(Versione audio dell'articolo disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-grande-riorganizzazione-degli-ae4)
COPRIRE IL DOLLARO E RICAPITALIZZARE L'AMERICA
I mercati hanno iniziato a scontare una ricapitalizzazione degli Stati Uniti il giorno dopo le elezioni presidenziali, quando è stato chiaro che sarebbe stato Trump a vincere. È più comune parlare di ricapitalizzazione in termini di un'azienda, ma lo stesso concetto può essere applicato a un Paese. Fa riferimento a una ristrutturazione del quadro finanziario ed economico di un'entità, oltre a stabilizzare la struttura del capitale. Per gli Stati Uniti, questo deve essere fatto sui seguenti livelli:
• Debito pubblico e salute fiscale;
• Stabilità del dollaro;
• Rilancio economico.
Se il team DOGE avrà successo, il suo sforzo contribuirà notevolmente a consolidare le finanze del governo federale e a stabilizzare il dollaro. Eviterebbe anche una crisi del debito sovrano, poiché la domanda di titoli del Tesoro statunitensi aumenterebbe quasi certamente. E se riuscisse a tagliare in modo netto l'attuale struttura normativa e amministrativa, ciò contribuirebbe notevolmente alla rivitalizzazione economica. Ci vorrebbe del tempo, ma assisteremmo a una rinascita delle piccole imprese in questo Paese se lo Stato profondo venisse smantellato. Allo stesso tempo tassi d'interesse normalizzati contribuirebbero a invertire cinque decenni di finanziarizzazione, il che aprirebbe la strada a una rinascita della classe media americana, un tempo fiorente.
Ma non si può essere totalmente ottimisti: anche se tutto ciò si verificasse, non cancellerebbe 50 anni di pessime politiche economiche dall'oggi al domani. Né cancellerebbe il debito nazionale di circa $36.000 miliardi.
Ed è qui che emerge un nuovo, curioso piano...
La senatrice del Wyoming, Cynthia Lummis, ha presentato un disegno di legge per istituire una “Riserva strategica in Bitcoin” per il governo degli Stati Uniti. La legge propone che il Dipartimento del Tesoro e la FED acquistino 200.000 bitcoin all'anno per cinque anni. L'obiettivo è accumulare un milione di bitcoin, quasi il 5% dell'offerta totale. Ai prezzi attuali, ciò equivale a oltre $100 miliardi in Bitcoin, ma se la FED portasse a termine questo piano, il prezzo in dollari aumenterebbe notevolmente, probabilmente di 5 volte o più. Donald Trump ha espresso il suo sostegno a questo piano, così come numerosi dirigenti aziendali.
Marc Andreessen, fondatore di Netscape e della società di venture capital Andreessen Horowitz, è uno di questi. Di recente ha rivelato di aver trascorso circa metà del suo tempo a Mar-a-Lago a lavorare con la nuova amministrazione Trump dopo le elezioni. Alla domanda su quale sarebbe la destinazione d'uso di questa “Riserva Strategica in Bitcoin”, le risposte fornite sono vaghe, incentrate sulla stabilità economica, la sicurezza nazionale e il rimborso del debito pubblico... ma c'è anche un altro aspetto. La mia scommessa è che Bitcoin sarà reso una forma di collaterale e quindi utilizzato per ricapitalizzare il sistema bancario e coprire i mercati dei titoli del Tesoro statunitensi. Bitcoin sarebbe perfetto per questo compito.
Naturalmente questo non era il suo scopo originale, non è per questo che mi sono avvicinato a questa tecnologia nel 2011. All'epoca ero interessato a Bitcoin come moneta, non come un meccanismo per contribuire a ricapitalizzare il sistema finanziario attuale. Tuttavia ho imparato a non lasciare che la “perfezione” fosse nemica della “scelta migliore”.
IL PIANO “AMERICA FIRST” SI CONCRETIZZA
Trump ha nominato Howard Lutnick come Segretario al Commercio. Non credo che sia molto noto, ma è l'amministratore delegato della società di investimenti Cantor Fitzgerald. Essa offre ai clienti istituzionali una vasta gamma di servizi finanziari ed è anche uno dei 24 Primary dealer del Federal Reserve System. Si tratta di una posizione davvero privilegiata, dato che i Primary dealer partecipano all'asta dei titoli del Tesoro USA e ricevono accesso diretto ai finanziamenti a basso costo della FED attraverso la “finestra di sconto” e il mercato pronti contro termine. Tutto questo per dire che Lutnick è un vero insider ed è in sintonia con i meccanismi che stanno alla base del sistema finanziario basato sul dollaro. Ed è qui che la storia si fa interessante...
All'inizio di quest'anno Cantor Fitzgerald ha investito $600 milioni in una società chiamata Tether. Cantor ora detiene circa il 5% della società. Tether emette l'omonima stablecoin in dollari: una criptovaluta che funziona in modo simile a Bitcoin, solo che è agganciata 1 a 1 al dollaro. Ciò significa che un USDT equivale sempre a circa 1 dollaro. Mantenere questo ancoraggio è piuttosto semplice: gli utenti acquistano USDT con dollari, Tether prende poi quei dollari e li investe in vari asset, tra cui titoli del Tesoro USA, Bitcoin e oro. Questo crea una riserva di asset a supporto di ogni USDT emesso.
Poco dopo l'investimento di Cantor in Tether, negli ambienti finanziari ha iniziato a diffondersi la voce che stesse anche sviluppando un fondo per prestare dollari a fronte di garanzie in Bitcoin, con Tether come elemento fondamentale di tale infrastruttura. E ora possiamo vedere il piano iniziare a prendere forma...
Sotto la guida di Cantor Fitzgerald, vedremo il sistema finanziario tradizionale iniziare a prestare dollari coperti da Bitcoin, proprio come accade con altri beni durevoli come gli immobili. Ciò significa che il governo statunitense potrà prendere in prestito dollari coperti dalla sua “Riserva Strategica in Bitcoin”, ottenendo così una seconda fonte di finanziamento oltre all'emissione di titoli del Tesoro. L'effetto netto è che il dollaro sarà in una certa misura coperto da Bitcoin e quest'ultimo sarà monetizzato. Ciò a sua volta stimolerà anche la domanda di USDT, in quanto rappresenta lo strato intermedio tra i dollari tradizionali e Bitcoin. Con l'afflusso di capitali verso USDT, Tether li investirà in asset di riserva, rafforzando ulteriormente il dollaro; e con un Primary dealer come Cantor che ora sostiene l'azienda, possiamo aspettarci che Tether investirà anche in titoli del Tesoro statunitensi.
Più ci penso, più mi rendo conto che si tratta di un piano davvero brillante.
Il governo degli Stati Uniti acquisterà un milione di bitcoin nei prossimi cinque anni per creare la sua riserva strategica. Nel frattempo il sistema finanziario sta creando l'infrastruttura necessaria per erogare prestiti in Bitcoin come garanzia. Ciò significa che la “Riserva Strategica in Bitcoin” coprirà il dollaro. Allo stesso tempo altre istituzioni e individui useranno questi prestiti garantiti da Bitcoin, consentendo a quest'ultimo di fungere da riserva personale. Questo convoglierà un maggiore capitale in Tether, che a sua volta acquisterà titoli del Tesoro statunitensi, cosa che a sua volta sosterrà le finanze del governo americano riducendo la necessità di investimenti esteri. Una tale dinamica sbloccherà un'immensa quantità di valore attualmente depositata in Bitcoin. È logico che gran parte di questo capitale verrà utilizzato per stimolare l'attività economica e forse anche per iniziare a risolvere il problema delle infrastrutture americane in rovina.
E non deve per forza fermarsi a Bitcoin...
LA RIMONETIZZAZIONE DELL'ORO
Il governo degli Stati Uniti possiede ancora 8.133,46 tonnellate d'oro. Si tratta della più grande riserva aurea conosciuta al mondo. Precedenti funzionari, tra cui l'ex-presidente della FED, Ben Bernanke, hanno sempre minimizzato la questione. Quando gli venne chiesto perché il governo degli Stati Uniti detenesse ancora oro, Bernanke rispose che era “per tradizione”... a dir poco assurda come risposta. Ovviamente il governo degli Stati Uniti ha sempre riconosciuto l'importanza strategica della sua enorme riserva aurea, altrimenti l'avrebbe venduta molto tempo fa. Se il governo monetizza Bitcoin come descritto sopra, è ragionevole che monetizzi anche l'oro. La stessa infrastruttura utilizzata per garantire Bitcoin potrebbe essere utilizzata per l'oro.
È interessante notare che il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti contabilizza ancora le sue riserve auree a un valore contabile di $42,22 l'oncia in bilancio. Questo valore stima l'oro del governo statunitense a $10,4 miliardi... una goccia nell'oceano oggi. Tuttavia l'oro oggi viene scambiato oltre $3.000 l'oncia mentre scrivo. Le riserve auree statunitensi valgono circa $800 miliardi ai prezzi correnti e il prezzo dell'oro salirebbe ancora di più se venisse rimonetizzato. Un aumento del prezzo dell'oro (in dollari) ricapitalizzerebbe ulteriormente l'America e contribuirebbe a fornire un'altra soluzione al debito nazionale.
Infatti negli ultimi anni abbiamo assistito a numerose proposte per operazioni del Dipartimento del Tesoro coperte dall'oro. L'ex-capo stratega di Trump, Steve Bannon, ha suggerito che la seconda amministrazione Trump potrebbe perseguire politiche monetarie coperte dall'oro nel tentativo di ridurre il debito nazionale; anche l'ex-candidata di Trump alla FED, Judy Shelton, ha promosso l'idea di titoli del Tesoro coperti dall'oro.
Inoltre il Project 2025 della Heritage Foundation richiede esplicitamente la rimonetizzazione dell'oro. Trump vi ha preso le distanze durante la campagna elettorale, ma due dei suoi nuovi membri del gabinetto vi hanno contribuito direttamente, tra cui il direttore entrante dell'OMB Russell Vought, il più influente per quanto riguarda le questioni monetarie.
Ripristinare il ruolo monetario dell'oro all'interno del sistema finanziario basato sul dollaro aumenterebbe quasi certamente la fiducia globale nel biglietto verde e nei titoli del Tesoro statunitensi. Insieme alla monetizzazione di Bitcoin, questo potrebbe anche sbloccare migliaia di miliardi di dollari di valore intrappolato che potrebbero essere utilizzati per ripagare il debito nazionale.
DAVVERO POTREBBE ACCADERE?
Prima di tre anni fa non pensavo che nulla di simile potesse mai essere possibile. Ero “black-pilled”, come si dice oggi: non pensavo che il sistema potesse essere riformato, soprattutto a causa di un'esperienza passata, ovvero quella di Ron Paul nel 2012. All'epoca esisteva un sito chiamato The Daily Paul attraverso il quale i sostenitori riportavano tutto ciò che vedevano accadere nelle loro contee e nei loro stati. I media tradizionali, inclusa Fox News, facevano di tutto per far sembrare Ron Paul un pazzo senza alcun supporto popolare; la realtà è che aveva il Partito Repubblicano contro. Arrivò addirittura un momento in cui un numero significativo di suoi delegati venne eletto alla convention nazionale, i quali avevano intenzione di votare per Ron Paul come candidato repubblicano alla presidenza. Ma gli imbrogli erano proprio dietro l'angolo: il Partito Repubblicano arrivò al punto di revocare le credenziali a intere liste di delegati di Ron Paul e poi a sostituirli con quei nomi che più gli aggradava.
Per il Partito Repubblicano nel suo complesso, si trattava solo di assicurarsi che l'elettore repubblicano medio credesse che Ron Paul fosse un candidato marginale con idee folli. Non voleva che la gente sentisse cosa avesse realmente da dire, perché sapeva che avrebbe trovato eco in molti elettori. Una giornalista di nome Deborah Smarth ha scritto un libro su quanto accaduto durante quella stagione delle primarie repubblicane, intitolato America's Lost Opportunity: Stolen Victories 2012.
La Smarth ha documentato molti esempi di pratiche ingannevoli e ostili da parte del Partito Repubblicano durante quella campagna elettorale. Inutile dire che il cinismo era tutto quello che mi sono portato dietro dopo quell'esperienza, soprattutto quando si vede un candidato che sosteneva la riforma fiscale e un ritorno ai principi fondanti dell'America venir sostituito da un sostenitore dei globalisti come Mitt Romney.
Mi sono, quindi, aggrappato al cinismo per un decennio. Per il momento, però, l'ho messo da parte: c'è qualcosa di diverso in quello che sta succedendo oggi. Considerati tutti i punti che abbiamo collegato in questo saggio, e tutte le briciole di pane che ci hanno portato fin qui e raccolte nel mio ultimo libro intitolato Il Grande Default, credo che all'agenda “America First” gli si debba dare una possibilità. Certo, non è filosoficamente coerente come il piano di Ron Paul, ma è certamente migliore di quello che abbiamo ora ed è decisamente migliore di quello che i globalisti vorrebbero imporre.
Ecco cosa c'è di diverso in quello che sta succedendo oggi... Stiamo assistendo a una strana coalizione di giganti della tecnologia, addetti ai lavori di Wall Street, i nuovi media (con Joe Rogan e Tucker Carlson come protagonisti) ed ex-Democratici che si uniscono attorno al team di Trump e alla sua agenda “America First”. Anche Robert F. Kennedy Jr. è a bordo e il suo cognome rappresenta forse la dinastia politica più iconica del Partito Democratico nella storia americana. Sulla stessa linea Joe Rogan ha appoggiato Bernie Sanders nel 2016; ora sostiene attivamente il programma “America-First”.
Questa non è altro che una controrivoluzione contro il programma globalista.
È di natura apartitica ed è guidata da qualcosa di più dell'interesse personale: è guidata dall'autoconservazione. Di chi? Del sistema bancario commerciale statunitense. Quindi sono convinto che lo sforzo di riforma a cui stiamo assistendo oggi sia sincero. C'è un piano in atto e non ha nulla a che vedere con l'amministrazione Trump del 2016, la quale nominò un gruppo di vecchi neoconservatori repubblicani (neocon) che alla fine fecero saltare tutto in aria. Ovviamente non so se i NY Boys e l'amministrazione Trump riusciranno a portare a termine il loro piano, ma penso che abbiano una ragionevole possibilità di successo. Sarà affascinante osservare come si evolverà il tutto.
E ci sono anche importanti implicazioni per gli investimenti...
INVESTIRE IN UN MONDO IN CUI L'AMERICA È AL PRIMO POSTO
Se ciò di cui abbiamo discusso oggi si realizzerà, entreremo in un mondo che nessuno di noi ha mai conosciuto prima. Non avrei mai pensato, nemmeno per un secondo, che una cosa del genere sarebbe stata possibile ma se i puntini si uniscono come li abbiamo uniti, ci troveremo in un mondo deflazionistico in cui la massa monetaria statunitense si ridurrà, così come la dimensione del governo federale stesso.
Questa non è una buona notizia per i multipli di valutazione nei mercati azionari. I titoli tecnologici in forte crescita, attualmente scambiati oltre 30X il valore di vendita, quasi certamente torneranno a livelli di valutazione più ragionevoli. Non credo però che questo scenario porterebbe a un'Armageddon nel mercato azionario, semplicemente perché il capitale d'investimento troverebbe probabilmente interessanti le azioni statunitensi in un mondo in cui la spesa pubblica è sotto controllo e la regolamentazione non è apertamente ostile alle imprese e al commercio. Inoltre il mondo che stiamo descrivendo è un mondo in cui 50 anni di finanziarizzazione verrebbero gradualmente invertiti.
Altro tassello che si inserisce nella "grande riorganizzazione" degli Stati Uniti. Oltre 40 anni di finanziarizzazione (qual è la "città nella città" più finanziarizzata del mondo?) vengono finalmente invertiti.https://t.co/CreSfPyX8e
— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) May 23, 2025
In questo mondo, il mercato azionario tornerebbe gradualmente a rispecchiare l'economia reale. Proprio come ai vecchi tempi. Naturalmente ci saranno delle aziende che ne trarranno vantaggio e altre no. Nel frattempo Bitcoin e oro continueranno a salire in dollari. Per Bitcoin non c'è altro da fare che salire se il governo degli Stati Uniti inizierà ad acquistare 200.000 unità all'anno. Pensate a questo: ci saranno solo 21 milioni di bitcoin in circolazione, ma 19,8 milioni di questi sono già stati minati e ne restano solo 1,2 milioni da immettere in circolazione. Non solo, ma il protocollo di Bitcoin riduce esponenzialmente il numero di nuovi bitcoin minati nel tempo. Possiamo calcolare con certezza matematica che l'ultimo blocco non verrà minato prima del 2140; sono 116 anni da oggi e questa scarsità è il motivo per cui Bitcoin è prezioso come asset finanziario.
La prospettiva rialzista per l'oro in questo scenario non è così diretta. Infatti ci si aspetterebbe che la deflazione risulterà negativa per il suo prezzo in dollari. La rimonetizzazione dell'oro aumenterà la domanda da parte delle banche centrali e degli investitori istituzionali. Ogni istituto che attualmente detiene titoli del Tesoro USA come asset di riserva allocherà molto probabilmente anche una parte delle proprie riserve in oro.
Allo stesso tempo il dollaro si rafforzerà rispetto alle valute estere; soprattutto nei confronti dell'euro. Come investitori, penso che sostenere le proprie finanze con oro e Bitcoin sia la cosa più importante che si possa fare. Dovrebbero essere trattati entrambi come vere e propri asset di riserva, non come veicoli d'investimento. In altre parole, lo scopo di acquistare oro e Bitcoin non è investire valuta oggi nella speranza di ottenere più valuta domani. No, si tratta di scambiarla con le due principali riserve ufficiali mondiali. In questo modo ci si ritroverà un bilancio solido con una solida copertura finanziaria.
Questo apre una serie di strategie interessanti, soprattutto in un mondo in cui si possono usare queste riserve per collateralizzare e accelerare i propri investimenti. Una delle strategie più interessanti oggi, a livello aziendale, riguarda le “convertible note”: emettere obbligazioni a leva coperte da Bitcoin, ad esempio.
A livello individuale, invece, ci sono le “mortgage note” (cambiali ipotecarie). La maggior parte degli investitori sa che esiste un mercato immobiliare in ogni grande città degli Stati Uniti. Le persone comprano e vendono immobili ogni giorno. Non credo che molti si rendano conto che esiste anche un mercato per le cambiali ipotecarie: mutui su case unifamiliari e terreni. In qualsiasi momento ci sono centinaia di questi mutui in vendita e sono disponibili per gli investitori al dettaglio, senza bisogno di accreditamento. Acquistare cambiali ipotecarie è l'altra faccia della medaglia rispetto all'acquisto di immobili da dare in affitto. Con le cambiali non si possiede la casa, solo il debito. E questo significa che non si è responsabili per la pulizia dei tappeti, la tinteggiatura delle pareti o la riparazione della doccia che perde. Non ci sono spese impreviste che potrebbero intaccare il flusso di cassa mensile.
Inoltre si possono sempre trovare mutui a prezzi accessibili. Che ci crediate o no, la maggior parte delle cambiali ipotecarie disponibili sul mercato secondario si colloca nella fascia di prezzo più bassa. Questo perché banche, compagnie assicurative e hedge fund tendono a vendere le loro vecchie cambiali ogni volta che acquistano un blocco di cambiali più consistenti con durate più lunghe. Devono costantemente mantenere una “scala” di durata all'interno del loro portafoglio. Le cambiali ipotecarie sono un investimento molto interessante in un mondo deflazionistico, dove non bisogna preoccuparsi di un drastico calo del potere d'acquisto della valuta.
Inoltre le cambiali ipotecarie offrono rendimenti più elevati rispetto agli immobili in affitto nel clima attuale, dato l'aumento dei tassi d'interesse. Sono un ottimo strumento per creare un reddito mensile passivo. E se si usasse quest'ultimo per finanziare altri investimenti, inclusi investimenti con tassi di rendimento garantiti contrattualmente?
Ci sono parecchi pezzi di questo puzzle, ma una volta compresi – e come si incastrano tra loro – creare un sistema di investimento è alla portata di chiunque. L'idea alla base di un sistema di investimento del genere è semplice ed è quella che viene adesso usata da quelle aziende che utilizzano le “convertible note” per comprare Bitcoin: sostengono le proprie finanze con oro e Bitcoin, poi usano il loro flusso di cassa per coprire gli strumenti finanziari emessi e finanziare nuovi investimenti, inclusi quelli che aumentano ulteriormente il loro flusso di cassa. In questo modo si viene a creare un “effetto valanga” che aumenta il proprio patrimonio e il reddito nel tempo.
Il punto chiave è che questa strategia funziona meglio in un contesto in cui il potere d'acquisto del dollaro rimane relativamente stabile. Ecco perché il programma “America First” potrebbe rivelarsi un’importante manna per gli investitori in futuro.
• Generare un flusso di cassa mensile: investire, ad esempio, in cambiali ipotecarie per creare un reddito passivo senza le complicazioni della gestione immobiliare;
• Sfruttare il proprio flusso di cassa (sottoponendolo eventualmente a leva): usare tale questo reddito per finanziare altri investimenti ad alto rendimento, creando un “effetto valanga” che fa crescere il proprio patrimonio in modo esponenziale.
• Proteggere il proprio patrimonio: integrare i modi migliori per sostenere le proprie finanze con oro e Bitcoin, garantendo stabilità, anche in un contesto deflazionistico.
Inutile ricordare che si tratta di ipotesi personali e non rappresentano un invito automatico all'azione. Questi comunque sono temi che vengono trattati in maggiore dettaglio nel servizio di consulenza del blog prenotabile su Calendly.
CONCLUSIONE
Quando parlo della cricca di Davos mi riferisco a quel gruppo costituito da banchieri e famiglie europei le cui ambizioni colonialiste non sono mai scomparse. Il loro modus operandi è sempre stato uno: destabilizzazione, estrazione di ricchezza, crollo, obiettivo successivo. Il modo migliore per pensare a essi è quello di immaginarli come locuste: si spostano in un territorio, lo destabilizzano dall'interno, creano caos nella società, cambiano leggi/regole, estraggono il capitale, lo spediscono altrove e riniziano il processo da lì. Gli Stati Uniti sarebbero dovuti essere i prossimi e la Cina dopo di essi. C'hanno provato con la Russia ma sono stati rispediti al mittente. Lo strappo con gli Stati Uniti, invece, è avvenuto nel momento in cui Powell e Williams sono stati posti come governatore e vice, e hanno iniziato a lavorare sul SOFR (forse anche prima, ma con loro due alla FED è stato lapalissiano). Come ho scritto nel Capitolo 3 del mio ultimo libro, Il Grande Default, il coordinamento a livello di banche centrali sin dalla crisi del 2008 denotava una volontà comune di portare l'attuale sistema economico/finanziario post-Seconda guerra mondiale alla sua naturale morte e riciclare la classe dirigente che l'ha scombussolato in quello nuovo.
Se la classe oligarchica americana, la classe bancaria americana, ha infine guardato cosa c'era oltre l'orizzonte e ha capito che non avrebbero fatto parte di coloro che avrebbero dettato le regole nel nuovo sistema, allora avevano tutti gli incentivi di questo mondo a opporre resistenza. E il modo migliore affinché la opponessero era quello di combattere, inizialmente, a livello finanziario e poi seguire il flusso del denaro: passare successivamente al livello culturale, al livello giudiziario, al livello politico, ecc. Nel caso in particolare, controllare il flusso di denaro tramite la riconquista della politica monetaria da parte della FED avrebbe significato rimuovere quegli “agenti infiltrati” che facevano gli interessi dei globalisti. Ed è qui che siamo ora: la rimozione di quel cancro che ha corrotto le istituzioni americane. Inutile dire che questo passaggio è meglio esemplificato nella concretezza dal marciume portato a galla dalle investigazioni del DOGE.
Quanto detto accade internamente, a livello internazionale la stessa “pulizia” viene portata avanti dai dazi e dagli accordi commerciali. Avete notato come 48 ore dopo la visita di Vance in India e l'intavolamento di un nuovo accordo commerciale con Modi, Pakistan e India hanno rischiato di far partire i razzi nucleari? E chi ha profonde radici di intrallazzi nella regione? Gli inglesi. Quel tipo di relazioni sono vecchie e radicate, e cambiarne la dinamica comporta una reazione violenta ed esagerata. Ecco perché la stampa (di stampo inglese) attacca senza tregua la nuova amministrazione facendola passare per spacciata e ingenua. Non analizza per niente il suo piano messo in campo, facendo invece apparire i membri che ne fanno parte come spaesati e divisi. Classico esempio di modus operandi dell'MI6, tra l'altro.
La rinegoziazione dei vecchi accordi commerciali viene fatta, adesso, a vantaggio degli USA, non più un volano per spolpare la nazione della sua prosperità e trasferirla all'estero. Infatti la politica estera americana, ad esempio, è stata fino al 2024 in mano ai globalisti oltreoceano. Il passo successivo è quello di cambiare il modo in cui vengono tassati gli americani, riformando una delle più grandi ingiustizie fiscali del mondo: l'imposta sul reddito. Saranno gli altri a pagare per la gigantesca mole di debito emessa, ad esempio, dalla Yellen nel 2024 per fare un favore a Londra e Bruxelles. Non si può non partire da un fatto: il collaterale è ciò che conta e conterà sempre, e quello di qualità superiore a livello internazionale e che permette di accedere al mercato dei finanziamenti rapidi più liquido al mondo è rappresentato dai titoli di stato americani. E questo lo sappiamo dal fatto che, secondo un articolo recente della Reuters, la BCE è preoccupata dal fatto che non tutti gli stati membri dell'UE potranno accedere alle linee di swap della FED in caso di difficoltà. Ed è una realtà già adesso, visto che la BCE stessa deve presentarsi alla finestra di sconto della FED, cappello in mano, per ottenere prestiti. Li ottiene, però, a un tasso d'interesse superiore rispetto a quello pagato dalle banche americane (uno spread di circa 80 punti base). Questo a sua volta significa che il margine attraverso il quale la nazione può assorbire e sostenere il rollover del debito interno sta aumentando. Prosciugare all'estero il mercato degli eurodollari e all'interno far rimanere quanto più possibile i titoli di stato americani. Non scordiamoci che i più grandi possessori di obbligazioni statunitensi, a oggi, sono Londra e Bruxelles (insieme alle loro succursali) ammassati durante la presenza della Yellen al Dipartimento del Tesoro. Stanno usando questo stock per puntellare i loro di problemi economici, perché nelle prime fasi di una crisi della valuta, il valore della stessa aumenta dato che i capitali vengono richiamati in patria per affrontare i problemi. Poi scende. Sia l'euro che lo yen si trovano nella stessa situazione, ma per ragioni diverse ed entrambi sono alla mercé della FED. Gli accordi commerciali sulla scia dei dazi serviranno a capire chi è “amico” e “nemico” degli USA, e ovviamente chi avrà accesso alle linee di swap.
È sempre stato questo l'obiettivo dei NY Boys. Ancora di più in quest'ultimo mese che Bruxelles e Londra hanno manipolato attivamente la curva dei rendimenti americana per tenere a galla i rispettivi mercati obbligazionari e valute. https://t.co/fIkkUSO4z3
— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) May 23, 2025
E mentre con l'UE vengono aumentati i dazi, con il Giappone...Questa è, in estrema sintesi, la differenza di cui parlavo nei miei pezzi tra "amici" e "nemici" degli USA.https://t.co/9uqOhP6nIM
— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) May 24, 2025
Questa strategia viene ulteriormente portata avanti dalla proposta di legge al vaglio adesso al Congresso, la quale prevederebbe il decadimento delle agevolazioni fiscali per quelle compagnie estere che decidono di acquistare titoli obbligazionari americani. Per quanto possa esserci un selloff iniziale, i titoli di stato americani rimangono ancora il collaterale per eccellenza nei mercati mondiali. Il SOFR ha cambiato tutte le carte in tavola e adesso per avere dollari bisogna andare solo dalla FED. In parole povere, contrazione dell'offerta di dollari all'estero, rimpatrio di capitali, rinnovo del debito americano in scadenza attraverso la domanda interna e strangolamento degli avversari tramite carenza di dollari (BCE e BOE). Infatti gli USA non hanno affatto bisogno di $36.000 miliardi in debito da emettere, ma solo $4-5.000 miliardi per rendere liquidi i mercati monetari interni. Ecco perché il resto del mondo avrà un prezzo per i dollari che circoleranno all'estero diverso da quelli che circoleranno internamente.
L'obiettivo principale dei NY Boys è quello di difendere il prezzo del dollaro in patria, non all'estero. Il LIBOR, invece, era stato progettato per ottenere il contrario. Adesso saranno gli altri a pagare un premio per usare i dollari. I cambiamenti messi in moto sono epocali e stanno segnalando la fine di un'era che ci portiamo dietro sin dalla nascita della Banca d'Inghilterra.
La "frammentazione" del dollaro a livello interno è funzionale allo smantellamento di un singolo "honeypot" da catturare. Ecco come si porrà fine alla FED senza che il Paese subisca un takeover da parte di player ostili (leggi BOE o BCE). https://t.co/xz3m1oieKG
— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) May 23, 2025
Senza togliere di mezzo quei figuri che hanno corrotto il denaro, non ci potrà essere denaro sano/onesto o libertà individuale. E la guerra tra i NY Boys e la cricca di Davos è la miglior occasione per ottenere entrambi come sottoprodotto delle loro schermaglie. Non esistono player più potenti sulla faccia della Terra della Federal Reserve e del Dipartimento del Tesoro statunitense che lavorano insieme; e se l'indipendenza degli USA passa dalle strategie che ho messo in evidenza in questo saggio e se anche solo la metà di esse verranno messe in pratica, allora questa è l'occasione d'oro che stavano aspettando anarcocapitalisti e libertari. È a dir poco ironico che potranno essere quelle due entità a realizzare il loro sogno. In passato erano divisi, oppure catturati dall'unica visione delle linee di politica impostata dal Partito democratico e dai globalisti. L'Unipartito del passato, infatti, ha costantemente lavorato per sconquassare l'America; il nuovo Unipartito sta lavorando per rimettere insieme i cocci e assicurarsi che per i prossimi 20 anni i Democratici rimangano a bordo campo.
Come ho documentato nel mio ultimo libro, Il Grande Default, è stata la crescita incontrollata del mercato dell'eurodollaro che ha distrutto il Paese, che l'ha fatto arrivare sull'orlo della bancarotta dal punto di vista dei bilanci. Per quanto riguarda la questione fiscale, non è difficile mettere a posto le cose... basta solo la volontà di farlo. Lato attivi e passivi, invece, beh lì è più complicato. Però pensate a questo adesso: davvero gli USA sono in debito per la cifra ufficiale che ascoltiamo sempre? E se parte di quel debito può essere cancellato mandando in bancarotta quelle entità a cui è dovuto? E se il sottosuolo dell'Alaska venisse finalmente contabilizzato attraverso i fondi sovrani che Trump vorrebbe creare in tutto il Paese?
1/3
— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) May 16, 2025
E qui tutte le critiche all'insostenibilità delle finanze degli Stati Uniti vanno a morire.https://t.co/4cCI1UPcRQ
E se, sempre restando in termini di attivi, il problema di Fort Knox non fosse l'assenza di oro fisico bensì la presenza di un numero superiore di metallo giallo rispetto alle cifre ufficiali?
I giorni in cui i globalisti erano al comando negli Stati Uniti sono finiti e questo significa anche la manipolazione del mercato dell'oro per pompare l'eurodollaro e facilitare il ripagamento dei prestiti esteri, nonché accedere a finanziamenti facilitati senza garanzie, sono finiti. Sono finite le manipolazioni all'apertura di Londra e New York in cui l'oro subiva violenta volatilità si stabilizzava durante l'apertura dei mercati asiatici e infine veniva abbattuto alla chiusura di New York. Se, però, Trump riuscirà a staccare un accordo di pace durevole in Europa orientale l'oro quest'anno terminerà la sua corsa... almeno fino alla crisi del debito sovrano che imperverserà nell'UE. E se un accordo di pace verrà trovato anche in Medio Oriente, allora il capitale restante in Europa non avrà altra scelta che volarsene in toto negli USA dato che non vedrà alcun futuro nel Vecchio continente.
3/4
— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) May 15, 2025
Emirati Arabi, Yemen, Arabia Saudita, Qatar, Siria... le ultime visite di Trump in Medio Oriente, se guardate sulla cartina, sono praticamente un muro innalzato tra Israele e Iran.
Man mano che l'amministrazione Trump continuerà a ridurre “G” nel conteggio del PIL e gli investimenti privati ne prenderanno il posto, i prezzi delle commodity saliranno in risposta alla domanda industriale. La FED, di conseguenza, non avrà alcuna pressione a rialzare i tassi, anzi potrà abbassarli anche in virtù del fatto che l'economia statunitense, date queste premesse, è una cold economy ovvero gli aumenti dei prezzi sono trainati dalle materie prime, principalmente il petrolio. Ci sono tre modi in cui l'amministrazione Trump sta sgonfiando il prezzo di quest'ultimo (rompendo il cartello dell'OPEC e costringendo i mercati arabi alla trattativa):
- Nuovi permessi per le raffinerie;
- Smantellare i privilegi per l'industria dei veicoli elettrici;
- Porre fine alla miscelazione dell'etanolo dal mais.
Man mano che la ri-industrializzazione farà il suo corso, i prezzi nel lungo periodo tenderanno a scendere e favorire una crescita economica organica. Questo fornirà anche la giustificazione ideale per la FED affinché tagli i tassi e agevoli il mercato del credito interno. Come detto in passati articoli, in questa nuova era la FED non tornerà più allo zero e la sua linea di politica si assesterà intorno al 3% dei tassi di riferimento senza la paura di una crisi del credito. Un piano già in moto e di cui vedremo i risultati tra 18 mesi, giusto in tempo per le elezioni di medio termine.
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
👉 Qui il link alla Prima Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2025/05/la-grande-riorganizzazione-degli-usa.html
Nessun commento:
Posta un commento