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da Zerohedge
(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-nuovo-esercito-dellue-e-il-colpo)
Un tempo, per le persone della buona società, era piuttosto comune dire “immaginate se le donne governassero il mondo... avremmo sicuramente meno guerre, giusto?”. Sbagliato. Le donne governano il mondo, beh, almeno quello dell'Unione Europea. Tre donne, per la precisione: Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, Annalena Baerbock, Ministro degli esteri tedesco e, ultima ma non meno importante, l'Alta rappresentante per gli affari esteri dell'UE, Kaja Kallas. E cosa hanno in comune tutte e tre queste donne, a parte il fatto di avere nomi che ricordano malattie sessualmente trasmissibili? Tutte vogliono la guerra.
In linea con le decisioni sbagliate prese fin dall'inizio della guerra in Ucraina, e le sanzioni alla Russia sono in cima alla lista delle idee più stupide, l'UE ha una sola via d'uscita in Ucraina: deve uscirne senza dare l'impressione di aver perso, a qualunque costo. Il progetto UE è molto simile a un anziano in bicicletta che procede molto lentamente lungo una pista ciclabile olandese. Il timore delle élite dell'UE è che se cade dalla bici, non potrà mai più risalirci. La preoccupazione costante dei massimi esponenti dell'UE è che se quest'ultima perde il suo slancio in termini di copertura mediatica e rilevanza in generale, una pausa – qualsiasi pausa – potrebbe essere devastante. Questo, forse vi sorprenderà, è ciò che gli stessi funzionari dell'UE mi hanno confidato quando ero di stanza nella capitale belga. Un'espressione del genere dà un'idea di quanta poca fiducia l'UE abbia in se stessa come progetto valido, stabile e a lungo termine.
E così la follia è degenerata fino al punto in cui vengono prosciugati i portafogli e le borse dei contribuenti più poveri per finanziare il giocattolo sessuale dell'UE per eccellenza: un esercito europeo.
L'idea non è nuova. Come concetto, è vecchio quanto il mondo, dato che i federalisti più intransigenti di Bruxelles sostengono da almeno vent'anni che l'UE debba avere un proprio esercito, ma finora non ci sono riusciti. Il motivo principale per cui l'idea non ha preso piede è che ha creato troppi problemi politici con cui l'UE non è riuscita a fare i conti. In poche parole, c'era sempre il rischio di una nuova crisi politica che un esercito europeo avrebbe creato, con gli stati membri che litigavano su quale Paese avrebbe dovuto gestirlo, quale nazione ne fosse il capo, dove avrebbe avuto sede e come sarebbe stato gestito politicamente, in base a quale struttura decisionale (l'attuale Consiglio dell'UE, la Commissione UE, gli stessi stati membri in una nuova configurazione tramite i Ministeri della difesa). La preoccupazione è sempre stata che la Germania avrebbe avuto troppo potere e che questo avrebbe riaperta una vecchia ferita sul riarmo del Paese. E sappiamo tutti dove ha portato.
L'idea di un esercito europeo è in realtà più complicata di quanto si possa pensare. Uno dei motivi per cui non è mai decollata, nonostante diversi seri tentativi, è che sia l'UE che gli stati membri sono confusi e poco fiduciosi in un piano così audace. Sono letteralmente preoccupati che l'idea possa esplodere loro in faccia. È quello che gli americani chiamano “blowback”. No, non ha nulla a che fare con il Ministro degli esteri tedesco o con le insinuazioni riguardanti la sua persona. È un termine militare che indica quando un'arma spara un colpo che rimanda indietro l'energia in faccia al soldato, ferendo chi la impugna.
Per lungo tempo l'UE stessa ha voluto che l'esercito fosse in gran parte controllato da Bruxelles, ma sapeva che i pezzi grossi non l'avrebbero sopportato. E così, per loro, come per quelli della Commissione europea, si è trattato di cedere potere a un nuovo organismo, un nuovo livello di potere dell'UE, come se non ci fossero abbastanza istituzioni a Bruxelles che già sottraggono potere agli stati membri. L'atteggiamento era a dir poco controproducente: “Se noi (la Commissione) non creiamo questa entità, allora la Germania potrebbe farlo comunque da sola, e allora perderemo il potere” è la mentalità a Bruxelles. Infatti la Germania da almeno un decennio accarezza l'idea di avere un proprio esercito europeo, il che crea un vero grattacapo per Bruxelles, poiché conferisce un potere cruciale a uno stato membro che molti sostengono ne detenga già abbastanza. Il parlamento tedesco qualche anno fa ha fatto trapelare un documento che suggeriva un nuovo esercito internazionale gestito dalla Germania, che poi sarebbe stato inviato nelle zone calde del mondo e a cui si sarebbero uniti alcuni alleati con un ruolo di supporto.
Il problema è duplice:
- Un buon numero di tedeschi sarebbe molto scontento di questa decisione e riterrebbe che alla Germania non dovrebbe mai essere consentito di tornare alla sua precedente potenza militare degli anni '30.
- In una simile situazione l'UE ne soffrirebbe notevolmente, poiché metterebbe in luce la propria debolezza e sottolineerebbe l'inefficacia di Bruxelles, dato che non avrebbe alcun vantaggio militare e che uno stato membro avrebbe adottato una politica geomilitare ribelle.
E così si presentano due scenari:
- La Germania come attore principale di un esercito dell’UE creato e gestito da Bruxelles – almeno in apparenza;
- Berlino gestisce il proprio esercito dell'UE, che non viene chiamato esercito dell'UE ma che il resto del mondo considera tale.
Nessuno di questi scenari favorisce realmente l'UE.
Ma sembra che questo sia proprio ciò che queste tre donne abbiano in mente.
Ecco perché hanno posto così tanta enfasi sulla necessità di reperire €800 miliardi tra i contributi degli stati membri dell'UE, in modo che l'Unione abbia un distintivo e il suo centro di potere sia Bruxelles. Francia, Germania, Italia, Polonia e Regno Unito faranno parte di questo nuovo, scintillante pilastro UE della NATO. Eppure è il ruolo della Gran Bretagna, considerato cruciale, che manderà in frantumi il sogno a occhi aperti dell'UE. Per molti versi il piano di queste tre donne segue la conferenza dell'anno scorso voluta da Macron per creare una coalizione di stati membri dell'UE, più il Regno Unito, che intervenisse nelle grandi questioni di politica estera nel mondo. La spesa per la difesa e l'invio di un esercito europeo – che includesse Regno Unito e Turchia – in luoghi in cui l'UE si sentiva di poter mostrare i muscoli facevano parte dell'intero piano.
Che queste tre streghe escogitino un piano così macabro per far fuori Macron e la sua grande idea è a dir poco preoccupante, a livelli shakespeariani. È difficile dire, al momento in cui scrivo, se si tratti di un piano reale, visto che è già stato bloccato dai Paesi Bassi, o di un piano sulla carta, studiato per impressionare Trump in un momento critico riguardo i negoziati. L'UE crede che questi colloqui possano protrarsi per mesi, forse anche un anno o più, e quindi inviare qualche centinaio di carri armati in più a Kiev per rafforzare la credibilità sia di Zelensky che dell'UE? Possibile. I carri armati sono stati costruiti? No.
Un'arguta opinionista di RT ha espresso in modo piuttosto divertente il suo parere sul ruolo del Regno Unito, affermando che la capacità di Londra di essere un attore militare globale è lontana anni luce dalla realtà.
“Il segretario alla Difesa britannico sostiene che la necessità di una corsa agli armamenti derivi in realtà da un profondo senso di hippy interiore”, ha scritto Rachel Marsden.
“Gli ucraini vogliono la pace. Tutti noi vogliamo la pace. E come ministri della Difesa, abbiamo discusso e stiamo lavorando per rafforzare la spinta per la pace, ha detto John Healey, probabilmente impaziente di tornare a casa per infilarsi pantaloni a zampa d'elefante e suonare i bongo”.
Mi ha ricordato lo spettacolo satirico di marionette degli anni '80 nel Regno Unito chiamato “Spitting Images”, il quale raffigurava Ronald Reagan mentre mormorava: “Vogliamo la pace... un pezzo di Nicaragua, un pezzo di El Salvador”.
E poi cosa c'è di sbagliato nei pantaloni a zampa d'elefante?
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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