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giovedì 19 settembre 2019

Ogni giorno le armi impediscono migliaia di crimini

Questo è un interessante documento di lavoro del 2018 in cui si dice che un'intensa copertura mediatica delle stragi da arma da fuoco le arrivi addirittura ad incitare. Gli economisti Jay Walker e Michael Jetter volevano capire meglio i motivi dietro questi tipi di omicidi, quindi hanno esplorato un set di dati (dal 1 gennaio 2013 al 23 giugno 2016) e sono arrivati ad una conclusione: "La copertura mediatica delle stragi da arma da fuoco ha avuto un effetto statistico significativo sul numero di stragi nella settimana successiva". In altre parole, la copertura delle stragi di massa finisce per incoraggiarle. Circa 33.000 persone vengono ferite a morte negli Stati Uniti ogni anno. Circa due terzi di queste morti sono suicidi, il restante terzo è in costante calo da decenni. Nel 2015 circa 13.286 persone sono state uccise negli Stati Uniti da armi da fuoco in decessi non correlati al suicidio. Nel 1993 questa cifra era 18.253. Durante questo lasso di tempo, parte di una tendenza decennale di declino della violenza con le armi, le vittime di stragi di massa hanno rappresentato meno dell'11%. Gli Stati Uniti hanno assistito a sette stragi da arma da fuoco finora nel 2019 e hanno causato la morte di 58 persone innocenti. Se nel 2019 non si verificheranno più stragi simili, probabilmente rappresenteranno circa lo 0.1% delle vittime di armi da fuoco negli Stati Uniti. Inutile dire che ognuna delle 58 morti è una tragedia, ma in una nazione di 320 milioni di persone, le tragedie sono all'ordine del giorno: circa 10 persone annegano ogni singolo giorno, 100 muoiono ogni giorno in incidenti automobilistici, addirittura muoiono 500 persone per errori medici e 300 persone per influenza ogni 48 ore. In realtà le probabilità di morire in una strage da arma da fuoco sono estremamente basse, non più alte rispetto all'essere uccisi da un fulmine che uccide circa 44 americani ogni anno.
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di Lawrence W. Reed


È una cosa che non cambia mai. Una frazione di secondo dopo che si è verificata una strage da arma da fuoco, gli ideologi ed i fanatici contrari alle armi rilasciano dichiarazioni in cui acclamano nuovi controlli sulle armi, nonostante le leggi vigenti abbiano fallito o le leggi che desiderano non avrebbero fatto alcuna differenza. Caso in questione: i tragici incidenti di Dayton, Ohio ed El Paso, in Texas, all'inizio di agosto 2019.

Il messaggio è chiaro: le armi causano violenza. Tassatele, sequestratele, vietatele, regolatele. Fate qualcosa, forse qualsiasi cosa! Tali reazioni istintive sono pericolose, scrive Charles W. Cooke su National Review: "Perché quando una nazione stabilisce una linea diretta tra le sue emozioni e le sue leggi, non mantiene la sua libertà a lungo".



Le armi non uccidono le persone, le salvano

La libertà non è l'unica cosa che potrebbe andare persa quando vengono approvate leggi sul controllo delle armi per placare le emozioni su ragione, prove, logica e diritti. Andranno sicuramente perse anche delle vite... molte.

Quante vite vengono effettivamente salvate dal possesso delle armi? Questa è una domanda estremamente importante che i fanatici contro le armi e gli ideologi ignorano. È una cosa che mi è venuta subito in mente quando ho saputo di un incidente qui nella mia città di Newnan, in Georgia, qualche giorno fa. Il titolo del Newnan Times-Herald diceva: "Uomo ricoverato in ospedale dopo essere stato ucciso fuori dal bar".

Poco dopo l'una di sabato mattina, 17 agosto, la polizia è arrivata al Fat Boys Bar & Grill per intervenire contro una sparatoria. Un cliente aveva minacciato altri clienti, spingendo la sicurezza del locale a buttarlo fuori con la forza. Infuriato per essere stato trattato in questo modo, ha detto che avrebbe preso una pistola "e avrebbe sparato in quella bettola".

Quest'uomo molto arrabbiato (e forse drogato) ha raggiunto la macchina di un suo amico nel parcheggio, ha afferrato una pistola calibro .40 all'interno dell'auto e ha iniziato a sparare in aria. Nel frattempo Ben McCoy, un uomo che ha assistito a tutto questo dall'interno del suo veicolo, aveva il suo fucile con sé. Prima che potesse usarlo è stato colpito quattro volte dall'uomo che brandiva la pistola, che poi è fuggito nel bosco.

Nonostante sia stato colpito al petto, allo stomaco, al braccio sinistro e alla coscia destra, McCoy si sta riprendendo e l'assalitore è stato arrestato. Nessuno è stato ucciso, ma la situazione sarebbe stata tragicamente diversa se Ben McCoy e il suo fucile non avessero distratto l'uomo armato.

Certo, in questo particolare incidente è brutto che un uomo innocente sia stato ferito, però non perdete di vista il fatto che la sua presenza armata ha impedito quello che avrebbe potuto essere un bagno di sangue. Accade molto spesso che i possessori di armi le utilizzino, o le brandiscano, e salvino vite, tranne a volte quella dell'assalitore. Ho scelto questo esempio perché è avvenuto nella mia città e volevo esprimere solidarietà al signor McCoy.



Efficacia delle armi

Ho controllato online e ho trovato alcuni numeri interessanti. Un buon sito Web con note a piè di pagina e riferimenti a fonti autorevoli è GunFacts.info. Qui ho imparato quanto segue:
  • Le armi prevengono circa 2,5 milioni di crimini all'anno, ovvero 6.849 ogni giorno. Molto spesso le armi non vengono utilizzate e non viene versato sangue (incluso quello del criminale).
  • Ogni anno 400.000 crimini potenzialmente letali vengono prevenuti grazie alle armi da fuoco.
  • Il 60% dei criminali condannati ha ammesso di aver evitato di commettere crimini quando sapeva che la vittima era armata. Il 40% dei criminali condannati ha ammesso di aver evitato di commettere crimini quando pensava che la vittima potesse essere armata.
  • I criminali riferiscono di evitare di entrare nelle case dove ci sono anche i proprietari perché temono di essere feriti.
  • Meno dell'1% delle armi da fuoco viene utilizzato per commettere un crimine.

Se dubitate dell'obiettività di quel sito web, val la pena di sottolineare che il Center for Disease Control, in una relazione richiesta dal presidente Obama nel 2012 a seguito del massacro di Sandy Hook, ha stimato che il numero di crimini evitati dalle armi potrebbe essere ancora più elevato: ben 3 milioni all'anno, o circa 8.200 ogni giorno.

Un'altra eccellente fonte di informazioni su questo argomento (e su molti altri problemi attuali) è la pagina dedicata al controllo delle armi di JustFacts.org.



Uso difensivo delle armi

In, "L'uso difensivo delle armi va oltre lo sparare ai malviventi", James Agresti ha fornito prove schiaccianti da più fonti che dimostrano che l'uso delle armi a scopo difensivo è più comune ed efficace rispetto a quanto vogliono far credere i fanatici anti-armi. Agresti afferma che "le persone che usano una pistola per scopo difensivo raramente danneggiano (e tanto meno uccidono) i criminali. Questo perché i criminali spesso scappano quando scoprono che i loro obiettivi sono armati."

John Lott, autore del libro "More Guns, Less Crime", è presidente del Crime Prevention Research Center, un'altra eccezionale fonte di informazioni su questo argomento. Scrive:
Tra il 66% ed il 32% di economisti e criminologi afferma che le zone senza armi hanno "maggiori probabilità di attirare i criminali". Un margine compreso tra il 60% e il 40% ritiene che le pistole in casa non aumentino i suicidi. E dal 62% al 35% afferma che le armi sono usate più spesso per autodifesa che nella commissione del crimine.

Questo potrebbe spiegare perché anche il New York Times non abbia ancora affisso un cartellone pubblicitario che urla: "Questa è una zona senza armi da fuoco. Non ci sono pistole qui."

Se potessimo confiscare i 350 milioni di pistole stimati nel Paese, non elimineremo l'uso offensivo delle armi da fuoco? Buona fortuna. C'è motivo di credere che una simile guerra alle armi da fuoco avrebbe più successo della guerra dello stato alle droghe? Perfino un bambino di quinta elementare potrebbe dirvi che finirebbe per essere disarmato solo l'innocente. I criminali non avrebbero problemi a tenere le loro armi, o ad ottenerne una un fiorente mercato nero.

Questo mi spinge a ringraziare i vari Ben McCoy nel mondo, i possessori di armi rispettosi della legge che sono tanto importanti quanto i poliziotti (e probabilmente anche di più) nello sforzo di mantenere gli innocenti sani e salvi.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


venerdì 26 ottobre 2012

Lavoro Minorile e la Rivoluzione Industriale Inglese

«[...] Molti ritengono che siano sottopagati perché, quando si tratta dei loro stipendi, viene applicata la teoria del valore-lavoro. Molti hanno letto Upton Sinclair e ritengono che siano stati i sindacati a forzare gli standard qualitativi nella produzione. Leggono Charles Dickens e ritengono che i sindacati abbiano salvato i lavoratori occidentali da indicibili orrori, anche se il lavoro minorile non è stato abolito legalmente negli Stati Uniti fino a quasi 100 anni dopo la pubblicazione di Oliver Twist. Se i Bob Cratchit dell’Era Vittoriana inglese avesse avuto accesso al Sindacato dei Lavoratori, non solo avrebbero potuto opporsi alle pratiche di gestione di Scroogie ma i Piccoli Tim nel mondo avrebbero dormito sonni più tranquilli.
Come Mises ha opinato più volte, se la teoria è assente, non si può dare nulla per scontato. [...] La teoria è semplice. Quando si aumenta il prezzo di uno degli input in un processo produttivo ci sono due conseguenze importanti. Il primo è che, a parità di altre condizioni, il prezzo minimo richiesto dal produttore per vendere il suo prodotto finito sul mercato cresce. [...]  Il secondo effetto è che un più alto prezzo ricevuto dalle unioni sindacali attrae inevitabilmente dei rimpiazzi. [...]

Alla luce di questi due effetti c’è poco da meravigliarsi che gli Stati in cui hanno avuto successo i sindacati nel XX secolo sono quelli che oggi sono economicamente stagnanti, come effetto di decenni in cui capitali e lavoro sono migrati verso altri Stati dove erano meno costosi. Tutta l’organizzazione sindacale è diventata un beneficio a lungo termine per gli Stati dove i sindacati hanno meno potere. Se questo fatto da solo non rende le unioni sindacali tristemente note, allora il fatto che i sindacati siano l’unica istituzione nella società al di fuori del governo con il diritto garantito dalla legge di infliggere violenza sugli altri certamente le rende tali. Il vezzeggiativo “sindacati teppisti” è pienamente meritato.»

~ I sindacati e “gli altri” Piccolo Tim, Christopher Westley, Mises Italia, 14 Aprile 2012.
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di Lawrence W. Reed


Nel secolo dopo il 1750 ebbero luogo profondi cambiamenti economici in Gran Bretagna. Questa fu l'epoca della Rivoluzione Industriale, con tanto di cascate di innovazioni tecniche, notevoli aumenti nella produzione, una rinascita del commercio mondiale, e la rapida crescita della popolazione urbana.

Gli storici e gli altri osservatori si scontrano nell'interpretazione di questi grandi cambiamenti. Rappresentavano un miglioramento per i cittadini o questi eventi li fecero arretrare? Forse nessun altro problema in questo ambito ha generato un maggiore calore intellettuale di quello riguardante il lavoro dei bambini. I critici del capitalismo hanno lanciato con successo tale questione come un atto d'accusa inconfutabile al sistema capitalista mentre stava emergendo nel XIX secolo in Gran Bretagna.

Le molte segnalazioni di cattive condizioni di lavoro e lunghe ore di fatica la rendono una lettura straziante. William Cooke Taylor scrisse all'epoca di riformatori contemporanei che, osservando i bambini al lavoro nelle fabbriche, pensavano tra sé: "Quanto più piacevole sarebbe stato saltellare sulla collina; alla vista del verde idromele con i suoi lustrini di ranuncoli e le margherite; col canto degli uccelli ed il ronzio delle api."

Di quegli storici che interpretarono il lavoro minorile nella Gran Bretagna industriale come un crimine del capitalismo, nessuno fu più importante di J.L. e Barbara Hammond. Le loro opere furono ampiamente promosse come "autorevoli" sulla questione.

Gli Hammond divisero i bambini delle fabbriche in due classi: "apprendisti parrocchiali" e "volontari." E' una distinzione di enorme importanza, anche se uno degli autori stessi non è riuscito ad apprezzarla del tutto. Dopo aver fatto la distinzione, gli Hammond procedettero a trattare le due classi come se non ci fosse stata alcuna distinzione tra di esse. Come conseguenza si riversò per anni un diluvio di false e fuorvianti conclusioni sul capitalismo e sul lavoro minorile.

I bambini "volontari" erano quelli che vivevano a casa ma lavoravano durante il giorno nelle fabbriche su insistenza dei genitori o dei tutori. Lo storico Inglese E.P. Thompson, anche se generalmente critico sul sistema delle fabbriche, tuttavia ammise giustamente che "è assolutamente vero che i genitori non solo avevano bisogno dei guadagni dei loro figli, ma si aspettavano che lavorassero." Ludwig von Mises, il grande economista Austriaco, disse bene quando osservò che le condizioni generalmente deplorevoli esistenti per secoli prima della Rivoluzione Industriale, ed i bassi livelli di produttività che le crearono, fecero in modo che le famiglie cogliessero le nuove opportunità rappresentate dalle fabbriche: "E' una distorsione dei fatti dire che la fabbriche portarono via le casalinghe dalle cucine ed i bambini dai loro giochi. Queste donne non avevano nulla da cucinare per nutrire i loro figli. Questi bambini erano poveri ed affamati. Il loro unico rifugio era la fabbrica. Li salvò, nel senso stretto del termine, dalla morte per fame."

I proprietari delle fabbriche private non potevano soggiogare con la forza i bambini "volontari"; non potevano costringerli a lavorare in condizioni che i genitori consideravano inaccettabili. L'esodo di massa dal continente verso la Gran Bretagna sempre più capitalista ed industriale nella prima metà del XIX secolo, suggerisce fortemente che la gente effettivamente considerava l'ordine industriale un'alternativa attraente. E non c'è alcuna prova credibile che suggerisca che i genitori in questi primi giorni del capitalismo fossero meno attenti ai figli rispetto ai tempi pre-capitalistici.

La situazione, tuttavia, era molto diversa per gli "apprendisti parrocchiali." Un attento esame rivela che i critici si concentravano su questi bambini quando parlavano dei "mali" della Rivoluzione Industriale del capitalismo. Questi giovani, a quanto pare, non erano sotto la diretta autorità e la supervisione dei genitori in un libero mercato del lavoro, ma di funzionari governativi. La maggior parte erano orfani; pochi erano vittime di genitori negligenti o genitori la cui salute o la mancanza di competenze li impediva di guadagnare un reddito sufficiente per occuparsi di una famiglia. Tutti erano sotto la custodia di "autorità parrocchiali." Come gli stessi Hammond scrissero, "[I] primi mulini furono collocati sui fiumi, e il lavoro necessario venne fornito con l'importazione di carri di bambini poveri dalle case di lavoro delle grandi città . . . . Per le autorità parrocchiali, ingombrate da grandi masse di bambini non desiderati, i mulini di cotone di Lancashire, Derby, e Notts erano una manna dal cielo."

Anche se consegnati al controllo di un organismo governativo, questi bambini sono abitualmente presentati come le vittime dell'avidità capitalista. Ma, come scrive lo storico Robert Hessen, quegli stessi bambini "erano gettati in schiavitù da un ente governativo; erano stati abbandonati o erano degli orfani poveri che erano legalmente sotto la custodia dei funzionari della parrocchia, e che erano legati da questi funzionari a lunghi periodi di apprendistato non retribuito in cambio della semplice sussistenza." In effetti, la prima legge in Gran Bretagna che venne applicata ai bambini in fabbrica fu approvata per proteggere questi stessi apprendisti parrocchiali, non i bambini "volontari."

Anche se è inesatto giudicare colpevole il capitalismo per i peccati dell'apprendistato parrocchiale, sarebbe anche inesatto supporre che i bambini volontari lavorassero in condizioni ideali nei primi giorni della Rivoluzione Industriale. Per gli standard di oggi la loro situazione era chiaramente disastrata. Però i risultati capitalisti, come l'aria condizionata e gli alti livelli di produttività, col tempo avrebbero migliorato sostanzialmente le condizioni di lavoro. Le prove a favore del capitalismo sono quindi irresistibilmente suggestive: Dal 1750 al 1850, quando la popolazione della Gran Bretagna quasi triplicò, la scelta quasi esclusiva di coloro che affollavano il paese per ottenere lavori era quella di lavorare per i capitalisti privati.

Le condizioni di lavoro ed i servizi igienico-sanitari erano migliori, come documentò la Factory Commission del 1833 nelle fabbriche più grandi e più recenti. I proprietari di queste grandi imprese, che erano più facilmente e frequentemente soggette a visite e controlli da parte degli ispettori, scelsero di respingere i bambini dal lavoro piuttosto che essere sottoposti a regole elaborate, arbitrarie, e sempre mutevoli su come impiegare i giovani in fabbrica. Il risultato dell'intervento legislativo fu che questi bambini licenziati, la maggior parte dei quali necessitava di lavorare per sopravvivere, furono costretti a cercare posti di lavoro in luoghi più piccoli, più vecchi, e più trasandati in cui i servizi igienici, l'illuminazione e la sicurezza erano nettamente inferiori. Coloro che non riuscivano a trovare nuovi posti di lavoro furono ridotti al rango delle loro controparti di un centinaio di anni prima — cioè, a lavori agricoli irregolari e faticosi o, usando le parole di Mises, "ad infestare il paese come vagabondi, mendicanti, senzatetto, ladri e prostitute."

Il lavoro minorile non è stato liberato dai suoi peggiori attributi dalle disposizioni legislative, ma dalla marcia progressiva di un sistema produttivo sempre più capitalista. Il lavoro minorile è stato praticamente eliminato quando, per la prima volta nella storia, la produttività dei genitori nel mercato del lavoro salì al punto in cui non era più economicamente necessario che i bambini lavorassero per sopravvivere. Gli emancipatori ed i benefattori dei bambini non furono i legislatori o gli ispettori delle fabbriche, ma i proprietari delle fabbriche ed i finanzieri. I loro sforzi ed investimenti nei macchinari portò ad un aumento dei salari reali, ad una crescente abbondanza di beni a prezzi inferiori, e ad un miglioramento incomparabile nel tenore generale di vita.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/