Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
Ora le carte sono sul tavolo. Nel mezzo della fase accesa dei negoziati commerciali con gli Stati Uniti, il Canada sta introducendo una tassa digitale che graverà sulle spalle dei giganti tecnologici americani con miliardi di dollari di costi. In risposta il presidente Trump ha interrotto i colloqui con Ottawa e ha annunciato nuovi dazi.
Tra i giocatori di poker, c'è il giocatore che è freddamente calcolatore: calcola le probabilità, soppesa i rischi e gioca le sue carte con sobria precisione. Accanto a lui c'è il giocatore d'azzardo: impulsivo ma non sconsiderato; agisce in modo spettacolare, ma all'interno di una struttura strategica che padroneggia con virtuosismo. Ora immaginate un'eccezione patologica accanto a questi archetipi: un giocatore che rivela le sue carte prima ancora che il round inizi, per poi andare all-in subito dopo. Il Primo Ministro canadese Mark Carney rientra in questa categoria.
Il governatore di Bruxelles in Nord America
L'ex-governatore della Banca d'Inghilterra, convinto globalista e crociato per il clima, e in seguito al clamoroso fallimento di Justin Trudeau nuovo garante dell'agenda europea in Nord America, si è trovato invischiato in un gioco geopolitico più grande di lui con l'annuncio di una tassa digitale sulle aziende tecnologiche straniere.
L'imposta entrerà in vigore il 1° luglio, con effetto retroattivo al 1° gennaio 2022, e colpirà le aziende tecnologiche straniere con un fatturato superiore a $20 milioni con un'aliquota del 3%. Ottawa ne chiede il pagamento, puntando la sua freccia al cuore della potenza economica americana, la Silicon Valley. Giganti statunitensi come Apple, Meta e X dovranno pagare sanzioni per oltre due miliardi di dollari.
Un affronto nel peggior momento possibile (o l'escalation era pianificata?), messo in atto da un primo ministro che giocava una mano debole da una posizione di debolezza. Proprio come in Germania, la produttività e il reddito pro-capite sono diminuiti dopo i lockdown: il programma di regolamentazione climatica, il caos migratorio e uno stato socialista di redistribuzione, ispirato dall'UE, sta aprendo una nuova strada alla paralisi economica nella società.
Carney si dimostra il candidato ideale per quell'élite globalista che sta guidando il Canada, ricco di risorse, verso la prossima fase del suo declino. Nei negoziati con Donald Trump, agisce in piena conformità con la scuola negoziale di Bruxelles: avanza richieste sconclusionate, rifiuta qualsiasi forma di compromesso e dà pubblicamente priorità ai principi ideologici rispetto a un percorso negoziale razionale.
Non aver capito il punto di svolta
Ma questa volta il copione sembra prevedere una svolta: la risposta di Washington è stata rapida e decisamente brusca. Trump ha definito la leadership politica canadese una “copia dell'UE” in risposta alla tassa digitale di Carney, avvertendo che presto seguiranno nuovi dazi statunitensi.
Infatti Ottawa sta seguendo fedelmente la linea di Bruxelles: leggi sulla censura, regolamentazione delle piattaforme mediatiche, pressioni fiscali sulle aziende statunitensi, il tutto volto a spezzare il dominio americano nel mondo digitale e, come beneficio collaterale, ad alleviare un po' il bilancio statale già in difficoltà. Cosa spinga un primo ministro, in questa fase dei negoziati commerciali, ad andare al massimo diventa chiaro se si segue la linea suggerita da Trump e si considera il Canada come un satellite dell'UE (che diversamente da quest'ultima è ricco di risorse invece). Carney ha familiarità solo con la strategia della terra bruciata.
Pertanto la risposta intransigente di Trump invia un segnale inequivocabile a Bruxelles: l'era della diplomazia è finita. Bisogna muoversi.
Trump smaschera la macchina delle bugie di Bruxelles
In quanto europei che rivendicano la libera autodeterminazione e la sovranità individuale, dovremmo essere grati a Donald Trump. Come all'inizio della controversia commerciale con l'UE, egli punta un'enfasi sfacciata sul protezionismo di Ottawa nel caso del Canada. L'opinione pubblica ha bisogno di maggiori prove di questo protezionismo, spesso abilmente mascherato, di Bruxelles e della sua filiale canadese. Trump ha menzionato esplicitamente nella sua risposta a Carney la barriera tariffaria fino al 400% imposta dal Canada all'agricoltura americana ben prima che iniziasse questa partita.
Menzogne, manipolazione moralizzatrice dell'opinione pubblica e protezionismo a sangue freddo: ecco come si può descrivere in modo più chiaro la linea di Bruxelles.
Nel discorso pubblico l'Unione Europea si presenta sempre come la paladina del libero scambio, come una potenza liberale e aperta agli occhi dell'ordine pubblico. Dietro le quinte travolge i concorrenti extraeuropei con una rete di obblighi di armonizzazione, normative climatiche e codici di condotta che uccidono la concorrenza leale fin dalla nascita. Un libero scambio con barriere all'ingresso integrate e un campo minato per scoraggiare i nuovi arrivati: tecnicamente ben confezionato, moralmente giustificato, economicamente devastante.
La linea dura di Trump nei confronti di Bruxelles e del Canada mette in luce la realtà geopolitica. È prevedibile che nella disputa commerciale con Bruxelles incontreremo altri strumenti, finora non rivelati, del protezionismo europeo. Come già detto: le carte sono ora sul tavolo.
Segnale di avvertimento ai “Five Eyes”
Il goffo tentativo di escalation del primo ministro canadese ha messo in luce una faglia geopolitica: da un lato gli Stati Uniti e i suoi partner, fedeli ai valori della libertà (si pensi al presidente argentino Javier Milei); dall'altro si sta formando un cartello globalista, guidato da Bruxelles, l'Unione Europea e dai suoi satelliti come Ottawa. Grazie alla svolta politica interna dell'amministrazione Trump, questa differenza è ormai lampante. Mentre in Europa la politica, i sindacati, le chiese e il “cordone sanitario” dell'agenda verde-socialista – composto da una miriade di ONG e media statali – difendono ciecamente l'agenda woke sul clima e sulla ridistribuzione, negli Stati Uniti il vento è già cambiato.
I violenti scontri nelle roccaforti della California, fortemente influenzate dagli europei, sottolineano la crescente pressione esercitata dalla nuova amministrazione statunitense su questi contesti. Lo stesso vale per la politica migratoria. Qui il divario tra Stati Uniti e Unione Europea è così ampio che persino l'occhio allenato, che guarda attraverso le lenti della propaganda europea, non può più ignorare la realtà: gli Stati Uniti stanno finalmente gestendo come si deve la crisi migratoria e stanno tornando alla serietà politica interna.
Trump invia un segnale chiaro al mondo occidentale: chiunque tenti di appropriarsi della forza innovativa americana, o di bloccarla attraverso la regolamentazione, verrà dichiarato un paria senza esitazione. Diffuso tramite la piattaforma social di Trump, Truth Social, questo messaggio di ieri è rivolto all'UE, al Canada, all'Australia, al Regno Unito e all'industria tecnologica della Silicon Valley, che ora può contare sul sostegno della Casa Bianca.
“Faremo sapere al Canada quali dazi dovrà pagare per fare affari con gli Stati Uniti d'America”, ha dichiarato Trump. Il presidente degli Stati Uniti non sta solo imponendo una sanzione economica: sta mettendo in luce i veri rapporti di forza, visibili ormai a tutti. Chiunque voglia fare affari col più grande mercato unico del mondo dovrà accettare le regole del Paese ospitante. Questo è il nuovo sistema a cui la gente dovrà abituarsi, e in fretta.
Il nuovo ruolo dell'America
Proprio come nella politica monetaria, dove gli Stati Uniti sono riusciti ad abbandonare la City di Londra e il meccanismo LIBOR controllato dalle banche europee introducendo il sistema SOFR, un nuovo corso americano sta emergendo geopoliticamente. Anche il viaggio di Trump in Medio Oriente a maggio ha segnato un nuovo tono: gli affari sono diventati centrali e stanno emergendo i primi tentativi di un nuovo ordine mercantile nella regione. Che si tratti di Arabia Saudita, Qatar o Emirati Arabi Uniti, Trump li ha convinti tutti a investire centinaia di miliardi di dollari nella reindustrializzazione degli Stati Uniti.
Nessuna moralizzazione europea, nessuna politica divisiva volta a consolidare il potere a livello locale: Trump osa riorganizzare il Medio Oriente.
Settimane frenetiche in arrivo
E l'Europa? Proprio come nel caso dell'eliminazione del programma nucleare iraniano da parte dell'esercito statunitense, o dell'accordo sulle terre rare che coinvolge l'Ucraina, la politica europea non svolge più nemmeno un ruolo di supporto. È diventata irrilevante. Ci sono battaglie di ritirata e distrazioni, come la tassa digitale del Canada, che rivelano la debolezza geopolitica del Vecchio Continente. L'Europa è bloccata sulla difensiva, dipendente dai flussi energetici di terze parti, invischiata nel conflitto ucraino e impotente nella gestione del commercio globale.
Trasferendo questa perdita di rilevanza geopolitica degli europei ai prossimi negoziati commerciali con gli Stati Uniti, possiamo aspettarci spettacolari capovolgimenti di fronte a Bruxelles, battibecchi mediatici e la consueta diffamazione del presidente degli Stati Uniti da parte dei media generalisti. L'Eurocartello e i suoi alleati devono ancora compiere il balzo in avanti, intellettualmente o politicamente.
Proprio come Bruxelles presume erroneamente di averla fatta franca con Trump, che accetta l'obiettivo NATO del 2% come sufficiente per ora, sperando di ricadere in schemi comportamentali e tattiche di perdita di tempo ormai familiari, un'amara verità incombe su questa disputa commerciale: gli Stati Uniti fanno sul serio e risolveranno i loro problemi interni tornando ai valori americani di economia di libero mercato, stato minimo e responsabilità personale. E questi valori saranno difesi all'estero con la massima severità.
L'Europa, nel complesso, ha raggiunto il punto di non ritorno: quando il debito diventa impagabile, l'unico modo per liberarsene è quello di cancellarlo... e il modo migliore per farlo nel corso della storia è stato quello tramite una guerra. Ovvero, si vince una guerra, si acquisiscono gli asset del perdente e li si usa come collaterale per emettere nuovo debito nel sistema. Il problema per la cricca di Davos è che hanno fallito nuovamente in Russia, senza contare che quest'ultima è sopravvissuta ad altri attacchi precedenti: Napoleone, i bolscevichi, la Seconda guerra mondiale, la Guerra fredda. Hanno fallito in Cina: quest'ultima infatti ha preso il capitale che veniva estratto dagli Stati Uniti durante gli ultimi 40 anni, gli oligarchi locali hanno mandato al potere Xi e quest'ultimo ha tenuto i mercati dei capitali della nazione chiusi, oltre a far implodere determinate realtà interne che erano un cavallo di Troia (soprattutto nel mercato immobiliare) sotto forma di “investimenti occidentali”. Ecco perché la retorica ufficiale è passata da sostenere la Cina e agevolare, a livello normativo, che “invadesse” i mercati mondiali, al condannarla apertamente come “nemica dell'Occidente”. In questo modo diventa altrettanto impossibile guadagnare abbastanza potere politico per sovvertire il Paese dall'interno. E se ci pensate gli oligarchi russi hanno fatto lo stesso con Putin, visto che la Russia era sul punto di essere trasformata in una pedina con Yeltsin.
La Cina, infatti, sarebbe dovuto essere l'obiettivo successivo dopo la distruzione dall'interno degli Stati Uniti. Tutte le chiacchiere sull'ascesa dei BRICS come nuova superpotenza mondiale avevano tale scopo. Quando una nazione non agisce nel suo miglior interesse facendo cose stupide come hanno fatto gli USA nell'ultimo secolo, come ad esempio la Guerra al terrorismo, l'Obamacare, la spesa incontrollata, ecc. si capisce che non c'è niente di strutturale in ciò; non si tratta solo di corruzione. Certo è che quest'ultima emerge con più forza quando un Paese viene gestito da traditori. Lo Stato profondo americano non è affatto “americano”: è composto principalmente da globalisti transnazionali corrotti dall'interno (così come nella City di Londra, in Europa, a Singapore, a Hong Kong, a Zurigo, ecc.). In sostanza, si tratta di un network di persone le cui radici vanno indietro nella storia fino al vecchio sistema bancario olandese e veneziano. Questa è la cricca di Davos. Per chi ha visto la serie di film su John Wick, potremmo definirla la Tavola Alta.
Il motivo per cui odiano Trump, Putin, Orban, Xi, Georgescu, la Meloni, Fico, la Weidel, la Le Pen e tutti gli altri “nazionalisti” è esattamente questo. Fino a tre anni fa era solo Trump e Putin, oltre a chi è andato dietro e fornito supporto alla Brexit; adesso si sono moltiplicati includendo anche Erdogan e Mohammed bin Salman in Arabia Saudita. Questa cricca, quindi, deve essere resa inoffensiva (improbabile che venga distrutta del tutto) e farlo significa non agire direttamente. Infatti i loro tentacoli sono ovunque e le relazioni che hanno intessuto sono vecchie di centinaia di anni. Soprattutto le relazioni a livello bancario, anche perché quando muovono i loro capitali non lo fanno tramite stanze di compensazione centralizzate... non lo fanno tramite i mercati regolamentati. Ecco perché, sin da quando è stato approvato il Dodd-Frank Act, ad esempio, il sistema bancario ombra americano è stato potenziato. Si ingessa il mercato regolamentato cosicché chi può permetterselo si rivolge a quello ombra. E ricordate sempre una cosa: i veri banchieri non hanno una pagina su Wikipedia.
Diversamente da quando c'era la Yellen, i titoli americani adesso hanno una maggiore credibilità. Oltre a ciò, rilassare la selva di regole partorite sulla scia del Dodd-Frank Act servirà a contrarre il sistema bancario ombra.https://t.co/5J1qBIeobW
Le persone comuni, quindi, non vedono davvero il potere che manipola e manovra, bensì un riflesso di quel potere. Vedono capi di stato, amministratori delegati, o consigli di amministrazione di grandi imprese agire contro i loro migliori interessi o contro i migliori interessi dei loro clienti, senza realizzare che in realtà c'è una forte influenza alle loro spalle affinché agiscano in tal modo. Per avere una prova di quanto scritto qui vi basta ricordare la storia più recente riguardo Facebook e Twitter. Un Zuckerberg o un Dorsey sono semplici tenenti, mentre gli ordini impartiti da uno Schwab sono quelli di un colonnello... ma i generali? Oh, i nomi di quelli rimangono ben nascosti nell'ombra. Molto probabilmente sono noti solo a gente dell'MI6. Comunque il modo di battere questa gente è forzarli fuori dalle ombre. Come? Ingrippando il motore tramite il quale scorrono i loro profitti. Qual è questo motore? Il dollaro e il sistema monetario americano, per essere più precisi l'eurodollaro come ho documentato nel mio ultimo libro Il Grande Default.
Al momento attuale, e per la prima volta nella storia forse, gli Stati Uniti sono davvero una nazione forte e indipendente. Il primo passo era quello di tornare a essere padroni della propria politica monetaria; il secondo quello della politica fiscale. Quello che ancora si fa fatica a capire in certi circoli e a livello generalista è che gli USA non erano affatto padroni della loro valuta finché è esistito il LIBOR. Tale meccanismo impostava il valore del dollaro in tutto il mondo, inclusi gli Stati Uniti stessi. Tutti i debiti della nazione (es. prestiti, carte di credito, mercati dei titoli, ecc.) erano una funzione determinata dal LIBOR. Se quest'ultimo iniziava a segnalare guai anche esterni agli Stati Uniti, la Federal Reserve veniva costretta ad alterare la sua politica monetaria in funzione di ciò che accadeva nel mercato del dollaro offshore.
I lavori iniziali, durante la prima amministrazione Trump, di sostituzione del LIBOR con il SOFR hanno segnato l'avvio di un cambio di passo. Il SOFR, infatti, è un tasso d'interesse di riferimento che si basa su cosa accade quotidianamente nei mercati monetari e dei pronti contro termine inversi americani. E diversamente dal LIBOR, il tasso americano è collateralizzato. Questo significa che se Londra finisce nei guai, non c'è più nessuno che può chiamare per aggiustare il tiro e spostare artificialmente un parametro in modo da coprire i suoi casini; o peggio, spostarlo talmente in alto da forzare la mano della FED quando il Paese invece non ne avrebbe avuto affatto bisogno. Non dimenticate che il sistema dell'eurodollaro è più sottoposto a leva dell'economia di un qualsiasi Paese, questo significa che un cambiamento minimo potrebbe avere effetti dirompenti. Quindi se avesse iniziato a salire velocemente, e di conseguenza anche la domanda di dollari per soddisfare la necessità di servire tutto il debito emesso in precedenza, la catena di guai avrebbe intaccato anche gli USA nonostante non fossero la fonte delle criticità e forzato la mano alla banca centrale americana nel taglio dei tassi (incentivando così l'azzardo morale in patria anche).
Infatti le rate dei mutui, delle carte di credito e di tutti quei debiti contratti dagli americani avrebbe iniziato a salire, costringendo così la FED a tagliare i tassi prim'ancora che i malinvestment del precedente ciclo fossero cancellati. Era così che le recessioni si diffondevano a macchia d'olio e gli USA venivano accusati di tutti i mali economici di questo mondo. Certo, la teoria Austriaca del ciclo economico spiega benissimo queste dinamiche, ma non si occupa di tracciare l'origine di queste distorsioni e così si perde anche la possibilità di capire CHI è da arginare. Per quanto si possa essere d'accordo con lo slogan “End the FED”, si finisce per essere (involontariamente) degli utili idioti al soldo della cricca di Davos dato che continuerebbero a esistere quelle figure che più hanno bisogno di dollari all'estero. Ogni ciclo economico che gli USA hanno sperimentato durante il “regno” dell'eurodollaro è servito a svuotare un po' di più il bacino della ricchezza reale del Paese.
Con l'entrata in pieno vigore del SOFR le cose sono cambiate: Powell, ad esempio, può rialzare di tassi oltre il 5% e l'economia americana non va in crash. L'ha fatto, ad esempio, nel 2023 quando la stampa gridava come una forsennata che così facendo avrebbe condannato l'economia americana... non è successo nulla; continua a farlo adesso nonostante la BCE tagli i tassi... l'economia americana è più forte di quella europea. Chi stava facendo crashare l'economia americana era la Yellen, la fautrice del rollover del debito di questa estate di cui molti analisti stanno lanciando l'allarme ma non ne capiscono a fondo le implicazioni. Gli manca il punto del SOFR e della contrazione dell'offerta di eurodollari, perni da cui viene innalzata la Grande riorganizzazione degli Stati Uniti. A tal proposito la recente approvazione al Senato del GENIUS Act aggiunge ulteriore spazio di manovra al Dipartimento del Tesoro per disinnescare questa bomba a orologeria fiscale (la stessa che sta fornendo margine a Bruxelles e Londra per tenere a galla l'euro tramite la manipolazione del front-end della curva dei rendimenti americana).
Recent reporting projects that stablecoins could grow into a $3.7 trillion market by the end of the decade. That scenario becomes more likely with passage of the GENIUS Act.
A thriving stablecoin ecosystem will drive demand from the private sector for US Treasuries, which back…
— Treasury Secretary Scott Bessent (@SecScottBessent) June 17, 2025
A sua volta questo significa che con il drenaggio da parte della FED dell'offerta di dollari offshore, la cricca di Davos è costretta a mettere sul tavolo il proprio di capitale e non più quello rubato altrove. Solo così stanno riuscendo a tenere solvibile l'intero sistema, soprattutto quello europeo. Senza contare che la liquidazione del Canada, con l'elezione di Carney, fa parte della “linea di sopravvivenza” della cricca di Davos. È così che questa gente sopravvive.
RISCRIVERE LA STORIA: IL GENESIS BLOCK
Il passaggio dal LIBOR al SOFR è stato un passaggio fondamentale nel modo in cui il mondo muove tutta la liquidità. Adesso sono gli Stati Uniti a impostare il prezzo del dollaro, internamente ed esternamente, non più gli altri. E il dollaro è ancora la valuta dominante nel mondo, nonostante le chiacchiere ideologiche di analisti indipendenti e stampa finanziaria di parte. La realtà è che le quote di mercato contano; gli accordi contano; i prospetti d'investimento contano; i prospetti dei fondi contano; le assicurazioni hanno regole su quello in cui possono o non possono investire. Tutte queste cose sono assolutamente sensibili al modo in cui scorre il denaro, non alla “logica” di chi vorrebbe che il mondo andasse secondo il suo metro di giudizio.
U.S. Dollar is now used in nearly 50% of global payments, the highest level in more than 12 years 🚨 Euro not so much… pic.twitter.com/sCJ3lFiPQq
Di recente sono stato a un'audizione nell'aula lavori della Camera dei Deputati dove ho potuto assistere a una serie di interventi in merito a Bitcoin. Per quanto paradossale possa sembrare, la narrativa riguardo la sua esistenza nel mondo attuale deve essere riscritta in base a quanto accaduto nel 2022. Infatti la sua nascita è avvenuta come forza di opposizione a un dollaro che era stato tradito e non funzionava come strumento per le persone comuni. Bitcoin è stato progettato e costruito in una situazione in cui il dollaro veniva tradito dalle stesse persone che si supponeva dovessero gestirlo. E la sua crescita è stata straordinaria in questo ambiente, soprattutto quando ci sono stati personaggi come Bernanke e la Yellen che hanno lavorato attivamente per distruggere il Paese e, per estensione, il sistema di riserva del dollaro (sebbene questo fosse già morto nel 2009 durante il primo QE e la coordinated central bank policy).
Da quando Powell ha iniziato a rialzare i tassi, quel cartello si è rotto e adesso ci troviamo in una fase di transizione. Nell'attuale contesto Bitcoin ha spazio come collaterale aggiuntivo che non ha rischio di controparte, come l'oro. Gli interventi in quell'audizione ancora danno per scontato che la FED stia lavorando contro il dollaro, i suoi interessi e quelli della nazione; praticamente nessuno si sta chiedendo: cosa succederebbe in un mondo in cui la FED difende sé stessa? La FED ha migliaia di miliardi di dollari in spazio di manovra, oltre alla capacità adesso di manovrare come davvero desidera l'idraulica del dollaro, e potete scommettere che userà Bitcoin per rinforzare il dollaro. Questo è il mondo in cui viviamo, questo è il mondo in cui le decisioni d'investimento devono essere fatte... oggi.
Tutta la narrativa di base riguardo alla solidità di Bitcoin in quanto hard asset è assolutamente vera e quanto scritto sopra non cambia la sua natura sana/onesta. Ciò a sua volta significa non snobbare Tether, perché senza di esso non ci sarebbe liquidità in Bitcoin. Ciò a sua volta significa non snobbare Ripple, perché eroderà il mercato del Forex che la City ancora oggi intermedia al 30% del totale. Questo mi rende un fan di Ripple, ad esempio? No. Questo significa che Ripple, ad esempio, è un progetto della Tavola Alta? Non lo so. So solo quello che accade e che viene portato all'interno di un nuovo sistema finanziario come blocco importante.
Crypto is not a threat to the dollar. In fact, stablecoins can reinforce dollar supremacy.
Digital assets are one of the most important phenomena in the world right now, yet they have been ignored by national governments for far too long.
— Treasury Secretary Scott Bessent (@SecScottBessent) June 18, 2025
Ora mettiamo insieme tutti i pezzi che possono sembrare sparsi a terra. Tether porterà a livello digitale il dollaro “analogico”, raggiungendo gli angoli più sperduti del mondo a prezzi ridicoli. Gli unbanked avranno accesso al mercato più liquido e affidabile della Terra. Inutile dire il potenziale che ha ciò sullo sviluppo tecnologico, industriale e sociale di qualsiasi regione ancora arretrata. Tether rappresenta la tokenizzazione dei titoli di stato americani, visto che nel suo bilancio la parte del leone la fanno questi asset. Questo significa, a sua volta, una domanda crescente e sostenibile del debito americano. Cosa non c'è nelle riserve di Tether? Titoli europei, canadesi, cinesi, ecc. Non solo, ma la credibilità di questo sistema viene puntellata dal collaterale a supporto della natura fiat del dollaro: oro e Bitcoin. Senza rischio di controparte e hard asset per eccellenza, entrambi coprono il debito americano e disincentivano corse agli sportelli. Non solo, ma attraverso il tramite dei titoli di stato americani Bitcoin collateralizza il SOFR. Lo ripeto, diversamente dal LIBOR, il SOFR è un tasso di riferimento collateralizzato.
Integrando di nuovo l'oro nel sistema monetario e introducendo per la prima volta Bitcoin in esso, si riduce la leva nel sistema finanziario. Più la si riduce, più ci si avvicina al proverbiale sound money. Con i mercati con sottostante questi hard asset, la liquidità temporanea e necessaria per “facilitare” gli scambi non sarà più foriera di gravi deformazioni economiche. Non scordiamoci la teoria e il mismatch tra pagamenti e produzione, come ci ha insegnato lo stesso Mises.
Tutti stanno impazzendo per il rilassamento delle regole del Supplemental Leverage Ratio, che ricordiamolo riguarda il collaterale più credibile e liquido al momento ovvero i titoli di stato americani, e “stranamente” la cosa di cui preoccuparsi veramente passa inosservata. Diversamente da quando c'era la Yellen, i titoli americani adesso hanno una maggiore credibilità. Oltre a ciò, rilassare la selva di regole partorite sulla scia del Dodd-Frank Act servirà a contrarre il sistema bancario ombra. Sto parlando dell'allentamento delle regole europee sulla cartolarizzazione degli asset. Non mi sorprende, visto che c'è un coordinamento sulla stampa finanziaria e da parte degli analisti “indipendenti” a far apparire come il malato cronico e incurabile gli Stati Uniti. Balle. Qui davvero devono tremare i polsi, perché dentro questi pacchetti ci può essere di tutto e la situazione economica/finanziaria europea è appesa a un filo. E sono pronto a scommettere che ci finirà anche l'immondizia obbligazionaria ucraina insolvente.
DUE DOLLARI
Infine ci saranno due dollari: uno circolerà all'interno degli Stati Uniti, un altro a livello internazionale. Questo è un concetto ancora difficile da digerire visto che siamo stati cresciuti a vedere un mercato globale per il dollaro e ancora non si riesce pienamente a concepire una divisione dello stesso per diversi mercati. Ovviamente il primo sistema è stato creato dai globalisti per i propri scopi. Ed è per questo che Powell ha detto più di una volta che il biglietto verde potrebbe perdere in futuro il suo status di valuta di riserva ad appannaggio di altro. Questo è uno scenario che si verificherà nel momento in cui il DXY schizza in alto e i debiti esteri denominati in dollari costringeranno le altre nazioni a scegliere qualcos'altro per onorarli (un po' come stava per succedere alla vigilia degli Accordi del Plaza). Fino a quel momento, però, la domanda di denaro si concentrerà su quell'asset più liquido e commerciabile: il dollaro. Agli USA non interessa, visto che il loro scopo adesso non è più essere i prestatori di ultima istanza del mondo, bensì rimettere a posto le cose in patria.
Molto probabilmente le grandi banche americane emetteranno le proprie stablecoin, andando progressivamente a mettere da parte la necessità di un sistema bancario centrale. Questo a sua volta risolverà il problema di un honeypot possibile da catturare e far ripiombare la nazione in un nuovo incubo come quello in cui i globalisti avevano il comando. Se poi da qui si arriverà alla eliminazione dell'imposta sul reddito, allora il film sarà riavvolto abbastanza da far ripartire le cose laddove si erano lasciate: il punto storico quando ancora la sostenibilità era una virtù. L'imposizione di dazi va in quella direzione...
La circolazione di un dollaro interno, compensato attraverso il sistema Federal Reserve regionale, e di uno esterno, ovvero Tether, rappresenta in sostanza l'erezione di un barriera contro i contraccolpi della recessione globale che ancora attanaglia le principali economie del mondo sin dal 2008. Quelli che stanno implementando gli USA non sono altro che controlli di capitali soft.
Ecco perché le altre nazioni del mondo stanno alzando un polverone nei confronti dei dazi e del bilanciamento degli squilibri commerciali a svantaggio degli Stati Uniti. Perché hanno riscoperto la teoria economica solida? No, usano gli utili idioti che la sventolano per portare acqua al loro mulino. Prendiamo ad esempio il Canada. Quest'ultimo ha un surplus commerciale tale che gli permette di incassare $10 miliardi al mese e questi sono dollari che possono essere sottoposti a leva nel mercato dell'eurodollaro. Non un granché, ma per il momento sufficienti a rallentare il processo. Per la cricca di Davos qualunque fonte, per quanto esigua di dollari, va bene per cercare di sopravvivere alla prova di forza imposta da Washington. La sua strategia attualmente è quella di aprire quanti più fronti possibili, uno di questi è quello fiscale con l'opposizione alla Big Beautiful Bill, e impantanare in essi l'amministrazione Trump affinché non concluda nulla; il passo successivo è rubare le elezioni di medio termine e sabotarla definitivamente. Di conseguenza la chiusura di questi fronti è importante, tergiversare non è affatto un'opzione. Da qui la necessità di fare dell'Iran un esempio.
E sulla scia di ciò l'Europa pare aver recepito il messaggio.
Altro fronte che si accinge a chiudersi. La "power politics" funziona e gli USA non sono più quelli del pre-2022, che l'UE ha derubato ben volentieri. Molto probabilmente la dimostrazione di forza sfoggiata contro l'Iran serviva anche a questo.https://t.co/0qWH1jmcOl
La parte ironica di tutta questa storia è che la Tavola Alta non userà hard asset come strategia per replicare. Non li vogliono affatto. Il loro “modello di business” è quello di rivendere la vita dei suoi sottoposti a una manciata di spiccioli rispetto a quanto esige in termini monetari, temporali ed energetici.
IL GUINZAGLIO FINANZIARIO
La Tavola Alta non vuole hard asset a copertura delle società che parassita perché ciò significherebbe mettere fine al modo in cui conduce i propri affari. Il suo scopo non è costruire, creare affidabilità e credibilità; il suo scopo è consumare per i propri scopi a scapito dell'ospite malcapitato. Come ha scritto E. M. Burlingame in un suo articolo d'opinione, si tratta di “un attacco sistematico alla sovranità economica di una nazione [...]. Questo ciclo ha rovesciato imperi e ha quasi posto fine agli stati moderni”. Potremmo immaginarlo come un guinzaglio che man mano viene stretto fino a far esplodere la testa del malcapitato. Secondo l'articolo citato, possiamo identificare sette fasi in cui ciò accade:
Infiltrazione e influenza: i globalisti si insinuano nella leadership di un Paese, fingendosi consiglieri o alleati.
Intrappolamento col debito: erogano prestiti insostenibili, bloccando le nazioni in cicli di rimborso.
Identificazione degli asset: risorse preziose come terreni, industrie, basi imponibili e infrastrutture vengono prese di mira.
Destabilizzazione economica: i mercati vengono manipolati per aggravare le crisi.
Scambi debito-attivi: i beni vengono sequestrati in cambio di una riduzione del debito.
Estrazione e sfruttamento: la ricchezza viene prosciugata attraverso l'estrazione di profitti.
Abbandono e collasso: la nazione è distrutta, le sue ricchezze perdute.
Negli Stati Uniti si è arrivati alla fase tra 6 e 7. Il Canada allo stesso livello. In Cina era stato avviato lo stesso processo fino a quando gli oligarchi della nazione non hanno eletto Xi. In Russia era stato avviato lo stesso processo fino a quando gli oligarchi della nazione non hanno eletto Putin. Negli USA è successa la stessa cosa con le ultime elezioni: Trump è stato messo lì dagli oligarchi della nazione, ovvero Dipartimento della difesa, industria tecnologica e Wall Street. Da questo punto di vista tutte queste nazioni sono un esempio e una volta che l'esempio viene portato a livelli mondiali tutti vogliono togliersi questo guinzaglio. Ed è anche per questo che la mia ipotesi è che USA-Cina-Russia creeranno un circuiti commerciale per ridimensionare l'Europa e i colonialisti europei. In questo modo è possibile capire come mai, oltre a voler eradicare la privacy entro il 2027 e introdurre un euro digitale scoperto, sul suolo europeo è stato bandito uno strumento come Tether.
La capitalizzazione di mercato di Tether è un potente strumento, ora in mano alla Federal Reserve, per digitalizzare l'analogico e coprirlo con hard asset (oro e Bitcoin). Tutte le altre stablecoin sono state giustiziate perché, come ho descritto nel Capitolo 16 del mio ultimo libro, Il Grande Default, revisionando la storia di FTX, erano un rubinetto per portare dollari all'estero. La BCE non potrà mai percorrere un percorso del genere, dato che il suo obiettivo è distruggere tutto il debito del continente. Il suo obiettivo è convogliare le banche centrali nazionali sotto la sua unica egida, far collassare tutto il vecchio debito, emetterlo di nuovo sotto forma di perpetual debt, ripulire i bilanci e implementare l'integrazione fiscale. Questo è il piano della Tavola Alta per l'Europa e il Regno Unito: far confluire tutte le vecchie banche nazionali del continente nella BCE e renderla la banca centrale della Commissione europea. In sostanza, farla diventare come la Federal Reserve visto che attualmente sono due cose diverse dato che operano in base a parametri operativi differenti.
Prove di unione fiscale. Senza l'accesso facilitato agli eurodollari, con cui parassitare la ricchezza altrui, l'UE è un guscio vuoto che cerca disperatamente di sopravvivere nel deserto industriale che ha creato spremendo fino all'osso i contribuenti.https://t.co/AQKpOLcMHk
Per farlo c'è bisogno di un'autorità singola che impone tasse e spende. Ecco perché Macron vuole un esercito europeo; ecco perché continuano a emettere obbligazioni tramite la Commissione europea (dapprima per il cambiamento climatico, poi le obbligazioni SURE durante la pandemia, poi le obbligazioni SURE per la guerra in Ucraina). Hanno provato qualsiasi cosa immaginabile, ma il mercato continua a respingere tutti i tentativi. Questo, in realtà, significa che chiunque sia dietro Trump sa come battere queste persone.
La geopolitica, la politica nazionale, i mercati finanziari sono guidati tutti dalla stessa storia: la vera guerra non è (ancora) cinetica, bensì finanziaria. Se l'amministrazione Trump dovesse perdere la guerra finanziaria, allora essa diventerebbe cinetica perché è l'unica altra opzione.
CONCLUSIONE
La Scuola Austriaca è ottima per un'analisi approfondita della radice dei problemi economici. Ciò a sia volta significa un ampliamento delle prospettive: il modo in cui opera la FED nel contesto di ciò che sappiamo e abbiamo scoperto riguardo l'eurodollaro. Alla fine tutti rispondono agli incentivi, anche la “malvagia” FED. Cosa succede quando quest'ultima deve affrontare una minaccia esistenziale? Non sto parlando del crack-up boom, ma della guerra contro la City di Londra e la cricca di Davos. Privarsi di questo strumento significa far vincere l'avversario a tavolino. Perché, vedete, esiste di fatto il valore soggettivo ed è indubbio. Al contempo, l'interconnessione dei vari valori soggettivi va a formare una realtà oggettiva che non si può discutere, bensì osservare. Le proprie prescrizioni lasciano il tempo che trovano e invece si deve agire nel proprio miglior interesse in base agli input che riceviamo. Ovviamente si tratta di figure, quelle istituzionali, che non sono affatto schierate per il “bene” della popolazione; non esistono buoni o cattivi, ma solo una variegata scala di grigi. Scegliere una parte e quindi migliorare la propria posizione, in questa strana coincidenza storica di interessi tra FED e investitori/risparmiatori/gente comune, non significa abiurare i principi e la teoria. Significa semplicemente non voler finire dalla padella alla brace, cosa che accadrebbe se venisse rimossa dall'equazione la FED e la Banca d'Inghilterra/BCE avessero campo libero. Soprattutto, poi, quando si realizza che gli USA sono un esempio virtuoso attualmente nel mondo intero e che l'indipendenza dalla Corona inglese è avvenuta solo di recente. Per quanto potesse essere un indipendenza politica formale, non lo è mai stato dal punto di vista finanziario; ecco perché il passaggio dal LIBOR al SOFR è qualcosa di epico e spartiacque. Cosa succede quando non sono più i globalisti al controllo della banca centrale più potente del mondo bensì un gruppo, diciamo, di “patrioti” che pensa principalmente ai propri interessi e quelli della nazione in cui vivono?
Quando Powell ha ripetuto, in diverse occasioni, che in futuro ci sarebbe stato spazio per più di una valuta di riserva mondiale stava implicitamente suggerendo il corso d'azione che sarebbe stato intrapreso negli USA per proteggere il dollaro. Attualmente il biglietto verde possiede tutti e tre gli aspetti di una valuta che viene usata internazionalmente e che è sottoposta, quindi, al Dilemma di Triffin: unità di conto, mezzo di scambio, riserva di valore. L'unità di conto può rimanere, perché è quella caratteristica che conta di meno in questo caso. Per quanto riguarda il mezzo di scambio, invece, la digitalizzazione sta portando alla ribalta una serie di soluzioni che permettono la diversificazione. Non c'è bisogno di una singola valuta per evitare i costi del Forex intermediati dalla City di Londra. Per il settlement ormai, con la rivoluzione Bitcoin, non c'è bisogno che sia una cosa sola. Ciò che conta è che i costi si stiano riducendo e che si possa evitare di pagare il pedaggio agli intermediari. Quest'ultimo aspetto è quello critico, perché i proventi da esso vengono trasformati in potere politico.
L'emancipazione dalla Tavola Alta può passare esclusivamente da questa via: abbandonare il vecchio sistema e dominare il proprio. È una questione di sopravvivenza non di bontà d'animo o benevolenza nei confronti della popolazione. E questa coincidenza di obiettivi può e dovrebbe essere capitalizzata.
Sopravvivere e pensare alla propria “salute” significa anche rinunciare a parti del vecchio sistema che avevano reso (artificialmente) dominante gli USA sui mercati. Non farlo significa far materializzare tutte quelle voci che vogliono concorrenti spuntare in ogni angolo del mondo e sottrarre lo scettro di punto di riferimento finanziario agli Stati Uniti. Possono farlo, e forse un giorno sarà così, ma ciò che vediamo sui mercati è una “ri-dollarizzazione” e l'uso diffuso di un asset liquido e ancora credibile. La volontà di ripulire la propria casa fiscale/monetaria da parte dello Zio Sam avvalorerà ancora di più la scelta di selezionare il dollaro per le transazioni internazionali, anche senza imposizioni di sorta. C'è poco da girarci intorno: i mercati monetari americani sono i migliori al mondo. Nessuno dice che sarà un cammino liscio e senza ostacoli, ma non ci sono altre opzioni. Rispetto a una cricca di Davos che odia visceralmente le persone e il loro individualismo, meglio gente come quella dei NY Boys che sono sostanzialmente indifferenti alle persone comuni e perseguono i propri interessi.
Il loro interesse principale adesso è duplice: aggiustare il flusso di cassa della nazione (troppe spese) e il problema delle passività (soprattutto quelle non finanziate). Il primo problema si risolve tagliando la spesa, agevolando la crescita del settore privato tagliando le tasse e limitando la fuoriuscita di dollari all'estero tramite i dazi. A causa delle politiche ambientali, poi, molti asset americani sono valutati 0 sul bilancio della nazione. Una volta contabilizzati il debito americano apparirà molto più sostenibile. Questo accoppiato, inoltre, con una Federal Reserve che continua a ridurre il ritmo della stampa di denaro.
Il mio esercizio su questo blog è quello di individuare le cause alla radice dei mali economici e qual è quella cosa che si può cambiare di più per migliorare il mondo nel breve, medio e lungo termine. Chi è il nemico più vicino? Quali sono i suoi punti di forza e debolezza? Come neutralizzarli? Abbiamo capito ormai che si tratta di Londra e Bruxelles. I tre passi per togliere loro potere sono:
Accesso precluso al denaro pubblico: niente più soldi delle tasse per far pagare tutti i conti agli americani;
Accesso precluso al denaro privato: raid ai proventi dei cartelli e delle ONG, cosa che ad esempio ha scatenato le rivolte a Los Angeles;
Prosciugare la loro ricchezza: si tratta dei fondi rubati nel corso dei secoli e stipati in banche di cui nessuno ha mai sentito parlare.
Per quanto le soluzioni non siano perfette per i punti 1 e 2, l'amministrazione Trump sta facendo un buon lavoro. Il punto cruciale è il terzo: come si fa affinché mettano in gioco i loro di soldi? Come si fa a far percepire loro dolore economico in prima persona? Si rende altamente costoso il loro accesso al capitale e si tagliano le fonti di approvvigionamento al collaterale. In questo modo devono per forza rivolgersi ai loro di fondi per mandare avanti le guerre che vogliono. Come si batte un nemico che ha più armi, più potere e più denaro di voi? Lo si manda in rovina. Come lo si manda in rovina senza che esso se ne accorga? Gli si fa pensare che può vincere e lo si impantana nella fallacia dei costi irrecuperabili. Un esempio “sul campo” riguardo questa tattica è la strategia russa nel non voler far saltare in aria nemmeno uno dei venti ponti sul fiume Dnieper. La NATO ha continuato quindi a rifornire l'Ucraina, convincendosi che avrebbe potuto battere la Russia (l'unico distrutto a Kherson era stato precedentemente danneggiato severamente dagli stessi ucraini).
Lo stesso sta accadendo in Europa dove è stata costruita una camera di risonanza dove gli utili idioti elogiano l'UE senza rendersi conto che vengono privati della loro ricchezza per mantenere vivo un colosso dai piedi d'argilla. Quando poi la cricca di Davos dovrà mettere in campo i propri di fondi, perché “i soldi degli altri” finiscono sempre (soprattutto ora con la contrazione dell'offerta di eurodollari e la LBMA che vede sanguinare le proprie riserve d'oro), allora quello sarà il momento esatto dove attaccare in forze per sottrarli. E sulla faccia della Terra ci sono solo pochissime istituzioni in grado di fare una cosa del genere: la Federal Reserve è una di queste.
Ciò che vedremo in futuro sarà un suo ritorno a quello che era prima degli anni '30, effetto anticipato dalla regionalizzazione dei tassi d'interesse e del costo del capitale. Essa sarà il prestatore di ultima istanza per il mercato domestico e per quello delle stablecoin basate sul dollaro; imposterà il valore del dollaro per i mercati internazionali, decidendone il valore per chiunque sarà costretto a bussare alla sua porta.
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
Gli ordini naturali sono cose che emergono spontaneamente, o riflettono la vera natura di come qualcosa è o dovrebbe essere. Due dei miei libri preferiti, entrambi capaci di cambiare radicalmente la mia visione del mondo, sono A Hunter-Gatherer's Guide to the 21st Century (dei biologi Heather Heying e Bret Weinstein) e Company of Strangers: A Natural History of Economic Life (del professore di economia Paul Seabright). Sebbene trattino argomenti diversi, ciò che li accomuna è l'enfasi sul reale e sul naturale: la ricerca di modi veri, consolidati e coerenti nelle cose in cui le specie, gli esseri umani, le economie, il commercio e ogni altra cosa importante prosperano.
Non è vero che il mondo possa essere come vogliono i suoi abitanti – o come noi moderni ci illudiamo di pensare che dovrebbe essere. Esistono regole ferree e linee luminose che ci conducono verso prosperità, benessere, armonia e riduzione al minimo dei conflitti. Regole, morale, comportamenti e, soprattutto, gli accordi economici non sono arbitrari.
Nel suo libro, The Natural Order of Money, Roy Sebag, appassionato di oro ed ex-amministratore delegato e fondatore di una società di mining di Bitcoin, cerca di convincerci che esiste un ordine non arbitrario simile anche per il denaro stesso. In questo elegante manoscritto, sottolinea la responsabilità ecologica e il necessario legame con il reale e il sottostante.
Il denaro è l'estensione dell'ordine naturale che governa le industrie primarie – quelle con un feedback diretto dall'ecologia, come l'agricoltura, la pesca o l'estrazione mineraria – fino al settore dei servizi. È ciò che mantiene quest'ultimo vincolato ai limiti naturali. Per quanto complesse o intricate diventino le società umane, esse “rimangono responsabili delle regolarità e dei capricci del mondo naturale”, come afferma Sebag in apertura del suo libro.
“Non possiamo mietere un raccolto al momento sbagliato, trascurare un gregge di pecore o estrarre sostanze rare dove non esistono senza subire una qualche perdita”. Il mondo reale ha un riscontro tangibile ai comportamenti falsi; è la natura a decidere. “Lo standard naturale significa che esiste un giudizio primario e oggettivo della natura sulle azioni dell'economia reale. Le nozioni di lavoro buono e cattivo, di successo e fallimento, derivano dall'inevitabile responsabilità dell'agricoltore nei confronti di questo standard naturale”.
I pianificatori dall'alto verso il basso hanno sempre avuto difficoltà con l'ordine spontaneo e i sistemi dinamici. Senza un commissario riconoscibile, le istituzioni diventano “strane”, arbitrarie o casuali. Il denaro può essere qualsiasi cosa desideriamo, conclude Goldstein; ogni accordo monetario è una scelta, il che significa che possiamo scegliere ciò che vogliamo.
Natural Order è un'obiezione potente e veemente a quell'idea attuale, molto comune e diffusa: denaro, istituzioni e ricchezza possono essere qualsiasi cosa vogliamo che siano, operare come vogliamo, essere organizzati e riorganizzati come preferiamo. Il modo in cui Sebag vede il denaro, e quindi l'oro, è che deve prima essere raccolto dalla natura: è una “incarnazione energetica” che deve essere resistente all'entropia. Conclude quindi che “l'unica opzione rimanente è che il denaro sia di natura elementale”.
È interessante notare che Knut Svanholm, un prolifico bitcoiner con un profondo interesse per l'economia Austriaca, ha già fornito questo collegamento con Bitcoin. Nel suo libro, Bitcoin: Everything Divided by 21 Millions, scrive che Bitcoin è l'elemento essenziale, l'elemento zero, il pezzo mancante in alto a sinistra della tavola periodica – un oggetto puro e inconfondibile di pura energia (economica) senza massa.
Sebag non la vede così, ma è ossessionato dai pesi, come se la quantità fisica di qualcosa – l'oro, il raccolto – fosse ciò che conta dal punto di vista economico. Ma non è mai stato l'aspetto di conservazione della quantità dell'oro a renderlo una moneta funzionale e fiorente nel diciannovesimo secolo, bensì la sua stabilità dei prezzi a lungo termine. Il costo di produzione crescente dell'oro (ovvero il suo “aggiustamento della difficoltà”) e i prezzi fissati in oro hanno creato una regressione verso la media dei prezzi al consumo che, ad esempio, ha reso praticabili i contratti a lungo termine.
A un certo punto Sebag arriva al premio monetario e conclude con sicurezza che “in una società che ha superato la sussistenza, una moneta superiore non sarà né cibo né combustibile”. Pur essendo accurata e persuasiva, la cosa strana di questa osservazione è che non coglie il premio monetario insito nell'oro stesso quando viene utilizzato come moneta. Qualunque oggetto fisico utilizziamo come moneta gli conferisce un premio monetario. Se ha un uso nel mondo reale, il suo uso monetario lo “sostituisce” e ci rende più poveri: il prezzo a cui l'oggetto monetario viene scambiato è superiore a quello a cui lo stesso oggetto sarebbe stato scambiato senza il suo ruolo monetario, il che significa che gli usi non monetari di quell'oggetto diventano troppo costosi da perseguire.
Bitcoin ha un premio monetario al 100%ed è proprio questo il punto: non esclude l'uso naturale e reale dei materiali, nemmeno i metalli preziosi che Sebag vorrebbe farci sprecare nelle nostre tasche e nei caveau delle nostre banche. In questo modo ristretto e specifico, la critica al costo delle risorse riguardo al denaro reale ha un senso: usare oggetti del mondo reale come moneta quando essi hanno usi alternativi esclude proprio quell'uso nel mondo reale.
Il mio amico Mark Maraia, autore del libro di gestione aziendale Rainmaking Made Simple, si è imbattuto nel concetto di “denaro naturale” a un evento Bitcoin in Costa Rica di recente. Il concetto è semplice, ma potente: denaro, vincolato e connesso all'ordine naturale.
Iniziate con qualcosa di naturale e finite con Bitcoin […]. Si inizia con l'acqua corrente o il gas metano, o gli idrocarburi, o il vento o il sole. Tutti questi elementi provengono dalla natura e vengono poi convertiti in elettricità che consente ai miner di Bitcoin (ASIC) di iniziare il processo di hashing. [Il concetto di] denaro naturale crea silenziosamente, pacificamente e delicatamente curiosità intorno all'idea che esista al mondo una cosa come il denaro naturale.
A parte i cavilli semantici, Bitcoin è piuttosto legato e connesso alla natura. Eppure Natural Order è un caso curioso, decisamente troppo breve per il suo bene. All'inizio del libro l'autore menziona un manoscritto dieci volte più grande che ha scelto di non portare avanti. Forse avrebbe dovuto pubblicare quello.
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
Gli aspetti dell'intelligenza artificiale sono assolutamente affascinanti, persino sorprendenti. Abbiamo a portata di mano un numero di informazioni mai visto prima e i migliori strumenti disponibili ci consentono di accedere a una vasta letteratura.
Sembra essere successo tutto all'improvviso e incredibilmente. Mi ritrovo ancora ad adattarmi a questo nuovo mondo. Non c'è dubbio che abbia migliorato la mia vita e sto sviluppando l'abitudine di “chiedere a Grok” qualsiasi cosa.
Non tutte le risposte sono perfette (a volte ho passato parecchio tempo a discutere con questo cervello finto), ma dà alla mente una spinta nella giusta direzione, fornendo suggerimenti per chiunque sia curioso su quasi ogni argomento.
Dieci anni fa avrei potuto facilmente prevedere un mondo molto più intelligente che sarebbe emerso da questa tecnologia. Mi fa davvero sentire più intelligente. Forse l'aspetto migliore dell'IA è come ha superato e probabilmente spodesterà la moltitudine di falsi esperti trincerati nel mondo accademico, nelle organizzazioni non profit e nelle aziende.
Sono stati a lungo pagati per essere depositari di informazioni. Sicuramente percepiscono che possono essere sostituiti o, quantomeno, che il loro primato nella leadership intellettuale è messo a dura prova. Prendete in considerazione anche che siamo solo all'inizio. Il divario tra la conoscenza d'élite e ciò che può essere appreso istantaneamente da chiunque si ridurrà ulteriormente.
Le implicazioni sono notevoli e porteranno sicuramente a una ristrutturazione di molti settori, tra cui quelli specializzati nella diffusione della conoscenza.
Ripenso a ciò che sappiamo di Sant'Isidoro di Siviglia del VII secolo, il quale lavorò con una numerosa squadra di amanuensi per scrivere le “Etymologiae”. Fu un tentativo di registrare tutto il sapere conosciuto, la prima vera enciclopedia. Fu un progetto che assorbì la sua vita e quella dell'intero monastero.
L'ambizione di accumulare, assemblare e diffondere il corpus della conoscenza umana è stata una delle aspirazioni trainanti di molti progetti letterari.
Dopo che la stampa e la carta divennero più accessibili, il mercato delle biblioteche domestiche si aprì negli Stati Uniti tra il 1890 e gli anni successivi. Un tempo prerogativa esclusiva dei ricchi, possedere grandi biblioteche divenne il sogno di molte famiglie della classe media.
Gli editori erano pronti a soddisfare la domanda. Nel 1917 fu pubblicata l'enciclopedia “World Book”. Nacque un'industria con vendite porta a porta e servizi di abbonamento. Innumerevoli altri editori si impegnarono nel grande compito di arricchire la base di conoscenza americana. Era una parte fondamentale del programma progressista, un mezzo per elevare la popolazione, educare le persone a valori più elevati, promuovere l'alfabetizzazione e un vivere civile.
Gli americani erano tutti entusiasti e i libri arrivavano per posta in continuazione. Particolarmente attraenti erano queste grandi raccolte di più volumi, non solo enciclopedie, ma anche romanzi, discorsi, documenti presidenziali, ampie cronache storiche e, naturalmente, i Grandi Libri. Ancora oggi questi libri sono meravigliosi e costituiscono la base di un'ottima istruzione. È possibile acquistarne raccolte su eBay a prezzi molto bassi.
Quando è arrivato Internet, la speranza più grande era che diventasse l'equivalente moderno di tutta la conoscenza umana. Mio padre era scettico. Fin da piccolo gli ho mostrato nuovi strumenti interessanti e lui li superava subito in astuzia grazie alle sue conoscenze altamente specializzate su una serie di argomenti specifici. Lo faceva per dimostrarmi che, sebbene questi strumenti potessero essere preziosi, non avrebbero mai potuto sostituire un serio lavoro intellettuale, la ricerca, la disciplina mentale, la concentrazione e una profonda comprensione.
All'epoca pensavo che fosse antiquato, ma eccoci qui, un quarto di secolo dopo la diffusione di massa della conoscenza via Internet attraverso ogni portale immaginabile, e dobbiamo porci una domanda fondamentale: siamo, come cultura, nazione e mondo, più intelligenti oggi di quanto lo fossimo 25 anni fa?
Ci sono molti modi per rispondere a questa domanda. Sì, abbiamo più accesso, ma questo ha anche ridotto l'incentivo ad apprendere e ricordare. Questa caratteristica agisce in modi insidiosi. Ad esempio, ho un pessimo senso dell'orientamento. È debilitante. In una nuova città sono senza speranza. L'avvento del GPS ha cambiato completamente la mia esistenza, liberandomi da una vita di ansia per l'orientamento e permettendomi di muovermi come una persona normale.
Detto questo, il GPS ha decisamente peggiorato ulteriormente il mio senso dell'orientamento. Senza, sarei più disperato di prima. È così che funziona. Più dipendiamo da fonti di informazione esterne, meno alleniamo il nostro cervello a trovare le risposte da solo.
È proprio per questo motivo che sospetto che Internet in generale non ci abbia resi più intelligenti, ma, per molti versi, esattamente il contrario. Ci fornisce più dati ma ci priva della necessità di imparare a reperire informazioni da soli.
È strano quanto io ritenga preziosi quei giorni lontani, quando trascorrevo ore infinite, giorno dopo giorno, in una biblioteca vecchio stile, rovistando tra gli scaffali, scoprendo nuove idee, leggendo incessantemente di storia, filosofia, teologia, economia o qualsiasi altra cosa riuscissi a trovare. Mi sentivo sopraffatto ed elettrizzato dalle informazioni e dalle idee a portata di mano e divoravo il più possibile nel tempo che avevo a disposizione.
Le persone lo sentono o lo sperimentano oggi? Non ne sono così sicuro. Leggo spesso di professori che si disperano anche solo per convincere i loro studenti a leggere un solo libro. Hanno inventato ogni sorta di trucchetto per incentivarli e metterli alla prova per assicurarsi che non usino scorciatoie. Sembra del tutto inutile.
È questo il mondo che Internet avrebbe dovuto costruire? Non proprio. Mi ricorda come i primi sostenitori della televisione prevedevano che la maggior parte della programmazione sarebbe stata composta da professori universitari che tenevano lezioni, perché credevano che fosse ciò che il mercato richiedeva.
Il celebre studioso della comunicazione, Wilbur Schramm, affermò nel 1964: “La televisione può portare l'istruzione a casa di ogni famiglia, e può farlo con una potenza e una vividezza che nessun libro di testo può eguagliare”.
È accaduto il contrario e molto rapidamente.
Se volete sapere come i giovani usano i loro smartphone, guardate alle spalle chiunque abbia meno di 30 anni nelle stazioni ferroviarie o negli aeroporti. Vedrete scorrere sconsolati app popolari che non offrono assolutamente nulla in termini di istruzione superiore. Davvero, è un disastro.
Spiegatelo a un membro di questo gruppo e vi risponderà tipo: perché dovrei imparare cose che sono già a mia disposizione se mai dovessi averne bisogno?
È proprio questo atteggiamento che ci ha resi molto più stupidi. Lo si può capire dal vocabolario dei podcaster e di altri commentatori su Internet oggi. Anche 30 anni fa qualsiasi lingua parlassero non sarebbe stata riconosciuta come inglese. Qualcos'altro l'ha sostituita. E non solo negli Stati Uniti, in tutto il mondo. Il francese è in declino, così come il tedesco e lo spagnolo.
Il vocabolario è un segno rivelatore: rivela ciò che abbiamo in testa, ciò che ci sta a cuore. Se quello che esce fuori è un inglese pidgin, questo vi dice tutto ciò che c'è da sapere sulla mancanza di pensiero dietro le parole.
Se questo è vero per la televisione e Internet, quanto più lo sarà per l'intelligenza artificiale e i modelli linguistici di grandi dimensioni? Come strumenti di archiviazione e recupero delle informazioni, al confronto fanno sembrare tutto ciò che c'era prima un disastro. Ho smesso di usare qualsiasi motore di ricerca, se non per compiti specifici. Tra 10 anni dubito che i motori di ricerca avranno ancora una quota di mercato significativa.
Non voglio lasciarvi alla disperazione. Ci sono modi in cui l'intelligenza artificiale è straordinaria e non tornerei mai indietro. Detto questo, ci sono valide ragioni per temere che questo nuovo strumento non farà altro che accelerare il declino del linguaggio, della cultura e dell'apprendimento in generale.
Questi sono i paradossi della tecnologia: a volte ciò che è progettato per salvarci in realtà ci distrugge.
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
Cinque anni fa avevamo tutti un'idea più consolidata della nostra situazione finanziaria. Che fossimo ricchi, poveri o in una posizione intermedia, i segnali erano relativamente chiari, così come la nostra posizione nell'ordine gerarchico socioculturale. Che stessimo avanzando, rimanendo fermi o rimanendo indietro, lo sapevamo.
La crudele inflazione degli ultimi quattro anni, unitamente a drammatici sconvolgimenti della vita sociale, ha ribaltato tutto questo in modi che solo ora stiamo comprendendo. Si dice da tempo che l'inflazione è una tassa invisibile. È corretto nel senso che riconosciamo che qualcosa sta accadendo, ma non siamo del tutto certi di cosa.
Era ancora più strano perché nei 40 anni precedenti avevamo avuto un'idea precisa di quanto costassero le cose, di cosa fosse un buon affare o un cattivo affare, e se qualcosa fosse costoso o meno. Controllavamo i nostri conti in banca e sapevamo intuitivamente se stavamo andando bene o se ci stavamo avvicinando a un punto critico.
Un esempio veloce: il mio burro preferito costava $4, ma ora ne costa $7, il che mi sembrava esagerato finché non ho cercato online e ho trovato prodotti simili da $30 a $50, venduti come articoli di lusso. Immediatamente la mia irritazione si è trasformata in gratitudine e ho fatto scorta. Questo vale per tantissime cose oggi. La nostra capacità di distinguere il valore è quasi completamente rotta.
Quando l'inflazione è iniziata, ci è stato detto che era transitoria, cosa che abbiamo accolto con piacere. Molti presumevano che saremmo presto tornati ai prezzi del 2019 che conoscevamo così bene. Era il periodo di aggiustamento. Non ha aiutato il fatto che per quasi quattro anni la maggior parte delle notizie finanziarie riportasse che l'inflazione si stava “raffreddando” e che comunque migliorava di mese in mese.
Alla fine, però, il tenore di vita è peggiorato in modo terribile. Tutto è diventato molto più costoso, il che significa che il potere pratico dei nostri guadagni di acquistare la vita che desideriamo è enormemente diminuito. Cerchiamo di quantificarlo. Potrebbe essere del 25%, potrebbe essere molto più alto. Tutti possiamo pensare a beni che abbiamo acquistato in passato e che sono aumentati del 100 o del 200%.
Probabilmente state pensando dal punto di vista delle finanze personali. Alcuni la chiamano disforia finanziaria, perché alterniamo la convinzione che andrà tutto bene al risveglio nel cuore della notte con la paura di fallire. Detto in modo semplice non sapete con certezza cosa vi aspetta.
Ciò che state provando come individui o famiglie è esattamente ciò che le aziende di tutte le dimensioni devono affrontare oggi. Guardano ai loro bilanci e devono strizzare gli occhi per credere a ciò che vedono. Tutti i costi sono in aumento e non solo per manodopera e materiali: anche assicurazioni, affitti, tasse, assistenza sanitaria e utenze sono drasticamente aumentati. Anche se i ricavi sembrano buoni, non è del tutto chiaro che lo siano.
Finalmente, dopo quattro anni di confusione, le persone stanno iniziando a vedere la realtà. La disforia sta gradualmente diventando una nuova frugalità, o meglio, una sorta di riorganizzazione delle priorità di spesa dettata dal panico. Ridurre le spese, mangiare a casa, fare da sé e abituarsi a vivere spendendo meno. Nessuno di noi è sicuro che sarà sufficiente per arrivare a fine mese, ma finalmente ci si sta rendendo conto che i tempi sono cambiati radicalmente.
Il Wall Street Journal ha fatto centro con un articolo su come le giovani donne stiano rinunciando a manicure e pedicure, oltre a spese esorbitanti per le tinte dei capelli. Avendo solo prove aneddotiche, il giornalista ha analizzato attentamente le ricerche su Google su come fare tutte queste cose a casa e ha cercato prove di traffico di tutorial su siti di video. Le ha trovate sicuramente.
Questa tesi coincide molto con ciò che vedo anch'io.
Il punto sul cucinare a casa è importante. Mangiare fuori è pericoloso per le finanze personali, soprattutto di questi tempi. Per molto tempo, molte persone si sono abituate a frequentare i bar del quartiere e a ordinare quello che volevano. Il modo in cui paghiamo oggigiorno alimenta l'illusione che tutto vada bene più a lungo del dovuto.
Ordiniamo, mangiamo, beviamo, ci coccoliamo e ci divertiamo. Poi arriva il conto e buttiamo giù un pezzo di plastica. Siamo un po' allarmati dal costo, ma deglutiamo a fatica e andiamo avanti a pagare. Dopotutto, il danno è già fatto. Non si può smettere di mangiare e bere, quindi paghiamo. L'abitudine continua finché non ci guardiamo indietro e vediamo la percentuale del nostro reddito disponibile destinata a questa singola attività.
Ci sono voluti anni, ma gli americani hanno finalmente riconosciuto che questa pratica deve cessare o essere ridimensionata. Ecco perché così tanti ristoranti sono in difficoltà oggi. Come per miracolo, sono sopravvissuti alle chiusure e alle restrizioni del periodo 2020-2023. Appena usciti da quel caos, hanno riaperto pronti a ripartire. I clienti sono tornati.
Poi l'inflazione ha iniziato a colpire non solo i consumatori, ma anche le aziende. Abbiamo vissuto tempi folli, alternando il pensiero di essere ricchi, poveri, ricchi, a metà strada, e ormai nessuno lo sa più con certezza.
La contabilità è un padrone crudele.
È un muro duro e impenetrabile che blocca i sogni più alti e la determinazione più ispirata a superare ogni ostacolo. Alla fine, i ricavi devono superare le spese di ogni tipo, altrimenti l'azienda muore.
La contabilità è la verifica finale dei sogni dei despoti. È la realtà che nessuno può negare. Anche negandola, fa sì che le istituzioni la rispettino comunque. La contabilità è il motivo per cui il socialismo non ha mai funzionato. Collettivizzare la proprietà del capitale, ha impedito alle risorse più produttive della società di segnalare prezzi realistici e quindi determinare profitti e perdite.
Il risultato è un enorme spreco e un'irrazionalità economica. Il risultato dei sistemi socialisti è sempre il collasso.
Ignorare la contabilità è un rischio, eppure questo è sempre stato il sogno degli stati ed è per questo che hanno creato le banche centrali. Queste consentono ai governi e ai sistemi finanziari di stampare moneta senza dover affrontare il severo controllo della contabilità. Il costo di questa strada si manifesta in altri modi, tra cui inflazione, distorsioni industriali e conti esteri instabili.
Per chiunque abbia studiato economia, gli eventi odierni non sono una sorpresa; ciononostante non sono meno tragici. A parte i super-ricchi, la maggior parte delle persone negli Stati Uniti oggi sta affrontando un periodo economico estremamente difficile rispetto a soli cinque anni fa. Quel duro colpo al potere d'acquisto è stato più devastante del previsto.
La salvezza dell'attuale contesto economico è che l'inflazione si è attenuata. Gli ultimi dati mostrano qualcosa di notevole: un calo effettivo dei prezzi in alcuni settori e un tasso annuo complessivo e reale dell'1,4%, ancora troppo alto ma un sollievo molto gradito.
Purtroppo questo avviene contemporaneamente alla consapevolezza che probabilmente siamo già in recessione. Le guerre commerciali sono le principali responsabili, ma la verità è che le condizioni di recessione sono antecedenti. Il Brownstone Institute ha commissionato uno studio empirico lo scorso anno che documentava una recessione sin dal 2022. Nessuno ha mai contestato le conclusioni, eppure la stampa finanziaria ha continuato a comportarsi come se tutto andasse bene.
Non tutto va bene, e questo è diventato più che evidente ora. Le tasse sono aumentate a causa dell'inflazione e scrivo proprio mentre milioni di privati e aziende faticano a completare i propri progetti prima della scadenza. Un problema urgente per molti in questo momento è chiedersi esattamente cosa stiamo ottenendo in cambio di ciò che stiamo pagando.
Sono tre mesi che sentiamo parlare di sprechi, frodi e abusi incalcolabili nel bilancio federale. A questo si aggiungono i gravi problemi di un debito insostenibile, della spesa obbligatoria per i sussidi e di un sistema sanitario che non piace a nessuno. L'intero sistema reclama a gran voce una riforma.
Eppure, in attesa di questa riforma, ci si aspetta ancora che sborsiamo, anche se la realtà finanziaria sta rendendo tutti nuovamente consapevoli di quanto la nostra situazione sia peggiore oggi rispetto al passato. Nonostante tutti i gadget e i servizi digitali che possiamo utilizzare, abbiamo un reddito disponibile reale inferiore rispetto a cinque anni fa.
Questa è la ragione della disforia finanziaria dei nostri tempi. Nonostante tutta l'euforia per i cambiamenti politici a Washington e il gran parlare di un'Età dell'oro, non c'è molto tempo per attuare una riforma radicale in un modo che sia all'altezza delle aspettative. La contabilità è e sarà sempre il padrone nascosto di tutti noi, un padrone che non può essere spazzato via dalla retorica politica o dagli attivisti.
In geopolitica non esistono amici, solo alleanze temporanee. E l'Europa lo sta imparando nel modo peggiore. I controlli più severi sulle esportazioni di terre rare da parte della Cina rischiano di far precipitare il settore industriale tedesco in una grave crisi. Con quasi l'85% della raffinazione globale di terre rare sotto il suo controllo, Pechino è il principale fornitore di metalli chiave come disprosio, terbio e ittrio, fondamentali per motori elettrici, tecnologia medica e sistemi di difesa. Dall'aprile 2025 l'accesso a queste materie prime è limitato ai soli esportatori autorizzati, un embargo di fatto. Le conseguenze sono immediate: diversi produttori tedeschi sono già stati costretti a ridurre le attività; altri rischiano la chiusura. I prezzi dei metalli industriali continuano a salire e la fragilità delle catene di approvvigionamento globali è ora sotto gli occhi di tutti. La dipendenza dell’Europa dalle commodity sta diventando un grosso problema e una debolezza strategica nei prossimi negoziati sulla guerra commerciale. Pechino, infatti, sta giocando la sua carta più efficace: le terre rare. Non si tratta solo di una questione economica: è una mossa geopolitica volta a proteggere la stabilità interna. Il messaggio della Cina è chiaro: l'Europa deve assorbire il colpo della sua perdita d'accesso al mercato statunitense. Pechino, come Bruxelles, non ha alcuna intenzione di abbandonare il suo modello mercantilista “beggar thy neighbour”: scaricare le disfunzioni interne attraverso il canale delle esportazioni globali. La minaccia è esplicita: o si acconsente o si viene tagliati fuori. La vulnerabilità dell'Europa risiede nella sua dipendenza da materie prime critiche, un tallone d'Achille strategico ora pienamente esposto. Allo stesso tempo le fondamenta economiche del governo cinese si stanno sgretolando: l'economia interna sta vacillando, i suoi settori immobiliare e industriale lanciano segnali di recessione, il contratto sociale un tempo – “State fuori dalla politica e noi porteremo prosperità” – sta perdendo credibilità a causa della disoccupazione giovanile e della stagnazione economica. L'UE e la Cina sono affini ideologicamente in materia economica: entrambi abbracciano il protezionismo, la manipolazione monetaria e politiche commerciali dall'alto verso il basso. Infatti l'UE vanta da tempo un surplus nei confronti degli Stati Uniti favorito da barriere normative, manipolazioni monetarie e ostacoli burocratici che derubano le imprese extraeuropee. Non si tratta di una normale disputa commerciale, ma di una guerra economica aperta. In gioco c'è la sovranità, la sopravvivenza economica e la capacità dell'Europa di rimanere vitale in un'epoca di confronto geoeconomico. Ma ecco la furbizia della Cina: a porte chiuse Pechino starebbe negoziando un accordo multimiliardario per la fornitura di aerei con Airbus. L'Europa deve ora decidere: perseguire guadagni industriali a breve termine o proteggersi dalla dipendenza strategica a lungo termine? Un tale accordo puzza di cavallo di Troia: avvolto in un mantello di cooperazione, cela al suo interno una strategia molto più subdola.
Da quando esiste il commercio dazi, tasse, imposte e quote sono stati applicati in ogni forma e dimensione sulle merci che entravano in un Paese. Alcuni continuano a promuovere l'idea che il libero scambio esista, ma in realtà non è mai esistito.
Un commercio libero ed equo potrebbe essere una visione ideale per cui vale la pena lavorare, ma è risaputo che le nazioni agiscono nel proprio interesse e spesso violano gli accordi commerciali.
Fino agli anni '40 gli Stati Uniti utilizzarono una serie di dazi per accaparrarsi una quota importante del commercio mondiale.
Per decenni gli Stati Uniti hanno contribuito a sovvenzionare gran parte del mondo, sia economicamente sia attraverso il loro ampio sistema di sicurezza.
Questo rientrava in un tentativo di stringere più alleanze globali e di contribuire allo sviluppo economico. Tuttavia molte nazioni finirono per dipendere dalla fortuna americana, pur proteggendo i propri mercati attraverso dazi e altre barriere alle imprese straniere che desideravano competere nei loro mercati. Questo squilibrio è diventato insostenibile.
La minaccia del presidente Donald Trump di imporre dazi su una serie di nazioni è stata attuata per una serie di ragioni.
Trump sta prendendo di mira i più grandi trasgressori delle barriere commerciali, la maggior parte dei quali si trova in Asia. Questi Paesi godono di surplus commerciali grazie ai dazi elevati applicati alle merci importate dall'estero, alla manipolazione monetaria, alle industrie sovvenzionate dallo stato e al dumping di prodotti a basso costo all'estero. Queste azioni distorcono le forze di un mercato libero ed equo.
Al fine di ricalibrare gli scambi e ridurre il nostro deficit commerciale, i dazi reciproci saranno sospesi per 90 giorni per le nazioni che si oppongono al libero scambio ma sono disposte a cambiare rotta. I periodi di incertezza creano oscillazioni di mercato, ma il mercato azionario è spesso guidato da eventi, dal sentiment degli investitori e dalla speculazione. Rappresenta solo aspetti parziali dell'economia complessiva, mentre le piccole imprese costituiscono una parte importante dell'economia.
La finta indignazione che si diffonde da molte capitali per le tattiche “da bullo” americane è ironica, perché per decenni nemici e “amici” hanno già preso di mira i prodotti statunitensi con tasse e sussidi. Alcuni Paesi, come la Cina, vi hanno anche applicato l'imposta sul valore aggiunto (IVA), mentre le loro merci attraversano diversi Paesi prima di arrivare a destinazione. La Cina ha per decenni reso vittime sia i suoi avversari che i suoi alleati di pratiche commerciali sleali.
Per molti anni l'America ha permesso alle nazioni straniere di rovinarci, proteggendo i propri mercati e applicando dazi esorbitanti su specifici prodotti americani. Tuttavia, mentre gli Stati Uniti hanno permesso l'importazione di una serie di prodotti più economici, molte nazioni rendono quasi impossibile alle nostre aziende di penetrare nelle loro economie.
Ciò ha avuto un impatto negativo sui lavoratori americani, nonché sul debito pubblico e dei consumatori. Inoltre molti prodotti provenienti dai Paesi in via di sviluppo non rispettano gli standard di lavoro e i meccanismi di controllo qualità che vengono dati per scontati in Occidente.
Tuttavia potrebbero esserci delle buone notizie all'orizzonte.
Abbiamo un'amministrazione che finalmente è intervenuta per mettere al primo posto l'interesse nazionale, invece di accomodarsi con le nazioni che praticano un commercio predatorio attraverso barriere e livelli osceni di tasse sui prodotti americani.
Minacciare dazi reciproci sui Paesi con dazi elevati può avere una serie di effetti.
• In primo luogo, le nazioni più flessibili saranno ansiose di negoziare per eliminare le proprie barriere commerciali o ridurle, in modo che le catene di approvvigionamento con gli Stati Uniti possano proseguire. Questi eventi stanno iniziando a concretizzarsi, con oltre 70 nazioni disposte a sedersi al tavolo delle trattative.
• In secondo luogo, alcuni Paesi sviluppati saranno aperti alla contrattazione, mentre altri potrebbero reagire con barriere mirate a beni e investimenti americani. La Cina, insieme a diverse nazioni dell'Unione Europea, è la principale responsabile del protezionismo commerciale, pur sostenendo di praticare il libero scambio. Il team di Trump potrebbe costringere gli alleati asiatici ed europei più restii ad abbassare le barriere, altrimenti la nostra presenza militare in termini di sicurezza verrebbe ridotta e loro dovrebbero difendersi da soli dagli avversari.
• In terzo luogo, l'applicazione di dazi doganali elevati alla Cina è probabilmente il primo passo verso un eventuale distacco commerciale dal Paese, con ripercussioni sulla nostra sicurezza nazionale. Gli Stati Uniti hanno bisogno di una leva contro una nazione che corrompe, imbroglia e inganna nell'economia globale. La Cina non ha mai veramente mantenuto le promesse fatte in qualità di beneficiaria del nostro status di “nazione più favorita” e nell'ambito degli accordi dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC).
Le nazioni che rispettano le regole commerciali dell'OMC possono anche iniziare a prendere le distanze dagli scambi con la Cina a favore di mercati più amichevoli e forse raggiungere una maggiore autosufficienza nel settore manifatturiero. Se alcune nazioni tagliassero o eliminassero i dazi e le barriere commerciali, gli Stati Uniti potrebbero sospendere l'applicazione dei dazi nei prossimi mesi. Ciò potrebbe innescare una vera concorrenza, senza distorsioni del mercato. Tuttavia devono essere messi in atto protocolli di “fidarsi ma verificare” per garantire che eventuali barriere e scappatoie non risorgano come una fenice. Di conseguenza, a lungo termine, potrebbe verificarsi un commercio più equo e libero.
Secondo Trump, che spesso cambia idea all'improvviso, gli accordi sono sempre possibili anche con le nazioni recalcitranti.
Se i dazi doganali venissero abbassati in generale e le principali attività manifatturiere potessero ripartire in patria, una prosperità reale diventerebbe molto probabile.
Combinando tutto questo con la deregolamentazione interna, la riduzione del personale pubblico e i tagli fiscali a lungo termine, la crescita economica accelererà. Questo, a sua volta, può aumentare il gettito fiscale, contribuendo a contrastare il debito pubblico e i deficit annuali, e dando inizio alla proverbiale età dell'oro.