lunedì 13 maggio 2024

Confutare la difesa neoconservatrice dell’Impero britannico

 

 

di Martin George Holmes

Uno dei peggiori romanzi del diciannovesimo secolo, sia dal punto di vista estetico che politico, è Anno Domini 2000 (1889) di Julius Vogel. Dal punto di vista dello stile è orrendo, perché l'autore era un burocrate senza abilità letterarie; dal punto di vista politico, poi, è spaventoso perché prevede un futuro in cui l’Impero britannico sarebbe sopravvissuto fino al secondo millennio. Rimane in stampa fino ancora oggi.

Il romanzo di Vogel è rilevante perché confuta i recenti tentativi degli studiosi di ritrarre l'Impero britannico come un esempio di libertà. Neoconservatori come Niall Ferguson e Nigel Biggar sostengono che l’Impero britannico incarnava i principi liberali e li diffondeva in tutto il mondo. Sostengono che il liberalismo viene assicurato attraverso il potere dell'impero e quindi si struggono per la sua fine. Dal loro punto di vista solo la volontà degli Stati Uniti dopo il 1945 ha impedito una crisi del liberalismo occidentale.

Una consapevolezza anche di base della teoria dei diritti naturali demolisce questa retorica “la forza è giusta”. Murray N. Rothbard una volta definì la Gran Bretagna come “l’impero più spietato sulla faccia della Terra”. Il suo ragionamento era basato sull'ampio e duraturo disprezzo dei diritti naturali da parte dell'Impero britannico.

Il liberalismo autentico difende, per principio, la dignità delle singole persone e delle comunità. L’Impero britannico, in netto contrasto, si diffuse calpestando i diritti delle popolazioni indigene di tutto il mondo (che furono brutalmente “civilizzate” attraverso la conquista) e dei suoi stessi cittadini (che furono tassati in modo aggressivo e arruolati per rendere possibile tale conquista). Questo progetto statalista, questa missione “civilizzatrice”, è un anatema per il liberalismo. C’erano elementi liberali nella politica britannica, ma gli imperialisti statalisti li avevano emarginati verso la fine del XIX secolo.

Le parole e le azioni dei leader dell'impero rafforzano questo punto, come illustra proprio Anno Domini 2000. Vogel fu un importante politico imperiale della fine del XIX secolo; per due volte fu premier della Nuova Zelanda, di cui abolì le province e distrusse l'economia attraverso costosi lavori pubblici. Poi andò in Gran Bretagna e lavorò con il partito conservatore dell'arcimperialista Benjamin Disraeli.

Vogel scrisse Anno Domini 2000 quando molti pensatori britannici erano preoccupati per la sicurezza del loro impero. Come difendersi dai rivali? Come poteva l’impero, essendo così disparato, rimanere compatto economicamente e politicamente? La risposta, secondo lui e molti altri, stava nella federazione. Dando alle colonie una maggiore partecipazione negli affari imperiali, i legami di lealtà sarebbero stati rafforzati. La missione “civilizzatrice” sarebbe potuta andare avanti senza sosta. Vogel scrisse Anno Domini 2000 per rendere popolare questa idea tra le masse. Infatti il romanzo ha una trama leggera (alcuni valorosi lealisti imperiali combattono una cospirazione per indebolire l'impero) e un'analisi politica pesante.

I federazionisti imperiali pretendevano di sostenere i principi liberali, ma in realtà li distruggevano per il bene dello stato. La futura federazione nel libro di Vogel collega i territori dell'impero attraverso la coercizione e lo sciovinismo. Le forze armate sono immense: la marina federale la più grande di tutte le altre flotte messe insieme, le varie forze di terra ammontano a oltre due milioni di soldati e una flotta di incrociatori aerei si libra sopra le nuvole pronta a proiettare potenza militare ovunque nel mondo nel giro di poche ore. Una rigida gerarchia sociale, intrecciata con quella militare, domina la vita pubblica. Per mantenere contente le classi inferiori, ci sono generosi programmi di assistenza sociale. Anche le persone normodotate che rifiutavano di lavorare possono vivere comodamente grazie allo stato sociale.

Per pagare questo apparato gonfio, l’impero tassa incessantemente i suoi cittadini e regola centralmente l’economia. Il commercio estero e l’impiego di stranieri all’interno dell’impero sono scoraggiati; esso funziona come un blocco protezionista, i suoi cittadini hanno il comando di commerciare tra loro e di vedere tutti gli altri come potenziali nemici.

L’apparato federale garantisce che le colonie siano ben rappresentate in Parlamento. La sede del governo cambia periodicamente posizione per indicare il suo impegno nelle relazioni inter-impero. Tuttavia questa federazione non è una libera unione di popoli: l'Impero britannico rifiuta la Rivoluzione americana di stati indipendenti che si uniscono volontariamente per una causa comune e rimangono uniti solo finché le loro popolazioni lo desiderano. La federazione imperiale britannica è dettata dall’alto e mantenuta con la forza.

Come affermava lo stesso Vogel: “Mettere in discussione anche la semplice volontà di far andare avanti l’Impero [...] o permettere la separazione di uno qualsiasi dei domini era ritenuto un grave tradimento; e non era mostrata alcuna misericordia al colpevole”. La trama conferma questa idea: quando un certo Lord Reginald Paramatta lancia un movimento separatista in Australia, le autorità lo perseguitano fino ai confini della Terra. Allo stesso modo l’ostilità al vero liberalismo provoca tensioni tra l’Impero britannico e la Repubblica americana, facendo scoppiare la guerra quando il presidente americano, riaffermando l'indipendenza dalla Gran Bretagna, offende l'imperatore britannico. In difesa dell’onore nazionale gli inglesi lanciano un’invasione su vasta scala delle coste americane. Gli incrociatori aerei neutralizzano la costa orientale, l'esercito americano viene sconfitto in battaglia e il New England viene annesso al Canada. Vogel celebra questa aggressione come “il 4 luglio recuperato”: una vendetta per la Dichiarazione d'Indipendenza dei coloni americani nel 1776.

Anno Domini 2000 dimostra che l’Impero britannico non era un bastione del liberalismo. Vogel non predisse il futuro in modo accurato sotto tutti gli aspetti e non rifletteva l'opinione di tutti, tuttavia manifesta la convinzione condivisa da tutti gli imperialisti britannici di tutte le epoche: che la collettività abbia la priorità sull'individuo e che la missione “civilizzatrice” dell'Impero britannico gli conferisce il diritto di opprimere altri popoli e costringere i propri cittadini.

La difesa neoconservatrice dell’Impero britannico, in altre parole, è fallace sotto ogni punto di vista, soprattutto quello morale. Per una vera comprensione della tradizione liberale, bisogna rivolgersi a eventi come la Rivoluzione americana e a pensatori come Murray N. Rothbard.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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