venerdì 27 maggio 2016

Il nemico più pericoloso per la libertà

«Io credo che, essendo la natura del denaro fiat simile a quella della legge fiat (ed essendo i due strettamente collegati e dipendenti l'uno dall'altro), lo sia anche la loro dinamica. Così come l'implosione del fascismo non ha comportato purtroppo quella del positivismo giuridico (né quella del denaro fiat), ma semmai un suo rafforzamento, così, fino a quando non crollerà il positivismo giuridico, il necessario collasso dell'attuale forma particolare di denaro fiat non comporterà quello del denaro fiat. Il collasso dell'euro, o del dollaro, porterà (oltre a probabili guerre) un "reboot" con una nuova moneta fiat. Per sradicare il denaro fiat occorre sradicare il positivismo giuridico. Non si può avere libero mercato (tanto meno nel settore del denaro) finché la "legge" rimane lo strumento di potere politico arbitrario.» ~ Giovanni Birindelli
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di Gary North


Remnant Review

Sono un conservatore.

Sono un conservatore per tre motivi che sin dal 1920 hanno spinto molti americani ad appoggiare tale movimento: (1) anti-comunismo; (2) economia di libero mercato; (3) teoria sociale del conservatorismo.

Ritengo che la figura più importante del XX secolo sia stata quella di Vladimir Lenin. Se non fosse stato per l'assassinio dell'arciduca Ferdinando nel 1914, non ci sarebbe stata la prima guerra mondiale. Se non ci fosse stata la prima guerra mondiale, il governo tedesco non avrebbe rispedito in Russia Lenin. Se quest'ultimo non avesse avuto successo con la sua rivoluzione nel 1917, non avrebbe mai preso il potere. Ciò avrebbe significato che Adolf Hitler non sarebbe mai arrivato al potere, poiché Lenin e i comunisti fornirono il modello per la rivoluzione di Hitler.

Purtroppo dimentichiamo questo fatto che viene menzionato di rado: di tutti i rivoluzionari sociali del XIX secolo, solo un uomo è arrivato al potere per mezzo di una rivoluzione che egli stesso aveva progettato, salendo poi al potere per attuare le sue idee. Quell'uomo era Lenin.

L'economia di libero mercato è stata con noi fin dalla Scuola Spagnola di Salamanca nei primi anni del XVI secolo. È stata migliorata più volte, culminando con la Scuola Austriaca d'economia. Datiamo la nascita della Scuola Austriaca con il libro Principi di Economia di Carl Menger, che venne pubblicato nel 1871. La formulazione moderna arrivò dopo una serie di libri di Ludwig von Mises.

C'era anche una scuola britannica d'economia che si basava sul libero mercato, la quale nacque nel 1776 con Adam Smith, anche se i saggi anti-mercantilisti di David Hume sul libero scambio vennero scritti prima (1752). La tradizione di Smith s'estese nei successivi 114 anni, culminando con il libro di Alfred Marshall del 1890. Nel frattempo William Stanley Jevons fu uno dei tre uomini che nei primi anni del 1870 svilupparono quella che noi chiamiamo Scuola Marginale o Soggettiva. Menger era un altro. Il terzo era un economista in Svizzera, Leon Walras. L'approccio matematico di Walras conquistò influenza nel mondo accademico. È incoerente sia dal punto di vista metodologico che operativo. Non può affrontare due fatti cruciali: la mancanza d'onniscienza negli uomini e il cambiamento storico.

Poi c'è l'eredità politica di Edmund Burke. Era un seguace di Adam Smith, e Adam Smith era un seguace di Burke. Burke credeva in un lento cambiamento sociale e politico. Era un evoluzionista sociale, come lo era anche Smith. Si oppose alla rivoluzione politica centralizzata, spacciata come modo per aumentare la libertà. Il suo classico, pubblicato alla fine del 1790, criticava la Rivoluzione francese. Da quel momento in poi divenne un punto di riferimento per il conservatorismo nascente in Europa occidentale. Non credeva in grandi sistemi teorici. Completava Adam Smith, il quale ideò la difesa teorica dominante dell'economia di libero mercato. Era una strana alleanza.

I nemici dell'economia di libero mercato sono ovviamente il socialismo e il comunismo, ma anche l'estensione statalista del mercantilismo che è rappresentata negli Stati Uniti da Alexander Hamilton, Henry Clay, Abraham Lincoln, entrambi i Roosevelt e i seguaci di John Maynard Keynes. In altre parole, l'economia mista è l'altro nemico. È il nemico dei giorni nostri.

Vi è poi un altro ceppo di pensiero in occidente, il cristianesimo. È dominato sia dal cattolicesimo romano sia dal protestantesimo, ma entrambi si sono dimostrati impotenti nel resistere alla diffusione del vangelo sociale e della teologia della liberazione. L'attuale Papa è un teologo della liberazione. Negli Stati Uniti la maggior parte dei leader confessionali e la maggior parte dei seminari, se predicano qualcosa d'economia, predicano una qualche versione di un'economia mista, sia sotto forma di vangelo sociale sia sotto forma di teologia della liberazione. Vale a dire, né la gerarchia cattolica, né l'istituzione protestante sono state in grado d'offrire una sfida teologica a Keynes o Lenin. La maggior parte dei teologi della liberazione dell'America centrale sono stati uccisi dalle truppe governative negli anni '80, e il crollo del comunismo e dell'Unione Sovietica nel 1991 ha messo fine al fascino del comunismo occidentale negli ambienti cattolici latino-americani. Solo una manciata di maoisti è ancora in attività. La loro ultima roccaforte era in Perù.

Il conservatorismo in America è una sorta di minestrone. È principalmente dominato dagli hamiltoniani. Sono i difensori dell'economia mista. Sono i difensori dell'Impero. La loro Trinità nella storia americana è composta da Hamilton, Lincoln e Teddy Roosevelt. Il loro accolito era Henry Clay. Erano tutti difensori di un governo nazionale forte. Erano tutti sostenitori delle banche centrali.

Non c'è mai stato nulla che rassomigliasse ad una filosofia politica americana basata sul conservatorismo. Questo perché è stato costituito da parti inconciliabili. Non esiste modo di conciliare l'hamiltonianismo con l'economia Austriaca. Non esiste modo di conciliare la filosofia dell'impero con l'economia di libero mercato. Non esiste modo per conciliare la pianificazione centrale keynesiana con l'economia della Scuola Austriaca, ed è un'esagerazione dire che quest'ultima possa conciliarsi con la Scuola di Chicago di Milton Friedman. Quest'ultimo fece pace con il Federal Reserve System. Fece pace con la metodologia dell'empirismo matematico: fare ricorso a fatti economici apparentemente neutri per giustificare la teoria economica. Senza questi accordi, friedmaniani e keynesiani non avrebbero alcun terreno comune.



LA MIA ESPERIENZA

Ho iniziato la mia carriera nel 1956 come anti-comunista. Questa posizione non è cambiata fino al dicembre 1991. Mi sono avvicinato al movimento conservatore guardando una presentazione di Federick Schwarz, un immigrato australiano che gestiva il Christian Anti-Communism Crusade. Era il 1956.

Sono rimasto anche colpito dalla rivista The Freeman. Era il 1958. Dal 1956 fino alla creazione del Ludwig von Mises Institute nel 1982, è stata la fonte istituzionale primaria dell'economia della Scuola Austriaca. L'altra fonte dopo il 1971 è stata la diffusione dei bollettini d'informazione che parlavano di denaro sonante. Questa fu una reazione all'abolizione da parte di Nixon delle ultime tracce rimanenti di un gold standard internazionale. Intorno al 1965 sono entrato anch'io a far parte di questo boom dei bollettini d'informazione.

Credevo che l'impero sovietico fosse una minaccia per la libertà in tutto il mondo, e credevo anche che doveva essere contenuto. Ma non ero a favore della guerra. Ero fortemente a favore della tecnologia conosciuta come "Star Wars", che era difensiva. Ma l'Unione Sovietica è andata in bancarotta prima che l'iniziativa della difesa strategica venisse attuata. Non è mai stata destinata ad essere attuata, se non da Ronald Reagan.

Nell'autunno del 1958 mi ero convinto che Franklin Roosevelt non solo sapesse che i giapponesi stavano per attaccare gli Stati Uniti, ma li aveva addirittura istigati ad attaccare. Pertanto, sono diventato uno storico revisionista. Da quel momento in poi mi sono opposto a tutte le guerre nella storia americana dopo la rivoluzione americana. Ero attaccato alla rivoluzione americana. Ho cambiato idea solo più tardi.

Non ho mai creduto al mercantilismo. Ho creduto nel libero commercio.

Dal 1959 in poi mi sono sempre opposto a tutti gli aspetti dello stato sociale. Già dalla primavera del 1959 sapevo che la previdenza sociale sarebbe andata in bancarotta, e già nel 1965 sapevo che il Medicare avrebbe accelerato il processo.

Ho votato per Goldwater nel 1964. Non ho mai votato per nessun altro con altrettanto entusiasmo. Nel 1965 appresi la natura dell'establishment americano e nel 1989 m'ero convinto che la rivoluzione americana fosse stata un colpo di stato contro i conservatori. Ho anche scritto un libro su questo argomento: Conspiracy in Philadelphia. Questa prospettiva mi ha praticamente tagliato fuori dalla politica conservatrice americana. Dopo le elezioni del 1964, non ho più creduto che la politica sarebbe stata un importante strumento di riforma sociale.

Alla fine degli anni '60 sono diventato un discepolo di Robert Nisbet. Ero un suo alunno alla scuola di specializzazione. Era fondamentalmente un burkeano.

Se dobbiamo credere a Burke, la famiglia è l'istituzione centrale della società. Credo che dal punto di vista storico la chiesa sia suddetta istituzione centrale, ma penso che nella maggior parte delle società la famiglia rimanga il fulcro della resistenza contro l'espansione dello stato. La chiesa s'è venduta al nemico troppo spesso.

La grande minaccia della sinistra contro qualsiasi società, è incarnata dal sistema dello stato sociale: interrompe la responsabilità dei padri e delle madri, e in ultima analisi indebolisce la famiglia. Le donne non si fidano più dei loro mariti, e votano affinché i politici garantiscano che lo stato interverrà se i mariti scapperanno o abbandoneranno le loro responsabilità. L'espansione dello stato aumenta quindi la probabilità che i mariti scappino o abbandonino le loro responsabilità. Lo vediamo più chiaramente nella comunità nera, che è a malapena funzionale come comunità. Un tasso d'illegittimità in aumento è distruttivo per una comunità. Stiamo cominciando a vedere la stessa cosa nelle comunità bianche della classe media. Il principale studioso che ha analizzato ed esaminato entrambi i fenomeni è Charles Murray.



L'ANELLO MANCANTE

C'è un altro fattore che non viene quasi mai menzionato dai conservatori o dai liberali. Questo è il pezzo mancante del puzzle. È meglio descritto nel libro del 1983, Law and Revolution. L'introduzione di questo libro è il pezzo accademico più importante che abbia mai letto. (Al secondo posto c'è Raymond Kurzweil con, "Law of Accelerating Returns.") Nella sua introduzione, lo storico del diritto Harold Berman ha descritto le sei rivoluzioni nella storia della teoria giuridica occidentale: la rivoluzione papale del 1076, la rivoluzione puritana del 1643-1658, la Gloriosa Rivoluzione del 1688-1689, la rivoluzione americana, la rivoluzione francese e la rivoluzione russa. Queste sei rivoluzioni hanno plasmato l'occidente in modi che sono a malapena comprensibili dagli studiosi o dagli elettori. Hanno dato forma al modo in cui la legge si applica agli individui.

Berman era convinto che nei primi anni del XX secolo iniziò un settima rivoluzione: il diritto amministrativo. Questa rivoluzione separa i tribunali dal potere esecutivo e dal potere legislativo. Il diritto non viene più considerato indipendente e separato dal potere esecutivo. Questa rivoluzione centralizza il potere nello stato e schiaccia le rivoluzioni giuridiche precedenti. Non sono d'accordo con lui per quanto riguarda la rivoluzione russa. Credo che sia stata una rivoluzione del diritto amministrativo. Ma questa tradizione si è conclusa nel dicembre 1991.

Questa è la posizione di Berman sulle rivoluzioni: se non vi è alcun cambiamento nell'ordinamento giuridico entro una generazione, a seguito di un importante cambiamento politico, allora non c'è stata alcuna rivoluzione. C'è stato solo un colpo di stato.

Questo è il motivo per cui non prendo sul serio il keynesismo. Questo è il motivo per cui non prendo sul serio previdenza sociale e Medicare. Questo è il motivo per cui non prendo sul serio la politica. La rivoluzione legale del diritto amministrativo è la più grande minaccia alla libertà nel mondo di oggi, ed è saldamente collocata nell'ordine sociale e giuridico americano. Le persone l'accettano senza pensarci. Non ne sono a conoscenza. Non capiscono le implicazioni del Federal Register, che ora pubblica 80,000 pagine di diritto amministrativo ogni anno.

La politica è impotente di fronte a tutto ciò. La politica non ne è consapevole. Quelle poche leggi che vengono approvate dal Congresso e firmate dal presidente, vengono poi gestite dalla burocrazia federale e non c'è quasi nulla che il presidente o il Congresso possano fare per fermare tutto ciò. Di tanto in tanto la Corte Suprema può emettere una sentenza che bloccherà qualche aspetto minore dell'espansione della burocrazia federale, ma è raro.

Berman non ha visto nulla all'orizzonte che possa indicare un'inversione del diritto amministrativo.



TAGLIARE I FINANZIAMENTI

Una cosa che può fermare tutto ciò è il Grande Default. Finché scorrerà il denaro, sia sotto forma di tassazione, prestiti, o creato dal nulla, i tribunali amministrativi espanderanno le loro giurisdizioni e la nostra libertà verrà vincolata. Ma c'è anche qualcos'altro che può fermare tutto ciò: la legge di Moore. Questa è stata ben descritta dall'articolo di Kurzweil. L'effetto crescente della legge di Moore nel ridurre il costo delle informazioni, sta cambiando tutto il mondo in modi che oggi possiamo a malapena percepire. Non c'è modo che una qualsiasi burocrazia federale possa tenere il passo con le trasformazioni sociali, economiche, educative e politiche che si stanno verificando grazie alla legge di Moore.

Tale legge si sta ora spostando al settore privato. Si sta allontanando dal controllo centrale dello stato. L'arbitrato sta diventando sempre più popolare. Le persone stanno scoprendo modi per partecipare all'economia mondiale che sono al di fuori della giurisdizione dello stato amministrativo.

Non credo che Bitcoin farà la differenza, ma mi piacerebbe credere che, un giorno, qualcosa come Bitcoin funzionerà. In ogni caso, la legge di Moore è a favore del decentramento. Il decentramento è fondamentale per la teoria del conservatorismo di Edmund Burke. È coerente con il sistema d'analisi economica di Ludwig von Mises. È coerente con l'istruzione privata. È quindi una minaccia per l'hamiltonianismo, il che significa per le banche centrali e il keynesismo.

Il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991 è stato il più grande esempio di sconfitta della centralizzazione nei tempi moderni. Il decentramento dell'economia cinese nel 1979 è l'altro grande esempio. Il socialismo è finito come ideologia. È stato gettato in quella che Leon Trotsky descriveva come la pattumiera della storia. È finito.

Bernie Sanders può definirsi socialista, ma non lo è. È solo un keynesiano sotto steroidi. È l'ennesimo difensore della ridistribuzione mediante lo stato sociale. Ma quest'ultima è impotente di fronte alla legge di Pareto sulla distribuzione della ricchezza. Gli stati possono cambiare coloro che prospereranno in cima alla piramide di Pareto, ma non possono ristrutturarla. Circa l'1% della popolazione mondiale possiede la metà del capitale del mondo, e non c'è niente che un governo nazionale possa fare al riguardo. È una cosa che non è cambiata sin dal 1897 ed è improbabile che cambi tra oggi e il 2097.

Il grande cambiamento arriverà dalla robotica e dalla ridistribuzione del lavoro umano verso l'informatizzazione. Ciò avverrà, non importa quale gruppo economico guadagni influenza politica agli occhi di un governo nazionale. Gli smartphone, la stampa 3-D, Internet e forse anche le nanotecnologie, decentreranno il potere economico. Questi sviluppi non possono essere fermati da dazi, politiche fiscali, inflazione della banca centrale, o uno qualsiasi degli altri strumenti della pianificazione centrale keynesiana.

Ci stiamo avvicinando al punto in cui la curva esponenziale dell'informatizzazione salirà. Ciò significa che il costo della comunicazione diminuirà esponenzialmente. Ecco la regola economica numero 1: "Al calare del prezzo di qualcosa, ne verrà richiesto di più." Non vi è nulla che un qualsiasi stato possa fare per invertire tutto ciò. Beh, questa può essere un'esagerazione. La guerra biologica potrebbe. Ma non c'è nient'altro che lo stato possa fare per rallentare il processo d'informatizzazione. Ovvero, il decentramento.

Questo processo accelererà quando gli smartphone a basso costo e l'accesso gratuito ad Internet, saranno a disposizione degli abitanti dei villaggi indiani e dei villaggi in generale di tutto il mondo. Giovani uomini e donne, che altrimenti sarebbero stati esclusi dalla divisione internazionale del lavoro, prospereranno e lo faranno a scapito del potere dei pianificatori centrali.



L'INUTILITÀ DELLA POLITICA NAZIONALE

Ecco perché non presto molta attenzione alla politica nazionale, ad eccezione dei movimenti nazionali che favoriscono la secessione. Non ci sono più i politici che parlano eloquentemente per conto dello stato-nazione. Non c'è più alcun Ronald Reagan. Non c'è più alcuna Margaret Thatcher. Non c'è nemmeno un Mikhail Gorbachev. Queste persone non hanno cambiato molto le cose. Erano solamente bravi con la retorica.

Con il trionfo di William Jennings Bryan al convegno democratico nazionale del 1896, non ci sarebbe stata più un'istituzione politica che avrebbe avuto come tradizione uno stato minimo. Quel discorso mise fine alla vecchia difesa democratica del localismo, del gold standard e di dazi bassi. Sin da quando Teddy Roosevelt sconfisse Alton Parker alle elezioni del 1904, non ci sarebbe stato più alcun difensore del gold standard tra coloro che avrebbero corso per la carica di presidente. Considero la difesa del gold standard la più importante difesa politica della libertà, e non ne abbiamo visto più alcuna sin da quando l'Inghilterra uscì dal gold standard nel 1931 e Roosevelt seguì l'esempio nel 1933.

Il gold standard rappresentava un vincolo istituzionale all'espansione della spesa pubblica, e le banche centrali vennero progettate per contrastarlo. Viviamo in un'epoca in cui il settore bancario centrale è dominante. Viviamo in un'epoca in cui è stato abrogato il ruolo delle monete d'oro come fattori frenanti l'espansione dello stato.

Ecco la buona notizia: non abbiamo più bisogno dell'oro. Sono a favore di un gold coin/digital standard stabilito dal libero mercato -- non dallo stato -- ma non ne abbiamo più bisogno. Se ne avessimo ancora bisogno, allora la libertà sarebbe andata persa dopo il 1971 o il 1933. La legge di Moore ha sostituito il gold standard come mezzo di contenimento della pianificazione centrale statale.

Il fallimento inevitabile di ogni governo occidentale a causa del sistema pensionistico e previdenziale, completerà la distruzione del movimento di Hamilton in America e dello stato sociale keynesiano.

Questo è il motivo per cui penso che sia fondamentale concentrare le nostre preoccupazioni politiche su ciò che esisterà dopo il Grande Default. Dobbiamo chiederci questo: cosa succederà in termini di opportunità di lavoro tra due decenni o tre decenni, quando la rivoluzione robotica e Internet si combineranno per trasformare l'economia mondiale? Si tratta di questioni che vanno oltre la discussione odierna. Nessuno parla del Grande Default come fenomeno internazionale, eccetto Peter G. Peterson. Nessuno lo ascolta. È un multimiliardario e in passato ha fatto parte del Council on Foreign Relations, ma per i keynesiani il suo scenario è così cupo che lo ignorano.



LA POLITICA AMERICANA VISTA IN RETROSPETTIVA

Gli americani sono gente pratica. La maggior parte di loro non sa nulla di politica. Solo ogni quattro anni la maggior parte delle persone negli Stati Uniti s'interessa vagamente alla politica. Questo mi è stato insegnato dal senatore Bill Richardson alla fine degli anni '60, e ho imparato la mia lezione. Nel 1975 ha fondato la Gun Owners of America. Per tre decenni è stata una figura importante nella politica della California. Ma aveva ragione: la maggior parte delle persone non si preoccupa della politica.

Gli americani non sono affiliati ad una particolare ideologia. E non lo è nemmeno la maggior parte delle persone nel mondo. Prendono le loro idee politiche dai loro coetanei. Di tanto in tanto possono essere coinvolti in qualche organizzazione politica, ma non spesso.

Gli americani si preoccupano delle loro famiglie, delle loro attività, della loro condizione economica, delle loro chiese, della televisione, dello sport e del World Wide Web. Si preoccupano di Facebook, non della politica. Questo è un bene. Non credono nella salvezza attraverso la politica.

Per la maggior parte degli americani, la politica significa tenere a distanza i concorrenti per la carica pubblica. Si tratta essenzialmente di difesa. Anche questo è un bene. La maggior parte degli americani non si fida più del governo federale. Questo è un bene. La fiducia nella salvezza attraverso la politica non è mai stata forte negli Stati Uniti, ed è diminuita drasticamente sin dall'elezione di George H. Bush.



A CORTO DI TRAZIONE

Uno per uno, i movimenti sfavorevoli alla libertà rimarranno a corto di trazione. Rimarranno a corto di denaro. Rimarranno a corto d' ideologie. Rimarranno a corto di retorica. Rimarranno a corto di credibilità. Nel frattempo, il Congresso accumulerà enormi passività non finanziate che alla fine manderanno in bancarotta la banca centrale, e questo accadrà in ogni nazione. I keynesiani perderanno poi il loro supporto istituzionale. Sta accadendo già. Quando i tassi d'interesse sono a zero, o addirittura negativi, le banche centrali non possono più "stimolare" l'economia. Gli stati possono avere deficit enormi, ma questo non fa altro che accelerare l'avvento del Grande Default. Stanno tutti andando in bancarotta.

Ciò che manca è un qualche tipo di filosofia politica, teoria sociale ed analisi economica che possa fornire una guida a coloro che prenderanno decisioni dopo il Grande Default. Nessuno sta articolando una filosofia o una teologia che darà coerenza ad un mondo plasmato dalla stampa 3-D, quando la produzione di massa sarà organizzata dal coordinamento delle stampanti a basso costo negli scantinati delle persone.

Ecco il problema: "Non si può battere qualcosa con niente."

C'è una sola istituzione che sicuramente fungerà da fattore di coordinamento: l'economia di libero mercato. Verrà scartata qualsiasi filosofia sociale, teologia, o visione del mondo, che non si baserà sui concetti di sanzioni insite nel sistema profitti/perdite, di scambio volontario, di libero accesso e di produttori concorrenti.

È nostro compito, in quanto difensori della libertà, integrare i risultati dell'economia della Scuola Austriaca con quella visione del mondo che riteniamo fondamentale. Non sto dicendo che l'economia Austriaca è più fondamentale. È divenuta coerente nel 1949: L'Azione Umana di Mises. Ma ogni visione del mondo che non riesce ad integrare i risultati di Mises, non prevarrà contro la concorrenza.

Ecco perché ho scritto il mio ultimo libro sull'economia cristiana.



CONCLUSIONE

Oggi il più grande nemico istituzionale della libertà è il diritto amministrativo. Fino a quando prevarrà questa condizione, i difensori della libertà rimarranno sulla difensiva.

Negli Stati Uniti il più grande nemico istituzionale della libertà è il giudice del diritto amministrativo. Non è un argomento di cui si legge spesso, il che è un vantaggio per i giudici del diritto amministrativo.

Oggi la più grande difesa istituzionale della libertà è il sistema delle giurie.

Oggi abbiamo bisogno di giurie che assolvano gli imputati data l'esistenza di leggi corrotte. Abbiamo bisogno di giurie capaci ed agenzie amministrative in bancarotta. Caso per caso, giuria dopo giuria, il cittadino solitario che voterà "non colpevole", perché una legge è corrotta, rappresenterà il difensore cruciale della libertà. Una giuria capace costringe lo stato a ricominciare da capo. Ciò aumenta i costi per il potere statale.

Ecco una legge di cui possiamo fidarci: quella di Moore. La legge di Moore è dalla nostra parte. Ora abbiamo solamente bisogno di giurati solitari.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


17 commenti:

  1. Secondo me oggi nel mondo occidentale si stanno scontrando due fazioni socialiste. Gli internazionalsocialisti o globalisti o mondialisti che stanno già nei posti di potere politico e finanziario e che sono lo status quo. Ed i nazionalsocialisti o sovranisti che vengono spregiativamente chiamati populisti che sono in ascesa un po' dappertutto in Occidente.
    Nessuna di queste fazioni ha a cuore la libertà dal potere, ma solo la dimensione del Potere.
    Vedremo come finirà questo scontro.

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  2. solo un breve commento, su un argomento che ne meriterebbe uno ben piu esteso, in ragione della mia convalescenza dal crociato che non mi lascia molto tempo libero. sto tornando come totti... attenti!
    la fiat people è dirimente, nel senso che è vero che il fiat money è strumento di vizio e genera fiat people ma la coscienza civica è importante. il positivismo, il potere, non si esime neanche in hard money. passando dalla truffa del fiat money a rapine ed omicidi senza pensarci su.
    tra le due fazioni, correttamente indicate da dna, non saprei per chi tifare: se fossi in svizzera per il sovranismo, in corea del nord il contrario. in italia stiamo in mezzo. ricordate l inflazione al 20 ed il diveto di esportazione di capitali... per fortuna era tutto finto, ed i soldi fluivano copiosi verso la svizzera del segrto bancario... che nostalgia... ma immaginate fosse stato tutto vero. inoltre la fazione mondialista, tremenda quanto a liberta economica, garantisce qualche liberta civile in piu

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  3. ho sempre considerato il diritto amministrativo un "non diritto", non avendo natura relazionale ma riguardando solo "il sopruso" che si burocraticizza. il discorso è troppo lungo, ma vorrei dire che oggi siamo andati oltre. l ordinamento è episodico ed informale, ma soprattuto è amministrativo senza diritto. la tecnocrazia agisce con le "istruzioni" che siano nella lettera della bce o nel foglio allegato allo smartphone. ordini amministrativi, autoritarismo del funzionario, dispotismo ricattatorio. assistito da procedimenti, moduli, formulari predisposti "prendere o lasciare". altro che semplificazione. certo, ancora con dei limiti, ma solo al livello piu basso. come nel fascismo, l ordine amministrativo arriva sin nel condominio. ovviamente tale autorita è sia pubblica che privata, svaniti i confini. che privatizzare lo stato equivale a pubblicizzare il privato. sempre piu spesso dotato di poteri speciali. nell ordinamento comunitario sparisce anche l "ora d aria" dell interesse legittimo, la snidacabilita del potere. resta solo quella a bassi livelli, e comunque a costi alti ed effettivita della tutela minima. la forza di fuoco del potere infatti è tale che anche la tutela giurisdizionale non è semplice e se in italia con la sentenza 500 del 99 cass si andava verso "diritti" al posto di ineressi (passo in avanti fondamentale: si parlò di tecniche di dirittosoggettivizzazione degli interessi legittimi) poi il legislatore fece un passo indietro rispetto alla giurisprudenza con i vari interventi a favore della giurisdizione amministrativa, che oggi è "amministrata". regolamenti, leggil circolari, lettere: tutto è "caso per caso". anche se in contrasto con la fonte primaria

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  4. tuttavia il diritto tecnocratico, pur autoritario, ha istruzioni oggettive. mentre la politica è arbitraria. il grande berman non ha visto lo sviluppo del diritto comunitario: regolamenti e direttive. ma anche summit e "lettere" che sono comandi. ma non a carattere politico, bensi rigido e predefinito. appunto, istruzioni. questa è la strada della postmodernita, e per questo ho sempre visto con sospetto la blockchain - in quanto sistema chiuso. un sistema chiuso è meglio di un sistema aperto arbitrario. non c è soluzione alla questione del potere, ci sta solo da effettuare una valutazione pragmatica caso per caso, per come è effettivamente esercitato. meglio la semidittatura di singapore o la democrazia argentina?

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  5. Ciao gdb. Rimettiti presto.

    Il potere produce arbitrio. Il diritto positivo è la sua manifestazione più eclatante.
    Tra organizzazioni statali e superstatali scelgo il compromesso federale rispetto a qualsiasi unione. Il primo garantisce più libertà nella cooperazione ed è potere più decentrato. I mondialisti sono unionisti. I sovranisti sono una regressione reattiva al centralismo lontano e non controllabile.
    I liberali dovrebbero scegliere le confederazioni.

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    1. mi spiego meglio nei 2 principi cui sono prvenuto:
      VALUTAZIONE PRAGMATICA DEL POTERE
      ehhh si, ma mica è un opzione. la gara è tra monti e grillo. si, forse altrove è meglio: farage non è grillo, e la le pen è senza meno un politico di livello ed un gigante rispetto a salvini. il potere, dicevo, va valutato pragmaticamente. anche le fed come nell esempio tra svizzera e corea del nord. nel primo caso sarei sovranista, nel secondo unionista.
      DECADENZA DEL PRIMATO DELLA LEGGE E DEL DIRITTO POSITIVO (IN SPECIE GENERALE ED ASTRATTA, TRATTI TIPICI DEI REGIMI LIBERALE) E PRIMATO DELLE ISTRUZIONI
      altro che diritto positivo, qui sta mutando la stessa idea di diritto, e l esautorazione dei parlamenti (nel bene e nel male) è il sintomo della decadenza dell idea di legge. questo dovrebbe essere lodato da tutti i liberali che hanno sempre avversato l iperdemocrazia e la dittatura della maggioranza (che difatti non è piu un prerequisito per governare)
      le ISTRUZIONI (le nuove metanorme) sono impersonali, transnazionali, senza fonte precisa: aleggiano su di noi, nel pubblico e nel privato. una necessita ineludibile. da un lato esautorano il diritto positivo parlamentare nella sua espressione peggiore, dall altro però impediscono cambiamenti dal basso, lasciando spazio solo ai cambiamenti elitisti e distruggendo la conoscenza diffusa. anche se, ad onor del merito, danno un minimo riconoscimento all innovazione meritocratica, ma solo se molto molto forte

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    2. Il tuo pensiero è molto interessante e chiaro. Aggiungo, dal mio punto di vista, un po' deprimente perché lascia sempre meno spazio alla scelta individuale dinanzi alle istruzioni tecnocratiche. Ma il mondo è sempre più complesso, pertanto...
      Siamo sicuri? Che la complessità non sia artificio, fumo, ostacolo posto deliberatamente per escludere i profani dagli affari ristretti dei chierici?
      Infine, forse sbaglio, ma le tue riflessioni sottendono un avvertimento. Attenti a quello che cercate, potreste ottenerlo.
      :)

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    3. di sovranita individuale non ci sta traccia. allora la domanda è cosa è il meno peggio. e la risposta è pragmatica: se stai in canada, nuova zelanda, australia è una cosa; se stai in italia è un altra. quando eravamo ragazzi l italia aveva il partito comunista piu forte d europa. timeo grillinos et dona ferentes. emuli di robespierre, giustizialisti, comunisti, di media molto ignoranti. e la mentalita da capo fascista del condomino, o da capobastone, è molto forte in questo paese di contrade. i sovranisti tedeschi si agitano perche sulle merendine ci sta un bambino nero. tutto dipende dalla cultura che è sviluppata in una comunita, ancor piu del tipo di regime. che poi una determinata cultura tende ad un determinato regime. no al divorzio, no alla unioni civili, no in ogni decisione bioetica a carattere individuale. pensando ai sovranisti nostrani, mi scappa di votare monti.

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    4. Capita la mia depressione? Desolazione?
      La cultura e sottocultura nazionale è socialista con ricorrenti tendenze autoritarie. Ma davvero TTIP, UE, Fed e BCE sono meno autoritarie?
      Lo scontro come detto nel primo intervento è tutto tra dirigisti socialisti. Alcuni sofisticati ed altri più rozzi.
      Ma di liberali neanche l'ombra. Il liberalismo è morto con la prima guerra mondiale. Dopo è rimasto una filosofia di nicchia.

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  6. a me dell "autoritario" interessa poco, guardo la sostanza. meglio la democrazia in danimarca che l autoritarsimo della corea del nord. meglio l autoritarismo di singapore che la democrazia in italia. tutto quel che cito è autoritario, piu in materia economica che in liberta civili (la democrazia è spesso autoritaria in entrambi). la l autoritarsimo tecnocratico ha qualcosa di oggettivo, le istruzioni, che manca alla politica. se epurato di socialismo nazionale ci si puo trattare. quando dico socialismo nazionale intendo la responsabilita dell individuo per l appartenenza allo stato nazione: debito pubblico e crisi bancarie. questo tratto, molto tedesco, è fuori dall orizzonte naturale dell autoritarismo tecnocratico. che è dirigista ma anche piu incline all individualismo di quanto sia la democrazia

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    1. Spero tu abbia ragione perché io vedo l'indirizzo tecnocratico come una fase ulteriore dell'organicismo. Una forma piu sofisticata di schiavitù benevola.
      L'Impero etico concede tutto dal lato delle scelte individuali e non ammette contestazioni. Ma economicamente non concede cambiamento di sistema. Il problema delle dimensioni del Potere viene risolto così. Ma l'accentramento porta sempre a disgregazione.

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    2. non mi fraintendere, innanzitutto ho fatto un analisi e solo poi mi sono, minimamente, esposto a favore. ma non mi piace la tecnocrazia. è dirigista, oligarchica, progressista, gerarchica, sinarchica, procede per cooptazione. ma la politica puo essere peggio. per questo ho parlato di "pragmatismo", anche se a livello di trend la tecnocrazia è il trend della postmodernita e la politica il carattere recessivo. ma d altra parte la tecnocrazia è la figlia (pur degenere) delle idee di ortega y gasset sull iperdemocrazia. che ci metti un attimo a ritrovarti col primato della politica, allende e chavez. ho sempre odiato, e disprezzo fortemente, i potentati locali, i don rodrigo di cui è piena l italia, la mentalita mafiosetta di risulta e da 2 soldi. anche se si cerca l "europa dei popoli" (!?) ed il ritorno ai comuni, poi quando qualcosa non va si ricorre alla corte di giustizia delle comunita europee ed a strasburgo per i diritti umani. io cerco solo di vedere il bicchiere 1/4 pieno, per cercare di prelevare quel che ci sta di buono: un individualismo residuo, un minimo di meritocrazia, dal quale sono nati i steve jobs che la politica ripudia ritenendo il merito elemento disturbatore dela mediocrita e dell esercizio del potere burocratico. la tecnocrazia è, come dici, una schiavitu benevola, ma almeno concede dal lato delle scelte individuali. la politica, e la teocrazia, neanche quello. economicamente non concede il cambiamento del sistema, ma puo talora premia l innovazione. se non elimini il potere, o viene esercitato da un singolo, o da un elite, o dalle masse.

      http://www.chire.fr/A-135509-la-technocratie-carrefour-de-la-subversion.aspx

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    3. Ok. Vada per l'1/4 di bicchiere.
      Sono incontentabile. :)

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    4. https://www.oathkeepers.org/technocracy-rising-patrick-wood-on-caravan-to-midnight/

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  7. Sorprendente Gary North
    nonostante i suoi 74 anni dimostra di sapere bene come funziona internet, cosa fa la gente con Facebook e cos'è la Legge di Moore, e come impatteranno sull'economia.
    Senza contare tutto il resto, cioè tutta la sua lucida analisi da dove veniamo, dove siamo e dove stiamo andando.
    Grandissimo.

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  8. chi vuole lo stato unico mondiale dovrebbe essere il nostro nemico, molto meglio i nazionalsocialisti e i sovranisti... Dalla corea del nord si può sempre provare a scappare, dallo stato unico mondiale è un po' più complicato ;)

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    1. stato unico no, ma quel che accade è difficile dirlo. in teoria, la concorrenza ordinamentale è una forma di concorrenza. ma se fossi in corea del nord sarebe davvero dura. ma forse la tecnocrazia è una forma di non governo globale, nel senso di limitare la forza degli stati, che tuttavia non sparisce.

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