giovedì 23 maggio 2013

L'Europa Keynesiana Non Se La Caverà





di Gary North


L'Europa è il manifesto del Keynesismo. I paesi del sud hanno avuto enormi deficit pubblici per un decennio. C'è stato un boom, ma è finito. I paesi del Mediterraneo sono in depressione e la situazione sta peggiorando.

Hans-Werner Sinn è un economista tedesco. E' conosciuto come uno degli economisti più pessimisti in Europa. Ma rispetto a ciò che sta affrontando l'Europa, è ottimista.

Ha parlato al Peterson Institute. Tale organizzazione è più vicina alla realtà economica rispetto a qualsiasi altro think tank dell'Establishment. Permette la discussione di alcune brutte notizie; non di quelle statisticamente inevitabili, ma di alcune brutte notizie.

Sinn ha affermato che la Germania è ufficialmente solvibile, mentre le altre nazioni no. La Germania ha la disoccupazione al 5%. La Spagna al 27%.

Secondo lui ci sono tre modi per uscirne. In primo luogo, i governi possono imporre più austerità. Ciò comporta una riduzione della spesa pubblica, cosa che non è politicamente accettabile. Egli pensa che danneggerebbe la crescita, ecco perché è un Keynesiano. Le nazioni profondamente depresse andranno in default ad un certo punto. Imiteranno la Grecia.

Ha omesso di menzionare l'ovvio: il FMI e la BCE hanno salvato la Grecia, proteggendo in questo modo gli stupidi banchieri del nord. Se Spagna, Portogallo e Italia andranno in default, non sarà possibile alcun piano di salvataggio. Le banche dovranno incassare il colpo.

In secondo luogo, la Germania deve accettare l'inflazione. Il perché non lo dice. Questa soluzione, invece, è la più comune: la Germania deve spendere a deficit e salvare gli spendaccioni. Questa strada non è popolare in Germania.

In terzo luogo, gli stati falliti possono lasciare la zona euro ed inflazionare. Ma questo vuol dire default.

Non c'è via d'uscita che non prevederà dolore economico. Non vi è alcuna strategia di uscita.

Questo è Keynesismo soft-core. Non ha detto questo però: la Banca Centrale Europea inflazionerà fino ad arrivare all'iperinflazione. Naturalmente nemmeno questa è una soluzione, perché tale politica deve finire, ma i debiti nei confronti dei pensionati rimarranno ancora lì. Nessuna via uscita.

In secondo luogo, il default deve includere tutti i programmi statali di welfare per i pensionati. Questa politica è inevitabile, perché i deficit — passività non finanziate — sono astronomici. Così, non ha parlato nemmeno di questo. La politica del default significherebbe il fallimento finale del welfare Keynesiano. Nessuno osa parlarne, ma è sicuro al 100%, in tutto il mondo. I conti non possono essere pagati. Le promesse non possono essere mantenute.

Gli esperti dell'establishment si concentrano sui problemi che potrebbero essere possibilmente risolti, ma non offrono raccomandazioni. Offrono solo soluzioni politicamente inaccettabili, che ci raccontano che sono tutte cattive soluzioni. Non suggeriscono mai nulla di specifico. Si rifiutano di parlare del fallimento inevitabile dei programmi pensionistici garantiti dallo stato e dei programmi di assistenza medica. Non vogliono sembrare dei pessimisti totali. Così, voltano le spalle alla realtà attuariale.

La popolazione alza le spalle. Gli americani si rifiutano di informarsi sull'Europa. "Non è un problema nostro." Ma abbiamo gli stessi problemi. "Non sono problemi nostri," dicono gli americani. "Ce la caveremo." Come? "In qualche modo."

Il valore attuale delle passività non finanziate dello stato è di oltre $222 bilioni. "Non è un nostro problema."

E di chi è? "Di qualcun altro." Quando? "Più tardi. Molto più tardi. Dopo la mia morte."

Cavarsela in qualche modo è mainstream. Provate a negare che siamo in grado di cavarcela e verrete cacciati dal mainstream. Nessuno nel mainstream vuole sentire una cosa del genere. Si verrebbe relegati nelle tenebre dell'economia della Scuola Austriaca. "Preferirei morire!" Ma, come disse qualcuno, nel lungo periodo siamo tutti morti. Batteteli sul tempo, perché per gli economisti Keynesiani mainstream non c'è uscita. Preferiscono affondare sulla nave del mainstream.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


7 commenti:

  1. Ciao Francesco,
    "Tirare a campare e' sempre meglio che tirare le cuoia".
    Mi ripeto, ma deve esser proprio il motto del mainstream.

    GaryNorth molto asciutto e definitivo.
    L'esperimento cominciato nel 1971 sembra davvero giunto al redde rationem. In queste ore il Giappone comincia a tremare. Poi l'eurozona. Tra un po' vedremo a WallStreet.
    Sono segni. Sono sintomi. Gli Austriaci conoscono la diagnosi e la prognosi: stadio terminale, cure palliative inutili. Chi pratichera' l'eutanasia? Avremo uno zombie piu' grande?

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  2. ogni stato cerca di cavarsela a spese dell altro, per cio è guerra di valute (o di economie). o si va al metallo o alla mmt pura e dura, col socialismo integrale. l altra alternativa è tassi a 0, eutanasia del rentier, e rinviare fino alla fine del mondo, pagando 0 interessi sul debito di qualche fantastiliardo, e la garanzia sara il bervetto sulla curvatura 5 per i viaggi nello spazio dell astronave enterprise

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  3. Ciao And.

    Dato che questi tipi campano di illusioni è probabile che vedremo uno zombie più grande. Anche perché è questa la strategia: continuare a pianificare su scala sempre più alta, finché ovviamente le cose non scappano di mano.

    E ora aspettiamoci dei grandi cambiamenti anche dal mercato azionario USA, con M2 che ha iniziato a rallentare e il divario tra mercato azionario/guadagni si sta facendo sempre più ampio. Una situazione del genere si verificò ancheprima del secondo crollo del mercato azionario USA nel mezzo della Grande Depressione.

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  4. Oggi ho scambiato qualche breve considerazione col direttore di una filiale di una piccola banca di provincia.
    E' sicuro che ci sara' la ristrutturazione del debito pubblico italiano. Forse anche una violenta inflazione. Non vede altre possibilita'.
    Gli ho detto che avevano ragione quelli della Scuola Austriaca. Ha annuito.
    Mi ha detto che la crisi che vede lui ogni giorno e' "infernale".

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  5. Ciao Francesco,
    recentemente sono stato poco partecipe sul blog,ciò nonostante ho continuato a leggerti con piacere. Sull'articolo: condivido la breve analisi di North, anche se mi permetto di obbiettare che nn ritengo Sinn pessimista quanto drammaticamente realista sui problemi strutturali della ZonAEuro...(?);le analisi del CESifo istitute a mio parere son interessanti e fra le migliori nel panorama europeo(vedi es.http://www.cesifo-group.de/ifoHome/policy/Sinns-Corner.html
    Target II, squilibri della bilancia pagamenti).Tutto ciò per dire che ci sono economisti o semplici studiosi in germania che affrontano la questione euro/europa in modo articolato e approfondito,aperto a tutti gli scenari possibili:in Italia sotto questo profilo come siamo messi???Io vedo una totale assenza di spirito critico accompagnata dalla proverbiale rassegnazione italica...Ad ogni modo complimenti per il lavoro che fai con il blog & continua a mantener vivo questo canale di "sapere"!!!

    Nikolai

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  6. Ciao And.

    Ristrutturazione del debito, che nella lingua degli esseri comuni vuol dire default. O perlomeno si inizia con un default parziale. Al momento le banche si stanno preoccupando di saldare i loro debiti che hanno tra loro stesse, prima di ricercare la fiducia nelle persone stanno cercando di riguadagnare la fiducia tra loro stesse. E' così che facevano soldi: prendevano in prestito a breve e prestavano a lungo. Con Lehman Brothers questo giochetto è saltato in aria.

    Quindi mentre da una parte c'è un'enorme inflazione monetaria, dall'altra non si registra un'enorme inflazione nei prezzi perché quel denaro rimane nel circuito finanziario e serve a ripagare vecchi prestiti (ma questo non significa che altri errori non vengono accumulati, anzi...).

    Ma come si vede anche da noi, le pressioni sul governo e sulla banca centrale si fanno insistenti affinché si intervenga. E sarà la loro risposta che risulterà estremamente inflazionistica. Del Giappone si era già avvertito che sarebbe sprofondato in un abisso.

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  7. Ciao Nikolai.

    Non conoscevo questo economista e cercherò di prendermi del tempo per leggermi qualcosa di più. Per il resto, qui in Italia se si guarda al panorama accademico cadono letteralmente le braccia. A livello di una certa notorietà abbiamo solo Lottieri. Non ne conosco altri con una influenza simile e superiore che possano diffodnere le idee Austriache.

    Grazie soprattutto per la tua partecipazione al blog, spero che i contenuti siano sempre di tuo gradimento. :)

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