. Il problema che dobbiamo affrontare ora è un enorme groviglio di terminologie tale che le "infezioni" che potrebbero includere fino al 90% di falsi positivi (secondo il NYT) sono chiamate casi, mentre la condizione una volta distinta che indicava effettivamente l'essere malati non ha più un significato preciso. La cacofonia della confusione statistica qui sconvolge davvero la mente.

Nel bel mezzo di tutto questo, lo stesso CDC ha finalmente aggiornato le proprie stime sul tasso di mortalità per infezione del Covid-19. Il CDC ha tenuto saggiamente conto dell'enorme stratificazione demografica degli esiti gravi. Non esiste un tasso che si applica all'intera popolazione o ad un individuo in particolare. Esistono solo stime precedenti dei risultati.

  • 0,003% per 0-19 anni
  • 0,02% per 20-49 anni
  • 0,5% per 50-69 anni
  • 5,4% per 70+ anni

Capovolgete i dati per vederli in base al tasso di sopravvivenza per età:

  • 99,997% per 0-19 anni
  • 99,98% per 20-49 anni
  • 99,5% per 50-69 anni
  • 94,6% per 70+ anni

John Ioannidis riassume la disparità per età con il seguente IFR per le persone di età inferiore ai 70 anni: 0,05%. Questa conclusione è stata sottoposta a revisione e pubblicata dall'Organizzazione mondiale della sanità.

Come si confronta con l'influenza? Non lo sappiamo per certo. Come ha scritto il giornalista scientifico Shin Jie Yong: "Non sembrano esserci dati sull'IFR specifico per età riguardo l'influenza stagionale". Ciò significa che la testimonianza di Fauci dell'11 marzo, in cui ha predetto che il Covid sarebbe stato dieci volte peggiore dell'influenza, non può essere né confermata né negata in base ai gravi esiti specifici per età.

Tuttavia possiamo raccogliere i dati sulla base degli anni di vita persa, prendendo in considerazione la visione a lungo termine del corso futuro delle vite esistenti. JusttheFacts riporta:

Se alla fine ci saranno 500.000 morti per Covid-19 [in futuro] negli Stati Uniti, o più del doppio di una proiezione prominente, la malattia deruberà circa 6,8 milioni di anni di vita a tutti gli americani che erano vivi all'inizio del 2020.

Al contrario:

  • l'influenza deruberà loro circa 35 milioni di anni. 
  • i suicidi li deruberanno di 132 milioni di anni. 
  • gli incidenti li deruberanno di 409 milioni di anni.

Poiché i tamponi sono aumentati notevolmente in tutta la popolazione, il tasso di mortalità per infezione stimato diminuirà ulteriormente. Così possiamo osservare un grafico di "casi" (in realtà tamponi positivi) in tutto il mondo e confrontarlo con i risultati gravi, in modo da vedere qualcosa di importante che dovrebbe far dubitare ogni persona sul perché si sia deciso di chiudere il mondo e distruggere miliardi di vite.

Un'altra statistica che vale la pena ripetere è il un tasso di guarigione vicino al 99,9%. Immaginate come sarebbe stato diverso il mondo se Fauci lo avesse detto al Congresso in quel fatidico giorno dell'11 marzo... O se Fauci avesse rivelato che l'età media delle morti da Covid è quasi uguale alla durata media della vita... Le persone potrebbero chiedersi molti perché...

Tutti questi errori e categorizzazioni comportano il pericolo di creare un'illusione di controllo. I virus non hanno all'interno piccoli ingranaggi da cui si possono estrarre i dati fin qui menzionati. Gli esseri umani li raccolgono e li creano, e nessuno di essi (IFR, CFR, tassi di infezione, tassi di mortalità, tassi di sopravvivenza) appartiene infallibilmente ad un singolo individuo. La nostra risposta ad un virus dipende dalla nostra salute, età, immunità, memoria dei linfociti T e da mille altri fattori che nessun politico controlla. 

Quello che sappiamo è che una confusione terminologica, un punto decimale fuori posto, un errore di una sola parola nella descrizione dei dati e una quantità enorme di presunzioni arroganti su come controllare un virus hanno messo in moto una serie di eventi che hanno trasformato il nostro grande e prospero Paese in un disastro di confusione, demoralizzazione, servizi medici annullati, attività chiuse, arte e istruzione distrutte e lunghe file solo per comprare il pane. Coloro che sono pro-lockdow e hanno avallato questo spaventoso disastro, le persone che hanno trasformato la nostra fiducia in tradimento e in una bufera di sciocchezze statistiche, devono guardare alla scienza e ai dati per quello che davvero sono e dicono.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


martedì 29 dicembre 2020

La Grecia sta per finire di nuovo in crisi

 

 

di Antonis Giannakopoulos

L'economia greca si è contratta del 14% nel secondo trimestre del 2020, mentre allo stesso tempo gli sforzi del governo per "curare'' l'economia hanno fatto imboccare al Paese la strada verso un rapporto debito/PIL del 200%, come ci dicono le previsioni del FMI. Nel frattempo i deficit di bilancio del governo hanno raggiunto nuovi livelli record (circa il 7%).


La risposta del governo greco alla recessione

Il governo greco ha cercato di combattere la recessione economica con una politica fiscale e monetaria accomodante (attraverso la Banca Centrale Europea). L'obiettivo iniziale era quello di sostenere praticamente tutti, dal settore pubblico e privato, durante i mesi di lockdown e sperare in una ripresa economica quando sarebbe arrivata l'estate, con l'industria del turismo che avrebbe salvato la baracca. Tuttavia è diventato presto evidente che si trattava di un pio desiderio. Le persone nel settore turistico hanno ammesso che potrebbero volerci anni prima che l'industria riprenda i suoi numeri passati. La situazione è sembrata ancora peggiore una volta che le persone si sono rese conto di quanto l'intera economia dipendesse dal turismo: il 20% del PIL e fornisce il 22% di tutta l'occupazione in Grecia. Inoltre le soluzioni del governo greco, come quelle della maggior parte degli altri governi in Europa, erano principalmente dal lato della domanda.

Come avevo previsto in uno dei miei articoli precedenti, queste misure potevano fornire solo un sollievo a breve termine, rimandando il dolore solo a più tardi. Il tasso di disoccupazione ha visto un aumento dell'1,2% da marzo ad aprile, dell'1,3% da aprile a maggio e ha visto una lieve diminuzione durante il periodo estivo. L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha stimato che il tasso di disoccupazione raggiungerà circa il 20% entro la fine dell'anno.

Fonte: Trading Economics

Che il PIL abbia fatto registrare una contrazione del 14% nel secondo trimestre significa che l'economia greca avrà bisogno di anni per raggiungere i suoi numeri pre-crisi sanitaria, soprattutto se si prende in considerazione il suo tasso di crescita anemico nell'ultimo decennio.

Fonte: Fondo monetario internazionale, World Economic Outlook: The Great Lockdown  (Washington, DC: International Monetary Fund, aprile 2020)


Che cosa è andato storto?

Il bilancio della BCE ha visto un massiccio aumento dal 39% del PIL al 54% durante l'estate. Al confronto, il bilancio della FED è di circa il 32% del PIL. Le iniezioni di liquidità tramite la BCE hanno zombificato un numero considerevole di società nell'UE, con debiti societari che hanno raggiunto nuovi massimi. Nel caso della Grecia, il governo ha sfruttato il suo nuovo margine di manovra fiscale sancito dall'UE per perpetuare problemi strutturali nella sua economia. Durante la stagione turistica, i costi erano così alti che un segmento considerevole dell'industria turistica ha deciso di non lavorare nemmeno quest'estate, poiché in questo modo avrebbe perso meno soldi.

L'intervento del governo ha peggiorato le cose non riuscendo ad affrontare il problema più grande dell'economia: le sue leggi inflessibili sul lavoro. Piuttosto che liberalizzare, lo stato le ha rese ancora più restrittive e inflessibili. Per questo motivo gli imprenditori non sono riusciti ad adattarsi allo shock della crisi sanitaria. Rendere le assunzioni più costose e rischiose è una ricetta per il disastro, soprattutto in un'economia fragile che manca di risparmi ed investimenti come la Grecia. Sebbene la spesa pubblica non sia riuscita a stimolare l'economia, non si può dire che abbia avuto un effetto negativo immediato, almeno a breve termine, poiché è stato finanziato principalmente dall'Unione Europea. D'altra parte, credito e prestiti a buon mercato sono stati resi possibili dalla BCE e da pressioni politiche sulle banche, prolungando così un altro grande problema strutturale dell'economia nel suo complesso: mancanza di risparmi e più debito. Anche i deficit di bilancio sono una questione che deve essere affrontata, poiché hanno raggiunto nuovi massimi, rendendo gli anni 2010 un decennio perduto per l'intera economia dato che lo scopo della cosiddetta "austerità europea" era rendere il debito più sostenibile.

Fonte: Trading Economics

Come ha ammesso il ministro delle finanze greco, i tagli alle tasse che sono stati approvati negli ultimi mesi non saranno permanenti, poiché il nuovo obiettivo è che la Grecia abbia il più grande calo del debito/PIL nella zona Euro. Il segretario di Stato alle finanze ha anche parlato di un possibile nuovo programma di austerità simile a quello del decennio precedente. In superficie, le eccedenze di bilancio sono una buona cosa e necessarie, ma è importante chiedersi se queste eccedenze diventeranno realtà. I tagli alle tasse non saranno permanenti, quindi sembra che presto i greci riproveranno la strategia fallimentare che hanno tentato per un decennio e che è stata promossa dai funzionari europei a Bruxelles: pressione fiscale elevata per aumentare le entrate statali, ma tagli minimi alla spesa pubblica. E infatti il problema non erano i tagli alle tasse, ma la spesa pubblica e il deficit. I deficit hanno un maggiore effetto di crowding out sul settore privato rispetto alla spesa pubblica, senza contare che dovranno essere pagati dalle generazioni future. Gli aumenti fiscali in futuro rappresenteranno un disastro ancora più grande per il settore privato. La cura è peggiore della malattia.

Il governo di centrodestra entrato al potere nel luglio del 2019 non è riuscito a liberalizzare l'economia e ad attuare riforme orientate al mercato, ed il Covid ha peggiorato le cose. Non ha approvato importanti tagli fiscali permanenti, i quali avrebbero un grande impatto nell'alleviare parte della pressione sul settore privato. Anche la deregolamentazione è stata una questione importante: l'economia greca aveva e ha ancora un disperato bisogno di investimenti esteri; tuttavia la libertà d'investimento non ha registrato un aumento significativo ed i principali investimenti e programmi infrastrutturali sono molto in ritardo sulla pianificazione. Gli ostacoli burocratici si estendono anche alla magistratura, rendendola inefficiente e lenta, con una corruzione diffusa.

Fonte: Heritage Foundation, Index of Economic Freedom, 2020

L'indice della libertà economica della Heritage Foundation può darci alcune informazioni utili sulla libertà economica in Grecia.

Il grafico seguente confronta la libertà d'investimento in Grecia con i Paesi che competono per gli investimenti nella stessa regione.

Fonte: Heritage Foundation, Index of Economic Freedom, 2020


Conclusione

La gente deve capire che quando si ha un'economia con una produttività debole e fortemente indebitata, chiuderla due volte in un anno avrà ripercussioni negli anni a venire (a seconda delle politiche di ripresa). L'economia necessita di importanti riforme strutturali: le leggi sul lavoro devono essere liberalizzate, i surplus di bilancio sono l'obiettivo da perseguire per evitare un'altra crisi del debito (ma devono provenire dai tagli effettuati al settore pubblico), i tagli alle tasse devono diventare permanenti e ancora più grandi affinché l'economia cresca e si espanda. Ultimo ma non meno importante, rendere gli investimenti esteri e nazionali più facili, meno costosi e ridurre al minimo il rischio potenziale è una questione della massima urgenza, poiché la Grecia è superata dai Paesi vicini.

La Grecia deve sfruttare il suo potenziale. Un ambiente favorevole alle imprese con un mercato liberalizzato è la strada da percorrere. Può ridurre al minimo gli effetti negativi della crisi sanitaria e consolidare una ripresa lenta ma forte che renderà il Paese più produttivo e gli darà la possibilità di uscire dai guai economici e diventare una potenza economica nella regione.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


lunedì 28 dicembre 2020

Valute digitali delle banche centrali e la guerra al contante

 

 

di Kristoffer Mousten Hansen

Il 2020 è stato un anno dominato da cattive notizie. Mentre i governi di tutto il mondo hanno imposto restrizioni estremamente distruttive sulla vita economica e hanno permesso un "Grande Reset" che equivale ad un grande balzo in avanti nel futuro socialista, i banchieri centrali hanno piani avanzati per l'implementazione delle valute digitali del sistema bancario centrale (CBDC). Potrebbero arrivare già nel prossimo anno, ma qual è la motivazione dietro questa innovazione? Le relazioni recenti pubblicate dalla Banca dei regolamenti internazionali[1] e dalla Banca Centrale Europea[2] ci forniscono una parte della risposta. Queste pubblicazioni forniscono una visione affascinante delle teorie e delle ideologie che guidano i banchieri centrali nella loro ricerca delle CBDC.


Politica monetaria? Moi?

Un tema interessante in entrambe le relazioni è il disconoscimento di qualsiasi politica monetaria alla base dei piani per l'introduzione delle CBDC. La relazione della BRI afferma che "[la politica monetaria] non sarà la motivazione principale per l'emissione delle CBDC" (p. 8) e la relazione della BCE osserva che "non è identificato in questo rapporto un possibile ruolo dell'euro digitale come strumento per rafforzare la politica monetaria" (p. 3). Si potrebbe supporre che l'introduzione di una nuova forma di moneta equivalga per definizione ad una nuova politica monetaria, almeno in senso lato, e in secondo luogo forse sarebbe un po' strano se istituzioni dedite alla ricerca e all'attuazione della politica monetaria non prendano in considerazione i potenziali effetti di una nuova forma di denaro su tale politica. Ma ciò che colpisce davvero è che entrambe le relazioni, e in particolare quella pubblicata dalla BCE, descrive nel dettaglio le implicazioni delle CBDC per la politica monetaria. È vero, direttamente dicono di no, ma guardate oltre il sommario e prestate attenzione a ciò che è scritto nella relazione stessa: l'affermazione iniziale viene smentita.

Per vederlo, dobbiamo solo guardare alle caratteristiche chiave che i banchieri centrali identificano come desiderabili in una CBDC: dovrebbe essere fruttifera e dovrebbe essere possibile limitare quanto ogni individuo possa detenerne. Entrambe le misure mirano chiaramente a sostenere la politica monetaria. Il limite massimo al possesso obbliga le persone a spendere i propri soldi, determinando inflazione dei prezzi o investimenti in asset finanziari; e rendendo le CBDC fruttifere (o remunerate come dice la BCE), esse diventano uno strumento per impostare e trasferire le modifiche nella politica monetaria, compresi i tassi d'interesse negativi.

La relazione della BCE si dilunga molto sulla necessità di limitare o disincentivare “l'uso su larga scala dell'euro digitale come investimento” (p. 28). Il ragionamento alla base di questa posizione è chiarissimo: poiché la politica monetaria ha portato i tassi d'interesse in territorio negativo, la BCE non dovrebbe consentire la detenzione su larga scala di euro digitali dal momento che gli investitori abbandonerebbero quindi le loro posizioni in obbligazioni a rendimento negativo e cercherebbero un rifugio sicuro negli euro digitali. Allo stesso modo, la BCE è contraria a consentire alle persone di convertire i propri depositi bancari in euro digitali (p. 16), i quali verrebbero spostati nei loro portafogli individuali piuttosto che in un conto bancario. Infatti ciò che le relazioni della BRI e della BCE chiamano "disintermediazione finanziaria" è una vecchia preoccupazione dei banchieri centrali: se le persone tengono i loro soldi fuori dalle banche, quest'ultime avranno meno soldi da prestare, aumentando così i costi del prestito. La BRI è preoccupata che

una CBDC potrebbe rendere tali eventi [es. corse agli sportelli] più frequenti consentendo "corse digitali" nei confronti della banca centrale con una velocità e dimensioni senza precedenti. Più in generale, se nel tempo le banche iniziano a perdere depositi a favore della CBDC, potrebbero fare più affidamento sui finanziamenti wholesale e possibilmente limitare l'offerta di credito nell'economia con potenziali impatti sulla crescita economica. (p. 8)

Naturalmente gli economisti Austriaci, sin dai tempi di Ludwig von Mises[3], capiscono che la "disintermediazione finanziaria" può davvero essere una benedizione. Nel contesto dell'euro digitale, tutto ciò che significa è che le persone terrebbero la quantità di denaro che ritengono desiderabile al di fuori delle banche. Effettuerebbero solo veri depositi di risparmio nelle banche, cioè consegnerebbero loro solo denaro a cui non desiderano avere un accesso immediato. In tali circostanze, le banche non sarebbero in grado di espandere il credito emettendo denaro scoperto; potrebbero concedere prestiti solo con i fondi che i loro clienti metterebbero loro a disposizione per tale scopo. Ciò non solo si tradurrebbe in un sistema finanziario più snello o più solido, ma eviterebbe anche i problemi del ciclo economico perennemente ricorrente. E contrariamente a quanto temono i banchieri centrali, l'offerta di credito non sarebbe limitata, sarebbe semplicemente costretta a corrispondere all'offerta di risparmi reali nell'economia. Questa, sfortunatamente, è una comprensione dell'economia completamente estranea ai banchieri centrali.


Tassi d'interesse negativi

Uno degli obiettivi nell'introduzione delle CBDC, solo accennato però, è la possibilità di imporre tassi d'interesse negativi ancora più bassi. Negli ultimi anni gli economisti[4] hanno discusso sempre di più il problema dello “zero lower bound” sui tassi d'interesse: il fatto che è impossibile fissare un interesse negativo poiché i depositanti in quel caso passerebbero semplicemente a detenere contanti fisici. Quando la manipolazione del tasso d'interesse è il principale strumento delle banche centrali, questo è ovviamente un problema: come possono far funzionare il loro elisir e garantire uno spread accettabile tra i tassi ufficiali di riferimento e il tasso d'interesse di mercato quando i tassi sono già molto bassi? Considerando il costo di detenzione di contanti fisici, il -0,5% sembra essere il più basso possibile.

Con una valuta digitale controllata centralmente questo problema scomparirebbe. La banca centrale potrebbe fissare un limite a quanto ogni persona e azienda potrebbe detenere gratuitamente e, al di sopra di questo limite, bisognerebbe pagare un tasso d'interesse negativo (o "remunerazione" come insiste nel definirla la BCE) consono con la linea di politica della banca centrale. In questo modo, detenere liquidità non ostacolerebbe la politica monetaria, poiché le disponibilità liquide sarebbero completamente sotto il controllo del sistema bancario centrale.

C'è solo un problema con l'utilizzo di una CBDC in questo modo: funziona solo se il denaro fisico viene messo fuorilegge. Altrimenti quest'ultimo continuerebbe a ricoprire il ruolo che svolge oggi, ovvero il modo più semplice e meno rischioso di detenere la propria ricchezza e di evitare tassi d'interesse negativi. La relazione della BRI identifica chiaramente questo problema (p. 8n7), così come la BCE (p. 12n18): una CBDC potrebbe aiutare ad eliminare lo "zero bound lower" sui tassi d'interesse, ma solo se la liquidità fisica scomparisse. Finché il denaro fisico rimane in uso, lo "zero bound lower" non può essere violato.


Ma è la gente a richiederlo!

Tuttavia le persone potrebbero di propria iniziativa venire in soccorso delle banche centrali, almeno secondo Benoît Coeuré, capo del BIS Innovation Hub (il gruppo incaricato della ricerca sulle CBDC): molte persone vogliono una valuta digitale del sistema bancario centrale. La BCE vede anche il calo dell'uso del contante fisico a favore di altri mezzi di pagamento come uno dei principali scenari che richiederebbero l'emissione di un euro digitale (p. 10).

Mentre ad alcune persone potrebbero piacere le CBDC, non c'è alcun motivo di credere, nonostante le prove aneddotiche di Coeuré, che ci sia una domanda diffusa di CBDC. La BCE lo ammette quando scrive che il contante fisico è ancora il mezzo di pagamento dominante nell'area Euro, rappresentando oltre la metà del valore di tutti i pagamenti al dettaglio (p. 7). Ma Coeuré non ha bisogno di andare lontano per vedere la continua rilevanza del contante: nel 2018 i ricercatori della stessa BRI hanno concluso che il contante, lungi dal diminuire d'importanza, era ancora la forma di pagamento dominante.[5] Più di recente uno studio sull'International Journal of Central Banking ha mostrato che l'utilizzo di contante non solo non è in calo, ma sta addirittura aumentando di importanza.[6]

Comunque sia, i banchieri centrali hanno sicuramente ragione sul fatto che c'è una maggiore domanda di soluzioni di pagamento digitali e attraverso le criptovalute. Tuttavia è errato concludere da ciò che c'è una domanda preponderante per le CBDC. La domanda di una soluzione di pagamento non è la stessa di una domanda di un nuovo tipo di denaro. Significa semplicemente che le persone richiedono servizi di pagamento che consentano loro di effettuare transazioni più economiche. Tali servizi sono forniti in abbondanza da società come Visa, Mastercard, Paypal, banche e chi più ne ha più ne metta. Non c'è motivo di credere che le banche centrali debbano fornire questo servizio, né che potrebbero farlo meglio delle società private e delle banche, ed è semplicemente un errore equiparare la domanda per tali servizi con la domanda di denaro.

L'errore nel caso delle criptovalute è ancora più eclatante. Quando le persone detengono Bitcoin o un'altra criptovaluta, non è perché la loro domanda per una CBDC rimane ancora insoddisfatta e questa è la loro alternativa più vicina. Al contrario, le persone vogliono possedere Bitcoin proprio in modo da poter evitare gli interessi negativi imposti al sistema bancario ed i rischi di detenere moneta fiat inflazionistica. L'introduzione di una CBDC non attenuerebbe tali rischi, ma piuttosto li aggraverebbe, poiché la banca centrale assumerebbe il controllo totale dell'offerta di moneta attraverso di essa e la conseguente abolizione del contante fisico. Il sentito bisogno di coperture contro l'inflazione e il desiderio di sfuggire al controllo del sistema bancario centrale, compresi i tassi d'interesse negativi ed i massimali sulla quantità di liquidità che si potrebbe detenere, non farebbero che aumentare.


Si tratta di controllo

Alla fine, le valute digitali del sistema bancario centrale sono tutte incentrate sul controllo, non sul soddisfare la domanda dei consumatori. La BCE lo ammette in diversi punti della sua relazione. Ecco solo un esempio: se le persone chiedono davvero un euro digitale, perché dovrebbe essergli assegnato lo status di moneta a corso legale per essere accettato, come affermano chiaramente gli autori (p. 33)? L'unico scenario in cui l'introduzione di una CBDC ha senso è quello di eliminare gradualmente l'uso di contanti fisici per poter imporre qualsiasi tasso d'interesse negativo che i banchieri centrali ritengano necessario. Il proverbiale "helicopter money", le restrizioni sulla detenzione di liquidità ed i tassi d'interesse negativi fanno tutti parte del pacchetto di politiche desiderabili che possono essere raggiunte solo, o più facilmente, con le valute digitali completamente controllate dalle banche centrali.

Ironia della sorte, lungi dal rafforzare il ruolo delle banche centrali e della moneta fiat, imporre una CBDC potrebbe avere l'effetto completamente opposto. Sostituire il denaro fisico con una CBDC rafforzerebbe solo le qualità indesiderabili del denaro fiat e ostacolerebbe ulteriormente il libero mercato nel campo monetario e dei servizi finanziari, aumentando la domanda di alternative come l'oro e Bitcoin.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


____________________________________________________________________________________

Note

[1] Banca del Canada, Banca Centrale Europea, Banca del Giappone, Riksbank svedese, Banca Nazionale Svizzera, Banca d'Inghilterra, Consiglio dei Governatori della Federal Reserve e Banca dei Regolamenti Internazionali, CBDC: Central Bank Digital Currencies: Foundational Principles and Core Features (N.p: Banca dei Regolamenti Internazionali, 2020): https://www.bis.org/publ/othp33.htm.

[2] Banca Centrale Europea, Report on a Digital Euro (Frankfurt am Main: European Central Bank, ottobre 2020): https://www.ecb.europa.eu/euro/html/digitaleuro-report.en.html.

[3] Ludwig von Mises, The Theory of Money and Credit, trad. H. E. Batson (New Haven, CT: Yale University Press, 1953), p. 261ff.

[4] Si veda, e.d., Marvin Goodfriend, "Overcoming the Zero Bound on Interest Rate Policy," Journal of Money, Credit and Banking 32, no. 4 (2000): 1007–35.

[5] Morten Bech, Umar Faruqui, Frederik Ougaard e Cristina Picillo,"Payments Are A-Changin’ but Cash Still Rules," BIS Quarterly Review (mazo 2018): 67–80.

[6] Jonathan Ashworth e Charles A.E. Goodhart, "The Surprising Recovery of Currency Usage," International Journal of Central Banking 16, no. 3 (2020): 239–77.

____________________________________________________________________________________


giovedì 24 dicembre 2020

Prospettive per l'Inghilterra e la sterlina

Come abbiamo visto nell'articolo di ieri, di fronte a noi ci si para davanti un decennio che non sarà affatto facile. Soprattutto se si considera l'illusione di proprietà che la maggior parte delle persone ha nei confronti di ciò che possiede e in base a tale illusione cercherà di conformarsi ai dettami dell'establishment. Non importa quanto tirannici, l'importante è salvaguardare i sacrifici di una vita. Inutile dire che non è così, perché oltre ad essere derubati della dignità e della libertà, ciò che ci possiede viene altrettanto portato via in modo silenzioso. Occorre quindi un manifesto teorico e pratico da cui ripartire per avere una visione della vita quanto più scevra possibile dalle meccaniche della propaganda statale. Ho pensato quindi di fornirlo io attraverso il mio ultimo libro "La fine delle fallacie economiche", strutturando un percorso di studio in grado di filtrare tutto il rumore di suddetta propaganda in quell'ambito settoriale più importante di tutti. E, perché no, dato il giorno un'idea regalo formante e originale. Detto questo, auguro a tutti i lettori e lettrici del blog un buon Natale e buone feste, il vostro piacere quotidiano nel leggere le mie pubblicazioni è motivo di orgoglio per me e fonte di continui ringraziamenti per voi.

____________________________________________________________________________________


di Alasdair Macleod

Questo articolo valuta la probabilità che la sterlina segua il dollaro verso un'iperinflazione monetaria. Tra marzo e settembre il governo degli Stati Uniti ha finanziato il doppio della sua spesa mediante la vendita di obbligazioni, principalmente attraverso il QE, rispetto alle entrate fiscali. E c'è molta più inflazione monetaria in arrivo.

Un dollaro iperinflazionato è ora lo sfondo internazionale per tutte le valute, compresa la sterlina.

Ad oggi l'aritmetica di bilancio del Regno Unito è meno allarmante di quella degli Stati Uniti. In teoria, il governo del Regno Unito ha un piano attuabile per trasformare il Regno Unito in un business globale. Tuttavia se, come sta diventando sempre più certo, il dollaro cadrà pesantemente rispetto alle valute estere nei prossimi mesi, i tassi d'interesse americani saliranno così come quelli inglesi; fenomeni catastrofici per le finanze pubbliche e il futuro delle società zombi cariche di debiti. Inoltre, con l'esposizione di controparte alle banche insolventi dell'Eurozona e l'escalation di insolvenze legate alla crisi sanitaria, le banche britanniche non sono abbastanza forti per resistere ad una contrazione del credito innescata da una salita dei tassi americani.

Con la massima urgenza, il Tesoro britannico dovrebbe ricostruire le riserve auree della nazione, segretamente se necessario, in modo che il governo possa stabilizzare la sterlina sostenendola con l'oro al momento opportuno. C'è quindi una via d'uscita da questo pasticcio, ma il governo britannico la prenderà?


Introduzione

Vivendo nel Regno Unito si è fin troppo consapevoli dei danni visibili che il lockdown sta facendo all'economia. Hotel, pub e ristoranti sono stati portati alla bancarotta e sopravviveranno solo coloro i cui proprietari hanno una ricchezza immagazzinata sufficiente per pagare i conti, in un momento storico in cui esiste scarso o nessun reddito. Molti rivenditori i cui margini erano esigui dopo aver pagato l'affitto, le bollette e le tasse hanno chiuso per sempre. In una certa misura questi problemi sono stati rimandati attraverso ferie retribuite e programmi di permessi, ma resta il fatto che le strade principali delle città sono ormai pressoché deserte.

Le principali catene di vendita al dettaglio stanno fallendo. Se solo il governo lo ammettesse, i cambiamenti che vediamo oggi sarebbero avvenuti comunque; ma invece di un processo evolutivo, è stato determinato all'improvviso dalla crisi sanitaria e dalla sua ancella, una crisi bancaria a seguire. Il processo di distruzione creativa di Schumpeter è stato imbottigliato per dieci anni prima di essere scatenato.

Se non ostacolato, il nuovo mondo che attira il Regno Unito sarà composto da strade principali che combinano abitazioni, negozi e tutte le altre strutture che gli esseri umani decidono che sono necessarie e desiderate, e non quelle imposte dalle leggi sulla pianificazione e dal governo locale. L'industria dei viaggi ha subito un enorme danno, con i viaggi aerei che probabilmente sono passati di moda: perché non restare a casa nove volte su dieci e guardare documentari sui luoghi che altrimenti avreste visitato?

Si potrebbe continuare, ma il punto è che la Gran Bretagna non tornerà alla vecchia normalità. Ed i principali ostacoli al cambiamento sono il governo centrale e le autorità locali. Attraverso massicce ondate di inflazione monetaria, il governo centrale sta supportando il mondo di un tempo, quello composto da società zombie. E poiché stanno perdendo entrate, le autorità locali stanno resistendo al cambio di destinazione d'uso degli immobili (dal commerciale all'abitativo). Infatti se abbracciassero questa evoluzione nelle città, gran parte della "crisi abitativa" di cui tutti parlano scomparirebbe senza la necessità di cementificare gran parte dell'Inghilterra rurale.

Ad essere onesti, i politici vengono sempre eletti non tanto per i loro programmi, ma per mantenere lo status quo. Nessuno vota per l'evoluzione, si vota invece per nuove imprese, energia verde e tutto il resto a condizione che le attività e posti di lavoro esistenti vadano avanti non influenzati dal cambiamento. E in un mondo keynesiano, dove il capitale monetario può in qualche modo essere creato dal nulla, agli occhi di tutti sembra decisamente possibile. E data la situazione in quasi tutte le economie avanzate, le politiche del governo britannico sostenute dall'inflazione monetaria hanno resistito al cambiamento, promuovendo il capitalismo clientelare, il protezionismo normativo e le imprese zombie.

L'attuale governo del Regno Unito ed i suoi ministri di gabinetto devono essere estremamente frustrati dalla difficile situazione in cui si trovano. Hanno iniziato il loro corso più orientati al libero mercato di qualsiasi amministrazione del dopoguerra. Ora, però, questo intento è stato messo da parte e sono costretti a ritirarsi nelle solite vecchie politiche pasticciate: perpetuare le attività di ieri e sostenere i fallimenti di oggi.

Questo articolo esamina la specifica situazione economica e monetaria affrontata dal Regno Unito. C'è un'eventuale via d'uscita dalla trappola sanitaria, ma non può essere imboccata se si continua a fare affidamento sull'intervento burocratico e ad ignorare gli sviluppi monetari ed economici altrove.


Il problema della spesa pubblica

La seguente Tabella è tratta dall'Office for Budget Responsibility's Economic and Fiscal Outlook del Regno Unito, pubblicato a novembre.

Probabilmente è vero che nelle poche settimane da quando è stata pubblicata questa previsione le cose sono peggiorate, in particolare perché è ora improbabile che le restrizioni Covid cessino prima della fine del primo trimestre del 2021. Con quasi quattro mesi ancora all'orizzonte, la stima dell'indebitamento netto del settore pubblico per l'anno fiscale in corso dovrebbe essere rivista al rialzo da £393,5 miliardi a ben oltre £400 miliardi. E la stima che scenderà poi a £164,2 miliardi nel 2021-22 appare utopisticamente ottimistica. In altre parti del documento, l'OBR ammette di aver preso come riferimento il World Economic Outlook dell'FMI, pubblicato ad ottobre: "[le cui] proiezioni sono state compilate prima che la forza della seconda ondata in Europa e negli Stati Uniti diventasse evidente".

Come di consueto per tutte le agenzie governative, l'OBR sembra ignaro di ciò che effettivamente rappresenta il PIL. La loro analisi si basa sul fatto che il PIL rappresenti l'attività economica, quando, in realtà, si limita a registrare il valore monetario delle transazioni incluse e registrate, un valore che riflette solo l'aggiunta della moneta da parte della banca centrale e del credito bancario nel periodo coperto. Il modo più semplice per raggiungere l'obiettivo di un numero di PIL nominale è stampare moneta, che è esattamente ciò che la Banca d'Inghilterra ha fatto sin dal fallimento della Lehman. Il quantitative easing tra il 2008 e il 2019 ha prodotto £645 miliardi in più in valuta circolante, periodo durante il quale il PIL nominale è aumentato di £625 miliardi, una differenza di solo il 3,2% che potrebbe essere facilmente attribuita ad altri fattori. Nel 2020 il QE extra per affrontare il virus è stato di £250 miliardi, un ulteriore 13,8% dell'offerta di moneta M1, e questo senza prendere in considerazione i programmi di prestito supplementare della BOE attraverso le banche commerciali.

La pretesa che il finanziamento inflazionistico sia vantaggioso nasce solo da ciò che si vede: la magia del denaro fiat distribuito per il bene comune. Ciò che non si vede è la svalutazione dei risparmi, dei beni, dei guadagni e delle pensioni di tutti a beneficio delle finanze statali. Il trasferimento di ricchezza rappresenta un danno per la maggior parte delle persone, una volta che l'economia ha assorbito il denaro fiat extra. Il vantaggio è visibile, mentre il costo è nascosto e non può essere facilmente quantificato. E ogni volta che la banca centrale implementa il QE trasferisce ancora più ricchezza dall'economia produttiva allo stato. È una politica che finisce per mandare in bancarotta la nazione e distruggere la valuta.

Come le altre banche centrali, la Banca d'Inghilterra nega che la ricchezza venga trasferita, o almeno se suddetto trasferimento è limitato all'obiettivo d'inflazione del 2%, che in qualche modo dovrebbe essere “stimolante”. Ma i cambiamenti nell'IPC come misura del livello generale dei prezzi sono diventati fuorvianti e privi di significato, poiché l'imperativo statistico ormai è quello di sopprimere tale cifra per nascondere gli effetti dannosi delle politiche monetarie sconsiderate. Non esiste una stima indipendente dell'aumento del livello dei prezzi nel Regno Unito, ma sappiamo dagli Stati Uniti che calcoli indipendenti collocano il tasso d'inflazione dei prezzi più vicino al dieci per cento ogni anno negli ultimi dieci anni (es. Shadowstat e Chapwood Index), mentre l'IPC si è appena discostato dal suo obiettivo del 2%, lo stesso di quello della Banca d'Inghilterra.

L'evidenza è che le statistiche ufficiali sono diventate così manipolate che devono essere ignorate se si vuole compilare un'analisi corretta della situazione. L'espansione della quantità di denaro è la storia rilevante da seguire. Dopo il fallimento della Lehman, l'offerta di moneta M4 nel Regno Unito è aumentata di circa il 50%, diluendo di conseguenza il valore monetario del PIL, un processo che probabilmente accelererà ancora più velocemente in futuro a causa del Covid.

Piuttosto che seguire le ipotesi dell'OBR sul PIL futuro, dovremmo accettare che sia una cifra priva di significato, inutile per stimare il progresso economico e il suo corso futuro. Ed essendo la base di tutti i modelli economici dei dipartimenti governativi, anche i loro modelli dovrebbero essere rifiutati. Inoltre le proiezioni future dell'OBR sembrano stranamente simili alle congetture del Congressional Budget Office degli Stati Uniti.

Nessuna delle due agenzie può avere la più pallida idea dell'attività economica futura. È inconoscibile. Come ha affermato Ludwig von Mises, il presupposto è di un'economia ciclica uniforme, in cui l'azione umana che guida il progresso economico viene ignorata. Ma non comprendere la differenza tra progresso e totale contabile porta inevitabilmente ad un errore: il sostegno delle imprese di ieri che sono meno rilevanti per il futuro e che consumano capitale invece di aggiungere valore richiesto dai consumatori. La prova del sostegno politico a questi zombi si trova nel Term Funding Scheme (TFS) della BOE e negli incentivi per le banche commerciali a prestare alle piccole imprese, portando a £56 miliardi i prestiti concessi nell'ambito di questi schemi sin dallo scorso marzo.

Nello stretto contesto dell'indebitamento del settore pubblico, la situazione non è affatto preoccupante, come mostra il seguente grafico (es. debito pubblico/PIL)..

L'entità dell'indebitamento pubblico non è il cuore dell'attuale problema. La Gran Bretagna ha tollerato livelli molto più elevati di debito pubblico in passato ed è riuscita a ridurlo nel tempo. Inoltre, emettendo Gilt senza data, è possibile finanziare la spesa pubblica senza che il capitale debba mai essere rimborsato. Probabilmente la situazione attuale potrebbe presentare una simile opportunità.

I problemi economici del Regno Unito sono analoghi a quelli nella metà degli anni '70, quando il debito pubblico/PIL era la metà del livello attuale. Ma con un governo socialista deciso a distruggere la ricchezza del settore privato, industrie nazionalizzate che dominano l'economia e sindacati che evirano imprese di ogni tipo, l'allora Cancelliere dello Scacchiere, Denis Healey, fu costretto nel 1976 a rivolgersi al FMI per un prestito di salvataggio.

La situazione oggi ha contenuti diversi, ma somiglianze in termini di effetto complessivo. Le imposte sul reddito e sulle società sono più basse per i creatori di ricchezza, ma invece di essere ostacolate dal sindacalismo dilagante, le imprese sono state gravate da debiti improduttivi sin da prima della crisi della Lehman. Insieme ad una regolamentazione sempre più onerosa, l'economia del Regno Unito è stata come un aereo sovraccarico che fa fatica ad atterrare. Il debito del settore privato alla fine del 2019 era di £3.429 miliardi, circa 1,6 volte il PIL. Era salito a tale cifra dai £2.965 miliardi alla fine del 2008. L'aumento dell'indebitamento del settore privato rispetto al PIL è avvenuto prima della crisi finanziaria, passando dal 94% nel 2000 fino ai livelli attuali, mentre in termini keynesiani l'economia da allora è semplicemente rimasta ferma.

Per la Gran Bretagna la crisi finanziaria del 2008 ha rappresentato una correzione di un credito bancario eccessivo e da allora le politiche dei successivi governi britannici si sono concentrate sulla prevenzione dei fallimenti aziendali. Di conseguenza l'economia britannica è diventata sempre più dipendente dal continuo sostegno delle politiche monetarie e dall'estensione di quel debito. Il problema, quindi, è stato che lo stato e la BOE hanno sostenuto un settore privato vulnerabile.

Infatti l'attuale Cancelliere sta facendo il possibile per sostenere le società zombi di oggi. E sta diventando chiaro che sarà necessario ancora più aiuto da parte sua per finanziare il settore privato attraverso l'intera epidemia Covid. Tranne che, al margine, si possono escludere aumenti delle tasse e tagli alla spesa pubblica, il che pone tutta l'enfasi sul denaro fiat. E nessuno ancora parla di un mondo post-epidemia, presumendo semplicemente che ci sarà un ritorno alla normalità suggerita dai modelli economici del governo, dove i consumatori saranno pienamente impiegati, pagheranno le tasse e spenderanno i loro soldi per gli stessi articoli del passato.

A queste incertezze si aggiunge la Brexit. Al momento in cui scriviamo, i termini commerciali con l'UE non sono ancora stati concordati. Ma se non c'è accordo, senza dubbio il governo inglese annuncerà nuove misure per sostenere l'industria attraverso i cambiamenti necessari, finanziati, ovviamente, da un'ulteriore inflazione monetaria. Ma dopo ciò, la Gran Bretagna dovrà diventare più che l'ennesimo porto commerciale, e questo è effettivamente previsto con una serie di porti franchi. Ma affinché tale politica abbia successo, sarà necessario che il governo inglese lasci che tutte le risorse di capitale vengano mobilitate verso nuove imprese, cosa che può accadere solo se gli zombi vengono abbandonati al loro destino.


Le sfide che dovrà affrontare la sterlina

Gli errori delle politiche monetarie e statali sopra descritti non riescono ad anticipare tre problemi che sono destinati a farli deragliare. Il primo è l'aumento dei tassi d'interesse, di cui parlerò più avanti. Il secondo è una crisi bancaria che coinvolgerà le banche britanniche, anch'esso affrontato in seguito. E il terzo, di cui discuteremo ora, ovvero la proprietà estera delle sterlina che può indebolire la valuta stessa.

A causa dei continui deficit commerciali, la bilancia dei pagamenti britannica ha portato ad un flusso e riflusso della proprietà estera degli investimenti finanziari britannici, comprese le azioni statali. L'elemento liquido è la proprietà dei depositi bancari, che riflette gli impegni nei mercati monetari e nei saldi delle banche corrispondenti. La proprietà estera di asset non finanziari e azioni quotate è stimata a circa £4.000 miliardi, non lontano dal doppio del PIL.

Se il governo inglese permetterà all'economia di evolversi da sola, allora la Gran Bretagna dovrebbe trarne vantaggio. Inoltre un vantaggio collaterale del Covid è che i deficit di bilancio, in particolare quelli degli Stati Uniti, stanno portando ad un aumento dei deficit commerciali. Sebbene i mercati interni possano essere in fase di esaurimento, le attività di esportazione negli Stati Uniti e in altre economie alimentate dal consumo sono destinate a crescere il prossimo anno, offrendo notevoli opportunità alle imprese britanniche, molte delle quali sono di proprietà internazionale. Affinché ciò funzioni in modo efficace, l'intera struttura dell'economia deve evolversi, con lo stato che riduce il proprio peso sull'economia. Ma ciò può accadere solo dopo l'attuale crisi, argomento che affronterò alla fine di questo saggio. Nel frattempo dobbiamo valutare la posizione degli investimenti esteri più liquidi in sterline.

Gli investimenti esteri in Gilt sono stimati a £560 miliardi, ma la sterlina è ancora una parte sostanziale delle riserve di valuta estera per le banche centrali e anche le compagnie assicurative offshore detengono la loro liquidità in sterline. È probabile che questi saldi vengano mantenuti, poiché se ci sarà una pressione sulla sterlina, è probabile che proverrà dai depositi in sterline nelle banche britanniche associati ai non residenti, che secondo il database della Banca d'Inghilterra ammontavano a £537 miliardi a fine ottobre. Se non ci saranno accordi commerciali con l'UE, è ragionevole presumere che parte di questo saldo sarà venduto, spingendo la sterlina al ribasso dai suoi recenti massimi contro il dollaro USA. Ma questo di per sé è improbabile che sia sufficiente a destabilizzare la sterlina oltre la sua normale volatilità.


Banche britanniche

Il rischio sistemico è stranamente assente nell'attenzione pubblica, ma come mostra la Tabella 1 di seguito, le cinque grandi banche britanniche sono altamente indebitate, in particolare quando si tiene conto dello sconto di mercato sul valore contabile.

Insieme ai prezzi delle azioni delle banche nell'UE, le banche britanniche hanno registrato un forte rally da metà settembre, ma nella maggior parte dei casi le loro capitalizzazioni di mercato sono ancora inferiori alla metà del loro patrimonio di bilancio. Più preoccupante è la posizione di molte banche dell'Eurozona, con cui Londra presenta significativi rischi di controparte. Inoltre sia HSBC che Standard Chartered hanno un'esposizione sostanziale alla Cina e ad Hong Kong, il che implica che ci saranno anche rischi geopolitici e di controparte provenienti da quella regione. Il sistema bancario britannico non è adeguatamente capitalizzato per uno shock economico, come l'accumulo di crediti inesigibili o una crisi bancaria in un'altra giurisdizione.

Dobbiamo notare che il ciclo globale del credito bancario è passato da un'espansione decennale ad una forte contrazione nel settembre 2019, quando il mercato dei pronti contro termine statunitense ha indicato che il sistema bancario basato sul dollaro aveva esaurito la capacità di bilancio. Ciò avvenne circa un anno dopo che divenne chiaro che la guerra dei dazi commerciali tra Stati Uniti e Cina aveva destabilizzato il commercio internazionale e circa dieci anni dopo l'inizio della fase espansiva. Ci sono prove sufficienti, anche dal diciannovesimo secolo, che la fase espansiva del credito bancario, quando i banchieri passano dalla cautela all'aumento della fiducia nel prestito, di solito dura circa dieci anni.

Come abbiamo visto con la crisi della Lehman, l'espansione del credito bancario aveva portato a speculazioni, investimenti sbagliati e tassi d'interesse in aumento, una ricetta per una crisi imminente che si conclude con il fallimento delle banche. Quelle dell'Eurozona sono in una condizione molto più fragile oggi rispetto a quelle negli Stati Uniti, dove si è verificata la crisi di liquidità nel settembre 2019; è altamente probabile che questo sia il punto più debole del sistema bancario globale. E dato che gli squilibri TARGET2 nascondono crediti inesigibili in accumulo, fallimenti aziendali e una contrazione del credito globale, quasi certamente porteranno ad un collasso del sistema bancario dell'Eurozona, forse in pochi mesi o addirittura settimane.

Il Tesoro britannico dovrà quindi nazionalizzare l'intero sistema bancario britannico, o almeno sottoscriverne l'intero bilancio, pari a circa £5.400 miliardi, più del doppio del PIL del Regno Unito. A quel punto la Banca d'Inghilterra, in comune con altre grandi banche centrali, dovrà affrontare un crollo dell'economia e la sua risposta keynesiana sarà quasi certamente quella di inondare il sistema con ulteriore denaro nel tentativo di stabilizzarlo. L'altro suo strumento, i tassi d'interesse, è sempre stato inutile.


L'errore quando si sceglie di sopprimere i tassi d'interesse

La Banca d'Inghilterra ritiene che i tassi d'interesse siano il costo del denaro e che abbassandoli si possa stimolare l'attività economica. Il fatto che i suoi programmatori politici lo credano ancora di fronte ai continui fallimenti nel raggiungere i loro obiettivi politici è un trionfo della speranza sull'esperienza, e certamente non è nemmeno confermato dalla teoria.

Nel diciannovesimo secolo Thomas Tooke notò che il tasso d'interesse e il livello generale dei prezzi erano positivamente correlati, un'osservazione ripetuta nel 1923 da Arthur Gibson in un articolo per Banker’s Magazine. Keynes lo definì il Paradosso di Gibson nella sua pubblicazione del 1930, A Treatise on Money. Keynes disse che si trattava di "uno dei fatti empirici più certi nell'intero campo dell'economia quantitativa". Successivamente scelse di ignorarlo.

Il punto è che la correlazione è tra aumento dei tassi d'interesse e aumento dei prezzi, e non tra calo dei tassi d'interesse e aumento dei prezzi. In altre parole, il tasso d'inflazione dei prezzi non può essere gestito rialzando i tassi d'interesse.

I fatti economici ed empirici alla base del rapporto tra tassi d'interesse e prezzi assumono una nuova importanza, perché la Banca d'Inghilterra sta aprendo la strada ai tassi d'interesse negativi. Anche in questo caso, la BOE si scontra con l'esperienza, perché i tassi d'interesse negativi nell'Eurozona e in Giappone non sono riusciti a stimolare i prezzi, e la ragione di questo fallimento è spiegata dal Paradosso di Gibson. Ma esperimenti mal giudicati con i tassi d'interesse possono persistere solo finché il potere d'acquisto delle valute fiat non crolla.

Il rischio di un tale collasso ora è serio. Anche se non è ancora il caso della sterlina, non c'è dubbio che il dollaro è indirizzato verso l'iperinflazione monetaria. Tra marzo e settembre (la seconda metà dell'anno fiscale degli Stati Uniti) un terzo della spesa del governo degli Stati Uniti è stata finanziata dalle tasse e due terzi dalle vendite di buoni del Tesoro USA, principalmente attraverso il QE (inflazione monetaria). E non finisce qui: ci sarà un secondo giro, una volta che le elezioni presidenziali saranno finalmente risolte e il governo degli Stati Uniti dovrà affrontare la necessità di finanziare le proprie spese attraverso l'inflazione monetaria piuttosto  che con il gettito fiscale. In breve, senza tagli sostanziali alla spesa di bilancio, il potere d'acquisto del dollaro crollerà.

Il primo colpo al dollaro è stato inferto dai proprietari esteri che lo stanno vendendo. La proprietà estera di asset finanziari statunitensi ammonta a $28.500 miliardi, o circa il 150% del PIL degli Stati Uniti, e $6.000 miliardi di questi sono in depositi bancari e bond a breve termine. Sarà solo una questione di tempo prima che i creditori si rendano conto che si ritroveranno a subire perdite se non terranno conto dei valori futuri dei prestiti in dollari nei loro calcoli del tasso d'interesse. La vendita di dollari è destinata ad aumentare e quindi i tassi d'interesse saliranno. Le finanze pubbliche saranno gravemente indebolite e i tassi a termine, che sono la base della valutazione comparativa per le azioni, rischiano di crollare.

Il processo è già iniziato, evidenziato dal calo dell'indice ponderato commerciale del dollaro e dall'aumento del rendimento dei titoli del Tesoro a dieci anni. L'aumento dei tassi sul dollaro porterà alla fine dei tassi negativi in ​​altre valute, come per la sterlina ad esempio. L'ombra di Denis Healey tornerà ad aleggiare sulle nostre teste, ma questa volta non sarà disponibile alcun salvataggio del FMI. Altri eventi esogeni potranno in qualche modo distrarre l'attenzione sulla sterlina, come ad esempio un crollo del sistema bancario dell'Eurozona o un crollo degli asset finanziari denominati in dollari.


Una strategia per il futuro

Poniamo due ipotesi: l'attuale governo inglese rimane al potere per tutto il suo mandato ed il Primo Ministro e altri ministri di alto livello mantengono la loro fiducia. Stando così le cose, dovrebbe essere possibile ricostruire l'economia del Regno Unito su linee migliori, seguendo le seguenti otto fasi.

  1. Ripristinare il più presto possibile le scorte di lingotti d'oro nel Tesoro inglese, soprattutto ora che sta diventando chiaro che il dollaro scende e la sterlina è a rischio.

  2. Lasciar scivolare la sterlina con il dollaro e le altre valute legali. La distruzione della moneta fiat è una condizione preliminare per la riforma, la quale non può essere realizzata senza che l'elettorato si renda conto di quanto sia ingombrante il welfare state e che l'intervento statale debba essere abbandonato. E in ogni caso, i tentativi di supportare sterline scoperte falliranno.

  3. Prima che la sterlina perda del tutto il suo valore, renderla convertibile in oro al tasso ora prevalente. Lo scopo del denaro cartaceo e digitale non sarà più quello di agire come moneta statale, ma di agire come un meccanismo per la distribuzione dell'oro monetario tramite la valuta che funge da sostituto dell'oro. Le monete d'oro come sovrane e mezze sovrane devono poter circolare insieme ai sostituti dell'oro ed essere redimibili su richiesta.

  4. La capacità del governo inglese di pagare e fornire qualsiasi servizio di assistenza sociale e istruzione sarà terminato, così come la sua capacità di regolamentare il settore privato. Il governo inglese deve ridimensionarsi per fornire solo difesa, polizia e sistema legale. Tutto il resto deve essere lasciato al libero mercato, e anche se sarà doloroso, una moneta senza valore renderà evidente all'elettorato che non c'è alternativa a tagli sostanziali alla spesa pubblica e ad una riduzione della portata delle sue attività.

  5. Le comunità locali dovrebbero essere incoraggiate a prendere in carico la gestione di scuole, ospedali e servizi sanitari su base caritatevole. La creazione di sound money renderà tutto ciò possibile subito dopo l'interruzione iniziale.

  6. Il settore bancario deve essere riformato. Le banche che sopravvivono dovrebbero essere obbligate per legge ad avere responsabilità illimitate per amministratori e azionisti affinché il ciclo del credito possa essere domato, pur mantenendo una certa flessibilità per i fattori di finanziamento stagionali.

  7. Man mano che l'economia viene ricostruita, il governo inglese deve perseguire politiche monetarie solide e consentire al settore privato di recuperare la ricchezza nazionale senza un onere eccessivo da parte dello stato. Le persone devono imparare a prendersi cura di sé stesse e ad assumersi la responsabilità delle proprie decisioni.

  8. Mai più lo stato deve considerarsi al di sopra del popolo.

Dopo la fine della sterlina fiat, non dovrebbero essere necessari più di un anno o due prima che ritorni la stabilità economica, il consumatore torni a guidare la concorrenza e riemerga una tendenza al progresso umano.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/