lunedì 28 febbraio 2022

Non siamo utili idioti!

 

 

di David Stockman

Su questo blog non ci sono utili idioti!

Penso, tuttavia, che l'intera crisi ucraina sia una truffa confezionata da Washington. E sono giunto a questa conclusione senza fare affidamento su un solo frammento di informazione da parte dei "propagandisti russi" che appaiono su Strategic Culture Foundation o ZeroHedge.

In realtà, ho pensato tutto da solo! Beh, ad essere totalmente onesti ho avuto una discreta quantità di aiuto da Google, che per quanto ne sappiamo funziona per la CIA, non per l'SVR russo (servizio di intelligence estero).

In ogni caso, proprio al centro della crisi c'è l'affermazione di Washington secondo cui lo stato di diritto e la santità dei confini nazionali sono in gioco in Ucraina e che, quindi, alla Russia non deve essere permesso di invadere di un solo centimetro il sacrosanto ucraino territorio.

Vale a dire, non si tratta dell'interesse per la sicurezza nazionale dell'America (e tra l'altro l'Ucraina si trova guancia a guancia al confine con la Russia), ma del governo stesso dell'intero pianeta: conformarsi allo "stato di diritto" come sancito da Washington oppure essere sanzionati, messi fuori legge, emarginati e persino invasi se si arriva al peggio.

Ho sentito questo ritornello ripetutamente da Secy Blinkey e dal consigliere per la sicurezza nazionale Snake Sullivan, ma ogni volta mi piego dalle risate, conoscendo praticamente a memoria l'elenco di colpi di stato, complotti, cambi di governo, invasioni ed occupazioni che Washington ha imposto ad altre nazioni sovrane negli ultimi 70 anni.

Di recente sono andato su Google alla ricerca dell'elenco esatto e ho trovato uno studio sistematico da parte di una giovane studiosa di nome Lindsey A. O'Rourke. Ecco la sua conclusione sommaria:

Tra il 1947 ed il 1989 gli Stati Uniti hanno cercato di cambiare i governi di altre nazioni 72 volte; è un numero notevole. Stiamo parlando di 66 operazioni segrete e sei palesi.

La maggior parte degli sforzi segreti per sostituire il governo di un altro Paese sono falliti.

Durante la Guerra Fredda, ad esempio, 26 delle operazioni segrete degli Stati Uniti portarono con successo al potere un governo appoggiato dagli Stati Uniti; le restanti 40 fallirono.

Ho trovato 16 casi in cui Washington ha cercato di influenzare le elezioni estere finanziando segretamente, consigliando e diffondendo propaganda per i suoi candidati preferiti, spesso facendo tutto ciò be oltre un singolo ciclo elettorale. Di questi, i partiti sostenuti dagli Stati Uniti hanno vinto le elezioni il 75% delle volte.

La mia ricerca ha scoperto che dopo che il governo di una nazione era stato rovesciato, era meno democratico e più soggetto a guerra civile, instabilità interna ed uccisioni di massa. Come minimo, i cittadini perdevano la fiducia nei loro governi.

E sì, abbiamo controllato il suo curriculum per assicurarci che non fosse un troll russo.

Ha conseguito una laurea presso l'Ohio State, un master ed un dottorato di ricerca presso l'Università di Chicago, ha frequentato studi post-laurea presso il Dickey Center for International Understanding, presso il Dartmouth College ed una borsa di studio pre-dottorato presso l'Institute for Security and Conflict Studies all'Università di Washington. Dal 2014 la O'Rourke è professoressa associata nel dipartimento di scienze politiche del Boston College e nel 2018 ha pubblicato un libro intitolato Covert Regime Change: America’s Secret Cold War ​​con la prestigiosa Cornell University Press.

Quindi o i russi hanno un'operazione di lavaggio del cervello in corso nel mondo accademico americano, o la professoressa O'Rourke sta citando la storia reale, non i punti di discussione di Putin. Oltre a tutto questo, non sembra nemmeno una russa.

Quindi non tutti i confini sono sacrosanti, solo quelli che Washington designa come inviolabili. Ma anche questa qualifica vi lascia a bocca aperta quando si tratta dei "confini" dell'Ucraina.

Questo perché quegli attuali sono stati tracciati da zaristi tiranni e da dittatori comunisti!

Proprio così. I confini moderni dell'Ucraina furono tracciati, sotto la minaccia delle armi, rispettivamente da Lenin, Stalin e Krusciov tra il 1917 ed il 1991. Il corpus risultante fu poi dichiarato nazione indipendente nel 1991, quando l'Unione Sovietica fu spazzata nella pattumiera della storia.

Infatti anche allora i confini risultanti per le 14 nuove repubbliche – tra cui Russia, Ucraina e Bielorussia – furono l'opera dell'ultimo sussulto dell'Unione Sovietica. Il 26 dicembre 1991 fu la Dichiarazione 142-? della camera alta del Soviet Supremo, il Soviet delle Repubbliche, che riconobbe l'indipendenza delle ex-repubbliche sovietiche, sciogliendo formalmente l'Unione e distaccando i vecchi confini delle Repubbliche Socialiste Sovietiche a favore delle entità di nuova costituzione.

Ce ne sono pochi di esempi in tutta la storia che si avvicinano all'improvvisa, completa e spettacolare scomparsa di un impero che occupava la parte migliore della massa continentale del pianeta e più di 485 milioni di persone.

Detto diversamente, è possibile che lo spettacolare crollo della vecchia Unione Sovietica sia stato così ordinato o ponderato come Secy Blinkey vorrebbe farvi credere?

Sicuramente il "regalo" della Crimea all'Ucraina da parte di Krusciov, ad esempio, avrebbe potuto essere restituito al suo legittimo proprietario (171 anni) di lunga data: la Russia.

Allo stesso modo, data l'opportunità, l'enorme popolazione di lingua russa della regione orientale del Donbas avrebbe sollevato il tricolore russo in un batter d'occhio.

Eppure la dubbia paternità dei confini moderni dell'Ucraina è a malapena la punta dell'iceberg. La verità è che, se prendete in parola Google/CIA su questo tema, potete scorrere gli ultimi 1.100 anni di storia e ancora non troverete un confine ucraino che sia durato più di qualche decennio, e certamente nemmeno una nazione (o presunta tale) per cui valga la pena spargere sangue e soldi americani.

Infatti, secondo Google/CIA, tutto è iniziato prima del 1000 d.C. con l'arrivo dei "Rus", le persone il cui nome è stato affibbiato alla Russia. In origine erano un bel gruppo – guerrieri vichinghi, commercianti e coloni – che violentarono e si fecero strada dal Mar Baltico attraverso le paludi e le foreste dell'Europa orientale fino alle fertili terre fluviali di quella che oggi è l'Ucraina.

Il primo grande centro di questi "Rus" fu a Kiev, fondata nel IX secolo. Nel 988 Vladimir, un principe dei Rus di Kiev, fu battezzato da un sacerdote bizantino nell'antica colonia greca di Chersonesos, sulla costa della Crimea..

La conversione del principe Vlad segnò l'avvento del cristianesimo ortodosso tra i Rus e tutt'oggi rimane un momento di grande simbolismo nazionalista per i russi. Infatti Putin ha invocato suddetto "Vladimir" in un discorso sulla riunificazione della Crimea con la Russia nel marzo 2014, dopo un referendum plebiscitario a favore di tale riannessione.

In ogni caso, le successive invasioni mongole iniziate nel XIII secolo soppiantarono l'influenza di Kiev e alla fine portarono all'espulsione dei russi dalla loro patria in Crimea/Ucraina. Alla fine, la maggior parte degli insediamenti "Rus" si trasferì a nord, inclusa Mosca.

Al loro posto, i discendenti turchi dell'Orda d'oro mongola formarono il loro Khanato lungo il bordo settentrionale del Mar Nero, in quello che nella mappa sottostante è definito come il "Khanato di Crimea". Quello divenne il territorio turco che Caterina la Grande acquistò nel 1783 come parte della ricerca zarista di uno sbocco sul mare per la sua flotta.

Prima di questa ri-russificazione della Crimea, le terre circostanti ora chiamate Ucraina si trovavano ai margini di imperi in competizione. Era una regione di lotte permanenti e confini mutevoli. Il Commonwealth polacco-lituano – che, al suo apice, comprendeva un'ampia fascia d'Europa – aveva dominato gran parte del Paese. Ma l'Ucraina ha anche sperimentato le incursioni di ungheresi, ottomani, svedesi, bande di cosacchi e gli eserciti dei successivi zar russi.

Poiché questi confini serpeggianti apparivano e scomparivano ripetutamente nel XVII secolo, la Russia e la Polonia (Commonwealth polacco-lituano) alla fine divisero gran parte del territorio di quella che oggi è l'Ucraina lungo il fiume Dnepr, come mostrato nella mappa qui sotto. Circa 355 anni fa (1667), per l'esattezza, le aree ad est del Dnepr, che ora comprendono il Donbas, furono acquisite dalla Russia e incorporate nello stato russo.

Quindi, sì, le attuali province ribelli del Donbas, che godevano di una parziale autonomia da Kiev secondo gli Accordi di Minsk del 2015, sono in realtà "russe" da più di tre secoli e mezzo ed "ucraine" da circa 31 anni. O come direbbe Blinkey, i confini contano.

In ogni caso, la suddetta avanzata russa continuò nel secolo successivo sotto il governo di Caterina la Grande. Non sorprende che abbia immaginato che i suoi domini lungo il Mar Nero costituissero "Novorossiya" o "Nuova Russia". Come mostrato anche nella mappa sopra, queste terre ucraine ad ovest del Dnepr furono acquisite da Mosca tra il 1772 ed il 1795 nel momento in cui le varie potenze europee stavano smembrando la Polonia, cancellandola completamente dalla mappa del mondo per i successivi 125 anni.

Non meno di Grigoriy Potemkin, il leggendario genio del male dietro il governo di Caterina la Grande, lasciava pochi dubbi sul fatto che la Crimea sarebbe tornata ad essere russa e sarebbe tornata sempre più alla gloria di Mosca.

"Credetemi, acquisirete una fama immortale come nessun altro sovrano della Russia", disse Grigoriy Potemkin, un importante consigliere di Caterina la Grande, quando offrì all'imperatrice consigli nel 1780 sui piani per strappare la Crimea dalla sovranità ottomana. "Questa gloria aprirà la strada ad una gloria ancora maggiore e più grande".

Nel frattempo le suddette spartizioni della Polonia alla fine del XVIII secolo (1795) portarono la città di Leopoli, all'estremo ovest, un tempo importante centro regionale e centro della cultura ebraica nell'Europa orientale, ad essere trasferita dalla sovranità russa a quella dell'impero austro-ungarico. Fu lì, nell'estremo ovest dell'Ucraina odierna durante la metà del XIX secolo, che il nazionalismo ucraino iniziò a prendere piede, radicato nelle tradizioni e nei dialetti dei contadini della regione e nelle aspirazioni degli intellettuali fuggiti dal soffocante dominio degli zar russi.

Tuttavia, mentre il XIX secolo volgeva al termine, l'Ucraina non esisteva ancora come stato sovrano. Le terre erano state divise tra l'impero russo ad est e l'impero austro-ungarico ad ovest. Se la classe dirigente americana di allora avesse voluto sorvegliare i confini del mondo, cosa che sicuramente non lo fece, non ci sarebbero stati confini ucraini da sorvegliare!

Quindi ecco di nuovo la stesa domanda di prima: allora chi ha creato i confini moderni e lo stato dell'Ucraina? Sono stati gli stessi comunisti di cui sopra!

Basta dare un'occhiata alla mappa di Goggle/CIA/Washington Post qui sotto. Sia l'impero russo che quello austro-ungarico crollarono nelle sanguinose trincee della Grande Guerra, per poi scomparire dalle pagine della storia. Ma i loro brutali successori a Mosca si diedero da fare in un'evoluzione in più fasi che portò a ciò che oggi passa per Ucraina.

In primo luogo, verso la fine della prima guerra mondiale, il nuovo governo bolscevico desiderava disperatamente porre fine alle ostilità con la Germania ed i suoi alleati e firmò un trattato nella città di Brest-Litovsk nel 1918 cedendo i domini russi ad ovest del Dnepr (area marrone più scura) alle potenze centrali. Vale a dire, decise di sacrificare ciò che era stato ritenuto da tutti territorio "russo" in cambio della salvezza dall'attacco tedesco.

Naturalmente i termini di quel disperato trattato furono annullati dalla sconfitta della Germania nel corso dello stesso anno, ma la tregua dal dominio russo scatenò l'ascesa di un rinnovato nazionalismo ucraino come altrove nell'Europa orientale alla fine della Grande Guerra. Di conseguenza movimenti indipendentisti di vario genere sorsero in città come Leopoli, Kiev e Kharkiv, ma alla fine furono tutti spazzati via nel mezzo della più ampia lotta per il potere in Russia.

Quella lotta fu alimentata alla conferenza di "pace" a Versailles in cui la nazione polacca, morta da tempo, venne rianimata da Woodrow Wilson. Quest'ultimo resuscitò quasi da solo la nazione polacca, senza tener conto però delle mappe storiche dell'Europa bensì del voto polacco a Cleveland, Detroit e Chicago.

Subito dopo una Polonia rianimata rivendicò Leopoli ed una fetta di quella che ora è l'Ucraina occidentale sulla base del fatto che questo era un territorio sacro polacco, non ucraino.

In ogni caso, la regione divenne un campo di battaglia chiave nella guerra civile russa, la quale contrappose le forze bolsceviche ad una schiera di eserciti della Russia bianca, guidati da lealisti del vecchio regime zarista e da altri opportunisti politici. Dopo molti spargimenti di sangue, ed altre battaglie con la Polonia, i bolscevichi emersero trionfanti e dichiararono ufficialmente la nascita della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina nel 1922.

Alla fine, quindi, le mappe del mondo avevano almeno qualcosa che assomigliava all'incirca all'Ucraina moderna, anche se era stata strappata dai fucili bolscevichi.

Come mostrato nella mappa qui sotto, il piccolo principato dell'Ucraina (area blu scuro) non avrebbe avuto forma fino a quando i russi non si sarebbero dati da fare con la costruzione della nazione. La costruzione della nazione russa, ovviamente.

Le aree gialle sono le vincite di Caterina la Grande e di altri zar russi nel 1654-1917, mentre i territori aggiunti vinti dall'Armata Rossa di Lenin sono rappresentati dall'area viola. Quest'ultima, infatti, ancora oggi è molto più russa che ucraina.

Successivamente arrivò il resto dell'Ucraina vera e propria tramite doni dall'Armata Rossa di Stalin (area azzurra, 1939-1945) e il già menzionato dono della Crimea (area rossa) da parte di Krusciov nel 1954.

In breve, bisogna ricordare che i confini dell'America sono stati stabiliti da politici democratici e hanno resistito alla prova di 167 anni, durante i quali sono stati perfettamente rispettati. Al contrario, l'Ucraina odierna raffigurata di seguito è opera di tiranni e comunisti, i cui confini sono cambiati nel tempo.

Quindi la domanda si ripresenta: chi sano di mente porterebbe il mondo sull'orlo di una guerra nucleare al fine di stabilire lo stato di diritto universale e la santità dei confini di una nazione nata l'altro ieri?

Solo persone che hanno perso la testa. Questo è un imbroglio, infatti, e non riguarda la nazione russa, lo stato di diritto, la politica estera o la sicurezza/libertà della patria americana.

Al contrario, si tratta di un singolo membro della razza umana composta da 7 miliardi di persone: Vladimir Putin, completamente demonizzato, diffamato ed insultato. Biden ed i democratici in generale non hanno ancora superato lo shock del novembre 2016 ed intendono combattere in modo permanente contro l'orco di Mosca che ritengono responsabile della loro sconfitta contro Trump.

Guarda caso, il loro mantra ripetuto all'infinito secondo cui le intenzioni espansionistiche di Putin sono state rivelate quando "ha sequestrato" la Crimea nel 2014 vi dice tutto ciò che dovete sapere: questa affermazione è così ipocrita, logora e tendenziosa che solo gente affetta da psicopatia può proferirla.

Equivale a dire che bisogna difendere a tutti i costi quel presidio sovietico, come se da esso dipendesse la sicurezza del North Dakota!

Come accennato in precedenza, il presunto territorio "occupato" della Crimea fu acquistato dagli ottomani da Caterina la Grande nel 1783, soddisfacendo così la ricerca di lunga data degli zar russi per uno sbocco sul mare. Nel corso dei secoli, poi, Sebastopoli emerse come una grande base navale all'estremità strategica della penisola di Crimea, dove divenne porto di partenza per la potente flotta degli zar e poi anche per i commissari sovietici.

Per i successivi 171 anni la Crimea sarebbe parte integrante della Russia (fino al 1954) ed è un dato di fatto che potete cercare negli archivi di Google/CIA!

Infatti tale arco di tempo è uguale ai 170 anni trascorsi da quando la California è stata annessa in questo continente, fornendo così alla Marina degli Stati Uniti un proprio sbocco sull'oceano a San Diego.

Sebbene nessuna forza straniera abbia successivamente invaso le coste della California, non furono nemmeno i fucili, l'artiglieria ed il sangue ucraini ad annientare la carica della brigata leggera nella città di Balaclava in Crimea nel 1854. Furono i russi a difendere la patria dall'invasione di turchi, francesi e britannici.

In fin dei conti, la sicurezza del suo porto storico in Crimea è la linea rossa russa, non quella di Washington.

A differenza degli odierni politici a Washington, anche l'indebolito Franklin Roosevelt sapeva di trovarsi nella "Russia" sovietica quando fece porto nella città di Yalta in Crimea nel febbraio 1945.

Per consolidare il suo controllo sul Cremlino nella lotta per la successione dopo la morte di Stalin, Nikita Khrushchev ci mise 15 minuti per elargire il "dono" della Crimea ai suoi subalterni a Kiev.

Come accadde, quindi, la Crimea entrò a far parte dell'Ucraina solo per atto dell'ex-Unione Sovietica: "Il 26 aprile 1954 il decreto del Presidium del Soviet Supremo dell'URSS trasferisce l'Oblast di Crimea dalla SFSR russa alla SSR ucraina. Tenendo conto del carattere integrale dell'economia, della vicinanza territoriale e degli stretti legami economici e culturali tra la provincia di Crimea e la SSR ucraina [...]".

Infatti l'attuale baccano del governo di Kiev, sostenuto da Washington, sul "ritorno" della Crimea è un puro caso di arroganza egemonica che ha preso il sopravvento su Washington sin dalla fine dell'Unione Sovietica nel 1991.

Dopotutto, durante i lunghi decenni della Guerra Fredda, l'Occidente non ha fatto nulla per liberare la "nazione prigioniera" dell'Ucraina, con o senza l'appendice della Crimea conferitale nel 1954. Né ha tracciato linee rosse a metà degli anni '90 quando un'Ucraina finanziariamente disperata riaffittò Sebastopoli e le ridotte strategiche della Crimea ad una Russia altrettanto impoverita.

In breve, nell'era prima che ottenessimo il nostro porto nel Pacifico nel 1848 e anche durante l'intervallo di 170 anni sin da allora, la sicurezza nazionale americana non è dipesa dalla Crimea di lingua russa né dalla regione del Donbas nell'Ucraina orientale. Il fatto che la popolazione locale nel marzo 2014 abbia scelto i mascalzoni di Mosca piuttosto che la marmaglia che ha sequestrato Kiev equivale ad un gigantesco: "E allora?"

Tuttavia è stata questa ultima spinta aggressiva di Washington e della NATO negli affari interni del vicino storico e vassallo della Russia, l'Ucraina, a spiegare in gran parte l'attuale resa dei conti. Senza contare tutte le altre false affermazioni secondo cui la Russia avrebbe disegni aggressivi ed espansionistici sugli stati dell'ex-Patto di Varsavia nei Paesi baltici, in Polonia e oltre.

Quest'ultima è una fabbricazione senza senso. Infatti sono stati gli impiccioni neocon di Washington a schiacciare l'ultima parvenza di governo democratico dell'Ucraina quando hanno consentito agli ultranazionalisti ed ai cripto-nazisti di ottenere posizioni di governo dopo il colpo di stato del febbraio 2014, il quale ha cacciato il presidente ucraino legittimamente eletto e simpatizzante la Russia.

In questo contesto, inoltre, la storia degli anni '30 e '40 non va mai dimenticata. Stalin decimò oltre il 15% della popolazione ucraina durante l'Holodomer (fame) e poi trasferì un numero enorme di persone di lingua russa nel Donbas per salvaguardare le sue industrie chimiche, siderurgiche e degli armamenti dai ribelli locali che furono spediti in Siberia.

Poi, quando la Wehrmacht di Hitler arrivò alla carica in Ucraina diretta verso la sanguinosa battaglia di Stalingrado, non ebbe problemi a reclutare centinaia di migliaia di nazionalisti ucraini in cerca di vendetta per fare il suo lavoro sporco: cioè, la brutale liquidazione di ebrei, polacchi, zingari e altri untermenschen.

Infatti durante l'autunno del 1941 iniziarono le uccisioni di massa di ebrei e continuarono fino al 1944. Si stima che 1,5 milioni di ebrei ucraini morirono ed oltre 800.000 furono sfollati ad est; a Kiev quasi 34.000 vennero uccisi solo nei primi due giorni di massacro e tutte queste depredazioni furono assistite e spesso eseguite da nazionalisti ucraini locali.

Poi, ovviamente, la marea cambiò e l'Armata Rossa tornò indietro attraverso le macerie dell'Ucraina in rotta verso Berlino. Dopo la loro vittoria sui tedeschi nella battaglia di Stalingrado all'inizio del 1943, i sovietici lanciarono una altrettanto brutale controffensiva verso ovest, cercando traditori e collaboratori tra la popolazione ucraina che avevano aiutato la Wehrmacht.

I tedeschi iniziarono così la loro lenta ritirata dall'Ucraina a metà del 1943, lasciandosi dietro una scia di distruzione. A novembre i sovietici erano rientrati a Kiev, dove l'attività di guerriglia si era intensificata in mezzo a sanguinose uccisioni per vendetta e che avevano causato un numero enorme di vittime civili. Nella primavera del 1944 l'Armata Rossa era penetrata in Galizia (Ucraina occidentale) ed alla fine di ottobre l'Ucraina era una sanguinosa terra desolata, ancora una volta sotto il controllo dell'Armata Rossa.

Quindi è lecito domandarsi: davvero gli idioti a Washington ignoravano che avrebbero riaperto l'intera storia intrisa di sangue, di conflitti settari e politici, quando hanno innescato un "cambio di governo" a Kiev nel febbraio 2014?

Inoltre una volta aperto il vaso di Pandora, era così difficile capire che una vera e propria spartizione dell'Ucraina con autonomia per il Donbas e la Crimea, o addirittura l'adesione allo stato russo da cui queste comunità avevano avuto origine, sarebbe stata una decisione del tutto ragionevole?

Certamente sarebbe stato di gran lunga preferibile che trascinare tutta l'Europa nella follia dell'attuale resa dei conti militare e coinvolgere le fazioni ucraine in una guerra civile suicida.

D'altronde non si tratta, né ora né prima, di una questione di politica estera che può essere risolta attraverso la buona volontà, i negoziati ed un dignitoso rispetto per la storia di una nazione dimenticata da Dio che è stata perennemente un mutevole insieme di confini e che nessuno nel vicinato voleva davvero.

Invece si tratta di una voglia di guerra per la guerra, una malattia che affligge gli attuali democratici in carica e anche gran parte di Washington. E questa malattia può essere curata solo dall'elettorato americano, che è esattamente ciò che mi aspetto il prossimo novembre.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


2 commenti:

  1. la guerra non è mai una risposta!

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  2. In base alla Dottrina Monroe, lo zio Sam ha invaso, persuaso e maltrattato i suoi "vicini" molteplici volte: ha invaso due volte il Nicaragua, ad esempio, e ha anche sostenuto una guerriglia contro il governo locale; nella "crisi missilistica cubana" ha portato il mondo sull'orlo di una guerra nucleare, insistendo sul fatto che i sovietici rimuovessero i loro missili da Cuba (la CIA incitava persino un'invasione dell'isola). Ma gli Stati Uniti non sono mai stati sanzionati, il dollaro non è crollato ed ai ricchi americani non sono stati sequestrati i loro yacht nei porti stranieri.

    E non dimentichiamo quando i guerrafondai hanno aiutato a rovesciare il governo eletto pro-Mosca a Kiev, nel 2014, e hanno scelto il loro sostituto fantoccio. Ma come per la Guerra al Terrore, il salvataggio di Wall Street e la Grande Peste, non è consentita alcuna opinione contraria.

    Why John Mearsheimer Blames the U.S. for the Crisis in Ukraine

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