martedì 20 maggio 2025

Il modello keynesiano cinese sta crollando, gli serve un accordo commerciale al più presto

I nodi della propaganda stanno vendendo al pettine ormai. La verità si vende da sola, non ha bisogno di essere puntellata sistematicamente; le menzogne, invece, quelle sì... quelle hanno bisogno di essere continuamente sostenute e coperte con menzogne più grandi e che richiedono più costi. Si può ovviamente tirare la corda quanto si vuole, giocarsi una carta ancora più alta, alla fine, però, se si sta bluffando e si stiracchia il bluff fino a una cosa enorme alla fine salta tutto. È accaduto con la “pandemia”, con la guerra in Europa orientale e sta accadendo di nuovo con la narrativa su Trump. Anche in quest'ultimo caso abbiamo assistito a una escalation di storie inventate sulla stampa dove, fallendo la prima, ne sono state tirate fuori di più inverosimili e grottesche successivamente. Ultima in ordine cronologico: gli USA sono dipendenti dalla Cina e i dazi avrebbero affossato DI PIÙ l'economia americana, costringendola a fare passi indietro e negoziare. In diversi tweet e negli ultimi due articoli a firma mia sul blog vi dimostravo come le cose non stavano così, ma adesso arriva anche la retromarcia da parte della stampa generalista. Ciononostante, per chi sa cosa osservare in linea con la metodologia della Scuola Austriaca, il pattern era già chiaro da un po' ed è arrivata la conferma quando le autorità monetarie cinesi hanno svalutato nuovamente lo yuan per raddoppiare gli sforzi in quella che è una scommessa perdente. In Cina mentire sull'economia è considerato un imperativo per la sicurezza nazionale. I dazi imposti dall'amministrazione Trump non sono l'inizio dei problemi del Paese, bensì la proverbiale ciliegina sulla torta di un processo di declino in corso da anni. Le spedizioni cinesi sono in stand-by e gli ordini sono congelati. La Cina sta attraversando una crisi deflazionistica dal 2023. L'aumento delle esportazioni durante la pandemia è stato compensato dai lockdown draconiani del PCC. Si è trattato, in sostanza, di un suicidio fiscale da parte del governo cinese e da allora il Paese è in difficoltà. Il mercato immobiliare è imploso, in parte a causa della sovracostruzione attraverso programmi infrastrutturali sovvenzionati dallo stato inondando il mercato di case ed edifici mal costruiti, poi lasciati a marcire. Le insolvenze aziendali sono dilaganti e hanno lasciato gli investitori senza un soldo. C'era un certo ottimismo sul fatto che le misure del governo cinese per porre fine alla crisi avessero funzionato per rinvigorire il mercato, ma il 31 marzo Vanke, collegata al governo cinese, ha fatto registrare una perdita annuale record di ¥49,5 miliardi per il 2024. Il principale organo decisionale cinese, guidato da Xi Jinping, ha affermato che le autorità avrebbero implementato piani specifici per supportare le aziende e gli individui colpiti dalla guerra commerciale. In altre parole, la PBOC continuerà a fare più o meno la stessa cosa fatta finora aspettandosi, però, un risultato diverso, sperando di tenere in vita un falso senso di stabilità. I tentativi della Cina di nascondere il decadimento al mondo esterno stanno diventando sempre meno efficaci.

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di Daniel Lacalle

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-modello-keynesiano-cinese-sta)

Nell'ultimo decennio l'economia cinese ha ampliato il suo modello neo-keynesiano centralizzato, il quale non può sopravvivere senza un accordo commerciale. Il settore manifatturiero cinese ha seguito una strategia di stallo continuo che non può sussistere senza l'enorme surplus commerciale con gli Stati Uniti.

La  sovraccapacità del settore manifatturiero cinese non è un'eccezione, è la regola. La Cina produce il 30% dei beni manifatturieri mondiali, ma ne consuma meno del 18%, secondo CKGSB. Inoltre il tasso di utilizzo della capacità industriale cinese è sceso al 74,1% nel primo trimestre del 2025.

Il modello keynesiano di pianificazione centralizzata cinese mira a massimizzare l'occupazione e a mantenere una forte crescita economica, nonostante i vincoli finanziari e l'eccessivo indebitamento; pertanto è necessario vendere la produzione in eccesso per evitare un enorme problema di capitale circolante. Persino il governo cinese ha riconosciuto il problema in modo indiretto, evidenziando che la concorrenza di tipo “involutivo” è un obiettivo fondamentale per la politica economica del 2025 e che si stanno adottando misure per ridurre gli investimenti non necessari e controllare la crescita in alcuni settori. Tuttavia la sovraccapacità produttiva in Cina non è un caso; è stata creata per disegno politico, con le autorità locali e nazionali che cercano di aumentare il PIL a qualsiasi costo.

Il modello mira a mantenere la piena occupazione e la crescita economica anche con rendimenti economici inferiori al costo del capitale, e funziona quasi del tutto se la capacità produttiva in eccesso può essere venduta a livello globale, ricevendo valuta di riserva e mantenendo bassi i costi trasferendo il costo del capitale circolante ai consumatori globali e mantenendo basse le spese di produzione con controlli monetari e tassi di cambio fissi. Tuttavia la combinazione di debito crescente, valuta in costante indebolimento e crescente numero di fallimenti e problemi di capitale circolante sta conducendo questo modello al collasso, anche in assenza di una recessione ufficiale.

La Cina ha imparato che non può sopportare una guerra commerciale e non può sostituire i consumatori statunitensi, il mercato più ricco e più grande del mondo, con consumatori europei o latinoamericani. Di conseguenza ha bisogno di un accordo commerciale rapido prima che la catena di fallimenti che affligge l'economia cinese dal 2021 si trasformi in una vera e propria crisi finanziaria.

Ad aprile la Cina è entrata ufficialmente in deflazione per il terzo mese consecutivo. Secondo Allianz, si prevede che le insolvenze aziendali aumenteranno del 7% nel 2025 e del 10% nel 2026, nonostante il governo cinese stia implementando ulteriori misure di stimolo fiscale.

Le piccole e medie imprese, in particolare quelle esportatrici, stanno affrontando un crescente numero di fallimenti a causa del calo del flusso di cassa e dell'eliminazione delle esenzioni tariffarie statunitensi. La perdita di posti di lavoro è in aumento nelle regioni dipendenti dalle esportazioni e il tasso di disoccupazione urbano dovrebbe attestarsi in media al 5,7% nel 2025, al di sopra dell'obiettivo ufficiale, secondo la CNBC.

L'indice PMI manifatturiero ufficiale dell'NBS è sceso bruscamente a 49,0 il mese scorso, il calo più netto da dicembre 2023, riflettendo una discesa della produzione, dei nuovi ordini e dell'occupazione, in particolare gli ordini esteri in calo al livello più basso degli ultimi undici mesi.

Il crollo del settore immobiliare, che un tempo rappresentava fino al 30% del PIL, ha indebolito le banche, ridotto i risparmi delle famiglie e portato a un effetto ricchezza negativo, deprimendo ulteriormente i consumi e la domanda di credito.

I punti di forza economici della Cina sono ben noti, ma le debolezze sono troppo importanti per essere ignorate. La situazione ci ricorda che la pianificazione centrale non funziona mai. Tutte le debolezze della Cina derivano da anni di politiche governative volte a stimolare la crescita economica costruendo beni nella speranza che prima o poi si sarebbero venduti. Inoltre l'aumento dei fallimenti, il crollo del mercato immobiliare e il crescente debito delle amministrazioni locali mettono a dura prova il sistema finanziario, proprio mentre i prestiti in sofferenza della Belt and Road Initiative (BRI) aumentano vertiginosamente. Diversi Paesi nella BRI sono inadempienti o hanno richiesto salvataggi da parte del FMI, tra cui Sri Lanka, Zambia, Ghana e Pakistan, mentre essa ha generato $385 miliardi di debiti non registrati.

Le linee di politica keynesiane portano sempre a un debito elevato e alla stagnazione. Tuttavia se combinate con un sistema di pianificazione centrale, un sistema finanziario chiuso e controlli sui capitali, esse creano un pericoloso mix di sovraccapacità produttiva, povertà e stagnazione economica. La Cina può iniziare ad affrontare il suo enorme problema di capitale circolante solo attraverso un accordo commerciale rapido e di successo con gli Stati Uniti. La Cina trarrà enormi benefici se aprirà la sua economia, eliminerà i controlli sui capitali e permetterà al settore privato di respirare. Un'implosione del problema della sovraccapacità produttiva nascosta ai media generalisti, compensata da una pianificazione centrale ancor più accentuata e da stimoli su stimoli, non farà altro che indebolire ulteriormente la Cina nel lungo periodo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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